|Nome = Calcio
|Panorama = GiorcesCalcio2.JPG
|Didascalia = Veduta del centro
|Bandiera = Calcio (Italia)-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma = Calcio (Italia)-Stemma.svg
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Divisione amm grado 1 = Lombardia
|Divisione amm grado 2 = Bergamo
|Amministratore locale = ElenaMarco ComendulliGiacomo Gazzaniga
|Partito = [[listaLista civica|lista "Vivi Calcio"]]
|Data elezione = 26-5-2014
|Data rielezione = 27-5-2019
|Data istituzione =
|Altitudine =
|Abitanti = 5347
|Note abitanti = [http://demo.istat.it/bilmens/index.php?anno=2021&lingua=ita Dato Istat] - Popolazione residente al 31 maggio 2021 (dato provvisorio).
|Aggiornamento abitanti = 31-5-2021
|Sottodivisioni = ''nessuna''<ref>
[https://www.comuniecitta.it/risorse/statuti/calcio.pdf Comune di Calcio - Statuto]</ref>
|Gradi giorno = 2383
|Nome abitanti = calcensi
|Patrono = [[Gottardo di Hildesheim|sanSan Gottardo]]
|Festivo = 4 e 5 maggio
|PIL =
|PIL procapite =
}}
'''Calcio''' {{IPA|[ˈkalʧo]}} (''Cals'' {{IPA|[ˈkals]}} in [[dialetto bergamasco]]<ref>{{Cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani. | 1996 | Garzanti | Milano | isbn=88-11-30500-4 | p=116 | url=https://archive.org/details/dizionarioditopo00unse/page/116 }}</ref><ref>Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario di {{cita libro|curatore=Jasser Ben Salah, Cosmin Ciocanescu|titolo=Dizionario italiano-bergamasco |url=https://archive.org/details/dizionarioitalia0000unse|anno=2001 |editore=Grafital |città=Torre Boldone |isbn=88-87353-12-3 }}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:5347Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Bergamo]] in [[Lombardia]]. Situato ai margini orientali della pianura bergamasca, sulla destra orografica del fiume [[Oglio]], si trova a circa {{tutto attaccato|25 chilometri}} a sud-est del [[Bergamo|capoluogo]] orobico.
== Storia ==
Le origini della moderna Calcio sono molto antiche: possono essere fatte risalire al [[III secolo a.C.]], epoca in cui si verificò la [[Impero Romanoromano|colonizzazione Romana]]. Tale ipotesi è suffragata da numerosi ritrovamenti avvenuti sul territorio comunale, tra i quali spicca un mosaico di straordinaria fattura che, ritenuto il miglior esempio di arte romana di tutta la provincia bergamasca, è oggi custodito nel [[Museo Archeologico di Bergamo]]. {{CnSenza fonte|Da ''Calzum'', nome romano di Calcio, passava la ''[[via Mediolanum-Brixia]]'', che collegava ''[[Mediolanum]]'' ([[Milano]]) con ''[[Brixia (archeologia)|Brixia]]'' ([[Brescia]]) passando anche da ''[[Cassano d'Adda|Cassianum]]'' ([[Cassano d'Adda]]).}}
Anche il significato etimologico del nome risalirebbe a quel periodo: ''calx'' infatti indicherebbe proprio il materiale presente in natura con il nome di calcio (i cui composti assumono il nome di [[calce]]), molto comune in quel tempo specialmente sulle rive del fiume Oglio, dove si verificarono i primi insediamenti umani stabili.
Dopo il termine della dominazione romana, Calcio dal 570 entrò a far parte del ducato [[LongobardiDucato di Bergamo|Ducato longobardo]] di Bergamo]], che dal 603 comprese anche Cremona ed il suo territorio. Nel 702, in seguito a due tentativi dei duchi di Bergamo di farsi re d'Italia, il ducato fu soppresso ed assegnato ad un Gastaldo regio. Nel 774 il territorio fu occupato dai [[Franchi]]. Furono questi ultimi a creare i presupposti per la formazione del [[Sacro Romano Impero]], i cui reggenti governarono le sorti del paese per tutta l'[[Medioevo|epoca medievale]]. Calcio entrò quindi a far parte della contea[[Contea di Bergamo,]] retta dai [[Gisalbertini di Bergamo|conti Ghisalberti]]. Poco dopo il milleMille, la contea fu suddivisa fra i [[Diocesi di Bergamo|vescovi di Bergamo]] e [[Diocesi di Cremona|Cremona]].
Ed è a questo periodo che risalgono i primi documenti scritti che attestano l'esistenza del borgo: nel [[1035]] infatti si cita ''in loco Calzo'', per indicare alcuni possedimenti del Vescovovescovo di Cremona, al quale era stato donato in feudo il borgo dall'imperatore, unitamente alle zone circostanti.
Altri documenti a questo successivi ci permettono di venire a conoscenza del fatto che lo stesso vescovo concesse il paese di Calcio in feudo alla [[Sommi Picenardi|famiglia dei ''Sommi'']], ribadendo comunque l'appartenenza del paese alla diocesi cremonese. Successivi cambi portarono il borgo a gravitare nel distretto di [[Soncino]] (dopo che i soncinesi nel [[1306]]) conquistarono, dopo aver vinto una strenua resistenza, il castello di Calcio. Per poi ritornare nell'area cremonese nel 1442. Nuove cessioni riguardarono questo territorio: prima al conte Gabriolo [[Aliprandi]] (1364), Quindi nel 1366 alla famiglia milanese dei [[Visconti]], nella figura di [[Regina della Scala]], consorte di [[BarnabòBernabò Visconti]], ed infine all'antichissima famiglia di origine Goticagotica dei ''[[Secco'' (famiglia)|Secco]], proveniente da [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]], nel 1380.
Fu con questi ultimi che il paese visse un periodo di rinascita, dopo un lungo periodo di abbandono e di povertà che aveva reso il territorio una zona paludosa e per nulla sicura. La famiglia, tra le più in vista dell'intera Lombardia, garantì ai propri sudditi una serie di esenzioni, sgravi e diritti che fecero rinascere socialmente ed economicamente il borgo, che assunse un ruolo di rilievo tra i paesi del circondario.
Posto in una zona di confine, tra la [[Repubblica di Venezia]] ed il [[Ducato di Milano]], era da considerarsi una vera e propria zona franca, chiamata ''[[Calciana]]'', comprendente, oltre a Calcio, i comuni di [[Pumenengo]], [[Torre Pallavicina]], Urago e la parte meridionale delle terre di Cividate. Esente dalle tasse e con una propria amministrazione. Come in tutte le zone di confine, notevole era il contrabbando praticato nonostante le rigide leggi che lo vietavano.
La totale esenzione dalle tasse durò fino alla metà del [[XVIII secolo]], mentre nei giorni successivi al 13 marzo 1797 il paese fu annesso alla repubblica Orobica ponendo fine agli oltre 400 anni di indipendenza del feudo della Calciana (1366-1797). Passò poi alla [[Repubblica Cisalpina]]. La nuova dominazione revocò tutti i privilegi riservati al paese, che fu annesso al dipartimento facente a capo a Bergamo, ed unito amministrativamente ai vicini comuni di Pumenengo e Torre Pallavicina.
=== La Malamorte ===
{{vedi anche|Battaglia di Rudiano}}
Nonostante la contea dei Ghisalberti, comprendente le attuali province di Bergamo e Cremona, fosse stata suddivisa nel [[X secolo]] fra i vescovadi di Bergamo e Cremona, le due città, divenute liberi comuni, mantennero la loro amicizia e, sul finire del [[XII secolo]], si trovarono in guerra contro Milano e Brescia. I loro comandanti, per impedire che gli eserciti avversari si riunissero, decisero di prendere l'iniziativa per primi per battere Brescia ed affrontare poi Milano. Però i bresciani stavano arroccati a guardia dei ponti di Rudiano e di Palazzuolo[[Palazzolo sull'Oglio|Palazzolo]].
Per sorprenderli, i bergamaschi finsero di stare per attaccare PalazzuoloPalazzolo attirando il grosso dei bresciani, mentre i cremonesi, nella notte fra il 6 ed il 7 luglio [[1191]], costruirono sull'Oglio un ponte di legno all'altezza dell'attuale ponte ferroviario, quindi, raggiunti dai bergamaschi, attraversarono il fiume attaccando i bresciani.
Stavano per conseguire la vittoria quando udirono suoni di trombe e tamburi alle loro spalle. Ignorando che si trattava solo della piccola guarnigione di Rudiano, bergamaschi e cremonesi, convinti che fosse l'intero esercito di Milano, si gettarono verso il ponte che per il peso eccessivo crollò, forse anche a causa del fatto che un drappello di bresciani, al comando di [[Obizio da Niardo]] riuscì a danneggiarne i pali di sostegno. Infatti Obizio rimase intrappolato sotto le travi. Raccontò poi di aver visto l'inferno, sicuramente riferendosi al massacro, anche se i suoi contemporanei credettero avesse visto l'inferno di fuoco. Comunque, scosso dall'accaduto Obizio si diede alla vita religiosa divenendo santo . Diecimila furono i soldati che annegarono o che, massacrati sulla sponda, arrossarono le acque del fiume. Furono infatti le acque arrossate che "portarono" nel cremonese la notizia della disfatta.
=== L'ultimaLa gloriabattaglia dell'imperodi Cortenuova ===
{{vedi anche|Battaglia di Cortenuova}}
La guerra si era conclusa l'11 agosto [[1192]] con la pace di San Pietro in Valico, ma i Milanesi, desiderosi di costituire un corridoio che li collegasse a Brescia, non rispettarono il trattato effettuando incursioni nel territorio nel 1200, 1208, 1217, e nel 1228. Di conseguenza quando [[Federico II di Svevia]], re di Germania, d'Italia, di Sicilia e di Gerusalemme, nonché [[imperatore del Sacro Romano Impero]], nel 1236 decise di ridurre all'obbedienza le città della [[Lega Lombarda]], Cremona si schierò subito al suo fianco. Nel 1237 l'imperatore mosse contro Brescia, ma in soccorso di questa città si radunò un esercito di {{formatnum:6000}} fanti e {{formatnum:2000}} cavalieri milanesi e forti contingenti di Piacenza, Lodi, Crema, ed Alessandria.
L'imperatore cercò di impegnare i Leghistileghisti in battaglia, ma questi, conoscendo la sua superiorità sul campo, si tennero attestati dietro una zona paludosa, avendo il solo scopo di impedire agli imperiali di assediare Brescia. Federico II allora, finse di volersi ritirare nei quartieri invernali, congedò i reparti alleati di Pavia, Modena, Parma, e Reggio, rinunciando in tal modo ad un terzo del suo esercito, quindi ordinò anche al resto dell'esercito di ritirarsi dietro l'Oglio su ponti di legno che poi distrusse. Però, invece di dirigersi verso Cremona, si diresse verso [[Soncino]]. Infatti Bergamo era passata segretamente dalla sua parte.
La mattina del 27 novembre la piccola guarnigione bergamasca di [[Cividate al Piano|Cividate]] segnalò che l'esercito della Lega aveva attraversato l'[[Oglio]] e si era attestato nella contea di [[Cortenuova]], alleata di Milano. Percorsa nella mattinata la strada che li separava dall'esercito nemico, gli imperiali mossero all'attacco suddivisi in sette colonne. Si trattava di {{formatnum:2000}} cavalieri tedeschi, {{formatnum:6000}} mercenari saraceni, le truppe venete di [[Ezzelino III da Romano]], e quelle comunali di Cremona, per un totale di 12-{{formatnum:15000}} uomini. I soldati della Lega avevano almeno in parte intuito le intenzioni dell'imperatore. Infatti per muoversi più rapidamente avevano messo dei cavalli anziché i tradizionali buoi al traino del carroccio, ed avevano mandato innanzi i loro reparti di zappatori che nella notte fra il 26 ed il 27, allargarono e approfondirono la Circa di Cortenuova (Ii contadini fino a pochi decenni fa tramandarono la voce che il fossato che corre dal fiume Oglio al Serio fosse stato scavato in una notte precedente una battaglia da un misterioso esercito, ma è più probabile che fosse in parte preesistente, e si trattasse di un vecchio canale romano, scavato per drenare le acque delle paludi e forse successivamente per l'irrigazione e probabilmente anche come canale navigabile fra l'Oglio, il Serio e il [[Lagolago Gerundo]], ma che poi si era prosciugato per l'abbassamento del letto del fiume Oglio).
Arrivato nei pressi di Cortenuova, l'esercito della Lega cominciò a preparare il campo, circa novecento metri a nord del fossato che, allora e fino a pochi decenni fa, nella zona di Calcio correva dove adesso passa la strada che collega la vecchia provinciale che passava dalla stazione, con la nuova provinciale. Avvedutisi del pericolo, i leghisti corsero verso il fossato, ma solo i piacentini ed una parte dei milanesi riuscirono a raggiungere affannosamente la linea di difesa, dove ben presto dovettero arretrare in numerosi punti, anche perché gli altri contingenti dell'esercito non poterono accorrere in loro aiuto, essendo stati attaccati da nord dall'esercito di Bergamo. A quel punto la "Compagnia dei forti" composta da un migliaio di uomini, si sacrificò per permettere agli altri reparti di ritirarsi verso il carroccio, mentre la cavalleria tedesca travolgeva quella lombarda. In queste fasi della battaglia, anche Pietro Tiepolo, comandante dell'esercito della Lega, cadde prigioniero.
Facendo quadrato attorno al Carroccio, i Leghistileghisti riuscirono a resistere fino al calare della notte. Però, rendendosi conto che non avrebbero potuto riprendere la battaglia, nel buio cercarono di fuggire verso Milano. Ma era una notte piovosa, il fiume Serio era in piena. Furono i Bergamaschi, esperti dei luoghi, che raggiunsero per primi l'esercito nemico che disperatamente cercava un guado. Molti furono massacrati sulla sponda, molti altri annegarono nel cercare di attraversare il fiume, cinquemila si arresero. Il giorno 29 Calcio fu attraversato dal corteo dell'esercito vittorioso che scortava il carroccio di Milano trainato da un elefante e seguito dai cinquemila prigionieri e dagli abitanti di Cortenuova aggiogati a dei gioghi. FinoUna aglicappella ultimiche decennida delalcuni XXanni secolo,è unastata cappelladedicata (oraa distruttasan probabilmenteCarlo per costruire la strada)Borromeo, posta vicino alla vecchia pompa dell'acqua agricola, ricordavavicino alla rotonda fra la Provinciale 98 e via Trieste, ricorda questi caduti.
=== Simboli ===
Il comune ha come simboli lo stemma concesso con R.D. 18 luglio [[1930]] e il gonfalone concesso con D.P.R. 21 marzo [[1997]].<ref>{{cita web|titolo= Calcio, RD 1930-07-18, concessione di stemma e DPR 1997-03-21, concessione di gonfalone |url= http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.detail.html?1173 |sito= Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
; Stemma
{{Citazione|Di rosso, al [[Castello (araldica)|castello]] torricellato di due, merlato d'argento, aperto e finestrato del campo, murato di nero, al [[Leone (araldica)|leone]] d'oro, nascente dal centro del castello e tenente con la destra una [[Spada (araldica)|spada ]] dello stesso.|R.D. 18 luglio 1930}} ▼
{{Citazione|Di rosso, al [[Castello
▲(araldica)|castello]] torricellato di due, merlato d'argento, aperto e finestrato del campo, murato di nero, al [[Leone (araldica)|leone]] d'oro, nascente dal centro del castello e tenente con la destra una spada dello stesso.|R.D. 18 luglio 1930}}
; Gonfalone
{{Citazione|Drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni sono argentati. L'asta di metallo è ricoperta di velluto giallo con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo è inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.|D.P.R. 21 marzo 1997}}
Il castello di Calcio raffigurato nello stemma venne costruito dai vescovi di Bergamo ed è oggi di proprietà della famiglia Silvestri. Il leone d'oro era simbolo dei [[Secco (famiglia)|Secco d'Aragona]], signori del paese. La spada, simboleggia le cruenti e frequenti lotte che ebbero luogo nel territorio della Calciana.<ref>{{cita web|url= https://www.stemmiprovinciabergamo.it/comune/calcio/ |titolo= Calcio |accesso= 25 aprile 2021 |sito= Stemmi dei comuni bergamaschi}}</ref>
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture civili ===
[[Castello Silvestri|Castello medievale, detto dei Silvestri]], nel quartiere Piazza. Edificato attorno all'anno [[1000]] in luogo di un'antica villa d'origine romana e ristrutturato nel [[1862]], è stato a lungo il centro della vita sociale e politica del paese. TeatroFu teatro anche di fatti d'arme minori, a partire dall'assedio dei soncinesi nel 1311, fino al breve arroccamento nelle sue mura dei tedeschi in ritirata nel 1945.
[[CaselloCastello Oldofredi Tadini]], sito in via Umberto I°, fu la casa di [[Ercole Oldofredi Tadini]], uno dei protagonisti del [[Risorgimento]]. Nato a Brescia nel 1810 e morto nel 1877 a Calcio dove riposa. [[Ercole Oldofredi Tadini]] fu unotra degligli organizzatori delle [[Cinque Giornate di Milano]] del 1848. Gli austriaci lo individuarono presto e, non appena si riappropriarono del territorio lombardo, lo mandarono in esilio. Andò in Piemonte, nel Cuneese. Amico di di [[Camillo Benso Conte di Cavour]], seguì da vicino lo sviluppo della rete ferroviaria piemontese e si impegnoimpegnò nella Propagandapropaganda pro unità d'Italia quale direttore di testate giornalistiche e autore, curava la diffusione di articoli filo–sabaudi. Negoziò con [[Napoleone III]] la cessione di [[Nizza]] e della [[Savoia (regione storica)|Savoia]] alla [[Francia]]. Fu nominato senatore del neo-costituito [[Regno d'Italia]] il 20 novembre 1861 su relazione di [[Giovanni Martinengo di Villagana]]. La sua nomina venne convalidata il 9 dicembre 1861 ed egli poté prestare giuramento l'8 gennaio 1862.
=== Architetture religiose ===
==== [[Chiesa di San Vittore (Calcio)|Chiesa di San Vittore]] ====
{{D|Chiesa di San Vittore (Calcio)}}
[[File:GiorcesCalcio1.JPG|thumb|left|La chiesa parrocchiale]]
La storia della [[Chiesa parrocchiale|parrocchiale]] di Calcio ha avuto inizio attorno al 1750, quando, dato che [[Pieve di San Vittore (Calcio)|la vecchia chiesa di Calcio]] necessitava di onerosi lavori di ampliamento non essendo più sufficiente a contenere la popolazione, riprese corpo il progetto, che si era trascinato per decenni senza mai giungere a buon fine, di costruire una nuova chiesa al posto di continuare a spendere denaro per un vecchio edificio che fra l'altro aveva il difetto di trovarsi al centro del quartiere Piazza, relativamente lontano dai due quartieri Rivelino, e soprattutto dal quartiere Villa.
Il marchese Marco Secco d'Aragona, molto tempo prima, aveva misemesso a disposizione il campo denominato ''Brama'' (nome che ancora adesso si usa per chiamare la piazza antistante la chiesa) a livello perpetuo per un canone simbolico, diper duecui, capponi ogni anno e di una messa perpetua dopo la sua morte. Aa questo punto, l'arciprete Gaspare Ludovico Orsi commissionò il progetto all'ingegnere Giuseppe Foscagni, il vescovo di Cremona autorizzò una questua straordinaria e concesse l'indulgenza episcopale a chi avesse prestato la sua opera gratuitamente la domenica, e nel 1762, dopo la posa della prima pietra, iniziarono i lavori.<ref>{{cita|Muoni 1875|p. 25 }}.</ref>
EranoEra però in molti aritenuto pronosticareimprobabile che la nuova chiesa sarebbe stata iniziata, ma mai finita: un borgo povero, che superava di poco i duemila abitanti, si accingeva a costruire un tempio che sarebbe stato inferiore, in Lombardia, solo al [[Duomo di Milano]],. maTutta piùla imponentepopolazione dirispose tuttecon leslancio: altremuratori, chiesecarpentieri die Milanomanovali, Bergamolavorando gratuitamente la domenica; i carrettieri, Bresciatrasportando gratuitamente il cemento, la sabbia e Cremonai mattoni; i contadini, estraendo in loco la ghiaia, i sassi e delparte vicinodella santuariosabbia; die Caravaggio.<refi name="Muoni27">{{cita|Muoniproprietari 1875|p.terrieri fornendo il legname e 27}}sussidi.</ref>
Tutta la popolazione rispose con slancio: muratori, carpentieri e manovali, lavorando gratuitamente la domenica, i carrettieri, trasportando gratuitamente il cemento, la sabbia e i mattoni, i contadini, estraendo in loco la ghiaia, i sassi e parte della sabbia, e i proprietari terrieri fornendo il legname e sussidi.
Il progetto era ambizioso anche dal punto di vista ingegneristico: il tempio, a differenza del duomo che ne aveva 54, non avrebbe dovuto avere alcun pilastro interno, e avrebbe dovuto sorreggere una cupola di notevoli proporzioni. Per trasformare in verticali le spinte orizzontali che sarebbero venute dal tetto e dalla cupola, le pareti laterali furono costruite con un doppio muro, con precipizi vuoti fra il muro interno ed esterno. Però, dopo dieci anni, la popolazione di Calcio dovette arrendersi;: i lavoratori erano stremati, le risorse esaurite. I lavori furono interrotti con i muri a circa due terzi dell'altezza che avrebbero dovuto raggiungere. Si ricoprì alla meglio, furono lasciate le impalcature con l'intenzione di riprendere i lavori e si ricavarono, nelle poche parti ricoperte, alloggi per le famiglie indigenti.
Un timido tentativo di riprendere i lavori fu fatto nel 1792, ma venne subito abbandonato. Nel 1835, dietro l'impulso dell'arciprete Paolo Lombardini, furono commissionati all'architetto Giacomo Bianconi una modifica del progetto originale e un prospetto delle spese, che furono calcolate in {{formatnum:230000}} lire austriache, cui sarebbero state da aggiungere altre {{formatnum:90000}} lire per la cupola, alla quale però egli suggerì di rinunciare in quanto troppo onerosa. Nella primavera del 1841 ripresero quindi i lavori sotto la guida del capomastro Prospero Reyner a partire dalle vecchie mura, che si erano dimostrate solide. Il consiglio comunale deliberò una sovraimposta comunale di due centesimi per ogni scudo d'estimo da destinarsi all'erigenda chiesa. Nel 1848 don Lombardini dovette però arrendersi a sua volta.
Le vecchie mura erano state sottoposte alle prove sclerometriche per verificarne la resistenza<ref>Archivio Parrocchiale, Sc. 48 ''Lettera di Oldifredi all'avvocato Piccioli''.</ref> e, smentendo le paure di molti, si erano dimostrate solide. Il consiglio comunale deliberò una sovraimposta comunale di due centesimi per ogni scudo d'estimo da destinarsi all'erigenda chiesa e di nuovo, sotto la guida del capomastro Prospero Reyner di Pumenengo, la popolazione di Calcio riprese i lavori.
Nel 1860, l'ormai anziano arciprete rinunciò alla parrocchia e il suo posto venne preso da don Giuseppe Mainestri il quale , dopo 19 anni di interruzione, deliberò la ripresa dei lavori, e dopo aver accumulato per due anni i materiali necessari, chiamò l'architetto [[Carlo Maciachini]] per commissionargli il completamento dei medesimi. Ma questi, di fronte alla mole di lavoro necessario, inDopo un primosuo momentoscoraggiamento si scoraggiòiniziale, parendoglila chepopolazione nondi sarebbeCalcio statolo possibileconvinse ad alcunoassumere portarela adirezione terminedei una tale opera.<ref>{{cita libro|titolo= Calciolavori, e la signoriachiesa dellafu Calcianacompletata, |autore=compresa Riccardoanche Capronila |autore2=cupola Robertoche Paganinel |editore=progetto Comunedel di1835 Calcioera |città=stata Bergamo |anno= 1990 }}</ref>stralciata.▼
Nel 1848, dopo aver persino invocato inutilmente un aiuto dall'imperatore d'Austria, don Lombardini dovette però arrendersi.
▲Nel 1860, l'ormai anziano arciprete rinunciò alla parrocchia e il suo posto venne preso da don Giuseppe Mainestri il quale, dopo 19 anni di interruzione, deliberò la ripresa dei lavori, e dopo aver accumulato per due anni i materiali necessari, chiamò l'architetto [[Carlo Maciachini]] per commissionargli il completamento dei medesimi. Ma questi, di fronte alla mole di lavoro necessario, in un primo momento si scoraggiò, parendogli che non sarebbe stato possibile ad alcuno portare a termine una tale opera.<ref>{{cita libro|titolo= Calcio e la signoria della Calciana |autore= Riccardo Caproni |autore2= Roberto Pagani |editore= Comune di Calcio |città= Bergamo |anno= 1990 }}</ref>
La popolazione di Calcio però convinse il professionista ad assumere la direzione dei lavori, e non solo la chiesa fu completata, ma venne eretta anche la cupola che nel progetto dei decenni precedenti era stata stralciata.
Il 29 ottobre 1880 la nuova chiesa fu consacrata dal vescovo di Cremona Geremia Bonomelli. L'arciprete, essendo morto nel 1875 Giuseppe Mainestri, era l'arciprete Giovanni Battista Pizzi. Comprese le varie interruzioni, i lavori erano durati ben 118 anni. Lavori di consolidamento furono necessari già nel 1894, e poi ancora poco prima del 1930.
Il 29 ottobre 1880, alla presenza dell'arcivescovo di Milano, monsignor [[Luigi Nazari di Calabiana]], e del vescovo di Crema, monsignor Francesco Sabbia, il vescovo di Cremona Geremia Bonomelli, consacrò la nuova chiesa. L'arciprete Giuseppe Mainestri purtroppo non poté vedere il compimento dell'opera, essendo morto nel 1875. Al suo posto c'era l'arciprete Giovanni Battista Pizzi.
Comprese le varie interruzioni, i lavori erano durati ben 118 anni. Lavori di consolidamento furono necessari già nel 1894, e poi ancora poco prima del 1930. Tranne che per la facciata, le pareti sono state lasciate grezze, senza la stabilitura.
La nuova costruzione eraè imponente; all'interno la lunghezza massima eraè di 69 metri, e la larghezza massima di 33. All'esterno il tempio misuravamisura 76 metri per 36. La facciata, sormontata da cinque statue di santi, eraè alta 33 metri al vertice del timpano, mentre la cupola, ricoperta con ardesie di Savoia, arrivavaarriva ad un'altezza di 64 metri alla sommità della croce.<ref name="Muoni27">{{cita|Muoni 1875|p. 27}}.</ref> L'interno, originariamente quasi interamente spoglio (solo sui pennacchi della cupola erano già stati eseguiti affreschi da [[Giacomo Trecourt]]), venne decorato trasferendo opere dall'[[Chiesa di San Rocco (Calcio)|oratorio di San Rocco]] e dalla pieve vecchia diverse tele di [[Enea Salmeggia]], del Chiaveghino ed altri (fra queste una copia di autore ignoto della ''[[Madonna col Bambino in gloria e i santi Rocco, Francesco e Sebastiano]]'' del Salmeggia). Gli affreschi risalgono principalmente al Novecento da artisti come [[Giacomo Campi]] (che qui operò nel 1906 sulla parete d'ingresso e sul coro), Umberto Marigliani (che lavorò alla volta e al catino absidale nel 1934), e Mario Albertella (che lavorò nella cappella del crocefisso nel 1934). Il vecchio altare fu sostituito nel 1940 con un altare imponente abbellito con delle sculture marmoree di Pietro Ferraroni.
L'interno era spoglio, anche se sui pennacchi della cupola erano già stati eseguiti affreschi dal pittore bergamasco [[Giacomo Trecourt]], integrati e in parte sostituiti da [[Antonio Guadagnini]] nel 1876. Vennero inoltre trasferite dall'[[Chiesa di San Rocco (Calcio)|oratorio di San Rocco]] e dalla vecchia parrocchiale diverse tele, fra cui una rappresentazione della ''Vergine con Bambino'' di Marcantonio Mainardi, detto il Chiavechino, di epoca prossima all'anno 1600. Sulla stessa parete, di uguale grandezza, si trova una pregevole copia di autore ignoto di un dipinto di [[Enea Salmeggia]] del 1610, raffigurante la ''[[Madonna col Bambino in gloria tra i santi Rocco, Francesco e Sebastiano]]'', mentre l'originale, un tempo custodito anch'esso nell'oratorio di San Rocco, è stato trasferito nella pinacoteca del [[Castello Sforzesco]]. Dalla vecchia pieve venne invece portata una tela ad olio del XV secolo di Aurelio Gatti, detto il Soiaro, raffigurante l{{'}}''Ultima cena''.
Notevole è anche il patrimonio scultoreo, a partire dalle cinque statue di santi, scolpite da D. Belcaro che sormontano la facciata. All'interno, in dodici nicchie, si trovano le statue dei dodici apostoli eseguite dal conte Gerolamo Oldifredi Tadini, a cui s'aggiungono le statue lignee di ''Cristo morto'' (1731), ''San Gottardo'' (1627), ''San Carlo'' (1674), ''San Biagio'' (1738) e ''San Vittore'' (XVIII secolo). Vicino all'ingresso troviamo la statua di un angelo adorante, che un tempo ornava il vecchio altare maggiore, ementre negli altari laterali vi sono una statua della ''Madonna Immacolata'' e della ''Madonna del Rosario'', entrambe di fattura recente. ▼
Nel 1906 il pittore [[Giacomo Campi]] eseguì un affresco dietro l'altare e altri due sulla parete di ingresso, mentre gli affreschi sulla volta e sul catino dell'abside furono eseguiti nel 1934 da Umberto Marigliani, che dipinse anche un battesimo di Cristo nella cappella del battistero.
Dello stesso anno è un affresco eseguito da Mario Albertella nella cappella del crocefisso. Il vecchio altare fu sostituito nel 1940 con un altare imponente abbellito con delle sculture marmoree di Pietro Ferraroni.
=== Arte murale ===
▲Notevole è anche il patrimonio scultoreo, a partire dalle cinque statue di santi, scolpite da D. Belcaro che sormontano la facciata. All'interno, in dodici nicchie, si trovano le statue dei dodici apostoli eseguite dal conte Gerolamo Oldifredi Tadini, le statue lignee di ''Cristo morto'' (1731), ''San Gottardo'' (1627), ''San Carlo'' (1674), ''San Biagio'' (1738) e ''San Vittore'' (XVIII secolo). Vicino all'ingresso troviamo la statua di un angelo adorante, che un tempo ornava il vecchio altare maggiore, e negli altari laterali vi sono una statua della ''Madonna Immacolata'' e della ''Madonna del Rosario'', entrambe di fattura recente.
Il comune di Calcio fa parte del circuito documentato nella ''Guida ai paesi dipinti di Lombardia''. È datata 1995 l’iniziatival'iniziativa ''Narrano i muri'', voluta dall’Amministrazione comunale, di decorare gli edifici per fissare i momenti più significativi della sua storia e delle sue tradizioni in una galleria a cielo aperto. Direttore artistico del progetto è stato il critico d’arted'arte Mauro Corradini di Brescia. L’architettoL'architetto Tullio Lazzarini di Chiari ha coordinato, invece, tutta la parte di supporto logistico necessaria all’esecuzione delle opere. Sono stati coinvolti sia artisti di calibro provenienti dai territori limitrofi, quali per esempio [[Giovanni Repossi]], [[Trento Longaretti]], Angelo Boni, che giovani emergenti delle Accademie di Belle Arti di Brera, Sassari, e addirittura ospiti internazionali, come gli allievi delle Accademie di Birmingham, Vienna , e Barcellona. L’itinerarioL'itinerario culturale all’apertoall'aperto attualmente allinea sui muri delle vie del paese 38 racconti di artisti diversi ed è parte integrante del patrimonio storico e culturale calcense che vanta anche un Museomuseo della fotografia in ristrutturazione e una Pinacotecapinacoteca (con opere di artisti di fuori e locali, come il pittore [[Egidio Lazzarini]], di cui già nel 1982 il noto critico [[Raffaele De Grada (scrittore)|Raffaele De Grada]] aveva curato una retrospettiva).<ref>[https://www.giannellachannel.info/atlante-dei-paesi-dipinti-calcio-bergamo/ ''Calcio, Bergamo: in questo borgo il paesaggio è un’opera d’arte''], da ''Guida ai paesi dipinti di Lombardia'' di Salvatore Giannella e Benedetta Rutigliano, foto di Vittorio Giannella (13 dicembre 2013) .</ref> ▼
Nella sacrestia è inoltre conservato un ostensorio del 1760 di Antonio da San Benedetto, alcune piccole tele del XVII e XVIII secolo, fra le quali spicca una pregevole ''Cena di Emmaus''.
== Patrimonio artistico ==
▲Il comune di Calcio fa parte del circuito documentato nella ''Guida ai paesi dipinti di Lombardia''. È datata 1995 l’iniziativa ''Narrano i muri'', voluta dall’Amministrazione comunale, di decorare gli edifici per fissare i momenti più significativi della sua storia e delle sue tradizioni in una galleria a cielo aperto. Direttore artistico del progetto è stato il critico d’arte Mauro Corradini di Brescia. L’architetto Tullio Lazzarini di Chiari ha coordinato, invece, tutta la parte di supporto logistico necessaria all’esecuzione delle opere. Sono stati coinvolti sia artisti di calibro provenienti dai territori limitrofi, quali per esempio [[Giovanni Repossi]], [[Trento Longaretti]], Angelo Boni, che giovani emergenti delle Accademie di Belle Arti di Brera, Sassari, e addirittura ospiti internazionali, come gli allievi delle Accademie di Birmingham, Vienna, Barcellona. L’itinerario culturale all’aperto attualmente allinea sui muri delle vie del paese 38 racconti di artisti diversi ed è parte integrante del patrimonio storico e culturale calcense che vanta anche un Museo della fotografia in ristrutturazione e una Pinacoteca (con opere di artisti di fuori e locali, come il pittore [[Egidio Lazzarini]], di cui già nel 1982 il noto critico [[Raffaele De Grada (scrittore)|Raffaele De Grada]] aveva curato una retrospettiva).<ref>[https://www.giannellachannel.info/atlante-dei-paesi-dipinti-calcio-bergamo/ ''Calcio, Bergamo: in questo borgo il paesaggio è un’opera d’arte''], da ''Guida ai paesi dipinti di Lombardia'' di Salvatore Giannella e Benedetta Rutigliano, foto di Vittorio Giannella (13 dicembre 2013)</ref>
== Società ==
== Voci correlate ==
* [[Calciana]]
* [[Fiume Oglio]]
* [[Fosso bergamasco]]
* [[Naviglio Civico di Cremona]]
* [[Parco Oglio Nord]]
* [[StazioneParco didell'Oglio CalcioNord]]
* [[Stazione di Cividate al Piano-Calcio]]
== Altri progetti ==
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