Gruppo politico-religioso giudaico apparso all'inizio del [[I secolo]], gli '''zeloti''' erano partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno ebraico, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraici. Considerati dai romani alla stregua di terroristi, si ribellavano con le armi alla presenza romana in [[Palestina]].
{{nota disambigua|altri personaggi e altri significati relativi a ''San Paolo''|[[San Paolo (disambigua)]]}}
{{quote biblico|Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio|Rm|1,1}}
{{Santo
|nome= San Paolo
|immagine=Rublev Saint Paul.jpg
|didascalia=[[Andrej Rublëv]], ''[[Icona (arte)|Icona]] di san Paolo''([[1407]] circa, 110x160 cm, [[Galleria Tret'jakov]], [[Mosca]])
|note= Apostolo
|nato= [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]], [[5]]-[[10]]
|morto= [[Roma]], [[64]]-[[67]]
|venerato da= Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
|canonizzazione=
|santuario principale= [[basilica di San Paolo fuori le mura]], [[Roma]]
|ricorrenza= [[25 gennaio]] <small>([[festa (liturgia)|festa]] della [[conversione di Paolo|conversione]] di San Paolo)</small><br />
[[29 giugno]] <small>([[solennità (liturgia)|solennità]] dei Santi [[Pietro apostolo|Pietro]] e Paolo)</small><br />
[[18 novembre]] <small>(dedicazione delle [[basilica|basiliche]] dei Santi Pietro e Paolo)</small><br />
[[2008]] <small>([[Anno Paolino]])</small>
|attributi=[[libro]] ([[papiro|rotolo]] o [[codice (filologia)|codice]]), [[fune]], cesta, [[spada]]<ref>L'attributo del libro si riferisce alle [[lettere di Paolo|lettere]] scritte da Paolo alle comunità cristiane; la fune, alla sua precedente attività di tessitore; la cesta, all'episodio della sua fuga da Damasco (vedi in merito il paragrafo: [[Paolo di Tarso#Inizio della predicazione|Inizio della predicazione]]). La spada – divenuto elemento iconografico soltanto a partire dal [[XIII secolo]], è invece un riferimento al [[martirio]] di Paolo, avvenuto appunto per decapitazione.</ref>
|patrono di= [[Roma]], [[Grecia]], [[Malta]], [[Giornalismo|giornalisti]], [[vescovi]], [[missionari]], [[scautismo|scout]]
}}
{{Bio
|Nome = Paolo''' (o '''Saulo''')''' di
|Cognome = Tarso
|PostCognomeVirgola= più noto come '''san Paolo'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Tarso
|LuogoNascitaLink = Tarso (Asia Minore)
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[5]]-[[10]]<ref>La data dell'[[8]], ipotizzata dal [[Bimillenario della nascita di San Paolo Apostolo]] indetto dalla Chiesa cattolica nel [[2008]], è simbolica.</ref>
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[64]]-[[67]] <ref>Con maggiori indizi, seppure tardivi, per il 67 (vedi dopo). </ref>
|FineIncipit = è stato l'«[[apostolo]] dei [[Gentili]]»<ref>Paolo dà di sé stesso questa definizione in {{passo biblico2|Rm|11,13|b}} e {{passo biblico2|Gal|2,8|b}}. </ref>, ovvero il principale (sebbene non il primo <ref> Secondo il testo degli [[Atti degli Apostoli]], Paolo rivolse la sua predicazione prevalentemente ai pagani; non fu però il primo ad operare in tal senso, in quanto [[Pietro apostolo|Pietro]] convertì il centurione romano Cornelio ({{passo biblico2|At|10|b}}) prima della predicazione itinerante di Paolo . </ref>) [[missionario]] del [[Vangelo]] di [[Gesù]] tra i [[paganesimo|pagani]] [[Grecia antica|greci]] e [[Storia di Roma|romani]]
|Categorie = [[Categoria:Apostoli]]
|ForzaOrdinamento = Paolo di Tarso
}}
Secondo i [[Bibbia|testi biblici]], Paolo era un [[ebreo]] che godeva della [[cittadinanza romana]]. Sebbene a lui coevo, non conobbe direttamente [[Gesù]] e, come tanti connazionali, avversava la neo-istituita [[Chiesa cristiana]], arrivando a perseguitarla direttamente.
Sempre secondo la narrazione biblica un giorno, mentre si recava da [[Gerusalemme]] a [[Damasco]] per perseguitare i cristiani della città, venne accecato dalla luce solare e sulle sue palpebre si formarono come delle squame. Fu inoltre subito dopo chiamato da Gesù risorto, che gli [[apparizioni di Gesù|apparve]] lungo il cammino, e iniziò a predicare il [[Cristianesimo]].
Fondati da [[Giuda il Galileo]] ebbero stretti rapporti con la comunità [[Esseni|essena]] di [[Qumran]]. Svolsero un ruolo importante nella grande rivolta del [[66]]-[[70]], la maggior parte di essi perì durante la presa di [[Gerusalemme]] da parte di [[Tito Flavio Vespasiano]] ([[70]]).
Come gli altri missionari cristiani, si rivolse inizialmente agli [[Ebrei]], ma in seguito si dedicò prevalentemente ai «[[Gentili]]». I territori da lui toccati nella predicazione itinerante furono inizialmente l'[[Arabia (provincia romana)|Arabia]] (attuale [[Giordania]]), quindi soprattutto la [[Grecia]] e l'[[Asia (provincia romana)|Asia minore]] (attuale [[Turchia]]). Il successo di questa predicazione lo spinse a scontrarsi con alcuni cristiani di origine ebraica, che volevano imporre ai pagani convertiti l'osservanza dell'intera legge religiosa ebraica, ''in primis'' la [[circoncisione]]. Paolo si oppose fortemente a questa richiesta, e, con il suo carattere energico e appassionato, riuscì vittorioso. Fu fatto imprigionare dagli Ebrei a [[Gerusalemme]] con l'accusa di turbare l'ordine pubblico. Appellatosi al giudizio dell'imperatore – come era suo diritto, in quanto [[cittadino romano]] –, fu condotto a [[Roma]], dove venne tenuto per alcuni anni agli arresti domiciliari, riuscendo a continuare la sua predicazione. Venne decapitato probabilmente attorno al 64-67, durante la [[persecuzione di Nerone]].
==Storia==
L'influenza storica di Paolo nell'elaborazione della [[teologia cristiana]] è stata enorme: mentre i [[vangeli]] si limitano prevalentemente a narrare parole e opere di Gesù, sono le [[lettere di Paolo|lettere paoline]] che definiscono i fondamenti dottrinali del valore [[salvezza (Bibbia)|salvifico]] della sua [[incarnazione di Gesù|incarnazione]], [[passione di Gesù|passione]], [[crocifissione di Gesù|morte]] e [[risurrezione di Gesù|risurrezione]] – ripresi dai più eminenti pensatori cristiani dei successivi due millenni. Per questo alcuni studiosi contemporanei lo hanno identificato come il vero fondatore del [[Cristianesimo]].
Nel I secolo lo zelotismo va impadronendosi gradualmente delle masse, urbane e ancor più di campagna, le porta al fanatismo e le conduce alla violenza dei [[predone|predoni]] e dei [[sicario|sicari]], che porteranno alla catastrofe finale della [[prima guerra giudaica]].
La caduta di Gerusalemme tuttavia non segnò la sconfitta dello zelotismo; gli ultimi zeloti infatti, a capo dei quali c’era [[Eleazaro ben Simone]], si rifugiarono, in un estremo tentativo di resistenza, nella fortezza di [[Masada]], a sud del deserto di Giuda, vicino al [[Mar Morto]]. Quando si videro perduti, tutti i 960 zeloti si diedero la morte.
==Fonti storiche==
[[Immagine:P46.jpg|thumb|250px|Pagina del papiro [[P46]] contenente {{passo biblico2|2Cor|11,33-12,9|b|si}}, datato attorno al [[200]]. Nelle 104 pagine pervenuteci sono conservati ampi frammenti, principalmente appartenenti alle [[lettere paoline]]. Rappresenta il più antico manoscritto relativo all'apostolo Paolo.]]
Non esistono riferimenti archeologici diretti (come [[epigrafe|epigrafi]]) o testimonianze di autori extra-cristiani che si riferiscano direttamente alla vita e all'operato di Paolo. Le fonti storiche sono sostanzialmente di quattro tipi.
==Le fonti==
* Gli ''[[Atti degli Apostoli]]'', parte del [[Nuovo Testamento]], tradizionalmente attribuiti a [[Luca evangelista|Luca]], ritenuto autore anche dell'omonimo [[Vangelo di Luca|vangelo]]. Sono stati composti in [[lingua greca|greco]] attorno agli anni [[80]], ovvero tra 20 e 50 anni dopo gli eventi in essi narrati. A Paolo è dedicata principalmente la seconda parte dello scritto (capitoli {{passo biblico|At|9; 11; 13-28}}): è descritto il suo ministero itinerante, a partire dalla sua chiamata sulla "via di Damasco" (collocabile intorno ai primi anni [[30]]) fino all'arrivo a Roma agli arresti domiciliari (intorno ai primi anni [[60]]). In alcune sezioni (cosiddette "sezioni noi"), il racconto passa dalla terza alla prima persona ({{passo biblico|At|16,10-17; 20,5-15; 21,1-18; 27,1-28,16}}), lasciando ipotizzare che l'autore fosse compartecipe degli avvenimenti narrati.
Fonti sull'origine del movimento zelota sono le testimonianze convergenti di Giuseppe Flavio e dell'evangelista [[Luca]].
{{quote|In Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei così detti sicari (Ekariots), che commettevano assassini in pieno giorno nel mezzo della città. Era specialmente in occasione delle feste che essi si mescolavano alla folla, nascondevano sotto le vesti dei piccoli pugnali e con questo colpivano i loro avversari. Poi, quando questi cadevano, gli assassini si univano a coloro che esprimevano il loro orrore e recitavano così bene da essere creduti e quindi non riconoscibili|Giuseppe Flavio, ''Guerra Giudaica'' II- 12}}
[[Robert Eisenman]] (Eisenman, Robert. 1997. James the Brother of Jesus : The Key to Unlocking the Secrets of Early Christianity and the Dead Sea Scrolls. (Viking Penguin)) ha posto l'attenzione sulla presenza in alcuni riferimenti contemporanei del [[Talmud]] della parola zeloti, usata come sinonimo di kanna'im, ma non esattamente come un gruppo, piuttosto come preti vendicativi del [[Tempio di Gerusalemme|Tempio]].
* Le tredici [[lettere di Paolo]], anch'esse raccolte nel [[Nuovo Testamento]], scritte in [[Lingua greca|greco]]. Si ritiene tradizionalmente che siano state redatte tra gli anni [[50]] e [[60]] – durante il ministero itinerante di Paolo e la successiva prigionia a [[Cesarea in Palestina|Cesarea]] e/o [[Roma]]. In epoca contemporanea, con lo svilupparsi del [[metodo storico-critico]], sono stati sollevati dubbi circa l'autenticità di alcune di queste lettere. Dal punto di vista storico, comunque, la discussione sull'effettiva autenticità delle lettere dubbie – che difficilmente potrà arrivare a risultati chiari e condivisi basandosi sui soli dati intrinseci dei testi – non lede il ritratto della vita e dell'operato di Paolo: le lettere di dubbia paternità non sono infatti in contrasto col messaggio teologico contenuto nelle lettere sicuramente autentiche. Solo gli ultimi anni della sua vita, attorno agli anni 60 e successivi all'arrivo a Roma descritto dagli ''Atti'', possono essere ricostruiti in maniera differenziata ammettendone o meno l'autenticità, ipotizzando dopo Roma un nuovo viaggio missionario in Oriente ([[Grecia]] e/o [[Turchia]]) o in [[Spagna]].<ref>Vedi in merito il paragrafo: [[Paolo di Tarso#Ipotesi sugli ultimi anni: quarto viaggio?|Ipotesi sugli ultimi anni: quarto viaggio?]].</ref>
La testimonianza dello storico ebreo sulla dottrina degli zeloti è interessante:
* Le fonti patristiche. Negli scritti di alcuni [[Padri della Chiesa]], in particolare [[Clemente Romano]], [[Girolamo]] ed [[Eusebio]], sono contenute alcune sporadiche informazioni su Paolo, che tendenzialmente confermano i dati del Nuovo Testamento.
{{quote|[[Giuda il Galileo]] introdusse una quarta setta i cui membri sono in tutto d'accordo con i [[farisei]], eccetto un invincibile amore per la libertà che fa loro accettare solo Dio come signore e padrone. Essi disprezzano i diversi tipi di morte e i supplizi dei loro parenti e non chiamano nessun uomo signore.|Giuseppe Flavio, ''Antichità Giudaiche'', XVIII, 23)}}
È facile desumere da qui che lo zelotismo non è che un fariseismo fanatico, capace di passare dal piano religioso a quello politico, col pretesto di non obbedire ad altri che a [[Dio]].
* Gli [[apocrifi]] riferiti a Paolo: ''[[Atti di Paolo]]'', ''[[Atti di Paolo e Tecla]]'', ''[[Atti di Pietro e Paolo]]'', ''[[Lettera dei Corinzi a Paolo]]'', ''[[Lettere di Paolo e Seneca]]'', ''[[Terza lettera di Paolo ai Corinzi]]'', ''[[Apocalisse di Paolo greca]]'' e ''[[Apocalisse di Paolo copta]]''. Data la redazione tarda, come per tutti gli altri [[apocrifi del Nuovo Testamento]], gli studiosi contemporanei considerano gli elementi narrativi di questi testi come elaborazioni leggendarie successive.
I termini che indicano i combattenti [[Messianismo|messianisti]] (chrestianoi in greco) sono:
==Nomi e titoli==
* in [[lingua ebraica|ebraico]]: Qanana ([[Cananei]]) e Bariona,
[[Immagine:Paul Apostle.jpg|thumb|200px|[[Icona (arte)|Icona]] [[arte russa|russa]] di San Paolo, inizio del [[XVIII secolo]], monastero Kizhi, [[Carelia]].]]
* in [[lingua greca|greco]]: Zelotes e Lestes,
Nelle sue prime apparizioni negli ''[[Atti degli Apostoli|Atti]]'' il nome proprio usato è [[Saulo]] (nell'originale [[lingua greca|greco]], Σαούλ, ''Saùl'',<ref>Del nome Σαούλ vi sono 9 occorrenze ({{passo biblico|At 9,4.17; 22,7.13; 26,14}}).</ref> oppure {{Polytonic|Σαῦλος}}, ''Sàulos'',<ref>Del nome {{Polytonic|Σαῦλος}} vi sono 15 occorrenze ({{passo biblico|At 7,58; 8,1.3; 9,1.8.11.22.24; 11,25.30; 12,25; 13,1.2.7.9}}).</ref> [[traslitterazione]] dell'[[lingua ebraica|ebraico]] שאול, ''{{Polytonic|Shaʾùl}}''). L'etimologia è connessa al verbo ebraico שאל, ''{{Polytonic|shaʾal}}'' (= «domandare», «pregare»): il nome significa dunque «colui che è stato chiesto (a Dio)», «colui per il quale si è pregato».<ref>F. Scerbo, ''Lessico dei nomi propri ebraici del Vecchio Testamento'', Firenze, 1913.</ref> Il nome è lo stesso del primo re degli Ebrei, vissuto nell'[[XI secolo a.C.]] – nelle traduzioni italiane reso solitamente con «[[Saul]]». Questo nome non risulta essere ricorrente tra i personaggi successivi della tradizione biblica, probabilmente per la descrizione negativa che il [[1 Samuele|primo libro di Samuele]] fornisce dell'operato del re – inizialmente scelto da Dio tramite il [[profeta Samuele|profeta stesso]]. La tribù del re era quella di [[Beniamino]] – la stessa di Saulo-Paolo ({{passo biblico|Rm 11,1; Fl 3,5}}) –, e il re Saul probabilmente poteva rappresentare per questa tribù minore una sorta di "eroe nazionale".
* in [[lingua latina|latino]]: Sicarii, Latrones e Galilaei (Sicari, Ladroni e Galilei).
==Zeloti tra gli apostoli di Gesù==
Nel suo epistolario, però, Paolo non si identifica mai con questo nome: il nome più ricorrente negli ''Atti'', e l'unico usato nelle lettere, è [[Paolo]] (nell'originale greco, {{Polytonic|Παῦλος}}, ''Pàulos''). Si tratta della traslitterazione greca del nome [[lingua latina|latino]] ''Paulus'', significante «piccolo».<ref>Vedi la voce «[http://www.dizionario-latino.com/dizionario-latino.php?lemma=P00E3800&parola=paulus&md=no&v=no| Paulus]» in http://www.dizionario-latino.com.</ref> L'etimologia non è dunque correlata al significato del nome ebraico; sono state avanzate diverse ipotesi sulla sua derivazione:
Con certezza gli apostoli erano coinvolti nel movimento con Simone (detto per l'appunto Zelota {{passo biblico|Lc+6:15;At1:13}}). Più articolata la questione circa il coinvolgimento degli altri apostoli. Ad esempio di:
* Giuda detto Iscariota, nel caso fosse vera l'equivalenza tra Iscariota e Sicario (vedi "Etimologia di Giuda Iscariota" alla voce [[Giuda Iscariota]])
* Simone detto Pietro nel caso fosse correttamente attributo il soprannome di Bariona (vedi "Pietro era uno zelota?" alla voce [[San Pietro]])
* Interpretando un passo del vangelo di Luca come una metafora, Giacomo di Zebedeo e suo fratello Giovanni che chiedono a Gesù il permesso di incendiare un villaggio di samaritani dal quale il Cristo e i suoi seguaci erano stati respinti:
{{quote biblico|…ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? Ma Gesù si voltò e li rimproverò.|Lc|9:51-56}}
considerando che a quell'epoca tale fosse il costume degli zeloti.
Secondo gli studi di Eisemann l'elemento zelota nell'originale gruppo di apostoli è stato mascherato e sovrascritto per dar modo alla chiesa cristiana di Paolo di assimilarsi all'elemento romano e di far proseliti tra i gentili.
* nell'[[Impero romano]], gli Ebrei adottavano un secondo nome greco-latino, talvolta scelto per semplice assonanza col nome originale (come per Giosuè-Giasone o Sila-Silvano). Si tratta dell'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi;<ref>«Il nome romano di 'Paolo' [...] nasconde in realtà quello di 'Saulo', e può derivare [...] da un semplice scambio per assonanza con quello ebraico» ([[Romano Penna]], voce «Paolo» in ''Il Grande libro dei Santi'' (3 voll.), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, vol. III, p. 1569).</ref>
==Dei rapporti tra gli esseni e gli zeloti==
* la tradizione cristiana successiva lo ha collegato con la bassa statura di Paolo;<ref>Vedi in merito il paragrafo [[Paolo di Tarso#Aspetto fisico|Aspetto fisico]].</ref>
Tra i [[Manoscritti del Mar Morto|reperti di Qumran]] si ritrovano tracce che collegano la comunità essena ai rivoltosi [[zeloti]], come ad esempio il Rotolo della guerra.
{{quote|...Sono divisi (gli esseni) fin dall'antichità e non seguono le pratiche nella stessa maniera, essendo ripartiti in quattro categorie. Alcuni spingono le regole fino all'estremo: si rifiutano di prendere in mano una [[moneta]] (non ebraica) asserendo che non è lecito portare, guardare e fabbricare alcuna effigie; nessuno di costoro osa perciò entrare in una [[città]] per tema di attraversare una porta sormontata da [[statua|statue]], essendo [[sacrilegio|sacrilego]] passare sotto le statue. Altri udendo qualcuno discorrere di [[Dio]] e delle sue leggi, si accertano se è [[circoncisione|incirconciso]], attendono che sia solo e poi lo minacciano di morte se non si lascia circoncidere; qualora non acconsenta essi non lo risparmiano, lo assassinano: è appunto da questo che hanno preso il nome di [[zeloti]], e da altri quello di [[sicari]]. Altri ancora si rifiutano di dare il nome di padrone a qualsiasi persona, eccetto che a Dio solo, anche se fossero minacciati di maltrattamenti e di morte.|[[Ippolito Romano]], Refutatio (IX, 26)}}
* alcuni hanno ipotizzato che il nome Paolo sia stato assunto da Saulo in onore di [[Sergio Paolo]], proconsole di Cipro – che, secondo {{passo biblico|At 13,6-12}}, si convertì al Cristianesimo –: infatti, nella narrazione degli ''Atti'', l'introduzione del nome Paolo al posto di Saulo avviene proprio in occasione di tale incontro ({{passo biblico|At|13,9}}).<ref>La più antica ipotesi in tal senso si trova in [[San Girolamo|Girolamo]], ''[[De viris illustribus]]'', 5: {{quote|Poiché Sergio Paolo, proconsole di Cipro, fu il primo a credere alla sua [di Paolo] predicazione, sottomettendosi alla fede in Cristo, ne derivò il nome Paolo [di Saulo].||Cumque primum ad praedicationem eius Sergius Paulus proconsul Cypri credidisset, ab eo quod eum Christi fidei subegerat, sortitus est nomen Paulus.|lingua=la}}</ref> L'ipotesi non trova attualmente largo consenso tra gli studiosi, i quali collegano il cambiamento onomastico non all'incontro fisico di Paolo col proconsole, ma col primo confronto dell'apostolo col mondo greco-romano che questi rappresentava;
* ipotizzando, sulla base di alcune indicazioni di [[San Girolamo|Girolamo]],<ref name=vir>[[San Girolamo|Girolamo]], ''[[De viris illustribus (Girolamo)|De viris illustribus]]'', 5: {{quote|Paolo apostolo [...] fu della tribù di Beniamino e della città di Giscala di Giudea, la quale fu catturata dai Romani, e si trasferì con i suoi genitori (o nonni) a Tarso di Cilicia.||Paulus apostolus [...] de tribu Benjamin et oppido Judaeae Giscalis fuit, quo a Romanis capto, cum parentibus suis Tarsum Ciliciae commigravit.|lingua=la}}''Commento alla Lettera a Filemone'', 23: {{quote|Questa diceria («favola») abbiamo sentito: riferiscono che i genitori (o nonni) dell'apostolo Paolo fossero della regione di Giscala di Giudea, e loro, quando tutta la provincia per mano dei Romani veniva devastata e i Giudei si disperdevano per il mondo, si fossero trasferiti nella città di Tarso di Cilicia: l'adolescente Paolo avrebbe seguito i suoi genitori.||Talem fabulas accipimus: Aiunt parentes apostoli Pauli de Gyscalis regione fuisse Judaeae; et eos, cum tota provincia, Romana vastaretur manu, et dispergentur in orbem Judei, in Tharsum urbem Ciliciae fuisse traslatos: parentum conditionem adolescentulum Paulum secutum.|lingua=la}}</ref> una schiavitù degli antenati di Paolo e un successivo loro affrancamento, questo comportava l'assunzione automatica della cittadinanza romana e solitamente l'adozione del ''[[cognomen]]'' del vecchio proprietario.<ref name=hengel>Hengel M., ''Il Paolo precristiano'', Studi Biblici 100, Brescia 1992, cit. da ''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', voce «Cittadinanza romana», Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1999.</ref>
{{Portale|ebraismo}}
«[[Apostolo]]» è il titolo principale che Paolo si attribuisce nelle sue lettere (vedi ad esempio {{passo biblico|Rm 1,1; 1Cor 1,1; Ef 1,1; Col 1,1}}), e che la tradizione cristiana successiva gli ha confermato. Non gli è invece attribuito negli ''Atti''. Il titolo è la traslitterazione del termine greco {{Polytonic|ἀπόστολος}}, ''apòstolos'', che significa «inviato». In senso proprio, il titolo è applicato nei testi del [[Nuovo Testamento]] ai dodici apostoli che seguirono Gesù durante il suo ministero pubblico. Paolo, che non compare nei vangeli, e che non fece parte del suo seguito, non può essere identificato come apostolo in tal senso – lui stesso specifica infatti in {{passo biblico|Rm 1,1}} di essere «apostolo per vocazione». Come Paolo, del resto, anche altri personaggi del Nuovo Testamento sono detti «apostoli», sebbene non lo furono in senso proprio ([[Barnaba]] in {{passo biblico|At 14,14}}; [[Andronico]] e [[Giunia]] in {{passo biblico|Rm 16,7}}; [[Sila]] e [[Timoteo]] in {{passo biblico|1Ts 1,1; 2,6}}; [[Apollo]] in {{passo biblico|1Cor 4,9}}). In alcuni passi ({{passo biblico|Rm 11,13; Gal 2,8}}), Paolo si definisce «apostolo dei Gentili».
[[Categoria:Israele]]
In {{passo biblico|At9,11; 21,39; 22,3}}, Paolo è detto «di [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]]», essendo originario di quella città della [[Cilicia]], nell'attuale [[Turchia]] del Sud.
[[Categoria:Correnti ebraiche]]
[[Categoria:Storia del cristianesimo dal I al V secolo]]
[[ar:زيلوت]]
==Caratteristiche personali==
[[ca:Zelotes]]
===Origini etniche===
[[de:Zelot]]
Paolo era [[ebreo]], della [[tribù di Beniamino]] ({{passo biblico|Rm11,1; Fl3,5}}). Sebbene il territorio tradizionale della tribù fosse collocato nel centro della [[Palestina]], poco a nord di Gerusalemme tra la [[Giudea]] e la [[Samaria]], questa appartenenza etnica non era correlata alla zona geografica, in quanto lungo i secoli il significato territoriale si era progressivamente perso. È il caso, ad esempio, di [[Giuseppe (padre putativo di Gesù)|Giuseppe]] e [[Gesù]], della tribù di Giuda e della casa di Davide (sud della Palestina), che vivevano però a [[Nazaret]], nel nord della Palestina.
[[en:Zealotry]]
[[eo:Zeloto]]
===Cittadinanza romana===
[[es:Zelote]]
Paolo era, per nascita, [[cittadino romano]] ({{passo biblico|At16,37-38; 22,25-29; 25,7-12}}). Nei primi tempi dell'impero la cittadinanza romana era un privilegio ereditario non comune, soprattutto per gli abitanti delle province non italiche, e comportava notevoli vantaggi economici, politici, fiscali, giuridici. Non è chiara l'origine di questo status paolino e sono state elaborate diverse ipotesi:
[[et:Seloodid]]
* gli avi di Paolo risiedendo a Tarso beneficiarono del privilegio concesso ad alcuni Ebrei della Cilicia durante la campagna di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] contro [[Farnace II del Ponto|Farnace]], nel [[47 a.C.]] circa;<ref>[[Bibbia TOB]], nota a {{passo biblico|At22,28}}.</ref>
[[fi:Selootit]]
* gli avi di Paolo risiedendo a Tarso ottennero la cittadinanza in occasione di diversi privilegi concessi ai cittadini di Tarso da [[Marco Antonio]] dopo la vittoria a [[Battaglia di Filippi|Filippi]] del [[42 a.C.]];
[[fr:Zélotes]]
* il padre (o il nonno) di Paolo, fabbricatori di tende, si distinse per l'aiuto militare fornito all'esercito romano durante una campagna militare di Cesare, Antonio o [[Pompeo]] e ottenne in riconoscimento la cittadinanza;<ref>Così Bruce, F. F. ''The Book of Acts''. Grand Rapids: Eerdmans, 1988.</ref>
[[fy:Seloaten]]
* i genitori di Paolo furono condotti come prigionieri di guerra dalla città giudea di Giscala a Tarso (vedi Girolamo), divennero schiavi di un romano, furono affrancati ricevendo automaticamente la cittadinanza;<ref name=hengel/>
[[he:קנאים (בית שני)]]
* Paolo faceva parte della famiglia regale degli Erodiani,<ref>Così Robert Eisenman, "Paul as Herodian", in ''Journal of Higher Criticism'', 3/1 (1996), pp. 110-122.</ref> all'antenato dei quali ([[Erode Antipatro]]) fu concessa da Cesare la cittadinanza.<ref>Giuseppe Flavio, ''[[Antichità Giudaiche]]'', 14,137.</ref> Accenni (vaghi) a questo legame familiare sarebbero riscontrabili in {{passo biblico|At13,1; Rm16,10-11}}. Questa ipotesi non gode di largo consenso tra gli studiosi, anche per l'estraneità che traspare dall'incontro tra Paolo e l'erodiano [[Marco Giulio Agrippa II]] in {{passo biblico|At26}}.
[[hr:Zeloti]]
[[ia:Zelote]]
===Lingue conosciute===
[[ja:熱心党]]
[[Immagine:Titulus.jpg|thumb|250px|right|Il ''[[Titulus crucis]]'' conservato nella [[basilica di Santa Croce in Gerusalemme]] a [[Roma]], secondo la tradizione affisso sulla croce di Gesù, ma in realtà falso (o possibile copia dell'originale) risalente all'anno 1000. L'iscrizione in [[ebraico]], [[Lingua greca|greco]] e [[lingua latina|latino]] è un riferimento al trilinguismo ufficiale della Gerusalemme del I secolo nella quale vissero Gesù e Paolo.]]
[[ko:열심당]]
[[lt:Zelotai]]
Paolo appare un ebreo perfettamente ellenizzato. Come tutti gli Ebrei, conosceva l'[[ebraico]], lingua nella quale è composta la [[Tanakh]], che all'inizio dell'era cristiana non era più usata nella vita quotidiana ma riservata al culto religioso. Lingua vernacolare degli Ebrei in Palestina (tra i quali Gesù) era l'[[aramaico]], alla quale si riferisce verosimilmente {{passo biblico|At21,40}}: il testo originale usa il termine "ebraico" che va però inteso come "lingua degli Ebrei", cioè l'aramaico. Conosceva il [[lingua greca|greco]], lingua franca dell'Impero romano orientale, nella quale sono composte le sue [[lettere di Paolo|lettere]], cosa non comune tra gli Ebrei e che desta meraviglia nel tribuno di Gerusalemme ({{passo biblico|At21,37}}). In quanto cittadino romano è verosimile che comprendesse almeno un po' il [[lingua latina|latino]], ma non ve n'è traccia diretta nei passi neotestamentari (nel greco delle lettere pastorali che, se autentiche, furono scritte a Roma, sono presenti alcuni [[latinismi]]<ref>In {{passo biblico|1Tm1,12; 2Tm1,3}} è presente il corrispondente greco del latino ''gratiam habeo'', ho grazia, mentre solitamente Paolo usa il greco 'puro' ''eucaristo'', ringrazio, rendo grazia.</ref>). Circa i dialetti locali parlati nella zona di Tarso, ufficialmente [[ellenismo|ellenista]] ma situata al confine tra l'area linguistica indoeuropea (greco e [[Lingua galata|galata]]) e semita ([[siriaco]] e aramaico), attualmente estinti e poco conosciuti, non sembra che Paolo ne avesse conoscenza. In {{passo biblico|At14,11}} mostra di non comprendere il dialetto della [[Licaonia]], regione confinante a nord con la sua [[Cilicia]] natale.
[[nl:Zeloten]]
[[no:Seloter]]
===Formazione culturale===
[[pl:Zeloci]]
Sebbene nelle fonti non venga direttamente affermato, Paolo dimostra di avere ricevuto una solida formazione greco-ellenista, probabilmente nella prima giovinezza nella natale Tarso e/o in seguito a Gerusalemme.<ref>Alcuni ipotizzano una formazione ellenista a Tarso (cfr. ''Il Grande libro dei Santi'', 1998, s.v. "Paolo", vol. III p. 1569), altri la escludono (cfr. ''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', 1999, s.v. "Paolo negli atti e nelle lettere", p. 1135).</ref> Nelle sue lettere e nella sua predicazione riferita negli ''Atti'', traspare la conoscenza della [[Bibbia]] in greco ([[Septuaginta]]), il metodo retorico della diatriba ({{passo biblico|Rm2,27-3,8}}), alcune citazioni implicite di concetti e pensatori ellenisti: i temi [[stoicismo|stoici]] dell'autosufficienza in {{passo biblico|2Cor9,8; Fl4,11-12}}, dell'immanenza di Dio in {{passo biblico|Rm11,36; Col1,16}}, della "teologia naturale" in {{passo biblico|Rm1,19-20}}; la "moderazione" [[cinica]] in {{passo biblico|1Ts2,1-8}}; [[Epimenide]] e [[Arato]] in {{passo biblico|At17,28}}; [[Menandro]] in {{passo biblico|1Cor15,33}}; la conoscenza delle "cose invisibili", le [[Idea#Platone|idee di Platone]], in {{passo biblico|2Cor4,18; 5,7; Col1,5}}; l'uso dell'[[allegoria]] come è usata da [[Filone di Alessandria|Filone]], ad esempio in {{passo biblico|Gal4,24-26}}.<ref>''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', 1999, s.v. "Filosofia", pp. 648-649).</ref>
[[pt:Zelota]]
[[ro:Zelot]]
===Formazione religiosa===
[[ru:Зелоты]]
L'ebreo Paolo appare innanzitutto come un laico, cioè non appartenente a nessuna delle classi sacerdotali che gestivano il culto del [[tempio di Gerusalemme]]. In {{passo biblico|Fl3,5}} si definisce "[[fariseo]] quanto alla legge" (v. anche {{passo biblico|At23,6; 26,5}}), cioè facente parte di quel movimento che si era sviluppato pochi secoli prima dell'era cristiana e che nel [[I secolo]] era fortemente contrapposto al movimento aristocratico-sacerdotale dei [[sadducei]] su diversi aspetti dottrinali: diversamente da questi ultimi, i farisei accettavano l'[[immortalità dell'anima]], l'esistenza degli [[angeli]], gli altri libri della [[Tanakh]] e una tradizione orale (poi confluita nei [[Talmud]]), oltre ai 5 della [[Torah]], e adottavano un'interpretazione delle scritture tendenzialmente meno rigorosa e rigida, più vicina alle esigenze del popolo. I farisei si formavano in apposite scuole collegate alle [[sinagoghe]], cioè luoghi di culto da loro gestiti e presenti ovunque vi fossero comunità giudaiche. In queste scuole tutti gli Ebrei imparavano a leggere le scritture ebraiche e i fondamenti della dottrina. È verosimile che Paolo abbia iniziato la sua formazione farisaica in una di queste scuole a Tarso, e secondo {{passo biblico|At22,3}} continuò e perfezionò gli studi a [[Gerusalemme]] presso l'autorevole maestro [[Gamaliele il Fariseo|Gamaliele]]. Dalle sue lettere traspaiono i metodi argomentativi tipici delle scuole rabbiniche del tempo, testimoniati poi nei Talmud, come, ad esempio, la ''[[gezerah shavah]]'' ("decreto simile"), che accosta argomentativamente a un passo biblico un altro per un semplice legame di [[similitudine (figura retorica)|similitudine]]-[[analogia]] (si veda {{passo biblico|Rm9,6-28}} o {{passo biblico|Gal|3,1-5,12}}). L'appartenenza di Paolo al [[Sinedrio]], che sembra essere suggerita da {{passo biblico|At26,10}} è solitamente esclusa dai biblisti (vedi ''infra''). {{passo biblico|At18,18}} indica che Paolo era un [[nazireo]], cioè aveva fatto uno speciale voto di consacrazione a Dio, che implicava una vita particolarmente sobria e rigorosa e il portare i capelli lunghi.
[[sh:Зилоти]]
[[sk:Zelóta (Jeruzalem)]]
===Condizione economica===
[[sr:Зилоти]]
Non ci è direttamente noto a quale classe socio-economica appartenesse. In {{passo biblico|At18,3}}, viene detto costruttore di [[tenda|tende]], attività che intraprese verosimilmente sulle orme paterne e alla quale, secondo l'interpretazione comune di alcuni passi di sue lettere ({{passo biblico|At20,34-35; 1Cor4,12; 2Cor11,27; 1Ts2,9; 2Ts3,8}}), si dedicò anche durante il ministero itinerante per garantirsi autonomia economica. Questa attività artigianale, unita alla notizia dell'invio a Gerusalemme per gli studi religiosi (una sorta di studi universitari all'estero) e soprattutto al possesso della cittadinanza romana, con i notevoli sgravi fiscali che essa comportava, devono avere fatto appartenere lui e la sua famiglia a un ceto medio o medio-alto.
[[sv:Seloter]]
[[yi:קנאות]]
===Aspetto fisico===
[[zh:奮銳黨]]
[[Immagine:PaulusTarsus LKANRW.jpg|thumb|right|Possibile identikit di Paolo di Tarso realizzato da un nucleo della polizia scientifica tedesca nel febbraio 2008 sulla base delle descrizioni contenute nelle più antiche fonti storiche, con la commissione e consulenza dello studioso [[Michael Hesemann]].<ref>Landeskriminalamt di [[Nord Reno-Westfalia|NRW]] (Germania), vedi [http://www1.polizei-nrw.de/presseportal/behoerden/lka/article/meldung-080502-112516-16-334.html articolo in tedesco] nel sito ufficiale.</ref> Non sono stati esaminati i reperti ossei a lui attribuiti contenuti nel sepolcro presente nella [[basilica di San Paolo fuori le mura]] di [[Roma]].]]
[[zh-yue:奮銳黨人]]
Non ci è noto quale aspetto avesse. Il nome Paolo ("piccolo") non deriva dalla statura, come inteso dall'iconografia successiva, ma verosimilmente dall'assonanza con "Saulo" (vedi ''supra''). La più antica descrizione fisica a lui riferita (influenzata, forse, dalla tradizionale bruttezza attribuita a [[Socrate]]) è contenuta nell'apocrifo ''[[Atti di Paolo e Tecla]]'', della seconda metà del [[II secolo]], nel quale si legge che "era un uomo di bassa statura, la testa calva, le gambe arcuate, il corpo vigoroso, le sopracciglia congiunte, il naso alquanto sporgente". <ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0460/_P1.HTM ''Atti di Paolo'', 2-3].</ref> Come per questo ed altri apocrifi, la datazione tardiva rende difficile attribuire un effettivo valore storico al testo e a questa descrizione di Paolo. Difficilmente fondata è anche la notizia riportata in uno scritto del [[V secolo]], tradizionalmente ma erroneamente attribuito a [[Giovanni Crisostomo]], che attribuisce a Paolo la statura di 3 [[cubito|cubiti]] (circa 133 cm).<ref>Pseudo-Crisostomo, ''In princip. apostol. Petrum et Paulum'', ''[[Patrologia Greca|PG]]'' 49,494-95.</ref>
Altri testi sono ancora più tardivi. [[Giovanni Malala]] (VI secolo) riporta questa descrizione: "Paolo mentre visse fu di statura bassa, calvo con testa e barba brizzolate, con bel naso, occhi azzurrognoli, sopracciglia congiunte, carnagione bianca, d'aspetto florido, con barba folta, sorridente per carattere, sapiente, mite, affabile, dolce, animato dallo Spirito Santo, taumaturgo".<ref>[[Giovanni Malala]], ''Cronografia'', ''[[Patrologia Greca|PG]]'' 97,389).</ref> [[Niceforo Callisto]] (XIV secolo) descrive così Paolo: "Era piccolo e ristretto quanto a grandezza corporea, fatto come a curva e un po' ripiegato, di bianco aspetto, con segni di una età precocemente avanzata, con testa priva di capelli, sguardo pieno di grazia, sopracciglia piegate in giù: aveva il naso bellamente incurvato e che dominava tutta la faccia, barba folta e piuttosto aguzza ch'era brizzolata come la testa".<ref>[[Niceforo Callisto]], ''Storia Ecclesiastica'', ''[[Patrologia Greca|PG]]'' 145, 853).</ref>
L'unico dato desumibile dai passi del [[Nuovo Testamento]], certo ma generico, è che Paolo era afflitto da una [[malattia]] ({{passo biblico|1Cor2,3-4; 2Cor10,10; 12,7; Gal4,13-14}}). Sull'effettiva diagnosi di questa "spina nella carne" non è possibile dare risposte precise e sono state ipotizzate,<ref>''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', s.v. "Guarigione, malattia".</ref> oltre a generiche tentazioni carnali, [[epilessia]] (derivante dall'esperienza della conversione), [[isteria]], [[emicrania]], [[depressione]], [[sciatica]], [[reumatismi]], [[sordità]], [[lebbra]], [[balbuzie]], un disturbo agli occhi (così [[J.B. Lightfoot]] sulla base di {{passo biblico|Gal4,15}}). Alcuni, con una certa arbitrarietà, hanno ipotizzato che Paolo fosse [[omosessuale]].<ref>M. Consoli, ''Ecce Homo. L'omosessualità nella Bibbia'', Milano 1998, pp. 121-122.</ref>
===Tratti psicologici===
I tratti comportamentali che si possono dedurre dal Nuovo Testamento sono sostanzialmente ambivalenti. Paolo non doveva avere un carattere particolarmente amabile: sono riportati dissidi con l'[[evangelista Marco]] ({{passo biblico|At13,13; 15,37-38}}, verso il quale sembra in seguito ben disposto in {{passo biblico|Col4,10}}), [[San Barnaba|Barnaba]] ({{passo biblico|At15,39-40; Gal2,13}}), [[Pietro apostolo|Pietro]] ({{passo biblico|Gal2,11-16}}), [[Giacomo il Giusto|Giacomo]] e con tutto l'allora maggioritario partito [[giudeo-cristiano]] (vedi {{passo biblico|At15}}, dove la discussione viene presentata con tratti e toni più [[irenismo|irenici]] di {{passo biblico|Gal2}}, verosimilmente più aderente alla realtà). Sotto questo aspetto l'affermazione di {{passo biblico|At9,30-31}} secondo la quale, una volta partito Paolo, "la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria" può suonare ironica e liberatoria.
Paolo è caratterizzato da una forte caparbietà e resistenza alle avversità (vedi soprattutto {{passo biblico|2Cor11,23-28}}), anche se la sua ultima lettera, [[2 Timoteo]] (se autentica), sembra scritta da un Paolo ormai stanco e abbattuto. Il successo della sua predicazione con la fondazione di nuove chiese in Grecia e Asia e la forte influenza che mostrava di avere sulla stessa [[chiesa di Gerusalemme]] mostrano che doveva essere caratterizzato da un certo carisma e magnetismo, al punto da essere identificato dagli avversari Ebrei come capo del cristianesimo ({{passo biblico|At24,5}}). La cura di queste nuove comunità tramite l'invio di lettere e collaboratori, l'analisi dei problemi che le caratterizzavano e le chiare, talvolta dure, direttive in proposito, la scelta di capi (presbiteri e vescovi) e le successive nuove visite mostrano una notevole capacità di [[gestione delle risorse umane|gestire le risorse umane]]. L'aspro ed energico Paolo era però caratterizzato anche da un sincero affetto e amore (si veda, ad esempio, {{passo biblico|1Ts2,7-12; Gal4,18-20}}), che si rivolge anche agli "avversari" giudeo-cristiani in occasione della colletta di Gerusalemme, da lui organizzata tra le sue comunità per far fronte alle necessità dei poveri della città santa (si veda, ad esempio, {{passo biblico|2Cor8-9}}).
===Legami familiari===
Il [[Nuovo Testamento]] non fornisce informazioni dirette intorno alla famiglia di Paolo. Questa risiedeva verosimilmente a Tarso, dove egli nacque, e, come accennato sopra, è possibile che fosse originaria di Giscala, in Giudea. L'attività lavorativa familiare era, verosimilmente, come per Paolo, la manifattura di tende. In {{passo biblico|At23,16}} (probabilmente attorno al [[58]]) viene fatto cenno al "figlio della sorella di Paolo", presente a Gerusalemme, ed è possibile che questa (forse con altri familiari) si fosse trasferita nella città. Circa lo stato civile di Paolo, in nessun passo si accenna a moglie o a figli e in {{passo biblico|1Cor7,8}} (inizio [[anni 50]]) si dichiara [[celibe]]. Tuttavia, dato l'alto valore che il matrimonio aveva nella cultura ebraica e per i farisei in particolare, è verosimile che Paolo si fosse sposato in gioventù e in seguito sia rimasto vedovo, o abbia ripudiato la moglie, o ne sia stato ripudiato.<ref>''Il Grande libro dei Santi'', 1998, s.v. "Paolo", vol. III p. 1570. La possibilità del ripudio del marito da parte della moglie non è prevista dalla legge religiosa ebraica basata sulla [[Torah]] ma lo è nel [[diritto romano]].</ref>
==Possibile cronologia==
La ricostruzione cronologica della vita e del ministero di Paolo, come per tutti i personaggi del Nuovo Testamento (incluso [[Gesù]]), è in gran parte ipotetica. La narrazione degli ''Atti'', che descrive in maniera particolareggiata il suo ministero pubblico con alcuni accenni al mondo greco-romano, unita ad alcune preziose seppur sporadiche integrazioni cronologiche presenti nelle lettere di Paolo e in altri scritti successivi, permette tuttavia di ricostruire un quadro verosimile, condiviso nelle linee fondamentali da biblisti e storici contemporanei.
Talvolta si riscontrano differenze tra le lettere e gli Atti: p.es. in {{passo biblico|Gal1,17}} Paolo accenna a un viaggio in Arabia (attuale Giordania) dopo la conversione, particolare assente nella narrazione di Atti. In questi casi gli studiosi propendono per l'armonizzazione complementare delle fonti.
Il punto più oscuro della sua vita riguarda gli ultimi anni successivi alla prigionia romana, attorno ai primi anni 60, attorno ai quali le ricostruzioni possibili vertono sulla possibilità di una seconda prigionia, più dura della prima, e sulla eventualità di un altro viaggio, in oriente o in [[Spagna]].
{| {{Prettytable|text-align=center}}
|+ Possibile cronologia della vita di Paolo<ref>Le ipotetiche ricostruzioni cronologiche circa la vita di Paolo e la storia della Chiesa dei primi decenni variano, seppure per pochi anni, a seconda degli studiosi. Vengono qui proposte alcune ipotesi particolarmente note a livello divulgativo.</ref>
|- bgcolor="sandybrown"
! [[Catholic Encyclopedia|CE]]<ref>[http://www.newadvent.org/cathen/11567b.htm Voce St. Paul] nella [[Catholic Encyclopedia]], 1911. Non tiene conto dell'[[Iscrizione di Delfi]] che, sebbene scoperta nel 1905, fu pubblicata solo nel 1925.</ref>
! [[Bibbia di Gerusalemme|BG]]<ref>[[Bibbia di Gerusalemme]], 1973, pp. 2676-2679.</ref>
! [[Bibbia TOB|TOB]]<ref>[[Bibbia TOB]], 1975-1976, pp. 2917-2920.</ref>
! DP<ref>''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', edizione italiana a cura di [[Romano Penna]], Cinisello Balsamo 1999, di ''Dictionary of Paul and his Letters'', a cura dei protestanti statunitensi G.F. Hawthorne; R.P. Martin; D.G. Reid, 1993, pp. 1144-1145. Nella voce "Cronologia di Paolo", pp. 408-421 esamina varie possibili ricostruzioni cronologiche ma propende in definitiva per la proposta qui riportata.</ref>
! [[Rinaldo Fabris|RF]]<ref>[[Rinaldo Fabris]], Paolo. L'apostolo delle genti, Milano 1997, p. 89.</ref>
! Evento
! Redazione lettere
! [[Atti degli Apostoli|Atti]]
! [[Lettere di Paolo|Lettere]]
! Eventi correlati
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| 5-10
| 5-10 ?
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| 5-10
| Nascita a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]]
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| <small>{{passo biblico|At|22,3}}</small>
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| Trasferimento a [[Gerusalemme]]
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| <small>{{passo biblico|At|22,3; 26,4}}</small>
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| 35
| 34 o 36
| c. 37
| c. 33
| 34-35
| Poco dopo il martirio di [[Santo Stefano protomartire|Stefano]],<ref>Questo dato non fornisce criteri cronologici utili circa la data della conversione. Visto che l'autorità romana si arrogava il diritto di morte, si può ipotizzare che la lapidazione da parte degli Ebrei di Stefano sia avvenuta nel breve vuoto di potere tra la deposizione del governatore [[Pilato]] (36 d.C.) e l'arrivo del successore Marcello, durante il quale il Sinedrio avrebbe potuto agire autonomamente (così sarà per l'uccisione di [[Giacomo il Giusto]] nel 62, avvenuta in occasione del vuoto di potere tra Festo e Albino). Tuttavia Atti descrive la lapidazione come il risultato non di un vero e proprio processo sinedrita ma di un linciaggio, possibile (ma non legale) dunque anche durante la presenza del governatore romano.</ref> conversione sulla via di Damasco e [[battesimo]]
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| <small>{{passo biblico|At|9,1-19}}</small>, ripreso in <small>{{passo biblico|At|22,4-21;26,9-18}}</small>
| <small>{{passo biblico|Gal1,15-16}}</small>
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| 35-37
| -
| c. 37-39
| -
| -
| Predicazione in [[Arabia (provincia romana)|Arabia]] e a [[Damasco]]
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| <small>{{passo biblico|At|9,19-25}}</small>
| <small>{{passo biblico|Gal1,17}}</small>
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| 37
| 36 o 38
| c. 39
| 35
| 36-37
| Fuga da Damasco controllata dal re [[nabateo]] [[Areta IV]];<br> prima breve ("15 giorni") visita a Gerusalemme "dopo 3 anni"<ref name=anni>Le indicazioni di "3 anni" e "14 anni" di {{passo biblico|Gal1,18; 2,1}} non sono di immediata e chiara utilità nella ricostruzione cronologica per due motivi. Innanzitutto, nel modo di computare ebraico potevano essere inclusi anche gli estremi, anche se parziali: p.es. i "3 giorni" passati da Gesù nel sepolcro sono in realtà poco più che una giornata e mezza, dal tramonto del venerdì all'alba della domenica. Allo stesso modo, "3 anni" può riferirsi ipoteticamente anche a un periodo di soli 14 mesi. Inoltre non è chiaro se "dopo 14 anni" vada considerato come includente o meno i 3 anni, cioè se vada considerato come 14 oppure 14+3.</ref> dalla conversione
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| <small>{{passo biblico|At|9,25-30}}</small>
| <small>{{passo biblico|2Cor11,32-33}}</small>;<br> <small>{{passo biblico|Gal1,18-20}}</small>
| Governo di [[Areta IV]] su Damasco (forse) tra il 37-39<ref name=areta>Damasco era una città storicamente appartenente alla Siria, seppure confinante con l'estremo nord del regno [[nabateo]] in [[Arabia (provincia romana)|Arabia]]. Il dominio del re [[nabateo]] [[Areta IV]] (9 a.C. - 40 d.C.) su Damasco non è testimoniato direttamente da fonti testuali o archeologiche. Tuttavia la politica estera romana nel medio-oriente del I secolo, particolarmente elastica e abile a muoversi tra città autonome, re, etnarchi e tetrarchi, con largizioni, conquiste o annessioni territoriali in rapido mutamento, non rende impossibile tale dominio. Sono state ritrovate monete damascene con l'effige di [[Tiberio]] risalenti al 34 che testimoniano un controllo romano diretto della città in quell'anno. Escludendo a priori una vittoria militare nabatea contro l'impero, è difficile ipotizzare l'elargizione della città ad Areta da parte di Tiberio fino alla sua morte, nel 37, dato che l'imperatore era ostile al re (Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 18,5,13). Il dominio di Areta su Damasco rimane quindi possibile tra l'accessione del nuovo imperatore [[Caligola]] (marzo 37), che si mostrò particolarmente attento ai re soci, e la morte di Areta nel 40.</ref>
|-
| 37-43
| -
| -
| 35+
| -
| Soggiorno a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]], predicazione in [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Cilicia]]
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| <small>{{passo biblico|At|9,30}}</small>
| <small>{{passo biblico|Gal1,21}}</small>
| -
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| 43-44
| -
| c. 43
| 45
| -
| [[Barnaba]] porta Paolo da Tarso ad [[Antiochia di Siria]], soggiorno un anno intero
| -
| <small>{{passo biblico|At|11,25-26}}</small>
| -
| -
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| 44 o 45
| 48
| -
| 46
| -
| Visita (coincidente con la successiva visita del [[Concilio di Gerusalemme|Concilio]]?<ref>Così la [[Bibbia di Gerusalemme]] che colloca la carestia nel 48.</ref>) a Gerusalemme "per portare soccorso" all'annunciata carestia, morte di Erode,<ref>Nel testo la morte di Erode è descritta dopo la partenza per Gerusalemme di Paolo e prima del ritorno, ma questa sistemazione può essere più narrativa che cronologica.</ref> ritorno ad Antiochia
| -
| <small>{{passo biblico|At|11,27-30; 12,21-25}}</small>
| -
| [[Erode Agrippa I]] muore nel marzo del 44. Carestia in diverse zone dell'impero durante l'impero di [[Claudio (imperatore romano)|Claudio]] (41-54), in Giudea in particolare sotto i governatori [[Cuspio Fado]] (44-46) e [[Tiberio Alessandro]] (46-48), aggravata dall'[[anno sabbatico]] del 47-48<ref name=carestia>Nelle fonti storiche extrabibilche si trovano accenni a questa carestia generalizzata in [[Svetonio]], ''Claudio'' 18 [http://la.wikisource.org/wiki/Vita_divi_Claudi#.5B18.5D lat], e relativamente alla Giudea in particolare in [[Giuseppe Flavio]], ''[[Antichità Giudaiche]]'' 20,2,5; 20,5,2, che [[Paolo Orosio]] colloca con precisione nel 44, 4° anno di [[Tiberio]] (Storia contro i pagani 7,6,12 [http://www.thelatinlibrary.com/orosius/orosius7.shtml#6 lat]).</ref>
|-
| 45-49
| 46-48
| 45-48
| 47-48
| 46-48
| Primo viaggio con [[Barnaba]] (e in parte [[Marco evangelista|Giovanni-Marco]]): [[Cipro]] (incontro con [[Sergio Paolo]]), [[Antiochia di Pisidia]], [[Iconio]], [[Listra]], [[Derbe]]; ritorno tramite le stesse tappe ad [[Antiochia di Siria]]
| -
| <small>{{passo biblico|At|13-14}}</small>
| -
| [[Sergio Paolo]] proconsole di Cipro
|-
| 49-50
| -
| 48-49
| 48-49
| 49-50
| Visita a Gerusalemme e [[Concilio di Gerusalemme|Concilio]] "dopo 14 anni"<ref name=anni/> e ritorno ad Antiochia
| -
| <small>{{passo biblico|At|15,1-35}}</small>
| <small>{{passo biblico|Gal2,1-9}}</small>
| -
|-
| 50+
| 49+
| 50+
| 49+
| 50+
| Inizio del secondo viaggio con [[Sila (apostolo)|Sila]]-[[Sila (apostolo)|Silvano]]: Siria, Cilicia, Derbe, Listra, Filippi, Tessalonica, Berea, Atene
| -
| <small>{{passo biblico|At|15,36-18,1}}</small>
| -
| -
|-
| -
| inverno 50 - estate 52
| inverno 50 - estate 52
| -
| -
| Soggiorno a Corinto (almeno) "un anno e mezzo", incontro con [[Aquila e Priscilla]] espulsi poco prima da Roma, incontro col proconsole [[Lucio Giunio Anneo Gallio|Gallione]]
| [[1 Tessalonicesi|1]]-[[2 Tessalonicesi]] a Corinto
| <small>{{passo biblico|At|18,1-18}}</small>
| -
| Espulsione degli Ebrei da Roma, tra i quali Aquila e Priscilla, nel 49-50;<ref name=espulsione>Espulsione descritta da [[Svetonio]], ''Claudio'' 25,2 [http://la.wikisource.org/wiki/Vita_divi_Claudi#.5B25.5D lat], e datata dallo storico [[Paolo Orosio]] in ''Storia Contro i Pagani'' VII,6,15-16 al 9° anno del regno di [[Claudio]].</ref><br>
[[Gallione]] proconsole dell'Acaia attorno al 52 (vedi [[Iscrizione di Delfi]]), "data cardine" della cronologia paolina
|-
| 53
| 52
| 52
| 51-52
| 52
| Fine del secondo viaggio: [[Efeso]], [[Cesarea in Palestina|Cesarea]], visita a Gerusalemme
| -
| <small>{{passo biblico|At|18,18-22}}</small>
| -
|-
| -
| -
| 52-53
| 51-52
| -
| Ritorno e permanenza ad Antiochia
| -
| <small>{{passo biblico|At|18,22}}</small>
| -
| -
|-
| 53+
| 53+
| 54+
| 52+
| 53+
| Inizio del terzo viaggio: Galazia, Frigia, soggiorno a [[Efeso]] per (almeno) 2 anni e 3 mesi, probabile prigionia con liberazione, Macedonia
| [[1 Corinzi]] a Efeso;<br>[[Galati]] e [[Filippesi]] a Efeso; [[2 Corinzi]] in Macedonia
| <small>{{passo biblico|At|18,23-20,1}}</small>
| -
| -
|-
| 57
| inverno 57-58
| inverno 57-58
| 57
| -
| Soggiorno a [[Corinto]] per 3 mesi
| [[Lettera ai Romani|Romani]]
| <small>{{passo biblico|At|20,2-3}}</small>
| -
| -
|-
| 57
| Pasqua 58
| Pasqua 58
| -
| 57
| Fine del terzo viaggio: da [[Filippi]] a [[Cesarea in Palestina|Cesarea]]
| -
| <small>{{passo biblico|At|20,3-21,14}}</small>
| -
|-
| 57
| Pentecoste 58
| Pentecoste 58
| 57
| -
| Visita a Gerusalemme, arresto nel tempio, condotto a [[Cesarea in Palestina|Cesarea]] dove incontra il governatore [[Felice]]
| -
| <small>{{passo biblico|At|21,15-24,26}}</small>
| -
| Felice governatore di [[Giudea (provincia romana)|Giudea]] (forse) tra il 52 - 59/60
|-
| 57-59
| 58-60
| 58-60
| 57-59
| 58-60
| Prigioniero due anni a [[Cesarea in Palestina|Cesarea]], incontra il governatore [[Porcio Festo]] e il re Marco Giulio Agrippa II
| -
| <small>{{passo biblico|At|24,27-26,32}}</small>
| -
| [[Porcio Festo]] governatore di [[Giudea (provincia romana)|Giudea]] (forse) tra il 59/60 - 62
|-
| 59-60
| 60-61
| 60-61
| 59-60
| 60
| In autunno viaggio in mare verso Roma, naufragio, inverno a Malta, arrivo a Roma
| -
| <small>{{passo biblico|At|27,1-28,16}}</small>
| -
|-
| 60-62
| 61-63
| 61-63
| 60-62
| 61-63
| Arresti domiciliari a Roma per (almeno) 2 anni
| [[Colossesi]], [[Efesini]], [[Lettera a Filemone|Filemone]]?
| <small>{{passo biblico|At|28,17-31}}</small>
| -
| -
|-
| 62-66
| -
| ?
| -
| -
| Libertà e predicazione a Roma?<br>viaggio in Spagna (BG 63)? <br>quarto viaggio a Efeso, Creta, Macedonia (BG c. 65)?
| [[1 Timoteo]] e [[Lettera a Tito|Tito]] in Macedonia nel 65? (BG)
| -
| -
| -
|-
|66
|67
| ?
| -
| -
| Seconda prigionia a Roma?
| [[2 Timoteo]]?
| -
| -
| -
|-
| 67
| c. 67
| 64-67 (?)
| 65?
| 63
| Decapitato a Roma
| -
| -
| -
|-
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== Biografia ==
===Nascita e giovinezza===
[[Immagine:Paolo origini.svg|thumb|250px|right|Paolo nacque a [[Tarso di Cilicia]] da genitori (o nonni) originari probabilmente di [[Giscala]], in Galilea. Nella giovinezza si trasferì a [[Gerusalemme]].]]
Secondo {{passo biblico|At22,3}} Paolo nacque a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]], in [[Cilicia]] (attuale [[Turchia]] del sud). [[San Girolamo]] invece riferisce, verso la fine del IV secolo, che era originario di "[[Giscala]] di Giudea" (attuale Jish in arabo, Gush Halav in ebraico, nell'attuale [[Galilea]]) ed emigrò a Tarso con i ''parentes'' (genitori o nonni) quando la città fu conquistata dai Romani.<ref name=vir/> Non è chiara la fonte ("favola") dalla quale attinge Girolamo. Il dettaglio della conquista romana della città è verosimilmente un anacronismo: vere e proprie operazioni militari romane in Giudea sono testimoniate sotto [[Gneo Pompeo Magno]] (63 a.C.) e soprattutto durante la [[prima guerra giudaica]] (66-74), che vide la cattura di Giscala nel 67 per resa all'allora generale [[Tito (imperatore romano)|Tito]].<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'', iv.1-2 ([http://en.wikisource.org/wiki/The_War_of_the_Jews/Book_IV en]).</ref> Per questo gli studiosi contemporanei rigettano l'ipotesi della nascita a Giscala, sebbene rimanga possibile un'origine galilaica dei suoi antenati, probabilmente nonni, poi trasferitisi a Tarso.
Nessun dato delle fonti storiche accenna direttamente alla data di nascita, sebbene alcuni sporadici e generici accenni siano presenti nel Nuovo Testamento. In {{passo biblico|At7,58}}, in occasione del martirio di [[Santo Stefano protomartire|Stefano]] avvenuto pochi anni dopo la morte di Gesù (circa prima metà degli anni 30), Saulo è detto giovane. In {{passo biblico|At9,1-2}} l'incarico ufficiale ottenuto dal Sommo Sacerdote, di poco precedente alla conversione collocata attorno alla metà degli anni 30, suggerisce una certa maturità anagrafica. In {{passo biblico|Fm9}}, scritta nei primi anni 60, Paolo si definisce vecchio. È diffusa convinzione tra gli studiosi che la nascita vada collocata, verosimilmente ma non sicuramente, attorno al [[5]]-[[10]] d.C.
Circa i primi anni della sua vita, in {{passo biblico|At22,3}} e {{passo biblico|At26,4}} Paolo si dice cresciuto a [[Gerusalemme]], dove studiò alla scuola di [[Gamaliele]]. Non è chiaro quando si trasferì nella città santa da Tarso. La [[Mishnah]] (fine II secolo) stabilisce a 15 anni l'inizio dello studio del [[Talmud]],<ref>Trattato ''Avot'' 5,22.</ref> ed è pertanto possibile che si sia trasferito all'inizio della giovinezza.
===Persecutore===
[[Immagine:PdaCortona01.jpg|thumb|250px|left|Martirio di Santo Stefano, dipinto di [[Pietro da Cortona]] (1660, attualmente conservato all'[[Ermitage]]). Saulo-Paolo è raffigurato sulla destra con le vesti dei lapidatori.]]
In {{passo biblico|At7,58; 8,1}} (ripreso da {{passo biblico|At22,20}}), alla sua prima comparsa nella narrazione biblica, Paolo viene descritto come presente e accondiscendente all'uccisione di [[Santo Stefano protomartire|Stefano]] (attorno al 35), il primo martire cristiano, sebbene non sia stato direttamente partecipe della sua lapidazione ma il semplice "custode dei mantelli" dei lapidatori. In seguito, prima dell'adesione al [[cristianesimo]], Paolo aveva ricoperto ruoli di particolare rilievo nelle alte sfere religiose ebraiche relativamente alla persecuzione dei cristiani. Il suo zelante operato è accennato direttamente in diversi passi di Atti e delle lettere ({{passo biblico|At8,3; 9,1-2; 26,9-11; Gal1,13-14; 1Cor15,9; Fl3,6; 1Tm1,13}}), mentre in altri passi sono riportati gli echi indiretti della sua persecuzione ({{passo biblico|At9,13; 9,21; 9,26; Gal1,23}}).
Le modalità pratiche e il contesto di questa persecuzione paolina, probabilmente descritta con toni esagerati, non sono chiare. È possibile che la sua azione si sia limitata alla sola comunità di Gerusalemme e in seguito, quando la persecuzione portò alla dispersione dei credenti, cercò di rivolgersi anche ai profughi cristiani fuori dalla città, nella fattispecie quelli residenti a [[Damasco]] ({{passo biblico|At9,2}}). I riferimenti biblici indicano che questa persecuzione ebraica, all'interno della quale appunto operava Paolo, inizialmente non fu rivolta a tutti i cristiani indistintamente ma solo ai cosiddetti ellenisti, cioè i cristiani di cultura greca come [[Santo Stefano protomartire|Stefano]] e [[San Filippo diacono|Filippo]]. Gli apostoli (e i giudeo-cristiani) invece sembrano rimanere indisturbati ({{passo biblico|At8,1; 8,14}}), salvati dalla loro appartenenza alla comunità giudaica e dalla adesione ai precetti religiosi della fede ebraica. Dalle fonti storiche non appare chiara l'effettiva portata di questa persecuzione ebraica: [[Giuseppe Flavio]], principale e preziosa fonte extra-cristiana circa il medio-oriente del I secolo, non fa cenno di una sistematica persecuzione, e anche nel testo biblico le uccisioni dirette descritte sono solo quella di [[Santo Stefano protomartire|Stefano]] e dell'apostolo [[Giacomo il Maggiore|Giacomo]] "il Maggiore" ({{passo biblico|At12,1-2}}, attorno al 44), alle quali va aggiunta in seguito quella di [[Giacomo il Giusto|Giacomo]] "il Giusto" ([[Giuseppe Flavio]], ''[[Antichità giudaiche]]'' 20,9, attorno al 62). È possibile che la persecuzione ebraica (e paolina) sia stata più una questione giuridico-religiosa, finalizzata alla scomunica e all'interdizione dei cristiani dal culto della sinagoga e del tempio, che un sistematico [[eccidio]].
L'accenno al voto circa la condanna capitale di {{passo biblico|At26,10}} sembra suggerire una sua appartenenza al Gran [[Sinedrio]] di Gerusalemme, il consiglio religioso ebraico di 70 membri (71 col Sommo Sacerdote) al quale solo spettava il voto e la delibera (ma durante l'occupazione romana non l'esecuzione, vedi il [[Processo di Gesù|caso di Gesù]]) delle condanne a morte per motivi religiosi, dal quale lo stesso Paolo sarà giudicato ({{passo biblico|At22,30-23,10}}). Questa appartenenza sinedrita farebbe di Paolo uno degli Ebrei più noti e rilevanti dell'ebraismo dell'epoca, ma viene solitamente esclusa dagli studiosi anche perché non direttamente affermata dai testi biblici e non usata nelle sue lettere quando in vari loci presenta le sue credenziali. In tal senso, il suo "voto" per la condanna a morte dei cristiani deve essere inteso come un semplice consenso.
=== Conversione ===
{{vedi anche|Conversione di Paolo}}
[[Immagine:Caravaggio-The Conversion on the Way to Damascus.jpg|thumb|250px|right|[[Conversione di San Paolo (Caravaggio)|Conversione di San Paolo]], dipinto di [[Caravaggio]] (1600-1601, attualmente conservato a [[Santa Maria del Popolo]]).]]
Tradizionalmente l'adesione di Paolo al movimento cristiano viene indicata col termine "[[conversione]]".<ref>Vedi p.es. la tradizione cattolica che ricorda l'evento con la festa liturgica della "[http://www.santiebeati.it/dettaglio/20700 Conversione di San Paolo Apostolo]", dicitura usata anche in recenti documenti pontifici (p.es. il ''[http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20080125_san-paolo_it.html Decreto con il quale si concede una speciale facoltà per la celebrazione della Conversione di San Paolo Apostolo nell'anno giubilare, bimillenario della sua nascita]'' del 25 gennaio 2008).</ref> In senso proprio questo termine appare inadeguato in quanto Paolo, come anche la primitiva comunità giudeo-cristiana, avvertiva il [[Cristianesimo]] non come distinto dall'[[Ebraismo]] ma come il naturale compimento della storia e della fede ebraica. Per questo motivo alcuni studiosi,<ref>Vedi p.es. K. Stendahl, ''Paolo tra Ebrei e Pagani'', 1976, tr. it. 1995.</ref> assumendo come storicamente fondato il resoconto biblico, preferiscono parlare di "[[vocazione]]" o chiamata di Paolo da parte di Gesù, evidenziando come il termine "conversione" sia invece più adatto per indicare il passaggio dal paganesimo idolatrico al cristianesimo.<ref>Vedi p.es. ''Nuovo dizionario enciclopedico illustrato della Bibbia'', Casale Monferrato 1997, s.v. "Paolo", par. 2. "La vocazione-rivelazione di Paolo", pp. 754-755; ''Dizionario di Paolo'', s.v. "Conversione e chiamata di Paolo", pp. 285-298.</ref> La dicitura "conversione" resta comunque quella più comunemente usata e condivisa.
L'evento è descritto esplicitamente negli [[Atti degli Apostoli]] e accennato implicitamente in alcune [[lettere paoline]]. In {{passo biblico|At9,1-9}} c'è la descrizione narrativa dell'accaduto, che è raccontato nuovamente dallo stesso Paolo con lievi variazioni sia al termine del tentativo di linciaggio a [[Gerusalemme]] ({{passo biblico|At22,6-11}}) che durante la comparizione a [[Cesarea Marittima|Cesarea]] davanti al governatore [[Porcio Festo]] e al re [[Marco Giulio Agrippa II]] ({{passo biblico|At26,12-18}}):
{{quote biblico|Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.|At|9,1-9}}
[[Immagine:Ananias restoring the sight of st paul (34663925).jpg|thumb|250px|left|Battesimo di san Paolo da parte di Anania, dipinto di [[Pietro da Cortona]] (1631, attualmente conservato a [[Santa Maria della Concezione]]).]]
La tradizione artistica successiva ha immaginato la caduta a terra come una caduta da cavallo ma il particolare è assente da tutti e tre i resoconti, sebbene rimanga possibile e verosimile poiché l'evento si verificò durante il viaggio. Dopo questa folgorazione-rivelazione-chiamata (il testo non usa mai ''metànoia'', "conversione") Paolo si recò a [[Damasco]] e ricevette il [[battesimo]] da un giudeo-cristiano di nome [[Anania]], riacquistando la vista ({{passo biblico|At9,10-19; 22,12-16}}). Secondo il testo biblico fu tramite Anania che Gesù risorto comunicò a Paolo il mandato missionario ai [[gentili]] ({{passo biblico|At9,15}}) che caratterizzerà il suo ministero successivo.
Gli accenni generici alla conversione contenuti in alcune [[lettere paoline]] non descrivono esplicitamente l'evento come in Atti<ref>Nelle lettere paoline comunque le descrizioni narrative vere e proprie, sia per le vicende autobiografiche di Paolo che per la vita e le opere di Gesù, sono quasi del tutto assenti (alcune eccezioni sono la descrizione dell'[[ultima cena]] in {{passo biblico|1Cor11,23-26}} e il resoconto del [[concilio di Gerusalemme]] e degli eventi precedenti in {{passo biblico|Gal2}}).</ref> ma si riferiscono genericamente a una maturazione ed evoluzione interiore di Paolo: {{passo biblico|Gal1,11-17; Fl3,3-17; 1Tm1,12-17; Rm7,7-25}} (Rm è così generico che non è chiaro se si riferisca o meno alla propria vicenda personale). Anche in questi passi non è usato il termine "conversione" ma i generici chiamata, scelta, conquista-cattura.
L'interpretazione storica dell'evento da parte degli studiosi contemporanei è diversificata: mentre gli studiosi cristiani ammettono -tendenzialmente- il valore storico della triplice narrazione di Atti, per gli studiosi non credenti il carattere soprannaturale e miracolistico di essa, che ha come protagonista [[Gesù]] risorto, li porta a negare valore storico alla descrizione, accettando comunque la conversione al cristianesimo come testimoniata anche dalle lettere. In questo caso la descrizione dell'evento non è altro che un prodotto narrativo di [[Luca evangelista|Luca]].
===Inizio della predicazione===
[[Immagine:Damascus-Bab Kisan.jpg|thumb|left|250px|[[Bab Kisan]] (porta di Kisan) a [[Damasco]], che secondo la tradizione fu il tratto di cinta muraria dalla quale scappò Paolo. Attualmente contiene una cappella di rito cristiano [[melchita]].]]
Secondo il resoconto di Atti ({{passo biblico|At|9,19-25}}), dopo la conversione sulla via di Damasco e il battesimo ricevuto da Anania, Paolo rimase nella città per un tempo indeterminato ("molti giorni"), predicando nelle sinagoghe il messaggio cristiano agli Ebrei. Questi però cercarono di ucciderlo e fu aiutato a scappare dai "suoi discepoli", che lo calarono di notte in una cesta facendolo uscire dalle mura cittadine. Da Damasco si recò poi a Gerusalemme ({{passo biblico|At|9,26}}).
Questo resoconto è integrabile con alcune sporadiche informazioni presenti nelle [[lettere paoline]]. In {{passo biblico|2Cor11,32-33}} Paolo racconta l'episodio della fuga nella cesta, collocandolo cronologicamente durante il dominio sulla città da parte del re nabateo [[Areta IV]] (verso la fine degli anni 30<ref name=areta/>). In {{passo biblico|Gal1,17}} Paolo specifica che dopo la conversione (e quindi il suo arrivo a Damasco), si recò in Arabia (da intendersi come il regno dei [[Nabatei]] nell'attuale [[Giordania]], poi compreso nella [[provincia romana di Arabia]]), per poi ritornare dopo un tempo indefinito nuovamente a Damasco. Il soggiorno a Damasco quindi sembra essere stato duplice, presentato come unico da Atti che omette il viaggio in Arabia. I biblisti collocano la fuga nella cesta, al termine del secondo soggiorno.<ref>L'ipotesi di una fuga al termine del primo soggiorno è improbabile: Paolo, fuggendo dal governatore di Areta a Damasco, si sarebbe recato nel cuore del regno di Areta, per poi tornare nella città dove era ricercato. La fuga al termine del secondo soggiorno, che terminò con l'arrivo a Gerusalemme, lo portò fuori dai domini del re nabateo.</ref> Circa il viaggio in Arabia non sono noti il motivo, i luoghi visitati, la durata e i risultati conseguiti. È verosimile che sia stato caratterizzato, come gli anni successivi, dalla predicazione del cristianesimo nelle sinagoghe.
[[Immagine:Paolo primi anni.svg|thumb|250px|Sulla via tra Gerusalemme e [[Damasco]] avvenne la conversione di Paolo, quindi si recò in [[provincia romana di Arabia|Arabia]], tornò a Damasco da dove fuggì verso [[Gerusalemme]] (prima visita) e quindi [[Tarso di Cilicia|Tarso]].]]
Secondo {{passo biblico|At9,26-30}}, giunto a [[Gerusalemme]] fu accolto inizialmente con freddezza e timore dai cristiani della città a motivo del suo passato di persecutore dei cristiani. Il giudeo-cristiano [[San Barnaba|Barnaba]] si fece suo garante, iniziando così con Paolo una collaborazione che durerà negli anni successivi. Nella città santa continuò a predicare nelle sinagoghe ma anche qui, come a Damasco, fu costretto a fuggire nella sua città natale [[Tarso di Cilicia|Tarso]]. {{passo biblico|Gal1,18-19}} aggiunge alcune precisazioni: questa prima visita a Gerusalemme avvenne "3 anni dopo"<ref name=anni/> la sua conversione, fu breve ("15 giorni"), vide l'incontro di Paolo con [[Pietro apostolo|Pietro]] e [[Giacomo il Giusto|Giacomo]].
===Ad Antiochia===
[[Immagine:Paolo Antiochia.svg|thumb|left|250px|Dopo la fuga a Tarso Paolo si recò in [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Cilicia]], quindi fu condotto da [[San Barnaba|Barnaba]] ad [[Antiochia]] dove risiedette, e da lì si recò per la seconda volta a [[Gerusalemme]].]]
Dopo essere fuggito da Gerusalemme, Paolo rimase a [[Tarso di Cilicia|Tarso]] diversi anni (tra i 5 e i 10 a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, v. sopra). Di questo lungo periodo oscuro della sua vita rimane solo l'accenno di {{passo biblico|Gal1,21}} che vede Paolo recarsi in [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Cilicia]], cioè nei dintorni di Tarso. Non è esplicitato il motivo di questi viaggi ma è presumibile che si riferissero a una predicazione itinerante, e come per il caso della predicazione precedente in Arabia non sono noti luoghi visitati, durata e risultati conseguiti.
In Atti Paolo fa la sua ricomparsa solo in {{passo biblico|At|11,25-26}} quando il suo mentore [[San Barnaba|Barnaba]], inviato dalla [[chiesa di Gerusalemme]] ad [[Antiochia di Siria]], lo va a cercare nella vicina Tarso per farne un suo collaboratore e lo conduce nella città siriaca, allora la principale metropoli del medio-oriente. Qui Paolo rimarrà strettamente legato alla comunità cristiana per alcuni anni. La tradizione cristiana ha conservato memoria di una grotta, detta di San Pietro, nella quale si sarebbe riunita la chiesa di Antiochia.<ref>Vedi [http://198.62.75.5/www1/ofm/sbf/segr/ntz/2005Turchia/domenico_bertogli.html descrizione] nel sito delo [[Studio Biblico Francescano]].</ref>
Dopo "un anno intero" di permanenza, Paolo e Barnaba si recarono a Gerusalemme (seconda visita, vedi {{passo biblico|At11,27-30; 12,21-25}}). Occasione del viaggio fu una colletta<ref>Questa colletta non va confusa con la cosiddetta "colletta dei santi" organizzata da Paolo negli anni successivi tra le sue comunità, sempre a favore della chiesa di Gerusalemme.</ref> della chiesa di Antiochia per la chiesa di Gerusalemme in vista di una carestia che, stando al racconto di Atti, era stata predetta da un cristiano di nome Agabo. Dopo aver portato le offerte della colletta ritornarono ad Antiochia. La notizia della morte di [[Erode Agrippa I]] (44 d.C.), collocata tra la partenza e il ritorno di Paolo, e le informazioni pervenuteci da autori extra-cristiani circa la prolungata carestia in Palestina, collocano l'accaduto attorno alla metà degli anni 40.<ref name=carestia/>
In passato da alcuni biblisti questa seconda visita veniva fatta coincidere con quella descritta in {{passo biblico|Gal2,1-9}} (vedi paragrafo cronologico sopra), ma attualmente vi è accordo nel considerare quest'ultima come coincidente con la terza visita, quella del [[concilio di Gerusalemme]] (v. dopo).
===Primo viaggio===
[[Immagine:Paolo 1 viaggio.svg|thumb|300px|Località raggiunte dal primo viaggio di Paolo, svoltosi a [[Cipro]] e in [[Galazia]] nella seconda metà degli anni 40.]]
[[Immagine:V&A - Raphael, The Conversion of the Proconsul (1515).jpg|thumb|300px|Disputa con Elimas e conversione di Sergio Paolo a Pafo. Dipinto di [[Raffaello]], 1515.]]
Dopo un tempo imprecisato dal ritorno dalla seconda visita a Gerusalemme, Paolo partì per il primo di quelli che saranno i suoi tre viaggi missionari itineranti. Il viaggio è descritto in {{passo biblico|At13-14}}. Protagonisti furono (almeno) Paolo, [[San Barnaba|Barnaba]] e per il tratto iniziale [[Marco evangelista|Giovanni-Marco]], cugino di Barnaba ({{passo biblico|Col4,10}}), che in seguito comporrà a Roma il [[vangelo secondo Marco|secondo vangelo]]. In questo viaggio Paolo sembra avere inizialmente un ruolo subordinato a Barnaba per poi progressivamente scavalcare il suo primato durante il viaggio.<ref>Oltre a vedere Paolo protagonista principale degli eventi e incontri narrati, la descrizione passa da "Barnaba e Paolo" ({{passo biblico|At13,2;7}}); a "Paolo e Barnaba" {{passo biblico|13,43.46.50}}, con anche un "Paolo e i suoi compagni" {{passo biblico|At13,13}}.</ref> Le regioni toccate sono Cipro, terra natale dello stesso Barnaba ({{passo biblico|At4,36}}), e la [[Galazia]]<ref>La regione storica della [[Galazia]] era situata più a nord delle zone visitate da Paolo, attorno all'attuale [[Ankara]], ma l'omonima provincia romana le comprendeva estendendosi più a sud e a ovest.</ref> (attuale [[Turchia]] centrale). La durata, a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, è tra i 2 e 5 anni, collocabili nella seconda metà degli anni 40 (v. sopra). I destinatari della predicazione sono principalmente gli Ebrei ma anche i pagani.
* 13,1-4: partenza da [[Antiochia]], imbarco a [[Seleucia]] verso [[Cipro]];
* 13,5: arrivo a [[Salamina di Cipro]], inizio della predicazione nelle sinagoghe;
* 13,6-12: attraversamento dell'isola (nell'entroterra o navigando lungo la costa sud?) e arrivo a [[Pafo]], incontro e disputa col falso mago [[Elimas Bar-Iesus]], "conversione" (?) del proconsole<ref>Il titolo proconsole era proprio dei governatori delle provincie senatorie, e Cipro lo era dal 22 d.C.</ref> romano [[Sergio Paolo]] (del quale assunse il ''cognome''? v. sopra). Presso la chiesa bizantina di Chrysopolitissa di Pafo è situata una bassa colonna, detta di san Paolo ([http://www.fotosearch.com/comp/ICN/ICN274/cyprus-paphos-church_~F0025110.jpg foto]), alla quale la tradizione vuole che sia stato legato e flagellato prima della conversione del proconsole. Data la totale assenza di avversità di Sergio Paolo verso gli apostoli che traspare dal racconto biblico il particolare appare leggendario.
* 13,13-14: imbarco da [[Pafo]], sbarco ad [[Attalia]] (particolare tralasciato, la città era il porto del capoluogo [[Perge]], nell'entroterra), arrivo a [[Perge]], abbandono di [[Marco evangelista|Giovanni-Marco]]. Il motivo della separazione non è descritto e il successivo accenno di {{passo biblico|At15,37-38}} lascia intuire che devono essersi create tensioni tra Paolo e Marco, forse per il passaggio in secondo piano del cugino Barnaba a favore della leadership di Paolo.
* 13,14-52: arrivo ad [[Antiochia di Pisidia]] (città di [[Sergio Paolo]]? Dietro suo invito?), predicazione agli Ebrei, successo e opposizione dagli Ebrei, scacciata dalla città.
* 13,51-14,6: arrivo a [[Iconio]], predicazione con successo e opposizione di alcuni Ebrei, scacciata dalla città.
* 14,6-20: arrivo a [[Listra]] in Licaonia, predicazione e guarigione miracolosa di un paralitico, la folla scambia Barnaba per [[Zeus]] e Paolo per [[Hermes]] e loro rifiuto, arrivo di alcuni Giudei dalle città già visitate che sobillano la folla, lapidazione di Paolo, partenza per Derbe.
* 14,20: predicazione a Derbe con successo.
* 14,20-28: ritorno attraverso le città già visitate (Listra, Iconio e Antiochia), organizzazione delle comunità cristiane, predicazione a [[Perge]], imbarco ad [[Attalia]], ritorno ad [[Antiochia di Siria]].
Nonostante le avversità da parte dei Giudei il viaggio si rivelò complessivamente fruttoso. Alle chiese fondate Paolo indirizzerà in seguito la [[Lettera ai Galati]].
===Concilio di Gerusalemme===
{{vedi anche|Concilio di Gerusalemme}}
[[Immagine:Guido Reni 044.jpg|thumb|250px|left|[[San Pietro|Pietro]] e Paolo (dipinto di [[Guido Reni]], circa 1605) furono con [[Giacomo il Giusto]] i protagonisti principali del [[Concilio di Gerusalemme]].]]
Dopo un periodo imprecisato ("non poco tempo") dal ritorno ad Antiochia scoppiò un dissidio nella comunità che porterà al cosiddetto "[[concilio di Gerusalemme]]" con la terza visita di Paolo nella città santa. La descrizione degli eventi è contenuta in {{passo biblico|At15,1-35}} e, sotto una prospettiva diversa, in {{passo biblico|Gal2,1-9}}. In passato alcuni biblisti hanno ipotizzato che il racconto di [[Galati]] non corrispondesse a questa terza visita ma fosse da collocare nella seconda visita, durante la quale Paolo portò le offerte per la carestia. Attualmente la maggior parte degli esegeti però rifiuta questa ipotesi, ritenendo che At15 corrisponda a Gal2.<ref>Per un approfondito esame della questione vedi ''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', s.v. "Gerusalemme", par. "Visite di Paolo a Gerusalemme", pp. 691-696.</ref>
La questione riguardava le recenti conversioni al cristianesimo di alcuni pagani (detti [[ellenisti]]) che erano avvenute nella città. Fino a quel momento le comunità cristiane erano composte prevalentemente da Ebrei che avevano accettato la messianicità di [[Gesù]] e la sua risurrezione (detto [[giudeo-cristiani]]), i quali accettavano le [[613 mitzvòt|prescrizioni]] della Legge ebraica nella quale erano cresciuti, in primis la [[circoncisione]]. I pagani convertiti erano però estranei dalla tradizione ebraica e, soprattutto, non erano circoncisi. Per questo "alcuni" (probabilmente giudeo-cristiani di origine [[farisaica]]) venuti dalla Giudea ad Antiochia insegnavano la necessità della circoncisione che doveva essere imposta loro. A questa richiesta si opposero Paolo e Barnaba. Il confronto con la vita e la predicazione di Gesù non forniva chiare indicazioni a favore di una delle due posizioni: Gesù stesso era un ebreo circonciso e osservante i precetti della Legge ebraica, ma nella sua predicazione appare come costante ricorrente il contrasto con alcuni di questi precetti (vedi p.es. il ritornello "è stato detto... ma io vi dico" del discorso della montagna) e con la modalità esteriore e formale con la quale le autorità farisaiche li applicavano e insegnavano ad applicarli.
Per risolvere questa ''empasse'' Paolo e Barnaba si recarono a Gerusalemme (Gal2,2 precisa che il motivo del viaggio fu "per una rivelazione"). Qui ebbe luogo la discussione, che la tradizione cristiana indica come il primo [[concilio]], che vide in definitiva la vittoria della posizione paolina ("non cedemmo neppure un istante", {{passo biblico|Gal2,5}}): ai nuovi convertiti non occorreva imporre l'osservanza della legge ebraica ("non fu imposto nulla di più", {{passo biblico|Gal2,6}}), ma solo di alcune norme fondamentali, cioè l'astensione "dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia" ({{passo biblico|At15,28-29}}, particolare omesso da Gal).
Nonostante l'atmosfera irenica che traspare dal resoconto di Atti, lo scontro tra le due fazioni dovette essere abbastanza aspro, come testimoniato da Galati. Inoltre il comune accordo raggiunto a Gerusalemme non impedì che la questione avesse uno strascico successivo, il cosiddetto "incidente d'Antiochia" (riferito dal solo Paolo in {{passo biblico|Gal2,11-14}}). A quanto pare la comunità giudeo-cristiana continuava a vedere gli ellenisti come una sorta di cristiani di "seconda categoria", arrivando a scindere la mensa (eucaristica?) per le due distinte comunità. Pietro si lasciò coinvolgere in questa separazione, contraria allo spirito paritario emerso al Concilio, coinvolgendo anche Barnaba e venendo per questo apertamente ripreso da Paolo.
Anche Paolo tuttavia non si attenne strettamente al Concilio: in seguito fece circoncidere [[San Timoteo|Timoteo]] affinché venisse accettato anche dai Giudei e dai giudeo-cristiani ({{passo biblico|At16,1-3}}).
===Secondo viaggio===
[[Immagine:Paolo 2 viaggio.svg|thumb|350px|Località raggiunte dal secondo viaggio di Paolo, svoltosi nelle attuali [[Grecia]] e [[Turchia]] attorno al 50.]]
Il secondo viaggio missionario è narrato in {{passo biblico|At15,36-18,22}}. Protagonisti furono (almeno) Paolo e [[Sila-Silvano]], ai quali si aggiunse poco dopo [[San Timoteo|Timoteo]]. Grande assente è [[San Barnaba|Barnaba]], il quale si recò col cugino [[Giovanni-Marco]] nella natale Cipro e col quale Paolo sembra aver interrotto la collaborazione ({{passo biblico|At15,39}}). Paolo è il capo indiscusso del viaggio. Le regioni toccate sono la [[Galazia]] del sud, evangelizzata nel primo viaggio, e quindi la Macedonia e la Grecia. La durata, a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, è circa 4-5 anni, collocabili attorno al 50 (v. sopra).
* 15,36-41: partenza di Paolo e Sila da [[Antiochia]], passaggio per [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Cilicia]] (forse transito da [[Tarso di Cilicia|Tarso]]).
* 16,1-5: passaggio per [[Derbe]] e [[Listra]] (forse anche [[Iconio]] e [[Antiochia di Pisidia]] visitate nel primo viaggio), a Listra aggregazione di [[san Timoteo|Timoteo]].
* 16,6-11: attraversamento di [[Frigia]] e [[Galazia]] (è possibile che sia intesa la Galazia storica, situata nel nord attorno all'attuale [[Ankara]], ma non sono nominate né qui né altrove nel NT comunità così a nord). Lo Spirito Santo (o "di Gesù") impedisce di recarsi in [[Asia (provincia romana)|Asia]] e [[Bitinia]], una visione indirizza Paolo in [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], passaggio per la [[Misia]], imbarco a [[Troade]], arrivo a [[Neapoli]].
* 16,12-40: arrivo a [[Filippi]], predicazione e conversione di [[Lidia]] (prima cristiana europea), esorcismo di una schiava indovina, denuncia dei padroni con bastonamento e prigionia, liberazione miracolosa.
* 17,1-10: passaggio per [[Anfipoli]] e [[Apollonia]], arrivo a [[Tessalonica]], predicazione e conversioni, avversione dei Giudei e fuga.
* 17,10-14: arrivo a [[Berea]], predicazione e conversioni, avversione di alcuni Giudei, partenza.
* 17,15-34: arrivo ad [[Atene]], discorso all'[[Areopago]], varie conversioni tra cui [[Dionigi l'Areopagita]].
[[Immagine:Ariospagos.jpg|thumb|250px|La collina dell'[[Areopago]] ad [[Atene]], sede del celebre discorso paolino (inciso nella lastra visibile a destra).]]
* 18,1-18: arrivo a [[Corinto]], incontro con [[Aquila e Priscilla]] appena espulsi da [[Roma]] da [[Claudio]] (49-50 d.C.<ref name=espulsione/>), predicazione e conversioni, permanenza "un anno e mezzo", avversione di alcuni Ebrei e incontro col proconsole [[Gallione]] (c.a 52 d.C., vedi [[Iscrizione di Delfi]]). Probabile stesura di [[1 Tessalonicesi|1]]-[[2 Tessalonicesi]].
* 18,18-22: partenza da [[Corinto]], passaggio da [[Cencre]], sosta a [[Efeso]], passaggio da [[Cesarea marittima|Cesarea]], saluto a [[Gerusalemme]] (quarta visita), ritorno ad [[Antiochia]].
===Terzo viaggio===
[[Immagine:Paolo 3 viaggio.svg|thumb|350px|Località raggiunte dal terzo viaggio di Paolo, svoltosi nelle attuali [[Grecia]] e [[Turchia]] attorno alla metà degli anni 50.]]
Dopo un periodo imprecisato, Paolo partì (da solo o con altri?<ref>{{passo biblico|At19,29}} accenna ai macedoni Gaio e Aristarco, "compagni di viaggio di Paolo" a Efeso, e non è chiaro se avessero partecipato al viaggio dalla partenza ad Antiochia o se si fossero aggiunti in seguito.</ref>) per il terzo viaggio missionario, descritto in {{passo biblico|At 18,23-21,15}}. Le regioni toccate sono le attuali Grecia e Turchia, già visitate nei viaggi precedenti. La durata, a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, è circa 5-6 anni, collocabili attorno alla metà degli anni 50 (v. sopra).
* 18,23-28: partenza di Paolo da [[Antiochia]], passaggio per [[Galazia]] e [[Frigia]]. Parentesi sull'arrivo a [[Efeso]] di [[Apollo (Nuovo Testamento)|Apollo]] e sua partenza per l'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]].
* 19,1-41: arrivo di Paolo a [[Efeso]], predicazione per tre mesi nella sinagoga, predicazione per 2 anni nella scuola di un certo Tiranno, guarigioni ed esorcismi, tumulto degli Efesini guidato da un certo Demetrio in difesa del culto (e del commercio legato a esso) della dea [[Artemide]]. Nel racconto di Atti non è descritta una prigionia a Efeso ma è possibile che a questa si riferiscano alcuni accenni delle sue lettere ({{passo biblico|1Cor15,32; 2Cor1,8-10}}). In questo prolungato e fruttuoso soggiorno a Efeso i biblisti collocano la redazione di [[1 Corinzi]], [[Lettera ai Galati|Galati]] e forse [[Filippesi]] (in questa lettera si dice prigoniero, {{passo biblico|Fl|1,7.13.17}}, ed è possibile che sia stata scritta nella successiva prigionia di Cesarea o Roma).
*20,1-2: partenza di Paolo per la [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] (attuale Grecia del nord) con probabile soggiorno a [[Tessalonica]] e redazione di [[2 Corinzi]]. In {{passo biblico|Rm 15,19}} Paolo menziona l'[[Illiria]], regione che comprendeva la costa dell'attuale [[Croazia]] e l'[[Albania]], che avrebbe raggiunto con la sua predicazione. Nelle sue lettere e in Atti non compare un resoconto o accenni più precisi a tale viaggio: è possibile che abbia fatto un breve viaggio in Albania durante il soggiorno a Tessalonica,<ref>Una tradizione locale vuole che Paolo sia stato l'evangelizzatore di [[Durazzo]], nell'attuale Albania. L'ipotesi non gode di largo consenso tra i biblisti.</ref> o più verosimilmente che abbia esagerato la descrizione del suo campo di predicazione, che porterebbe a intendere il passo di Rm come "da Gerusalemme fino ai confini dell'Illiria".
*20,2-3: arrivo "in Grecia" e soggiorno di tre mesi (verosimilmente a [[Corinto]], con redazione di [[Lettera ai Romani|Romani]]) interrotto per avversione dei Giudei.
*20,3-13: ritorno con altri compagni (tra cui [[Luca evangelista|Luca]]?) in Asia passando per la Macedonia, imbarco a [[Filippi]] (sic, verosimilmente da [[Kavala|Neapolis]]), sbarco a [[Troade]] e breve soggiorno di una settimana, durante la predica di Paolo in una celebrazione eucaristica un ragazzo di nome Eutico si addormenta e muore cadendo dalla finestra, Paolo lo risuscita.
*20,13-38: Paolo a piedi ad [[Asso]], imbarco per [[Mitilene]], passaggio per [[Chio]], [[Samo (isola)|Samo]], arrivo a [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]] dove incontra gli "anziani" (presbiteri) di [[Efeso]] senza recarvisi (per paura di tumulti?), lungo discorso di addio, imbarco per il ritorno.
*21,1-15: ritorno passando per [[Cos]], [[Rodi]], [[Patara]], [[Cipro]], [[Tiro]] con soggiorno una settimana, [[Tolemaide]], [[Cesarea Marittima|Cesarea]] con soggiorno presso l' "evangelista" [[San Filippo diacono|Filippo]], pre-annuncio da parte del profeta Agabo dell'arresto di Paolo, arrivo a Gerusalemme (quinta visita).
Durante il suo soggiorno ad Efeso Paolo cominciò ad organizzare la cosiddetta "colletta dei santi", una raccolta di offerte tra le sue comunità a favore della chiesa giudeo-cristiana di Gerusalemme (che non va confusa con la colletta in vista della carestia descritta in {{passo biblico|At11,27-30}}). Il particolare è assente nella descrizione di Atti ma ricorre con insistenza nelle lettere alle varie comunità (vedi in particolare {{passo biblico|1Cor 16,1-4; 2Cor 8-9; Rm 15,25-27}}), e sembra una "clausola" del [[concilio di Gerusalemme]] ({{passo biblico|Gal 2,10}}). È verosimile che Paolo abbia portato il frutto della raccolta a Gerusalemme al termine del viaggio ({{passo biblico|Rm 15,25-26}}), nella sua quinta e ultima visita che lo vedrà imprigionato. Oltre al valore meramente assistenziale per i poveri della città santa, la colletta aveva un forte significato simbolico-teologico: i giudeo-cristiani potevano vedere le comunità paoline come eretiche, in quanto staccate dalla Legge ebraica, e Paolo con questo gesto affermava tangibilmente la sottomissione delle sue comunità alla chiesa madre di Gerusalemme.
===Arresto e viaggio verso Roma===
[[Immagine:Paul Addresses the Crowd After His Arrest by Gustave Doré.jpg|thumb|right|300px|Paolo si rivolge alla folla che tentava di linciarlo sulla scalinata del tempio di Gerusalemme, illustrazione di [[Gustave Doré]].]]
Il motivo dell'arrivo a Gerusalemme è dettato verosimilmente dalla necessità di portare alla chiesa locale i frutti della "colletta dei santi". Gli eventi successivi all'arrivo sono ampiamente descritti a partire da {{passo biblico|At21,15}}. Viene narrato un nuovo incontro con [[Giacomo il Giusto|Giacomo]], dal quale traspare la tensione e il sospetto che ancora, nonostante le decisioni del [[concilio di Gerusalemme]] ribadite dallo stesso Giacomo in {{passo biblico|At21,25}}, dovevano esserci tra i giudeo-cristiani e le comunità paoline: "hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini" ({{passo biblico|At21,21}}). Giacomo gli consiglia di recarsi nel [[tempio di Gerusalemme|tempio]] per purificarsi assieme a quattro uomini che avevano fatto un voto (verosimilmente il [[nazireato]]), testimoniando così pubblicamente la sua adesione formale all'ebraismo.
Dopo una settimana, mentre si trovava nella spianata del tempio Paolo fu riconosciuto da alcuni Ebrei dell'Asia (probabilmente Efeso) e fu accusato, oltre di aver predicato "contro la legge e contro questo luogo", di aver introdotto un pagano (l'ellenista Trofimo di Efeso) nel recinto del tempio riservato agli Ebrei. L'accusa era falsa (Paolo era accompagnato da Trofimo ma non nel tempio) ma il reato era grave, prevedendo la morte per il trasgressore.
Ne derivò un tumulto nel quale Paolo rischiò il linciaggio. Intervenne un tribuno romano, un certo [[Claudio Lisia]] ({{passo biblico|At23,26;24,7;24,22}}), che dalla vicina [[fortezza Antonia]] poteva controllare la spianata del tempio, e salvò Paolo dalla morte. Questi chiese all'ufficiale di rivolgersi alla folla inferocita e tenne un discorso nel quale raccontava la sua chiamata da parte di Gesù a predicare ai pagani, ma non riuscì a calmare il tumulto. Il tribuno lo portò al sicuro nella fortezza e stava per flagellarlo, ma Paolo rivelò di essere [[cittadino romano]]. Il giorno seguente il tribuno dispose un regolare processo del [[Sinedrio]] e Paolo riuscì abilmente a risvegliare i conflitti che intercorrevano tra [[sadducei]] e [[farisei]], principali componenti del [[Sinedrio]], conquistando il favore di questi ultimi. Risolto il processo con un nulla di fatto, alcuni giudei ordirono un piano per uccidere Paolo e il tribuno lo fece traferire a [[Cesarea Marittima|Cesarea]], sede del governatore [[Felice]], allegando una lettera nella quale specificava che "in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia".
[[Immagine:Temple inscription in greek.jpg|thumb|left|250px|Iscrizione in [[Lingua greca|greco]] che vietava l'ingresso del [[Gentili|gentile]] (''alloghene'', lett. "di altra stirpe") al recinto riservato agli Ebrei, pena la morte.<ref>Vedi [http://www.kchanson.com/ANCDOCS/greek/templewarning.html descrizione dettagliata dell'iscrizione].</ref>]]
A Cesarea lo raggiunsero il sommo sacerdote [[Anania (sommo sacerdote)|Anania]] e alcuni Giudei che lo accusarono formalmente di fronte al governatore, ma Felice non si pronunciò né per la condanna né per la scarcerazione, permettendogli di godere durante la sua detenzione di una certa libertà ({{passo biblico|At24,23}}) fino allo scadere del suo mandato, due anni dopo ({{passo biblico|At24,27}}). Il motivo di questo attesa può essere dovuto all'incertezza e alla prudenza con la quale i governatori romani esitavano a pronunciarsi circa le questioni religiose ebraiche, a loro indifferenti (vedi anche il caso di Gesù e [[Pilato]], {{passo biblico|Gv18,31}}, e Paolo con [[Gallione]], {{passo biblico|At18,15}}). Non sembra comunque che Felice lo trovasse colpevole, apparendo al contario ben disposto nei suoi confronti ({{passo biblico|At24,24-27}}), anche se lo lasciò in prigione "volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei".
Allo scadere del mandato di Felice gli successe [[Porcio Festo]] (circa 59/60 d.C), e avvenne un secondo processo contro Paolo da parte dei capi dei Giudei. Anche in questo caso il governatore mostrò incertezza, non pronunciandosi né per una condanna né per la scarcerazione, e Paolo si appellò al giudizio dell'imperatore, suo diritto in quanto cittadino romano, al quale Festo dovette acconsentire (verosimilmente con sollievo): "Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai" ({{passo biblico|At25,12}}).
Dopo un tempo indeterminato ("diversi giorni") giunse a Cesarea il re [[Marco Giulio Agrippa II|Agrippa]] con sua moglie [[Berenice]], discendente di [[Erode]] e sovrano di un limitato territorio nel nord dell'attuale Giordania, e chiese di poter ascoltare Paolo. Al termine del suo lungo racconto, nel quale narrò nuovamente la sua chiamata da parte di Gesù risorto, sia il re che il governatore sembrano convinti della sua innocenza ({{passo biblico|At26,30-32}}).
Verso autunno Paolo si imbarcò verso Roma con altri prigionieri (e con [[Luca evangelista|Luca]]?), sotto la custodia di un certo Giulio.<ref>Talvolta questo tragitto Cesarea-Roma viene indicato come "quarto viaggio" ma, non essendo stato un vero e proprio viaggio con espliciti intenti missionari come gli altri tre, questa dicitura può apparire non corretta.</ref> Anche in questo viaggio Paolo sembra godere di una discreta libertà e indulgenza (v. p.es. {{passo biblico|At 27,3;27,43}}), come era stato trattato in precedenza dalle varie autorità romane. Le tappe del viaggio furono [[Sidone]], la costa nord di [[Cipro]], [[Mira di Licia]], [[Buoni Porti]] e [[Lasea]] a [[Creta]]. Al largo di Creta la nave incappò in una tempesta e andò alla deriva per 14 giorni, durante i quali Paolo sembra essere stato la guida carismatica di passeggeri, marinai e soldati. Approdarono infine a [[Malta]]. Nell'isola è conservato il ricordo toponomastico del luogo dello sbarco nella [[Baia di San Paolo]].
[[Immagine:Paolo verso Roma.svg|thumb|400px|Località toccate dal viaggio in prigionia di Paolo verso Roma, attorno al 60.]]
Secondo il resoconto di Atti, a Malta Paolo compì numerosi miracoli ({{passo biblico|At 28,1-10}}). Dopo tre mesi, finita la brutta stagione, il viaggio per mare verso Roma riprese passando per [[Siracusa]],<ref>Una tradizione locale ricorda uno sbarco a [[Sampieri]].</ref> [[Reggio Calabria|Reggio]],<ref>Una tradizione locale ricorda un breve soggiorno durante il quale avvenne l'evangelizzazione della città e il [[Colonna di San Paolo|miracolo della colonna]].</ref><ref>Secondo una versione della [[leggenda]] relativa al culto della [[Madonna della Lettera]], il giorno successivo alla sosta a Reggio Paolo si recò a Messina per portare alla città una lettera da parte della [[Vergine Maria]].</ref> [[Pozzuoli]], e quindi a piedi per il [[Foro di Appio]] e le [[Tre Taverne]]. A Roma la tradizione conserva il ricordo del luogo dove avrebbe dimorato Paolo agli arresti domiciliare per (almeno) due anni ({{passo biblico|At 28,30}}), nel quale è stata poi costruita la [[Chiesa di San Paolo alla Regola]].
Durante questi arresti domiciliari a Roma scrisse probabilmente le lettere agli [[lettera agli Efesini|Efesini]], ai [[lettera ai Colossesi|Colossesi]] e forse [[Lettera a Filemone|Filemone]].
===Ipotesi sugli ultimi anni: quarto viaggio?===
Il dettagliato resoconto degli [[Atti degli Apostoli]] termina con l'arrivo di Paolo a Roma, dove rimase almeno due anni ({{passo biblico|At28,30}}). Quello che successe dalla fine di questi due anni (circa 62/63) alla morte di Paolo (tra il 64-67, vedi dopo) non è noto con certezza e dipende in particolare dal riconoscimento o meno dell'autenticità delle [[lettere pastorali]], [[1 Timoteo|1]]-[[2 Timoteo]] e [[Lettera a Tito|Tito]]. Gli scenari possibili sono quattro, e tutti ammettono la scarcerazione di Paolo dalla prigionia, particolare storicamente verosimile: secondo Atti, tutte le autorità incontrate da Paolo si mostrarono ben disposte verso di lui e non trovarono nel suo comportamento motivi che potessero portare a una condanna.<ref>Vedi voce "Itinerari, progetti di viaggio, parusia apostolica" in ''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', che non considera però la quarta opzione (Spagna e Oriente).</ref>
====Roma====
Dopo i primi blandi arresti domiciliari seguì una seconda prigionia, più dura, causata dalla persecuzione anti-cristiana di [[Nerone]] collegata all'[[incendio di Roma]], che terminò con la morte di Paolo.
A favore di questo scenario romano è la descrizione di Atti: l'autore nelle parti conclusive riporta due discorsi di addio di Paolo (ai "presbiteri" di Efeso in {{passo biblico|At20,17-38}} e agli Ebrei di Roma in {{passo biblico|At28,17-31}}), suggerendo che il viaggio verso Roma rappresenti il capitolo conclusivo della vita dell'apostolo. D'altro canto, questo [[argomento del silenzio]] non tiene conto del fatto che numerosi eventi accennati nelle autografe lettere paoline non sono descritti nella narrazione di Atti (p.es. il viaggio in Arabia in {{passo biblico|Gal1,17}}, la prigionia ad Efeso in {{passo biblico|1Cor15,32; 2Cor1,8-10}}, l'incidente di Antiochia in {{passo biblico|Gal2,11}}+ e altri accenni generici in {{passo biblico|2Cor11,24-27}}). In tale scenario non vi è spazio per le [[lettere pastorali]], le quali accennano a eventi collegati a un quarto viaggio in oriente e che vanno pertanto considerate come pseudoepigrafe.
====Spagna====
Dopo la liberazione (o come condanna all'esilio) Paolo si recò in Spagna (quarto viaggio), come era sua intenzione ({{passo biblico|Rm 15,24.28}}), quindi tornò a Roma dove morì. Una conferma di questo viaggio può essere trovata in [[Clemente romano]] (fine I secolo), il quale riporta che la predicazione di Paolo avvenne "in oriente e occidente" e raggiunse "il confine dell'occidente".<ref name=clemente>[[Prima lettera di Clemente]] 5,6-7 ([http://el.wikisource.org/wiki/%CE%9A%CE%BB%CE%AE%CE%BC%CE%B5%CE%BD%CF%84%CE%BF%CF%82_%CE%A0%CF%81%CE%BF%CF%82_%CE%9A%CE%BF%CF%81%CE%B9%CE%BD%CE%B8%CE%AF%CE%BF%CF%85%CF%82_%CE%91%27#V greco]).</ref> L'accenno è antico ma troppo generico e caratterizzato da stile iperbolico, e non può essere assunto come testimonianza certa del viaggio in Spagna.
Il tardivo [[Canone muratoriano]] (circa 170) invece riferisce esplicitamente di una partenza di Paolo per la Spagna.<ref>"Lucas "optimo Theophilo" comprehendit, quae sub praesentia eius singula gerebantur, sicut et remote passionem Petri evidenter declarat, sed et profectionem Pauli ab urbe ad Spaniam proficiscentis" (24-26).</ref> Anche l'[[apocrifo]] [[Atti di Pietro]] (seconda metà del II secolo) accenna a una partenza di Paolo dall'Urbe (Roma) per la Spagna.<ref>[[Atti di Pietro]], manoscritto di Vercelli 1,1 (il Signore gli appare e lo invia in Spagna, [http://www.intratext.com/IXT/ITA0463/_P1.HTM#36 it]); 3,2 (imbarco di Paolo con due giovani fedeli, [http://www.intratext.com/IXT/ITA0463/_P3.HTM#4V it]); 6,2 (nuovo accenno alla sua assenza da Roma per essere in Spagna, [http://www.intratext.com/IXT/ITA0463/_P6.HTM#3H it]).</ref> Se il viaggio avvenne non è chiaro quando ebbe luogo (nel 63?), quali città visitò ([[Tarraco]]?) e con quali risultati.
In definitiva non esistono chiare indicazioni storiografiche antiche circa un quarto viaggio in Spagna e le opinioni degli studiosi sono variegate.<ref>A favore del viaggio in Spagna vi sono soprattutto studiosi spagnoli (vedi p.es. [[Luis Aguirre Prado]], ''San Pablo en España'', Madrid 1963). Nel suo intervento nel giugno 2008 all'interno del convegno "Paolo, Fruttuoso e il cristianesimo primitivo a Tarragona", [[Rainer Riesner]] ha riassunto: "È molto probabile che Paolo si sia recato in Spagna alla fine della sua vita ed è possibile che [[Tarragona]] fosse il luogo del suo soggiorno, visto che è la città che ha più elementi a suo favore. Altri luoghi della Spagna sono meno ipotetici". Altri studiosi sono scettici a riguardo (v. p.es. [[Romano Penna]], voce "Paolo" in ''Il Grande Libro dei Santi'': "Probabilmente il progettato viaggio in Spagna non ebbe luogo", e gli accenni leggendari successivi sono dipendenti da Rm 15,24.28). Nel 1963 in Spagna fu celebrato il XIX centenario della visita di Paolo in Spagna, in occasione del quale fu emanato da papa [[Paolo VI]] il documento ''Viget salubriter''.</ref>
====Oriente====
L'ipotesi di un quarto viaggio missionario in Oriente è un'opzione necessaria se si ammette l'autenticità delle lettere pastorali ([[1 Timoteo|1]]-[[2 Timoteo]] e [[Lettera a Tito|Tito]]). Sulla base di accenni sporadici di queste tre lettere è possibile ricostruire alcune tappe del viaggio: [[Creta]]; [[Efeso]]; [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], probabilmente [[Filippi]] e [[Tessalonica]]; [[Nicopoli d'Epiro|Nicopoli]]; [[Corinto]]; [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]]; [[Troade]]. L'itinerario del viaggio comprendente queste tappe non è chiaro e rimane del tutto ipotetico.
Una recente proposta,<ref>G.D. Fee, ''1 and 2 Timothy, Titus'', Peabody (MA) 1988, cit. da ''Dizionario di Paolo'', s.v. "Itinerari, progetti di viaggio, parusia apostolica".</ref> in parte coincidente con l'itinerario suggerito dalla [[Catholic Encyclopedia]] (1911),<ref>Voce [http://www.newadvent.org/cathen/11567b.htm St. Paul] nella [[Catholic Encyclopedia]].</ref> ipotizza:
* dopo la liberazione, da Roma Paolo e [[san Tito|Tito]] si recano a [[Creta]], dove Tito rimane ({{passo biblico|Tt1,5}});
* Paolo e [[san Timoteo|Timoteo]] si recano a [[Efeso]], dove Timoteo rimane ({{passo biblico|1Tm1,3}});
* Paolo prosegue per la [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] ({{passo biblico|1Tm1,3}}) dove forse scrive [[1 Timoteo]] e [[Lettera a Tito|Tito]];
* si reca (o intende recarsi) a [[Nicopoli d'Epiro|Nicopoli]] in [[Epiro]] per svernare ({{passo biblico|Tt3,12}});
* probabile ritorno a [[Efeso]] ({{passo biblico|1Tm3,14}}) passando da [[Corinto]] e [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]] ({{passo biblico|2Tm4,20}});
* probabile arresto a [[Troade]] ({{passo biblico|2Tm4,13-15}}): per turbamento dell'ordine pubblico? Dietro l'accusa di "Alessandro il ramaio"?
* secondo viaggio per Roma in prigionia dove scrive [[2 Timoteo]] e attende la morte ({{passo biblico|2Tm1,16-17;2,9;4,6-8.16-18}}), forse per il clima anticristiano instaurato da [[Nerone]].
====Spagna e Oriente====
Un quarto scenario, derivante dall'accettazione di tutte le indicazioni dei testi biblici e delle tradizioni cristiane antiche, ipotizza dopo liberazione a Roma sia il viaggio in Spagna che in Oriente (così la [[Catholic Encyclopedia]]). Questa ipotesi non gode attualmente di largo consenso tra i principali biblisti.
===Morte===
[[Immagine:Saint Paul's martyrdom.jpg|thumb|right|400px|Martirio di San Paolo, illustrazione di [[Hendrik Goltzius]] del XVII secolo.]]
Secondo la tradizione cristiana Paolo morì durante la [[persecuzione di Nerone]], [[decapitato]] (pena di morte dignitosa riservata ai cittadini romani) presso le ''Aquæ Salviæ'', poco a sud di Roma, probabilmente nel 67.
Circa le circostanze della morte di Paolo, le lettere non forniscono accenni utili e così anche gli [[Atti degli Apostoli]], scritti attorno all'80, che terminano la narrazione con l'arrivo a Roma e con la (prima?) blanda prigionia.
La già citata [[Prima lettera di Clemente|Lettera ai Corinzi]] di [[Clemente romano]] (fine I secolo) accenna a un martirio di Paolo "sotto i prefetti", ma non esplicita il nome dei prefetti né luogo, data, motivo e modalità del martirio.<ref name=clemente/>
[[Tertulliano]] (fine II secolo) riporta che a Roma "vinse la sua corona morendo come Giovanni" ([[Giovanni Battista|Battista]], cioè decapitato).<ref>[[Tertulliano]], [[De praescriptione haereticorum]] 36 [http://en.wikisource.org/wiki/Ante-Nicene_Fathers/Volume_III/Anti-Marcion/The_Prescription_Against_Heretics/Chapter_XXXVI en].</ref>
L'apocrifo [[Martirio di San Paolo apostolo]] ([http://www.intratext.com/IXT/ITA0460/_P8.HTM#TE tr. it.]), facente parte degli [[Atti di Paolo]] (fine II secolo), descrive dettagliatamente la morte di Paolo per esplicito volere di [[Nerone]]. Come per gli altri [[apocrifi]] il testo viene giudicato leggendario dagli storici contemporanei.
{{quote|In piedi, rivolto verso Oriente, Paolo pregò a lungo. Dopo aver protratta la preghiera intrattenendosi in ebraico con i padri, tese il collo senza proferire parola. Quando il carnefice gli spiccò la testa, sugli abiti del soldato sprizzò del latte. Il soldato e tutti i presenti, a questa vista, rimasero stupiti e glorificarono Dio che aveva concesso a Paolo tanta gloria; e al ritorno annunziarono a Cesare [i.e. [[Nerone]]] quanto era accaduto. Anch'egli ne rimase stupito e imbarazzato|Cap. 5}}
Secondo il testo apocrifo, dopo la morte Paolo apparve all'imperatore e ad altri cristiani.
[[Eusebio di Cesarea|Eusebio]] attorno al 325 riporta che fu decapitato a Roma sotto [[Nerone]] (regno 54-68, che va verosimilmente ristretto al periodo 64-68 seguente al [[grande incendio di Roma]] e alla [[persecuzione di Nerone|persecuzione anticristiana connessa]]), e citando la perduta Lettera ai Romani di [[Dionigi di Corinto]] (fine II secolo) colloca il martirio di Pietro e Paolo nello stesso giorno, senza però specificarlo.<ref>Eusebio, ''[[Storia Ecclesiastica]]'' 2,25,5.8 [http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf201.iii.vii.xxvi.html en]; 3,1,2 [http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf201.iii.viii.i.html en].</ref> [[San Girolamo|Girolamo]] verso fine IV secolo precisa che fu decapitato a Roma e fu sepolto lungo la [[via Ostiense]] nel 14° anno di [[Nerone]] (67),<ref>[[Girolamo]], ''[[De viris illustribus]]'' 5: "Hic ergo quarto decimo Neronis anno, eodem die quo Petrus Romae, pro Christo capite truncatur, sepultusque est in via Ostiensi, anno post passionem Domini tricesimo septimo".</ref> due anni dopo la morte di [[Seneca]].<ref>[[Girolamo]], ''[[De viris illustribus]]'' 12.</ref>
[[Immagine:033Abbazia3Fontane.jpg|thumb|400px|left|La chiesa di San Paolo all'interno del complesso dell'[[Abbazia delle Tre Fontane]] a Roma lungo la [[via Ostiense]], costruita nel luogo dove secondo la tradizione venne decapitato Paolo. Un primo edificio di culto fu costruito nel V secolo, nella sua forma attuale risale al 1599. La lapide all'ingresso recita "S.PAULI APOSTOLI MARTYRII LOCUS UBI TRES FONTES MIRABILITER ERUPERUNT", "luogo del martirio di san Paolo apostolo dove tre fonti sgorgarono miracolosamente" (la testa di Paolo, cadendo, avrebbe fatto tre rimbalzi dove sarebbero sgorgate le tre fontane, presenti all'interno della chiesa).]]
L'apocrifo [[Atti di Pietro e Paolo]] (dopo il IV secolo, [http://www.ccel.org/ccel/schaff/anf08.vii.xxv.i.html en]) riferisce che la decapitazione di Paolo avvenne presso la [[via Ostiense]] lo stesso giorno della morte di [[San Pietro|Pietro]], precisando la data del martirio al [[29 giugno]]. La [[Storia di Perpetua]] ([http://www.ccel.org/ccel/schaff/anf08.vii.xxv.ii.html en]), aggiunta contenuta in alcuni manoscritti greci, precisa che il luogo della decapitazione era chiamato ''Aquæ Salviæ'' ed era situato "vicino al pino". La data deriva probabilmente dal fatto che il 29 giugno 258, sotto l’imperatore Valeriano (253-260), le salme dei due apostoli furono trasportate nelle [[Catacombe di San Sebastiano]], e solo quasi un secolo dopo [[papa Silvestro I]] (314-335) fece riportare le reliquie di Paolo nel luogo della prima sepoltura. In questa data la tradizione cattolica celebra la solennità dei santi Pietro e Paolo.
Nel luogo dove secondo la tradizione avvenne il martirio, le ''Aquæ Salviæ'', in seguito fu edificata l'[[Abbazia delle Tre Fontane]], mentre sul luogo del sepolcro è stata costruita la [[Basilica di San Paolo fuori le mura]]. Per secoli il sepolcro era stato rimasto nascosto sotto al pavimento della basilica. Lavori archeologici svolti tra il 2002 e il 2006 sotto la guida di [[Giorgio Filippi]] lo hanno riportato alla luce,<ref>[http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/19405.php?index=19405&lang=en#NOTA%20SUL%20SARCOFAGO%20DI%20SAN%20PAOLO%20DELL%E2%80%99ARCHEOLOGO%20GIORGIO%20FILIPPI Relazione ufficiale] dell'11 dicembre 2006 sui lavori svolti. [http://www.archart.it/archart/italia/lazio/Roma/Roma%20-%20tomba%20di%20San%20Paolo/index.html Foto del sepolcro] dal sito archart.it.</ref> ma non sono state ancora eseguiti esami sul contenuto del sepolcro.
==Apocrifi e leggende successive==
Come per altri personaggi del [[Nuovo Testamento]] la devozione cristiana ha elaborato numerose leggende e testi [[apocrifi]] relativi alla figura di Paolo.
* Negli vari manoscritti pervenutici (talvolta mutili) degli [[Atti di Paolo]] (seconda metà del II secolo) sono narrati vari discorsi e miracoli (guarigioni, esorcismi, risurrezioni) ambientati nelle località visitate da Paolo durante i suoi viaggi, incluso il quarto viaggio in oriente: [[Mira]], [[Sidone]] (crollo del tempio di Apollo), [[Tiro]], [[Efeso]] (dove viene inscenato un processo presso il governatore contro Paolo sulla base di {{passo biblico|2Cor 1,8-10}}), [[Filippi]], [[Corinto]], [[Damasco]], [[Gerico]] (battesimo di un leone). Il testo contiene anche la descrizione leggendaria del martirio di Paolo (v. sopra).
* Gli [[Atti di Paolo e Tecla]] (facenti parte degli [[Atti di Paolo]] ma con tradizione autonoma) si inseriscono nella narrazione degli [[Atti degli Apostoli]], a partire dalla predicazione di Paolo a [[Iconio]] ({{passo biblico|At13,51-14,6}}), nel corso del primo viaggio missionario. L'apocrifo narra la vita di [[Santa Tecla di Iconio|Santa Tecla]] descritta in maniera leggendaria e agiografica, e il ruolo rivestito da Paolo è poco più che l'evangelizzatore della ragazza.
* La [[Lettera agli Alessandrini]], citata nel [[Canone muratoriano]] (circa 170) come apocrifa, è andata perduta.
* Anche la [[Lettera ai Laodicesi]] è citata nel [[Canone muratoriano]] e sulla sua natura vi sono dubbi (probabilmente coincide con [[Efesini]]).
* La [[Lettera dei Corinzi a Paolo]] (seconda metà del II secolo) è un breve scritto nel quale i Corinzi informano Paolo dell'arrivo di [[Simon Mago|Simone]] e [[Cleobio]] che portano nella comunità idee [[docetiste]] e [[gnostiche]]. La risposta pseudoepigrafa dell'apostolo è la [[Terza lettera ai Corinzi]], nella quale ribadisce la dottrina cristiana.
* L'[[Apocalisse di Paolo copta]] (periodo imprecisato tra metà II secolo e IV secolo), prodotta in ambiente [[gnostico]] e pervenutaci frammetariamente, descrive in prima persona un viaggio di Paolo attraverso i sette cieli (sulla base di {{passo biblico|2Cor12,2-4}}).
* L'[[Apocalisse di Paolo greca]] (metà III secolo) descrive in prima persona un viaggio in paradiso e inferno di Paolo guidato da [[Gesù]]. Questo testo ha ispirato la cosmologia ultraterrena della [[Divina Commedia]] di [[Dante]].
* Le [[Lettere di Paolo e Seneca]] (IV secolo) sono 14 brevi epistole [[pseudoepigrafe]] relative a uno scambie epistolare che sarebbe intercorso tra [[Seneca]] e l'Apostolo durante la sua prigionia romana tra il 58 e il 64.
[[Immagine:Fall of Simon Magus, Benozzo Gozzoli (1461-1462).jpg|thumb|right|400px|Caduta di [[Simon Mago]] per opera di Pietro e Paolo davanti all'imperatore [[Nerone]], episodio narrato negli [[Atti di Pietro e Paolo]] (dipinto di [[Benozzo Gozzoli]], 1461-62).]]
* Gli [[Atti di Pietro e Paolo]] (posteriori al IV secolo) narrano le vicende dei due apostoli a Roma. Qui descrivono la sfida davanti a [[Nerone]] con [[Simon Mago]] (che riecheggia la sfida di Paolo con [[Elimas Bar-Iesus]] davanti a [[Sergio Paolo]] di {{passo biblico|At13,6-12}}), che si conclude con la morte di questi caduto dopo un volo miracoloso. L'apocrifo termina con la descrizione della morte degli apostoli (v. sopra). La [[Storia di Perpetua]] racconta la sua miracolosa guarigione a un occhio in occasione della decapitazione di Paolo.
* La [[Legenda Aurea]] (XIII secolo) tratta della conversione di Paolo al cap. 28 ([http://www.aug.edu/augusta/iconography/goldenLegend/conversionPaul.htm en]) e della sua vita al cap. 90 ([http://www.aug.edu/augusta/iconography/goldenLegend/paul.htm en]) riprendendo notizie contenute nei testi biblici, nell'apocrifo [[Atti di Paolo]] e in alcuni [[Padri della Chiesa]].
* Il [[Capitolo 29 degli Atti degli Apostoli]] (XIX secolo) racconta che da Roma, scagionato dalle accuse di Gerusalemme, Paolo si recò in Spagna e quindi in [[Britannia]]. Arrivò in una città e predicò sul monte Lud (attuale [[Ludgate Hill]] a [[Londra]], sito della [[Cattedrale di San Paolo]]). Quindi partì e andò in Belgio, Svizzera dove incontrò Pilato, Illirico, Macedonia e Asia.
==Opere di Paolo==
{{vedi anche|Lettere di San Paolo}}
[[Immagine:PaulT.jpg|250px|thumb|left|[[Valentin de Boulogne]] o [[Nicolas Tournier]], ''San Paolo che scrive le sue lettere'', [[XVI secolo]] circa, Blaffer Foundation Collection, [[Houston]].]]
Le tredici [[lettere di Paolo]] del [[Nuovo Testamento]] sono scritte in greco. Tradizionalmente sono considerate redatte tra gli anni 50 e 60, durante il suo ministero itinerante e la prigionia a Cesarea e/o Roma. In epoca contemporanea, con lo svilupparsi del [[metodo storico-critico]], sono stati sollevati dubbi circa l'autenticità di alcune di queste lettere:<ref>Cf. le introduzioni ai vari libri della [[Bibbia TOB]].</ref>
* [[Lettera ai Romani|Romani]], [[1 Corinzi|1]]-[[2 Corinzi]], [[Lettera ai Galati|Galati]], [[Lettera ai Filippesi|Filippesi]], [[1 Tessalonicesi]] e [[Lettera a Filemone|Filemone]] sono considerate dalla maggior parte dei biblisti come autentiche.
* per [[2 Tessalonicesi]], [[Efesini]] e [[Colossesi]] sono stati proposti alcuni dubbi.
* per le cosiddette "[[lettere pastorali]]", cioè [[1 Timoteo|1]]-[[2 Timoteo]] e [[Lettera a Tito|Tito]] i dubbi sono più seri e condivisi.
I dubbi sono dettati principalmente da motivi di ordine filologico: per alcune lettere, il vocabolario, lo stile narrativo e gli argomenti trattati sono diversi da quelli delle lettere considerate sicuramente autentiche. Tale diversità può comunque essere ricondotta a diversi periodi storici (anni 50 contro anni 60), diverso atteggiamento di Paolo (energico e combattivo nelle prime lettere, stanco e affaticato nelle lettere pastorali), diverso contesto dei destinatari (sistematizzazione della dottrina cristiana nelle prime lettere, attenzione alla comunità e ai ruoli nelle lettere successive).
==Pensiero==
Paolo rappresenta, dal punto di vista cronologico e anche per importanza rivestita nella tradizione successiva, il primo [[teologo]] cristiano. Le sue [[lettere di Paolo|lettere]] sono state composte negli anni 50 e 60, prima dei [[vangeli sinottici]] (Mt, Mc, Lc, che contengono nozioni teologiche le quali sono però soprattutto implicite, non sviluppate ampiamente e sistematicamente, e non riguardano il valore teologico della risurrezione che è solo narrata), del [[Vangelo di Giovanni]] (l'evangelista teologo per eccellenza, che esalta la natura divina di Gesù-[[Logos]]), e della [[Lettera agli Ebrei]] (il cui autore, probabilmente [[Apollo (Nuovo Testamento)|Apollo]], interpreta il valore salvifico dell'operato di Gesù con categorie proprie della tradizione ebraica, concentrandosi però più sulla sua morte che sulla sua risurrezione).
Il punto centrale del pensiero teologico di Paolo, il quale si inserisce nella tradizione [[ebraismo|ebraica]] [[farisaica]], è [[Gesù Cristo]] [[morte di Gesù|morto]] e [[risurrezione di Gesù|risorto]]. Attorno a questo fulcro si concentra il "vangelo paolino"<ref>Il termine greco ευαγγέλιον, traslitterato con "[[vangelo]]", indica comunemente un libro relativo a Gesù (p.es. [[Vangelo di Matteo]]), ma in senso proprio si riferisce all'azione dell'evangelizzare, cioè trasmettere il "buon annuncio" di Gesù. In tal senso si può parlare di "vangelo paolino".</ref> annunciato durante le sue predicazioni missionarie, e ad esso sono collegate le intuizioni teologiche contenute nelle sue lettere circa [[teologia]], [[cosmologia]], [[antropologia]], [[soteriologia]], [[morale]], [[ecclesiologia]], [[escatologia]].
Nelle sue lettere queste intuizioni non sono strutturate in maniera organica, alla maniera dei [[catechismi]] cristiani moderni, ma compaiono in maniera frammentaria e talvolta ambigua: la successiva tradizione cristiana si è divisa sull'interpretazione di alcuni concetti paolini, in particolare circa la questione fede/opere che sta alla base della [[Riforma protestante]] di [[Lutero]].
===Gesù e Paolo===
[[Immagine:Paolo e Gesù.jpg|thumb|300px|Gesù risorto e Paolo. Particolare del [[mosaico]] realizzato nel 2004 da p. M. Rupnik e l'Atelier di Arte spirituale del Centro Aletti nella cappella della Nunziatura Apostolica di [[Damasco]].]]
{{vedi anche|Gesù}}
[[Gesù]], che Paolo indica comunemente con l'epiteto "[[Cristo]]" (cioè [[Messia]]) usato come nome proprio, rappresenta il centro del pensiero paolino. Il rapporto Gesù-Paolo può essere esaminato sotto tre punti di vista: tra le due persone fisiche, tra il messaggio di Paolo e il messaggio di Gesù, tra il messaggio di Paolo e Gesù.
Circa il rapporto fisico tra Gesù e Paolo, nei [[vangeli canonici]] non compare mai Paolo, e sia dalle sue lettere che dagli Atti non pare che abbia conosciuto personalmente Gesù durante la sua predicazione in Palestina attorno all'anno 30 (probabilmente 28-30, vedi [[Data di morte di Gesù]]), nonostante Paolo vivesse in quel periodo a Gerusalemme. Il legame Gesù-Paolo è dunque principalmente un legame teologico, basato sulla fede nel risorto che, secondo la descrizione di Atti, incontrò sulla via di Damasco.
Circa il rapporto tra il messaggio diffuso da Paolo durante la sua predicazione e nelle lettere e il messaggio predicato da Gesù, questo non è di immediata comprensione. Le lettere paoline non riportano esplicitamente episodi (come nascita, vita, morte, miracoli) o detti o [[parabole di Gesù|parabole]] relativi a Gesù, a parte sporadiche eccezioni (come la descrizione dell'istituzione dell'[[Eucaristia]] in {{passo biblico|1Cor11,23-26}}) o alcuni sporadici riecheggiamenti, impliciti o espliciti.<ref>Vedi {{passo biblico|1Cor7,10-11}} = {{passo biblico|Mt5,32}} pp; {{passo biblico|1Cor9,14}} = {{passo biblico|Mt10,10}} pp; {{passo biblico|1Ts4,15-17}} = {{passo biblico|Mt24,30-31}} pp; {{passo biblico|1Ts5,1-7}} = {{passo biblico|Mt24,23;24,42-51}} pp; {{passo biblico|Rm14,14}} = {{passo biblico|Mt15,11}} pp; {{passo biblico|Rm12,14-21}} = passim; {{passo biblico|1Cor4,11-13}} = passim, et.al. (voce "Gesù, detti di" in ''Dizionario di Paolo'').</ref> Anche il [[Regno di Dio]], vero oggetto della predicazione di Gesù, compare in Paolo solo alcune volte e in forma di poco più che accenni.<ref>{{passo biblico|Rm14,17; 1Ts2,12; Gal5,21; 1Cor4,20;6,9}}.</ref> Questa mancanza nelle lettere di citazioni gesuane viene vista dai biblisti moderni non come una discontinuità storica tra i due messaggi ("Paolo non predicò né la vita né il messaggio di Gesù, il Regno di Dio"),<ref>Così alcuni studiosi del passato: H.H. Wendt; M. Goguel; M. Brückner; P. Wernle; F.C. Baur; W. Wrede, R. Bultmann.</ref> ma come dovuta alla mancanza di una inutile ripetizione di un messaggio che era comunque predicato (v. p.es. {{passo biblico|1Ts5,2}}: "Voi ben sapete...") attraverso tradizioni orali e/o le prime raccolte scritte (i quattro [[vangeli]] furono definitivamente redatti dopo Paolo).
Il terzo aspetto, quello tra il messaggio di Paolo e Gesù, è quello più significativo. È innegabile che vi sia una certa continuità tra vita e messaggio di Gesù e pensiero di Paolo, ma il vero centro del messaggio paolino è rappresentato dalla [[risurrezione di Gesù]], aspetto che non poteva essere esplicitamente presente nella sua predicazione itinerante palestinese. Attorno a Gesù risorto si collocano le principali intuizioni teologiche dell'apostolo.
===Cristologia===
{{vedi anche|Cristologia|Messia|Dio|Trinità (cristianesimo)}}
Come gli altri autori neotestamentari Paolo considera [[Gesù]] come il [[Cristo]], cioè il [[Messia]] atteso dalla tradizione ebraica, ma non lo considera un semplice uomo in quanto gli attribuisce, oltre alla natura umana, anche quella divina. In questo il [[Cristianesimo]] si colloca in netto contrasto con la tradizione ebraica (secondo le descrizioni dei vangeli, il motivo ufficiale della condanna a morte di Gesù fu proprio la sua pretesa di essersi equiparato a Dio, vedi [[Processo di Gesù]]). I passi paolini che attribuiscono a Gesù la natura divina lo fanno in maniera esplicita, implicita, o gli attribuiscono caratteristiche proprie della natura divina.
L'unico passo chiaro ed esplicito relativo alla divinità di Gesù è {{passo biblico|Tt2,13}}, che lo definisce "grande Dio e salvatore". Nelle altre accezioni in cui Paolo usa il termine Dio è riferibile a [[Dio Padre]], talvolta esplicitamente distinto da Gesù. Il valore teologico di questo passo viene sminuito da alcuni biblisti cristiani che negano l'origine paolina della [[Lettera a Tito]] (e delle altre [[lettere pastorali]]), considerandola [[pseudoepigrafa]] e datandola a fine I secolo, e da biblisti di movimenti religiosi che negano la piena divinità di Gesù, i quali interpretano o modificano diversamente il passo paolino.<ref>Per esempio la [[Traduzione del Nuovo Mondo]] dei [[Testimoni di Geova]] traduce l'originale "τοῦ μεγάλου Θεοῦ καὶ σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ" con "del grande Dio e <u>del</u> Salvatore nostro, Cristo Gesù", introducendo virtualmente un τοῦ (del) che distingue Dio (Padre) dal Salvatore Gesù.</ref>
Più controversa è l'interpretazione di {{passo biblico|Rm9,5}} a causa anche della mancanza dei segni di punteggiatura nei manoscritti neotestamentari greci più antichi ([[onciali]]). La costruzione grammaticale della frase porta a interpretarla come un'esplicita affermazione della divinità di Gesù ("Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli").<ref>Così le principali traduzioni bibliche contemporanee.</ref> È possibile però ipotizzare una punteggiatura diversa ("Cristo secondo la carne. [Sia] Dio, che è sopra ogni cosa, benedetto nei secoli"),<ref>Così la [[Traduzione del Nuovo Mondo]] dei [[Testimoni di Geova]].</ref> che distingue Cristo da Dio, ma corrisponde a una struttura grammaticale atipica nel greco neotestamentario.
La natura divina viene implicitamente attribuita a Gesù nell'inno cristologico di [[Filippesi]], dove in {{passo biblico|Fl|2,6}}, dove viene detto essente "in forma divina" (ἐν μορφῇ Θεοῦ) e "essere uguale a Dio (Padre)" (εἶναι ἴσα Θεῷ). Nell'inno cristologico di [[Colossesi]] ({{passo biblico|Col|1,15}}) viene detto "immagine del Dio invisibile" (εἰκὼν τοῦ Θεοῦ τοῦ ἀοράτου), e così anche in {{passo biblico|2Cor4,4}}.
In altri passi vengono attribuite a Gesù caratteristiche proprie della natura divina, incompatibili con la natura umana, come la [[preesistenza]] e l'essere artefice della [[Creazione (teologia)|creazione]] ({{passo biblico|Col1,15-17; 1Cor8,6}}). Entrambe queste caratteristiche venivano, nella tradizione ebraica precristiana, attribuite alla [[Sapienza (teologia)|Sapienza]] di Dio.<ref>Vedi in particolare {{passo biblico|Pr8,22-31;Sir24,9;Sap7,21.26;8,3;9,9}}.</ref> Paolo, oltre ad attribuirle a Gesù, lo definisce esplicitamente come Sapienza in {{passo biblico|1Cor1,24.30}}.
Lo [[Spirito Santo]] riveste nel pensiero di Paolo un ruolo fondamentale circa la vita e l'organizzazione della Chiesa (vedi dopo Ecclesiologia), non tanto in quanto realtà preesistente e compartecipe della creazione. In {{passo biblico|2Cor13,13}} Paolo nomina assieme il Signore Gesù Cristo, Dio (Padre) e lo Spirito Santo. Non chiarisce la natura del legame tra i tre, considerati in maniera in qualche modo paritaria, e la tradizione cristiana ha interpretato questo passo (assieme al simile {{passo biblico|Mt28,19}} ed altri) come fondamento scritturale del dogma della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]], già implicito nel riconoscimento della divinità di Gesù.
===Antropologia===
Circa l'[[antropologia]] di Paolo, al pari di tutte le altre cose l'uomo è stato creato tramite Gesù Cristo (v. sopra), ed era caratterizzato da una bontà originaria.
Tuttavia in seguito al [[peccato originale]] di [[Adamo]] e ai successivi peccati degli uomini la condizione della natura umana è sostanzialmente negativa: "Non c'è nessun giusto, neppure uno" ({{passo biblico|Rm3,10}}, vedi anche {{passo biblico|Rm 2,7-10.14; 3,10-12.23; 5; 6,17.20; 8,19-23; Ef4,18; Col1,21}}). Questa componente negativa è però bilanciata, nel pensiero di Paolo, dalla possibilità di salvezza nell'adesione a Cristo ([[Giustificazione (teologia)|giustificazione]], vedi dopo).
Una parte della tradizione cristiana successiva ha enfatizzato il pessimismo antropologico paolino: in particolare [[Agostino d'Ippona|Agostino]] definisce l'umanità come una "massa dannata", ripreso poi da [[Lutero]] e dalla tradizione [[protestante]] (vedi [[Depravazione totale]]).
Particolare è l'antropologia tripartita di {{passo biblico|1Ts5,23}}: "spirito, anima e corpo" (πνεῦμα, ψυχὴ, σῶμα). Essa non ha altri riscontri né nell'[[Antico Testamento|Antico]] né nel [[Nuovo Testamento]]. Dai biblisti contemporanei il versetto viene inteso non come una vera e propria tripartizione, ma come indicazione dell'uomo nella sua totalità: spirito (rapporto con Dio), anima (rapporto con i propri stati mentali), corpo (rapporto con le cose).
===Soteriologia===
{{vedi anche|Risurrezione di Gesù}}
La [[soteriologia]] (cioè il discorso teologico relativo alla [[Salvezza (Bibbia)|salvezza]]) paolina si fonda sulla [[Crocifissione di Gesù|crocifissione]] ("scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani" {{passo biblico|1Cor1,23}}) e soprattutto [[risurrezione di Gesù]], tema dominante nelle lettere paoline.<ref>La risurrezione di Cristo viene associata ad altri termini come: trasformazione, incorruzione, immortalità, esaltazione, glorificazione, eternità, redenzione, novità di vita.</ref> Nel riconoscere la risurrezione di Gesù, della quale non mette in dubbio la storicità ({{passo biblico|1Cor15,3-8}}), Paolo non si allontana dalla tradizione ebraica [[farisaica]], la quale (a differenza dei [[Sadducei]]) accettava la dottrina della [[risurrezione]] come premio futuro per i giusti. Anche l'attribuzione del valore salvifico alla crocifissione non è il ''proprium'' teologico paolino: la [[Lettera agli Ebrei]] interpreta la morte in croce di Gesù con categorie proprie della tradizione ebraica, consederando Gesù vittima ([[agnello di Dio]]) e [[Nome_ed_epiteti_di_Gesù#Sacerdote|sacerdote]], il cui sacrificio volontario è il compimento e superamento dei riti sacrificali tipici della religiosità dell'[[Antico Testamento]] necessari per riconciliare gli uomini peccatori con Dio.
Il punto di discontinuità di Paolo e del Cristianesimo con l'Ebraismo, oltre al riconoscimento della divinità di Gesù, è l'importanza fondamentale che la sua risurrezione riveste per i singoli credenti, tanto da costituire il centro della fede cristiana: "Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede" ({{passo biblico|1Cor15,14}}). Il motivo di questa importanza sta nel fatto che il credente, in maniera [[mistero (teologia)|misteriosa]]<ref>Nella tradizione cristiana con "mistero" si intende una verità non comprensibile con l'intelletto umano.</ref> e grazie al [[battesimo]], diventa compartecipe del destino di Cristo di morte e risurrezione: "Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" ({{passo biblico|Rm6,3-11}}, vedi anche {{passo biblico|Rm4,25; Fl3,10-11; 1Cor15,20-22; Col2,12-13}}). Grazie alla risurrezione di Gesù l'uomo ottiene la cosiddetta "adozione filiale", diventando Figlio di Dio come lo è Gesù ({{passo biblico|Gal4,4-7}}).
Grazie alla risurrezione di Cristo il pensiero di Paolo esce dal pessimismo antropologico che lo caratterizza (v. sopra): "laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore" ({{passo biblico|Rm5,20-21}}).
===Giustificazione e grazia===
{{vedi anche|Giustificazione (teologia)|Grazia (teologia)}}
Il concetto teologico-soteriologico che fa da tramite tra la risurrezione di Cristo e la vita dei credenti in lui è la [[Giustificazione (teologia)|giustificazione]] (δικαίωσις, ''dikàiosis''), "l'articolo per mezzo del quale la Chiesa si regge o cade".<ref>La definizione latina "Articulus stantis vel cadentis ecclesiae" è attribuita a [[Lutero]] dal fondatore del [[metodismo]] [[John Wesley]] nel Sermone 20 del 24 novembre 1765 ([http://www.ccel.org/ccel/wesley/sermons.v.xx.html#v.xx-p5.1 en]) e ampiamente ripresa dalla tradizione successiva, ma non è espressamente presente negli scritti del padre della [[Riforma]], sebbene ne riassuma efficacemente il pensiero.</ref> Esso è, nella sostanza, equivalente a "redenzione", "santificazione", "glorificazione", "salvezza", e comporta la realizzazione di un cambiamento nel rapporto tra Dio e l'umanità corrotta dal [[peccato originale]] e dagli altri [[peccati]] degli uomini, operato da Dio stesso, in vista del ristabilimento dello stato di giustizia originario. Nell'esistenza presente si manifesta con una "vita nuova" del cristiano, e nella vita futura dopo la risurrezione comporta la compartecipazione alla gloria di Dio (paradiso).
La [[grazia (teologia)|grazia]] (χάρις, ''chàris'') è un concetto paolino strettamente collegato con la giustificazione: si tratta del favore o benevolenza che Dio mostra nei confronti dell'uomo peccatore, nonostante questi non se lo meriti. La giustificazione è l'[[effetto]] della grazia: "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù" ({{passo biblico|Rm3,24}}). Nella vita della [[Chiesa]] la grazia è correlata ai doni dello Spirito o carismi (vedi dopo Ecclesiologia).
Connesso ai temi della grazia e della giustificazione è quello della [[predestinazione]]. Dio ha concesso la grazia e la giustificazione a coloro che ha predestinato alla salvezza: "Quelli che egli [Dio] da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" ({{passo biblico|Rm8,29}}). Questa predestinazione di alcuni va considerata, in maniera complementare, con la volontà di Dio di una salvezza universale: "[Dio] vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" ({{passo biblico|1Tim 2,4}}).
La successiva tradizione cristiana ha sottolineato della giustificazione caratteristiche distinte: a grandi linee e con notevoli distinguo tra i vari autori, mentre la tradizione protestante ([[luteranesimo|luterana]] ma soprattutto [[calvinismo|calvinista]], vedi [[elezione incondizionata]]) ha posto l'accento sull'operato di Dio, esaltandone la gratuità della giustificazione-grazia-salvezza (è Dio che salva chi vuole, alla nascita l'uomo è già predestinato o meno alla salvezza), la tradizione cattolica ha posto l'accento sull'operato dell'uomo, esaltando l'importanza del [[libero arbitrio]] e dell'impegno nella vita terrena (è l'uomo che si salva volendo).
L'interpretazione del rapporto tra fede e opere nell'ambito della dottrina della giustificazione è stata al centro dello scisma tra cattolici e protestanti nel XVI secolo.
===Fede e opere===
Il rapporto tra fede e opere in Paolo va relativizzato alla predicazione di Gesù e al vivace clima del cristianesimo apostolico. La maggior parte dei primi cristiani, tra i quali anche Paolo, appartenevano alla tradizione religiosa ebraica (definiti perciò giudeo-cristiani dai moderni), la quale era caratterizzata dall'osservanza una lunga serie di precetti (vedi [[613 mitzvòt]]) contenuti nella [[Torah]] (Legge). Gesù, durante la sua predicazione itinerante, in linea di principio non si mostrò contrario ai precetti della legge (vedi in particolare {{passo biblico|Mt5,17-20}}), ma ne criticò aspramente la modalità esteriore e formale con la quale le autorità farisaiche li applicavano e insegnavano ad applicarli, arrivando di fatto a rigettarne alcuni (come la rigida osservanza del riposo sabbatico e i numerosi precetti alimentari). Per Gesù, in questo non dissimile dai molti profeti veterotestamentari, il centro della Legge era l'amore a Dio e al prossimo ({{passo biblico|Mt22,35-40}}), gli altri precetti erano importanti nella misura in cui erano conformi a questo duplice comandamento.
Durante la sua predicazione rivolta principalmente ai pagani greco-romani, Paolo mise al centro del suo annuncio la morte e la risurrezione di Gesù, trascurando di fatto la lunga precettistica ebraica (in primis la [[circoncisione]]) che era estranea dalla tradizione religiosa pagana. Facendo questo si attirò le critiche dei giudeo-cristiani. La situazione fu formalmente risolta durante il [[Concilio di Gerusalemme]] (circa 48-49), nel quale fu stabilito che i nuovi convertiti non dovessero osservare i precetti ebraici, neanche la circoncisione, ma solo astenersi "dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia" ({{passo biblico|At15,28-29}}). La soluzione però fu tutt'altro che pacifica e diversi falchi della componente giudeo-cristiana continuarono negli anni seguenti la loro opposizione a Paolo ({{passo biblico|At21,21}}, circa 57-58).
La concettualizzazione teorica paolina del problema è presente principalmente nella [[Lettera ai Galati]] e ai [[Lettera ai Romani|Romani]]. Alle "opere della Legge" (cioè l'attualizzazione esteriore dei riti e precetti ebraici) Paolo contrappone la fede (cioè l'adesione interiore a Gesù Cristo morto e risorto), assegnando valore soteriologico prevalentemente a questa. Il valore soteriologico della Legge viene dunque quanto meno relativizzato: "La legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo" ({{passo biblico|Gal3,24-25}}); "Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo" ({{passo biblico|Gal5,4-5}}); "Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge" ({{passo biblico|Rm3,28}}). La successiva tradizione cristiana ha accolto questa interpretazione paolina rigettando l'estesa precettistica formale ed esteriore contenuta nell'Antico Testamento (per esempio, per il cristianesimo non è necessaria la [[circoncisione]]).
Nel XVI secolo il tema del rapporto tra fede e opere tornò alla ribalta con la predicazione di [[Lutero]]. La vita cristiana nella [[Chiesa Cattolica]] di allora era caratterizzata, come è noto, da una eccessiva attenzione posta al culto delle [[reliquie]] (che venivano talvolta considerati come oggetti magici e/o amuleti), alla venerazione dei [[santi]] (che venivano talvolta visti come semi-divinità) e alla "pia devozione" (de facto, una sorta di commercio) delle [[indulgenze]] (che potevano essere considerate come una sorta di "salvacondotta" da acquistare mentre si poteva condurre una vita dissoluta). [[Lutero]] si scagliò energicamente contro questi eccessi, considerandoli una nuova versione di "opere della Legge", mettendo al centro nuovamente l'adesione interiore del cristiano, tramite la fede, al mistero di Gesù Cristo (''[[sola fide]]''<ref>Il motto luterano ''[[sola fide]]'' trae origine dalla [[Bibbia di Lutero|sua traduzione tedesca della Bibbia]] di {{passo biblico|Rm3,28}}, dove rese "l’uomo è giustificato solamente (''allein'') per la fede", aggiungendo l'avverbio assente nel testo greco originario.</ref>). Nei cinque secoli successivi, a grandi linee, la tradizione protestante ha continuato a mettere al centro della vita cristiana la fede, intesa adesione interiore a Cristo, mentre la tradizione cattolica ha sottolineato l'importanza delle opere, intese come azioni fattive di [[carità]]. La [[Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione]] ([[Augusta]], 31 ottobre 1999), redatta da teologi cattolici e luterani, ha chiuso il dibattito secolare stabilendo la complementarietà e non l'esclusività delle due interpretazioni.<ref>Vedi [http://www.internetica.it/augusta.htm traduzione italiana del documento]. In particolare: "Insieme confessiamo che le buone opere — una vita cristiana nella fede nella speranza e nell’amore — sono la conseguenza della giustificazione e ne rappresentano i frutti. Quando il giustificato vive in Cristo e agisce nella grazia che ha ricevuto, egli dà, secondo un modo di esprimersi biblico, dei buoni frutti" (n. 37); "La comprensione della dottrina della giustificazione esposta in questa Dichiarazione mostra l’esistenza di un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali di tale dottrina della giustificazione. Alla luce di detto consenso sono accettabili le differenze che sussistono per quanto riguarda il linguaggio, gli sviluppi teologici e le accentuazioni particolari che ha assunto la comprensione della giustificazione" (n. 40).</ref>
===Morale===
Alla condotta morale Paolo dedica gli ultimi capitoli di alcune delle sue lettere (cosiddette sezioni "parenetiche", cioè esortative), mentre le parti iniziali si concentrano sui concetti dogmatici sopra esposti. Anche in questi testi la trattazione non è propriamente sistematica ma si tratta di indicazioni di vario genere, spesso contestualizzate in problemi che riguardavano i credenti e le comunità alle quali scriveva.
Il fondamento della morale sociale paolina è l'uguaglianza degli esseri umani in [[Cristo Gesù]], che ha creato e redento tutti indistintamente: "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" ({{passo biblico|Gal3,28}}). Questa uguaglianza, presente già nel messaggio di Gesù, rappresenta una notevole discontinuità con la tradizione religiosa e sociale sia ebraica che pagana. Paolo riprende da Gesù anche il nucleo centrale della morale: l'[[Agape (sentimento)|agape]] (αγάπη), soltamente tradotto con "carità" ma che ha un significato semantico più ampio della semplice [[elemosina]] che il termine italiano solitamente indica ({{passo biblico|Rm13,8-10}} e soprattutto lo splendido "inno all'agape" di {{passo biblico|1Cor13}}).
Dal punto di vista pratico, Paolo (come Gesù) non fu un rivoluzionario, cioè non propose l'abolizione delle strutture ingiuste della società. Non predicò direttamente l'abolizione della guerra, né della schiavitù ({{passo biblico|Ef6,5;Col3,22-25}}), né la ribellione contro governi iniqui ({{passo biblico|Rm13,1-3}}), né l'emancipazione delle categorie socialmente svantaggiate (donne {{passo biblico|Ef5,24;Col3,18-19}}, figli {{passo biblico|Ef6,1}}, poveri). Tuttavia alcuni passi delle sue lettere portano il cristiano a rigettare di fatto l'ingiustizia nelle relazioni sociali: Paolo predicò l'amore per i nemici ({{passo biblico|Rm12,20}}), un trattamento giusto ed umano nei confronti degli schiavi ({{passo biblico|Ef6,9;Col4,1;Fm15-16}}), il dovere dei mariti di amare le mogli come loro stessi ({{passo biblico|Ef5,28}}) e di non essere severi coi figli ({{passo biblico|Ef6,4}}), il dovere di aiutare i poveri (tema centrale della cosiddetta "[[colletta dei santi]]" ricorrente in alcune sue lettere).
Circa la [[morale sessuale]], Paolo si trova in continuità con gli insegnamenti della tradizione ebraica e di Gesù, esaltando il valore del matrimonio e condannando i comportamenti sessuali extraconiugali. Diversamente dalla predicazione di Gesù, rivolta a Ebrei saldamente radicati nella Legge ebraica, il tema delle condanne sessuali è particolarmente presente nelle lettere paoline, in quanto nel mondo greco-romano in cui sono inserite le sue comunità erano comuni varie forme di licenza sessuale. Ricorrente è la condanna della ''porneia'', che indica genericamente ogni tipo di relazione sessuale extraconiugale o contro natura, variamente tradotta con "prostituzione", "fornicazione", "impurità", "adulterio". Anche l'[[omosessualità]] è espressamente condannata da Paolo ({{passo biblico|Rm1,26-27;1Cor6,9-10;1Tim1,9-10}}).
Un elemento presente nel pensiero paolino, che non poteva trovarsi nella tradizione ebraica e nell'insegnamento di Gesù, è quello dell'accostamento della relazione moglie-marito a quella [[Cristo]]-[[Chiesa]] ({{passo biblico|Ef5,31-32;2Cor11,2}}). Diversamente dalla Legge ebraica, che ammetteva il ripudio della moglie da parte del marito, e seguendo Gesù, Paolo considera il matrimonio indissolubile da ambo le parti ({{passo biblico|1Cor7,10}}). Fa però eccezione il cosiddetto "[[privilegio paolino]]", il divorzio nel caso di un coniuge non credente ({{passo biblico|1Cor7,15}}), assente nell'insegnamento di Gesù e accolto dalla successiva tradizione cristiana.<ref>Per la tradizione cattolica, vedi [[Codice di diritto canonico|CIC]] [http://www.vatican.va/archive/ITA0276/__P41.HTM 1143].</ref>
Diversamente dalla tradizione ebraica (a eccezione degli [[esseni]]) Paolo, come Gesù, ammette la superiorità del [[celibato]]: sposarsi è bene, non sposarsi è meglio ({{passo biblico|1Cor7}}). Questa preferenza è stata accolta dalla successiva tradizione cristiana (vedi il celibato che caratterizza chierici, monaci e frati) e in seguito rigettata dalla tradizione protestante.
===Ecclesiologia===
Circa l'[[ecclesiologia]], cioè la riflessione su struttura, vita e scopo della [[Chiesa]], si notano nella vita e nelle lettere di Paolo le due tendenze che segneranno la riflessione teologica successiva:
* ecclesiologia gerarchica o verticale. In questa accezione la Chiesa è una struttura verticale rigidamente gerarchica con [[Ruolo (sociologia)|ruoli]] prestabiliti. Secondo i testi biblici, Paolo è stato chiamato da Gesù sulla via di Damasco, è stato scelto con Barnaba tramite l'imposizione delle mani per il primo viaggio missionario ({{passo biblico|At13,1-3}}), a sua volta durante le visite nelle sue comunità ha istituito guide delle chiese locali ([[vescovi]] = controllori e [[presbiteri]] = anziani). Questo modello, ripreso e sviluppato in particolare da [[Ignazio di Antiochia]], dai teologi contemporanei viene detto "istituzionale" o "monarchico", ossia con un solo principio, il [[vescovo]] (anche se nelle comunità paoline la distinzione tra vescovo e presbitero non appare netta), che nella sua comunità dirige-comanda i fedeli i quali hanno il dovere di servirlo. La successiva tradizione cristiana ha organizzato una propria gerarchia sull'esempio di quella presente nelle prime comunità paoline.
* ecclesiologia carismatica o orizzontale. In questa accezione la Chiesa è una comunità paritaria (orizzontale) di fedeli in Cristo, ognuno dei quali è caratterizzato da compiti, propensioni, caratteristiche proprie utili alla vita ecclesiastica. Nelle primitive comunità cristiane, secondo i testi biblici, erano numerosi i "[[carismi]]" (= doni in greco) di natura soprannaturale, infusi dallo [[Spirito Santo]] sui credenti: sapienza, miracoli, guarigioni, profezia, parlare in lingue. Celebre è la definizione [[allegorica]] che diede Paolo della Chiesa in tal senso, quella di "[[corpo di Cristo]]", dove ogni membro/credente fa parte in maniera complementare dell'unico corpo/Chiesa (vedi in particolare {{passo biblico|1Cor12}}). In quest'ottica le guide della comunità hanno il dovere di servire i carismi presenti nella comunità, riconoscendoli e valorizzandoli.
La [[Riforma protestante]] ha rigettato in blocco la dimesione verticale-gerarchia-monarchica che ha continuato a sussistere nelle altre chiese. Nella [[Chiesa Cattolica]], il [[Concilio Vaticano II]] (1962-1965) ha riconsiderato la dimensione gerarchica rivalutando la dimensione ecclesiologica carismatica.
===Escatologia===
Circa l'[[escatologia]], cioè "il discorso sulle cose ultime", Paolo si inserisce nella tradizione ebraica propria anche di Gesù. Alla fine dei tempi ci sarà il "giorno del Signore Gesù" ([[giorno del giudizio]]), in seguito al quale cesserà il male nelle creazione e gli uomini (sia quelli in vita che quelli già morti che saranno risuscitati) saranno destinati, in base alla loro condotta durante la vita, o alla gloria eterna ([[paradiso]]) o alla perdizione eterna ([[inferno]]).
Il proprium paolino e cristiano sta nel fatto che anche in campo escatologico Gesù Cristo è il punto centrale, grazie al quale si compie la risurrezione dai morti e la salvezza eterna ({{passo biblico|1Ts 4,13-18; 1Cor15,19-58; 2Cor5,1-10; Fl3,20-21}}).
==Visioni alternative di Paolo==
===Ebioniti===
Il gruppo eretico giudeo-cristiano degli [[Ebioniti]], attivo nel II secolo, considerava Paolo originario di Tarso ma di etnia e religione greca e non ebraica. Giunto a Gerusalemme si innamorò della figlia del Sommo Sacerdote, convertendosi all'Ebraismo per poterla sposare. Rifiutato, si accostò al neonato movimento cristiano e iniziò a predicare e scrivere contro la circoncisione e la legge ebraica.<ref>[[Epifanio di Salamina]], ''[[Panarion]]'' 16.9</ref>
===Hyam Maccoby===
Lo studioso ebreo britannico [[Hyam Maccoby]] (1924-2004) in alcune sue opere<ref>''The Mythmaker: Paul and the Invention of Christianity'', 1986; ''Paul and Hellenism'', 1991.</ref> ha in parte ripreso la concezione di Paolo che era propria degli Ebioniti. Secondo la sua ricostruzione, Paolo non era ebreo ma un [[gentile]], cresciuto in un ambiente influenzato dalle [[Religioni misteriche|religioni popolari misteriche]] [[ellenismo|ellenistiche]] centrate nella morte e nella resurrezione di divinità salvatrici. Successivamente si convertì al [[Giudaismo]] con la speranza di diventare un [[rabbino]] [[fariseo]]. Paolo trovò poi lavoro a Gerusalemme come un ufficiale di polizia del sommo sacerdote. Questo incarico lo condusse ad un conflitto con se stesso, che si manifestò mentre viaggiava verso Damasco per svolgere una missione. Decise di aderire al Cristianesimo. Riuscì a elaborare una religione completamente nuova centrata nella passione e morte di Gesù come un sacrificio mistico, nella quale confluirono elementi delle religioni misteriche elleniste e del Giudaismo.
Nella sua personale elaborazione Paolo avrebbe ideato molti dei concetti chiave del Cristianesimo ripresi poi sia dai [[vangeli]] che dai successivi testi cristiani neotestamentari. In tale ottica, il vero fondatore del Cristianesimo sarebbe Paolo, non Gesù. Anche gli scritti dello stesso Paolo, secondo Maccoby, sarebbero stati successivamente alterati.
===Michael White ===
L. Michael White<ref>Docente di lettere classiche e direttore del programma di studi religiosi presso l'[[Università di Austin]] in [[Texas]] ([http://www.utexas.edu/research/isac/lmw/ suo sito]), autore di ''From Jesus to Christianity'', 1998; ''Apocalypse! Time, History, and Revolution'', 1999.</ref> sottolinea degli scritti paolini la componente [[escatologica]] (discorso sulle "cose ultime" della storia terrena, {{passo biblico|1Ts1,10;4,13;5,1-11;5,23}}) e [[apocalittica]] (la rivelazione di persone, situazioni o eventi ultraterreni, {{passo biblico|Gal1,15-16;2,1-2; 2Cor12,1-5}}).
L'autore evidenzia la forte attesa messianico-apocalittica presente in parte del giudaismo dell'epoca, testimoniata dal [[Libro di Daniele]] e dalle numerose [[apocalissi apocrife ebraiche]] redatte attorno all'inizio dell'era cristiana e anche dal tema dell'imminenza dell Regno presente nella predicazione di Gesù.
In questo contesto storico, Paolo era un pio giudeo che riteneva prossima una imminente apocalisse con la conseguente fine del mondo e l'istituzione del [[Regno di Dio]]. Secondo l'autore quindi la predicazione di Paolo non fu particolarmente innovativa
{{quote|Paolo non fu il primo cristiano. Infatti, Paolo non usa mai il termine "cristiano". Anzi, si dichiara chiaramente come un pio giudeo chiamato da Dio, attraverso Gesù, alla missione di portare il suo messaggio ai non ebrei. Quindi la visione di sé di Paolo rimane sempre ebraica, anche quando discute con [[Pietro apostolo|Pietro]], [[Giacomo il Giusto|Giacomo]] (il fratello di Gesù), o altri più fedeli giudei tra i seguaci di Gesù. Paolo, quindi, deve essere visto come parte di quella diversità presente tra questi seguaci che diede vitalità e aprì nuovi orizzonti al movimento|L. Michael White. ''From Jesus to Christianity'', pagina 145}}
===Joseph Atwill===
[[Joseph Atwill]], nel suo libro ''Il Messia di Cesare'' (''Caesar's Messiah'', 2005), sostiene che Paolo fu un agente dell'[[Impero Romano]], ed in particolare degli stessi [[imperatore|imperatori]] romani. Paolo fu usato, insieme a [[Giuseppe Flavio]], per dare vita ad un movimento [[messianismo|messianico]] pacifico per minare ed arrestare la ribellione della [[Giudea]], al tempo provincia romana.
==Paolo nel Cristianesimo==
[[Immagine:Paul of Tarsus.jpg|thumb|right|Un ritratto di San Paolo.]]
===Tradizione cattolica===
* [[solennità]] dei Santi Pietro e Paolo il [[29 giugno]]
* [[Festa (liturgia)|festa]] della [[Conversione di San Paolo]] il [[25 gennaio]]
Per ricordare la figura di Paolo di Tarso, [[papa Benedetto XVI]] ha indetto l'[[Anno Paolino]] nel bimillenario di quella che è considerato, simbolicamente e con una certa arbitrarietà, l'anno di nascita del santo.<ref>Si veda, a proposito, http://www.annopaolino.org/</ref> L'anno paolino è iniziato il [[28 giugno]] [[2008]] e si concluderà il [[29 giugno]] [[2009]].
===Tradizione ortodossa===
Il mondo ortodosso ha riservato a Paolo attenzione non minore di quello cattolico, anche perché esiste una ricca letteratura dei padri greci su di lui. Un esempio lo abbiamo in San Basilio 330 ca - 379), che in una lettera dice: {{quote| Io suppongo pertanto che Paolo, il vaso di elezione, abbia pensato che non fosse sufficiente soltanto proclamare Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo, cosa che ha mostrato per mezzo dell’espressione «un solo Dio», se non mostrava anche, con l’aggiunta della parola «Padre», colui dal quale vengono tutte le cose, e se non indicava, con la menzione del Cristo, il Verbo per mezzo del quale tutte le cose esistono; e ancora, se non faceva conoscere l’incarnazione facendo appello a Gesù Cristo e se non metteva sotto agli occhi la passione e non rivelava la resurrezione. }}
===Tradizione protestante===
Fra le varie confessioni protestanti-evangeliche la figura di Paolo è vista come personaggio fondamentale della storia del Cristianesimo. Le chiese che hanno un calendario liturgico come quella anglicana o luterana hanno festività dedicate a San Paolo derivate dal calendario cattolico latino. Nelle chiese [[evangelicalismo|evangeliche]] (Pentecostali, Battisti Riformati, ecc..) tale usanza è totalmente assente.
===Luoghi di culto===
[[Immagine:StPaulBlitz.jpg|thumb|right|250px|La [[Cattedrale di San Paolo]] a [[Londra]] durante la [[Battaglia d'Inghilterra]]. Nonostante i ripetuti e pesanti bombardamenti nazisti sulla capitale che distrussero gran parte della città, l'edificio ne uscì sorprendentemente intatto e divenne il simbolo della resistenza inglese.<!-- http://teachpol.tcnj.edu/amer_pol_hist/ --> ]]
Numerosi sono i luoghi di culto dedicati a San Paolo (vedi [[San Paolo (disambigua)#Edifici di culto|parziale elenco]]). Tra questi i più noti:
* [[Abbazia delle Tre Fontane]] a Roma, sul luogo tradizionale del martirio
* [[Basilica di San Paolo fuori le mura]] a Roma, sul luogo tradizionale della sua tomba
* [[Cattedrale di San Paolo]] a [[Londra]]
===Patronati===
* Professioni: [[cordai]], [[cestai]], [[giornalisti]], [[missionari]], [[Scautismo|scout]], [[vescovi]]
* Stati: [[Grecia]], [[Malta]]
* Città: [[Roma]], [[San Paolo (Brasile)]]
A San Paolo sono inoltre riferiti numerosi [[toponomi]], in Italia e nel mondo (vedi [[San Paolo (disambigua)#Geografia|parziale elenco]]).
==Paolo nell'arte==
Paolo è stato una figura particolarmente ricorrente nell'arte cristiana. È stato raffigurato in affreschi, dipinti, mosaici, miniature, icone, statue, bassorilievi, vetrate.<ref>Per un excursus delle principali opere, vedi [http://www.jesuswalk.com/philippians/artwork-st-paul.htm sito jesuswalk.com]; [http://www.romansonline.com/Img/FR_Img1.asp?Y=*&EventID=406&Ename=Paul sito romansonline.com].</ref> In epoca moderna gli sono riferiti romanzi, melodie, film e musical.
===Iconografia===
Paolo è stato tradizionalmente raffigurato secondo gli elementi presenti nella descrizione dell'apocrifo [[Atti di Paolo e Tecla]] (v. sopra). Tuttavia questa descrizione viene attualmente considerata come non storica ma influenzata da diversi stereotipi culturali dell'epoca.<ref>[[Rinaldo Fabris]], ''Paolo'', 1997, pp. 552-553.</ref> Anzianità, barba e calvizie erano associati all'archetipo classico del [[filosofo]]. La barba inoltre era una caratteristica fisica costante degli Ebrei, ai quali era associato anche il naso sporgente. L'essere calvo può derivare anche dall'indicazione di {{passo biblico|At18,18}}, nel testo però riferito al voto di [[Nazireato]]. La bassa statura può derivare da {{passo biblico|1Cor10,10;15,9}}, oltre che dal nome Paolo. I particolari esteticamente non positivi (gambe arcuate e sopracciglie congiunte) erano attribuiti al filosofo [[Socrate]].
L'attributo più ricorrente nell'antichità era il rotolo o libro nella mano, per indicare le sue lettere. Dal XIII secolo compare come attributo iconografico la spada che richiama sia il suo passato di persecutore che il martirio per decapitazione.
Nelle opere relative alla [[conversione di Paolo|conversione]], soprattutto pittoriche, viene tradizionalmente rappresentato col cavallo dal quale sarebbe caduto, ma il particolare non è esplicitamente menzionato nei tre racconti degli [[Atti degli Apostoli|Atti]].
===Dipinti===
* IV secolo: ritratti nelle [[Catacombe di Praetextatus]], [[Catacombe di Domitilla|Domitilla]] e [[Catacombe di Pietro e Marcellino|Pietro e Marcellino]]
* 1290 c.a: ''[[San Paolo (Giotto)|San Paolo]]'', [[Giotto]]
* 1330 c.a: ''[[Decapitazione di San Paolo (Giotto)|Decapitazione di San Paolo]]'', [[Giotto]]
* 1333: ''[[San Paolo (Bernardo Daddi)|San Paolo]]'', [[Bernardo Daddi]]
* 1420 c.a: ''[[Paolo apostolo (Rublëv)|Paolo apostolo]]'', [[Andrej Rublëv]]
* 1426: ''[[San Paolo (Masaccio)|San Paolo]]'', [[Masaccio]]
* 1440 c.a: ''[[L'incontro di Sant'Antonio e San Paolo]]'', [[Sassetta]]
* 1480 c.a: ''[[San Paolo visita San Pietro in prigione]]'', [[Filippo Lippi]]
* 1489-1534 (?): ''[[Apostoli Pietro, Paolo, Giovanni evangelista]]'', [[Antonio da Correggio]]
* 1515: ''[[Predica di San Paolo agli ateniesi]]'', [[Raffaello Sanzio]]
* 1520 c.a: ''[[San Paolo scrittore]]'', [[Pier Francesco Sacchi]]
* 1542-45: ''[[Conversione di Paolo (Michelangelo)|Conversione di Paolo]]'', [[Michelangelo Buonarroti]]
* 1543: ''San Paolo'' (trittico di [[Castello Roganzuolo]]), [[Tiziano Vecellio]]
* 1545 c.a: ''[[Conversione di Paolo (Tintoretto)|Conversione di Paolo]]'', [[Tintoretto]]
* 1557-58 c.a: ''[[Martirio di San Paolo (Taddeo Zuccari)|Martirio di San Paolo]]'', [[Taddeo Zuccari]]
* 1567: ''[[Conversione di Paolo (Pieter Bruegel il Vecchio)|Conversione di Paolo]]'' , [[Pieter Bruegel il Vecchio]]
* 1592: ''[[Apostoli Pietro e Paolo (El Greco)|Apostoli Pietro e Paolo]]'', di [[El Greco]]
* 1600 c.a: ''[[San Paolo a Malta]]'', [[Adam Elsheimer]]
* 1600-01: ''[[Conversione di San Paolo (Caravaggio Odescalchi)|Conversione di San Paolo]]'', [[Michelangelo Merisi da Caravaggio]] (prima versione della conversione)
* 1600-01: ''[[Conversione di San Paolo (Caravaggio)|Conversione di San Paolo]]'', [[Michelangelo Merisi da Caravaggio]] (seconda versione della conversione)
* 1606: ''[[San Paolo (El Greco)|San Paolo]]'', [[El Greco]]
* 1620: ''[[San Paolo scrive le sue lettere]]'', [[Valentin de Boulogne]] o [[Nicolas Tournier]]
* 1627: ''[[San Paolo in prigione]]'', [[Rembrandt Harmenszoon van Rijn]]
* 1628-29: ''[[Estasi di San Paolo]]'', [[Johann Liss]]
* 1629-30: ''[[San Paolo nel suo scrittoio]]'', [[Rembrandt Harmenszoon van Rijn]]
* 1635: ''[[Paolo Apostolo]]'', [[Rembrandt Harmenszoon van Rijn]]
* 1657: ''[[Paolo Apostolo]]'', [[Rembrandt Harmenszoon van Rijn]]
* 1661: ''[[Autoritratto come Paolo Apostolo]]'', [[Rembrandt Harmenszoon van Rijn]]
* 1744: ''[[L'Apostolo Paolo predica sulle rovine]]'', [[Giovanni Paolo Pannini]]
===Sculture===
* 1484-93: ''[[Decapitazione di San Paolo (Antonio del Pollaiolo)|Decapitazione di San Paolo]]'', [[Antonio del Pollaiolo]]
* 1503-04: ''[[San Paolo (Michelangelo)|San Paolo]]'', [[Michelangelo Buonarroti]]
* 1585 c.a: [[San Paolo (Sebastiano Torrigiani)|San Paolo]], [[Sebastiano Torrigiani]]
* 1650: ''[[Decapitazione di San Paolo (Alessandro Algardi)|Decapitazione di San Paolo]]'', [[Alessandro Algardi]]
===Letteratura===
* 1926: ''[[Paolo fra i Giudei]]'', [[Franz Werfel]]
* 1985: ''[[The Kingdom of the Wicked]]'', [[Anthony Burgess]]
===Musica===
* ''[[Saule, Saule, quid me persequeris]]'', [[mottetto]] di [[Giaches de Wert]]
* 1836: [[Paolo (oratorio)]], [[Oratorio (musica)|oratorio]] di [[Felix Mendelssohn Bartholdy]]
===Film===
* [[1981]]: ''[[Peter and Paul]]'', di [[Robert Day]]
* [[1985]]: ''[[A.D. (film)|A.D.]]'', di [[Stuart Cooper]]
* [[1999]]: ''[[Il mistero Paolo. Il fascino della libertà]]'', di [[Abraham Segal]]
* [[2000]]: ''[[San Paolo (film 2000)|San Paolo]]'', di [[Roger Young]]
===Musical===
* 2008: ''Sulla via di Damasco'', promosso dall'[[ANSPI]], regia di [[Michele Casella]], con musica di [[Michele Paulicelli]], costumi di Franca Corrado
* 2008: ''[http://www.paoloditarsomusical.it/ Paolo di Tarso Il Musical]'', regia di Valerio Buffetti, testi e musiche di Valerio Buffetti, Matteo Scariolo, Paolo Scariolo, Daniele Mauri, Linda Spandri, Fabio Riccardi
* 2009: ''[http://www.sangiacomo-sanrocco.it/finoalterzocielo.html Fino al terzo cielo]'', della Compagnia teatrale "Piccola Comunità". Regia-soggetto-sceneggiatura di Paolo Prati, testi e musiche di Enrico Franchi e Matteo Gelmini, coreografie e scenografie di Dimes Busana, costumi di Roberta Paggin, Paolina Molinari, Enrico Franchi.
===Proverbi===
* [[Delle calende non me ne curo purché a san Paolo non faccia scuro]]
== Note ==
{{references|2}}
==Bibliografia==
* ''Dizionario di Paolo e delle sue lettere'', edizione italiana a cura di [[Romano Penna]], [[Cinisello Balsamo]] 1999, di ''Dictionary of Paul and his Letters'', a cura dei protestanti statunitensi G.F. Hawthorne; R.P. Martin; D.G. Reid, 1993.
* [[Antonio Pitta]], voce "Paolo" in ''Nuovo dizionario enciclopedico illustrato della Bibbia'', [[Casale Monferrato]] 1997.
* [[Rinaldo Fabris]],'' Paolo. L'apostolo delle genti'', [[Milano]] 1997.
* [[Romano Penna]], voce "Paolo" in ''Il Grande libro dei Santi'', [[Cinisello Balsamo]] 1998, v. 3, p. 1567-1578.
* [[N.T. Wright|Tom Wright]] ''Che cosa ha veramente detto Paolo''. [[Claudiana]] Editrice, 1999. ISBN 88-7016-304-0
== Voci correlate ==
{{MultiCol}}
* [[Lettere di San Paolo]]
* [[Atti degli Apostoli]]
* [[Nuovo Testamento]]
{{ColBreak}}
* [[Gesù]]
* [[Giustificazione (teologia)]]
* [[Grazia (teologia)]]
{{ColBreak}}
* [[Storia del Cristianesimo nel I secolo]]
* [[Cronologia del Cristianesimo del I secolo]]
* [[Persecuzione dei Cristiani nell'Impero romano]]
{{EndMultiCol}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons=category:Saint Paul}}
==Collegamenti esterni==
{{santiebeati|20400|San Paolo}}
* {{en}} [http://www.newadvent.org/cathen/11567b.htm Voce] nella [[Catholic Encyclopedia]]
* Micaela Soranzo, ''[http://www.paulusweb.net/paulusweb/paulusweb_site/joomla/index.php?option=com_content&task=view&id=344&Itemid=183 Iconografia di San Paolo]'', da http://www.paulusweb.net
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[[ru:Апостол Павел]]
[[scn:Pàulu di Tarsu]]
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[[simple:Paul the Apostle]]
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