Roberto Ardigò: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
aggiunta categoria, come risulta dalla voce
 
(43 versioni intermedie di 28 utenti non mostrate)
Riga 12:
|Epoca = 1800
|Epoca2 = 1900
|Attività = psicologofilosofo
|Attività2 = filosofopedagogista
|Attività3 = pedagogista
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Roberto Ardigò.jpg
Riga 20:
 
== Biografia ==
[[File:Casteldidone-Lapide a Roberto Ardigò.jpg|thumb|[[Casteldidone]], lapide sulla casa natale]]
Roberto Felice<ref>[{{cita testo|url=http://www.encyclo.co.uk/define/Roberto%20Ardig%C3%B2 |titolo=''Ardigò, Roberto'']}}</ref> Ardigò nacque a Casteldidone, in [[provincia di Cremona]], il 28 gennaio 1828, da Ferdinando Ardigò e Angela Tabaglio. A causa delle difficoltà economiche della famiglia, un tempo agiata, si dovette spostare a [[Mantova]], dove il padre trovò lavoro presso i cognati. La madre era profondamente religiosa, mentre il padre sostanzialmente indifferente in materia. EgliRoberto ne avrà sempre profondo rispetto e un forte legame, come anche con la sorella Maria Olimpia.<ref name=allegri/>
 
=== Studi teologici ===
StudiòFrequentò le scuole elementari e ginnasiali a Mantova, per poi iscriversi nel 1845 al liceo del seminarioSeminario vescovile. edNel integrare1847 ilottenne un posto gratuito nel seminario di Milano., Proseguìma successivamentein seguito ai moti risorgimentali fu costretto a rientrare a Mantova,. Il suo successivo tentativo di arruolarsi nell'esercito di [[Guglielmo Pepe]] era frustrato da una febbre malarica che lo colpì alla vigilia della [[battaglia di Goito]]. Proseguì poi gli studi teologici. FuDopo ordinatola sacerdotemorte neldei 1851genitori, fu accolto a casa sua da [[Luigi Martini (presbitero)|mons.<ref name=allegri/>Luigi Martini]], rettore del Seminario mantovano.
 
Ardigò fu ordinato sacerdote il 22 giugno 1851 e cominciò a insegnare egli stesso nel seminario.<ref name="allegri" /> In quegli anni Mantova era investita dalla congiura mazziniana che porterà al supplizio dei [[Martiri di Belfiore]], dei quali ben tre erano sacerdoti, tra cui il leader della congiura [[Enrico Tazzoli (presbitero)|don Enrico Tazzoli]], insegnante presso lo stesso Seminario.
 
=== L'insegnamento positivista, la sospensione e la scomunica ===
 
Ormai professore di filosofia nel liceo 'Virgilio' di Mantova, tenne un discorso su ''[[Pietro Pomponazzi]]'' nel [[1869]] e pubblicò ''La psicologia come scienza positiva'' nel [[1870]], opere che furono messe all'[[Indice dei libri proibiti]] e gli valsero la [[sospensione (diritto canonico cattolico)|sospensione a divinis]]. Nel metodo di insegnamento, poi, privilegiava il personale e diretto coinvolgimento degli allievi, sollecitandoli al libero dialogo, con una attenta analisi di brani critici e dei filosofi, cosa non troppo gradita alle gerarchie ecclesiaticheecclesiastiche e al Ministero dell'Istruzione.
Nel [[1870]] pubblicò ''La psicologia come scienza positiva'' e nel [[1876]] tentò di istituire presso il Liceo di [[Mantova]], dove vi insegnava<ref>{{Cita libro|autore=Guido Cimino|autore2=Renato Foschi|titolo=Percorsi di storia della psicologia italiana|formato=|edizione=|anno=2015|editore=Kappa|p=26|ISBN=8865142162}}</ref>, un Gabinetto per le ricerche psicologiche.<ref name=allegri/>
Nel metodo di insegnamento, poi, privilegiava il personale e diretto coinvolgimento degli allievi, sollecitandoli al libero dialogo, con una attenta analisi di brani critici e dei filosofi, cosa non troppo gradita alle gerarchie ecclesiatiche e al Ministero dell'Istruzione.
 
Già preda di una crisi religiosa molto forte, che lo portò infine a divenire [[ateo]]<ref>Antonio Dal Covolo, ''Roberto Ardigò. Dal sacerdozio all'ateismo''</ref>, tutta questa polemica lo condusse appunto a smettere l'abito ecclesiastico nel [[1871]], a 41 anni, dopo aver aderito ormai completamente alle posizioni [[Positivismo|positiviste]] ed [[Evoluzione|evoluzioniste]], che andavano nettamente in contrasto ai dettami della [[Chiesa cattolica]] del tempo, e aver attaccato apertamente il dogma dell'[[infallibilità papale]].<ref name=allegri/>
 
Alla fine, Ardigò venne anche [[scomunica]]to, ultimo atto della polemica contro la Chiesa di cui aveva fatto parte.<ref>[http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=902 Ardigò su Chi era costui?]</ref><ref>[http://www.clerus.org/clerus/dati/1999-05/24-2/CAPITOLOSETTIMO9.rtf.html ''Ardigò e il sistema positivistico'', dal sito della Congregazione per il Clero del Vaticano]</ref>
 
=== Professore universitario ===
[[File:Casteldidone-Lapide a Roberto Ardigò.jpg|thumb|[[Casteldidone]], lapide sulla casa natale]]
 
In totale insegnò [[storia della filosofia]] all'[[Università di Padova]] per 28 anni dal [[1881]]. Considerato tra i padri della [[psicologia]] scientifica italiana<ref>Luccio Riccardo, ''Breve storia della psicologia italiana. Psicologia Contemporanea'', 1978, p.45</ref> per aver promosso una concezione scientifica della psicologia, concepìe unaper complessaaver teoriatentato delladi [[percezione]]istituire epresso delil pensieroLiceo che non ebbe completa dimostrazionedi [[Esperimento|sperimentaleMantova]]., Neldove [[1882]]insegnava<ref>{{Cita Ardigòlibro|autore=Guido svolseCimino|autore2=Renato unoFoschi|titolo=Percorsi deidi suoistoria maggioridella esperimentipsicologia initaliana|edizione=|anno=2015|editore=Kappa|p=26|ISBN=8865142162}}</ref>, campoun psicologico[[Gabinetto sperimentale,(ufficio)|Gabinetto]] sulleper condizionile dell'adattamentoricerche visivopsicologiche sunel prismi ottici.[[1876]],<ref name=allegri/> Diverseconcepì furonoanche leuna materiecomplessa cheteoria insegnò nei lunghi anni d'insegnamento universitario fino alla data del 1º giugnodella [[1909percezione]] quandoe fudel collocatopensiero ache riposo.non Fu,ebbe altresì,completa preside della facoltà di filosofia e lettere daldimostrazione [[1899Esperimento|sperimentale]]. alNel [[19021882]].<ref name=allegri/>Ardigò Ilsvolse 16uno ottobredei [[1913]]suoi fumaggiori nominatoesperimenti [[senatorein delcampo Regno]]psicologico masperimentale, fusulle impossibilitatocondizioni adell'adattamento raggiungerevisivo [[Roma]]su perprismi il giuramentoottici.<ref name=allegri/>
 
Nell'anno stesso in cui divenne docente a Padova, Ardigò fu pesantemente criticato dal giornalista cattolico intransigente [[Giuseppe Sacchetti]] (1845-1906), il quale, dietro lo pseudonimo di Beppe Coda contadino, pubblicò diversi articoli satirici contro l'«ex-prete», poi raccolti in un opuscolo in cui sin dal titolo la «Filosofia positiva» viene definita «negazione d'ogni filosofia».<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Riccardo Pasqualin|anno=2024|mese=Settembre|titolo=Giuseppe Sacchetti. Un veneto soldato del Papa|rivista=Storia Veneta|editore=Elzeviro|città=Padova|numero=78, anno XVI|pp=48-49}}</ref>
Durante la sua vita elogiò [[Giuseppe Mazzini]]<ref>Numero unico, Mazzini, giugno 1905, Milano).</ref> e [[Giuseppe Garibaldi]]<ref>Discorso commemorativo pronunciato sul Monumento dei Martiri il 5 giugno 1882 in piazza Sordello. Dal giornale Il Mincio, 11 giugno 1882.</ref>, criticò la [[massoneria]]<ref>Egregio Sig. Genovesi. Rispondo subito alla di Lei lettera, che convengo interamente con Lei che dice giustamente che La Massoneria in uno stato libero è un non senso: e che a combattere l'oscurantismo è più efficace l'opera indefessa ed aperta di educazione e di elevazione civile che non l'opera tenebrosa e nascosta di una setta: e che coll'esistenza di questa la gran massa popolare non può che perdere la fiducia nella giustizia pubblica del proprio paese, nell'idea che la massoneria sia poi in fine una associazione di interesse pei soci a danno di quelli che non vi appartengono. E fortuna per me che alle scomuniche sono avvezzo, e nulla temo perché nulla spero.</ref> (in quanto la riteneva non necessaria in uno stato ormai libero) ed espresse idee fortemente [[repubblicanesimo|repubblicane]].<ref>Lettera del 20 febbraio 1879 in Lettere edite ed inedite, a cura di W. Büttemeyer, 1° vol., 1990, p. 191.</ref>
 
Diverse furono le materie che insegnò nei lunghi anni d'insegnamento universitario fino alla data del 1º giugno [[1909]] quando fu collocato a riposo. Fu, altresì, preside della facoltà di filosofia e lettere dal [[1899]] al [[1902]].<ref name="allegri" />
=== Ultimi anni e suicidio ===
 
Negli ultimi anni di vita, isolato dall'ambiente intellettuale ma non dai suoi discepoli più stretti, soffrì di gravi problemi fisici e [[disturbo depressivo|depressivi]] (acuiti dalla morte della sorella Olimpia, che viveva a casa sua, nel [[1907]]), che lo condussero a un primo tentativo di suicidio a [[Padova]] nel [[1918]] (dopo aver appreso della [[disfatta di Caporetto]] e della morte di molti giovani italiani), fallito perché la ferita non era grave<ref name=allegri/>, ma che si sarebbe ripetuto il 27 agosto 1920<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-ardigo_%28Il_Contributo_italiano_alla_storia_del_Pensiero:_Filosofia%29/ ''Ardigò, Roberto - Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia (2012) di Alessandro Savorelli''], Treccani</ref>, questa volta riuscendo: Ardigò morì infatti [[suicidio|suicida]] all'età di 92 anni nella sua casa mantovana, abitazione che era stata di [[Ippolito Nievo]], a causa della ferita che si era autoinflitto colpendosi con un [[rasoio]] (o una [[roncola (attrezzo)|roncola]]) arrugginito alla gola.<ref name=ard/> Le testimonianze dell'epoca riferiscono che venne trovato seduto alla scrivania, con la barba bianca del tutto sporca di sangue (barba che gli fu tagliata dai soccorritori ed è tuttora conservata come cimelio nella sala blindata della Biblioteca di Mantova<ref name=ard/>); soccorso dai medici, perse comunque conoscenza dopo aver ribadito le sue intenzioni, e morì due settimane dopo, il 15 settembre.<ref name=allegri>[http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf Marco Paolo Allegri, ''Il realismo positivo di Roberto Ardigò. L'apogeo teoretico del positivismo''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141210033115/http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |data=10 dicembre 2014 }}, pagg. 1-14</ref><ref name=ard>[http://lnx.societapalazzoducalemantova.it/2010/pdf/2006/Pagina5-12-06.pdf ''Roberto Ardigò 1828-1920'']</ref>
Il 31 maggio 1908 divenne socio dell'[[Accademia delle Scienze di Torino|Accademia delle scienze di Torino]].<ref>{{Cita web|url=https://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/roberto-ardigo|titolo=Roberto ARDIGO'|accesso=16 luglio 2020}}</ref>
 
Il 16 ottobre [[1913]] fu nominato [[Senato del Regno (Italia)|senatore del Regno]], ma fu impossibilitato a raggiungere [[Roma]] per il giuramento.<ref name="allegri" />
 
Durante la sua vita elogiò [[Giuseppe Mazzini]]<ref>Numero unico, ''Mazzini'', giugno 1905, Milano).</ref> e [[Giuseppe Garibaldi]]<ref>Discorso commemorativo pronunciato sul Monumento dei Martiri il 5 giugno 1882 in piazza Sordello. Dal giornale Il Mincio, 11 giugno 1882.</ref>, criticò la [[massoneria]]<ref>Egregio Sig. Genovesi. Rispondo subito alla di Lei lettera, che convengo interamente con Lei che dice giustamente che La Massoneria in uno stato libero è un non senso: e che a combattere l'oscurantismo è più efficace l'opera indefessa ed aperta di educazione e di elevazione civile che non l'opera tenebrosa e nascosta di una setta: e che coll'esistenza di questa la gran massa popolare non può che perdere la fiducia nella giustizia pubblica del proprio paese, nell'idea che la massoneria sia poi in fine una associazione di interesse pei soci a danno di quelli che non vi appartengono. E fortuna per me che alle scomuniche sono avvezzo, e nulla temo perché nulla spero.</ref> (in quanto la riteneva non necessaria in uno stato ormai libero) ed espresse idee fortemente [[repubblicanesimo|repubblicane]].<ref>Lettera del 20 febbraio 1879, in: ''Lettere edite ed inedite'', a cura di W. Büttemeyer, 1° vol., 1990, p. 191.</ref>
 
=== Ultimi anni e suicidiomorte ===
Negli ultimi anni di vita, isolato dall'ambiente intellettuale, ma non dai suoi discepoli più stretti, soffrì di gravi problemi fisici e [[disturbo depressivo|depressivi]] (acuiti nel [[1907]] dalla morte della sorella Olimpia, che viveva a casa sua, nel [[1907]]), che lo condussero a un primo tentativo di suicidio a [[Padova]] nel [[1918]] (dopo aver appreso della [[disfatta di Caporetto]] e della morte di molti giovani italiani), fallito perché la ferita non era grave<ref name=allegri/>, ma che si sarebbe ripetuto il 27 agosto 1920<ref>[{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-ardigo_%28Il_Contributo_italiano_alla_storia_del_Pensiero:_Filosofia%29/ |titolo=''Ardigò, Roberto - Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia (2012) di Alessandro Savorelli'']}}, Treccani</ref>,. questaSi voltaautoinflisse riuscendo: Ardigò morì infatti [[suicidio|suicida]] all'età di 92 anni nella sua casa mantovana, abitazione che era stata di [[Ippolito Nievo]], a causa dellauna ferita che si era autoinflitto colpendosi con un [[rasoio]] (o una [[roncola (attrezzo)|roncola]]) arrugginito alla gola.<ref name=ard/> Le testimonianze dell'epoca riferiscono che venne trovato seduto alla scrivania, con la barba bianca del tutto sporca di sangue (barba che gli fu tagliata dai soccorritori ed è tuttora conservata come cimelio nella sala blindata della Biblioteca di Mantova<ref name=ard/>); soccorso dai medici, perse comunque conoscenza dopo aver ribadito le sue intenzioni, e. morìMorì due settimane dopo, il 15 settembre, all'età di 92 anni nella sua ultima sistemazione a Mantova a casa Nievo, abitazione che era stata di [[Ippolito Nievo]].<ref name=allegri>[{{cita testo|url=http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |titolo=Marco Paolo Allegri, ''Il realismo positivo di Roberto Ardigò. L'apogeo teoretico del positivismo''] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20141210033115/http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |data=10 dicembre 2014 }}, pagg. 1-14</ref><ref name=ard>[{{Cita web |url=http://lnx.societapalazzoducalemantova.it/2010/pdf/2006/Pagina5-12-06.pdf |titolo=''Roberto Ardigò 1828-1920''] |accesso=17 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129015458/http://lnx.societapalazzoducalemantova.it/2010/pdf/2006/Pagina5-12-06.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
 
== Ricezione dell'opera di Ardigò ==
Il tragico atto finale della sua vita venne usato dai suoi detrattori - [[clericalismo|clericali]] o [[neohegelismo|neoidealisti]] - per screditare il positivismo in declino o visto come un gesto di [[demenza]] senile, e non come un atto di un uomo ormai stanco a livello psicofisico, che aveva dato tutto e vissuto la sua lunga vita secondo coscienza, quale in effetti era. D'altra parte, seppuranche se il sistema di Ardigò non era anti-idealistico, furono gli [[idealismo|idealisti]] ad attaccarlo filosoficamente, seguiti dai [[marxisti]] di inizio secolo, come [[Antonio Gramsci]], talvolta paragonandolo agli esiti più deleteri del positivismo, come l'[[antropologia criminale (disciplina)|antropologia criminale]] di [[Cesare Lombroso]] (risultata poi non scientifica), determinando l'oblio parziale delle sue opere, tra i maggiori libri filosofici tra il periodo [[illuminista]] (con l'esclusione delle opere filosofiche di [[Giacomo Leopardi]]) e il neoidealismo di [[Benedetto Croce|Croce]] e [[Giovanni Gentile|Gentile]]. Con lo sviluppo del [[positivismo logico]] e la riscoperta del positivismo, si è avuta una lenta rivalutazione di Ardigò, il maggiore esponente italiano del movimento, assieme a [[Maria Montessori]] e, come lei, tra i fondatori della pedagogia e della psicologia moderna<ref name=allegri/><ref>''La cultura filosofica italiana dal 1945 al 1980'', Lampi di stampa, 2000, p. 159</ref><ref>Wilhelm Büttemeyer, ''Roberto Ardigò e la psicologia moderna'', Firenze, La Nuova Italia, 1969</ref>, oltre che uno dei maggiori pensatori laici della cultura italiana tra XIX e XX secolo.<ref>[[Veniero Accreman]], ''La morale della storia'', Guaraldi, pp. 116-118</ref>
 
== Commemorazioni ==
[[File:Mantova-Lapide a Roberto Ardigò.jpg|thumb|Mantova, lapide commemorativa]]
Sulla sua casa venne apposta una lapide, opera dello scultore [[Carlo Cerati]], quando ancora egli era in vita:{{Senza fonte}}
{{Citazione|''(Mantova)'' (in una pergamena). Indagatore sapiente dei fenomeni del pensiero e del sentimento. Assertore impavido della naturale formazione e dell'unità molteplice della vita.
La Società magistrale Mantovana, col plauso degl'insegnanti elementari d'Italia, della Società filosofica dei professori di Morale e di Pedagogia, festeggiando l'ottantesimo compleanno del Maestro sublime, augura con fervidi voti che la nuova generazione cresca degna di lui nel culto della scienza, nell'apostolato della verità. |''Epigrafe di [[Mario Rapisardi]]''}}
 
La città di [[Monza]] gli ha dedicato una scuola media inferiore e una strada. Anche Milano gli ha dedicato una strada in zona [[Forlanini (Milano)|Forlanini]], così come Roma che gli ha dedicato una piazza tra il quartiere dell'EUR e la Viavia Laurentina.
 
I libri della sua biblioteca personale sono conservati presso la [[Biblioteca universitaria di Padova]].<ref name=allegri/>
 
== Pensiero ==
[[File:Mantova-LapideAuguste a Roberto ArdigòComte.jpg|thumb|leftupright=0.8|Mantova, lapideAuguste commemorativaComte]]
Il suo pensiero mosse dalla conoscenza dei classici teologici e filosofici, come [[Agostino d'Ippona]] e [[Tommaso d'Aquino]] (poi abbandonati), all'adesione al [[razionalismo]] e al [[positivismo]] di [[Auguste Comte]] ede [[Herbert Spencer]] (con cui ebbe una corrispondenza epistolare, ma di cui non condivide né il [[darwinismo sociale]], né il ruolo marginale da questi attribuito alla filosofia), passando attraverso il [[naturalismo (filosofia)|naturalismo]] del [[Rinascimento]], come quello [[panteismo|panteistico]] di [[Giordano Bruno]].<ref name=land/> D'altra parte, del sapere magico-ermetico della filosofia cinquecentesca della natura, da Bruno stesso a [[Bernardino Telesio]], non vi è alcun residuo nella filosofia positiva di Ardigò, che prova disinteresse e disprezzo per la rinascita romantico-idealista della filosofia, a cui, dopo la "conversione laica", contrappone la vera filosofia scientifica.<ref name=land>Giovanni Landucci, ''Roberto Ardigò e la "seconda rivoluzione scientifica"'', ed. Franco Angeli, pag. 87, RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, 1991</ref>
 
=== Caratteri della «filosofia positiva» di Ardigò ===
L'originalità della sua filosofia si distanzia tanto dall'enciclopedismo naturalistico quanto dal tradizionale spirito di sistema, aprioristico, deduttivistico, dogmatico.<ref name=land/> La filosofia trova la sua specificità nel fondamento del fatto (fisico o psichico) e nell'argomentazione induttiva, contro le deduzioni a priori, metafisiche, che non hanno fondamento nell'esperienza come la deduzione logico-matematica.<ref name=allegri2>[{{cita web|url=http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |titolo=Marco Paolo Allegri, ''Il realismo positivo di Roberto Ardigò. L'apogeo teoretico del positivismo''] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20141210033115/http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |datapp=10 dicembre 201424-25 }}, pagg. 24-25</ref>
 
[[File:Auguste Comte.jpg|thumb|upright=0.8|Auguste Comte]]
Una filosofia, che accetti il [[metodo scientifico]] e voglia dirsi scientifica, rifiuta quindi le tesi metafisiche, le entità trascendenti inverificabili, accetta le ipotesi da verificare. Contro l'astratto razionalismo metafisico della filosofia, è andato emergendo, secondo Ardigò, dapprima il naturalismo rinascimentale, che ha trovato seguito nell'[[empirismo]], nell'[[illuminismo]] e nel [[sensismo]], fino al [[darwinismo]] e al positivismo.<ref name=allegri2/>
 
Una filosofia positiva non può nutrire certezze definitive (se vuol essere portatrice di tesi riformulabili come le teorie scientifiche) e non può essere un sistema unitario e dogmatico.<ref name=allegri2/> Ardigò propone una filosofia che, perduto l'ambito delle scienze naturali positive, si specifica in autonomia come scienza dei fatti psichici (psicologia) e dei fatti sociali (sociologia).<ref name=allegri2/>
Riga 70 ⟶ 78:
I suoi contributi nell'ambito delle scienze sono importanti per l'impostazione generale. Interessanti sono le sue idee sull'[[evoluzione]] intesa come passaggio dall'indistinto al distinto, ma anche condizionata dal caso e caratterizzata dal ritmo. Non tutto dunque è lineare e meccanico. Ardigò fu uno dei primi psicologi moderni, anche se non nel senso di terapeuta, ruolo che sarà ricoperto dagli [[psicoanalisi|psicoanalisti]] e dagli [[psichiatri]], ma nel senso di formatore pedagogico e professionale, oltre che di teorico e studioso della psiche, come [[Henri Bergson]].<ref name=march>A. Groppali e G. Marchesini, ''Nel 70º anniversario di Roberto Ardigò'', ed, Bocca, Torino, 1898</ref>
 
Ardigò insistette sulla necessità di una [[psicologia]] ede una [[pedagogia]] scientifiche, soffermandosi sul ruolo delle abitudini. L'educazione infatti sul piano naturale può essere ricondotta all'acquisizione di comportamenti sedimentati e certi; questo significa il passaggio da una [[pedagogia]] metafisica ede astratta ada una pedagogia intesa come scienza dell'educazione.<ref name=march/>
==== L'Io, l'Indistinto e la nascita della coscienza ====
Seguendo comunque l'assioma comtiano che "non ci può essere scienza se non di fatti" (anche se Comte riconduce la psicologia alla filosofia e alla medicina, oltre che alla sociologia), egli conia inoltre il termine di "confluenza mentale".<ref name="psico">Roberto Ardigò, ''La psicologia come scienza positiva'', Viviano Guastalla editore, Mondovì 1870, 169; 177-8</ref>
 
==== Teorie pedagogiche ====
Ardigò dice: {{Citazione|laLa pedagogia è la scienza dell'educazione, per questo l'uomo può acquisire le abitudini di persona civile, di buon cittadino.}}
Per Ardigò dunque non tutte le abitudini sono educative. Dal punto di vista didattico privilegiò l'intuizione, il metodo oggettivo, la lezione delle cose, il passaggio dal noto all'ignoto, insegnando poche cose alla volta, ritornando più volte sulle cose spiegate e facendo continue applicazioni di teorie e casi nuovi. Egli rivalutò la funzione del [[gioco]], il quale permette al bambino l'occasione di vedere e toccare gli oggetti, riconoscerne le proprietà e le somiglianze, favorendo lo sviluppo fisico, il quale va d'accordo con quello mentale. Proprio in riferimento al gioco, Ardigò criticò le idee di [[Friedrich Fröbel|Fröbel]].<ref name=froe>[{{cita testo|url=http://www.piccolominisiena.it/formazione/formazione2010/siti2010/4c2010/Benincasa%20Nuovo/froebel.htm |titolo=Froebel]}}</ref>
 
Il problema di Ardigò fu quello di coniugare la formazione di giuste abitudini con la libertà e l'autonomia propugnata dai ''Giardini d'infanzia'' di Fröbel.<ref name=froe/>
[[File:Charles Darwin 01.jpg|thumb|left|upright=0.8|[[Charles Darwin]]]]
 
=== Natura ed evoluzionismo ===
[[File:AugusteCharles ComteDarwin 01.jpg|thumb|upright=0.8|Auguste[[Charles ComteDarwin]]]]
Il sistema ardigoiano si configura come un “naturalismo” evoluzionistico (da lui chiamato però ''realismo positivo'') che cresce sulla consapevolezza delle scienze e della tecnica, e si regge sotto una solida [[epistemologia]], mentre si rivolge anche alla morale, sottraendola al [[riduzionismo (filosofia)|riduzionismo]] naturalistico e [[meccanicismo|meccanicistico]], riservando alla psicologia la funzione di sovrintendere al tutto.<ref name=allegri3>[{{cita web|url=http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |titolo=Marco Paolo Allegri, ''Il realismo positivo di Roberto Ardigò. L'apogeo teoretico del positivismo''] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20141210033115/http://www.liceoaselli.it/Allegri/Il%20realismo%20positivo%20di%20Roberto%20Ardig_.pdf |datapp=10 dicembre 201434-40 }}, pagg. 34-40</ref>
Se tutto ciò che esiste è un fatto naturale, dal [[cosmo]] al [[cervello umano]], dai vegetali ai minerali, non esiste e non può esistere un [[Essere supremo|Enteente trascendente metafisico]] e non è pensabile alcun progetto finalistico che permetta una comprensione [[teleologia|teleologica]] della [[Natura]]; ada essa ci si può avvicinare solo con spirito scientifico.<ref name=allegri3/>
L'ignoto di Ardigò non trascende l'esperienza, non ne è causa prima e soprannaturale, per cui il suo [[immanenza|immanentismo]] non finisce mai nello [[spiritualismo]] a-scientifico e [[irrazionalismo|irrazionalistico]] (accusa spesso rivolta da [[Benedetto Croce]] ai positivisti).<ref name=allegri3/>
Un motivo di originalità è offerto dal tentativo di attenuare il [[determinismo]] e meccanicismo evoluzionistico e positivistico tramite la dottrina della casualità. La realtà è per lui continuo passaggio dall'Indistinto al distinto, e i distinti sono la coscienza umana e il mondo esterno, frutto entrambi dalle sensazioni e da quell'Indistinto dalla quale procedono per «autosintesi ed eterosintesi».<ref name=allegri3/>
 
=== Riflessione morale ===
Egli punta a far rinascere un'etica [[laicismo|laica]], naturalistica, non prescrittiva, che pone l'uomo davanti alle scelte, dandogli strumenti conoscitivi per una scelta razionale.<ref>Mario Quaranta, ''Etica e politica nel pensiero di Roberto Ardigò'', in: “Rivista di storia della filosofia”, 1/1991, 127-44, 142.</ref> Rimane estraneo però alla questione sociale e alle istanze socialiste (nonostante la collaborazione con Turati), e, ancor prima, [[anarchiche]], ampiamente diffuse in Italia, come isolato è anche rispetto alla politica.<ref>Quaranta, op. cit. pag. 129</ref>
 
Le idealità sociali o massime morali si distinguono in:<ref name=gentile>Anna Lisa Gentile, ''Il positivismo di Roberto Ardigò: un'ideologia italiana'', in: “Rivista di storia della filosofia” 1/199 pag. 158 e segg.</ref>:
 
* naturali, perché frutto solamente dell'evoluzione della specie e della psiche individuale;
* sociali vere e proprie, cioè etico-giuridiche perché determinate dalla convivenza; esse devono la propria oggettività alla loro «genesi (...) individuata nello sviluppo “materiale” dell'uomo (biologico, fisico, ecc.) e (...) si esprimono storicamente in istituzioni (come la famiglia, lo Stato) le quali disciplinano e orientano le azioni umane».<ref name=gentile/>
 
Va detto che la riflessione ‘di periodo’ ardigoiana sulla moralità e sulle idealità sociali “nell’idea della giustizia” mostra l’intento di fondare in Italia la sociologia come scienza sulla cauta possibilità di concepire nella società la morale senza la religione (Roberto Ardigò, ''La morale dei positivisti'', Milano, Natale Battezzati, 1879, XXI, p.&nbsp;290 e sg.). Il progetto di Roberto Ardigò si concretizza maggiormente nelle pretese di fondare un sapere laico in grado di confrontarsi con le sfere dell’etica e della filosofia speculativa, senza che quest’ultima possa vantare ex ante una alleanza “forte” di filosofia e religione e senza avere avuto un confronto con i temi messi in campo dalla scienza e dai suoi più immediati avanzamenti, così e come mostrano proprio i primi passi dell’idea di formare un sapere sociologico autonomizzato dalle sfere dell’eticità (Guglielmo Rinzivillo, ''Ardigò e la prima sociologia in Italia'', su “Scienzasocietà” n.50, A. IX maggio-agosto 1991, pp.&nbsp;25 –31). In questo senso l’impresa di Ardigò di confrontarsi direttamente con il sapere speculativo risulta essere l’unica nel suo genere al cospetto del positivismo di fine secolo XIX ( Guglielmo Rinzivillo, ''La scienza e l’oggetto. Autocritica del sapere strategico'', Milano, Franco Angeli, 2010, ristampa 2012, II, ISBN 9788856824872 ). Ma il tentativo di formare una scuola si infrange nella ripresa sia europea dello spiritualismo che più nostrana dell’idealismo e nella contestazione delle dottrine filosofiche di seguaci come [[Giovanni Marchesini (filosofo)|Giovanni Marchesini]] e Giuseppe Tarozzi (Mariantonella Portale, ''Giovanni Marchesini e la “Rivista di Filosofia e Scienze Affini”. La crisi del positivismo italiano'', Milano, Franco Angeli, 2010, ISBN 8856825643).
 
== Opere ==
[[File:Roberto Ardigò – Discorso sulla difesa dalla inondazione, 1874 - BEIC 6280257.tif|thumb|''Discorso sulla difesa dalla inondazione'' (1874)]]
[[File:Donatori Biblioteca Teresiana, Mantova.jpg|thumb|Roberto Ardigò tra i donatori della [[Biblioteca Teresiana]] di [[Mantova]].]]
 
* ''Discorso su Pietro Pomponazzi. Discorso'', 1869.
* ''La psicologia come scienza positiva'', 1870
* ''La formazione naturale nel fatto del sistema solare'', 1877.
Riga 110 ⟶ 116:
* ''L'unità della coscienza'', 1898
* ''La nuova filosofia dei valori'', 1907.
* ''Scritti vari'', a cura di G. Marchesini, (1922).
* {{Cita libro|editore= Stabilimento tipografico Mondovì|titolo= Discorso sulla difesa dalla inondazione|città=Mantova|data= 1874|url= https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6280257}}
 
Riga 138 ⟶ 144:
== Voci correlate ==
* [[Psicologia]]
* [[Positivismo]]
 
== Altri progetti ==
Riga 144 ⟶ 151:
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1url = http://www.archiviodistoria.psicologia1.uniroma1.it/roberto%20ardigo.htm | 2titolo = Opere di Roberto Ardigò consultabili nell'Archivio di Storia della Psicologia | accesso = 16 dicembre 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120711123209/http://www.archiviodistoria.psicologia1.uniroma1.it/roberto%20ardigo.htm | dataarchivio = 11 luglio 2012 | urlmorto = sì }}
* {{treccani|autore=Alessandro Savorelli|roberto-ardigo_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)|Roberto Ardigò}}
 
Riga 152 ⟶ 159:
 
[[Categoria:Positivisti]]
[[Categoria:Professori alldell'Università degli Studi di Padova]]
[[Categoria:Morti per suicidio]]
[[Categoria:Presbiteri italiani del XIX secolo]]
[[Categoria:Filosofi atei]]
[[Categoria:Accademici italiani del XIX secolo]]
[[Categoria:Accademici italiani del XX secolo]]
[[Categoria:Sociologi italiani]]
[[Categoria:Repubblicanesimo in Italia]]
[[Categoria:Antimassoneria]]
[[Categoria:Membri dell'Accademia delle Scienze di Torino]]
[[Categoria:Sepolti nel cimitero monumentale di Mantova]]
[[Categoria:Membri dell'Accademia nazionale virgiliana]]