Cesare Beccaria: differenze tra le versioni
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| immagine = Cesare Beccaria.jpg
| legenda =
| stemma = Arms of the house of Beccaria Bonesana.svg
| titolo = [[Marchese]] di [[Gualdrasco]] e di [[Villareggio]]
| inizio reggenza = [[1782]]
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| altrititoli =
| data di nascita = 15 marzo [[1738]]
| luogo di nascita = [[
| data di morte =
| luogo di morte = [[
| sepoltura = [[Cimitero della Mojazza]]
| dinastia = [[Beccaria]]-[[Bonesana]]
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| motto reale =
}}
{{Bio
|Nome = Cesare
|Cognome = Beccaria Bonesana
|PostCognomeVirgola = '''[[marchese]] di [[Gualdrasco]] e di [[Villareggio]]'''<ref>Il nome di «marchese di Beccaria», usato talvolta nella corrispondenza, si trova in molte fonti (tra cui l'Enciclopedia Britannica) ma è errato: il titolo esatto era «marchese di Gualdrasco e di Villareggio» (cfr. {{cita libro|autore=Maria G. Vitali|titolo=Cesare Beccaria, 1738-1794. Progresso e discorsi di economia politica|città=Paris|anno=2005|p=9}} {{cita libro|autore-capitolo=Philippe Audegean|capitolo=Introduzione|titolo=Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene|città=Lione|anno=2009|p=9}})</ref>
|ForzaOrdinamento = Beccaria, Cesare
|Sesso = M
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}}
La sua opera principale, il trattato ''[[Dei delitti e delle pene]]'', in cui viene condotta un'analisi politica e giuridica contro la [[pena di morte]] e la [[tortura]] sulla base
Nonno materno di [[Alessandro Manzoni]], nonché prozio dello storico [[Napoleone Bertoglio Pisani]], Cesare Beccaria è considerato inoltre come uno dei padri fondatori della teoria classica del [[diritto penale]] e della [[criminologia]] di scuola [[liberalismo|liberale]]<ref>{{Cita libro|cognome=Hostettler|nome= John|titolo=Cesare Beccaria: The Genius of 'On Crimes and Punishments' |anno=2010|url=https://archive.org/details/cesarebeccariage0000host|data=2011|editore=Waterside Press|città=Hampshire|isbn=978-1-904380-63-4|p=[https://archive.org/details/cesarebeccariage0000host/page/n161 160]}}</ref>.
== Biografia ==
===Origini familiari e matrimonio===
Cesare Beccaria nacque a Milano
Fu educato a [[Parma]] dai [[gesuiti]] e si laureò in [[Giurisprudenza]] il 13 settembre 1758 all'[[Università degli Studi di Pavia]].
Nel [[1760]] Cesare sposò Teresa Blasco contro la volontà del padre, che lo costrinse a rinunciare ai diritti di [[primogenitura]] (mantenne però il titolo di marchese<ref>{{cita libro|autore=Renzo Zorzi|titolo=Cesare Beccaria. Dramma della Giustizia|città=Milano|anno=1995|p=53}}</ref>); da questo matrimonio ebbe quattro figli: [[Giulia Beccaria|Giulia]] (1762-1841), Maria (1766-1788), nata con gravi problemi neurologici e morta giovane, Giovanni Annibale nato e morto nel [[1767]] e Margherita anch'essa nata e morta nel [[1772]].▼
▲
Il padre lo cacciò anche da casa dopo il matrimonio, così dovette essere ospitato da [[Pietro Verri]], che lo mantenne anche economicamente per un periodo.
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Teresa morì il 14 marzo [[1774]], a causa della [[sifilide]] o della [[tubercolosi]]. Beccaria, dopo appena 40 giorni di vedovanza, firmò il contratto di matrimonio con Anna dei Conti Barnaba Barbò, che sposò in seconde nozze il 4 giugno 1774, ad appena 82 giorni dalla morte della prima moglie. Da Anna Barbò ebbe un altro figlio, Giulio.<ref name="Pirrotta">Pirrotta, ''art. cit''</ref>
===
Il suo avvicinamento all'[[Illuminismo]] avvenne dopo la lettura delle ''[[Lettere persiane]]'' di [[Montesquieu]] e del “Contratto sociale” di Rousseau, grazie ai quali si entusiasmò per i problemi filosofici e sociali ed entrò nel cenacolo di casa Verri, dove aveva sede anche la redazione del Caffè, il più celebre giornale politico-letterario del tempo, per il quale scrisse sporadicamente.
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Tornato a Milano nel 1768 ottenne la cattedra di Scienze Camerali ([[economia politica]]), creata per lui nelle scuole palatine di Milano e cominciò a progettare una grande opera sulla convivenza umana, mai completata.
[[File:Accademia dei Pugni.jpg|thumb|left|[[Antonio Perego (pittore)|Antonio Perego]], ''L'Accademia dei Pugni''. Da sinistra a destra: [[Alfonso Longo]] (di spalle), [[Alessandro Verri]], [[Giambattista Biffi]], Cesare Beccaria, [[Luigi Stefano Lambertenghi]], [[Pietro Verri]], [[Giuseppe Visconti di Saliceto]]]]
Entrato nell'amministrazione austriaca nel [[1771]], fu nominato membro del Supremo Consiglio dell'Economia, contribuendo alle riforme asburgiche sotto [[Maria Teresa d'Austria|Maria Teresa]] e [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]]. Fu criticato per questo dagli amici (tra cui Pietro Verri), che gli rimproveravano di essere diventato un burocrate<ref>C. e M. Sambugar, D. Ermini, G. Salà, ''op, cit.''.</ref>. Gli studiosi, però, considerano questi giudizi ingiusti dal momento che Cesare Beccaria si dedicò ad importanti riforme, che richiedevano una notevole preparazione intellettuale, non solo amministrativa. Fra queste ci fu la riforma delle misure dello stato milanese, intrapresa prima di quella del [[sistema metrico decimale]] francese, e a cui Beccaria, insieme al fratello [[Annibale Beccaria|Annibale]], dedicò quasi vent'anni della sua vita. (La riforma, notevolmente complessa, coinvolse alla fine solo il braccio milanese. La successiva riforma dei pesi non fu mai realizzata).<ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Emanuele Lugli, 'Cesare Beccaria e la riduzione delle misure lineari a Milano,' Nuova Informazione Bibliografica 3/2015, 579-602.|accesso = 11 dicembre 2015|doi = 10.1448/80865|url = http://www.rivisteweb.it/doi/10.1448/80865}}</ref>
Il suo rapporto con la figlia [[Giulia Beccaria|Giulia]], futura madre di [[Alessandro Manzoni]], fu conflittuale per gran parte della sua vita; ella era stata messa in collegio (nonostante Beccaria avesse spesso deprecato i collegi religiosi) subito dopo la morte della madre e lì dimenticata per quasi sei anni: suo padre non volle più sapere niente di lei per molto tempo e non la considerò mai sua figlia, bensì il frutto di una relazione extraconiugale delle numerose che la moglie aveva avuto. Beccaria non si sentiva adeguato al ruolo di padre, inoltre negò l'eredità materna alla figlia, avendo contratto dei debiti: ciò gli diede la fama di irriducibile avarizia.<ref name="Pirrotta" /> Giulia uscì dal collegio nel [[1780]], frequentando poi gli ambienti illuministi e libertini. Nel [[1782]] la diede in sposa al conte [[Pietro Manzoni]], più vecchio di vent'anni di lei: il nipote Alessandro nacque nel [[1785]], ma pare fosse in realtà il figlio di [[Giovanni Verri]], fratello minore di Pietro e Alessandro, e amante di Giulia. Prima della morte del padre, Giulia abbandonò il marito, nel 1792, per andare a vivere a Parigi insieme al conte [[Carlo Imbonati]], rompendo i rapporti definitivamente col padre,<ref name="Pirrotta" /> e temporaneamente anche con il figlio.
Beccaria morì a Milano il 28 novembre [[1794]], a causa di un [[ictus]], all'età di 56 anni, e trovò sepoltura nel [[Cimitero della Mojazza]], fuori [[Porta Garibaldi (Milano)|Porta Comasina]], in una sepoltura popolare (dove fu sepolto anche [[Giuseppe Parini]]) anziché nella tomba di famiglia. Quando tutti i resti vennero traslati nel [[cimitero monumentale di Milano]], un secolo dopo, si perse traccia della tomba del grande giurista. Pietro Verri, con una riflessione valida ancora oggi, deplorò nei suoi scritti il fatto che i milanesi non avessero onorato abbastanza il nome di Cesare Beccaria, né da vivo né da morto, che tanta gloria aveva portato alla città. Ai funerali di Beccaria era presente anche il giovane nipote [[Alessandro Manzoni]] (che riprenderà molte delle riflessioni del nonno e di Verri nella ''[[Storia della colonna infame]]'' e nel suo capolavoro, ''[[I promessi sposi]]''), nonché il figlio superstite ed erede, Giulio.<ref>{{cita web|url=http://www.corrierecomo.it/?option=com_content&view=article&id=40112%3Abeccaria-non-riposa-sul-lario&catid=29%3Acultura&Itemid=30|titolo=Beccaria non riposa sul Lario
== Il pensiero ==
Beccaria fu influenzato dalla lettura di [[John Locke|Locke]], [[Claude-Adrien
Partendo dalla classica [[contratto sociale|teoria contrattualistica]] del diritto, derivata in parte dalla formulazione datane da Rousseau, che sostanzialmente fonda la società su un [[Contratto sociale (saggio)|contratto sociale (nell'omonima opera)]] teso a salvaguardare i diritti degli individui e a garantire in questo modo l'ordine, Beccaria definì in pratica il delitto in maniera laica come una violazione del contratto, e non come offesa alla legge divina, che appartiene alla coscienza della persona e non alla sfera pubblica<ref>F. Venturi, ''Settecento riformatore'', Einaudi, Torino, 1969</ref>. La società nel suo complesso godeva pertanto di un diritto di autodifesa, da esercitare in misura proporzionata al delitto commesso (principio del proporzionalismo della pena) e secondo il principio contrattualistico per cui nessun uomo può disporre della vita di un altro (Rousseau non considerava moralmente lecito nemmeno il suicidio, in quanto non l'uomo, ma la natura, nella visione del ginevrino, aveva potere sulla propria vita, e quindi tale diritto non poteva certamente andare allo Stato, che comunque avrebbe violato un diritto individuale).
=== La natura utilitaristica del pensiero di Beccaria ===
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=== Il rifiuto della pena di morte ===
{{Citazione|Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio|Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII}}
[[File:Beccaria - Dei delitti e delle pene - 6043967 A.jpg|thumb|left|upright=0.8|Illustrazione allegorica da ''Dei delitti e delle pene'': la [[Giustizia]] personificata respinge il [[boia]], con in mano
La [[pena di morte]], “''una guerra della nazione contro un cittadino''”, è inaccettabile perché il bene della vita è indisponibile, quindi sottratto alla volontà del singolo e dello Stato.<br />
Inoltre essa:
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=== L'avversione alla tortura ===
La [[tortura]], “''l'infame crociuolo della verità''”, viene confutata da Beccaria con varie argomentazioni:
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== Influenza ==
Anche il poeta [[Ugo Foscolo]] rileverà nelle ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'' che "''le pene crescono coi supplizi''".
Inoltre, Beccaria fu affine e simpatizzante degli ideali della Massoneria<ref>{{cita web|url=https://www.corriere.it/politica/cards/da-garibaldi-john-wayne-iscrittiillustri-massoneria/ugo-foscolo.shtml|titolo=Da Garibaldi a John Wayne: gli iscritti illustri alla massoneria|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180220161117/http://www.corriere.it/politica/cards/da-garibaldi-john-wayne-iscritti-illustri-massoneria/massoneria_principale.shtml|data=29 febbraio 2018|urlmorto=no|accesso=21 febbraio 2023|dataarchivio=20 febbraio 2018}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.iltirreno.it/cecina/cronaca/2016/10/14/news/massoneria-al-palacongressi-da-beccaria-all-illuminismo-1.14250705|titolo=Massoneria al Palacongressi da Beccaria all’illuminismo}} (organizzato da Gran loggia d’Italia regione Toscana provincia di Cecina della Massoneria)</ref>, ma negò la propria affiliazione massonica (così come fecero i fratelli Verri), malgrado gli ideali della rivista ''[[Il Caffè (1764-1766)|Il Caffè]]''<ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=9PiNDAAAQBAJ&pg=PT58|pagina=58|titolo=La massoneria nell'età moderna|autore=Antonio Trampus|anno=2011|editore=Editori Laterza|ISBN=9788858100486}}</ref> nella quale scriveva il massone [[Giambattista Biffi]]. L'opera e il pensiero di Beccaria e di [[Gaetano Filangieri]] furono continuati da [[Francesco Mario Pagano]]<ref>Con la trilogia giuridica, dedicata a [[Luigi de' Medici di Ottajano|Luigi de' Medici de' principi di Ottaiano]], ''Considerazioni sul processo criminale'', ''Principi del codice penale'', ''Logica dei probabili o teoria delle prove''. Citati in {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=nh6EBAAAQBAJ&pg=PA414|pagina=414|titolo=La Massoneria nelle due Sicilie Vol. II e i fratelli meridionali del '700 - Città di Napoli|autore=[[Ruggiero Di Castiglione]]|anno=2014|editore=Gangemi Editore|ISBN=9788849263794}}</ref>
L'opera ed il pensiero di Beccaria, inoltre, influenzarono la codificazione del [[Granducato di Toscana]], concretizzata nella Riforma della legislazione criminale toscana, promulgata da [[Pietro Leopoldo d'Asburgo]] nel 1787, meglio conosciuta come "[[Codice leopoldino]]" col quale la Toscana divenne il primo stato in Europa ad eliminare integralmente la pena di morte e la tortura dal proprio sistema penale.▼
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Il filosofo utilitarista [[Jeremy Bentham]] ne riprenderà alcune idee.
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===Raccolte di articoli===
Gli articoli di Beccaria per ''Il caffè'' sono in: Gianni Francioni, Sergio Romagnoli (a cura di) ''«Il Caffè» dal 1764 al 1766'', Collana «Pantheon», Bollati Boringhieri Editore, 2005 Due volumi,
== Edizione nazionale delle opere di Cesare Beccaria ==
L'Edizione nazionale delle opere di Cesare Beccaria è stata curata da [[Mediobanca]].
Fu avviata nel 1978 con il sostegno di [[Franco Venturi]], [[Leo Valiani]] e [[Luigi Firpo]] al fine di onorare memoria di [[Adolfo Tino]], presidente di Mediobanca dal 1958 al 1977.
L'Edizione Nazionale è stata [https://archiviostorico.mediobanca.com/pubblicazione/omaggio-a-cesare-beccaria/ conclusa nel 2015] e [https://archiviostorico.mediobanca.com/pubblicazione/edizione-nazionale-delle-opere-di-cesare-beccaria/ tutti i volumi sono scaricabili in pdf] dal [https://archiviostorico.mediobanca.com/patrimonio/home.html sito dell'Archivio Storico Mediobanca "Vincenzo Maranghi"].
== Genealogia ==
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*{{Cita libro |autore = Cesare Beccaria |titolo = Opere |url =https://gutenberg.beic.it/ |editore = Sansoni |città = Firenze |volume = I |anno = 1958 }}
*{{Cita libro |autore = Cesare Beccaria |titolo = Opere |url =https://gutenberg.beic.it/ |editore = Sansoni |città = Firenze |volume = II |anno = 1958 }}
* Introduzione a Beccaria, Enza Biagini, Roma-Bari, Laterza, 1992
*Antoine-Marie Graziani, ''Fortune de Beccaria'', Commentaire 2009/3 (Numéro 127).
*Philippe Audegean, ''Violenza e giustizia. Beccaria e la questione penale'', Bologna, Il Mulino, 2023. https://www.mulino.it/isbn/9788815383037
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* ''[https://www.sie-asee.it/autore.php?id_autore=70 Beccaria, Cesare]'', su [https://www.sie-asee.it/ sie-asee.it], ''Archivio Storico delle Economiste e degli Economisti.''{{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.zam.it/biografia_Cesare_Beccaria|Vita di C.Beccaria}}
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[[Categoria:Studiosi di diritto penale del XVIII secolo]]
[[Categoria:Criminologi italiani]]
[[Categoria:Teorici delle prigioni]]
[[Categoria:Massoni]]
[[Categoria:Storia del diritto]]
[[Categoria:Nobili italiani del XVIII secolo]]
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