Erminio Juvalta: differenze tra le versioni
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|Epoca2 = 1900
|Attività = filosofo
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Erminio_Juvalta.jpg
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La filosofia di E. Juvalta è una profonda riflessione sull'etica filosofica portata avanti con il metodo dell'analisi critica. Anche se, come risulta dalla sua bibliografia, non troviamo nei suoi scritti importanti contributi sul piano gnoseologico ed epistemologico, dal momento che il suo principale campo d'indagine fu prevalentemente lo studio dei sistemi morali, possiamo affermare senza dubbio che sia il Neokantismo che il Positivismo di fine ottocento costituirono il nucleo di fondo della sua posizione teoretica, da cui sviluppò la sua impostazione metodologica e filosofica.
Il positivismo, in particolare, è stato il primo grande sistema filosofico con cui si è misurato nella prima fase della sua elaborazione concettuale,
“Il giudizio con il quale si afferma il valore di un oggetto è diverso e non deducibile dal giudizio col quale ne afferma l'esistenza o la possibilità o la connessione modale o condizionale con altri soggetti. Apprendere come le cose sono, è tutt'altra cosa dal valutarle”.
Secondo Juvalta, dal momento che la finalità dell'etica si concreta nella costruzione di teorie morali ed in particolare di coerenti sistemi di valori morali, il giudizio che sta alla base di una qualsivoglia teoria etica deve configurarsi come “un giudizio originario” che ha una natura eminentemente etica, quindi non scientifica (come volevano Spencer e i positivisti) né tantomeno metafisica (come
=== Avvicinamento al neokantismo ===
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Juvalta vede nel momento della determinazione della scelta del fine supremo, il cui contenuto costituisce la base per il postulato di valore primario, il principale limite del razionalismo etico. La razionalità può solamente giustificare, cioè portare ragionamenti a favore di una tesi, o stabilire relazioni e deduzioni tra elementi di un sistema, in questo caso valori, che sono legati dalla loro stessa natura; ma essa non può imporre i fini. La razionalità accetta, per così dire, il giudizio di valore morale come un dato, ma non lo può stabilire lei in via preliminare perché nel campo etico la razionalità non riesce a cogliere interamente la natura dei nostri giudizi di valore.
{{sf|“la ragione per quanto si faccia non dà valori; la ragione esige la coerenza; teorica: dei giudizi fra di loro e con i principi e i dati su cui si fondano; pratica: delle valutazioni derivate e mediate con le valutazioni direttamente o postulate, e delle azioni con le valutazioni.”
“…le valutazioni sono, come espressioni di una esperienza interiore sui generis, valide di per sé…”}}
=== I valori ultimi di Libertà e Giustizia ===
Tuttavia il messaggio di Juvalta contiene anche un aspetto propositivo, non secondario. Anche se esiste una pluralità di valori che la coscienza può scegliere come fini, i quali si costituiscono come le linee guida della nostra condotta individuale, una volta adottato il criterio razionale di universalizzazione dei valori è possibile intuire che le scelte si riducono rispetto a quelle che la ragione può immaginare come possibili e, soprattutto, viene meno la completa arbitrarietà della scelta originaria. Juvalta è convinto che due valori su tutti debbano essere visti come i fini supremi su cui improntare la nostra vita e organizzare le nostre società, vale a dire i valori di libertà e giustizia. Libertà e giustizia costituiscono le precondizioni della vita morale e gli unici valori, tra quelli possibili, che risultano universalizzabili; essi sono le sole precondizioni che permettono ad ogni essere umano di realizzare il proprio fine e di raggiungere i propri beni (valori), in vista di una totale e piena realizzazione della natura umana, senza limitare la ricerca della moralità degli altri membri della società. Libertà e giustizia rappresentano per così dire i cardini di ogni sistema morale con i quali poter impostare se non un vero e proprio ripensamento di ogni pratica umana almeno una profonda critica ai modelli di società dominanti quali l'individualismo liberale, l'autoritarismo o la proposta socialista.
{{sf|“La libertà esprime l'esigenza delle condizioni soggettive necessarie a fare dell'uomo una persona padrona di sé di fronte a sé e di fronte ad ogni altra persona; la giustizia esprime l'esigenza delle condizioni obbiettive necessarie all'esercizio universalmente efficace di questa libertà.”}}
== Opere ==
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== Scritti su Erminio Juvalta ==
* D. Basciani, ''Erminio Juvalta e l'etica della giustizia'',
* F. Picardi, ''Morale e filosofia della morale in Erminio Juvalta'', (pubblicazioni dell'istituto di filosofia. Facoltà di magistero dell'università di Genova, 24),
* [[Maurizio Viroli]], ''L'etica laica di Erminio Juvalta'', Milano, [[FrancoAngeli]],
* AA.VV., ''Sul pensiero di Erminio juvalta'', fascicolo monografico della «Rivista di storia della filosofia», XLI (1986), Milano, Franco Angeli
* [[Piergiorgio Donatelli]], «[http://www.treccani.it/enciclopedia/erminio-juvalta_(Dizionario-Biografico)/ {{Maiuscoletto|JUVALTA, Erminio}}»], in ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', vol. LXII, [[Istituto dell'Enciclopedia italiana|Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]], 2004 (on line)
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