Germano Nicolini: differenze tra le versioni
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Figura storica del [[comunismo|movimento comunista]] in [[Emilia]] e partigiano decorato con medaglia d'argento, fu tra i protagonisti della [[Resistenza italiana]]<ref name=referendum>{{Cita web |url = http://www.corriere.it/politica/16_maggio_23/si-referendum-partigiano-diavolo-costituzione-deve-velocizzarsi-ma-non-sono-renziano-f7f96406-2055-11e6-9888-7852d885e0fc.shtml|titolo = Il Sì al referendum del partigiano «Diavolo»: la Costituzione deve velocizzarsi. «Ma non sono renziano»|autore = Fabrizio Caccia |sito = [[Corriere della Sera]]|data = 22 maggio 2016|accesso = 9 ottobre 2010 |urlmorto = no}}</ref> e divenne sindaco di
|url = http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2485/germano-nicolini|titolo = Germano Nicolini|sito = [[ANPI]]|data = 26 settembre 2010|accesso = 9 ottobre 2010|urlmorto = no}}</ref>
== Biografia ==
=== La formazione e la partecipazione alla guerra di Resistenza ===
Germano Nicolini nacque a
Fatto prigioniero l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] dai tedeschi nei pressi di [[Tivoli]], dove l'unità carrista era stata distaccata nella difesa di [[Roma]], riuscì a darsi alla fuga<ref name=ilgiornale/> e a rientrare in
Durante la guerra partecipò a tredici scontri a fuoco e a due
Fu anche responsabile partigiano del carcere di Correggio e in tale ruolo, il 27 aprile 1945, respinse il primo di due assalti alla prigione da parte dei partigiani, i quali, senza un mandato del [[Comitato di liberazione nazionale]], volevano prelevare sette [[Repubblica Sociale Italiana|repubblichini]]; per questo un capo militare della Resistenza lo minacciò giurandogli: «Un giorno ci sarà una pallottola anche per te!».<ref name="vanityfair" /><ref>L'episodio è descritto da [[Giampaolo Pansa]] nel suo saggio ''[[Il sangue dei vinti]]'' (2003).</ref>
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Segretario dell'[[Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]] (ANPI) di Correggio, si distinse nell'immediato dopoguerra come pioniere della riconciliazione nazionale aprendo una mensa del reduce cui potevano accedere partigiani ed ex-fascisti che non si erano macchiati di crimini. Alla domanda: «Rifarebbe oggi ciò che fece allora?», Nicolini rispose: «Certo che lo rifarei, perché non ho nulla di cui pentirmi o vergognarmi, avendo sempre fatto il partigiano nel più assoluto rispetto delle norme internazionali di guerra, come da [[Convenzione di Ginevra|trattato di Ginevra]]».<ref>Dall'intervista contenuta nel libro ''Volti di libertà. Partigiani che raccontano la Resistenza'' di Alessandro e Denis Fontanes.</ref>
Il suo contributo alla lotta resistenziale è sintetizzato nella scheda n.10591 del Comitato Provinciale ANPI di Reggio Emilia, stilata nell'immediato dopoguerra, nella quale
Alle [[Elezioni amministrative in Italia del 1946|elezioni amministrative del marzo 1946]] fu eletto nel Consiglio comunale di
=== L'assassinio di Umberto Pessina ===
[[File:Nicolini Germano "Diavolo".jpg|thumb|Germano Nicolini "Diavolo"]]
Il 18 giugno 1946 nei pressi della parrocchia di San Martino Piccolo, una frazione di Correggio, venne ucciso sulla porta della canonica con due colpi di pistola don
Ma i veri responsabili erano Cesarino Catellani, Ero Righi e William Gaiti, anch'essi partigiani;<ref name=vanityfair/><ref name=repubblica94/> i primi due, nel gennaio 1948,<ref name=europeo/> un anno e mezzo dopo il delitto, dopo essere fuggiti in Jugoslavia<ref name=repubblica91/> confessarono addirittura spontaneamente il crimine, che commisero per errore,<ref name=europeo/> ma non furono creduti e vennero condannati per autocalunnia.<ref name=italiagialloenera/><ref name=ilgiornale/><ref name=repubblica94/> Le confessioni di Catellani e Righi vennero interpretate come un tentativo di salvare il sindaco di Correggio dall'accusa infamante di omicidio per ragioni di partito fissate da Ottavio Morgotti, segretario comunista di Correggio.<ref name=europeo/><ref name=repubblica91/> Il testimone chiave dell'accusa,<ref name=cossiga/> Antenore Valla, affermò più volte durante il processo che le proprie dichiarazioni gli erano state estorte e di esser stato torturato<ref name=italiagialloenera/> – mediante un cerchio metallico stretto attorno alla testa – dai [[carabinieri]]<ref name=impuniti4/> del [[Capitano (grado militare)|capitano]] Pasquale Vesce che, per la solerzia dimostrata nel risolvere il caso, ottenne dal Papa la commenda pontificia dell'[[Ordine di San Silvestro Papa]] e fu promosso generale.<ref name=ilgiornale/><ref name=gazzettareggio>{{Cita news|url = http://quotidianiespresso.repubblica.it/gazzettareggio/speciali/speciale20anni/1990/h5901.htm|titolo = Il "Diavolo" non dimentica|pubblicazione = [[Gazzetta di Reggio]] |accesso = 9 ottobre 2016 |urlmorto = no }}</ref><ref>{{Cita news|autore=Vito D'Angelo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/dicembre/08/Don_Pessina_giustizia_fatta_co_0_93120810234.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151024193600/http://archiviostorico.corriere.it/1993/dicembre/08/Don_Pessina_giustizia_fatta_co_0_93120810234.shtml|titolo=Don Pessina, giustizia è fatta|pubblicazione=Corriere della Sera|data=8 dicembre 1993|accesso=18 giugno 2014}}</ref> Valla era un ex partigiano e sperava di avere la libertà in cambio delle sue rivelazioni.<ref name=europeo/> Egli mentendo raccontò che lo stesso Prodi gli aveva confessato di avere ucciso don Pessina insieme a Ferretti, su ordine di Nicolini.<ref name=europeo/><ref name=agi93/>
Non venne dato il giusto valore alle testimonianze che asserivano che Nicolini giocava a bocce in un paese vicino.<ref name=ilgiornale/> Il 26 febbraio 1949 la Corte d'Assise di Perugia lo condannò come mandante<ref name=repubblica94/> di omicidio volontario premeditato a 22 anni di carcere<ref name=repubblica91/> e alla perdita di ogni diritto civile e militare<ref name=gazzettareggio/><ref name=ngv>{{Cita web |url = http://www.ngvision.org/mediabase/531|titolo = Il ritorno del diavolo|sito = ngvision.org|data = 14 dicembre 2005 |accesso = 9 ottobre 2010 |urlmorto = no}}</ref>; ne scontò effettivamente dieci – Ferretti e Prodi, condannati come esecutori, ne espiarono invece sette –<ref name=repubblica91/><ref name=repubblica94/><ref name=pansa/> grazie all'indulto per gli ex appartenenti alle formazioni partigiane, uscendo di prigione alla fine del 1956.<ref name=anpi/><ref name=ngv/> Inutilmente Nicolini cercò di dimostrare la sua innocenza.<ref name=anpi/> Nel 1990 il caso venne riaperto su invito dell'
=== Il processo ===
Il primo processo si svolse a Perugia nel 1947, spostato dalla sua sede naturale, Reggio Emilia, per ''legittima suspicione'' dopo pressioni del [[Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla|vescovo di Reggio]] su diversi ministri. Nicolini venne accusato di essere dapprima esecutore materiale del delitto, poi suo mandante.<ref name=anpi/> Prodi fece diverse confessioni, per poi ritrattare più volte quanto affermato.<ref name=europeo/> Tuttavia, il giudice ricavò numerosi dati da queste rivelazioni, tanto da identificare Nicolini come mandante dell'operazione, Ferretti come esecutore materiale e Prodi come suo complice.<ref name=europeo/>
Le interferenze esterne sui magistrati, la scomparsa di verbali, le firme sui verbali estorte con la violenza fisica e psicologica,<ref name=repubblica94voto>{{Cita news|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/06/09/delitto-di-don-pessina-giustizia-45-anni.html |titolo = "Faremo di tutto per assicurare il diritto di voto a Nicolini" |pubblicazione = la Repubblica |data = 10 giugno 1994|accesso = 9 ottobre 2016 |urlmorto = no }}</ref> le palesi contraddizioni, falsità, amnesie e reticenze di alcuni testimoni dell'accusa,<ref name=repubblica94voto/> la costante intimidazione dei testi della difesa, l'omissione e la falsità in atti d'ufficio da parte degli inquirenti, l'insabbiamento di prove fondamentali a favore dell'accusato (tra cui una fondamentale perizia dattiloscopica che venne poi eseguita dopo quasi mezzo secolo su Antenore Valla nel processo a carico di William Gaiti) dimostrano come la sentenza sarebbe stata fortemente influenzata.<ref name=ilgiornale/><ref name=vanityfair/><ref name=agi93>{{Cita news|url = http://archivio.agi.it/articolo/97f184a9d4cf5a9dec6e8f67749371ff_19931118_omicidio-don-pessina-interrogatori-e-perizie|titolo = Omicidio don Pessina: interrogatori e perizie|pubblicazione = AGI|data = 18 novembre 1993|accesso = 8 febbraio 2022|urlarchivio = https://archive.is/20161027160416/http://archivio.agi.it/articolo/97f184a9d4cf5a9dec6e8f67749371ff_19931118_omicidio-don-pessina-interrogatori-e-perizie/|dataarchivio = 27 ottobre 2016}}</ref> Le diverse anomalie che caratterizzarono il processo sono rintracciabili negli atti giudiziari, in gran parte pubblicati nel memoriale di Nicolini ''Nessuno vuole la verità''<ref name=agi94/>.
Valla, testimone chiave dell'accusa,<ref name=cossiga/> non poteva essere attendibile, trovandosi il giorno del delitto in [[Francia]], incarcerato a [[Grenoble]] per espatrio clandestino con il falso nome di Sandro Tontolini.<ref name=ilgiornale/><ref name=agi93/> La conferma veniva dalla perizia sulle impronte digitali contenute nel cartellino segnaletico della polizia francese e da una serie di documenti di associazioni e istituzioni francesi. La perizia dattiloscopica che confermava inequivocabilmente che Valla e Tontolini erano la stessa persona, effettuata da un esperto della Criminalpol e prodotta dalla difesa del Nicolini, non venne ritenuta attendibile dalla Corte e fu quindi respinta<ref name=ilgiornale/> anche a seguito dei riscontri del capitano Vesce, incaricato di un supplemento di indagini. Eppure a distanza di 46 anni la perizia venne nuovamente eseguita (essendo all'epoca Valla ancora vivente) durante il processo a William Gaiti, confermando quanto già era noto nel 1947 alla difesa dell'imputato e colpevolmente ignorato dalla Corte.<ref name=agi93/> Nel processo di revisione emerse un particolare clamoroso: l'allora Vescovo [[Beniamino Socche|Socche]] era stato informato da un sacerdote, Don Alfredo Zavaroni, che il Valla era effettivamente in possesso di una carta di identità intestata a Tontolini Sandro, che era stato ospitato dalla famiglia Giovannetti, che era espatriato in Francia perché ricercato e rientrato a Fosdondo a metà luglio. Questo clamoroso documento, reperito nell'Archivio della Curia vescovile di Reggio, era stato pubblicato da uno storico cattolico reggiano in un libro nel 1993
La [[Corte d'appello]] di Perugia nella sentenza di assoluzione scrive: «Pertanto la Corte ritiene, in conformità a quanto sostenuto dalla difesa del Nicolini, che una serie di fattori – indagini di polizia giudiziaria condotte con metodi non del tutto ortodossi; lacune e insufficienze istruttorie; una sorta di "ragion di Stato di partito" che ebbe ad ispirare il comportamento di alcuni uomini del PCI; una pressante quanto legittima domanda di giustizia da parte del clero locale, estrinsecatasi però in iniziative al limite dell'interferenza; interventi di autorità non istituzionali e comunque processualmente non competenti – abbia fatto sì che la legittima esigenza di individuare e punire gli autori del grave quanto gratuito fatto di sangue si risolvesse, oggettivamente, in una sorta di ricerca del colpevole a tutti i costi, dando luogo ad un grave errore giudiziario, al quale la Corte ha ritenuto ora di dovere porre riparo assolvendo ampiamente gli imputati e restituendoli alla loro dignità di innocenti».<ref name=ilgiornale/><ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Germano Nicolini. La dignità di un uomo|autore = Salvatore Fangareggi|rivista = Ricerche storiche|numero = 74-75|editore = Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia|città = Reggio Emilia|anno = 1994|mese = dicembre|pp = 49-50|url = http://www.istoreco.re.it/public/isto/rs74-75OCRlow28620119445.pdf|accesso = 9 ottobre 2010|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150402103601/http://www.istoreco.re.it/public/isto/rs74-75OCRlow28620119445.pdf|dataarchivio = 2 aprile 2015}}</ref>
Se il vescovo
Durante il periodo del carcere (Reggio Emilia, Perugia, Ancona, S. Giminiano) è degno di nota un carteggio intercorso con Alcide Cervi, il padre dei sette [[fratelli Cervi]] fucilati dai fascisti, di cui alcune lettere sono conservate nell'archivio di Istoreco Reggio Emilia e una è stata pubblicata.<ref>{{Cita libro|autore=T. Rovatti|autore2=A. Santagata|cognome3=G. Vecchio|titolo=Fratelli Cervi. La storia e la memoria|anno=2024|editore=Viella editore|p=310-311}}</ref>
Nicolini è stato inoltre ascoltato dal procuratore Luigi De Ficchy in merito all'[[apparato paramilitare del PCI]], anche definito ''Gladio rossa'', di cui avrebbero fatto parte numerosi ex partigiani responsabili degli omicidi avvenuti nel cosiddetto [[Triangolo della morte (Emilia)|Triangolo rosso]] durante gli anni quaranta.<ref name=gladiorossa/> Nicolini si è però dichiarato estraneo a ogni connessione con la presunta struttura paramilitare.<ref name=gladiorossa/>
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=== Morte ===
Muore nella sua casa di Correggio il 24 ottobre 2020, all'età di 100 anni.<ref>{{Cita web|url=https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/emilia-romagna/resistenza-morto-germano-nicolini-era-il-comandante-diavolo_24625115-202002a.shtml|accesso=2020-10-25}}</ref> Nella sua ultima intervista il 25 aprile del 2020 aveva affermato in relazione alla pandemia COVID
== Vita privata ==
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Fausto invece, medico pediatra, dal 2010 è stato direttore generale prima dell'Ausl poi dell'arcispedale "Santa Maria Nuova" di Reggio, e dal 2017 al 2020 dell'azienda unica nata dalla loro fusione.<ref>Ansa, 30 Giugno 2017</ref>
==
===Musica===
La sua storia è stata ripresa più volte in ambito musicale. Il [[Consorzio Suonatori Indipendenti]] lo cita in ''Linea Gotica'', canzone presente nell'[[Linea Gotica (album)|album omonimo]] e nella quale viene nominato anche un altro personaggio simbolo della lotta antifascista, [[Giuseppe Dossetti]].<ref name=ondarock/> I [[Modena City Ramblers]] gli hanno dedicato la canzone ''Al Dievel'',<ref>{{Cita web |url = https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=3423|titolo = Al Dievel (La marcia del Diavolo)|accesso = 25 ottobre 2016|sito=antiwarsongs.org}}</ref> che compare in una prima versione nell'album ''[[La grande famiglia (album)|La grande famiglia]]'' e in una seconda versione modificata, contenuta nell'album ''[[Appunti partigiani]]'', in cui interviene come voce narrante lo stesso Nicolini, che corregge una frase non veritieria presente nella canzone originale<ref name=ngv/>. A quest'ultimo disco è allegato un testo di [[Luciano Ligabue]], concittadino di Nicolini, intitolato ''Il diavolo''.<ref name=vanityfair/>
===Cinema e tv===
Nicolini compare
La testimonianza di Nicolini è presente inoltre in ''[[Materiale resistente#Il documentario|Materiale resistente]]'', documentario del 1995 diretto e girato da [[Davide Ferrario (regista)|Davide Ferrario]] e [[Guido Chiesa]], allegato a un disco che contiene rifacimenti di numerose canzoni famose proprie della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e del movimento antifascista. L'opera trae spunto dal [[Materiale resistente#Il concerto|concerto]] di Correggio del 25 aprile [[1995]],<ref>{{Cita web |url = http://guidochiesa.net/filmografia/materiale-resistente/ |titolo = Materiale resistente|accesso = 25 ottobre 2016|sito=guidochiesa.net}}</ref> cui diede il suo contributo lo stesso Nicolini. Agli spettatori del concerto che lo accolsero sulle note di ''[[Bella Ciao]]'', il comandante Diavolo disse:<ref>Il discorso integrale è contenuto nel documentario ''Materiale resistente''.</ref>
{{Citazione| Io sono una persona del popolo molto modesta, che ha fatto solo il suo dovere di italiano. Io credo che voi con questo canto, con questo vostro entusiasmo giovanile che mi riporta a cinquant'anni fa quando anch'io avevo 25 anni; io credo che voi abbiate voluto ricordare tutti i partigiani, non solo della mia zona, i 70 caduti in combattimento, ma tutti i partigiani d'Italia [...]. Io non sono un cultore della musica moderna, non sono neanche – permettetemi l'espressione – un esegeta, cioè non riesco a capirla in tutta la sua profondità. Sento comunque che parte dall'animo e sento che voi oggi traducete nella musica, nell'entusiasmo, nella passione, nelle sofferenze e nello spirito di lotta dei partigiani quello che noi siamo stati! Io ho avuto il modo, amico e compagno, di cantare quando ero in carcere ricordando coloro che mi davano la forza di resistere, perché sapevo di essere un partigiano pulito ed onesto che meritava il rispetto del Paese e non la carcerazione. La forza di resistere mi è venuta dal fatto che mi sentivo sempre l'uomo partigiano che combatteva per una causa giusta che non era terminata il 25 aprile, perché noi abbiamo combattuto per un'Italia diversa! }}
===Libri===
Nel 2011 compare un suo contributo nel libro di [[Luciana Castellina]] dal titolo
Negli ultimi anni Nicolini si è dedicato a incontrare giovani provenienti da diverse regioni italiane, sia in ambito scolastico o associativo, sia ricevendoli a domicilio. I temi principalmente affrontati erano la Resistenza, la sua storia e i suoi valori, la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione italiana]] e la difesa dei suoi principi fondanti, i valori etici e sociali delle comunità aperte, il ruolo fondamentale della politica e dei partiti nella convivenza civile e democratica. Due sono in particolare le testimonianze materiali di questo impegno: il libro-intervista ''Noi sognavamo un mondo diverso'' (2012), scritto con lo storico Massimo Storchi, e
Anche dopo la morte numerose opere hanno continuato ad alimentare la memoria dell'eroe partigiano con una narrazione storica a volte in parte romanzata, ma sempre ispirata a fatti realmente accaduti.
Nel libro ''Una bella resistenza'' di Daniele Aristarco al Comandante Diavolo viene dedicato un capitolo dal titolo omonimo.
Allo stesso modo i Modena City
== Onorificenze ==
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|nome_onorificenza = Medaglia d'argento al valore militare
|collegamento_onorificenza=Ricompense al valor militare
|motivazione=
|data=25 marzo 1997<ref name=medagliaargento/>}}
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