Arduino Buri: differenze tra le versioni
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Nacque a Trieste, allora parte dell'[[Impero austro-ungarico]] il 26 giugno 1905, da una famiglia di forti sentimenti italiani.<ref name="aw">{{Cita|Il napoletano||aw}}.</ref> Dopo lo scoppio della [[prima guerra mondiale]], suo padre varcò la frontiera per arruolarsi nell'[[esercito italiano]], e per rappresaglia lui, che aveva nove anni, e sua madre vennero deportati dalla gendarmeria imperiale presso il campo di concentramento di Katzenau, nei pressi di [[Linz]], dove rimasero fino a che non furono scambiati con altri prigionieri<ref group=N>Sua madre rientrò in Italia portando con se i piani della base navale di [[Pola]], fornitagli da un suo familiare, ed appena giunta si era arruolata tra le crocerossine, mentre suo marito combatteva al fronte e suo fratello pilotava bombardieri [[Caproni]], ed aveva poi perso la vita.</ref> e poterono rientrare in Italia.<ref name=C7p6>{{Cita|Cicogna 2017|p. 6}}.</ref> Dopo la fine della guerra ritornò a [[Trieste]], e quando nel [[1920]] si costituirono le prime "Squadre Volontarie di Difesa Cittadina" ne entrò subito a far parte con il grado di capo manipolo.<ref name="aw"/> Tali squadre avevano lo scopo di difendere il territorio italiano che confinava con la [[Slovenia]] dalle mire [[Jugoslavia|jugoslave]].<ref name="aw"/> All'età di diciassette anni, insieme a moltissimi reduci di guerra, partecipò alla [[Marcia su Roma]], ma non si iscrisse mai al [[Partito Nazionale Fascista]].<ref name="aw"/> L'anno successivo si arruolò nel [[Regio Esercito]], frequentando la Scuola Allievi ufficiali di complemento di [[Pola]], al termine della quale fu assegnato come [[sottotenente]] al corpo degli [[alpini]].<ref name="aw"/> Appassionatosi al mondo dell'[[aviazione]], dopo la riorganizzazione della [[Regia Aeronautica]] voluta da [[Italo Balbo]] nell'ottobre [[1927]] passò in servizio nell'aviazione, e conseguì il brevetto di [[pilota militare]] presso la Scuola di volo di Passignano nel giugno [[1928]], assegnato successivamente in servizio in una squadriglia di [[Idrovolante|idrovolanti]], volando sui [[Savoia-Marchetti S.59]]bis in voli di ricognizione diurni e notturni, soccorso aereo, e prove motori.<ref name="aw"/> Nel 1935, allo scoppio della [[guerra d'Etiopia]], in forza all'Aviazione della Somalia volò sugli [[IMAM Ro.1]] della 1ª Squadriglia Somala Ricognizione Terrestre,<ref group=N>In questo reparto militavano anche [[Livio Zannoni]], [[Tito Minniti]], e [[Vittore Catella]].</ref> e poi sui [[Caproni Ca.101]], eseguendo voli di [[Aereo da bombardamento|bombardamento]], [[Aereo da ricognizione|ricognizione]] e copertura aerea alle truppe terrestri, e collaborando coi generali [[Ferruccio Ranza]] e [[Annibale Bergonzoli]]. Al termine del conflitto risultava decorato con una [[Medaglia di bronzo al valor militare]], e promosso [[tenente]] in servizio permanente effettivo (s.p.e.) nel settembre [[1936]].
Promosso [[capitano]] nel marzo [[1937]], con il nome di copertura di "Arduino Brazza" partì per combattere nella [[guerra di Spagna]]<ref name=M8p14>{{Cita|Mattioli 2018|p. 14}}.</ref> in forza all'[[Aviazione Legionaria]] come comandante della [[289ª Squadriglia]] Bombardieri Veloci del [[XXIX Gruppo]], equipaggiata con i [[Savoia-Marchetti S.M.79|Savoia-Marchetti S.79 Sparviero]].<ref name=M8p14/> Eseguì numerosi bombardamenti su città, vie di comunicazione, e ponti, venendo decorato con una [[Medaglia d'argento al valor militare]] e due [[Croce al merito di guerra|Croci al merito di guerra]].<ref name="aw"/>
Rientrato in Patria, dopo l'entrata in guerra del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], avvenuta il 10 giugno [[1940]], si distinse subito il giorno 20 per una ricognizione fotografica eseguita con un S.79 della [[289ª Squadriglia]] sul porto di [[Biserta]], in [[Tunisia]].<ref name=M8p47>{{Cita|Mattioli 2018|p. 47}}.</ref> Successivamente chiese, ed ottenne, il passaggio alla specialità aerosiluranti. In forza al [[108° Gruppo]] del [[36° Stormo]], il 27 settembre 1941 partecipò all'[[operazione Halberd]] pilotando un bombardiere aerosilurante [[Savoia-Marchetti S.M.84]],<ref group=N>Il suo equipaggio era formato dal maggiore Buri, il [[maresciallo]] pilota Giovanetti, il [[sergente]] motorista Gallinotti, il [[primo aviere]] fotografo Carta e l'armiere Merlini.</ref> e colpendo con un [[siluro]] la prora la [[nave da battaglia]] ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'' che rimase danneggiata, tanto da dover rientrare in [[Gran Bretagna]] per le riparazioni che richiesero sei mesi.<ref name=C7p6/> Il coraggioso attacco rimase impresso nella memoria del vicecomandante dell'unità, [[commodoro]] Patrick M. Archdale, che nel dopoguerra volle incontrarlo per stringergli la mano e congratularsi con lui.<ref name=C7p7>{{Cita|Cicogna 2017|p. 7}}.</ref> Con il suo S.M.84 il 15 novembre dello stesso anno affondò presso l'[[isola]] de [[La Galite]] il [[piroscafo]] britannico ''Empire Defender'', che navigava isolato da [[Malta]] a [[Gibilterra]].<ref name=C7p6/>
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