Citalopram: differenze tra le versioni

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==Avvertenze==
''Interruzione del trattamento/[[sindrome]] da [[Crisi d'astinenza|astinenza]]'': la sospensione del trattamento con citalopram deve avvenire gradualmente per ridurre il rischio di sindrome da astinenza ([[nausea]], [[capogiro|capogiri]], [[cefalea]], [[vomito]], dolori muscolari, [[acatisia]], disturbi del sonno, disturbi dell'umore, aumento dell'ansia e della depressione). Non esistono dati certi in tal senso ma ad oggi sappiamo che una parte dei pazienti può interrompere il farmaco con sintomi lievi o moderati ma una parte può sviluppare una invalidante sindrome da astinenza (o da discontinuità). Non è infrequente purtroppo lo sviluppo di una sindrome da astinenza acuta e post acuta che può durare da qualche mese a qualche anno. [https://www.survivingantidepressants.org/ annoPER FAVORE CONSULTA IL SITO: https://www.survivingantidepressants.org/]. I sintomi da astinenza si possono verificare, oltre che al termine del trattamento, alla variazione del dosaggio, al passaggio da un antidepressivo ad un altro oppure quando la dose non viene assunta. Non interrompere mai bruscamente la terapia con citalopram quando compaiono i sintomi d'astinenza ma attenersi a una riduzione che tenga conto della reazione del corpo al variare della dose. Nel database francese delle segnalazioni spontanee per le ADR, dall'introduzione in commercio dei vari SSRI fino al 2000, il citalopram è inserito al penultimo posto per la sindrome da astinenza (2 segnalazioni); la molecola meno segnalata è la sertralina (1 segnalazione) e la più segnalata è la paroxetina (29 segnalazioni)<ref>Trenque T. et al., Pharmacoepidemiol. Drug Safety, 2002, 11, 281</ref>.
 
''Prolungamento dell'intervallo QTc'': poiché il citalopram può prolungare l'intervallo QTc, si raccomanda cautela in caso di pazienti con prolungamento congenito dell'intervallo QTc oppure in caso di associazioni farmacologiche con farmaci noti per prolungare l'intervallo QTc. L'associazione degli antidepressivi con antipsicotici aumenta il rischio di prolungamento dell'intervallo Qtc<ref>Sala M. et al., Annals of General Psychiatry, 2005, 4, 1</ref>.