Roberto Ardigò: differenze tra le versioni
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=== Studi teologici ===
Studiò a Mantova, per poi iscriversi nel 1845 al liceo
Ardigò fu infine ordinato sacerdote
=== L'insegnamento positivista, la sospensione e la scomunica ===
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Il 31 maggio 1908 divenne socio dell'[[Accademia delle Scienze di Torino|Accademia delle scienze di Torino]].<ref>{{Cita web|url=https://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/roberto-ardigo|titolo=Roberto ARDIGO'|sito=www.accademiadellescienze.it|accesso=2020-07-16}}</ref>
Il 16 ottobre [[1913]] fu nominato [[Senato del Regno (Italia)|senatore del Regno]] ma fu impossibilitato a raggiungere [[Roma]] per il giuramento.<ref name="allegri" />
Durante la sua vita elogiò [[Giuseppe Mazzini]]<ref>Numero unico, Mazzini, giugno 1905, Milano).</ref> e [[Giuseppe Garibaldi]]<ref>Discorso commemorativo pronunciato sul Monumento dei Martiri il 5 giugno 1882 in piazza Sordello. Dal giornale Il Mincio, 11 giugno 1882.</ref>, criticò la [[massoneria]]<ref>Egregio Sig. Genovesi. Rispondo subito alla di Lei lettera, che convengo interamente con Lei che dice giustamente che La Massoneria in uno stato libero è un non senso: e che a combattere l'oscurantismo è più efficace l'opera indefessa ed aperta di educazione e di elevazione civile che non l'opera tenebrosa e nascosta di una setta: e che coll'esistenza di questa la gran massa popolare non può che perdere la fiducia nella giustizia pubblica del proprio paese, nell'idea che la massoneria sia poi in fine una associazione di interesse pei soci a danno di quelli che non vi appartengono. E fortuna per me che alle scomuniche sono avvezzo, e nulla temo perché nulla spero.</ref> (in quanto la riteneva non necessaria in uno stato ormai libero) ed espresse idee fortemente [[repubblicanesimo|repubblicane]].<ref>Lettera del 20 febbraio 1879 in Lettere edite ed inedite, a cura di W. Büttemeyer, 1° vol., 1990, p. 191.</ref>
=== Ultimi anni e suicidio ===
Negli ultimi anni di vita, isolato dall'ambiente intellettuale, ma non dai suoi discepoli più stretti, soffrì di gravi problemi fisici e [[disturbo depressivo|depressivi]] (acuiti dalla morte della sorella Olimpia, che viveva a casa sua, nel [[1907]]), che lo condussero a un primo tentativo di suicidio a [[Padova]] nel [[1918]] (dopo aver appreso della [[disfatta di Caporetto]] e della morte di molti giovani italiani), fallito perché la ferita non era grave<ref name=allegri/>, ma che si sarebbe ripetuto il 27 agosto 1920<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-ardigo_%28Il_Contributo_italiano_alla_storia_del_Pensiero:_Filosofia%29/ ''Ardigò, Roberto - Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia (2012) di Alessandro Savorelli''], Treccani</ref>, questa volta riuscendo nel suo intento: Ardigò morì infatti [[suicidio|suicida]] all'età di 92 anni nella sua ultima sistemazione a Mantova a casa
== Ricezione dell'opera di Ardigò ==
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