Germano Nicolini: differenze tra le versioni

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=== Il processo ===
Il primo processo si svolse a Perugia nel 1947, spostato dalla sua sede naturale, Reggio Emilia, per ''legittima suspicione'' dopo pressioni del [[Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla|vescovo di Reggio]] su diversi ministri. Nicolini venne accusato di essere dapprima esecutore materiale del delitto, poi suo mandante.<ref name=anpi/> Prodi fece diverse confessioni, per poi ritrattare più volte quanto affermato.<ref name=europeo/> Tuttavia, il giudice ricavò numerosi dati da queste rivelazioni, tanto da identificare Nicolini come mandante dell'operazione, Ferretti come esecutore materiale e Prodi come suo complice.<ref name=europeo/>
 
Le interferenze esterne sui magistrati, la scomparsa di verbali, le firme sui verbali estorte con la violenza fisica e psicologica,<ref name=repubblica94voto>{{Cita news|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/06/09/delitto-di-don-pessina-giustizia-45-anni.html |titolo = "Faremo di tutto per assicurare il diritto di voto a Nicolini" |pubblicazione = la Repubblica |data = 10 giugno 1994|accesso = 9 ottobre 2016 |urlmorto = no }}</ref> le palesi contraddizioni, falsità, amnesie e reticenze di alcuni testimoni dell'accusa,<ref name=repubblica94voto/> la costante intimidazione dei testi della difesa, l'omissione e la falsità in atti d'ufficio da parte degli inquirenti, l'insabbiamento di prove fondamentali a favore dell'accusato (tra cui una fondamentale perizia dattiloscopica che venne poi eseguita dopo quasi mezzo secolo su Antenore Valla nel processo a carico di William Gaiti) dimostrano come la sentenza sarebbe stata fortemente influenzata.<ref name=ilgiornale/><ref name=vanityfair/><ref name=agi93>{{Cita news|url = http://archivio.agi.it/articolo/97f184a9d4cf5a9dec6e8f67749371ff_19931118_omicidio-don-pessina-interrogatori-e-perizie|titolo = Omicidio don Pessina: interrogatori e perizie|pubblicazione = AGI|data = 18 novembre 1993|accesso = 8 febbraio 2022|urlarchivio = https://archive.is/20161027160416/http://archivio.agi.it/articolo/97f184a9d4cf5a9dec6e8f67749371ff_19931118_omicidio-don-pessina-interrogatori-e-perizie/|dataarchivio = 27 ottobre 2016}}</ref> Le diverse anomalie che caratterizzarono il processo sono rintracciabili negli atti giudiziari, in gran parte pubblicati nel memoriale di Nicolini ''Nessuno vuole la verità''<ref name=agi94/>.
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Se il vescovo [[Beniamino Socche|Socche]] influenzò pesantemente le indagini indirizzando il capitano Vesce verso l'obiettivo Nicolini<ref name=italiagialloenera/><ref name=agifigli/> e partecipando attivamente nelle diverse fasi giudiziarie, se gli inquirenti si applicarono con grande determinazione nel costruire i capi accusatori rivelatisi poi totalmente privi di fondamento, se la Corte di Perugia si dimostrò pregiudizialmente molto orientata alla condanna, un altro rilevante e fondamentale protagonista di questa ingiustizia fu sicuramente il [[Partito Comunista Italiano]],<ref name=vanityfair/> che, come venne poi dimostrato, era ai suoi vertici provinciali e poi nazionali ben consapevole dell'innocenza di Nicolini ma lo sacrificò cinicamente in nome di una "ragione politica" aberrante, col fine di renderlo un capro espiatorio per i delitti del dopoguerra.<ref name=gazzettareggio/><ref name=pansa>{{Cita libro |titolo = Il sangue dei vinti |autore = Giampaolo Pansa |wkautore = Giampaolo Pansa |url = https://books.google.it/books?id=EV4hbNxa_-4C&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|editore = Pickwick |città = |p = [https://books.google.it/books?id=EV4hbNxa_-4C&pg=PT240#v=onepage&q&f=false 240]|accesso = 26 ottobre 2016 }}</ref><ref name=agifigli/> Lo stesso partito che gli propose di espatriare clandestinamente in [[Cecoslovacchia]] (cosa che Nicolini rifiuterà sdegnosamente accettando il carcere pur di conservare il diritto di chiedere la revisione del processo) lo isolerà e lo terrà ai margini alla sua uscita dal carcere e fino in ultimo, almeno in una parte dei suoi dirigenti, solleciterà per il "bene del partito" una sorta di omertà tra i tanti militanti che sapevano.<ref name=gazzettareggio/> La posizione venne evidenziata con chiarezza dalla difesa di Nicolini durante la revisione del processo nel 1994 anche attraverso atti e documenti; Nicolini definì tale atteggiamento come «lo [[stalinismo]] aberrante del PCI». Nicolini risultava scomodo al partito per la sua fede cattolica e avverso alla Chiesa perché comunista.<ref name=italiagialloenera/>
 
Durante il periodo del carcere (Reggio Emilia, Perugia, Ancona, S. Giminiano) è degno di nota un carteggio intercorso con Alcide Cervi, il padre dei sette [[fratelli Cervi]] fucilati dai fascisti, di cui alcune lettere sono conservate nell'archivio di Istoreco Reggio Emilia e una è stata pubblicata.<ref>{{Cita libro|autore=T. Rovatti|autore2=A. Santagata|cognome3=G. Vecchio|titolo=Fratelli Cervi. La storia e la memoria|anno=2024|editore=Viella editore|p=310-311}}</ref>
 
Nicolini è stato inoltre ascoltato dal procuratore Luigi De Ficchy in merito all'[[apparato paramilitare del PCI]], anche definito ''Gladio rossa'', di cui avrebbero fatto parte numerosi ex partigiani responsabili degli omicidi avvenuti nel cosiddetto [[Triangolo della morte (Emilia)|Triangolo rosso]] durante gli anni quaranta.<ref name=gladiorossa/> Nicolini si è però dichiarato estraneo a ogni connessione con la presunta struttura paramilitare.<ref name=gladiorossa/>