Python molurus: differenze tra le versioni

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{{Tassobox
|nome=Pitone delle rocce indiano
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In [[Pakistan]], i pitoni moluro solitamente raggiungono una lunghezza totale che varia dai 240-300 cm<ref name="Minton">S. A. Minton: ''[http://digitallibrary.amnh.org/dspace/handle/2246/1129 A contribution to the herpetology of West Pakistan.]'' In: ''Bulletin of the American Museum of Natural History'', Band 134, Heft 2, 1966, S. 117–118 (Volltext, pdf).</ref>. In [[India]], la media è di circa 300 cm.<ref name="Nat.Hist.Soc.1912">F. Wall: ''[http://www.archive.org/details/populartreatiseo00wall A popular treatise on the common Indian snakes – The Indian Python.]'' In: ''Journal of the Bombay Natural History Society'', Band 21, 1912, S. 447–476 (online ab S. 419).</ref> Uno studio nel [[parco nazionale di Keoladeo]] (1990) ha rilevato 135 esemplari adulti con taglie comprese tra 150 cm e 360 cm, i più grandi pesavano intorno ai 330-360 cm.<ref name="Nat.Hist.Soc.1990">S. Bhupathy: ''Blotch structure in individual identification of the Indian Python (Python molurus molurus) and its possible usage in population estimation''. Journal of the Bombay Natural History Society Band 87, Heft 3, 1990, S. 399–404.</ref> A causa di passate confusioni con il [[pitone delle rocce birmano|pitone birmano]], è difficile stabilire dati sicuri sulla lunghezza massima: tuttavia, un esemplare pakistano ha misurato 460 cm x 52 kg.<ref name="Minton" />
 
I cuccioli presentano un corpo sottile, mentre gli adulti mostrano un corpo particolarmente robusto. Vi è marcata [[dimorfismo sessuale|differenziazione sessuale]] nelle dimensioni: le femmine sono in media più grandi e pesanti dei maschi.<ref name="Walls">J. G. Walls: ''The Living Pythons – A complete guide to the Pythons of the World''. T. F. H. Publications 1998, S. 131–142. ISBN 0-7938-0467-1.</ref><ref name="Campden">S. M. Campden-Main: ''A field guide to the snakes of South Vietnam''. City of Washington 1970, S. 8–9.</ref> La testa è massiccia, quasi il doppio della larghezza rispetto al collo, con occhi disposti lateralmente offrendo un campo visivo di circa 135°.<ref name="Bauchot">R. Bauchot (Hrsg.): ''Schlangen – Evolution, Anatomie, Physiologie, Ökologie und Verbreitung, Verhalten, Bedrohung, Gefährdung, Haltung und Pflege''. Bechtermünz Verlag 1994, S. 55, 181. ISBN 3-8289-1501-9.</ref> Le femmine hanno una coda proporzionalmente più corta (circa il 12 % della lunghezza totale), con gli sfinteri anali più piccoli rispetto ai maschi, nei quali sono invece ben evidenti.<ref name="Nat.Hist.Soc.1912" />
 
Il [[corredo cromosomico]] è [[diploide]], con 2n = 36 cromosomi totali: 16 macro e 20 micro cromosomi.<ref name="Chromosomes">L. Singh, T. Sharma, S.P. Ray-Chaudhuri: ''Chromosomes and the classification of the snakes of the family Boidae''. In: ''Cytogenetics'', Band 7, 1968, S. 161–168. Zit. in: H. Schleich, W. Kästle: ''Amphibians and Reptiles of Nepal – Biology, Systematics, Filed Guide''. A. R. G. Gantner Verlag K. G. 2002, S. 795. ISBN 978-3-904144-79-7</ref>
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La base dorsale, chiara (biancastra, grigio chiaro, giallastra o beige<ref name="Deraniyagala" />), si schiarisce sui fianchi. Presenta 30–38 larghi blotches (macchie scure) sul dorso, spesso rettangolari, e macchie sui fianchi con forme variabili secondo la sottospecie. L’addome è chiaro, ma punteggiato verso il posteriore. Sui lati della testa si estende una fascia scura triangolare dall’occhio al muso, affiancata da una banda più ampia bordata di nero fino all’angolo della mandibola, racchiudendo una zona chiara. Dalla punta del muso agli occhi al vertice del capo corre un motivo a freccia bruna con punto chiaro centrale.<ref name="Walls" />
 
Gli esemplari delle regioni montuose della catena dei [[Ghati occidentali]], dell'[[Assam]] e dello [[Sri Lanka]]<ref name="Deraniyagala" /> tendono ad avere tonalità più scure rispetto a quelli del [[Deccan]] o della costa orientale.<ref name="Whitaker">R. Whitaker: ''Common Indian Snakes – A Field Guide''. The Macmillan Company of India Limited 1987, S. 6–9. ISBN 0-333-90198-3.</ref> Le grandi macchie dorsali, da beige a marrone castagna, sono contornate da una sottile linea scura. Nella popolazione continentale queste macchie hanno forma perlopiù rettangolare, mentre gli esemplari dello Sri Lanka mostrano spesso forme irregolari.<ref name="Walls" />
 
Le strette macchie laterali sono tondeggianti, triangolari o a rombo e spesso presentano un nucleo chiaro.<ref name="Nat.Hist.Soc.1990" /> La superficie ventrale è biancastra, giallastra o leggermente arancione.<ref name="WhitakerMinton" /><ref name="MintonWhitaker" /> Il disegno marrone a forma di punta di freccia sulla sommità della testa è ben visibile nei giovani, ma negli adulti tende a svanire dalla punta del muso fino agli occhi. In alcuni individui la freccia scompare quasi del tutto ed è visibile solo nella regione occipitale.<ref name="Nat.Hist.Soc.1912" /> Indipendentemente dall’origine geografica, la parte superiore della testa può presentare una colorazione rosa pallido.<ref name="Nat.Hist.Soc.1912Minton" /><ref name="MintonNat.Hist.Soc.1912" /> La lingua è rosa.<ref name="Whitaker04" />
 
===Dentatura===
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== Tassonomia ==
Il nome scientifico del pitone delle rocce indiano ''Python molurus'' fu coniato nel 1758 da [[Carl von Linné]], il fondatore della [[nomenclatura binomiale]], nella sua opera [[Systema Naturae]]. Nel 1820, il [[naturalista]] tedesco [[Heinrich Kuhl]] descrisse un altro pitone gigante, il [[pitone delle rocce birmano|pitone birmano]] ''Python bivittatus'',<ref>Kuhl, H. (1820). ''[[iarchive:beitrgezurzool00kuhl/page/n107/mode/2up|Python bivittatus mihi]].'' Beiträge zur Zoologie und vergleichenden Anatomie. Frankfurt am Main: Verlag der Hermannschen Buchhandlung. p. 94.</ref> che per lungo tempo fu considerato una sottospecie di ''Python molurus''. La classificazione interna dei pitoni delle rocce fu oggetto di controversie per circa 200 anni. Le aree di distribuzione delle due forme si sovrappongono certamente nel nord-est dell’India, in Nepal, nel Bhutan occidentale, nel sud-ovest del Bangladesh e probabilmente anche nel nord-ovest della Birmania<ref name="Groombridge" />. Osservazioni condotte in India e Nepal dimostrano che, contrariamente a quanto precedentemente ritenuto, le due specie, pur convivendo in simpatria, occupano habitat diversi o in parte anche gli stessi, ma non si incrociano tra loro.<ref name="O’Shea">M. O’Shea: ''Boas and Pythons of the World''. New Holland Publishers 2007, S. 80–87. [[Spezial:ISBN-Suche/9781845375447|ISBN 978-1-84537-544-7]].</ref>
 
Per questo motivo, nel 2009 Jacobs e collaboratori proposero di attribuire a ciascuna delle due forme lo status di [[specie]] a sé stante, basandosi su due differenze [[morfologia (biologia)|morfologiche]] caratteristiche: nella squamatura laterale del capo e nel disegno della parte superiore della testa.<ref name="Jacobs">H. J. Jacobs, M. Auliya, W. Böhme: ''Zur Taxonomie des Dunklen Tigerpythons, Python molurus bivittatus KUHL, 1820, speziell der Population von Sulawesi – On the Taxonomy of the Burmese Python, Python molurus bivittatus KUHL, 1820, specifically on the Sulawesi population. '' In: ''SAURIA'', Band 31, Heft 3, Berlin 2009, S. 5–16.</ref> Questa suddivisione in due specie distinte è oggi accettata anche dalla Reptile Database, una banca dati scientifica online dedicata alla [[Tassonomia|tassonomia]] dei rettili.
 
Nel 1945, [[Paul E. P. Deraniyagala|Paul Deraniyagala]] descrisse una popolazione presente sull’isola di Sri Lanka come sottospecie distinta, con il nome di ''Python molurus pimbura''. Sulla base della colorazione, della disposizione delle macchie e del numero di scaglie subcaudali (scaglie della parte inferiore della coda) di alcuni esemplari, egli evidenziò differenze rispetto alla forma continentale di ''Python molurus''.<ref name="Deraniyagala">P. E. P. Deraniyagala: ''Some new races of the Python, Chrysopelea, Binocellate Cobra and Tith-Polonga inhabiting Ceylon and India''. In: ''Spolia Zeylanica'', Band 24, Heft 2, 1945, S. 103–112.</ref> Tuttavia, già nel 1949 Constable considerava tali differenze non sufficienti, interpretandole come variazioni naturali attese all’interno di una popolazione.<ref name="Constable">J. D. Constable: ''[http://www.archive.org/details/bulletinofmuseum103harv Reptiles from the Indian peninsula in the Museum of Comparative Zoology.]'' In: ''Bulletin of the Museum of Comparative Zoology'', Band 103, Heft 2, 1949.</ref> Da allora, i pitoni moluro dello Sri Lanka non sono più stati sottoposti ad analisi morfologiche o genetiche approfondite.<ref name="Constable">J. D. Constable: ''[http://www.archive.org/details/bulletinofmuseum103harv Reptiles from the Indian peninsula in the Museum of Comparative Zoology.]'' In: ''Bulletin of the Museum of Comparative Zoology'', Band 103, Heft 2, 1949.</ref> Di conseguenza, il loro status di sottospecie oggi non è più riconosciuto, e sono nuovamente considerati una popolazione insulare di ''Python molurus''.<ref name="SchleichKästle" />
 
All’interno del genere ''Python'', il pitone moluro e quello birmano sono geneticamente i più affini al [[Pitone di Seba|pitone di Seba]] e al [[Python natalensis|pitone del Natal]]. Ciò è stato confermato da una recente indagine di biologia molecolare che ha incluso il pitone di Seba e il pitone moluro.<ref name="Phylogenetik">L. H. Rawlings, D. L. Rabosky, S. C. Donnellan, M. N. Hutchinson: ''Python phylogenetics: inference from morphology and mitochondrial DNA.'' In: ''Biological Journal of the Linnean Society'', Band 93, 2008, S. 603–619 (PDF).</ref>
 
==Distribuzione e habitat==
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[[Foreste pluviali tropicali]], foreste di montagna<ref name="O’SheaNepal" />,[[foresta nebulosa|foreste nebulose]]<ref name="Whitaker" />, [[foresta a galleria|foreste a galleria]]<ref name="Minton" />, [[mangrovie]]<ref name="Whitaker" />, [[palude|zone paludose]]<ref name="Minton" /> e stagionalmente secche, [[praterie]], boscaglie aride, fino a terreni collinari sassosi o sabbiosi, sempre in prossimità di fonti d’acqua<ref name="Nat.Hist.Soc.1993" />, con la maggior parte delle segnalazioni a quote inferiori ai 200 m sul livello del mare.
 
Nelle regioni del Nord-Est indiano, Nepal, Bhutan occidentale, Bangladesh sud-occidentale e possibilmente anche nel Nord-Ovest della Birmania<ref name="Groombridge" />, la sua area di distribuzione si sovrappone con quella del pitone birmano. In questi luoghi il pitone moluro predilige foreste secche o aree sabbiose aride, mentre il congenero occupa prati umidi attraversati da corsi d’acqua. Questa specie è spesso definita “fuggitiva della cultura”<ref name="Nat.Hist.Soc.1912" />, sebbene in India si avvicini occasionalmente ad ambienti agricoli e urbani per cacciare, ed è stata rinvenuta persino in giardini residenziali.<ref name="India">R. Nande, S. Deshmukh: ''{{WebarchivCita web|url=http://www.zoosprint.org/ZooPrintJournal/2007/December/2920-2924.pdf|waybackurlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303180517/http://www.zoosprint.org/ZooPrintJournal/2007/December/2920-2924.pdf|texttitolo=Snakes of Amravati district including Melghat, Maharashtra, with important records of the Indian egg-eater, montane trinket snake and Indian smooth snake.}}'' In: ''Zoos’ Print Journal'', Band 22, Heft 12, 2007, S. 2920–2924 (online, pdf).</ref>
 
==Biologia==
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[[File:Juvenile Indian Rock Python ( P molurus) in a pensive moment.JPG|miniatura|Giovane esemplare di pitone moluro]]
Anche sulla riproduzione in natura si conosce ben poco. Nell’India settentrionale, durante i mesi freddi (da dicembre a febbraio), le coppie si ritrovano in un comune quartiere di svernamento. Nonostante le basse temperature e il metabolismo rallentato, l'accoppiamento riesce comunque ad avvenire in questo periodo.<ref name="Nat.Hist.Soc.1912" /><ref name="Daniel" /> Lungo la valle del [[Gange]], il corteggiamento e la copulazione sono stati osservati anch’essi durante lo svernamento, tra la fine di dicembre e la metà di febbraio.<ref name="Sharma">R. C. Sharma: ''Fauna of India and the adjacent countries – Reptilia, Volume III (Serpentes)''. Kolkata 2007, S. 91–93. ISBN 978-81-8171-155-7.</ref> Nel [[Parco nazionale di Keoladeo]], situato nel nord-ovest dell’India, il periodo riproduttivo del pitone moluro cade nella seconda metà della stagione fredda, da metà febbraio a marzo. In questo periodo l’assunzione di cibo si interrompe quasi completamente.<ref name="Nat.Hist.Soc.1989" />
 
La disponibilità all’accoppiamento da parte della femmina viene segnalata al maschio tramite un [[feromone]] sessuale marrone e liquido, emesso dalla [[cloaca]]. Dopo una fase di inseguimento e avvicinamento, il maschio striscia sopra la sua compagna, le preme la testa contro il corpo e inizia a graffiarla con gli speroni cloacali. La femmina, stimolata, solleva quindi la coda.<ref name="ZooWashington">T. Walsh, J. B. Murphy: ''Observations on the husbandry, breeding and behaviour of the Indian python.'' In: ''International Zoo Yearbook'', Band 38, 2003, S. 145–152.</ref> A questo punto, il maschio può introdurre uno dei suoi due [[emipene|emipeni]] (organi copulatori biforcuti e appiattiti) nella cloaca della femmina.<ref name="Walls" /> In cattività, la copulazione può durare da dieci minuti fino a sette ore e viene ripetuta più volte nei giorni successivi, talvolta anche per diversi mesi.<ref name="ZooIndien">R. Vyas: ''{{WebarchivCita web|url=http://www.zoosprint.org/ZooPrintJournal/2002/April/752-756.pdf |waybackurlarchivio=https://web.archive.org/web/20131215004939/http://www.zoosprint.org/ZooPrintJournal/2002/April/752-756.pdf |texttitolo=Breeding data on captive Indian Rock Python (Python molurus molurus). }}'' In: ''Zoos’ Print Journal'', Band 17, Heft 4, 2002, S. 752–756 (online, pdf).</ref>
 
Non si conoscono ancora interazioni tra maschi in natura durante la stagione riproduttiva. In cattività, invece, i maschi di pitone delle rocce possono diventare territoriali in questo periodo e affrontarsi in combattimenti ritualizzati. Quando due rivali si incontrano, inizialmente si tastano con la lingua, poi iniziano a strisciare l’uno accanto all’altro, si sollevano con il terzo anteriore del corpo, si arrampicano reciprocamente cercando di spingere l’altro al suolo. Se nessuno dei due si sottomette, si arriva a intensi graffi con gli speroni cloacali e infine a veri e propri morsi violenti.<ref name="Kommentkampf">D. G. Barker, J. B. Murphy, K. W. Smith: ''Social behavior in a captive group of Indian pythons, Python molurus (Serpentes, Boidae) with formation of a linear social hierarchy''. In: ''Copeia'', Band 3, 1979, S. 466–471.</ref>
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===Comportamento nei confronti dell’essere umano===
 
I pitoni delle rocce che vivono in natura sono generalmente poco aggressivi. Se disturbati, emettono un sibilo di avvertimento oppure si allontanano strisciando e cercano di nascondersi. Solo in caso di disturbo intenso si difendono con morsi di difesa potenti e dolorosi.<ref name="WallsMinton" /><ref name="MintonWalls" /> Solo pochi esemplari sono facilmente irritabili e reagiscono in modo difensivo sin da subito; ciò vale in particolare per alcuni individui provenienti dallo Sri Lanka.<ref name="Walls" />
 
Ai pitoni delle rocce che vivono allo stato selvatico è stato più volte attribuito l’uccisione di esseri umani. In particolare, si sostiene che bambini piccoli o neonati lasciati incustoditi siano stati vittime nel loro areale di distribuzione. Tuttavia, non esistono prove attendibili a riguardo.<ref name="WallsNat.Hist.Soc.1912" /><ref name="Nat.Hist.Soc.1912Walls" />
 
[[File:Snake Charmers, Anuradhapura.jpg|miniatura|Incantatore di serpenti ad [[Anuradhapura]] (Sri Lanka) con un pitone moluro e due [[cobra]]]]
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==Cultura==
 
Già nelle antiche culture indiane, le [[sacerdote|sacerdotesse]]sse sfruttavano l’indole tranquilla del pitone moluro per la danza con i serpenti. Questi animali venivano catturati da giovani e allevati nei [[tempio|templi]] in ceste robuste.<ref name="Engelmann">W.-E. Engelmann, F. J. Obst: ''Mit gespaltener Zunge – Biologie und Kulturgeschichte der Schlange''. Verlag Herder 1981, ISBN 3-451-19393-0, S. 123, 169.</ref> Il contatto costante con l’uomo faceva sì che perdessero quasi completamente ogni forma di aggressività.
 
Anche i numerosi [[Stati principeschi dell'India britannica|ex principati dell’India]], sorti successivamente, tenevano pitoni delle rocce a corte come protettori della famiglia reale. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, anche [[incantatore di serpenti|incantatori di serpenti]] e [[fachiro|fachiri]] indiani si adornavano spesso con questi rettili.<ref name="O’Shea" />
 
Nell’India odierna, l’incantamento, la detenzione o l’uccisione di questo pitone, oggi minacciato di estinzione, sono vietati. Le sanzioni prevedono multe e fino a 6 anni di reclusione.<ref name="Whitaker04" />
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I pitoni delle rocce sono da tempo animali popolari in Europa. Fin dal 1245, quando nella [[Torre di Londra]] fu istituita una collezione reale di animali selvatici e pericolosi, furono esposti esemplari provenienti da India e Sri Lanka. Già nel 1829 si tentò con successo quasi completo una riproduzione in cattività.
 
Nel 1842, al [[Jardin des Plantes]] di [[Parigi]], fu possibile osservare per la prima volta il tremore muscolare e il conseguente aumento della temperatura in un esemplare femmina di pitone birmano in cova.<ref name="TowerLondon">{{LiteraturCita libro|Autorautore=J. B. Murphy | Titeltitolo=Wild and ferocious reptiles in the Tower of London | Sammelwerkopera=Herpetological Review | Band=37 | Nummernumero=1 | Datumdata=2006 | Seitenpp=10–13 | Sprachelingua=en | Onlineurl=https://repository.si.edu/server/api/core/bitstreams/20b4a98e-6ba5-421f-9880-965773afcc47/content | Formatformato=PDF}}</ref>
 
Alla fine del XIX secolo, questi imponenti animali esotici erano presenze immancabili nelle [[Serraglio (recinto)|ménageries]] di numerosi castelli e parchi. Per molto tempo, inoltre, furono attrazioni principali nelle esibizioni con serpenti nei [[circo|circhi]] e nei [[varietà (spettacolo)|varietà]].<ref name="Bellosa" />
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==Conservazione==
 
Il pitone moluro è incluso nell’Allegato A del Regolamento Europeo sulla Protezione delle Specie e non può essere detenuto senza apposita autorizzazione. Poiché i pitoni delle rocce, in quanto grandi serpenti costrittori, sono potenzialmente pericolosi, molti paesi hanno stabilito norme legali per garantirne la detenzione adeguata e in sicurezza.<ref name="Mario"> ''https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?from=SK&uri=CELEX%3A01997R0338-19971127''.</ref>
 
In [[Italia]], la detenzione di questa specie è consentita solo a condizione che l’animale sia accompagnato da regolare certificato [[CITES]] che ne attesti la legittima provenienza. E' necessario, inoltre, l’obbligo di denuncia del possesso all’autorità competente entro dieci giorni dall’acquisizione, secondo quanto stabilito dall’art. 6 della legge 150/1992<ref>https://www.mase.gov.it/portale/documents/d/guest/legge_07_02_1992_150-pdf</ref>. Il commercio e la cessione di esemplari viventi è vietato, salvo casi specifici autorizzati, come quelli a fini scientifici o conservazionistici.<ref name="Mario" />
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<ref name="Whitaker04">R. Whitaker, A. Captain: ''Snakes of India, the field guide''. Chennai, India: Draco Books 2004, S. 3, 12, 78–81, ISBN 81-901873-0-9.</ref>
</references>
 
 
== Bibliografia ==