Il film è considerato il ''manifesto'' del [[cinema dadaista]] ed una delle opere più significative delle [[cinema francese d'avanguardia|avanguardie francesi nel cinema]].<ref>Claude Beylie, ''I capolavori del cinema'', p. 36.</ref>
{{quoteCitazione|In ''Entr'acte'' la poetica dadaista si dispiega nel pieno della sua libertà, creando un cinema in cui le immagini, libere finalmente dall'obbligo di produrre un senso e di raccontare una storia, diventano autentiche protagoniste del film; non hanno altro fine che se stesse, giocano tra loro, si associano, si dissociano, si compongono, si scompongono, si ricompongono, in un film-balletto che esprime magnificamente la gioia di vivere e di guardare.|Sandro Bernardi, ''L'avventura del cinematografo'', p. 102.}}
==Trama==
==Critica==
Claude Beylie:
{{quoteCitazione|Questo film voleva essere, secondo Picabia, un "...intermezzo alle imbecillità quotidiane e alla monotonia della vita." È la testimonianza di un allegro furore iconoclasta, tipico degli "anni folli". [...] Si tratta di una sorta di "cinema automatico" nello spirito del movimento Dada, cui Picabia si rifaceva. Clair vi aggiunge un omaggio a [[Georges Méliès]] e agli insegnamenti della [[Pathé]] che lo avevano incantato anni prima. Diversamente da ''[[Un chien andalou - Un cane andaluso|Un chien andalou]]'', molto più aggressivo, che Luis Buñuel e Salvador Dalì realizzeranno quattro anni più tardi, ''Entr'acte'' non vuole affatto scioccare ma solo divertire.|Claude Beylie, ''I capolavori del cinema'', p. 36.}}
==Tecnica cinematografica==
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