Juan Antonio Llorente: differenze tra le versioni

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Il 17 febbraio [[1817]], l'[[ultrarealisti|ultrarealista]] Clausel de Coussergues dichiara alla Camera che l'Inquisizione in Spagna era «il più moderato dei tribunali, a malapena un tribunale di censura, che nei secoli aveva fatto meno vittime del furore rivoluzionario in Francia durante il Terrore» <ref>Aldo Alessandro Mola, ''Sentieri della libertà e della fratellanza ai tempi di Silvio Pellico: atti del convegno di Saluzzo 6-7 aprile 1990'', Centro per la storia della massoneria (Rome, Italy), Bastogi, 1994 p.34</ref>.
 
Si tratta di un episodio marginale condannato all'unanimità dalla Camera ma il clamore che suscita questa dichiarazione sia presso i rifugiati spagnoli che sulla stampa liberale mostra a Llorente i vantaggi che può trarne con un'opera su questo argomento. Pubblica infatti la ''Histoire critique de l'inquisition d'Espagne'', in quattro volumi, che sarà tradotta in inglese, in tedesco, in olandese e in italiano e che gli procurerà critiche, ostilità e infine la [[sospensione "a divinis"]].
 
=== Espulsione dalla Francia ===
Con l'abolizione della [[Costituzione spagnola del 1812]] e in seguito al [[colpo di Stato]] di [[Rafael del Riego]] nel [[1820]]. Llorente si presenta come un sostenitore del nuovo Stato [[liberale]] spagnolo e per questo motivo e per la sua attività di patriota [[Carboneria|carbonaro]] riceve nel [[1823]] l'ordine di lasciare la Francia.

In Spagna Llorente s'impegna a favore del ritorno al potere dei liberali nel 1822 riuscendo a far espellere il [[Nunzio apostolico]] dalla Spagna (1822) e all'approvazionea far approvare nel 1823 di un testo che fissi definitivamente lo status del clero spagnolo. In quello stesso anno Llorente muore all'età di 67 anni a ParigiMadrid.
 
==Opere==
===''Storia critica dell'Inquisizione spagnola''===
La sua opera più nota, la ''Historia critica de la Inquisicion en España y America'', ebbeha grande successo appena pubblicata a Parigi nel 1817 e tradotta in spagnolo nel 1822 <ref>''Sapere.it'' alla voce "Llorente, Juan Antonio""</ref>. La critica [[storiografia|storiografica]] è concorde nell'evidenziare le esagerazioni e gli errori di quest'opera soprattutto, per la mancata documentazione che Llorente non possedeva,possiede riguardo le cifre delle vittime del Tribunale dell'Inquisizione. Llorente stima che sotto il Grande Inquisitore [[Torquemada]] furono bruciate sul rogo 10220 persone, 6860 condannate a essere bruciate in effige, e 97321 "riconciliate" con la Chiesa <ref>[http://books.google.fr/books?id=VDs3AAAAMAAJ ''Histoire critique..'', pp. 272 e sgg.]</ref>
Come in altri trattati anche qui Llorente si caratterizza per quella faziosità <ref>''Enciclopedia Italiana Treccani ibidem''</ref> che notavanota il cardinale Paolo Polidori, censore della congregazione, in uno scritto del 1824:
{{Quote|Juan Antonio LLorente, notissimo[autore] di altre opere celebri pel più sfrontato disprezzo della Santa Sede Apostolica […] costante nelle sue idee chiede che si tolga l’appello a Roma, onde sempre più resti esclusa ogni giurisdizione straniera <ref>Index Librorum Prohibitorum, prot. 1823-1824 (106), ff. 432r-440v.</ref>.}}
 
Uno dei suoi più noti studiosi di Llorente, Gerard Dufour, in una conferenza tenuta a Madrid nel [[1987]], giudica Llorente soprattutto un politico impegnato non tanto contro la Chiesa ma contro il potere temporale didei questaPapi. <ref>Stefania Pastore, ''Il vangelo e la spada: l'inquisizione di Castiglia e i suoi critici (1460-1598)'', Ed. di Storia e Letteratura, 2003 p.VI</ref>
 
===Altre opere===