Liudolfo di Svevia: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Liudolfo nel 947 si unì in matrimonio con Ida, figlia del [[Corradinidi|corradinide]] [[Ermanno I di Svevia|Ermanno di Svevia]], e divenne [[ducato di Svevia|duca di Svevia]] dopo la morte del suocero. Egli si indispettì per le mosse del padre: egli non solo aveva invaso l'[[Regno d'Italia (781-1014)|Italia]], regno vicino al suo ducato, ma aveva anche sposato [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]]; quest'ultimo matrimonio rischiava, se avesse fruttato un erede maschio, di metterlo in secondo piano. Un primo segnale di disubbidienza venne dato in occasione della Pasqua del [[952]], anno in cui Liudolfo non partecipò assieme alla famiglia alle celebrazioni, fatto che mirava a indebolire Ottone di fronte ai maggiorenti dell'impero; nonostante ciò la maggior parte di questi si presentò comunque alle celebrazioni, dimostrando in tal modo la loro lealtà dei confronti di Ottone.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Peter H. Wilson|traduttore=Giulia Poerio|titolo=Il Sacro Romano Impero, Storia di un millennio europeo|editore=[[Il Saggiatore]]|pp=678-679|ISBN=978-884282404-6}}</ref>
 
=== La ribellione ===
La ribellione si inserisce nel contesto delle dispute tra aristocratici e nelle sue risoluzioni e non erano tentativi dei nobili di fermare con le armi la creazione di una centralizzazione monarchica.<ref name=":3" /> Le scaramucce e i combattimenti tra le due parti servivano ad acquisire maggior potere contrattuale negli accordi che gli arcivescovi di Magonza [[Federico di Magonza|Federico]] (dalla parte dei ribelli) e l'arcivescovo di Colonia [[Bruno I di Colonia|Brunone]] stavano segretamente portando avanti.<ref name=":3" />
Assieme al duca e genero [[Corrado di Lotaringia]] e all'arcivescovo di Magonza [[Federico di Magonza|Federico]] prese parte, nel corso dell'[[autunno]] [[952]], a una ribellione contro il proprio padre. Egli si trovava in [[Franconia]] quando seppe delle «insidie segrete» del figlio, del genero e dell'arcivescovo di Magonza. Il sovrano inviò dei delegati chiedendo la resa del figlio e, sopo il suo rifiuto, radunò un esercito e marciò verso Magonza, conquistando o costringendo alla resa ogni città dalla parte dei ribelli. Dopo aver fatto uno scambio di opstaggi, Ottone chiese al figlio di rilevare i nomi do coloro che lo avevano aiutato nella ribellione e di consegnarli, offrendogli poi il perdono. Liudolfo rifiutò di violare i giuramenti che aveva stretto. Lo zio Enrico di Baviera lo esortò a continuare la ribellione e rientrò a Magonza. La decisione di continuare la lotta fece sì che si unisse a lui [[Ecberto il Guercio]].<ref name=":1">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=133-137|capitolo=Libro II, 6-8|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref><ref name=":2">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=52-53|capitolo=Libro II, 6-8|ISBN=978-8833390857}}</ref>
 
Assieme al duca e genero [[Corrado di Lotaringia]] e all'arcivescovo di Magonza [[Federico di Magonza|Federico]] prese parte, nel corso dell'[[autunno]] [[952]], a una ribellione contro il proprio padre. Egli si trovava in [[Franconia]] quando seppe delle «insidie segrete» del figlio, del genero e dell'arcivescovo di Magonza. Il sovrano inviò dei delegati chiedendo la resa del figlio e la sua apparizione davanti al tribunale reale.<ref name=":3" /> Egli non si presentò, sopocosì ilcome suoCorrado; rifiutoOttone quindi privò quest'ultimo del ducato di Lotaringia (assegnato poi all'arcivescovo di Colonia e fratello [[Bruno I di Colonia|Brunone]]), senza però emanare una sentenza direttamente contro Liudolfo.<ref name=":3" /> Ottone quindi radunò un esercito e marciò verso Magonza, conquistando o costringendo alla resa ogni città dalla parte dei ribelli. Dopo aver fatto uno scambio di opstaggiostaggi, Ottone chiese al figlio di rilevare i nomi do coloro che lo avevano aiutato nella ribellione e di consegnarli, offrendogli poi il perdono. Liudolfo rifiutò di violare i giuramenti che aveva stretto. Lo zio Enrico di Baviera lo esortò a continuare la ribellione e rientrò a Magonza. La decisione di continuare la lotta fece sì che si unisse a lui [[Ecberto il Guercio]].<ref name=":1">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=133-137|capitolo=Libro II, 6-8|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref><ref name=":2">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=52-53|capitolo=Libro II, 6-8|ISBN=978-8833390857}}</ref>
 
Una notte scappò di nascoto da Magonza assieme ai suoi uomini e catturò la cittò di Ratisbona oltre ad altre città attorno, scacciando al zia Giuditta, che partì assieme ai figli. Liudolfo tentò quindi di corrompere [[Teodorico di Haldensleben|Teodorico]], futuro margravio della [[Marca del Nord|Nordmark]], e [[Wichmann II il Giovane|Wichmann il Giovane]], fratello di Ecberto il Guercio, che stavano assediando Magonza. Teodorico rifiutò, invece Wichamann passò dalla parte di Liudolfo e del fratello. Il sovrano marciò verso la Baviera, ma «trovò tutte le porte chiuse»; egli quindi devastò la regione e tornò indietro.<ref name=":1" /><ref name=":2" />
 
Liudolfo «senza più speranze di opporre resistenza al suo re», decise quindi di allearsi con gli ungari, ma questi decisero autonomamaneteautonomente di saccheggiare la Franconia. Ottone li scacciò e invase nuovamente la Baviera ribelle. Gli ungari si arresero. mentre Ottone assediò per un mese e mezzo i ribelli a Ratisbona, i quali si arresero per carenza di viveri nel [[954]].<ref name=":1" /><ref name=":2" /> Ottone restituì quindi il ducato di Baviera al fratello e duca di questa Enrico. Liudolfo si riconciliò con il padre con un atto di ''[[deditio]]'' in cui si presento scalzo davanti al padre durante una battuta di caccia autunnale nei pressi di [[Weimar]],<ref name=":0" /> ma venne dallo stesso privato del ducato in maniera definitiva. Corrado il Rosso, che si era arreso prima di Liudolfo, vide già all'inizio della ribellione il suo ducato, come già detto, assegnato a [[Bruno I di Colonia|Brunone]], arcivescovo di Colonia e fratello del sovrano; egli accettò questa sottrazione per avere il perdono reale.<ref name=":3" />
 
=== La seconda ribellione e la morte ===