Economie di scala: differenze tra le versioni
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:"I casi nei quali la produttività cresce in conseguenza di variazioni nelle dimensioni della singola azienda non possono trovar posto nella teoria della determinazione del prezzo in regime di libera concorrenza, poiché è chiaro che, se un'azienda può diminuire i suoi costi senza limite aumentando la produzione, essa continuerà a ridurre il prezzo di vendita fino a che non avrà conquistato tutto il mercato, ed allora si sarà usciti dall'ipotesi di concorrenza; quindi non ci fermiamo ad analizzarli."<ref>Sraffa (1925, pp. 41-42).</ref>
Secondo Sraffa anche Marshall arriva presto a tale conclusione. Per giustificare l'operare della legge dei rendimenti crescenti senza che questo entri in conflitto con l'ipotesi di libera concorrenza, Marshall tende ad evidenziare i vantaggi della localizzazione dell'attività produttiva e delle economie esterne legate alla quantità prodotta dall'intera industria. Ma secondo Sraffa questo non basta: "non si può infatti presumere che ad ogni aumento di produzione corrisponda una maggiore localizzazione dell'industria e ad ogni diminuzione un diffondersi degli stabilimenti sopra un territorio più esteso".<ref>Sraffa (1925, pp. 43-44).</ref> Non solo, Sraffa osserva che, per poter avere una qualche influenza sul prezzo di offerta, tali economie dovrebbero essere sì esterne alla singola impresa,
ma interne al settore. Tuttavia, come Marshall stesso riconosce, le economie di scala, “possono raramente essere allocate esattamente in una precisa industria: esse sono in gran misura presenti in gruppi spesso larghi gruppi, di industre correlate.<ref>Marshall (1919, p. 188) citato in Sraffa (1926, p. 73).</ref> In ogni caso, nota Sraffa, “nei casi in cui le economie esterne […] esistono, esse non sono associate a piccoli incrementi della produzione”. Sraffa conclude che, anche se la presenza di economie esterne all’impresa e interne all’industria può essere
Per Sraffa la "simmetria fondamentale" delle forze di domanda e offerta su cui poggia tutta la [[teoria del valore]] in Marshall, risulta essere alla prova dei fatti "una costruzione ipotetica ed irreale".
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