La ribellione si inserisce nel contesto delle dispute tra aristocratici e nelle sue risoluzioni e non erano tentativi dei nobili di fermare con le armi la creazione di una centralizzazione monarchica<ref name=":3" />. Le scaramucce e i combattimenti tra le due parti servivano ad acquisire maggior potere contrattuale negli accordi che gli arcivescovi di Magonza [[Federico di Magonza|Federico]] (dalla parte dei ribelli) e l'arcivescovo di Colonia [[Bruno I di Colonia|Brunone]] stavano segretamente portando avanti<ref name=":3" />.
Assieme al duca e cognato [[Corrado di Lotaringia]]<ref>Corrado aveva sposato la sorella di Liudolfo, [[Liutgarda (dinastia ottoniana)|Liutgarda]]. </ref> e all'arcivescovo di Magonza [[Federico di Magonza|Federico]] prese parte, nel corso dell'[[autunno]] [[952]], a una ribellione contro il proprio padre. Egli si trovava in [[Franconia]] quando seppe delle «insidie segrete» del figlio, del genero e dell'arcivescovo di Magonza. Il sovrano inviò dei delegati chiedendo la resa del figlio e la sua apparizione davanti al tribunale reale<ref name=":3" />. Egli non si presentò, così come Corrado; Ottone quindi privò quest'ultimo del ducato di Lotaringia (assegnato poi all'arcivescovo di Colonia e fratello [[Bruno I di Colonia|Brunone]]), senza però emanare una sentenza direttamente contro Liudolfo<ref name=":3" />. Ottone quindi radunò un esercito e marciò verso Magonza, conquistando o costringendo alla resa ogni città dalla parte dei ribelli. Dopo aver fatto uno scambio di ostaggi, Ottone chiese al figlio di rilevarerivelare i nomi dodi coloro che lo avevano aiutato nella ribellione e di consegnarli, offrendogli poi il perdono. Liudolfo rifiutò di violare i giuramenti che aveva strettoprestato. Lo zio Enrico di Baviera lo esortò a continuare la ribellione e rientrò a Magonza. La decisione di continuare la lotta fece sì che si unisse a lui [[Ecberto il Guercio]]<ref name=":1">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=133-137|capitolo=Libro II, 6-8|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref><ref name=":2">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=52-53|capitolo=Libro II, 6-8|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
Una notte scappò di nascosto da Magonza assieme ai suoi uomini e catturò la città di Ratisbona oltre ad altre città attorno, scacciando al zia Giuditta, che partì assieme ai figli. Liudolfo tentò quindi di corrompere [[Teodorico di Haldensleben|Teodorico]], futuro margravio della [[Marca del Nord|Nordmark]], e [[Wichmann II il Giovane|Wichmann il Giovane]], fratello di Ecberto il Guercio, che stavano assediando Magonza. Teodorico rifiutò, invece Wichamann passò dalla parte di Liudolfo e del fratello. Il sovrano marciò verso la Baviera, ma «trovò tutte le porte chiuse»; egli quindi devastò la regione e tornò indietro<ref name=":1" /><ref name=":2" />.
Liudolfo «senza più speranze di opporre resistenza al suo re», decise quindi di allearsi con gli ungariUngari, ma questi decisero autonomente di saccheggiare la Franconia. Ottone li scacciò e invase nuovamente la Baviera ribelle. Gli ungariUngari si arresero., mentre Ottone assediò per un mese e mezzo i ribelli a Ratisbona, i quali si arresero per carenza di viveri nel [[954]]<ref name=":1" /><ref name=":2" />. Ottone restituì quindi il ducato di Baviera al fratello e duca di questa Enrico. Liudolfo, sempre più isolato (Corrado ormai si era arreso) si riconciliò con il padre con un atto di ''[[deditio]]'' in cui si presento scalzo davanti al padre durante una battuta di caccia autunnale nei pressi di [[Weimar]]<ref name=":0" />, ma venne dallo stesso privato del ducato in maniera definitiva. L'atto sancì la coesione della famiglia reale nel momento in cui gli ungariUngari stavano invadendo il regno<ref name=":3" />, invasione che culminò con la loro sconfitta nella [[battaglia di Lechfeld]] l'anno successivo. Corrado il Rosso, che si era arreso prima di Liudolfo, vide già all'inizio della ribellione il suo ducato, come già detto, assegnato a [[Bruno I di Colonia|Brunone]], arcivescovo di Colonia e fratello del sovrano; egli accettò questa sottrazione per avere il perdono reale<ref name=":3" />.
=== La seconda ribellione e la morte ===
Nel [[956]] «guastato dai consigli di nobili perversi», si ribellò nuovamente al padre e si recò in [[Regno d'Italia (Sacro Romano Impero)|Italia]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=141|capitolo=Libro II, 12|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=54|capitolo=Libro II, 12|ISBN=978-8833390857}}</ref>; la ribellione non ebbe conseguenze, in quanto morì inaspettatamente l'anno seguente, il 6 settembre 957 a causa di [[febbre|febbri]] a Pombia, vicino a [[Novara]], mentre stava ritornando in Germania<ref>[[Vitichindo di Corvey]], ''Res Gestae Saxonicae'', III, 57.</ref>. Il padre seppe della sua morte mentre era impegnato in una campagna contro i [[redariRedari]], e lo «pianse il figlio proprio come [[Davide]] aveva pianto [[Assalonne]]»<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=44|capitolo=Saggio introduttivo|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=143|capitolo=Libro II, 12|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=54|capitolo=Libro II, 12|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Il suo corpo fu trasportato dal fratellastro [[Guglielmo di Magonza|Guglielmo]] (che dal 954 fu arcivescovo di Magonza)<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Hagen Keller|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=Dicembre 2018|editore=[[Carocci Editore]]|città=[[Vignate]] (MI)|p=54-56|capitolo=2. Una nuova dinastia regia|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref> oltre le Alpi e fu sepolto nell'[[abbazia di Sant'Albano]] a [[Magonza]]<ref name=":0" />, stesso luogo in cui venne sepolta [[Liutgarda (Ottonen)|Liutgarda]] pochi anni prima<ref name=":0" />.
== Famiglia e figli ==
*[[Ottone I di Svevia e Baviera|Ottone]] (?-[[982]]), duca di Svevia e di Baviera<ref name=":0" />;
* [[Matilde II di Essen|Matilde]] (?-[[1011]]), [[Abbazia di Essen|badessa di Essen]]<ref name=":0" />.
Gli storici dibattono tutt'oratuttora sullesull'esistenza di un'altra figlia, che si chiamava [[Richlinde]] (secondo lo storico [[Armin Wolf (storico)|Armin Wolf]]) che sposò Cuno di Öhningen, il cui figlio, [[Corrado I di Svevia|Corrado I]], divenne il successore di Ottone I in Svevia nel 982; questa unione rappresenterebbe la connessione genealogica tra i Liudolfingi e i [[Corradinidi]]<ref>Armin Wolf: Wer war Kuno „von Öhningen“? Überlegungen zum Herzogtum Konrad von Schwaben († 997) und zur Königswahl im Jahr 1002. In: Deutsches Archiv 36 (1980), S. 25–83; Armin Wolf: Ahnen deutscher Könige und Königinnen. In: Herold-Jahrbuch. Neue Folge, 15. Band (2010), S. 77ff. Zur Gegenposition: [[Eduard Hlawitschka]]: Wer waren Kuno und Richlind von Öhningen. Kritische Überlegungen zu einem neuen Identifizierungsvorschlag. In: Zeitschrift für Geschichte des Oberrheins 128 (1980) Seite 1–49; Eduard Hlawitschka: Die Ahnen der hochmittelalterlichen deutschen Könige, Kaiser und ihrer Gemahlinnen (2006)</ref>.
Ida sopravvisse al marito per 30 anni e morì il 17 maggio 986.
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