La nera di...: differenze tra le versioni
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|sceneggiatore = Ousmane Sembène
|attori = *[[Mbissine Thérèse Diop]]: Diouana
*[[Anne-Marie Jelinek]]: ''Madame''
*[[Robert Fontaine]]: ''Monsieur''
*[[Momar Nar Sene]]: il fidanzato di Diouana
|fotografo = [[Christian Lacoste]]
|montatore = [[André Gaudier]]
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Film di produzione [[Francia|franco]]-[[senegal]]ese, presentato alla [[Settimana internazionale della critica (Cannes)|Settimana internazionale della critica]] del [[Festival di Cannes 1966]].<ref>{{cita web|url= http://www.semainedelacritique.com/films/1966/1966_selection.php|titolo= 5e Selection de la Semaine de la Critique 1966|editore= semainedelacritique.com|accesso= 13 giugno 2011|lingua= fr|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160304084015/http://www.semainedelacritique.com/films/1966/1966_selection.php|dataarchivio= 4 marzo 2016}}</ref>
Tratto da una novella di [[Voltaïque]], ispirata a sua volta da un articolo apparso su ''[[Nice-Matin]]'', è il primo lungometraggio di finzione girato da un [[Cinema africano|africano]]. Non è ancora un film interamente africano (la lingua è il [[Lingua francese|francese]], buona parte dell'ambientazione si svolge in [[Costa Azzurra]]), ma parte della produzione (la neonata Domireew), i tecnici, la musica e metà degli attori sono africani. Dura 55 minuti (ma circolano versioni da 60 minuti), è stato girato in [[35mm|35 mm]] [[bianco e nero]] nel 1966.
== Trama ==
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Il film è composto da due parti ben distinte, una ad Antibes e l'altra a Dakar, che si concatenano nella messa in scena. Non vengono rispettate le unità di tempo, luogo e azione. Il personaggio centrale della domestica fornisce però una continuità drammatica alla vicenda, quindi la struttura del film è comunque lineare.
Tre [[Analessi|flashback]], due con stacchi secchi e uno con [[dissolvenza]], descrivono la vita a Dakar della protagonista: nel primo cerca lavoro, va al "mercato delle domestiche" e viene scelta dalla padrona. Nel secondo annuncia al suo ragazzo che partirà per la Francia, mettendosi a camminare sul monumento ai caduti. Nel terzo parla a letto con il fidanzato, prima della partenza.
Questi stacchi temporali permettono, così come in [[Guelwaar]], di inquadrare con più precisione la psicologia del personaggio. Sono ricordi felici della vita recente di Dakar, con il suo fidanzato, che rendono ancora più insopportabile la solitudine nel presente.
Lo sviluppo della narrazione interseca Dakar - presente all'inizio, alla fine e durante i flashesback - e la casa di Antibes. È interessante notare che a Dakar le scene sono girate esclusivamente in esterni, simbolo di libertà, mentre ad Antibes si svolgono quasi esclusivamente in interni, simbolo di oppressione.
L'audio non è registrato in [[Presa diretta (cinema)|presa diretta]]: gli attori (non professionisti) sono [[Doppiaggio|doppiati]] e la voce di Diouana non è di [[Thérèse M'Bissine Diop]], bensì di [[Toto Bissainthe]], un'attrice di mestiere.
== Tematiche ==
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Unico film dell'autore dove i bianchi sono gli autentici protagonisti dell'azione, "La Noire de.." si fonda su un'idea principale: l'oppressione della domestica africana non deriva dalla condizione di donna delle pulizie, considerata come un fatto, ma da un rapporto sociale: la [[pauperizzazione]] relativa dei suoi padroni, che abbandonano i privilegi di cooperanti (in Senegal) per ridivenire dei semplici salariati (in Francia)" .
Questo elemento modifica lo spirito di Diouana, che a Dakar si trovava bene, in una condizione tutto sommato privilegiata rispetto alle sue coetanee. Ad Antibes si ritrova sola (a Dakar c'era un cuoco), i lavori si concentrano (oltre alla cura dei bambini deve badare alla pulizia della casa, fare la spesa, cucinare…), la chiusura con l'esterno la rende triste e passiva (a Dakar usciva con il fidanzato e frequentava i familiari). Il potere della padrona
Il marito, interpretato da [[Robert Fontaine]] (che ritroveremo in [[Emitaï]]), lascia alla compagna il compito di gestire gli affari di casa e il rapporto con Diouana. È apatico, dorme spesso, ma cerca di mostrarsi comprensivo e rispettoso nei confronti della domestica, senza comprendere che il suo problema è la solitudine: "''cos'hai Diouana, sei malata? Vuoi la tua paga?''" . Il comportamento del padrone cela una inconscia attrazione sessuale, percepita dalla moglie, che a causa di ciò diventa ancora più aggressiva.
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=== L'anticolonialismo linguistico in via di realizzazione ===
Diouana è [[Analfabetismo|analfabeta]]. Ma comprende e parla il francese. Smette progressivamente di dialogare con "''Monsieur''", "''Madame''" e i bambini perché "''si sente in clausura dentro un universo di interdizione. Rimugina sola il suo malessere, estremizzando la sua posizione di rifiuto''".
Appena giunta in Francia,
La progressiva perdita di fiducia e di speranza è rappresentata dai suoi pensieri e dalle rare parole che pronuncia.
"''Oui monsieur, oui madame''" dice all'inizio, poi non parla più. Comincia a fare a sé stessa delle domande: "''non sono venuta per questo''", "''com'è la gente qui?''", "''le porte qui sono sempre chiuse''", "''dove sono i bambini?''", "''non sono una cuoca, né una domestica''". In più viene trattata come un [[fenomeno da baraccone]] dagli amici di famiglia riuniti a cena: un signore le tasta le guance chiede il permesso di baciarla perché: "''non ho mai baciato una negra in vita mia''". Il [[razzismo]] è palese
Diouana in [[voce fuori campo]] dirà con odio: "''comprendo tutto''".
La scelta, così come in [[Borom Sarret]], di far parlare Diouana in francese, attraverso la voce ''off'', si inquadra in una logica del nazionalismo senegalese che cerca di usare dei mezzi che non gli appartengono per attaccare la cultura occupante. Questa contraddizione è evidente nei primi film di Sembène. A partire da [[Le Mandat]], invece, la lingua africana diventa "''outil''" , vince la [[Impero coloniale francese|colonizzazione francese]] che l'aveva relegata ai margini. Con i film del primo periodo invece questo percorso è ancora in via di realizzazione.
Inoltre, a tratti La noire de.. rischia di essere un [[pamphlet]] [[Anticolonialismo|anticolonialista]] che riduce i personaggi a meri portatori di un messaggio politico e morale:
:"''il principio di fondo è semplice: se le individualità sono dei prodotti del mondo oggettivo (e conseguentemente della Storia inevitabilmente presente nei film di S.O), lo sono anche i soggetti. Globalmente, il cinema di contestazione e di lotta, nel suo desiderio di ricordare, di esplicitare e di rendere popolare il primo punto ha occultato o ignorato il secondo''".
Difetto che il cinema "engagé" di Sembène supererà nel film successivo
Il film è anche un confronto tra due donne - una moderna, stanca e annoiata ma allo stesso tempo aggressiva e autoritaria - e l'altra bella, coraggiosa, orgogliosa della sua cultura (simboleggiata dalla maschera), con un forte senso della dignità. che la spingerà al rifiuto della sua condizione di serva.
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A Dakar Diouana sorride, è viva, felice: "ho trovato lavoro! Ho trovato lavoro!" ripete a tutti i conoscenti dopo l'assunzione.
Il fatto di trovare un'occupazione è una rarità nel Senegal post-indipendenza. I sogni e le speranze di una nuova repubblica indipendente si infrangono nella realtà quotidiana: ''[[bidonville]]'' sempre più grandi circondano Dakar; mentre i deputati escono dall'[[Assemblea nazionale (Senegal)|Assemblea Nazionale]], i disoccupati affluiscono in cerca di lavoro e le donne vanno al "mercato delle domestiche" nella vaga attesa che qualche bianco offra loro una occupazione. Nel Senegal di [[Léopold Sédar Senghor|Senghor]], la comunità francese è numerosa, concentrata nei quartieri borghesi di Dakar. Sono soprattutto assistenti tecnici e piccoli imprenditori, che si arricchiscono grazie alle loro competenze. Hanno paura dell'instabilità del governo, nonostante le rassicurazioni del presidente, e appena possono, ritornano in Francia con il denaro guadagnato. Pur creando occupazione (manodopera comune, domestiche…), non rappresentano una risorsa per il Senegal, anzi, sono "un fuorviante miraggio per tutte le Diouana". Anche la nuova classe borghese nera, formata nelle scuole dei bianchi viene giudicata negativamente. Non c'è niente in comune tra loro e il popolo, nemmeno il monumento ai caduti di guerra. Infatti, in uno dei flashback Diouana cammina tranquillamente, senza alcun senso di colpa, sul monumento, e viene aspramente rimproverata dal suo compagno, "un funzionario, cresciuto nel contesto socio-culturale del colonizzatore(…). Questo amico, come gli altri intellettuali, troppo rivolti verso l'Europa e le sue astratte riflessioni, non vede la realtà quotidiana del popolo" , parlando di sacrilegio: il gesto di Diouana invece non è un atto irriverente nei confronti dei caduti, ma un'inconscia ribellione nei confronti di tutto ciò che è formale e alieno dai problemi reali del popolo africano. I "sacrilegi" sono altri, sono il razzismo e l'indifferenza dei padroni, che causano il suicidio della ragazza, ma anche la corruzione e la dipendenza economico-culturale della nuova classe dirigente figlia dell'indipendenza, che rinuncia vigliaccamente allo sviluppo autonomo dei paesi africani.
== Simboli ==
La maschera, che Diouana acquista a credito dal fratello per regalarla ai padroni, accompagna la gioia e la gratitudine iniziali verso i datori di lavoro, ma è anche un simbolo dell'Africa, della sua cultura [[Tribalismo|tribale]]. Simbolo che, insieme alla foto con il suo amico, costituisce l'unico ricordo del passato e che la protagonista si riprenderà prima di morire, rivendicandone la proprietà. La maschera alla fine è ripresa dal fratello che se la applica sul viso inseguendo
Prima di morire, "La noire de.." mette i suoi effetti personali nella valigia, si spoglia dei suoi vestiti europei, del grembiule, delle scarpe coi tacchi. Si intreccia i capelli secondo la tradizione africana e si taglia la gola." La mutilazione della gola, del luogo della produzione orale, simboleggia questa occultazione della voce del personaggio a tutti gli stadi della narrazione. Ne consegue una semiotizzazione della voce e del silenzio che prende a prestito certe tecniche alla letteratura orale"
Il ruolo dell'intellettuale nel Senegal contemporaneo è rappresentato da Sembène stesso, che interpreta lo "scrittore popolare", uomo di cultura con una bottega fatiscente situata nella periferia di Dakar. Il suo studio è sempre pieno, segno del bisogno di sapere di un Senegal in costruzione, con l'ottanta per cento della popolazione analfabeta.
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