Calcio (Italia): differenze tra le versioni

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Ed è a questo periodo che risalgono i primi documenti scritti che attestano l'esistenza del borgo: nel [[1035]] infatti si cita ''in loco Calzo'', per indicare alcuni possedimenti del vescovo di Cremona, al quale era stato donato in feudo il borgo dall'imperatore, unitamente alle zone circostanti.
 
Altri documenti a questo successivi ci permettono di venire a conoscenza del fatto che lo stesso vescovo concesse il paese di Calcio in feudo alla [[Sommi Picenardi|famiglia dei Sommi]], ribadendo comunque l'appartenenza del paese alla diocesi cremonese. Successivi cambi portarono il borgo a gravitare nel distretto di [[Soncino]] dopo che i soncinesi nel [[1306]] conquistarono, dopo aver vinto una strenua resistenza, il castello di Calcio. Per poi ritornare nell'area cremonese nel 1442. Nuove cessioni riguardarono questo territorio: prima al conte Gabriolo [[Aliprandi]] (1364), Quindi nel 1366 alla famiglia milanese dei [[Visconti]], nella figura di [[Regina della Scala]], consorte di [[Bernabò Visconti]], ed infine all'antichissima famiglia di origine gotica dei [[Secco (famiglia)|Secco]], proveniente da [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]], nel 1380.
 
Fu con questi ultimi che il paese visse un periodo di rinascita, dopo un lungo periodo di abbandono e di povertà che aveva reso il territorio una zona paludosa e per nulla sicura. La famiglia, tra le più in vista dell'intera Lombardia, garantì ai propri sudditi una serie di esenzioni, sgravi e diritti che fecero rinascere socialmente ed economicamente il borgo, che assunse un ruolo di rilievo tra i paesi del circondario.
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Il successivo arrivo degli austriaci, che instaurarono il [[Regno Lombardo-Veneto]], non ripristinò le vecchie agevolazioni ma garantì un nuovo sviluppo che portò nuovamente il paese di Calcio ad occupare un ruolo predominante in ambito economico nella pianura bergamasca. Nel [[XX secolo]] il paese subì la crisi del settore agricolo che, non compensata dall'evoluzione industriale, lo ha nuovamente relegato a ruolo marginale nell'economia della bassa bergamasca. Pochi sanno che due delle più importanti battaglie del Medioevo ebbero il loro inizio nel territorio di Calcio.
 
=== [[Battaglia di Rudiano|La Malamorte]] ===
{{vedi anche|Battaglia di Rudiano}}
Nonostante la contea dei Ghisalberti, comprendente le attuali province di Bergamo e Cremona, fosse stata suddivisa nel [[X secolo]] fra i vescovadi di Bergamo e Cremona, le due città, divenute liberi comuni, mantennero la loro amicizia e, sul finire del [[XII secolo]], si trovarono in guerra contro Milano e Brescia. I loro comandanti, per impedire che gli eserciti avversari si riunissero, decisero di prendere l'iniziativa per primi per battere Brescia ed affrontare poi Milano. Però i bresciani stavano arroccati a guardia dei ponti di Rudiano e di [[Palazzolo sull'Oglio|Palazzolo]].
 
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Stavano per conseguire la vittoria quando udirono suoni di trombe e tamburi alle loro spalle. Ignorando che si trattava solo della piccola guarnigione di Rudiano, bergamaschi e cremonesi, convinti che fosse l'intero esercito di Milano, si gettarono verso il ponte che per il peso eccessivo crollò, forse anche a causa del fatto che un drappello di bresciani, al comando di [[Obizio da Niardo]] riuscì a danneggiarne i pali di sostegno. Infatti Obizio rimase intrappolato sotto le travi. Raccontò poi di aver visto l'inferno, sicuramente riferendosi al massacro, anche se i suoi contemporanei credettero avesse visto l'inferno di fuoco. Comunque, scosso dall'accaduto Obizio si diede alla vita religiosa divenendo santo. Diecimila furono i soldati che annegarono o che, massacrati sulla sponda, arrossarono le acque del fiume. Furono infatti le acque arrossate che "portarono" nel cremonese la notizia della disfatta.
 
=== La [[battaglia di Cortenuova]] ===
{{vedi anche|Battaglia di Cortenuova}}
La guerra si era conclusa l'11 agosto [[1192]] con la pace di San Pietro in Valico, ma i Milanesi, desiderosi di costituire un corridoio che li collegasse a Brescia, non rispettarono il trattato effettuando incursioni nel territorio nel 1200, 1208, 1217, e nel 1228. Di conseguenza quando [[Federico II di Svevia]], re di Germania, d'Italia, di Sicilia e di Gerusalemme, nonché [[imperatore del Sacro Romano Impero]], nel 1236 decise di ridurre all'obbedienza le città della [[Lega Lombarda]], Cremona si schierò subito al suo fianco. Nel 1237 l'imperatore mosse contro Brescia, ma in soccorso di questa città si radunò un esercito di {{formatnum:6000}} fanti e {{formatnum:2000}} cavalieri milanesi e forti contingenti di Piacenza, Lodi, Crema, ed Alessandria.