Antonio Giolitti: differenze tra le versioni

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Nel [[1957]] aderì al [[Partito Socialista Italiano]] (PSI), nelle cui liste fu rieletto deputato alle elezioni dal [[1958]] al [[1976]], fino alle dimissiioni nel [[1977]], in seguito alla nomina a commissario europeo.
 
Come espressione della corrente lombardiana, fu ministro del Bilancio dal 4 dicembre [[1963]] al 22 luglio [[1964]], nel primo governo di centrosinistra con la partecipazione di ministri socialisti. A causa del raffreddarsi dell'impegno riformista e consapevole deldell'ostilità nei suoi confronti della compoentecomponente dorotea sella DC, rifiutò di far parte del successivo secondo governo Moro e si dedicò alla vita di partito, essendo stato nominato responsabile del dipartimento economico del PSI.
 
Contrario all'unificazione socialista<ref>Gianlucas Soddu, ''La sinistra credibile: Antonio Giolitti tra socialismo, riformismo ed europeismo, 1964-2010'', Carocci 2016, pag 34.</ref>, in prossimità del congresso di Roma del PSI del 23-28 ottobre [[1968]] uscì dalla corrente lombardiana e insieme a [[Norberto Bobbio]], [[Tristano Codignola]], [[Loris Fortuna]], [[Roberto Guiducci]], [[Manlio Rossi-Doria]] ed [[Eugenio Scalfari]] promosse la formazione della piattaforma congressuale di “Impegno socialista”. Fino al [[1969]] mantenne un atteggiamento critico nei confronti della dirigenza del partito ma, una volta ricostituito il gruppo socialista alla Camera nell'agosto 1969, accettò di assumerne la presidenza.<ref>Antonio Giolitti: ''Lettere a Marta - Ricordi e riflessioni'', Il Mulino 1992, pagg. da 143 a 149 e da 158 a 167</ref> Dal 27 marzo [[1970]] al 17 febbraio [[1972]] e dal 7 luglio [[1973]] al 23 novembre [[1974]] ricoprì l'incarico di ministro del Bilancio e della Programmazione economica nei governi di centrosinistra organico guidati da [[Mariano Rumor]] e da [[Emilio Colombo]].