Bozza:Donatello Stefanucci: differenze tra le versioni
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Nel 1940, per ragioni molteplici e tutt’oggi in gran parte ignote, Stefanucci lascia, per sempre, Cingoli.
Si trasferisce a [[Fano]], città a cui è legata tutta la seconda parte della sua vita.
Il 23 ottobre 1941 vi sposa la fanese Rina Maroncelli
Nella città adriatica, dando veste anche formale ad un legame stretto nel frattempo con alcuni pittori locali – «fanesi per nascita o per adozione» – fonda con questi, nella tarda estate del 1945, la [["Accolta dei 15"]]: un «''cenacolo di artisti impegnati ad operare per la diffusione della pittura''», «''aperto ai liberi di spirito in ogni epoca e per ogni incontro nell’arte''»: il più importante sodalizio artistico della Fano del pieno e secondo Novecento. </ref><ref name = LP5>{{cita|Arianna Piermattei, L’Accolta dei Quindici. Percorsi dell’arte in provincia / Fano (1946-1996), Comune di Fano, Carifano, Fano 1996.}}</ref>.
Dipinge, con quella fecondità e passione che sempre l’animarono, fino
In occassione delle esequie il critico d’arte fanese Marcello Francolini - dando espressione al riconoscimento tributato negli anni dalla città di Fano all’artista e all’uomo - scriverà: {{Citazione|Se ne è andato di notte, in punta di piedi, senza disturbare nessuno, così come aveva sempre fatto in vita: vita che tutta aveva dedicato all’arte e alla pittura, nonché all’insegnamento di queste. A lui noi fanesi dobbiamo molto, non solo per ciò che ci ha dato, ma per il tanto che ci ha insegnato: e cioè la modestia, il rigore professionale, la serietà e la severità degli intenti».|''[[ Marcello Francolini, ''L’ultima mostra di Donatello Stefanucci prima della morte'', in: “Pesaro e Urbino” (periodico semestrale dell’Amministrazione provinciale) – anno IV n. 4 del 30-11-1987]]''}}
▲Dipinge, con quella fecondità e passione che sempre l’animarono, fino agli ultimi suoi giorni.
Forse con l’intento di rimarginare quella ferita apertasi tanti anni prima con la sua città, «l’amore per la quale in lui non si era mai sopito», dispose una importante donazione di suoi dipinti al Comune di Cingoli. Ciò anche con il fine di favorire l’istituzione sul “Balcone delle Marche” di una civica pinacoteca: idea – in Cingoli molti anni prima a lungo dibattuta e da «cittadini cospicui e colti» promossa – a cui egli stesso, e avanti lui suo padre, aveva concepito e sostenuto.
Nell’autunno 1988, nella ricorrenza del primo anniversario della sua morte, Cingoli gli tributa il meritato riconoscimento intitolandogli la neo-istuita Pinacoteca comunale.
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