Oreste Baratieri: differenze tra le versioni

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Venne intimorito dall'eccidio di un reparto italiano di 2500 uomini compiuto sull'[[Amba Alagi]] il [[3 dicembre]] del [[1895]] e per questo presentò le dimissioni, ma fu costretto dal primo ministro [[Francesco Crispi]] (che non intendeva rinunciare alla sua politica colonialista) a prendere le armi contro gli africani, nonostante essi fossero in netta superiorità numerica e logistica: a differenza di quanto pensava Crispi, infatti, gli etiopi erano dotati non solo di lance e frecce, ma anche di moderni [[fucile|fucili]].
 
L'attacco quasi all'arma bianca operato dal nolente Baratieri si concluse il [[1º marzo]] [[1896]] con la [[battaglia di Adua]], una delle disfatte più tremende della storia d'[[Italia]]. Sottoposto ad un umiliante processo per la sua scarsa tenuta militare, il generale risultò prosciolto da ogni accusa, ma venne collocato a riposo e abbandonò la carriera militare. Negli ultimi tempi della sua vita soggiornò ad [[Arco (TN)|Arco]], ma morì improvvisamente a [[Vipiteno]], dove si era recato a visitare dei parenti.
 
==Voci correlate==