Programma atomico sovietico: differenze tra le versioni
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[[File:Potsdam conference 1945-3.jpg|thumb|upright=1.2|Da sinistra a destra: [[Stalin]], [[Harry Truman]] e [[Winston Churchill]] durante la [[Conferenza di Potsdam]].]]
Stalin era il capo supremo dell'Unione Sovietica e durante la seconda guerra mondiale svolse un enorme lavoro di supervisione, controllo e direzione di praticamente tutti gli aspetti economici, politici, diplomatici e militari dello sforzo bellico sovietico<ref>G. Boffa, ''Storia dell'Unione Sovietica'', vol. 3, p. 195.</ref>; egli in particolare prendeva le decisioni finali e definitive anche sugli aspetti di programmazione e sviluppo dell'industria degli armamenti e quindi era informato dei programmi connessi con lo studio e la produzione di una "super-bomba". Sembra tuttavia che, dopo le prime decisioni operative del 1942-43, fino al 1945 egli non assegnasse ancora un'alta priorità a questi programmi; Kurčatov fu ricevuto da dittatore per la prima volta solo nel gennaio 1945<ref name="GV224">G. Valdevit, ''La guerra nucleare'', p. 224.</ref>.
La [[Conferenza di Potsdam]] tra i [[Tre Grandi]] del luglio 1945 dopo la sconfitta totale della Germania nazista provocò cambiamenti decisivi della situazione politico-militare mondiale; il 16 luglio 1945 aveva avuto pieno successo l'[[Trinity (test nucleare)|esperimento atomico americano di Alamogordo]] e il 21 luglio il presidente [[Harry Truman]] venne informato della riuscità superiore alle aspettative del test nucleare<ref>A. Lattanzio, ''Atomo rosso'', p. 23.</ref>. Il presidente quindi il 24 luglio innaugurò la sua cosiddetta "diplomazia atomica"<ref>G. Alperovitz, ''L'asso nella manica'', pp. 150-185.</ref>, dimostrando subito un atteggiamento di ferma superiorità e di rigidità politico-diplomatica verso i sovietici, dopo aver brevemente comunicato a Stalin la riuscita dell'esperimento e quindi il possesso da parte degli Stati Uniti di un'arma rivoluzionaria di straordinaria potenza<ref name="GV224"/>. Truman fu vago e misterioso; non pronunciò nè la parola "atomica" nè "nucleare" e non disse sinceramente a Stalin che si trattava di una bomba atomica<ref>G. Alperovitz, ''L'asso nella manica'', pp. 159-160.</ref>; egli era convinto di aver ottenuto, con il suo annuncio, una superiorità decisiva sul suo interlocutore sovietico e ritenne possibile, grazie al possesso in esclusiva della nuova arma, iniziare finalmente una politica più aggressiva per contrastare l'espansionismo sovietico in Europa e in Asia<ref>G. Alperovitz, ''L'asso nella manica'', pp. 195-220.</ref>.
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