Calasetta: differenze tra le versioni

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'''Calasetta''' (''Câdesédda'' in [[lingua ligure|ligure]] [[Dialetto tabarchino|tabarchino]]<ref>[http://www.comune.calasetta.ci.it/images/documenti/delibere_consiglio/Consiglio2010/cc%2019%20del%2030.09.2010.pdf Adottato con Delibera di Consiglio Comunale n. 19 del 30.09.2010]</ref>, ''Cal 'e Sèda'' in [[lingua sarda|sardo]]<ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|p= 115}}</ref>) è un [[Comuni d'Italia|comune italiano]] di 2.926 abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti"/> della [[provincia del Sud Sardegna]] in [[Sardegna]].
 
Situato sulla punta settentrionale dell'[[isola di Sant'Antioco]] nell'[[arcipelago del Sulcis]], è inoltre un comune onorario della [[città metropolitana di Genova]]. È nota come «la bianca», per il colore prevalente delle abitazioni. Sono caratteristici il bianco calce, appunto, l'azzurro del cielo e del mare, e il verde dei [[ginepro|ginepri]] sulle spiagge.
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Il territorio calasettano ha origini molto antiche. Nella zona di Calasetta è attestata la presenza dell'uomo primitivo con la sua attività e cultura, come si rileva nella presenza del sito archeologico delle [[Domus de janas]] di ''Tupei'', (in lingua [[sarda]] ''Domus de Janas'' significa "Case delle Fate"), sono grotte scavate nella roccia adibite a funzioni sepolcrali, di epoca [[Sardegna prenuragica|prenuragica]], {{cn|risalente al 1500 a.C. La ''Domu de janas di Tupei'', camera sepolcrale, approssimativamente a forma di croce (dimensioni: m. 4,50 x m. 2,50), e prolungata con una cella (dimensioni: m. 3 x m. 2), si trova sulla sommità di una collinetta, e fu utilizzata come con tomba, dove furono rinvenuti frammenti di terracotta, un pugnaletto di bronzo, una ciotola d'argilla e numerosi frammenti di una brocchetta.}}
Per il periodo successivo, nelle campagne di Calasetta si riscontra l'esistenza di alcuni [[nuraghi]] e resti nuragici. Si segnala per importanza i seguenti [[nuraghi]], posti su un'altura o cumulo (in dialetto calasettano: ''bricco''): ''Bricco Le Piane'' o ''Bricco delle Piane'' (su una collinetta alta 24 m.); ''Bricco Scarperino'' (alto 48 m.) e ''Bricco Sisineddu'' o ''Poggio Sisineddu'' (alto 40 m.).
Sono presenti nelle campagne del paese anche successivi insediamenti [[fenici]], [[punici]] e [[Civiltà romana|romani]], come testimoniano alcuni rinvenimenti. In località ''Tupei'' si sono rilevate presenze fenicie diverse incisioni su una roccia trachitica, denominata ''Sedda de Antiogu Selis'', e altre incisioni rupestri su una sommità rocciosa (alta 49 m.) in località ''Sisineddu''. A 50 metri da ''Bricco Scarperino'' fu rinvenuto un mezzo sarcofago di origine punica o romana (dimensioni: 1 m. x 0,50 m. x 0,50 m.). In località ''Campu Scia Maìn'' sono stati rinvenuti i seguenti reperti romani (tutti in ossidiana nera): perforatori, punta di lancia, raschiatoi e numerosi coltellini, con frammenti di vasi in terracotta. A 15 metri dal ''Rio Tupei'' sono stati rinvenuti i resti di un'antica costruzione romana, con un muro maestro (lungo 10 m.), due tronconi di muri laterali e un muro di tramezzo. Queste strutture murarie sono costruiti in piccoli blocchi di tufo uniti con malta e spessi 50 &nbsp;cm. Altri resti simili su una collinetta vicina.
 
=== Epoche successive ===
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Tra il [[1773]] e il [[1774]] si ebbe una successiva immigrazione di alcuni coloni [[piemonte]]si, la maggior parte originaria di [[Carignano]] (in [[Provincia di Torino]]), che terminò con un sostanziale fallimento, in una situazione sanitaria durissima (il paese fu decimato nei primi anni da ripetute terribili epidemie), ma produsse comunque un prezioso afflusso di tecniche culturali di coltivazione della vite, sviluppando così un'autonoma e pregevole capacità nella produzione agricola, ed in particolare nella produzione del [[vino]] di alta qualità: il famoso [[Carignano del Sulcis]]. Le poche persone di origine piemontese che riuscirono a resistere ed a sopravvivere, furono comunque rapidamente e completamente assorbite dalla comunità tabarchina, assumendone la parlata ligure ma mantenendo l'abbigliamento tradizionale piemontese, come si evidenzia ancora nelle sfilate folcloristiche con il costume tipico di Calasetta esibito in diverse manifestazioni.
 
La costruzione dell'abitato, su progetto dell'ingegnere militare piemontese [[Pietro Belly]], iniziò su due assi portanti viari ortagonali, corrispondenti alla via Roma (già via Grande) e via Guglielmo Marconi, ai lati delle quali furono costituiti i primi lotti con abitazione e superficie coltivabile, con tipologie abitative prescelte a difesa delle possibili incursioni piratesche. L'insediamento iniziale, che riproduce il ''castro romano'', ebbe le seguenti dimensioni: in direzione est-ovest (corrispondente al ''decumano'') si sarebbe sviluppato nelle strade principali per una lunghezza di 120 trabucchi piemontesi (uguali a 370 metri), e in direzione nord-sud (corrispondente al ''cardo'' o ''cardine'') per 60 trabucchi (uguali a 185 metri); invece nelle vie secondarie la lunghezza fu di 36 trabucchi (uguali a 111 metri). L'agglomerato così progettato ebbe un impianto cartesiano caratterizzato da isolati regolari e spazi rettangolari o quadrati, seguendo i dettami dei piani urbanistici sabaudi allora in voga, dove il fulcro principale (in coincidenza dell'incrocio tra i due assi portanti viari ortagonali) era costituito dall'area di piazza Municipio (una specie di ''foro'' del ''pretorio''), successivamente intitolata a Pietro Belly. Successivamente, l'ingegnere sabaudo [[Giovanni Francesco Daristo]] dispose nel [[1773]] l'ampliamento del nuovo abitato, sviluppando l'impianto matrice dell'ingegnere Belly, che si caratterizza per gli elementi dell'architettura domestica della costa ligure tipicamente sette-ottocentesca.
 
In un accordo formale, già sottoscritto a Torino il 29 novembre [[1767]], tra un gruppo di capi-famiglia dei primi abitanti di Calasetta e rappresentanti governativi, si stabilirono in una specie di concordato i primi regolamenti civici per la popolazione calasettana. Inoltre, si decise che in presenza di un podestà governativo i coloni di Calasetta avrebbero eletto su base censuaria tre rappresentanti per la carica di un sindaco, di primo e secondo consigliere, con un mandato di durata annuale.
 
=== Società e comunità calasettana dalla fine del Settecento ad oggi ===
Dalla fine del 1700 ad oggi la comunità calasettana ha mantenuto, quasi costantemente, sistemi di organizzazione sociale di origine tabarchina (linguaggio e tradizioni marinaresche), come Carloforte, ma con la differenza di subire anche l'influenza della cultura sarda proveniente dalla vicina cittadina di Sant'Antioco. Tutto ciò è stato favorito dal fatto che a Calasetta, non essendo isolata come Carloforte, si combinano e si intrecciano spesso tradizioni culturali tabarchine con quelle sarde e sulcitane, nonostante la manifestata e orgogliosa appartenenza derivante dai legami con il territorio ligure e genovese in particolare. L'originaria cultura piemontese è rimasta solo in modo notevole nelle tecniche di coltivazione della vite e della produzione del pregevole vino [[Carignano del Sulcis]], che viene commercializzato da un'importane cantina sociale. La pesca, con le connesse attività marinare e marittime, e l'agricoltura, in particolare la coltivazione di pregiate uve per la produzione del vino, costituiscono l'economia prevalente del paese affiancate da importanti servizi turistici per la permanenza e la ristorazione che stanno caratterizzando sempre di più Calasetta, diventata e affermatasi come notevole e rilevante centro balneare e di soggiorno nel territorio e in [[Sardegna]].
 
Il 27 maggio [[2006]] Calasetta è stato riconosciuto come [[comune]] onorario dalla [[Provincia di Genova]] in virtù dei legami storici, economici e culturali con il [[Genova|capoluogo ligure]]. È inoltre gemellata con [[Pegli|Genova Pegli]] dal 2006.
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== Amministrazione ==
Dall'insediamento dell'abitato e della comunità, anno 1770, Calasetta ha avuto le seguenti amministrazioni municipali con i titolari delle cariche istituzionali<ref>Irma Armeni, ''Calasetta e il Fascismo. La documentazione inedita dell'Archivio storico comunale'', edizione self-publishing ''Youcanprint'', 2015</ref><ref>Fonte Albo Pretorio del Comune di Calasetta </ref>:
 
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.comunas.it/calasetta/|La scheda del comune nel portale ''Comunas'' della Regione Sardegna}}
* {{Dmoz|}}
 
{{Provincia del Sud Sardegna}}