Discussione:Cera persa

Ultimo commento: 7 mesi fa, lasciato da 151.57.238.37 in merito all'argomento I Giganti di Mont’e Prama “stampi” per statue in bronzo?
In data 2 aprile 2010 la voce Cera persa è stata accettata per la rubrica Lo sapevi che.
Le procedure prima del 2012 non venivano archiviate, perciò possono essere trovate solo nella cronologia della pagina di valutazione.

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I put in some photos, perhaps anyone could add the subtitles. They can be found in the english version of this page or in the description of the photographs.

  • 1. A model of an apple in wax
  • 2. A rubber mold and a cast, in this case plaster
  • 3. A hollow cast in paraffin
  • 4.The fire-proof mold, in this case clay-based, with the paraffin apple, an open view. The core is also filled with fire-proof material
  • 5. A bronze cast, still with spruing

--Satrughna (msg) 16:20, 29 nov 2008 (CET)Rispondi

Affermazioni non supportata da evidenze bibliografiche nell'introduzione e nella sezione dedicata alla storia della tecnica.

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Il rife

Affermazioni non supportata da evidenze bibliografiche nell'introduzione e nella sezione dedicata alla storia della tecnica.

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Nell'introduzione si asserisce che la tecnica della "cera persa" è stata introdotta dalle popolazioni sarde nel 3500 a.C., e da queste trasmesse all'arte scultorea greca e romana. Senza nulla voler togliere alle popolazioni sarde (o, se è per questo, ai Greci & ai Romani), questa affermazione non corrisponde alla verità storica, e infatti non è supportata da citazioni bibliografiche. Si veda l'ampia pagina inglese (https://en.wikipedia.org/wiki/Lost-wax_casting) per una caratterizzazione storica più corretta della nascita della tecnica e della sua diffusione.

I Giganti di Mont’e Prama “stampi” per statue in bronzo?

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Tra l’altro (a parte che la voce sui Giganti cui si rimanda non fa la minima menzione di una simile “teoria”), questa stessa voce spiega che i bronzi cavi avevano un’anima in argilla, non certo (un’anima, appunto, e non uno stampo) in pietra. 95.235.82.41 (msg) 22:34, 30 giu 2022 (CEST)Rispondi

A Davide Cocco, autore dell'articolo citato nel riferimento 4 (suppongo quindi anche autore della parte qui in discussione) avanzerei alcune domande.
Sono forse note sculture a cera persa che siano state anzitutto modellate su arenaria gessosa? E perché parla di arenaria gessosa (gessarenite, in effetti il materiale dei modelli di nuraghe provenienti dal vicino nuraghe Cann'e Vadosu e da Serra'e is Araus -San Vero Milis) anziché di calcarenite (questo sarebbe il materiale dei Giganti di Mont’e Prama)? Sono forse uguali? E sono note sculture a cera persa anzitutto modellate su calcarenite?
In secondo luogo, il trattamento delle statue. Mi risulta siano state documentate tracce di pittura sulle statue (in calcarenite) e pure tracce di prodotti per proteggerle, ab origine, dalle intemperie: ha qualche senso pensare si trattassero in questo modo modelli che sarebbero stati solo da smaltire?
Ancora (anche se non sarà un punto dirimente), mi interrogo sui basamenti: sembra che le statue, con i piedi adesi a una base, stessero erette anche per l'incastro di questa alle lastre di copertura delle tombe, appunto provviste di opportuno alloggio per il basamento. Mi chiedo se davvero tutto questo avrebbe avuto senso se si fosse trattato di semplici modelli per statue in bronzo.
E pure mi lascerebbe sorpreso, nell’ipotesi di modelli in pietra che “sopravvivevano” integri alla produzione della statua in bronzo, che gli stessi non venissero utilizzati più volte per la produzione (assai più economica) di stampi in serie: che ci siano arrivate più statue assai simili, eppure certamente tra loro diverse, fa pensare che non venissero utilizzate come modelli.
Infine i precedenti: alla statuaria in pietra di Mont’e Prama si sono trovati antecedenti in una proto-statuaria sarda; ipotetiche sculture in bronzo cave non mi risulta avrebbero precedenti.
In conclusione, quest'idea delle statue antropomorfe in calcarenite che sarebbero state solo modelli si presenta non solo infondata, direi anche illogica.
Francesco Costantino Masia (msg) 18:49, 30 dic 2024 (CET)Rispondi
Francesco Masia no, non sono autore della. discussione, ma le tue domande sono lecite, e del resto le risposte pur essendo a portata di tutti, richiedono un lavoro di ricerca per cui occorre tempo, che non tutti hanno.
certamente le satue sarde sarebbero i primi esempi di sculture in bronzo a cera persa a grandezza naturale, ma non c'è motivo per cui le prime statue in  bronzo non possano essere sarde. tanti sono infatti i primati asseverati della antica civiltà sarda nel mediterraneo, e questo sarebbe solo uno in più.
il supporto ovvero quello che chiamiamo statua, poteva essere ricoperto, come avviene oggi, di uno "staccante", un prodotto che permetteva appunto lo stacco del materiale interno dalla fusione in bronzo. è stata analizzata la "vernice" e il protettivo?
le presunte statue non sopportano il loro stesso peso, ovvero non potevano stare in piedi. quale statua viene creata per non stare in piedi?
proprio il fatto che le "statue" siano tutte diverse avvalora la tesi che fossero usate come stampi per produzioni "in serie". stampi diversi per statue diverse. che senso avrebbe fare stampi uguali per statue uguali?
interessante anche il fatto asseverato che le "statue" siano state sottoposte a fonte di calore. bronzo fuso, sarebbe compatibile,
e che diverse statue presentino tracce di perni in  piombo utili ad ancorare altro materiale.
la fonte del materiale, arenaria gessosa, è il sito stesso dei Giganti
immagino di aver risposto alle tue domande, lecite, anche ad uso dei lettori che vogliano onestamente approfondire l'argomento. --151.57.238.37 (msg) 02:25, 31 dic 2024 (CET)Rispondi
Francesco Masia, comprendo, e non te ne faccio una colpa. il. metodo scientifico prevede formulazione di ipotesi, che vengono sottoposte a prove replicabili. purtroppo io non posso andare a raschiare i giganti per tirar via la venice e farla analizzare, per cui certamente, le risposte le possono dare solo altri.
il fatto che ipotesi non dimostrate vengano date come certe è inoltre fatto comune. immagina per esempio che tutta la storia che gli archeologi stessi hanno costruito è puramente e coscientemente ipotetica. tutte le datazioni e attribuzioni sono infatti espresse al condizionale...
facciamo 30 e facciamo 31? in un ambiente sardo dove normalmente si tenta di fare 29 dove c'è 30, certo è un affermazione innovativa, ma non lo è ancora una volta in ambito archeologico generale, dove si data e attribuisce comunemente per "estensione" e "somiglianza"...
insomma, faccio cose normali, che fanno tutti, niente di particolare.
per questo comprendo la difficoltà a seguirmi, è concettualmente difficile seguire una strada che pare innovativa ma in realtà è conservativa, pur raggiungendo traguardi novatori. --151.57.238.37 (msg) 02:26, 31 dic 2024 (CET)Rispondi
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