Gabriele D'Annunzio e Leinster House: differenze tra le pagine

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{{S|palazzi dell'Irlanda|architetture di Dublino}}'''Leinster House''' (in [[lingua irlandese|irlandese]]: ''Teach Laighean'') è dal 1949 la sede dell'[[Oireachtas]] (il Parlamento) della [[Repubblica d'Irlanda]].
{{quote|Io ho quel che ho donato|GdA, ''testamento del [[Vittoriale degli Italiani]]''}}
{{Edificio civile
{{Bio
|nome edificio = Leinster House
|Nome = Gabriele
|immagine = 20130810 dublin214.JPG
|Cognome = D'Annunzio<ref>Rapagnetta A, ''La vera origine familiare e il vero cognome del poeta abruzzese Gabriele D'Annunzio'', Barabba, Lanciano, 1938.</ref>
|paese = IRL
|PostCognome= o '''d'Annunzio'''<ref>Gatti Guglielmo, Vita di Gabriele d’Annunzio, Firenze, 1956; pp. 1 e 2.</ref> come soleva firmarsi
|divamm1 = {{simbolo|Flag of Leinster (bright).svg}} [[Leinster]]
|Sesso = M
|città = Dublino
|LuogoNascita = Pescara
|indirizzo = Kildare Street
|GiornoMeseNascita = 12 marzo
|periodo costruzione = [[1745]] - [[1748]]
|AnnoNascita = 1863
|stile = [[Architettura georgiana|Georgiano]]
|LuogoMorte = Gardone Riviera
|uso = Sede dell'[[Oireachtas]]
|GiornoMeseMorte = 1º marzo
|proprietario = [[Oireachtas]]
|AnnoMorte = 1938
|committente = [[Duca di Leinster]]
|Attività = scrittore
}}La Leinster House era precedentemente la residenza del [[Duca di Leinster]].
|Epoca = 1800
|Epoca2 = 1900
|Attività2 = militare
|Attività3 = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , simbolo del decadentismo ed eroe di guerra
|Immagine = D'Annunzio 4.jpg
|Didascalia = Gabriele D'Annunzio
|ForzaOrdinamento = D'Annunzio, Gabriele
}}
Occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Sia in letteratura che in politica lasciò il segno ed ebbe un influsso (più o meno diretto) sugli eventi che gli sarebbero succeduti.
 
Dal 1922 al 1949 ospitò il Parlamento dello [[Stato Libero d'Irlanda]].
== Biografia ==
=== Gli anni di formazione ===
Gabriele D'annunzio nacque a [[Pescara]] il [[12 marzo]] [[1863]], figlio di Francesco Paolo Rapagnetta e di Luisa de Benedictis. Fu adottato da una zia materna, prendendo il cognome dallo zio. Terzo di cinque fratelli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacità. Della madre erediterà la fine sensibilità, del padre il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti, cosa che portò la famiglia da una condizione agiata ad una difficile situazione economica.
Non tardò a manifestare una personalità priva di complessi e inibizioni, portata al confronto competitivo con la realtà. Una testimonianza ne è la lettera che, ancora sedicenne ([[1879]]), scrive a [[Giosuè Carducci]], il poeta più stimato nell'[[Umberto I d'Italia|Italia umbertina]], mentre frequenta il liceo al prestigioso istituto [[Convitto Cicognini|Cicognini]] di [[Prato]]. Nel 1879 il padre finanziò la pubblicazione della prima opera del giovane studente, ''Primo vere'', una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana ''[[Fanfulla|Il Fanfulla della Domenica]]'', il successo del libro venne aumentato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso.
Dopo aver concluso gli studi liceali presso il Liceo Classico G.B.Vico di [[Chieti]], giunse a [[Roma]] nel [[1881]], con una notorietà che andava crescendo.
 
=== IlAltri periodoprogetti romano ===
{{interprogetto|commons=Category:Leinster House}}
[[Immagine:Dannunzio.jpg|thumb|left|180px|<small>Gabriele D'Annunzio</small>]]
I dieci anni trascorsi nella capitale (1881-1891) furono decisivi per la formazione dello stile comunicativo di D'Annunzio, e nel rapporto con il particolare ambiente culturale e mondano della città si formò quello che possiamo definire il nucleo centrale della sua visione del mondo. L'accoglienza nella città fu favorita dalla presenza in essa di un folto gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese ([[Edoardo Scarfoglio|Scarfoglio]], [[Francesco Paolo Michetti|Michetti]], [[Francesco Paolo Tosti|Tosti]], [[Pasquale Masciantonio|Masciantonio]], [[Costantino Barbella|Barbella]], ecc.) che fece parlare in seguito di una "Roma [[Impero bizantino|bizantina]]".
 
== Collegamenti esterni ==
La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo si faceva portatore appariva al pubblico romano, chiuso in un ambiente ristretto e soffocante - ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee -, una novità "barbarica" eccitante e trasgressiva; D'Annunzio seppe condensare perfettamente, con uno stile giornalistico esuberante, raffinato e virtuosistico, gli stimoli che questa opposizione "centro-periferia" "natura-cultura" offriva alle attese di lettori desiderosi di novità.
*{{cita web|url=http://www.oireachtas.ie/ViewDoc.asp?fn=/documents/tour/kildare.asp&CatID=95&m=t|titolo=Leinster House Website|accesso=21 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180510150309/http://www.oireachtas.ie/ViewDoc.asp?fn=%2Fdocuments%2Ftour%2Fkildare.asp&CatID=95&m=t|dataarchivio=10 maggio 2018|urlmorto=sì}}
 
{{Portale|Irlanda}}
D'Annunzio si era dovuto adattare al lavoro giornalistico soprattutto per esigenze economiche, ma attratto alla frequentazione della Roma "bene" dal suo gusto per l'esibizione della bellezza e del lusso, nel [[1883]] sposò, con un matrimonio "di riparazione", nella cappella di [[Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps#Palazzo Altemps|Palazzo Altemps]] a Roma, Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, Gabriellino e Veniero). Tuttavia, le esperienze per lui decisive furono quelle trasfigurate negli eleganti e ricercati resoconti giornalistici. In questo rito di iniziazione letteraria egli mise rapidamente a fuoco i propri riferimenti culturali, nei quali si immedesimò fino a trasfondervi tutte le sue energie creative ed emotive.
 
[[Categoria:Palazzi di Dublino]]
Il primo grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, ''[[Il piacere (romanzo)|Il piacere]]'' nel [[1889]]. Venne presto a crearsi un vero e proprio "pubblico dannunziano", condizionato non tanto dai contenuti quanto dalla forma divistica, un vero e proprio ''star system'' ante litteram, che lo scrittore costruì attorno alla propria immagine. Egli inventò uno stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.
[[Categoria:Duchi di Leinster]]
 
=== Fine del periodo romano ===
Tra il [[1891]] e il [[1893]] D'Annunzio visse a [[Napoli]], dove compose il suo secondo romanzo, ''[[L'innocente (romanzo)|L'innocente]]'', seguito dal ''[[Il trionfo della morte]]'' e dalle liriche del ''[[Poema paradisiaco]]''. Sempre di questo periodo è il suo primo approccio agli scritti di [[Nietzsche]] che vennero in buona parte fraintesi, sebbene ebbero l'effetto di liberare la produzione letteraria di D'Annunzio da certi residui moralistici ed etici. Tra il 1893 e il [[1897]] D'Annunzio intraprese un'esistenza più movimentata che lo condusse dapprima nella sua terra d'origine e poi ad un lungo viaggio in [[Grecia]].
 
Nel [[1897]] volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo bizzarro e clamoroso: eletto [[deputato]] della destra, passò quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione «vado verso la vita».
 
=== Il periodo fiorentino ===
Sempre nel [[1897]] iniziò una relazione con la celebre attrice [[Eleonora Duse]], con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasferì a [[Settignano]], nei dintorni di [[Firenze]], dove affittò la villa "La Capponcina", trasformandola in un monumento del gusto estetico [[Decadentismo|decadente]]. È in questo periodo che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana che è piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro dominanti in Italia e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse.
 
=== L'esilio in Francia ===
L'idillio con la Duse si incrinò nel [[1904]], dopo la pubblicazione de ''[[Il fuoco]]''. Nel [[1910]] D'Annunzio fuggì in [[Francia]]: già da tempo aveva accumulato una serie di debiti e l'unico modo per evitare i creditori era oramai diventato la fuga dall'Italia. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia.
 
A [[Parigi]] era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hérelle e il dibattito tra decadenti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un grosso interesse già con [[Joris Karl Huysmans|Huysmans]]. Ciò gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane. Pur lontano dall'Italia collaborò al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della [[guerra di Libia]] o editoriali per diversi giornali nazionali (in particolare per il ''[[Corriere della Sera|Corriere]]'') che a loro volta gli concedevano altri prestiti.
Nel [[1910]] [[Enrico Corradini|Corradini]] aveva organizzato il progetto dell'[[Associazione Nazionalista Italiana]], al quale D'Annunzio aderì inneggiando a una nazione dominata dalla volontà di potenza e opponendosi all' «Italietta meschina e pacifista».
 
Dopo il periodo parigino si ritirò ad [[Arcachon]], sulla costa Atlantica, dove si dedicò all'attività letteraria in collaborazione con musicisti di successo ([[Pietro Mascagni|Mascagni]], [[Claude Debussy #Lavori teatrali|Débussy]],...), compose libretti d'opera, soggetti per film (''[[Cabiria]]'').
 
=== L'arruolamento nel 1915 ===
Nel [[1915]] ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di [[Giovanni Pascoli|Pascoli]]; condusse da subito una intensa propaganda interventista. Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunciò a [[Quarto dei Mille #Note storiche|Quarto]] ([[4 maggio]] 1915) suscitò entusiastiche manifestazioni interventiste. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il [[24 maggio]] 1915 (il cosiddetto "maggio radioso"), D'Annunzio si arruolò volontario e partecipò ad alcune azioni dimostrative navali ed aeree. Per un periodo risiedette in quel di Cervignano del Friuli perché così poteva essere vicino al Comando della III Armata, comandante della quale era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, suo amico ed estimatore.
 
{{Vedi anche|Volo su Vienna}}
 
Nel gennaio del [[1916]], costretto a un atterraggio d'emergenza subì una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare, urtando contro la mitragliatrice del suo aereo. Non curò la ferita per un mese e ciò portò alla perdita di un occhio. Visse così un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla figlia Renata. Tuttavia, ben presto tornò in guerra. Contro i consigli dei medici, continuò a partecipare ad azioni belliche aeree e di terra. In quel periodo compose ''[[Notturno (D'Annunzio)|Notturno]]'' utilizzando delle sottili strisce di carta che gli permettevano di scrivere nella più completa oscurità, necessaria per la convalescenza dalla ferita che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel [[1921]] e contiene una serie di ricordi e di osservazioni.
Al volgere della guerra, D'Annunzio si fa portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della società e della politica italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento, trovò ben presto un sostenitore in [[Benito Mussolini]], che di qui al [[1924]] avrebbe portato all'ascesa del [[fascismo]] in Italia.
 
=== Il colpo di stato a Fiume ===
<div style="float: right; width: 19em; margin-left:0.5em; background-color: #C0C0C0; border: 2px dashed grey; font-family: lucida console; padding: 4px 8px 4px 8px;"><small>
Crisi fiumana: <br/>
* [[Vittoria mutilata]]
* [[Impresa di Fiume]]
* [[Reggenza italiana del Carnaro]]
* [[Stato libero di Fiume]]
* [[Natale di sangue]]
</small></div>
Nel [[1919]] organizzò un clamoroso colpo di mano paramilitare, guidando una spedizione di "legionari", partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925, [[Ronchi dei Legionari]] in ricordo della storica impresa), all'occupazione della città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico.
 
L'[[11 settembre|11]] e [[12 settembre]] [[1919]], la crisi di Fiume. La città, occupata dalle truppe alleate, aveva chiesto d'essere annessa all'Italia. D'Annunzio con una colonna di volontari occupò Fiume e vi instaurò il comando del "Quarnaro liberato".
 
Il [[12 novembre]] [[1920]] viene stipulato il [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]]: Fiume diventa città libera, Zara passa all'Italia. Ma D'Annunzio non accettò l'accordo e il [[Francesco Saverio Nitti|governo italiano]], il [[26 dicembre]] [[1920]], fece sgomberare i legionari con la forza.
 
===Gli ultimi anni. L'esilio a Gardone Riviera===
[[Immagine:Mussolini and D'Annunzio.jpg|thumb|right|180px|[[Mussolini]] e D'Annunzio]]
{{Vedi anche|Curiosità su Gabriele D'Annunzio}}
Disilluso dall'esperienza da attivista, si ritirò in un'esistenza solitaria nella sua villa di [[Gardone Riviera]], divenuto poi il [[Vittoriale degli Italiani]]. Qui lavorò e visse fino alla morte curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale. L'ascendente regime fascista lo celebrò come uno dei massimi e più fecondi letterati d'Italia. Tuttavia i rapporti tra D'Annunzio e Mussolini furono sempre tiepidi e arrivarono persino a momenti di aperto scontro. Uno dei culmini dell'antipatia fra i due si ebbe con la [[marcia su Roma]], che D'Annunzio non sostenne e dalla quale si distanziò. Morì nella sua villa il 1º marzo [[1938]] per un'[[emorragia cerebrale]]. Il regime fascista fece celebrare in suo onore i funerali di stato.
 
===Onorificenze e titoli nobiliari===
*[[Principe di Montenevoso]]
<br/>
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare d'Italia
|motivazione = Conferita con Regio Decreto n. 72 del 1918
|luogo = [[3 giugno]] [[1918]]
}}
 
{{Onorificenze
|immagine = Ufficiale BAR.svg
|nome_onorificenza = Ufficiale dell'Ordine Militare d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare d'Italia
|motivazione = Conferita con Regio Decreto n. 87 del 1918
|luogo = [[10 novembre]] [[1918]]
}}
 
==Opere==
{{Vedi anche|Opere di Gabriele d’Annunzio}}
* ''Primo vere'' (raccolta poetica, 1879)
* ''Canto novo'' (raccolta poetica, 1882)
* ''Terra vergine'' (racconti, 1882)
* ''[[Il piacere (romanzo)|Il piacere]]'' (romanzo, 1889)
* ''Giovanni Episcopo'' (romanzo, 1891)
* ''[[L'innocente (romanzo)|L'innocente]]'' (romanzo, 1892)
* ''Poema paradisiaco'' (raccolta poetica, 1893)
* ''[[Il trionfo della morte]]'' (romanzo, 1894)
* ''[[Le vergini delle rocce]]'' (romanzo, 1895)
* ''La città morta'' (tragedia, 1899)
* ''La Gioconda'' (tragedia, 1899)
* ''[[Il fuoco]]'' (romanzo, 1900)
* ''Francesca da Rimini'' (tragedia, 1902)
* ''[[La figlia di Iorio]]'' (dramma, 1903)
* ''Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi'' (ciclo di raccolte poetiche, 1903-1912)
* ''[[La fiaccola sotto il moggio]]'' (tragedia, 1905)
* ''La nave'' (tragedia, 1908)
* ''Forse che sì forse che no'' (1910)
* ''Le martyre de Saint Sébastien'' (dramma, 1911)
* ''[[Contemplazione della morte]] (prose, 1912)
* ''[[Notturno (D'Annunzio)|Notturno]]'' (prosa autobiografica, 1916)
* ''Il compagno dagli occhi senza cigli '' (1928)
* ''Le cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele D'Annunzio tentato di morire'' (prosa autobiografica, 1935)
 
===Cinema===
====Cabiria====
Nel 1915 [[Giovanni Pastrone]] girò la prima versione del film ''[[Cabiria]]'', il primo grande [[kolossal]] del cinema delle origini. Con un’astuta strategia promozionale egli ingaggiò d’Annunzio il quale redasse le cosiddette “didascalie vergate”, supervisionò soggetto e sceneggiatura (già in parte abbozzati da Pastrone), diede i nomi ai personaggi. Karthalo, Bodastoret, Fulvio Axilla, Cabiria e, soprattutto, Maciste sono nomi che resteranno scolpiti nella storia del cinema <ref> Cfr. [[Carlo Lizzani|Lizzani Carlo]], ''Il cinema italiano, dalle origini agli anni ottanta'', Roma, Editori Riuniti, 1982 (2), pp. 20-21. CL 63-2470-3 </ref> e quest'ultimo apparirà, impersonato da oltre venti attori italiani e stranieri, in epoche e ruoli quanto mai eterogenei, nel cinema italiano dagli anni venti agli anni settanta del Novecento. Per la collaborazione a Cabiria d'Annunzio percepì l'ingente somma di cinquantamila lire (1914) <ref> Gatti, 1956, pp. 283.</ref> <ref> Cfr. Lizzani Carlo, op.cit., p. 20. </ref>. Normalmente la sua retribuzione era di circa quattromila lire a film, importo più che consistente all'epoca. L’accordo tra regista e scrittore rimase dietro le quinte e il film fu presentato in sala così: ''CABIRIA / Visione storica del III secolo a.C. / Film di Gabriele d’Annunzio''. La prima proiezione ebbe un successo spaventoso, anche grazie alla fama del (presunto) autore (che rimase tale per anni). Accanto a una quantità di innovazioni tecniche, Cabiria diede una forma visiva a una certa qual retorica colonialista e fu la prima comparsa della figura di [[Maciste]] (interpretato dal vigoroso [[Bartolomeo Pagano]]), che si inseriva facilmente nel superomismo di alcune opere di d’Annunzio. A questo proposito [[Emanuele Podestà]] espone in un saggio una serie di analogie tra ''Cabiria'' (1914) e ''Terra Vergine'' (1882).
 
====Altri film====
A partire dal 1911 vengono tratti, da altrettante creature dannunziane, un notevole numero di film fra cui: ''[[La Gioconda (film 1916)|La Gioconda]]'', ''La nave'' (due lungometraggi: il [[La nave (film 1912)|primo del 1912]], il [[La nave (film 1921)|secondo del 1921]]), ''La fiaccola sotto il moggio'' e ''La figlia di Jorio''. Nel 1947 è uscito ''[[Il delitto di Giovanni Episcopo]]'' per la regia di [[Alberto Lattuada]], mentre ''L'innocente'' ha avuto una prima trasposizione nel [[L'innocente (film 1911)|1911]] e una [[L'innocente (film 1976)|seconda]] 65 anni dopo, per la regia di [[Luchino Visconti]].
 
==Estetica e pensiero dannunziano==
{{S sezione|letteratura}}
 
=== Le fonti dell'immaginario dannunziano: le letture e gli amori ===
Alcune volte la fortuna di cui un autore gode è il frutto di scelte consapevoli, di una capacità strategica di collocarsi nel centro di un sistema culturale che possa garantirgli le migliori opportunità che il suo tempo ha da offrirgli. D'Annunzio aveva cominciato a "immaginarsi" poeta leggendo [[Giosuè Carducci]] negli anni del liceo; ma la sua sensibilità per la trasgressione e il successo dal [[1885]] lo portò ad abbandonare un modello come quello carducciano, già provinciale e superato in confronto a quanto si scriveva e si dibatteva in [[Francia]], culla delle più avanzate correnti di [[avanguardia]] - Decadentismo e [[Simbolismo]]. Il suo giornale gli assicurava l'arrivo di tutte le riviste letterarie parigine, e attraverso i dibattiti e le recensioni in esse contenuti, D'Annunzio poté programmare le proprie letture cogliendo i momenti culminanti dell'evoluzione letteraria del tempo.
 
Fu così che conobbe [[Théophile Gautier]], [[Guy de Maupassant]], [[Max Nordau]] e soprattutto [[Joris-Karl Huysmans]], il cui romanzo ''À rebours'' costituì il manifesto europeo dell'[[Estetica|estetismo]] decadente. In un senso più generale, le scelte di D'Annunzio furono condizionate da un utilitarismo che lo spinse non verso ciò che poteva rappresentare un modello di valore "alto", ideale, assoluto, ma verso ciò che si prestava a un riuso immediato e spregiudicato, alla luce di quelli che erano i suoi obiettivi di successo economico e mondano.
 
D'Annunzio non esitava a "saccheggiare" ciò che colpiva la sua immaginazione e che conteneva quegli elementi utili a soddisfare il gusto borghese ed elitario insieme del "suo pubblico". D'altronde, a dimostrazione del carattere unitario del "mondo dannunziano", è significativo il fatto che egli usò nello stesso modo anche il pensiero [[Filosofia|filosofico]].
 
[[File:Luisa Baccara 1.jpg|thumb|left|200px|Luisa Baccara, una delle sue amanti]]
Gli autori contemporanei più letti in Europa negli [[anni 1880]] e [[Anni 1890|1890]] furono senza dubbio [[Schopenhauer]] e [[Nietzsche]]; da essi lo scrittore trasse non più che spunti e motivi per nutrire un universo di sentimenti e valori che appartenevano già a lui da sempre, e che facevano parte dell'atmosfera culturale che si respirava in un [[Europa|continente]] agitato da venti di crisi [[Nazionalismo|nazionalistiche]], preannunzio della [[Prima guerra mondiale|Grande guerra]]. La scelta di nuovi modelli [[Narrativa|narrativi]] e soprattutto [[Linguistica|linguistici]] - elemento questo fondamentale nella produzione dannunziana - comportò anche, e forse soprattutto, l'attenzione verso nuove ideologie. Ciò favorì lo spostamento del significato educativo e formativo che la cultura [[Positivismo|positivista]] aveva attribuito alla figura dello [[scienziato]] verso quella dell'artista, diventato il vero "uomo rappresentativo" di fine [[XIX secolo|ottocento]] - primo [[XX secolo|novecento]]: "è più l'artista che fonde i termini che sembrano escludersi: sintetizzare il suo tempo, non fermarsi alla formula, ma creare la vita".
 
Spregiudicatezza e [[Narciso|narcisismo]], slanci sentimentali e calcolo furono alla base anche dei rapporti di D'Annunzio con le numerose donne della sua vita. Quella che sicuramente più di ogni altra rappresentò per lo scrittore un nodo intricato di affetti, pulsioni e di artificiose opportunità fu [[Eleonora Duse]], l'attrice di fama internazionale con cui egli si legò dal [[1898]] al [[1901]]. Non c'è dubbio infatti che a questo nuovo legame debba essere fatto risalire il suo nuovo interesse verso il teatro e la produzione drammaturgica in [[prosa]] (''[[Sogno di un mattino di primavera]]'', ''[[La città morta]]'', ''[[Sogno di un tramonto D'Autunno]]'', ''[[La Gioconda (D'Annunzio)|La Gioconda]]'', ''[[La gloria]]'') e in [[Verso|versi]] (''[[Francesca da Rimini]]'', ''[[La figlia di Jorio]]'', ''[[La fiaccola sotto il moggio]]'', ''[[La nave]]'' e ''[[Fedra]]''). In quegli stessi anni, la terra [[toscana]] ispirò al poeta la vita del "signore del Rinascimento fra cani, cavalli e belli arredi", e una produzione letteraria che rappresenta il punto più alto raggiunto da D'Annunzio nel repertorio poetico.
 
Nei cinque libri delle ''[[Laudi]]'', che costituiscono l'opera poetica più nota e famosa di D'Annunzio, viene sviluppato il concetto di Superomismo. Sembra un'eccezione l'''[[Alcyone]]'', in cui si riflettono i momenti più felici della sua panica immersione nel paesaggio fiorentino e [[Versilia|versiliese]] e in cui apre la strada al periodo del Notturno, ma questa fusione non è in contrasto con le ideologie dei due precedenti libri, infatti essa può essere raggiunta solo dal "Superuomo" poiché egli è la creatura superiore. L' Alcyone è considerato dalla critica il più autentico di tutto il materiale dannunziano. Un'esistenza segnata, per altro verso, da quell'edonismo sperperatore già menzionato a proposito dell'impronta ricevuta dal padre: incurante della realtà e dei sentimenti altrui, D'Annunzio oscillò tra Firenze e la Versilia curando le proprie pubblicazioni, che non erano comunque sufficienti a coprire le spese del suo esagerato tenore di vita, e intrecciando ripetutamente rapporti sentimentali con diverse donne.
 
D'Annunzio e [[Giovanni Pascoli]], l'altro grande poeta del Decadentismo italiano, si conoscevano personalmente, e, benché caratterialmente e artisticamente molto diversi, il Vate stimava il collega e recensì positivamente le liriche pascoliane e [[Pascoli]] considerava D'Annunzio come ''il suo fratello minore e maggiore''. Alla morte del Pascoli (1912) D'Annunzio gli dedicò l'opera ''[[Contemplazione della morte]]''.
 
=== Oratoria politica ===
{{S sezione|letteratura}}
[[Immagine:Stamp Fiume 1920 25c Annunzio.jpg|thumb|right|270px|Francobollo di [[Fiume (Croazia)|Fiume]] con ritratto di D'Annunzio ([[1920]]).]]
Negli anni immediatamente precedenti il Primo conflitto mondiale nella mentalità collettiva e negli ambienti culturali di tutta l’Europa si affermò un diffuso atteggiamento ottimistico e di esaltazione, non di rado accompagnato da contenuti politico-ideologici. Questo stato d’animo generale, legato al clima culturale della [[Belle époque]] d’inizio secolo, fu poi ribattezzato [[Superomismo]], sulla base di un’esegesi poi dimostratasi errata dei testi di [[Friedrich Wilhelm Nietzsche|Nietzsche]]. D'Annunzio intuì lo smisurato potere che si può trarre dai mezzi di comunicazione di massa e compartecipò a questo fenomeno fino a divenirne uno dei maggiori propugnatori. <br/>
Il piacere fisico e gestuale della parola ricercata, della sonorità fine a sé stessa, della materialità del suono proposta come aspetto della sensualità, aveva già caratterizzato la poetica delle "Laudi"; ma con le opere teatrali egli aveva maturato uno stile il cui scopo era conquistare fisicamente il pubblico in un rapporto sempre più diretto e meno letterario. Facendo leva sul “mito di Roma” e su una vasta mitologia nazionale post-risorgimentale, creò un modulo retorico dall’aspetto al contempo combattivo ed elitario: l'abbandono della prosa letteraria e l'immersione nel rito collettivo della guerra si presentò come un tentativo di conquistare la folla, da un lato per dominarla dall’altro per annullarsi in essa, nell’ideale comunione totale tra [[Duce|capo]] e popolo. E in queste orazioni il popolo prendeva le forme impressionistiche dell’ «umanità agglomerata e palpitante», mentre il capo era un re-filosofo, ora riproposto come profeta della patria. <br/>
La retorica bellica di d’Annunzio trovò un largo consenso nella popolazione, affascinata dal suo carisma e dall’aura di misticità che lo circondava. Egli elaborò in questo modo un immaginario per la propaganda [[Interventismo|interventista]], la quale sarà la premessa e il prototipo della propaganda fascista nel primo dopoguerra.
 
{{Vedi anche|Motti dannunziani}}
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
* [[Mario Praz]], ''La carne la morte e il diavolo nella letteratura romantica'', Firenze, Sansoni, 1948 (terza edizione, la prima è del 1930), ultimo capitolo
* [[Eurialo De Michelis]], ''Tutto D’Annunzio'', [[Giangiacomo Feltrinelli Editore|G.Feltrinelli]] ed. 1960
* [[Eurialo De Michelis]], ''D’Annunzio a contraggenio. Roma senza lupa'', [[Istituto Nazionale Di Studi Romani|Ist. Nazionale di Studi Romani]] ed. 1964
* [[Eurialo De Michelis]], ''Gabriele D'Annunzio. La violante dalla bella voce'', [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori]] ed. 1970
* [[Eurialo De Michelis]], ''Gli anni romani di D’Annunzio'', [[Istituto Nazionale Di Studi Romani|Ist. Nazionale di Studi Romani]] ed. 1976
* [[Eurialo De Michelis]], ''Roma senza lupa: nuovi studi sul D’Annunzio'', [[Bonacci]] ed. 1976
* [[Piero Chiara]], ''Vita di Gabriele D'Annunzio'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore SpA, 1978
* [[Eurialo De Michelis]], ''La figlia di Iorio : tragedia pastorale in tre atti Gabriele D'Annunzio con una cronologia della vita dell'autore e del suo tempo e una bibliografia'', [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori]] ed. 1980
* [[Eurialo De Michelis]], ''Ancora D'Annunzio'', [[Centro nazionale di studi dannunziani]] ed. 1987
* [[Eurialo De Michelis]], ''Guida a D'Annunzio'', [[Meynier]] ed. 1988
* Carlo Santoli, ''Le théâtre français de Gabriele D'Annunzio et l'art décoratif de Léon Bakst'', ([http://www.pups.paris-sorbonne.fr/pages/aff_livre.php?Id=770 PUPS]) ed. 2009
* Autori vari, ''La Letteratura italiana'' vol.16 Parte I, ''Gabriele D'Annunzio'', di Ezio Raimondi, (pag. 1-127), Edizione speciale per il Corriere della Sera, R.C.S. Quotidiani S.p.A., Milano 2005 (Titolo dell'opera originale: [[Natalino Sapegno]] ed [[Emilio Cecchi]] (diretta da) ''Storia della letteratura italiana'', Garzanti Grandi opere, Milano 2001 e De Agostini Editore, Novara 2005)
Enrico Galmozzi; "Il soggetto senza limite. Interpretazione del dannunzianesimo", Società Editrice Barbarossa, 1994
 
Arnaldo Fortini : D'Annunzio e il Francescanesimo - Edizioni Assisi Anno 1963 - pag.177
 
==Collegamenti esterni==
Siti interessati alla figura di D'Annunzio sono:
*[http://www.archiviodannunzio.it www.archiviodannunzio.it]
*[http://www.gabrieledannunzio.it www.gabrieledannunzio.it]
*[http://www.vittoriale.it/ Il Vittoriale degli Italiani]
*[http://h1.ath.cx/muvi/museodannunzio/ Casa D'Annunzio]
Su tematiche belliche o vagamente connesse:
*[http://www.retecivica.trieste.it/triestecultura/dannunzio/etrieste.asp D'Annunzio e Trieste]
*[http://www.arengario.it/mostre/fiume/fiumeint.htm Cronistoria dell'impresa di Fiume]
 
 
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