Living in the Material World e Giorgio Cavazzano: differenze tra le pagine

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{{Bio
{{nota disambigua|descrizione=il documentario di [[Martin Scorsese]] su [[George Harrison]]|titolo=George Harrison: Living in the Material World}}
|Nome = Giorgio
{{Album
|Cognome = Cavazzano
|tipo album = Studio
|Sesso = M
|titolo = Living in the Material World
|LuogoNascita = Venezia
|artista = George Harrison
|GiornoMeseNascita = 19 ottobre
|giornomese = 7 luglio
|annoAnnoNascita = 19731947
|postdataLuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|etichetta = [[Apple Records]]
|AnnoMorte =
|produttore = [[George Harrison]]
|Attività = fumettista
|durata = 43:57
|genereEpoca = Folk rock1900
|genere2Epoca2 = Rock2000
|Nazionalità = italiano
|genere3 = Gospel
|PostNazionalità = , ritenuto uno dei principali autori italiani di storie con [[Topolino]] e [[Paperino]],<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/creator.php?c=GCa&showStats=1|titolo=Giorgio Cavazzano|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> è noto soprattutto come disegnatore di fumetti della [[The Walt Disney Company|Disney]] pubblicati in Italia dalla [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] prima, dalla [[Disney Italia]] dal 1989 e dalla [[Panini Comics]] dal 2013, e dalle riviste Disney [[Francia|francesi]] come ''[[Mickey Parade]]'' e ''Le Journal de Mickey'', oltre che di fumetti umoristici non disneyani e altri di genere realistico;<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.lambiek.net/artists/c/cavazzano.htm|titolo=Giorgio Cavazzano|sito=lambiek.net|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> ha all'attivo anche lavori nel campo dell'animazione e della pubblicità.<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.ubcfumetti.com/data/cavazzano.htm|titolo=Cavazzano|sito=www.ubcfumetti.com|accesso=2017-03-21}}</ref>
|genere4 = Pop rock
|Immagine = Giorgio Cavazzano, 2013.jpg
|registrato = ottobre [[1972]]-gennaio [[1973]]
|Didascalia = Giorgio Cavazzano nel maggio 2013
|numero di dischi = 1
|numero di tracce = 11
|numero dischi d'oro = 1
|numero dischi di platino =
|note = n. 1 {{Bandiera|USA}}<br />n. 2 {{Bandiera|GBR}}<br />n. 4 {{Bandiera|Italia}}
|precedente = [[The Concert for Bangla Desh]]
|anno precedente = 1971
|successivo = [[Dark Horse (album George Harrison)|Dark Horse]]
|anno successivo = 1974
|singolo1=[[Give Me Love (Give Me Peace on Earth)]]/Miss O'Dell
|data singolo1= 7 maggio 1973
}}
'''''Living in the Material World''''' è il quinto album solista di [[George Harrison]], pubblicato nel [[1973]] dalla [[Apple Records]]. Come seguito dell'acclamato ''[[All Things Must Pass]]'' del 1970 e del suo pionieristico progetto di beneficenza, [[The Concert for Bangladesh]], il disco fu tra le uscite più attese dell'anno. L'album venne certificato [[disco d'oro]] dalla [[Recording Industry Association of America]] due giorni dopo la sua pubblicazione, salendo in vetta alla classifica negli [[Stati Uniti]], e producendo il singolo di successo ''[[Give Me Love (Give Me Peace on Earth)]]''. Il disco raggiunse la prima posizione in classifica anche in [[Canada]] e [[Australia]], la seconda in [[Gran Bretagna]], e la quarta in [[Italia]].
 
== Biografia ==
Dal punto di vista dei contenuti, ''Living in the Material World'' è un album che tratta tematiche religiose e spirituali con testi senza compromessi, che riflettono il tormento interiore di Harrison diviso tra ricerca dell'illuminazione spirituale e status di ricca rockstar. Molti critici hanno individuato nell'opera le migliori prove canore e le parti di chitarra più raffinate di tutta la carriera dell'ex-Beatle. In contrasto con ''All Things Must Pass'', Harrison scelse una produzione più misurata per l'album, e ridusse il contributo musicale a un ristretto gruppo di musicisti comprendenti [[Nicky Hopkins]], [[Gary Wright]], [[Klaus Voormann]] e [[Jim Keltner]]. [[Ringo Starr]], [[John Barham]] e il musicista classico indiano [[Zakir Hussain (musicista)|Zakir Hussain]] furono tra gli altri contributori.
 
=== IlGli discoesordi ===
Esordisce presto nel mondo del disegno, a 12 anni, frequentando lo studio del cugino [[Luciano Capitanio]], disegnatore umoristico, aiutandolo nell'inchiostrazione<ref name=":2">{{Cita web|url=http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/c/cavazzano.htm|titolo=FFF - Giorgio CAVAZZANO|sito=www.lfb.it|lingua=it|accesso=2017-03-21}}</ref> esordendo realizzando le chine di ''Fiordipesco e lo studio'', storia a fumetti apparsa sul mensile ''Voci d'Oltremare''.<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.ubcfumetti.com/data/cavazzano.htm|titolo=Cavazzano|sito=www.ubcfumetti.com|accesso=2017-03-21}}</ref> [[1961|Due anni più tardi]], da un incontro casuale su un vaporetto, a causa del forte [[vento]] che gli fa volare i disegni del cugino, conosce una ragazza fidanzata e futura moglie di [[Romano Scarpa]] alla quale mente dicendole che i disegni sono i suoi. Da questo incontro incomincia una collaborazione che durerà molti anni. La prima storia di questo sodalizio è ''[[Paperino e la gloria nazionale]]'', disegnata da Scarpa e inchiostrata da Cavazzano, pubblicata nel [[1962]] sul n°370 di ''[[Topolino (fumetto)|Topolino]].''<ref name=":1" /> La prima storia Disney disegnata interamente da lui è ''[[Paperino e il singhiozzo a martello]]'', su testi di [[Abramo Barosso|Abramo]] e [[Giampaolo Barosso]], pubblicata sempre su ''Topolino'' il 13 agosto [[1967]]<ref name=":1" />.
Dopo l'enorme successo dei suoi due precedenti progetti (''[[All Things Must Pass]]'' e ''[[The Concert for Bangla Desh]]''), [[George Harrison]] trascorse il [[1972]] tra il meritato riposo e la convalescenza dopo un incidente automobilistico. Per questo motivo l'atteso nuovo album dell'ex [[The Beatles|Beatle]] uscì solo nell'estate del [[1973]]. In realtà tra i motivi di questo ritardo era da aggiungere la mancanza di nuovo materiale: col monumentale triplo ''[[All Things Must Pass]]'', Harrison aveva esaurito in un colpo solo le riserve accumulate durante la militanza nei [[The Beatles|Beatles]].
 
=== Lavori Disney ===
Harrison si affidò a uno stuolo di collaboratori ben noti: [[Ringo Starr]], [[Jim Keltner]], [[Nicky Hopkins]], [[Gary Wright]] e [[Klaus Voormann]]. Nelle previsioni l'album doveva essere prodotto da [[Phil Spector]]; in realtà, a causa delle precarie condizioni psicofisiche del noto produttore, Harrison si ritrovò a produrre da solo l'intero album. Fa eccezione ''Try Some Buy Some'', per la quale Harrison usò la base registrata nel 1971 per [[Ronnie Spector]] e prodotta da [[Phil Spector]].
[[File:Giorgio_Cavazzano.jpg|thumb|Cavazzano negli anni 2000 mentre saluta un suo fan|alt=]]{{Citazione|Un grosso funzionario della Mondadori diceva a Giorgio: "Lei è un grande disegnatore, ma a noi serve Walt Disney, non Giorgio Cavazzano". Voleva dire che, giustamente, c'era poco spazio per interpretazioni personali in un mondo così chiuso e perfetto come quello topolinesco. Be', Giorgio c'è riuscito, nel corso degli anni, a essere Cavazzano e Disney insieme|[[Tiziano Sclavi]], 1989}}La carriera dell'autore si sviluppa principalmente sui personaggi Disney disegnando storie scritte da autori come [[Carlo Chendi|Chendi]], [[Abramo Barosso|Barosso]] e dal [[1970]], con la storia ''[[Zio Paperone e la rapina del secolo]],'' inizia una lunga collaborazione con lo sceneggiatore [[Rodolfo Cimino]]. Inoltre crea anche nuovi personaggi dell'universo disneyano come [[Reginella (personaggio)|Reginella]], ideata insieme a Cimino<ref name=":1" /> e [[Ok Quack]] e [[Umperio Bogarto]], insieme a Chendi.<ref name=":2" /> Contemporaneamente lavora per il mercato estero collaborando con [[Jerry Siegel]] e realizzando alcune storie per il Walt Disney Program (storie realizzate partendo da un soggetto dello Studio Disney mentre nel [[1973]] disegna la sua prima storia di [[Paperinik]], che su testi di [[Guido Martina]], vede l'esordio di [[Paperinika]], l<nowiki>'</nowiki>''alter ego'' di [[Paperina]], che si avvale, in ''[[Paperinika e il filo di Arianna]]'', dell'aiuto di [[Genialina Edy Son]], la controparte femminile di [[Archimede Pitagorico|Archimede]].<ref name=":1" /> Ritornerà, poi, su Paperinik nel corso degli [[anni 1980|anni ottanta]] con una serie di storie classificate come ''del periodo leggero''.
 
Negli anni ottanta, insieme a Chendi, crea nel [[1981]] l'alieno un po' bislacco Ok Quack (al quale, nel [[1995]], affiancherà un cugino altrettanto bislacco, [[KO Uack]], insieme a [[Fabio Michelini]]), e nel [[1982]] lo strampalato [[Umperio Bogarto]]<ref name=":2" />, un ''detective'' che, soprattutto negli ultimi anni, ha unito la sua strada con quella di [[Paper Bat]] (l'identità segreta di [[Paperoga]]), creando una miscela dagli esiti esilaranti.
=== Origine e storia ===
{| class="toccolours" style="float: right; margin-left: 1em; margin-right: 2em; font-size: 85%; background:#c6dbf7; color:black; width:30em; max-width: 40%;" cellspacing="5"
| style="text-align: left;" | «Non mi preoccuperò davvero se nessuno sentirà più parlare di me. Io voglio solo suonare e registrare dischi e lavorare su alcune idee musicali.»
|-
| style="text-align: right;" | — [[George Harrison]], ''[[Record Mirror]]'', aprile 1972<ref>Clayson, pag. 318.</ref>
|}
I progetti umanitari caritatevoli di George Harrison [[The Concert for Bangladesh|del periodo 1971–72]] in favore della nuova nazione del [[Bangladesh]] gli avevano fatto guadagnare una reputazione di "eroe internazionale",<ref>Schaffner, pp. 147, 159.</ref><ref>Leng, pag. 121.</ref><ref>Tillery, pag. 100.</ref> ma lo avevano anche lasciato esausto e frustrato nei suoi sforzi per assicurarsi che i fondi raccolti andassero a finire veramente ai bisognosi.<ref>George Harrison, p. 220.</ref><ref>Doggett, pp. 180–81, 192.</ref> Invece di pubblicare subito un seguito dell'acclamato ''[[All Things Must Pass]]'' per sfruttare la scia della fortuna commerciale che l'opera aveva riscosso, Harrison mise in pausa la sua carriera solista per oltre un anno dopo i due concerti per il Bangladesh,<ref>Lavezzoli, pp. 193–94.</ref><ref>Kevin Howlett, ''[[The Apple Years 1968-75]]'', note interne, (Apple Records, 2014), pag. 31.</ref> svoltisi al [[Madison Square Garden]] di New York nell'agosto 1971.<ref>Woffinden, pp. 48, 68.</ref> Nel corso di un'intervista concessa alla rivista ''Disc and Music Echo'' nel dicembre dello stesso anno, il pianista [[Nicky Hopkins]] raccontò di aver appena preso parte a una sessione in studio a New York per il singolo ''[[Happy Xmas (War Is Over)]]'' di [[John Lennon]], dove Harrison aveva suonato per loro "circa due o tre ore" di nuove canzoni, aggiungendo: "Erano veramente incredibili!"<ref>Andrew Tyler, "Nicky Hopkins", ''Disc and Music Echo'', 4 dicembre 1971, disponibile in [http://www.rocksbackpages.com/article.html?ArticleID=11002 Rock's Backpages].</ref> Hopkins suggerì che la lavorazione del prossimo album di Harrison sarebbe potuta iniziare a gennaio o febbraio nel suo nuovo studio di registrazione casalingo a [[Friar Park]], ma qualsiasi progetto venne rimandato a causa della raccolta fondi a favore del Bangladesh.<ref>Leng, pp. 123–24.</ref> Tra le attività più pressanti che tennero impegnato Harrison dal settembre 1971 fino alla fine del 1972, ci furono le difficoltose negoziazioni con la [[Capitol Records]] per l'album ''[[The Concert for Bangladesh]]'',<ref>''Rolling Stone'', pag. 43.</ref> vari problemi tecnici con il film tratto dai concerti, e le molte riunioni d'affari e con gli avvocati sia negli Stati Uniti sia in Gran Bretagna.<ref>Doggett, p. 192.</ref> Inoltre, negli ultimi mesi del 1971 egli produsse alcuni singoli di [[Ringo Starr]] e [[Lon & Derrek Van Eaton]], ed aiutò a trovare i finanziamenti per un documentario su [[Ravi Shankar]],<ref>Badman, pp. 54–56.</ref><ref name="Leng p 123">Leng, p. 123.</ref> per poi passare, nell'agosto 1972, a produrre [[Cilla Black]] quando questa incise la sua composizione ''[[I'll Still Love You|When Every Song Is Sung]]''.<ref>Madinger & Easter, pp. 439–40.</ref>
 
Con Concina inizia la serie delle storie a bivi con ''[[Topolino e il segreto del castello]]'' ([[1985]])<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1565-A&search=Topolino%20e%20il%20segreto%20del%20castello|titolo=Topolino e il segreto del Castello|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref>. La collaborazione con Marconi produce nel [[1986]] ''[[Topolino in... Pista!]]'', una storia a fumetti per il lancio della trasmissione della [[Rai]], ''[[Pista!]]'' presentato da [[Maurizio Nichetti]], pubblicata su ''Topolino'' n°1595 del 22 giugno, dove Nichetti compare come personaggio a fumetti.<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1595-A&search=Topolino%20in...%20Pista!|titolo=Topolino in "Pista!"|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> A questa seguirà nel [[1987]], ''[[Pista! a Topolinia (quasi una telenovela)]]'' (''Topolino n°1637''), dove [[Paperone]] e famiglia sfidano la [[Banda Bassotti]]. Su testi di [[Massimo Marconi]] realizza diverse storie promozionali o educative, come ''[[L segreto di Sport Goofy|Il segreto di Sport Goofy]]'' del 1988<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1695-AP|titolo=Il segreto di Sport Goofy|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> e in generale altre storie di argomento sportivo come quelle incentrate sulla scherma di ambientazione ''[[fantasy]]'', inizia con ''[[Topolino e la spada invincibile]]'' <ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1728-B|titolo=Topolino e la spada invincibile|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> e ''[[Topomouche, storia di amori e di spada]]'' su testi di [[Bruno Concina]] del [[1989]]<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1739-AP|titolo=Topomouche, storia di amori e di spada|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> e proseguita con ''[[Topolino e la spada del tempo]]'' (1990)<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1817-A|titolo=Topolino e la spada del tempo|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref>.
In tutto questo periodo, la devozione di Harrison verso la [[Induismo|spiritualità]] induista e in particolare l'[[Associazione internazionale per la coscienza di Krishna]], attraverso la sua amicizia con [[A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada]]<ref>Allison, pp. 45–47.</ref> – raggiunse l'apice.<ref>Leng, pag. 124.</ref><ref>Huntley, pp. 87, 89.</ref> Anche se, come ammise lo stesso Harrison, la sua aderenza alla dottrina spirituale non era impeccabile all'epoca.<ref>George Harrison, pag. 254.</ref><ref name="Super70s words">[http://www.superseventies.com/ssgeorgeharrison.html "George Harrison – In His Own Words"], superseventies.com</ref> Egli infatti aveva frequenti relazioni sessuali extraconiugali, tradendo di nascosto la moglie [[Pattie Boyd]], e continuava a fare uso di droga (principalmente cocaina).<ref>O'Dell, pag. 188.</ref> Questa sua dualità fu notata da parenti e amici all'epoca.<ref>Clayson, p. 330.</ref> Se da un lato Harrison era capace di passare giorni interi immerso nella lettura dei testi sacri induisti, dall'altro prendeva parte a selvagge sessioni in studio a Londra, divertendosi con alcol, sesso e droghe, come in occasione di quelle per l'album solista di debutto di [[Bobby Keys]].
 
Negli anni novanta sempre su testi di Cimino disegna alcune storie della serie de ''[[I racconti attorno al fuoco]]'', un ciclo di storie su [[leggenda|leggende]] raccontate da [[Nonna Papera]] alla famiglia dei paperi riunita attorno al fuoco per rivivere al meglio l'atmosfera del racconto stesso.<ref>{{Cita web|url=http://www.cl.cam.ac.uk/~fms27/disney/stajano-cimino-papersera-1.pdf|titolo=Rodolfo Cimino, maestro cantastorie: da antiche magie a romantiche avventure}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.cl.cam.ac.uk/~fms27/disney/stajano-cimino-papersera-2.pdf|titolo=Salsicce allo spiedo! Attorno al fuoco con Nonno Rodolfo.}}</ref>
Nell'agosto 1972, quando anche il film documentario tratto dal ''[[The Concert for Bangladesh]]'' era stato ultimato e distribuito nei cinema, Harrison parte da solo in auto per un viaggio di vacanza in giro per l'Europa, durante il quale raccontò in seguito di avere recitato il mantra [[Hare Kṛṣṇa (mantra)|Hare Kṛṣṇa]] nonstop per un giorno intero.<ref>Clayson, pag. 248.</ref><ref>Greene, pag. 194.</ref> Secondo l'accademico religioso Joshua Greene, un devoto Hare Krishna, questo viaggio fu la preparazione spirituale di Harrison per la registrazione dell'album ''Living in the Material World''.<ref>Greene, pag. 194</ref>
 
Nel [[1991]] la coppia Cavazzano-Marconi realizza [[Topolino presenta: La Strada]], storia che racconta la parodia del celebre film di [[Federico Fellini]] all'interno di due eventi vissuti dal regista riminese.<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1866-B|titolo=Topolino presenta "La strada"|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref>
=== Contenuti ===
Piuttosto che rivisitare le composizioni lasciate fuori da ''All Things Must Pass'' o provate durante le sessioni per l'album in questione, Harrison scrisse i brani contenuti in ''Living in the Material World'' nel periodo 1971-72,<ref>Madinger & Easter, pag. 439.</ref> con l'eccezione di ''[[Try Some, Buy Some]]'', da lui composto nel 1970 ed inciso per [[Ronnie Spector]] nel febbraio 1971.<ref>Leng, pp. 105, 133.</ref> I brani riflettono la sua devozione spirituale<ref>Woffinden, pp. 69–70.</ref>, come nel caso di ''The Lord Loves the One (That Loves the Lord)'', ''Living in the Material World'', ''[[Give Me Love (Give Me Peace on Earth)]]'' e ''Try Some, Buy Some''<ref>George Harrison, pp. 246, 254, 258.</ref><ref>Tillery, pp. 111–12.</ref> – ma anche i suoi sentimenti in merito al periodo pre e post concerto di beneficenza per il Bangladesh, in canzoni quali ''[[Miss O'Dell]]'' (non inclusa nell'album ma pubblicata come B-side di ''Give Me Love'') e ''[[The Day the World Gets 'Round]]''.<ref>George Harrison, pp. 226, 248.</ref>
 
Con [[Silvano Mezzavilla]] realizza nel [[1993]] ''Topolino e la fabbrica dei sogni'', sentito omaggio al [[cinema]]. Sul solco della settima arte, farà risorgere il personaggio di Vincenzo Paperica, versione fumettistica del [[Vincenzo Mollica|giornalista RAI]] inventata da [[Andrea Pazienza]].
[[File:His Divine Grace A.C. Bhaktivedanta Swami Srila Prabhupada.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada]], i cui insegnamenti influenzarono alcune delle canzoni di Harrison presenti nell'album]]
 
Sul settimanale Topolino, in occasione di eventi promozionali con associazioni [[ambiente naturale|ambientaliste]] come il [[WWF]] o la [[LIPU]], vedono la luce una serie di storie su testi di vari autori e disegnate da Cavazzano come [[Zio Paperone e l'operazione foglia]], su testi di Michelini, o [[Bambi e l'adozione da sogno]], di Marconi, o [[Zio Paperone e la fabbrica dell'aria]], su testi di [[Alessandro Sisti]], con cui fa il suo esordio la papera [[ecologia|ecologista]] [[Pandy Pap]]. Seguono sempre di Sisti [[Topolino e il caso Traffic]] ma anche un gruppo di storie dedicate alla promozione del lavoro di [[Telefono Azzurro]], associazione contro gli abusi sui minori, come [[Topolino e il segreto di un bambino]] e [[Tip e Tap e la solitudine di Jack]].
Sia ''The Lord Loves the One'' sia la [[title track]] dell'album furono ispirate direttamente dagli insegnamenti del maestro spirituale Prabhupada.<ref>Lavezzoli, pp. 194–95.</ref><ref>[http://harekrishna.com/col/books/YM/cbh/ch1.html "Chapter 1 – The Hare Krsna Mantra: 'There's nothing higher …' A 1982 Interview with George Harrison"], Chant and Be Happy/harekrishna.com.</ref> L'accademico religioso Joshua Greene fece notare l'adattamento da parte di Harrison di un passaggio della ''[[Bhagavadgītā]]'' nei testi di ''Living in the Material World'' ed aggiunse: "Alcune delle canzoni distillano concetti spirituali in frasi così eleganti da ricordare [[Sūtra|sūtra vedici]]: brevi codici che contengono interi volumi di significati."<ref>Greene, pp. 194, 195.</ref> In ''Give Me Love'', Harrison fonde lo stile indù [[bhajan]] (o canzone devozionale) con la [[musica gospel]] occidentale, ripetendo la formula del suo successo internazionale ''[[My Sweet Lord]]''.<ref>Leng, pag. 157.</ref> Nella sua autobiografia del 1980, ''[[I, Me, Mine (autobiografia)|I Me Mine]]'', egli descrisse la canzone "una preghiera e una dichiarazione personale tra me, il Signore, e a chiunque interessi".<ref>>Harrison, pag. 246.</ref>
 
==== I lavori per il mercato francese ====
Mentre i canti devozionali a [[Kṛṣṇa]] presenti in ''All Things Must Pass'' erano stati edificanti celebrazioni della fede,<ref>Anthony DeCurtis, [https://web.archive.org/web/20060814002619/http://www.rollingstone.com/artists/georgeharrison/albums/album/205260/review/6067390/all_things_must_pass "George Harrison ''All Things Must Pass''"], ''[[Rolling Stone]]'', 12 ottobre 2000.</ref> le sue ultime composizioni tradiscono una qualità più austera,<ref>Leng, pag. 137.</ref> in parte risultato dell'esperienza del concerto per il Bangladesh.<ref>Inglis, pp. 37–38.</ref> Il suo arrangiatore musicale, [[John Barham]], avrebbe successivamente suggerito che una "crisi spirituale" possa esserne stata la causa;<ref>Leng, pag. 137</ref> mentre altri osservatori hanno indicato invece il fallimento del matrimonio di Harrison con [[Pattie Boyd]], che stava andando a rotoli all'epoca, come probabile causa del suo incupimento.<ref>Huntley, pp. 91–92.</ref>
 
Contemporaneamente al suo impegno in Italia, Cavazzano ha spesso realizzato storie Disney anche per il mercato estero, in particolare quello francese. Innanzitutto le copertine per ''Super Picsou Geant'', ''Mickey Parade'' (su tutte la serie di [[diciotto|18]] copertine per il [[2000]] nel quale ritrasse, 18 diversi personaggi Disney, iniziando da Topolino e passando per Paperino, [[Paperina]], [[Indiana Pipps]], Paperinik, [[Gancio il Dritto]]), ''Le Journal de Mickey'' e ''Picsou Magazine'', realizza anche alcune storie (la prima, ''[[SuperPippo salvatore dell'Apollo]]'', del [[1982]], prima edizione italiana nel [[2000]] su ''[[I Maestri Disney]]'' n°20), quindi alcune serie che non allontanarono troppo Cavazzano dalle atmosfere investigative: ''[[Gli anni muggenti di Clarabella]]'', ambientata nella [[Topolinia]] degli [[anni 1920|anni venti]] e iniziata nel [[1988]] su testi di [[Philippe Gasc]] e [[Jacques Lelievre]] (storie edite in Italia sul mensile ''[[Minni&Company]]''; nel [[1986]] realizza, su testi di Corteggiani, la riduzione a fumetti del lungometraggio animato ''[[Basil l'investigatopo]]'', cui fa seguito, sempre con Corteggiani, una serie di [[quattro]] brevi avventure. Nel [[1999]], sempre con Corteggiani, realizza un omaggio a [[Claude Marin]], considerato uno dei più grandi artisti Disney a livello mondiale, nella storia ''[[Topolino in Il ritorno di Babbo Natale]]''.
Sin dal principio, l'adesione di Harrison alle tematiche spirituali non fu sempre costante, dedito com'era a stili di vita contrastanti: Chris O'Dell, amico di Harrison e Boyd, raccontò in più di un'occasione quanto fosse difficile sapere se il musicista "metteva le mani nell'onnipresente borsa delle orazioni o in quella della [[cocaina]]".<ref>O'Dell, 2009, pag. 188.</ref> Vari biografi riportano la medesima dualità: da un lato, Harrison tradiva regolarmente la moglie in diverse avventure extraconiugali, mentre dall'altro lato, partecipava a sessioni di amici e conoscenti per favorirne la carriera, come nel caso del primo lavoro da solista di [[Bobby Keys]], o della produzione della canzone di [[Harry Nilsson]] ''You're Breakin' My Heart'', durante la prima metà del 1972.<ref>Clayson, 2003, pag. 293</ref> Nel medesimo periodo, a George venne ritirata per la seconda volta la patente per avere condotto la sua [[Mercedes-Benz]] a 145 km orari ed esser rimasto coinvolto in un incidente in una rotonda, nel quale sua moglie Pattie si procurò le lesioni più gravi.<ref>Clayson, 2003, pag. 320.</ref>
 
=== Altri lavori ===
Le tematiche di altre canzoni trattano degli strascichi della separazione dei [[The Beatles]],<ref>Clayson, pag. 322.</ref> in diretto riferimento alla storia della band – come nel caso di ''Living in the Material World'' e ''[[Sue Me, Sue You Blues]]''<ref>MacDonald, pag. 326.</ref> – oppure esprimendo il desiderio di Harrison di vivere nel presente, libero dalla sua precedente identità di "Beatle George", come nel caso di ''The Light That Has Lighted the World'', ''[[Who Can See It]]'' e ''Be Here Now''.<ref>Leng, pp. 126–28, 129–30, 131, 133.</ref> Il testo di ''Who Can See It'' riflette in particolare il disincanto di George nei confronti del suo status pregresso di membro più giovane dei Beatles, "una sorta di fratello minore" per Lennon e [[Paul McCartney]],<ref>Leng, pag. 129.</ref> mentre ''Sue Me, Sue You Blues'' è il suo commento alla causa intentata da McCartney nel 1971 agli altri tre Beatles per dissolvere il gruppo come società.<ref>Doggett, pp. 156, 157.</ref> In linea con gli insegnamenti di Prabhupada, tutti i traguardi inerenti fama, ricchezza o posizione sociale non significano nulla dal punto di vista del George Harrison del 1972.<ref>Leng, pag. 131.</ref> Persino in canzoni apparentemente "d'amore" come ''That Is All'' e ''Don't Let Me Wait Too Long'',<ref>Allison, pp. 141, 157.</ref> Harrison sembra indirizzarsi a una divinità piuttosto che a una persona fisica.<ref>Ingham, pag. 134.</ref> Musicalmente, quest'ultima composizione risente dell'influenza dello stile di scrittura di [[Brill Building]] di inizio anni sessanta.<ref>Inglis, pp. 39–40.</ref>
 
Oltre a storie per la Disney ha realizzato altre serie sia in Italia che all'estero. In Italia nel 1974 su testi di [[Giorgio Pezzin]] ha realizzato la serie [[Oscar e Tango]] pubblicata sul ''[[Messaggero dei Ragazzi]]'', la serie [[Walkie&Talkie]] pubblicata sul ''[[Corriere dei Piccoli]] e, n''el [[1977]] la serie [[Smalto e Johnny]] per la rivista ''[[Il Mago (rivista)|Il Mago]]''.<ref name=":1" />
Harrison donò la sua quota di diritti d'autore di nove delle undici canzoni incluse in ''Living in the Material World'' all'associazione di beneficenza [[Material World Charitable Foundation]] da lui fondata.<ref>Schaffner, pag. 160</ref> Questa iniziativa si era resa necessaria per le varie ragioni fiscali che avevano ostacolato i suoi sforzi di aiuto nei confronti dei rifugiati del Bangladesh.<ref>Madinger & Easter, pag. 438</ref><ref>Clayson, pag. 315.</ref>
 
Su testi di [[Tiziano Sclavi]] nel 1975 realizza la serie [[noir]] di [[Altai & Jonson]] pubblicata sul ''[[Corriere dei Ragazzi]]'' incentrata su due sgangherati ''detective''.<ref name=":1" /> Sclavi, in una prefazione alla ristampa della serie, ricorda che: «''le due prime storie (...) erano una cosa e le successive furono un'altra, perché dopo le scrivevo "sul disegno" di Giorgio.''» Sempre con Sclavi realizza nel 1979 per la rivista [[Germania|tedesca]] ''Zack'', il personaggio di [[Silas Finn]], giovane avventuriero del vecchio west.<ref name=":1" /> e prima collaborazione oltre i confini italiani, che lo porterà anche sulla rivista transalpina ''[[Pif Gadget]]'', per la quale realizza una nuova versione dei personaggi creati da [[José Cabrero Arnal]].<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.lambiek.net/artists/c/cavazzano.htm|titolo=Giorgio Cavazzano|sito=lambiek.net|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> Insieme a lui un folto gruppo di italiani: [[Clod]], [[Massimo Bonfatti|Bonfatti]] e [[Sandro Zemolin]], che sarà per molti anni il suo inchiostratore di fiducia.
=== Registrazione ===
[[File:Apple Studios.png|thumb|right|Gli Apple Studios, dove Harrison registrò parte di ''Living in the Material World'']]
Diversamente da quanto fatto per il suo triplo album del 1970, Harrison si avvalse della collaborazione di un ristretto gruppo di musicisti e amici per le sessioni di registrazione di ''Living in the Material World''.<ref>Clayson, pag. 323.</ref><ref>Leng, pag. 125.</ref> [[Gary Wright]], che condivideva con George la fede spirituale indù,<ref>David Cavanagh, "George Harrison: The Dark Horse", ''[[Uncut]]'', agosto 2008, pag. 43.</ref> e [[Klaus Voormann]] ritornarono rispettivamente a tastiere e basso elettrico, mentre John Barham fornì ancora gli arrangiamenti orchestrali.<ref>Spizer, pag. 254</ref> A loro si aggiunsero [[Jim Keltner]], che aveva impressionato Harrison al concerto per il Bangladesh del 1971,<ref>Lavezzoli, pag. 200.</ref> e Nicky Hopkins<ref>Spizer, pag. 254</ref>. Anche Ringo Starr contribuì all'album, insieme a [[Jim Horn]], altro musicista della band del "Concert for Bangladesh".<ref>Spizer, pag. 254</ref> L'ingegnere del suono fu [[Phil McDonald]], che aveva lavorato nello stesso ruolo per ''All Things Must Pass''.<ref>Spizer, pp. 222, 254.</ref>
 
Nel 1980, sempre sui testi di Pezzin, realizza la serie di [[Capitan Rogers]], un cacciatore di [[castoro|castori]] dell'[[Americhe|America]] del [[XVIII secolo]] pubblicato su ''[[Il Giornalino]]'' per [[quarantasette|47]] episodi scritti in parte anche da [[François Corteggiani]].<ref name=":1" /> Sempre nel 1980 ha il suo primo incarico nella pubblicità per la campagna della [[Gibbs Dental Division]].
Tutte le parti di chitarra ritmica e solista furono eseguite dal solo Harrison.<ref>Leng, pag. 132</ref> Gran parte delle tracce base furono incise con Harrison alla chitarra acustica; solamente ''Living in the Material World'', ''Who Can See It'' e ''That Is All'' includevano delle parti di chitarra elettrica.<ref>Leng, pag. 129</ref><ref>MacDonald, pag. 321.</ref> [[Pete Ham]] e il suo compagno nei [[Badfinger]] [[Tom Evans (musicista)|Tom Evans]] si aggiunsero ai turnisti il 4 e l'11 ottobre,<ref>Madinger & Easter, pag. 439</ref> anche se il loro apporto non venne incluso nella versione definitiva dell'album.<ref>Rodriguez, pag. 260.</ref>
 
Nel [[1989]] realizza alcune vignette di [[Cucciolone|Eldo Leo]], personaggio ideato da [[Silver (fumettista)|Silver]] per i gelati della [[Eldorado (industria)|Eldorado]]. [[1992|Tre anni più tardi]] è la volta di [[Jungle Bungle]], su testi di [[Sergio Aragonés]], pubblicato da [[Comic Art]] e di [[Mentamela]], creato per la [[pubblicità]] del [[dentifricio]] [[Mentadent]].<ref name=":1" />
Le sessioni si svolsero in parte agli [[Apple Corps|Apple Studios]] di Londra, ma più frequentemente nello studio di registrazione casalingo di Harrison a [[Friar Park]], secondo Voormann.<ref>Spizer, pag. 254</ref><ref>Leng, pag. 126.</ref> Il bassista tedesco descrisse le sessioni a Friar Park "intime, rilassate, amichevoli" e molto diverse dalle sedute di registrazione per l'album ''Imagine'' di John Lennon alle quali avevano preso parte lui, Harrison e Hopkins nel 1971.<ref>Snow, ''Mojo'', pag. 72</ref> Keltner ricorda che Harrison era molto concentrato e "al massimo della forma fisica" durante le sessioni di ''Living in the Material World'',<ref>Cavanagh, pag. 43</ref> avendo smesso di fumare ed iniziato a recitare il [[Mālā]].<ref>Snow, pag. 70.</ref>
 
Con Corteggiani crea nel [[1987]] per il settimanale ''Le Journal de Mickey'' il personaggio di [[Timoty Titan]],<ref name=":1" /> simpatico ragazzino che vive avventure in stile ''[[steampunk]]'' in un mondo fantastico nel quale l'artista veneziano inserisce moltissimi omaggi all'arte di [[Jacovitti]].{{senza fonte}} Anche questo personaggio approda in Italia, nel [[1991]], sulle pagine de ''Il Giornalino''.
La lavorazione dell'album proseguì fino alla fine di novembre,<ref>Spizer, pag. 254</ref> quando Hopkins partì per la [[Giamaica]] per partecipare alle sessioni di registrazione del [[Goats Head Soup|nuovo album]] dei [[Rolling Stones]].<ref>Wyman, pag. 415.</ref> Durante questo periodo, Harrison co-produsse (insieme a Zakir Hussain e Phil McDonald) un nuovo album dal vivo per [[Ravi Shankar]] e [[Ali Akbar Khan]] su etichetta Apple Records,<ref>Castleman & Podrazik, pp. 112, 122.</ref> ''[[In Concert 1972]]''.<ref>Ken Hunt, "Review: Ravi Shankar Ali Akbar Khan, ''In Concert 1972''", ''[[Gramophone (periodico)|Gramophone]]'', giugno 1997, pag. 116.</ref> In aggiunta, appena prima di [[Natale]], George produsse una versione preliminare della canzone ''Photograph'', da lui composta insieme a Ringo Starr.<ref>Rodriguez, pag. 35.</ref>
 
Nel corso degli [[anni 1990|anni novanta]], disegna prima un episodio umoristico di ''[[Martin Mystère]]'', su testi di [[Alfredo Castelli]] (''That's All Folks'', omaggio ai fumetti [[Warner Bros|Warner]] e a quelli [[Disney]], edito sul mensile delle [[Ferrovie dello Stato]]), quindi molte illustrazioni per il [[Ken Parker]] di [[Giancarlo Berardi|Berardi]] e [[Ivo Milazzo|Milazzo]]. Illustra inoltre alcune storie ideate da [[Bonvi]], progettate per la collana [[Zona X]] ma poi pubblicate in volumi autonomi della collana [[I Grandi Comici del Fumetto]], ''La città'' e ''Maledetta Galassia'', realizzate sempre per [[Sergio Bonelli Editore]]. Sul finire degli anni novanta realizza una storia di [[Lupo Alberto (personaggio)|Lupo Alberto]] su testi di [[Francesco Artibani]] e [[Tito Faraci]], ''[[Il tesoro dei McKenzie]].'' {{senza fonte|Lo stesso Bruno Cannucciari, degno erede dell'arte di Silver, oltre che dal suo insigne maestro sembra aver preso alcuni tratti caratteristici anche dallo stile di Cavazzano.}}
=== Sovraincisioni e mixaggio ===
Dopo aver ospitato [[Bob Dylan]] e la moglie [[Sara Lownds|Sara]] a Friar Park,<ref>Sounes, pag. 272.</ref> Harrison riprese a lavorare all'album nel gennaio 1973, alla Apple.<ref>Badman, pag. 89.</ref> ''Sue Me, Sue You Blues'', che nel 1971 era stata data al chitarrista [[Jesse Ed Davis]] per un suo album,<ref>Madinger & Easter, pag. 439</ref> venne re-incisa in questo periodo.<ref>Badman, pag. 84.</ref> Il tema "giudiziario" del brano aveva acquistato nuovo rilievo agli inizi del 1973,<ref>Leng, pag. 127.</ref> dato che Harrison, Lennon e Starr intentarono tutti e tre causa al loro manager [[Allen Klein]], che era stato la causa primaria dei litigi con McCartney.<ref>Woffinden, pp. 43, 70, 75.</ref> Nello specifico Harrison ce l'aveva con Klein in quanto egli aveva trascurato di registrare in anticipo i concerti del 1971 per il Bangladesh come raccolte fondi di beneficenza, con conseguente rifiuto dell'esenzione fiscale da parte del governo.<ref>Lavezzoli, pag. 193.</ref>
 
Infine, nel [[2003]], realizza un'illustrazione di [[Hermann Rorschach|Rorschach]] per ''[[Ritratto di uno straordinario Gentleman]]'', omaggio ai cinquant'anni dello sceneggiatore inglese [[Alan Moore]].
Per il resto di gennaio e febbraio, si tennero sessioni per le sovraincisioni sulle tracce base dell'album – comprese tracce vocali, percussioni, [[slide guitar]] e sezione fiati. La canzone ''Living in the Material World'' ricevette particolare attenzione durante questa fase di produzione, con aggiunte di [[sitar]], flauto e [[tabla]] da parte di Zakir Hussain.<ref>Spizer, pag. 254</ref> Il contrasto risultante tra la parte rock e il [[middle eight]] in stile indiano enfatizzò la lotta interiore dell'autore tra le tentazioni del mondo materiale e gli obiettivi di elevazione spirituale.<ref>Greene, pag. 195</ref><ref>Inglis, pp. 40–41.</ref> Anche la strumentazione di [[musica classica indiana]] aggiunta a ''Be Here Now'' segnò un raro ritorno di Harrison al genere che lo aveva affascinato nel periodo 1966-68.<ref>Huntley, pag. 92.</ref><ref>Schaffner, pp. 111, 159.</ref>
 
== Stile ==
Le ultime aggiunte furono le orchestrazioni di Barham e i cori, in ''The Day the World Gets 'Round'', ''Who Can See It'' e ''That Is All'',<ref>Leng, pp. 129, 134–35.</ref> ai primi di marzo.<ref>Spizer, pag. 254</ref> Terminata la lavorazione dell'album, George Harrison partì per Los Angeles per presenziare a una riunione d'affari legata al nome "Beatles"<ref>Badman, pag. 91.</ref> e per iniziare la lavorazione dei rispettivi dischi di Shankar e Starr, ''[[Shankar Family & Friends]]'' (1974) e ''[[Ringo (album)|Ringo]]'' (1973).<ref>Leng, pag. 138.</ref>
il suo stile d'esordio è più influenzato dal tratto di Scarpa (che ne corresse le tavole), che non da quello di [[Carl Barks|Barks]], che può comunque essere considerato un punto di riferimento per Cavazzano. Per il [[Topolinia|mondo dei topi]], invece, il riferimento principale è più il [[Paul Murry]] dei ''[[albi a fumetto|comic books]]'', che non il [[Floyd Gottfredson]] ''[[striscia a fumetti|quotidiano]]''. Con il trascorrere degli anni, iniziò a guardare molto agli artisti che in quel periodo (fine [[anni 1960|anni sessanta]], inizio dei [[anni 1970|settanta]]) aveva intorno: autori come [[Sergio Toppi|Toppi]], [[Dino Battaglia|Battaglia]], [[Andrea Pazienza|Pazienza]] in Italia, [[Jean Giraud|Giraud]], Hermann, [[Albert Uderzo|Uderzo]] per la Francia, ma anche gli artisti della [[Stati Uniti d'America|statunitense]] MAD, e anche [[Milton Caniff]], [[Alex Toth]], [[Milt Kahl]].<ref>{{cita news|url=http://www.fumettologica.it/2017/08/giorgio-cavazzano-50-anni-disney/|titolo=Giorgio Cavazzano, 50 anni di storie Disney|autore=Andrea Tosti|pubblicazione=[[Fumettologica]]|accesso=4 ottobre 2018|giorno=16|mese=agosto|anno=2017}}</ref>
 
{{cn|Tra tutti questi, però, sia per i personaggi di contorno delle storie Disney, sia per i lavori extra-Disney, il suo punto di riferimento principale divenne [[Albert Uderzo]], l'artista di origini italiane che è diventato noto, insieme a [[René Goscinny]], per il successo del personaggio francese [[Asterix (personaggio)|Asterix]].}}
=== Copertina e grafica ===
{{cn|La continua ricerca stilistica di Cavazzano, che affina via via il suo tratto avvicinandosi sempre più a quello di Uderzo, contaminandolo con l'essenzialità di Murry, fanno di Cavazzano il disegnatore ideale per affidargli storie importanti, spesso legate ad eventi particolari, come i regali abbinati a ''Topolino'': ad esempio ''[[Zio Paperone e le carte Disney]]'', scritta da Michelini o ''[[Topolino e il collegamento multidimensionale]]'', scritta da Massimo Marconi.}}
Come fatto in precedenza per ''All Things Must Pass'' e ''The Concert for Bangladesh'', Harrison commissionò l'artwork dell'album a [[Tom Wilkes]],<ref>Spizer, pag. 256.</ref> e al suo nuovo socio Craig Baun.<ref>Pierre Perrone, [https://www.independent.co.uk/news/obituaries/tom-wilkes-graphic-designer-responsible-for-many-celebrated-album-covers-1746132.html "Tom Wilkes: Graphic designer responsible for many celebrated album covers"], ''[[The Independent]]'', 15 luglio 2009.</ref><ref name="LITMW06 book">Booklet accompanying ''Living in the Material World'' reissue ([[EMI|EMI Records]], 2006; prodotto da Dhani & Olivia Harrison), pag. 36.</ref> La grafica dell'LP fu molto commentata all'epoca della pubblicazione del disco, [[Stephen Holden]] della rivista ''Rolling Stone'' descrisse l'opera "meravigliosamente confezionata con disegni simbolici e dediche alla gloria di Sri Kṛṣṇa", mentre lo scrittore [[Nicholas Schaffner]] ammirò le "colorate rappresentazioni delle scritture indù",<ref>Schaffner, pag. 159</ref> sotto forma di dipinti presi da un'edizione pubblicata da Prabhupada della ''Bhagavadgītā''.<ref>Lavezzoli, pag. 194.</ref> Riprodotto nel foglio dei testi (sul retro dei quali campeggia un simbolo [[Oṃ|Oṃ (ॐ)]] di colore rosso su sfondo giallo), questo dipinto mostra [[Kṛṣṇa]] insieme a [[Arjuna]], leggendario guerriero, in un carro, trainato da [[Uchchaihshravas]], il mitico cavallo a sette teste.
 
== Collaborazioni con altri autori ==
Per l'immagine frontale di copertina, Wilkes utilizzò una [[fotografia Kirlian]] del palmo della mano di Harrison con un medaglione indù.<ref>Tillery, pag. 112.</ref> La foto venne scattata al dipartimento di parapsicologia dell'[[UCLA]], come anche quella usata per il retro di copertina, dove Harrison invece tiene in mano tre monete: un paio di quarti di dollaro ed un dollaro d'argento.<ref>Spizer, pag. 256.</ref>
Oltre a quelle con Scarpa e con Cimino, col quale ha continuato a collaborare fino alla morte di quest'ultimo, nel corso della sua carriera Cavazzano ha collaborato anche a progetti particolari, come lo sfortunato ''[[Topolino Più]]'', con la storia di [[Rudy Salvagnini]] ''[[Zio Paperone in un caso davvero imprevedibile]]'', che ha anche avuto un'edizione in [[lingua latina|latino]], alla realizzazione di un omaggio a Carl Barks con la storia del [[1992]] ''[[Zio Paperone e l'Uomo dei Paperi]]'', sempre su testi di Salvagnini.
 
Molte sono state le collaborazioni con sceneggiatori come [[Giancarlo Berardi]], [[Giorgio Pezzin]], [[Tito Faraci]], [[Casty]], [[Rudy Salvagnini]] e [[Roberto Gagnor]].
Il pannello sinistro interno, dal lato opposto ai crediti dell'album, mostra Harrison e il gruppo di musicisti – Starr, Horn, Voormann, Hopkins, Keltner e Wright – seduti lungo una tavolata, imbandita con cibo e vino, in una deliberata parodia dell'affresco dell'''[[Ultima Cena (Leonardo)|Ultima cena]]'' di [[Leonardo da Vinci]].<ref>Allison, pag. 42.</ref> La fotografia venne scattata da [[Ken Marcus]] in California presso la dimora in stile Tudor dell'avvocato Abe Somer.<ref>Spizer, pag. 256</ref> Harrison è vestito da prete, tutto in nero (e in altri scatti della stessa seduta indossa anche una [[Mitra (copricapo)|mitra da vescovo]]), con alla vita un cinturone da cowboy con una [[Colt's Manufacturing Company|Colt]] a sei colpi – "evidente l'intento blasfemo nei confronti della chiesa cattolica, e la critica della violenza e del materialismo percepiti in essa", già presi di mira da Harrison nella canzone ''[[Awaiting On You All]]'' inclusa nel suo precedente album ''All Things Must Pass''.<ref>Allison, pag. 42.</ref>
 
In particolare con Giorgio Pezzin, dopo i lavori realizzati con Chendi e Bottaro, dal [[1973]] realizzare storie a fumetti sia Disney che non-Disney. La collavorazione inizia con "''[[Paperino e la visita distruttiva]]" e prosegue realizzando tra le altre delle storie dove hanno'' interpretato il personaggio di [[Paperoga]] in maniera creativa e molto fedele al modello di [[Dick Kinney]], personaggio particolare e generalmente difficile da interpretare. Poco utilizzato nel mercato [[Stati Uniti d'America|statunitense]], ha trovato terreno fertile in [[Brasile]] ed in [[Europa]], in particolare in Italia, sia con alcune incursioni di Chendi e Bottaro, che ne riprende fedelmente il ''model-sheet'' di [[Al Hubbard|Hubbard]], sia, soprattutto, con Pezzin e Cavazzano. La loro prima incursione con il personaggio è ''[[Paperino e il croccante al diamante]]'' che, insieme a ''[[Paperoga e l'isola a motore]]'', avrà l'onore di approdare oltreoceano e riportare per un breve periodo il personaggio sulle riviste Disney americane. Divertente susseguirsi di ''gag'' e situazioni difficili, spesso risolte dalle assurde e incredibili trovate di Paperoga, sono probabilmente il gruppo di storie in cui l'arte della coppia di autori raggiunge l'apice della qualità{{senza fonte}}. Da non dimenticarsi anche storie come ''[[Topolino e gli incontri falsificati (dal solito tipo)]]'' o ''[[Topolino e il mistero del Paseidon]]''.
== Pubblicazione ==
[[File:George Harrison - Give Me Love.png|thumb|upright=0.65|left|Pubblicità per il singolo ''[[Give Me Love (Give Me Peace on Earth)]]'', maggio 1973]]
A causa del lungo periodo occorso per la registrazione, ''Living in the Material World'' fu pubblicato il 30 maggio 1973 negli Stati Uniti (n. cat. SMAS 3410), e il 22 giugno nel Regno Unito (PAS 10006).<ref>Castleman & Podrazik, pag. 125.</ref> Preceduto dal singolo ''Give Me Love (Give Me Peace on Earth)'',<ref>Rodriguez, pp. 155, 258.</ref> che divenne il secondo numero 1 in classifica negli Stati Uniti per Harrison.<ref>Spizer, pag. 249.</ref>
 
Cavazzano ha realizzato parodie di capolavori del cinema come ''[[Casablanca (film)|Casablanca]]'' nella storia "''[[Topolino, Minni in Casablanca]]"'' (1987)<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1657-A|titolo=Topolino e Minni in "Casablanca"|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> ''o [[La strada]] di'' Fellini in ''[[Topolino presenta: La Strada]]'' ([[1991]]).
Il disco riscosse un immediato successo commerciale,<ref>Doggett, pag. 207.</ref> debuttando alla posizione numero 11 della classifica [[Billboard 200|''Billboard'' Top LPs & Tape]] e raggiungendo il primo posto il 23 giugno, scalzando dalla vetta l'album ''[[Red Rose Speedway]]'' di Paul McCartney & Wings.<ref>Castleman & Podrazik, pag. 364.</ref> ''Living in the Material World'' restò in cima alla classifica statunitense per cinque settimane di fila, venendo certificato [[disco d'oro]] dalla [[Recording Industry Association of America|RIAA]] con oltre 500,000 copie vendute nei primi due giorni di pubblicazione.<ref>Castleman & Podrazik, pp. 332, 364.</ref><ref>Badman, pag. 103.</ref> In Gran Bretagna, l'album raggiunse la seconda posizione in classifica.<ref>[http://www.theofficialcharts.com/search-results-chart/_/1973/7/7#albums "Search: 07/07/1973" > Albums]{{dead link|date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot |fix-attempted=yes }}, [[Official Charts Company]].</ref> Nonostante le alte vendite iniziali, il successo dell'album iniziò a scemare velocemente in parte a causa della scelta "anomala" di cancellare la pubblicazione di un secondo singolo estratto dal disco, ''Don't Let Me Wait Too Long''; e in parte a causa di alcune recensioni negative.<ref>Leng, pag. 128.</ref> Altra stranezza dal punto di vista commerciale, fu la decisione di Harrison di non effettuare nessun concerto a supporto dell'opera; l'unica sua apparizione pubblica in Inghilterra fu per accompagnare Prabhupada in una processione religiosa nel centro di Londra, l'8 luglio.<ref>Badman, pp. 102, 104.</ref> Secondo l'autore [[Bill Harry]], l'album ha venduto circa tre milioni di copie.<ref>Harry, pp. 235, 291.</ref>
 
Nel [[1987]], poi, rende ancora omaggio a [[Floyd Gottfredson]] con la storia ''[[Paperino e l'insolito remake]]'', in cui i personaggi disneyani reinterpretano per il cinema la storia a fumetti degli [[anni 1930|anni trenta]] ''[[Topolino giornalista]]'': in questa occasione, però, vediamo la tormentata lavorazione del [[film]], disturbata dalle continue bizze della ''star'' Paperino che cerca sempre di essere presente in primo piano. Con [[Silvano Mezzavilla]] realizzano nel 1993 un sentito omaggio al cinema con ''Topolino e la fabbrica dei sogni''<ref>{{Cita web|url=https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1971-A&search=Topolino%20e%20la%20fabbrica%20dei%20sogni.|titolo=Topolino e la fabbrica dei sogni|sito=coa.inducks.org|lingua=en|accesso=2017-03-21}}</ref> oltre a storie d'investigazione come a es.: ''[[Gambadilegno e il ritorno a Legcity]]'', ''[[Topolino e l'enigma del faro]]'', ''[[Topolino e il mistero della voce spezzata]]''.
== Classifiche, riconoscimenti e critica ==
L'album ed il singolo estratto, ''Give Me Love (Give Me Peace on Earth)'', ebbero un immediato successo, raggiungendo la numero 1 per entrambi negli USA, numero 2 e 8 in Gran Bretagna; l'album raggiunse inoltre la prima posizione nella [[Billboard 200]] per cinque settimane ed in Canada per sei settimane, la seconda in Australia, Svezia e Regno Unito, la quarta in Italia e Norvegia, la quinta in Olanda, l'ottava in Spagna, la nona in Giappone e la decima in Francia.
 
La collaborazione con [[Tito Faraci]], iniziata in Disney con ''[[La lunga notte del commissario Manetta]]'', nella quale i due creano il personaggio del [[polizia|poliziotto]] [[Texas|texano]] [[Rock Sassi]] (uderziano anche nel carattere{{senza fonte}}), e la realizzazione del [[numero]] [[zero|0]] della miniserie ''[[Mickey Mouse Mystery Magazine]]''. I due saranno uniti anche nella realizzazione di una storia dall'atmosfera [[supereroe|supereroistica]] con l'[[Uomo Ragno]], ''[[Il segreto del vetro]],'' ambientata a Venezia. Nello stesso anno realizza la copertina dello speciale ''[[Devil & Hulk|Devil&Hulk]]'' dedicato ai dieci anni di vita editoriale del marchio [[Marvel Italia]].
Tuttavia la critica fu tutt'altro che benevolaː ad Harrison venne rimproverato soprattutto l'utilizzo di temi e argomenti di carattere spirituale. Influenzate da tali veementi critiche, le vendite calarono bruscamente dopo circa un mese, dando inizio a un lungo periodo di crisi commerciale per Harrison. Al contrario, a posteriori l'album riscuote recensioni positive e viene considerato uno dei lavori più importanti del [[George Harrison]] solista.
 
Le collaborazioni con i autori stranieri, oltre a Jerry Siegel e a Dick Kinney, riprende in occasione della storia per i 60 anni di Paperino intitolato ''[[Buon compleanno, Paperino!]]'', su testi di [[Bob Foster]] e con [[Byron Erickson]], sceneggiatore [[Svezia|svedese]] della Egmont con il quale realizza ''[[Zio Paperone e il segreto degli Incas]]'' e, soprattutto, la lunga avventura in dodici puntate dei ''[[Dragon Lords]]'', ''fantasy'' serializzato sulle pagine di ''[[Zio Paperone]]'' in cui Cavazzano, coadiuvato dallìinchiostratore [[Sandro Zemolin]], {{senza fonte|si presenta ai lettori con il suo splendido stile epico, giusto adattamento di quello di Uderzo al mondo Disney.}}
=== Recensioni contemporanee ===
{| class="toccolours" style="float: right; margin-left: 1em; margin-right: 2em; font-size: 85%; background:#c6dbf7; color:black; width:30em; max-width: 40%;" cellspacing="5"
| style="text-align: left;" | «È anche straordinariamente poco originale e - almeno a livello lirico - rigido, ripetitivo e così dannatamente santo da farmi venire voglia di urlare.»
|-
| style="text-align: right;" | — [[Tony Tyler]], recensendo l'album sul ''NME'' del 9 giugno 1973<ref>Tony Tyler, ''NME'', 9 giugno 1973</ref>
|}
Simon Leng descrisse ''Living the Material World'' come "uno dei dischi più attesi del decennio" e la sua pubblicazione "un evento".<ref>Leng, pp. 123, 140.</ref> Talmente alte erano le aspettative dei critici, che [[Stephen Holden]] iniziò la sua ampiamente favorevole recensione<ref>Greene, pag. 195.</ref><ref>Huntley, pp. 94–95, 112.</ref> dell'album su ''Rolling Stone'' con le parole "alla fine eccolo qui", prima di proseguire definendo la nuova uscita di Harrison "un classico pop" e un "disco profondamente seducente".<ref>Stephen Holden, [https://www.rollingstone.com/music/albumreviews/living-in-the-material-world-19730719 "George Harrison, ''Living in the Material World''"], ''[[Rolling Stone]]'', 19 luglio 1973, pag. 54.</ref> "L'album non è solo un evento commerciale", egli scrisse, "è il più coinciso e universale lavoro mai concepito da un ex-Beatle sin da ''[[John Lennon/Plastic Ono Band]]'' (1970)". ''Billboard'' fece notare due tematiche principali presenti nell'album – "i Beatles e il sottotesto della loro lotta spirituale" – e descrisse le prove vocali di Harrison di "primo livello".<ref name="BB review/google">Eliot Tiegel (ed.), [https://books.google.com/books?id=GwkEAAAAMBAJ&pg=PA54&dq=%22living+in+the+material+world%22&hl=en&sa=X&ei=qZu1UPK1IOHqmAXd6YDoAg&ved=0CD4Q6AEwAA#v=onepage&q=%22living%20in%20the%20material%20world%22&f=false "Top Album Picks: Pop"], ''[[Billboard (rivista)|Billboard]]'', 9 giugno 1973, pag. 54.</ref><ref>''Billboard'' album review: George Harrison ''Living in the Material World'', ''[[Billboard (rivista)|Billboard]]'', 9 giugno 1973; citato in The Super Seventies "Classic 500", [http://www.superseventies.com/harrison2.html "George Harrison – ''Living in the Material World''"].</ref>
 
Fra le ultime collaborazioni c'è quella con [[Casty]] iniziata nel [[2003]], creando l'archeologa [[Eurasia Tost]] in una storia avventurosa di Topolino ''[[Topolino e la spedizione perduta]]''. La collaborazione prosegue con altre storie dal filone avventuroso, alcune delle quali riprendono lo stesso personaggio di Eurasia Tost la quale, nell'ultima sua avventura pubblicata (''[[Topolino e il colosso di Rodi]]'', [[2005]]), sembra essere destinata a ritrovare l'[[Atlantide]] in una saga ancora a venire. Da ricordare anche la lunga storia del [[2006]] ''[[Topolino e il dominatore delle nuvole]]'', che vede un ritorno in grande stile di [[Macchia Nera]] e un Cavazzano probabilmente al suo massimo livello grafico.
Due settimane prima della pubblicazione del disco in [[Gran Bretagna]], ''[[Melody Maker]]'' pubblicò un'estesa anteprima di ''Living in the Material World'' da parte del loro corrispondente di New York, Michael Watts.<ref>''[[Melody Maker]]'', 9 giugno 1973, pp. 1, 3.</ref> Quest'ultimo scrisse che "l'impressione più straordinariamente immediata lasciata dall'album concerne i testi", che, sebbene a volte "solenni e pii", sono "più interessanti" di quelli di ''All Things Must Pass'', dato che ''Material World'' è "personale, alla sua maniera, tanto quanto qualsiasi altra cosa fatta da Lennon".<ref>Michael Watts, "The New Harrison Album", ''[[Melody Maker]]'', 9 giugno 1973, pag. 3.</ref> Nel descrivere "un'ottima scelta", in considerazione della natura dei testi, lo stile di produzione più sobrio dell'album, Watts concluse: "Harrison mi ha sempre colpito principalmente come scrittore di canzoni pop molto eleganti; ora è qualcosa di più di un intrattenitore. Ora è onesto."<ref>Michael Watts, "The New Harrison Album", ''[[Melody Maker]]'', 9 giugno 1973, pag. 3.</ref>
 
== Vita privata ==
Mentre Holden dichiara che, secondo lui, di tutti e quattro i Beatles, Harrison è quello che ha proseguito l'eredità "più preziosa dei Beatles" – cioè, "l'aura spirituale che il gruppo aveva acquisito a partire dal [[The Beatles (album)|White Album]]" – altri recensori obiettarono invece che c'era troppa "religiosità" in ''Living in the Material World''.<ref>''Rolling Stone'', pag. 44.</ref><ref>Lavezzoli, pag. 195.</ref> Questa critica in particolare fu frequente soprattutto in Gran Bretagna,<ref>Cavanagh, pag. 43.</ref><ref>Clayson, pag. 324.</ref> dove nell'estate del 1973, l'autore [[Bob Woffinden]] scrisse, "la bolla di protezione da Beatle di George era senza dubbio scoppiata" e anche per ognuno dei suoi ex compagni di band; il suo "piedistallo da santo" ora era "un luogo esposto, niente affatto confortevole dove stare".<ref>Woffinden, pag. 73.</ref>
Ha fondato, nel [[1965]], un gruppo musicale, ''I Randagi'', in cui suonava la batteria<ref name=":1" />. È sposato.
 
== Note ==
Sul ''[[New Musical Express|NME]]'', [[Tony Tyler]] iniziò la sua recensione dichiarando quanto avesse a lungo idolatrato Harrison considerandolo "il miglior oggetto confezionato sin dalla pizza surgelata", ma che aveva drasticamente cambiato idea in anni recenti; dopo il magnifico ''All Things Must Pass'', Tyler proseguì, "l'indegnità dei miei pensieri eretici mi colse al tempo dei concerti per il Bangladesh".<ref>Tony Tyler, ''NME'', 1973</ref> Tyler liquidò ''Material World'' con la sentenza: "[È] piacevole, competente, vagamente ottuso ed inoffensivo. È anche straordinariamente poco originale e - almeno a livello lirico - rigido, ripetitivo e così dannatamente santo da farmi venire voglia di urlare."<ref>Tony Tyler, ''NME'', 1973</ref> Il recensore concluse: "Non ho dubbi che il disco venderà tonnellate di copie e che George donerà tutti i profitti ai Bengalesi affamati e mi farà sentire come il cinico squalido e meschino che indubbiamente sono."<ref>Chris Hunt (ed.), ''[[New Musical Express|NME Originals]]: Beatles – The Solo Years 1970–1980'', IPC Ignite! (Londra, 2005), pag. 70.</ref><ref name="Tyler/NME73">Tony Tyler, "Holy Roller: Harrison", ''[[New Musical Express|NME]]'', 9 giugno 1973, pag. 33.</ref> Anche [[Robert Christgau]] recensì negativamente l'album su ''[[Creem]]'', dando al disco una "C" e scrivendo che "Harrison canta come se stesse facendo l'imitazione di un [[sitar]]".<ref>Christgau, Robert. Ottobre 1973, ''[[Creem]]''</ref> Nel loro libro del 1975 ''[[The Beatles: An Illustrated Record]]'', Tyler e [[Roy Carr]] biasimarono Harrison per "l'imposizione didattica [delle] sue sante memorie a poveri ed innocenti collezionisti di dischi" e dichiararono le tematiche spirituali dell'album "offensive, a loro modo, tanto quanto il radicalismo politico di Lennon & [[Yoko Ono]] in ''[[Some Time in New York City]]'' (1972)."<ref name="Carr & Tyler p 107">Carr & Tyler, p. 107.</ref>
<references />
 
== Bibliografia ==
Da parte sua, Harrison anticipò le critiche per la troppa spiritualità dei testi dell'album, dichiarando alla rivista ''[[Melody Maker]]'' nel settembre 1971 a proposito dei critici musicali: «Si sentono minacciati quando parli di qualcosa che non sia giusto "be-bop-a-lula". E se dici le parole "Dio" o "Signore", gli si rizzano i capelli in testa».<ref>Clayson, pag. 324</ref>
* Boschi Luca, Bruni Mauro, Irace Roberto. ''The art of Giorgio Cavazzano''. Torino, Edizioni Lo Scarabeo, 1997. ISBN 88-86131-51-8
 
== Altri progetti ==
Secondo il critico neozelandese [[Graham Reid (giornalista)|Graham Reid]], riguardo la religiosità dell'album, "spesso la musica è una guida più veritiera del senso dei testi rispetto alle parole stesse. Harrison non è un grande scrittore di parole, ma è un musicista eccezionale. Tutto scorre, tutto si intreccia. Le sue melodie sono così superbe che si prendono cura di tutto... ".<ref name="Reid/Elsewhere">Graham Reid, [http://www.elsewhere.co.nz/absoluteelsewhere/6583/george-harrison-revisited-part-one-2014-the-dark-horse-bolting-out-of-the-gate/ "George Harrison Revisited, Part One (2014): The dark horse bolting out of the gate"], [[Elsewhere (website)|Elsewhere]], 24 ottobre 2014.</ref> Come Holden, Nicholas Schaffner approvò l'iniziativa di George Harrison di donare la sua quota di diritti d'autore alla Material World Charitable Foundation e lodò le "sottigliezze musicali squisite" presenti nel disco.<ref>Schaffner, pag. 159</ref> Sebbene i "dogmi trascendentali" non siano sempre di suo gusto, Schaffner riconobbe la grande ricercatezza stilistica di ''Living in the Material World''.<ref>Schaffner, pp. 159, 160.</ref>
{{interprogetto|commons=Category:Giorgio Cavazzano|q}}
 
Tralasciando le tematiche religiose e spirituali dell'album, furono generalmente molto apprezzate la produzione e la musica in esso contenute. Schaffner scrisse: "Sicuramente Phil Spector non ha mai avuto un allievo più attento."<ref>Schaffner, pag. 160.</ref> Carr & Tyler lodarono il "superbo accompagnamento di Harrison alla chitarra slide",<ref>Carr & Tyler, pag. 107</ref> e gli assolo in ''Give Me Love, The Lord Loves the One, The Light That Has Lighted the World'' e ''Living in the Material World'' sono stati definiti tra le prove più esemplari dell'ex-Beatle allo strumento in tutta la sua carriera.<ref>Leng, pag. 132.</ref><ref>Clayson, pp. 323–24.</ref><ref>Huntley, pp. 90–91.</ref> Nel suo libro ''The Beatles Apart'' (1981), Bob Woffinden scrisse: "Quelli che si fermano a contestare i testi, o Harrison stesso, si perdono della grande musica, spesso eccellente."<ref>Woffinden pag. 71</ref> Woffinden descrisse l'album "veramente bello", e affermò come l'unico errore di Harrison fosse stato "l'aver aspettato troppo tempo prima di pubblicarlo e dare così un successore ai suoi successi del 1970–71".<ref>Woffinden, pp. 69, 71–72.</ref>
 
=== Recensioni moderne ===
{{Recensioni album
| recensione1 = [[Allmusic]]
| giudizio1 = {{Giudizio|4|5}}<ref name="Eder/AM">Bruce Eder, [http://www.allmusic.com/album/living-in-the-material-world-bonus-tracks-dvd-mw0000573364 "George Harrison ''Living in the Material World''"], [[AllMusic]].</ref>
| recensione2 = ''[[Rolling Stone]]''
| giudizio2 = {{Giudizio|3.5|5}}<ref>[https://web.archive.org/web/20140409112956/http://www.rollingstone.com/music/artists/george-harrison/albumguide "George Harrison: Album Guide"], [[Rolling Stone|rollingstone.com]].</ref>
| recensione3 = ''[[Blender (rivista)|Blender]]''
| giudizio3 = {{Giudizio|4|5}}<ref name="DuNoyer/Blender">Paul Du Noyer, "Back Catalogue: George Harrison", ''[[Blender (rivista)|Blender]]'', Aprile 2004, pp. 152–53.</ref>
| recensione4 = Classic Rock
| giudizio4 = {{Giudizio|8|10}}<ref name="Fielder/ClassicRock">Hugh Fielder, "George Harrison ''Living In The Material World''", ''[[Classic Rock (rivista)|Classic Rock]]'', dicembre 2006, pag. 98.</ref>
| recensione5 =[[Ondarock]]
| giudizio5 = {{Giudizio|7|10}}<ref>[http://www.ondarock.it/songwriter/georgeharrison.htm]</ref>
| recensione6 = ''[[Mojo (periodico)|Mojo]]''
| giudizio6 = {{Giudizio|3|5}}
| recensione7 = [[MusicHound|MusicHound Rock]]
| giudizio7 = {{Giudizio|3.5|5}}<ref>Graff & Durchholz, pag. 529.</ref>
| recensione8 = [[PopMatters]]
| giudizio8 = {{Giudizio|6|10}}
| recensione9 = ''The Music Box''
| giudizio9 = {{Giudizio|4|5}}<ref name="John Metzger/MB">John Metzger, [http://www.musicbox-online.com/reviews-2006/georgeharrison-livinginthematerialworld.html#axzz20rOE4V00 "George Harrison ''Living in the Material World''"], ''The Music Box'', vol. 13 (11), novembre 2006.</ref>
| recensione10 = [[Music Story]]
| giudizio10 = {{Giudizio|3.5|5}}<ref>Pricilia Decoene, [https://web.archive.org/web/20151006090027/http://www.music-story.com/george-harrison/living-in-the-material-world/critique "Critique de Living In The Material World, George Harrison"] ''(in francese)'', [[Music Story]], 6 ottobre 2015.</ref>
}}
Nei decenni successivi alla pubblicazione dell'album, ''Living in the Material World'' si guadagnò la reputazione di "blockbuster dimenticato" – termine usato da Simon Leng<ref>Leng, pag. 124</ref>, e riportato da altri commentatori quali Robert Rodriguez<ref>Rodriguez, pag. 157.</ref> e Bruce Eder di [[AllMusic]]. Quest'ultimo descrisse il disco del 1973 di Harrison "un capolavoro minore sottovalutato" che "rappresenta il suo apice come musicista e compositore". John Metzger di ''The Music Box'' definì ''Material World'' il "più sottovalutato e trascurato album della carriera di Harrison", aggiungendo che esso "si coalizza attorno alle sue canzoni ... e la bellezza zen che emana dagli inni a un potere superiore di Harrison, inevitabilmente, si trasforma in un'influenza delicata e seducente."<ref>John Metzger, ''The Music Box''</ref>
 
Scrivendo su ''Rolling Stone'' nel 2002, [[Greg Kot]] trovò l'album "tristemente monocromatico" se paragonato al suo predecessore,<ref>''Rolling Stone'', pag. 188.</ref> mentre Zeth Lundy di [[PopMatters]], scrisse che l'opera soffriva di "un tratto distintivo più anonimo" rispetto alla "cattedrale sonora" di ''All Things Must Pass''.<ref>Popmatters</ref> Recensendo la carriera solista di Harrison sulla rivista ''[[Goldmine (rivista)|Goldmine]]'' nel 2002, Dave Thompson considerò il disco dello stesso livello di ''All Things Must Pass'', scrivendo: "Anche se la storia insiste a dire che ''Living in the Material World'' non poteva fare a meno di essere eclissato dal suo antenato gigantesco, ascoltando insieme i due album e utilizzando la funzione "shuffle" del lettore CD, è difficile scegliere quale sia il disco migliore."<ref>Dave Thompson, "The Music of George Harrison: An album-by-album guide", ''[[Goldmine (magazine)|Goldmine]]'', 25 gennaio 2002, pag. 17.</ref>
 
Chris Ingham nella sua ''The Rough Guide to The Beatles'' del 2003, riconosce che ''Living in the Material World'' possegga, a tratti, notevoli grazia e bellezza, ma conclude scrivendo: "Chi trova noiosi brani come ''[[Long, Long, Long]]'' o le grandi ballate di ''All Things Must Pass'', potrebbe non avere sufficiente pazienza per il tono ombroso e sconcertante dell'album".<ref>Ingham, Chris. ''Guida completa ai Beatles'', Avallardi Editore, 2005, Milano, pag.180-181, ISBN 88-8211-986-6</ref>
 
Nella sua recensione della ristampa del 2006 di ''Living in the Material World'', Tom Doyle sulla rivista ''[[Q (periodico)|Q]]'', elogiò le ballate presenti nell'album, come ''The Light That Has Lighted the World'' e ''Be Here Now'', e suggerì che "lo scorrere del tempo aiuta a svelare la bellezza dell'opera".<ref>Tom Doyle, "George Harrison ''Living in the Material World''", ''[[Q (periodico)|Q]]'', novembre 2006, pag. 156.</ref> [[Mat Snow]] sulla rivista ''[[Mojo (periodico)|Mojo]]'' scrisse che l'album contiene "almeno due capolavori", le tracce ''Don't Let Me Wait Too Long'' e ''The Day the World Gets 'Round'', e concluse dicendo come il resto dell'album "fosse Harrison nel suo massimo periodo da predicatore, ma nondimeno sempre in ottima forma come musicista."<ref>Mat Snow, "George Harrison ''Living in the Material World''", ''[[Mojo (periodico)|Mojo]]'', novembre 2006, pag. 124.</ref> In un'altra recensione datata 2006, per il sito internet Vintage Rock, Shawn Perry scrisse che ''Material World'' può sembrare "più sobrio ed immediato senza il [[Wall of Sound|"muro del suono"]] del suo predecessore, ma il suo flusso ed eleganza sono inconfondibili". Perry ammira lo stile chitarristico di Harrison alla [[slide guitar]] e conclude definendo il disco un "classico sottovalutato".<ref>Shawn Perry, [http://www.vintagerock.com/index.php?option=com_content&view=article&id=297:cd-review-george-harrison-living-in-the-material-world&catid=80:reissues-compilations-and-live-releases&Itemid=58 "George Harrison, Living In The Material World – CD Review"], vintagerock.com, ottobre 2006.</ref> Scrivendo per la rivista ''[[Uncut]]'' nel 2008, David Cavanagh descrisse ''Living in the Material World'' forse "un po' troppo mistico e religioso, ma comunque un album da avere se vi piace la buona musica".<ref>Cavanagh, pag. 47.</ref>
 
Nel recensire la ristampa dell'album del 2014, Chaz Lipp scrisse che "questo classico da primo posto in classifica, in termini di produzione, è preferibile senza dubbio al suo predecessore", aggiungendo: "La sinuosa ''Sue Me, Sue You Blues'', la galoppante title track, e l'ascendente ''Don't Let Me Wait Too Long'' si posizionano tra le cose migliori di Harrison."<ref>Chaz Lipp, [http://blogcritics.org/music-review-george-harrison-apple-albums-remastered/ "Music Review: George Harrison’s Apple Albums Remastered"], [[Blogcritics]], 5 ottobre 2014.</ref> Alex Franquelli di PopMatters lo definisce "un successore di peso" a ''All Things Must Pass'' e scrive come l'album "sollevi la barra della consapevolezza sociale che era stata solo leggermente toccata nel disco precedente". Franquelli conclude: "È un'opera che gode di uno sviluppo dinamico più elaborato, in cui gli strati sono tenuti insieme dall'abile lavoro di Harrison dietro il banco di mixaggio."<ref>Alex Franquelli, [http://www.popmatters.com/review/186758-george-harrison-the-apple-years-1968-75/ "George Harrison: The Apple Years 1968–75"], [[PopMatters]], 30 ottobre 2014.</ref> In un'altra recensione del 2014, [[Paul Trynka]] scrisse su ''Classic Rock'': "In tutti questi anni, è il suo album più apertamente spirituale che brilla ancora oggi ... Le canzoni più conosciute, come ''Sue Me, Sue You Blues'' (dedicata al rapace [[Allen Klein]]), resistono bene, ma sono le tracce più sobrie – ''Don't Let Me Wait Too Long'', ''Who Can See It'' – che colpiscono di più: meravigliose canzoni pop, tanto più forti per la loro stessa misura." Trynka prosegue descrivendo ''Be Here Now'' un "capolavoro e il vertice del disco".<ref>[[Paul Trynka]], [http://www.teamrock.com/reviews/2014-10-08/george-harrison-the-apple-years-1968-75 "George Harrison: The Apple Years 1968–75"], TeamRock, 8 ottobre 2014.</ref><ref>Paul Trynka, "George Harrison ''The Apple Years 1968–75''", ''Classic Rock'', novembre 2014, pag. 105.</ref>
 
Tra i vari biografi dei Beatles, Alan Clayson approvò lo stile produttivo di ''Material World'' "più simile a quanto fatto da [[George Martin]] per i dischi della band", dopo gli "eccessi" [[Phil Spector|spectoriani]] di ''All Things Must Pass''.<ref>Clayson, pp. 302, 323.</ref> All'interno di un contesto maggiormente sobrio, Clayson aggiunse, Harrison rivendica il titolo di "Re della chitarra slide rock 'n' roll", oltre a fornire la "sua migliore prestazione canora di sempre" in ''Who Can See It''.<ref>Clayson, pp. 323-24</ref> Inoltre, Rodriguez lodando lo stile produttivo più scarno, scrisse che esso permetteva alle melodie dell'ex-Beatle di respirare dando loro più spazio per dispiegarsi, e giudicò "stellare" la tecnica chitarristica di Harrison.<ref>Rodriguez, pp. 156, 157.</ref> Peter Lavezzoli descrisse l'album "una raccolta di canzoni ispirate che costituiscono alcuni dei migliori brani di Harrison, in particolare la ballata ''Who Can See It'', esageratamente in stile [[Roy Orbison]]."<ref>Lavezzoli, pag. 195</ref>
 
Leng dichiarò che ''Living in the Material World'' era il suo disco preferito in assoluto tra gli album solisti di George Harrison.<ref>Rip Rense, [https://web.archive.org/web/20120418153328/http://www.riprense.com/simonlengq%26a.htm "The Rip Post Interview with Simon Leng"], The Rip Post, 2006.</ref> Secondo Leng, con la commistione della provocatoria canzone di "protesta" ''The Day the World Gets 'Round'', l'anti-divistica ''The Lord Loves the One'', e la "perfetta confezione pop" in ''Give Me Love'' e ''Don't Let Me Wait Too Long'', ''Living in the Material World'' è l'ultimo album a catturare lo spirito libertario ed idealista degli anni sessanta.<ref>Leng, pp. 126, 129, 131–32, 141.</ref> Anche Eder riconosce il messaggio utopico presente in ''Material World'', scrivendo: "Persino nell'estate del 1973, dopo anni di guerra e disillusioni, alcuni di noi erano ancora in cerca – o speravano - di ricevere la salvezza dal concetto di pace e amore".
 
== Tracce ==
=== Versione originale ===
Tutte le canzoni sono scritte da [[George Harrison]]
 
;Lato A
# ''[[Give Me Love (Give Me Peace on Earth)]]'' – 3:36
# ''[[Sue Me, Sue You Blues]]'' – 4:48
# ''The Light That Has Lighted the World'' – 3:31
# ''Don't Let Me Wait Too Long'' – 2:57
# ''[[Who Can See It]]'' – 3:52
# ''Living in the Material World'' – 5:31
;Lato B
#<li value="7">''The Lord Loves the One (That Loves the Lord)'' – 4:34
# ''Be Here Now'' – 4:09
# ''[[Try Some, Buy Some]]'' – 4:08
# ''The Day the World Gets 'Round'' – 2:53
# ''That Is All'' – 3:43
 
=== Ristampa del 2006 ===
==== Tracce bonus ====
# ''[[Deep Blue (George Harrison)|Deep Blue]]'' (lato B del singolo ''[[Bangla Desh]]'', [[1971]])
# ''Miss O'Dell'' (lato B del singolo ''[[Give Me Love (Give Me Peace on Earth)]]'', [[1973]])
 
==== Materiale aggiuntivo ====
La versione Deluxe CD+DVD contiene inoltre:
* Cofanetto Deluxe
* Libretto speciale di 40 pagine con fotografie esclusive, note e testi
* DVD contenente:
** ''Give Me Love (Give Me Peace on Earth)'' live in Giappone, 1991
** ''Living in the Material World'' - cortometraggio del 1973
** Versioni inedite di ''Miss O'Dell'' e ''Sue Me, Sue You Blues'' con animazioni.
 
== Formazione ==
;Musicisti principali
* [[George Harrison]] – [[Canto|voce]], [[Chitarra elettrica|chitarre]], [[Chitarra elettrica|chitarra solista]], [[dobro]], [[sitar]], armonie vocali; [[armonica a bocca]] (solo nella versione del 2006)
* [[Nicky Hopkins]] – [[Pianoforte|piano]], [[piano elettrico]], [[arpicordo]]
* Gary Wright – organo, [[armonium]], piano elettrico, piano
* [[Klaus Voormann]] – [[Basso elettrico|basso]], [[Sassofono|sassofono tenore]]
* [[Jim Keltner]] – [[Batteria (strumento musicale)|batteria]], [[percussioni]]
* [[Ringo Starr]] – batteria, percussioni
* Jim Horn – [[Sassofono|sassofoni]], [[flauto]], arrangiamenti dei fiati
* Zakir Hussain – [[tabla]]
* John Barham – arrangiamenti orchestrali e corali
;Altri musicisti
* [[Leon Russell]] – piano in ''Try Some, Buy Some''
* [[Jim Gordon (musicista)|Jim Gordon]] – batteria, tamburino in ''Try Some, Buy Some''
* [[Pete Ham]] – [[chitarra acustica]] in ''Try Some, Buy Some''
;Produzione
* George Harrison - [[Produttore discografico|produttore]]
* [[Phil Spector]] - [[Produttore discografico|produttore]] in ''Try Some, Buy Some''
 
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
{{colonne}}
* {{en}} Dale C. Allison Jr., ''The Love There That's Sleeping: The Art and Spirituality of George Harrison'', Continuum (New York, NY, 2006; {{ISBN|978-0-8264-1917-0}}).
* {{en}} Keith Badman, ''The Beatles Diary Volume 2: After the Break-Up 1970–2001'', Omnibus Press (London, 2001; {{ISBN|0-7119-8307-0}}).
* {{en}} Roy Carr & Tony Tyler, ''The Beatles: An Illustrated Record'', Trewin Copplestone Publishing (London, 1978; {{ISBN|0-450-04170-0}}).
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* {{en}} David Cavanagh, "George Harrison: The Dark Horse", ''[[Uncut]]'', Agosto 2008, pp. 36–48.
* {{en}} Alan Clayson, ''George Harrison'', Sanctuary (Londra, 2003; {{ISBN|1-86074-489-3}}).
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* {{en}} ''Rolling Stone'', ''Harrison'', Rolling Stone Press/Simon & Schuster (New York, NY, 2002; {{ISBN|0-7432-3581-9}}).
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* {{en}} Peter Lavezzoli, ''The Dawn of Indian Music in the West'', Continuum (New York, NY, 2006; {{ISBN|0-8264-2819-3}}).
* {{en}} Simon Leng, ''While My Guitar Gently Weeps: The Music of George Harrison'', Hal Leonard (Milwaukee, WI, 2006; {{ISBN|1-4234-0609-5}}).
* {{en}} Ian MacDonald, ''Revolution in the Head: The Beatles' Records and the Sixties'', Pimlico (London, 1998; {{ISBN|0-7126-6697-4}}).
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* {{en}} Robert Rodriguez, ''Fab Four FAQ 2.0: The Beatles' Solo Years 1970–1980'', Hal Leonard (Milwaukee, WI, 2010; {{ISBN|978-0-87930-968-8}}).
* {{en}} Nicholas Schaffner, ''The Beatles Forever'', McGraw-Hill (New York, NY, 1978; {{ISBN|0-07-055087-5}}).
* {{en}} Mat Snow, "George Harrison: Quiet Storm", ''[[Mojo (periodico)|Mojo]]'', novembre 2014, pp. 66–73.
* {{en}} Howard Sounes, ''Down the Highway: The Life of Bob Dylan'', Doubleday (London, 2001; {{ISBN|0-385-60125-5}}).
* {{en}} Bruce Spizer, ''The Beatles Solo on Apple Records'', 498 Productions (New Orleans, LA, 2005; {{ISBN|0-9662649-5-9}}).
* {{en}} Gary Tillery, ''Working Class Mystic: A Spiritual Biography of George Harrison'', Quest Books (Wheaton, IL, 2011; {{ISBN|978-0-8356-0900-5}}).
* {{en}} Bob Woffinden, ''The Beatles Apart'', Proteus (Londra, 1981; {{ISBN|0-906071-89-5}}).
* {{en}} Bill Wyman, ''Rolling with the Stones'', Dorling Kindersley (London, 2002; {{ISBN|0-7513-4646-2}}).
{{colonne fine}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti musicaInducks|creator}}
 
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