Fronte occidentale (1914-1918) e XXV della campagna romana: differenze tra le pagine

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{{NN|arte|agosto 2017}}
{{vaglio|/2|arg=guerra|arg2=storia}}
{{Dubbio qualità|motivo=alcune fonti (Horne) non sufficientemente rimaneggiate, poca varietà nelle fonti utilizzate|argomento=guerra}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Guerra
|Nome del conflitto=Fronte occidentale
|Parte_di=della [[prima guerra mondiale]]
|Immagine=Western Front (World War I) 2.jpg
|Didascalia= Dall'alto a destra in senso orario: Royal Irish Rifles in trincea sulla [[Somme (dipartimento)|Somme]], luglio 1917; un soldato britannico soccorre un suo commilitone ferito; giovane soldato tedesco sul fronte occidentale, 1916 circa; fanti statunitensi armati di [[lanciafiamme]] attaccano un [[bunker]] tedesco; un [[Gotha G.IV]] sorvola le campagne francesi; colonna di Renault [[FT-17]] francesi nelle [[Argonne]], 1918 circa.
|Data=4 agosto [[1914]] - 11 novembre [[1918]]
|Luogo=[[Belgio]], [[Francia|Francia nordorientale]] e [[Confine tra la Francia e la Germania|confine franco-tedesco]].
|Casus=
|Mutamenti_territoriali=Cambiamenti nel confine franco-tedesco e riannessione dell'[[Alsazia-Lorena|Alsazia e Lorena]] alla Francia.
|Esito= Vittoria degli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]], collasso dell'[[Impero tedesco]] e proclamazione della [[Repubblica di Weimar]] in Germania
|Schieramento1={{bandiera|FRA}} [[Terza Repubblica francese|Francia]]<br />{{bandiera|GBR}} [[Impero britannico]]<br />
*{{AUS}}
*{{CAN 1868-1921}}
*{{IND 1858-1947}}<ref>{{en}} {{Cita libro|cognome=Corrigan |nome=Gordon |titolo=Sepoys in the Trenches: The Indian Corps on the Western Front 1914–1915 |editore=Spellmount Ltd.|anno=1999 |isbn=1-86227-354-5}}</ref>
*{{NZL}}<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.nzhistory.net.nz/node/1216 |titolo= New Zealand in the First World War|editore= New Zealand's History Online|accesso=28 agosto 2011}}</ref>
*{{ZAF 1910-1928}}
*{{Bandiera|Dominion di Terranova|nome}}
{{USA 1912-1959}}<br />{{BEL}}<br />{{RUS Impero}}<br />{{ITA 1861-1946}}<ref>{{Cita web|url=http://www.cimeetrincee.it/bligny.htm| titolo = TAIF: Truppe Ausiliarie Italiane in Francia| accesso=28 agosto 2011}}</ref><br />{{PRT}}<br />{{BRA}}<ref>{{Cita web|url=http://www.lagrandeguerra.net/ggdati1.html|titolo=Le principali nazioni coinvolte in guerra|accesso=28 agosto 2011}}</ref>
|Schieramento2={{DEU 1871-1918}}<br />{{AUT-HUN}}
|Comandante1={{bandiera|FRA}} [[Ferdinand Foch]] <small>(dal 1918)</small>
|Comandante2={{bandiera|DEU 1871-1918}} [[Helmuth Johann Ludwig von Moltke|Helmuth von Moltke]]<br />[[Erich von Falkenhayn]]<br />[[Paul von Hindenburg]]<br />[[Erich Ludendorff]]<br />[[Wilhelm Groener]]
|Effettivi1=
|Effettivi2=
|Perdite1='''Morti:''' 2.000.000+<br />
'''Feriti:''' 6.620.000+<br />
'''Civili:''' 450.000+
|Perdite2='''Morti:''' 590.599<br />
'''Feriti:''' 3.593.698<ref>{{cita libro|cognome=McRandle|nome=James H|curatore=James Quirk|titolo=The Blood Test Revisited: A New Look at German Casualty Counts in World War I|editore=The Journal of Military History|pp=667,701}}</ref><br />
'''Dispersi/prigionieri:''' 623.260
|Note=
}}
{{campagnabox Fronte Occidentale Grande Guerra}}
{{Campagnabox teatri della prima guerra mondiale}}
 
I '''XXV della campagna romana''' furono un sodalizio di artisti [[italia]]ni attivo fra il [[1904]] e il [[1930]], quando il gruppo fu sciolto dal regime fascista.<ref name="visitlazio.com">{{cita web|url=http://www.visitlazio.com/risultati-ricerca?title=i-xxv-della-campagna-romana&articleId=653494|titolo=I XXV della Campagna Romana su VisitLazio|accesso=17 agosto 2017}}</ref><ref name="treccani.it">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/venticinque/|titolo=Venticinque nell'Enciclopedia Treccani|accesso=17 agosto 2017}}</ref>
Il '''fronte occidentale''' è stato il teatro dell'inizio delle operazioni della [[prima guerra mondiale]], avvenuto nel 1914 quando l'[[Deutsches Heer (1871-1919)|esercito tedesco]] invase il [[Lussemburgo]] e il [[Belgio]] occupando poi importanti zone minerarie e industriali della [[Francia]] nordorientale. L'invasione tedesca, inizialmente rapida e apparentemente inarrestabile, venne poi fermata con la [[prima battaglia della Marna]] e le due parti in conflitto si attestarono allora lungo un'irregolare linea fortificata che si stendeva senza interruzioni dalle spiagge del [[mare del Nord]] sino alla frontiera [[svizzera]], linea che rimase essenzialmente invariata per la maggior parte della lunga guerra di posizione che ne derivò.
[[File:PONTE NOMENTANO ANIVITTI.jpg|thumb|[[Filippo Anivitti]], ''[[Ponte Nomentano]]'']]
[[File:Onorato Carlandi.jpg|miniatura|[[Onorato Carlandi]], ''Paesaggio della campagna romana'']]
Il gruppo era formato da venticinque artisti accomunati dal gusto di ritrarre dal vero la natura e che decisero di creare un nuovo sodalizio artistico, senza manifesti programmatici, senza regole condizionatrici, senza gerarchie oltre al ''Capoccetta'' a vita (il presidente) e a un ''Guitto'' (il segretario). La loro attività sociale era rappresentata dalla gita domenicale in aperta campagna - armati di tele e di pennelli - che si concludeva allegramente in trattoria, dove il dipinto più bello era premiato col rimborso del viaggio e del pranzo e con l'omaggio di un ferro di cavallo.
 
Quando un artista moriva o abbandonava il sodalizio, era rimpiazzato da un altro che doveva avere il ''placet'' di tutti gli altri. Così dai 25 originari alla fine si arrivò a 46, (poiché chi rinunciava, oppure moriva, veniva sostituito), ma il nome rimase immutato.<ref name="visitlazio.com"/>
Fra il 1915 e il 1918 su questo fronte ebbe luogo una serie di importanti offensive e controffensive, caratterizzate dal comune scopo delle due parti di rompere lo stallo e sfondare le linee avversarie per ricominciare la guerra di movimento. Tuttavia la preponderanza dei mezzi difensivi quali [[guerra di trincea|trinceramenti]], nidi di [[mitragliatrice|mitragliatrici]] e [[filo spinato]], rispetto alle obsolete tattiche offensive, causò invariabilmente gravi perdite alla parte attaccante. Il fronte occidentale vide quindi nel corso del conflitto l'introduzione di nuove tecnologie militari, tra cui le [[armi chimiche]] e i [[carro armato|carri armati]], ma fu solo con l'adozione di [[tattica militare|tattiche di combattimento]] più moderne che verso la fine della guerra si restaurò un certo grado di mobilità.
 
== Storia ==
Il fronte occidentale è assurto nel tempo a simbolo dell'intera prima guerra mondiale: nella [[cultura popolare]] la Grande Guerra è ancora immaginata come una guerra di trincea su terreno pianeggiante e clima temperato, anche se si combatté negli ambienti più vari, come le [[Alpi]] sul [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte italiano]], le [[steppa|steppe]] russe sul [[Fronte orientale (1914-1918)|fronte orientale]] o il [[deserto]] nella [[campagna della Mesopotamia]] anche perchè nonostante la natura statica, questo teatro si dimostrò decisivo per l'andamento generale del conflitto, dato l'enorme logorio di uomini e mezzi a cui furono sottoposte le due parti in lotta. L'avanzata delle armate [[Alleati della prima guerra mondiale|alleate]] nel 1918, dopo un estremo tentativo tedesco di sfondamento, persuase il governo di [[Guglielmo II di Germania]] dell'ineluttabile sconfitta e lo costrinse all'[[Armistizio di Compiègne|armistizio]].
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Sartorio Giulio Aristide, L'aratura di novembre o Buoi all'aratro (Vedute della campagna romana).jpg|thumb|[[Giulio Aristide Sartorio]], ''Buoi all'aratro'']]
Una sera, il 24 maggio 1904, siedono a tavola al "Pozzo di San Patrizio" - trattoria tipica sulla via Nomentana - un gruppo di artisti diversi per età, provenienza e scuola, ma tutti contrari alla pittura da cavalletto e uniti dalla passione di ritrarre dal vero le figure e i paesaggi della campagna romana.<ref>{{cita pubblicazione | nome=Lando |cognome=Scottoni |titolo=Definizione geografica della campagna romana |rivista=Atti dell'Accademia nazionale dei Lincei |città=Roma|SBN =IT\ICCU\TO0\0188657 |volume=Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, Rendiconti |anno=390 (1993) |mese=serie: 9, vol. 4, fasc. 4 }}</ref> Essi creano il primo nucleo di un sodalizio che decidono di chiamare "I Vassalli della campagna romana". Questi artisti in parte appartengono alla società ''[[In arte libertas]]'', nata nel 1886 per iniziativa di [[Giovanni Costa]] detto "Nino", per opporsi all'arte di maniera. Ma dopo la morte del maestro, ''[[In arte libertas]]'' langue. Quella sera, a cena in trattoria sono in sei:
* il pittore e illustratore [[Cesare Biseo]],
* il pittore e decoratore [[Giuseppe Cellini]],
* lo scultore [[Ettore Ferrari]], detto "Aquila reale",
* il pittore e acquerellista [[Paolo Ferretti (pittore)|Paolo Ferretti]], detto "Porchetto d'India",
* il pittore [[Edoardo Gioja]],
* e il pittore [[Alessandro Morani]],
[[File:Luigi Galvani's monument in Bologna 2.JPG|thumb|[[Adalberto Cencetti]], monumento a [[Luigi Galvani]], Bologna]]
Quella sera stessa sono associati, per diritto e per acclamazione:
* il pittore [[Alessandro Battaglia]], detto "Vitello marino",
* il pittore e acquerellista [[Lorenzo Cecconi]], detto "Gallo d'India", perché era stato in [[India]],
* lo scultore [[Adalberto Cencetti]],
* il pittore e decoratore [[Giovanni Costantini (pittore)|Giovanni Costantini]], detto "Grillo",
* il pittore [[Arturo Noci]],
* il pittore e scultore [[Giulio Aristide Sartorio]],
* e il poeta [[Cesare Pascarella]], detto "Scimpanzé" per l'agilità nel salto. Aveva studiato all'Accademia di Belle Arti e si dilettava di pittura.
[[File:GNAM - Sartorio 1904, camposanto di Ostia Antica P1100963.JPG|thumb|[[Giulio Aristide Sartorio]], ''Camposanto di [[Ostia Antica]]'', 1904]]
 
=== Dai 12 ai 25 artisti ===
== Premesse ==
Al primitivo gruppo aderiscono nei giorni successivi altri artisti:
=== La situazione in Francia ===
* il pittore [[Filippo Anivitti]], detto "Orso", perché sobrio nei discorsi,
I motivi dell'attacco tedesco hanno radici profonde, da ricercare nella riorganizzazione politica e militare di [[Terza Repubblica francese|Francia]] e [[Impero tedesco|Germania]] a seguito della [[guerra franco-prussiana]] del 1870.
* il pittore e acquerellista [[Raniero Aureli]], detto "Gallo cedrone", perché fiero della sua divisa da ufficiale,
* il pittore e scultore [[Romolo Bernardi]], detto "Triglia", per la barba e i baffi rossi,
* il pittore [[Cesare Bertolla]],
* l'artista [[Duilio Cambellotti]], detto "Torello", per il carattere fiero e selvatico,
[[File:Relief Bruno Campo dei Fiori n1.jpg|thumb|[[Ettore Ferrari]], monumento a [[Giordano Bruno]] a Campo dei Fiori]]
* il pittore [[Onorato Carlandi]], detto "Cicala", per la loquacità,
* il pittore [[Alberto Carosi]], detto "Carosetto" o "Cucciolo",
* il pittore e incisore [[Giuseppe Carosi]], detto "Bull dog", oppure "Cane bordò", in controtendenza al suo profilo greco,
* il pittore e calciatore [[Filiberto Corelli]], detto "Vannino",
* il pittore [[Umberto Coromaldi]], detto "Cefalo",
* il pittore [[Pompeo Fabri]], detto "Filugello",
* il pittore [[Carlo Ferrari (pittore)|Carlo Ferrari]], detto "Parrocchetto".
[[File:Giulio Aristide Sartorio, il circeo, 1909.JPG|thumb|[[Giulio Aristide Sartorio]], ''Il [[Circeo]]'', 1909]]
Il sodalizio è ora composto da 25 artisti. Dopo discussioni lunghe e animate, [[Onorato Carlandi]] {{Citazione necessaria|suggerisce (o impone)}} il nome: i ''XXV della campagna romana''.
 
=== Dai 25 ai 46 artisti ===
La Francia era uscita pesantemente sconfitta dalla guerra contro il [[Regno di Prussia]], divenuto "Impero tedesco" proprio durante il conflitto con la proclamazione il 18 gennaio 1871 nella [[Reggia di Versailles#La Galleria degli Specchi|Galleria degli Specchi della Reggia di Versailles]] del re [[Guglielmo I di Germania|Guglielmo I]] come ''[[Kaiser]]'' di Germania. L'esercito francese, afflitto da errori strategici, disorganizzazione e demoralizzazione, era stato pesantemente battuto e ridotto in sfacelo, come del resto la nazione stessa: finanziariamente in ginocchio, il paese si era ritrovato dilaniato da una [[Comune di Parigi (1871)|sanguinosa guerra civile]], mentre il trattato di pace finale impose la cessione alla Germania di [[Alsazia]] e [[Lorena (regione francese)|Lorena]], centri industriali nevralgici per l'Europa e la Francia, oltre al pagamento di 200 milioni di [[Sterlina britannica|sterline]] come indennità per i danni di guerra<ref name="cita|Horne|p. 9">{{cita|Horne|p. 9}}.</ref>.
Gli artisti trovano l'appoggio culturale e finanziario del conte e pittore [[Napoleone Parisani]], detto "Cane levriero", che è imparentato coi Bonaparte e con i [[Giuseppe Primoli|Primoli]] ed è grande collezionista di opere d'arte: si aggrega al sodalizio. Si aggiungono altri artisti, in tempi diversi:
* il pittore [[Maurizio Barricelli]],
* il pittore e incisore [[Marcello Boglione]],
* l'ingegnere [[Rodolfo Bonfiglietti]], detto "mufflone", ma anche "topografo" perché aveva realizzato il Traforo sotto il Quirinale,
* il pittore [[Enrico Coleman]], detto "Birmano",
* il pittore [[Giordano Bruno Ferrari]],
* il pittore [[Giuseppe Ferrari (pittore)|Giuseppe Ferrari]], detto "Aquila reale",
* il pittore e decoratore [[Vittorio Grassi]], detto "Lince",
* il pittore e incisore [[Giorgio Hinna]], detto "Lucciola",
* il pittore [[Camillo Innocenti]],
[[File:Parisani-Village.jpg|thumb|[[Napoleone Parisani]], ''Paesaggio'']]
* il pittore e incisore [[Laurenzio Laurenzi]],
* il pittore, illustratore e giornalista [[Carlo Montani]], detto "Tapiro", per la forma del naso,
* il pittore e decoratore [[Enrico Ortolani]], detto "Ragno ciancone",
* il pittore e incisore [[Filiberto Petiti]], detto "Gatto soriano",
* il pittore [[Luigi Petrassi]], detto "Il Gattone",
* il pittore [[Giuseppe Raggio (pittore)|Giuseppe Raggio]],
* il pittore [[Dante Ricci]], detto "Furetto",
* il pittore [[Carlo Romagnoli]],
* il pittore [[Angelo Rossi (pittore)|Angelo Rossi]], detto "Giraffa",
* il pittore e acquerellista [[Amedeo Simonetti]], in famiglia ''Momo'' e tra amici ''Cairate'' perché era stato in [[Egitto]], detto "Grillo",
* e il pittore e acquerellista [[Virgilio Simonetti]], detto "Gazzella".
[[File:Nino Costa - Donne che imbarcano legna ad Anzio.jpg|thumb|[[Giovanni Costa]], ''[[Donne che portano fascine a Porto d'Anzio]]'']]
 
=== La gita sociale ===
[[File:Les mobilisés parisiens devant la gare de l'Est le 2 août 1914.jpeg|thumb|left|Calca di persone pronte alla mobilitazione generale all'esterno della stazione parigina di [[Gare de l'Est]], 2 agosto 1914.]]
Entrano dunque in un periodo successivo altri artisti, alcuni dei quali avevano aderito alla associazione ''[[In arte libertas]]'', fondata nel 1886 e in pratica chiusa nel 1903, per la morte del fondatore [[Giovanni Costa]]. E alcuni avevano fatto anche parte della precedente associazione di Costa: la ''[[Scuola Etrusca]]''. Dai 25 artisti originari si arriva dunque a 46, ma il nome resta.<ref name="visitlazio.com"/><ref name="treccani.it"/>
 
La domenica i pittori sono all'aria aperta, negli spazi ampi e luminosi della campagna romana, a dipingere e a scattare fotografie. Partono da Roma con «cavalletti ombrelloni e tavolozze in spalla – tanto da essere scambiati in più di un'occasione per cacciatori, civettari, pescatori, cinematografari intenti a girare qualche esterno di un film – per una determinata località della Campagna Romana, alla ricerca di motivi ispiratori direttamente dal vero e nella loro vera luce».<ref>{{Cita| Mammucari 2005.}}</ref>
Negli anni seguenti la guerra, l'orgoglio nazionale francese e una nuova ventata di fiducia nell'esercito diedero slancio a una nazione ansiosa di rivincita verso il secolare nemico tedesco: fu il cosiddetto "sentimento di [[revanscismo]]", destinato a orientare in senso aggressivo la politica francese dell'ultimo scorcio di secolo<ref name="cita|Horne|p. 9"/>. I nuovi confini interponevano tra la Germania e [[Parigi]] appena 300&nbsp;km senza più alcuna vera barriera naturale come, in precedenza, il [[Reno]] e i [[Vosgi]]; perciò la Francia, dopo essersi ripresa economicamente e militarmente, iniziò la costruzione lungo la propria frontiera orientale di un forte sistema difensivo composto da due linee continue di forti: venne realizzato così il "[[sistema Séré de Rivières]]", così chiamato in onore dell'ideatore, generale del [[Genio militare|genio]] [[Raymond Adolphe Séré de Rivières]], che consisteva in una lunga linea fortificata avente il proprio fulcro principale nelle fortezze della zona di [[Verdun]].
 
Qualche volta prendono il treno, oppure il [[Tramvie dei Castelli Romani|tram dei Castelli]] e dopo poche stazioni sono già in aperta campagna. Se non si dirigono a sud, risalgono in treno lungo la costa, a fianco dell'[[Strada Statale Aurelia|Aurelia]]. Altre mete abituali e preferite sono: [[Settecamini]], [[Bagni di Tivoli]], Sette Bagni, [[Marcigliana]], [[Prima Porta]], [[Appia Antica]], Appia Pignatelli, [[Sacrofano]], [[Isola Sacra]] e [[Ponte Mammolo]].
La Francia visse a cavallo tra il XIX e il XX secolo un periodo di prosperità economica e di fervore culturale che fece affievolire i sentimenti revanscisti<ref name="cita|Horne|p. 13">{{cita|Horne|p. 13}}.</ref>; la perdita di Alsazia e Lorena fu compensata da un incremento dell'espansionismo coloniale in [[Africa]] e [[Indocina]], mentre in Europa la diplomazia francese puntò a stabilire intese difensive con l'[[Impero russo]] (sfociata nel 1891 nella cosiddetta "[[Alleanza franco-russa|duplice intesa]]") e con il [[Regno Unito]] (l<nowiki>'</nowiki>''[[Entente cordiale]]'' del 1904). L'esercito si rafforzò e riorganizzò copiando anche il vincente modello tedesco, in particolare per quanto riguarda l'introduzione della [[Servizio militare|leva obbligatoria]], ma subì un grave danno d'immagine con lo scoppio dell'[[Affare Dreyfus]] nel 1894, vicenda che polarizzò gli animi politici del paese per più di un decennio e portò a una forte campagna antimilitarista presso l'opinione pubblica<ref>{{cita|Winter|p. 34}}.</ref>.
[[File:Paesaggio della Campagna Romana by Giulio Aristide Sartorio.jpg|thumb|[[Giulio Aristide Sartorio]], ''Campagna Romana'']]
Immancabile è la sosta in trattoria, dove gli artisti portano i loro dipinti e li espongono alle pareti della sala, oppure sull'erba del cortile. L'opera migliore è premiata con il rimborso del viaggio e del pranzo al suo autore; si aggiunge il premio simbolico di un ferro da cavallo che passa, di settimana in settimana, da un vincitore all'altro.
 
Singoli artisti scelsero anche altre mete, secondo il loro gusto personale: la costa laziale dalle colline della [[Tolfa]] a [[Terracina]], con [[Anzio]] e [[Fiumicino]]; le [[Paludi Pontine]] e quelle di [[Maccarese]]; paesini arroccati sui monti, come [[Saracinesco]], [[Anticoli Corrado]]<ref>Il [[Civico museo di arte moderna]] di [[Anticoli Corrado]], creato nel 1935 per raccogliere opere di artisti che hanno visitato e illustrato il paese, conta oggi circa 200 opere, di artisti italiani e stranieri.</ref> e Ninfa. I pittori arrivarono anche sui [[Tratturo|tratturi]] d'[[Abruzzo]].
[[File:French generals.jpg|miniatura|upright=0.8|Da sinistra i generali [[Édouard de Castelnau|de Castelnau]], [[Joseph Joffre|Joffre]] e [[Paul Marie Cesar Gerald Pau|Pau]] nel 1914]]
 
In questo gruppo di 45 ci sono artisti anziani e affermati, ce ne sono altri giovani ma già noti, ci sono anche pittori adolescenti, portati ''in gita domenicale'' dal padre o dal fratello maggiore: questa caratteristica del gruppo spiega perché l'abitudine della pittura all'aria aperta, in campagna o sulle rive del mare, sia durato così a lungo, tra gli artisti di area romana.
Le correnti nazionaliste e revansciste francese ripresero vigore con le "[[crisi marocchine]]" del 1905 e del 1911 tra Francia e Germania, relative a contrasti coloniali circa il destino del [[Marocco]]: nel 1913 venne ripristinata la ferma di tre anni abolita dopo il caso Dreyfus, e un convinto revanscista originario della Lorena, [[Raymond Poincaré]], fu eletto [[presidente della Repubblica francese]]. L'esercito ritrovò vigore e sostegno popolare, e l'ardore nazionalistico portò a un radicale ripensamento delle concezioni strategiche che regolavano la difesa della nazione<ref name="cita|Horne|p. 16">{{cita|Horne|p. 16}}.</ref>: crebbe nelle file degli ufficiali francesi l'aggressiva teoria dell'"[[offensiva ad oltranza]]", ben illustrata dall'allora [[tenente colonnello]] [[Louis de Grandmaison]] che sostenne il principio secondo cui «se il nemico osava prendere l'iniziativa anche per un solo istante, ogni pollice di terreno doveva essere difeso fino alla morte e, se perduto, riconquistato con un contrattacco immediato anche se inopportuno<ref>{{cita|Horne|p. 18}}.</ref>»; in nome della "volontà di conquista" teorizzata da de Grandmaison, la Francia doveva assicurarsi la vittoria con l'impiego di truppe motivate lanciate in impetuosi attacchi alla [[baionetta]], «svolti col massimo ardore possibile»<ref name=Davis-466>{{cita|Davis|p. 466}}.</ref>.
 
<gallery caption="I luoghi della campagna romana">
Tale filosofia si combinò con un'esigenza prettamente politica (evitare che gli alleati russi dovessero assumersi tutto il peso del conflitto mentre i francesi si limitavano a difendere le loro frontiere) nell'elaborazione del principale piano operativo strategico previsto in caso di guerra con la Germania, il cosiddetto "[[Piano XVII]]": l'esercito francese avrebbe dovuto sferrare un massiccio attacco lungo la frontiera comune tra i due Stati, avanzando prima in Alsazia per conquistare [[Mulhouse]] e [[Colmar]] e raggiungere il corso del Reno, per poi attaccare a nord in Lorena fino a [[Coblenza]] e aprirsi la strada per il cuore della Germania; tutte le unità migliori sarebbero state concentrate in questa offensiva, lasciando a nord di Verdun solo deboli forze per presidiare le frontiere settentrionali della Francia<ref>{{Cita|Willmott|p. 29}}.</ref>. La realizzazione di questo ambizioso piano era affidata a un esercito di 700.000 effettivi in tempo di pace, incrementabile a 1.100.000 uomini con i riservisti di prima linea: il basso indice di natalità fu compensato applicando la leva obbligatoria a una percentuale maggiore della popolazione maschile (l'84% contro il 53% della Germania)<ref>{{Cita|Willmott|p. 53}}.</ref>; la filosofia basata sull'aggressione incurante della difesa, e soprattutto incurante delle intenzioni del nemico, fu instillata negli ufficiali e nei soldati in modo massiccio, tanto che allo scoppio della guerra l'esercito francese possedeva solo un numero limitato di armi campali di grosso [[Calibro (armi)|calibro]], armi ritenute adatte solo ad operazioni di difesa<ref name=Davis-466/>.
File:Carta campagna romana e feudi.jpg|Carta campagna romana e feudi
File:Ponte Nomentano, 1896.jpg|[[Giuseppe Primoli]], ''[[Ponte Nomentano]]'', foto 1896
File:Stazione Bagni di Tivoli.jpg|Stazione di [[Bagni di Tivoli]]
File:La Badia di Valvisciolo - notizie e ricerche (1905) (14801582003).jpg|[[Sermoneta]], La Badia di Valvisciolo (1905)
File:Provincia di Campagna - Stato della Chiesa.jpg|Provincia di Campagna (Stato della Chiesa)
File:Plan topographique de la campagne de Rome (5376031664).jpg|''Plan topographique de la campagne de Rome''
</gallery>
 
Nelle campagne romane, dove butteri e pecorai prolungavano antiche forme di civiltà, oltre a torri, ponti e casali, erano presenti grandiose vestigia di epoca romana, come tombe e acquedotti: erano parte integrante del paesaggio, insieme alle pecore e ai bufali. Gli artisti vivevano a contatto con una diversità culturale che si esprimeva anche nella sonorità dei momenti di festa e ricreavano sulla tela passi di danza, pifferi e tamburelli in dettaglio, gesti dei suonatori.
=== La situazione in Germania ===
{{Citazione|Una generazione che ha preso una bastonatura è sempre seguita da una che la dà<ref>{{cita|Horne|p. 11}}.</ref>|[[Otto von Bismarck]]}}
[[File:German soldiers in a railroad car on the way to the front during early World War I, taken in 1914. Taken from greatwar.nl site.jpg|thumb|left|Soldati tedeschi diretti verso il fronte durante le prime fasi dell'avanzata tedesca. I messaggi scritti sulla carrozza rivelano l'ottimismo tra i tedeschi di una guerra vittoriosa.]]
 
Le cariche sociali dei XXV consistevano nel ''Capoccetta'' a vita e nel ''Guitto'', cioè il segretario ''factotum'' che convocava gli associati, organizzava il viaggio domenicale e fissava il posto all'osteria. Coleman fu il primo ''Capoccetta'' e Carlandi il primo ''Guitto''. Alla morte di Coleman, Carlandi ne prese il posto, lasciando la segreteria ad Enrico Ortolani. Quando un associato abbandonava il sodalizio, oppure moriva, il suo posto veniva rimpiazzato da un nuovo artista, che doveva ottenere il ''placet'' da tutti gli altri.
Quello successivo alla guerra franco-prussiana fu un periodo di splendore per la Germania. L'accorta politica del [[Cancelliere del Reich]] [[Otto von Bismarck]] puntò a mantenere un equilibrio tra le grandi potenze europee, tenendo la Francia diplomaticamente isolata per soffocare le sue aspirazioni revansciste e stringendo a sé l'[[Impero austro-ungarico]] con un trattato di alleanza difensiva stipulato nel 1879 ("[[Duplice alleanza]]", divenuta "[[Triplice alleanza (1882)|Triplice alleanza]]" nel 1882 con l'aggiunta del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]) per scongiurare una guerra a est tra austro-ungarici e russi, in competizione per il dominio nei [[Balcani]]. Bismarck promosse l'intervento statale a protezione dell'industria nazionale, portando a una rapida rivoluzione industriale e a un conseguente ampio incremento demografico che portò la Germania a superare per la prima volta la Francia quanto a numero di abitanti; fu avviata anche una politica di espansione coloniale in Africa e nell'[[oceano Pacifico]], fatto che rese però più insicuri i rapporti tra Germania e Regno Unito nonostante i legami dinastici che li univano<ref name=Winter-31>{{cita|Winter|p. 31}}.</ref>.
 
Il vecchio sonetto di Cesare Pascarella ''Er fattaccio'', riproduce l'atmosfera di quelle scampagnate romane:
L'ascesa al trono del nuovo ''Kaiser'' [[Guglielmo II di Germania]] nel 1888 portò a un drastico cambio di politica, sancito dalle dimissioni di Bismarck nel 1890: convinto che l'accrescere il peso geopolitico della Germania sulla scena mondiale richiedesse una maggior forza militare, il nuovo monarca promosse una politica estera volutamente aggressiva e un forte incremento delle spese militari, culminate in un ambizioso programma di costruzioni navali volto a creare una flotta da battaglia capace di competere alla pari con quella britannica; questa politica finì con il rafforzare l'immagine di una Germania come potenza aggressiva, favorendo la stipula delle alleanze difensive tra Francia, Russia e Regno Unito e accrescendo di conseguenza il senso di accerchiamento della stessa Germania<ref name=Winter-31 />.
 
{{Citazione| Erimo venticinque in compagnia<br />De li soni. Fu un pranzo prelibato.<br />Dopo pranzo fu fatta un'allegria<br />Tutti a panza per aria immezzo ar prato<br />A l'aria aperta, e dopo avè ballato,<br />Ritornassimo in giù all'avemaria. }}
La costruzione del sistema di fortificazioni francese "Séré de Rivières", in grado di ostacolare un attacco portato lungo le tradizionali direttrici d'invasione, e il costituirsi dell'alleanza tra Francia e Russia obbligarono alla fine del XIX secolo lo stato maggiore tedesco a dover prendere in considerazione piani bellici per vincere un conflitto combattuto su due fronti. Nei primi anni del nuovo secolo prese così forma il cosiddetto "[[piano Schlieffen]]" (dal nome del suo ideatore, l'allora capo di stato maggiore [[Alfred von Schlieffen]]): contando sulla lentezza delle procedure di mobilitazione dei russi, che lasciavano alla Germania sei settimane di tempo dalla dichiarazione di guerra prima di dover affrontare un'offensiva nemica a est, le principali forze tedesche dovevano essere concentrate a ovest per battere i francesi in una sorta di "[[guerra lampo]]"; per fare ciò, le forti difese al confine franco-tedesco dovevano essere aggirate da nord penetrando nei territori dei neutrali [[Belgio]] e [[Lussemburgo]], da cui poi dilagare nella Francia settentrionale per andare a colpire alle spalle le forze nemiche ammassate contro l'Alsazia e la Lorena<ref>{{Cita|Willmott|p. 31}}.</ref>.
 
I XXV della campagna romana furono sciolti il 12 novembre 1930, per infiltrazioni massoniche di cui era accusato Ettore Ferrari, gran Maestro 33, e con questa scusa: «Da XXV a 33: il passo è breve.»<ref>Le circostanze sono state ampiamente raccontate, in più occasioni, da Renato Mammucari che raccolse anche le testimonianze di Virgilio Simonetti - l'ultimo dei "̥25" - al quale si deve anche il ricordo di molti dei soprannomi. Nel raccontare quelle vicende della sua giovinezza, afferma Mammuccari, Virgilio Simonetti si commuoveva.</ref>
L'incremento demografico registrato nella seconda metà del XIX secolo consentiva alla Germania di mettere in campo un esercito numeroso: una legge del 1913 autorizzava per l'esercito tedesco ([[Deutsches Heer (1871-1919)|Deutsches Heer]]) una forza in tempo di pace di 870.000 uomini, ma ricorrendo ai riservisti di prima linea nell'agosto 1914 furono messi subito in azione 1.700.000 soldati, affiancati poi da altri 1.800.000 riservisti di seconda linea e 4.250.000 civili in età di leva non ancora addestrati; lo sviluppo di una rete ferroviaria all'avanguardia consentiva una velocità di mobilitazione superiore a quelle delle altre nazioni europee e quattro volte più veloce di quella già elevata messa in mostra durante la guerra franco-prussiana, rendendo di fatto possibile per i tedeschi iniziare le operazioni belliche a partire dal giorno stesso della dichiarazione di guerra. Le forze armate godevano di un enorme prestigio popolare, ed erano per molti aspetti indipendenti dal controllo del governo civile<ref>{{Cita|Willmott|p. 28}}.</ref>; l'esercito tuttavia non aveva granché modernizzato la propria organizzazione interna, specie riguardo alla selezione degli ufficiali: il sistema classista vigente in Germania poteva ostacolare le carriere di validi ufficiali di origine [[Borghesia|borghese]] (come [[Erich Ludendorff]]) a favore di personalità meno brillanti ma appartenenti alla nobiltà come [[Helmuth Johann Ludwig von Moltke|von Moltke il giovane]]<ref>{{cita|Horne|p. 15}}.</ref>.
 
Alcuni di questi artisti, tra cui [[Giovanni Costantini (pittore)|Giovanni Costantini]], [[Vittorio Grassi]], [[Raniero Aureli]], [[Maurizio Barricelli]] e [[Camillo Innocenti]], aderirono anche alla [[Secessione Romana]].
=== La situazione nel Regno Unito ===
[[File:Kitchener-leete.jpg|thumb|left|upright|Il famoso manifesto britannico per l'arruolamento, con l'immagine dell'allora ministro della Guerra, Lord [[Horatio Herbert Kitchener, I conte Kitchener|Horatio Kitchener]].]]
 
Artisti che si sono ispirati alla pittura dal vero dei ''XXV della campagna romana'' dopo il 1930, quando il gruppo viene sciolto, sono stati, tra altri, [[Rinaldo Caressa]] e [[Giuseppe Malagodi]]. Nel 2004, in occasione del centenario della nascita del gruppo, l'[[Accademia Nazionale di San Luca|Accademia di San Luca]] ha organizzato una mostra.
L'inizio del XX secolo vedeva ancora il Regno Unito esercitare un ruolo egemone nel consesso delle grandi potenze mondiali: l'[[Impero britannico]] dominava su un quinto della superficie terrestre, e la sua vasta rete commerciale gli garantiva forti introiti economici; l'Inghilterra continuava a essere una delle zone più industrializzate del mondo, anche se iniziava ad accusare la concorrenza di Germania e [[Stati Uniti d'America]]<ref name=Winter-39>{{cita|Winter|p. 39}}.</ref>. Tradizionalmente, la diplomazia britannica favoriva il mantenimento dell'equilibrio tra le grandi potenze europee, ovvero la conservazione di quello ''[[status quo]]'' che vedeva il Regno Unito primeggiare su tutti i suoi concorrenti; l'affermazione della Germania come grande potenza continentale e la decisione tedesca di avviare vasti programmi di riarmo navale che minavano la supremazia britannica sui mari, vitale per la sicurezza dell'impero, minarono questo stato di cose: fallito tra il 1898 e il 1901 il tentativo di arrivare a un'intesa anglo-tedesca, [[Londra]] iniziò a guardare ai rivali della Germania<ref>{{cita|Willmott|p. 20}}.</ref>.
 
<gallery caption="Alcune opere dei XXV della Campagna Romana">
Nel 1904 Francia e Regno Unito stipularono una "intesa cordiale" (''[[Entente cordiale]]'') per comporre le loro dispute coloniali su [[Egitto]] e Marocco, e dal 1906 diedero vita a consultazioni bilaterali su questioni militari; nel 1907 invece il Regno Unito firmò [[Accordo anglo-russo per l'Asia|un accordo]] con la Russia che proponeva di dirimere tra i due paesi le antiche dispute per i territori della [[Persia]] e dell'[[Afghanistan]]. Questo sistema di accordi sfociò nella cosiddetta "[[Triplice intesa]]", che si contrapponeva alla Triplice alleanza capitana dalla Germania<ref name="M.Gilbert p. 17">{{cita|Gilbert|p. 17}}.</ref>. Nel 1911 il Regno Unito appoggiò apertamente la Francia contro la Germania nel corso della [[crisi di Agadir|seconda crisi marocchina]], con i britannici che minacciarono di aprire le ostilità se i tedeschi non avessero desistito dai loro propositi; la mossa funzionò ma il rancore che sedimentò nell'animo dei tedeschi fu enorme<ref>{{cita|Gilbert|pp. 19, 20}}.</ref>.
File:Tevere Dragoncello.jpg|[[Giulio Aristide Sartorio]], ''[[Tevere]] a Dragoncello''
File:Parisani-River.jpg|[[Napoleone Parisani]], ''Fiume''
File:Horses drinking from a stone trough, by Enrico Coleman.jpg|[[Enrico Coleman]], ''Cavallo che beve''
File:Vittorio Grassi - Vita Nuova, pag. 4, facsimile.jpg|[[Vittorio Grassi]], ''Vita Nuova''
File:Brooklyn Museum - The Green Shawl (Lo scialle verde) - Camillo Innocenti - overall.jpg|[[Camillo Innocenti]], ''Lo scialle verde''
File:Nino Costa – Campagna 1855.jpg|[[Giovanni Costa]], ''Campagna'', 1855
File:Simonetti - Rothaarige Frau öffnet gespannt den Liebesbrief.jpg|[[Amedeo Simonetti]] detto ''Momo'', ''La lettera''
File:Pascarella 1901.jpg|[[Vittorio Corcos]], ritratto di [[Cesare Pascarella]], 1901
File:Galleria Sciarra 05 (fcm).jpg|[[Giuseppe Cellini]], affreschi alla [[Galleria Sciarra]]
File:Eduardo Gioja Elena von Montenegro 1913.jpg|[[Edoardo Gioja]], ''[[Elena di Montenegro]]'', 1913
File:Galleria CAM - Cambellotti, Conca dei bufali P1060643.JPG|[[Duilio Cambellotti]], ''Conca dei bufali''
File:Ava, Viscountess Waverley by Napoleone Parisani.jpg|[[Napoleone Parisani]], ''Ava Viscountess Waverley''
File:Giulio Aristide Sartorio - Malaria.jpg|[[Giulio Aristide Sartorio]] ''Malaria''
File:Parisani-Selfportrait.jpg|[[Napoleone Parisani]], ''Autoritratto''
File:Giuseppa raggio, scappata di cavalli nella campagna romana, 1892, 02.jpg|[[Giuseppe Raggio (pittore)|Giuseppe Raggio]], ''Scappata di cavalli nella campagna romana'', 1892
File:Duilio cambellotti, vaso con i corvi, 1927, bucchero (2).jpg|[[Duilio Cambellotti]], ''Vaso con i corvi'', 1927, bucchero
</gallery>
 
=== La ''mal'aria'' ===
[[File:UPS Epsom High Street Sep 19th 1914.JPG|miniatura|Lunga fila di volontari nel [[Surrey]], il 9 settembre 1914]]
In una famosa fotografia di [[Oreste Sgambati]] si vedono, seduti nell'Omnibus del [[Caffè Greco]], [[Cesare Bertolla]], [[Carlo Ferrari (pittore)|Carlo Ferrari]], [[Enrico Coleman]], [[Cesare Biseo]], [[Alessandro Morani]], [[Onorato Carlandi]], [[Vincenzo Cabianca]], [[Cesare Pascarella]] e Alessandro Coleman. Sgambati accompagnava sovente il gruppo dei pittori, nelle loro gite domenicali nell'Agro Romano e nella Campagna romana. Si meritò anche il soprannomeː "cornacchiolo" e, per essere chirurgo, era anche detto "archiatra".
 
Sgambati era anche il fotografo che seguiva il peregrinare, nelle zone paludose intorno a Roma, del dottor [[Angelo Celli]] e del giornalista [[Giovanni Cena]]. Nel 1904 il dottor Angelo Celli aveva fondato la "Società per gli studi contro la [[malaria]]", come aiuto alla distribuzione del ''chinino di Stato'' attraverso gli spacci per sale e tabacchi. Seguì la creazione dell'ente nazionale ''Le Scuole per i Contadini dell'[[Agro Romano]] e le [[Paludi Pontine]]''. Un opuscolo di Celli<ref>{{Cita libro| Angelo | Celli | Come vive il campagnolo nell'agro romano: note ed appunti illustrati con fotografie | 1904 | Società editrice nazionale | Roma|SBN =IT\ICCU\CUB\0178068}}</ref> aveva mosso l'interesse della stampa, soprattutto del giornalista Giovanni Cena che iniziò a battersi per l'alfabetizzazione dell'Agro Pontino e per la lotta alla malaria. Al progetto aderì [[Duilio Cambellotti]] che decorò le mura di una scuola elementare rurale.
Benché in patria la stampa popolare alimentasse l'ostilità verso i tedeschi e vari scrittori, giornalisti, ammiragli e deputati manifestassero apertamente il timore che la Germania acquisisse la superiorità sui mari<ref name="M.Gilbert p. 17" />, i governi di Londra e [[Berlino]] tentavano ancora di evitare una guerra tra di loro: l'allora ministro della Marina britannico [[Winston Churchill]] propose che i due Paesi si accordassero per una tregua nel riarmo navale, offerta prontamente rifiutata dal ''Kaiser''<ref>{{cita|Gilbert|p. 21}}.</ref>, e nonostante il gelo anglo-tedesco il 13 agosto 1913 Regno Unito e Germania si accordarono segretamente sulla creazione di sfere di influenza nei possedimenti [[Portogallo|portoghesi]] in Africa e sullo sfruttamento della [[ferrovia di Baghdad]] in modo da condividerne i vantaggi<ref>{{cita|Gilbert|pp. 26,27}}.</ref>. Ma nell'estate del 1914 la situazione diplomatica precipitò inaspettatamente: nel giugno 1914, durante la "[[Settimana di Kiel|settimana velica di Kiel]]" a cui partecipava una squadra di navi da guerra britanniche, il ''Kaiser'' fu informato dell'[[attentato di Sarajevo|assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando]] e abbandonò in tutta fretta i festeggiamenti per tornare a [[Potsdam]]; poco più di un mese e mezzo dopo i tedeschi invasero il Belgio, atto che spinse il Regno Unito a entrare in guerra per riaffermare il suo formale impegno a garantire la neutralità belga: in poco tempo due paesi legati da parentele dinastiche e da diversi trattati economici impegnarono la quasi totalità delle proprie energie con l'obiettivo di distruggersi a vicenda<ref>{{cita|Jürgs|pp. 15,16,17}}.</ref>.
 
Aspetti di povertà estrema nelle campagne intorno a Roma ed effetti tragici della malaria entrarono nell'ottica di alcuni artisti, tra i ''XXV della campagna romana''. In particolare si interessarono a temi sociali e sanitari [[Giulio Aristide Sartorio]], [[Cesare Bertolla]] e [[Giuseppe Raggio (pittore)|Giuseppe Raggio]] - autore di quadri che erano vere denunce di mala sanità e di lavoro disumano. Si deve a questi, e ad altri artisti, la diffusione ulteriore di conoscenze su drammatici aspetti sociali e sanitari, presenti nelle campagne.
Tradizionalmente la difesa delle [[Isole britanniche]] da un'invasione straniera era responsabilità della marina militare, lasciando alle forze terrestri un ruolo più secondario. Senza la necessità di disporre di un'enorme armata terrestre con cui confrontarsi con gli altri stati europei, il Regno Unito era l'unica delle grandi potenze a non adottare un sistema di leva militare obbligatoria della popolazione: il [[British Army]] era una forza composta interamente di professionisti offertisi per un servizio volontario, e sebbene ciò garantisse soldati eccellentemente addestrati e motivati faceva sì che l'organico in tempo di pace dell'esercito non superasse i 250.000 uomini. Le intese diplomatiche siglate dal Regno Unito con francesi e russi erano più accordi di amicizia che veri e propri trattati di alleanza, e non comportavano formalmente alcun obbligo di un coinvolgimento britannico in una guerra continentale; tuttavia, agendo quasi di sua personale iniziativa, il vice-capo dello stato maggiore britannico [[Henry Hughes Wilson]] elaborò un piano per l'invio in Francia di un corpo di spedizione britannico forte di 150.000 uomini nel giro di poche settimane dallo scoppio di una guerra: le forze britanniche si sarebbero schierate nella Francia settentrionale, pronte a collaborare all'avanzata francese in Lorena o a controbattere eventuali incursioni tedesche in Belgio<ref>{{cita|Willmott|pp. 31, 60}}.</ref>.
 
== Si aprono le ostilità ==
{{vedi anche|crisi di luglio}}
[[File:66e RI (2).JPG|thumb|Un reparto di fanteria francese in marcia verso il fronte.]]
 
La rigidità del piano Schlieffen e la tassatività della sua tabella di marcia condizionavano pesantemente le scelte politiche del governo di Berlino: una volta che la Russia avesse avviato la sua lenta procedura di mobilitazione, ogni giorno di attesa era un giorno regalato ai russi perché completassero la radunata delle loro armate, e quindi un giorno in meno a disposizione dei tedeschi per battere i francesi e concentrarsi a est per lo scontro finale. La prospettiva di un conflitto limitato a Russia e Germania non era ritenuta credibile: anche qualora la Francia avesse scelto la strada politicamente impraticabile di non tenere fede ai suoi impegni formali con gli alleati russi, la tentazione di attaccare in Alsazia e Lorena approfittando del concentramento dell'esercito tedesco a est sarebbe stata troppo forte; per i tedeschi, una guerra tra Germania e Russia avrebbe necessariamente comportato una guerra tra Germania e Francia, per la quale il piano Schlieffen era l'unica prospettiva di risoluzione vittoriosa<ref>{{cita|Winter|pp. 27-28}}.</ref><ref>{{cita|Gilbert|pp. 44, 45}}.</ref>.
[[File:German infantry 1914 HD-SN-99-02296.JPEG|thumb|La fanteria tedesca avanza verso le linee nemiche, 7 agosto 1914.]]
 
La dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria al [[Regno di Serbia]] il 28 luglio 1914, cui seguì la reazione russa con l'ordine di mobilitazione parziale dei distretti militari al confine russo-austriaco firmata dallo zar il 29 luglio, innescò il meccanismo tedesco per l'entrata in guerra: la mossa russa doveva avere un significato più diplomatico che militare, ma quando fu accompagnata dall'ordine di mobilitazione generale il 30 luglio (una risposta al bombardamento austro-ungarico della capitale serba) le autorità militari tedesche premettero sul governo per dare corso ai piani di guerra nazionali. Il 31 luglio la Germania inviò un [[ultimatum]] alla Russia (chiedendo la sospensione di ogni preparativo militare) e alla Francia (invitando il paese a restare neutrale e a cedere come garanzia le città fortificate di [[Toul]] e [[Verdun]]), che furono prevedibilmente respinti; il 1º agosto, mentre Berlino dichiarava formalmente guerra alla Russia, sia la Germania che la Francia avviavano la mobilitazione generale<ref>{{cita|Willmott|p. 27}}.</ref>.
 
L'attuazione del piano Schlieffen fu immediata: il 2 agosto truppe tedesche invasero il Lussemburgo, mentre alcune pattuglie attraversarono la frontiera francese dando luogo a sporadici scontri; a [[Joncherey]], vicino al confine svizzero-tedesco, il caporale [[Jules-André Peugeot]] rimase ucciso in uno scontro con un gruppo di tedeschi: fu la prima vittima della guerra. Quello stesso 2 agosto la Germania inviò un ultimatum al Belgio, concedendo dodici ore di tempo per acconsentire al passaggio sul suo territorio delle truppe tedesche; i belgi rifiutarono. Il giorno seguente la Germania dichiarò guerra alla Francia, e in ottemperanza al piano Schlieffen le truppe tedesche si apprestarono a varcare il confine belga<ref name="cita|Gilbert|p. 46">{{cita|Gilbert|p. 46}}.</ref>; la dichiarazione di guerra della Germania al Belgio il 4 agosto spinse il Regno Unito ad agire: firmataria del [[trattato dei XXIV articoli]] del 1839 che garantiva la neutralità e la protezione del Belgio in caso di attacco<ref>{{cita|Albertini|Vol. III pp. 393-394}}.</ref>, Londra inviò un ultimatum ai tedeschi chiedendo loro di ritirarsi. La Germania non aveva scelta: il piano globale di guerra su due fronti era già in atto e sette ore prima della scadenza dell'ultimatum britannico le truppe tedesche oltrepassarono la frontiera belga; di conseguenza alle 23:00 del 4 agosto il Regno Unito dichiarò guerra alla Germania<ref>{{cita|Gilbert|pp. 51-52}}.</ref>.
 
=== L'invasione del Belgio e della Francia ===
{{vedi anche|invasione tedesca del Belgio (1914)|battaglia delle frontiere|grande ritirata}}
[[File:Fort-loncin.jpg|thumb|[[Fort de Loncin]], uno dei forti intorno a Liegi, semidistrutto dopo l'assedio tedesco dell'agosto 1914.]]
 
[[Occupazione del Lussemburgo nella prima guerra mondiale|Occupato senza colpo ferire]] il Lussemburgo il 2 agosto, le armate tedesche dilagarono nelle regioni orientali del Belgio a partire dal 4 agosto seguente; l'esercito belga, con appena 117.000 uomini sotto le armi, ripiegò dietro la protezione del fiume [[Mosa (fiume)|Mosa]] e dell'anello di fortificazioni che cingeva la città di [[Liegi]]. L'alto comando francese aveva preso in considerazione la possibilità di un'invasione del Belgio da parte dei tedeschi onde aggirare le forti difese al confine comune, ma riteneva che la mossa sarebbe stata limitata alla regione delle [[Ardenne]] a oriente della Mosa e che non avrebbe interessato l'intero paese: di conseguenza, solo la 5ª Armata del generale [[Charles Lanrezac]] fu mossa in avanti in sostegno dei belgi. I primi contingenti della [[British Expeditionary Force]] (BEF) al comando di Sir [[John French]] sbarcarono in Francia il 6 agosto, ma il grosso delle forze britanniche doveva ancora essere radunato e traghettato di là dalla [[La Manica|Manica]]<ref>{{cita|Willmott|pp. 40-41}}.</ref><ref name="cita|Gilbert|p. 46"/>; ad ogni modo, in dieci giorni furono sbarcati 120.000 uomini senza che una sola vita o una sola nave andassero perdute, non avendo la [[Kaiserliche Marine]] tedesca mai tentato di ostacolare le operazioni{{#tag:ref|Il ministero della marina tedesco era sicuro di riuscire ad impedire ai britannici di raggiungere i porti francesi e belgi, ma quando gli ammiragli comunicarono al capo di stato maggiore von Moltke che avrebbero potuto fermare le truppe britanniche durante la traversata, questi si oppose osservando: «Non è necessario, anzi sarà tanto di guadagnato per noi se le armate occidentali riusciranno a sistemare in un sol colpo anche gli inglesi insieme ai francesi e ai belgi»<ref>{{cita|Gilbert|p. 53}}.</ref>.|group=N}}.
 
[[File:Esercito tedesco agosto 1914.jpg|thumb|upright=1.8|left|L'esercito tedesco in marcia verso occidente nell'agosto 1914.]]
 
La prima fase dei combattimenti sul fronte occidentale divenne nota collettivamente come "[[battaglia delle Frontiere]]". I tedeschi [[battaglia di Liegi|catturarono]] il centro abitato di Liegi già il 6 agosto, ma l'anello di fortificazioni che lo circondava oppose una resistenza ostinata piegata solo dall'intervento dell'artiglieria pesante che demolì una piazzaforte dopo l'altra: l'ultimo contingente della guarnigione belga capitolò solo il 16 agosto<ref>{{cita|Gilbert|p. 55}}.</ref>. Contemporaneamente, l'attuazione del piano XVII francese si era risolta in una disfatta completa: nonostante un iniziale successo, la [[battaglia di Mulhouse]] (7-10 agosto) si concluse con una sconfitta per i francesi, e un ancor più grave fallimento fu riportato nel corso della seguente [[battaglia di Lorena]] (14-25 agosto). Gli attacchi frontali francesi condotti secondo la dottrina dell'"offensiva a oltranza" si infransero contro le fortificazioni e le mitragliatrici dei tedeschi, lasciando sul terreno centinaia di migliaia di uomini: in Lorena i tedeschi passarono anche al contrattacco e solo a fatica i francesi riuscirono a bloccarli lungo la linea Verdun-[[Nancy]]-[[Belfort]] grazie ai sacrifici della 2ª Armata francese guidata da [[Édouard de Castelnau]] nel corso della [[battaglia del Gran Couronné]] (4-13 settembre)<ref>{{cita|Gilbert|pp. 71, 73}}.</ref><ref>{{Cita|Willmott|p. 41}}.</ref>.
 
Dopo la caduta di Liegi, la maggior parte dell'esercito belga si ritirò verso nord alla volta della piazzaforte di [[Anversa]]: [[Bruxelles]] fu occupata dai tedeschi senza colpo ferire il 20 agosto ma i belgi non rinunciarono a condurre alcune azioni ritardanti dell'avanzata nemica, come la [[battaglia di Haelen]] il 12 agosto; la frustrazione per i ritardi dell'avanzata e per gli attacchi di presunti "[[franco tiratore|franchi tiratori]]" spinsero le truppe tedesche a condurre una serie di atrocità nei confronti della popolazione civile belga, azioni poi note collettivamente come "[[stupro del Belgio]]"<ref>{{Cita|Willmott|p. 42}}.</ref>. Dal 17 agosto i tedeschi furono impegnati in [[Assedio di Namur (1914)|un altro assedio]] diretto alla fortezza belga di [[Namur]], seconda in grandezza solo a Liegi, che cadde in mano tedesca il 24 agosto<ref>{{cita|Griess|pp. 22-24, 25-26}}.</ref>.
 
All'alba del 21 agosto, su un'ampia fascia centrale del territorio belga, tre armate tedesche (la 1ª Armata al comando di [[Alexander von Kluck]], la 2ª al comando di [[Karl von Bülow]] e la 3ª guidata da [[Max von Hausen]]) erano stabilmente schierate a metà del percorso che le divideva dai porti di [[Ostenda]] e [[Dunkerque]], con altre due armate (la 4ª di [[Alberto di Württemberg]] e la 5ª del [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|principe ereditario Guglielmo]]) in avanzata nelle Ardenne attraverso il Lussemburgo; a questa avanzata si opponevano tre eserciti: i belgi attestati a [[Namur]], i francesi a [[Charleroi]] (la 5ª Armata di Lanzerac) e nelle Ardenne (la 3ª di [[Pierre Xavier Emmanuel Ruffey]] e la 4ª di [[Fernand de Langle de Cary]]) e i britannici della BEF a [[Mons]] (questi ultimi arrivati nello stesso momento in cui la 1ª armata di von Kluck puntava a sud verso la frontiera francese). Tra il 21 e il 23 agosto questa massa di uomini si affrontò in tre scontri distinti e contemporanei: la BEF ebbe il suo battesimo del fuoco nella [[battaglia di Mons]], resistendo con inaspettata tenacia ma venendo infine costretta a ripiegare dal semplice peso numerico delle forze tedesche<ref>{{cita|Gilbert|pp. 78-79, 81}}.</ref>; i francesi invece subirono due chiare sconfitte nella [[battaglia di Charleroi]] e nella [[battaglia delle Ardenne (1914)|battaglia delle Ardenne]].
[[File:Infanterie-française-rol.jpg|thumb|Fanteria francese all'assalto durante la [[prima battaglia della Marna]].]]
 
Battuti su tutto il fronte, gli anglo-francesi dovettero dare vita a una "[[grande ritirata]]" verso sud: il 24 agosto i tedeschi varcarono il confine franco-belga e iniziarono [[Assedio di Maubeuge|l'assedio]] della piazzaforte francese di [[Maubeuge]], capitolata poi il 7 settembre, mentre le forze campali della BEF e della 5ª Armata francese dovettero sostenere due violente azioni di retroguardia [[Battaglia di Le Cateau|a Le Cateau]] (26 agosto) e [[Battaglia di San Quintino (1914)|a San Quintino]] (29-30 agosto)<ref>{{cita|Willmott|p. 43}}.</ref>. L'avanzata tedesca era irresistibile: il 30 agosto le forze anglo-francesi erano state respinte oltre l'[[Aisne (fiume)|Aisne]] e continuavano a ritirarsi verso la [[Marna (fiume)|Marna]], al punto che il 2 settembre il governo francese lasciò Parigi e si rifugiò a [[Bordeaux]]; la fortuita cattura di alcuni documenti tedeschi{{#tag:ref|Alle 23 del 1º settembre l'alto comando francese ricevette dallo spionaggio un'informazione preziosa. Un ufficiale tedesco della 1ª armata, dopo aver sbagliato strada, si imbatté in una pattuglia francese che lo uccise; questi in tasca aveva una mappa con l'esatta posizione delle truppe di von Kluck e soprattutto le direttrici di avanzata<ref>{{cita|Gilbert|p. 91}}.</ref>.|group=N}} consentì però agli anglo-francesi di apprendere che i tedeschi non avrebbero attaccato Parigi puntando verso sud ma si sarebbero diretti verso sud-ovest contro i britannici, e decisero quindi di attestarsi sulla Marna, facendone saltare tutti i ponti<ref>{{cita|Gilbert|pp. 83,89,91}}.</ref>.
 
=== Il "miracolo della Marna" ===
{{vedi anche|prima battaglia della Marna}}
Il 3 settembre l'esercito tedesco giunse a 40 chilometri da Parigi{{#tag:ref|Alcune pattuglie di cavalleggeri tedeschi si spinsero addirittura fino a [[Ecouen]], a soli 13 chilometri dalla capitale<ref>{{cita|Gilbert|p. 93}}.</ref>.|group=N}}, ma inseguendo gli anglo-francesi in ritirata, gli invasori persero l'occasione di espugnare la capitale, e si lasciarono trascinare a est di Parigi e a sud della Marna dove gli Alleati si preparavano ad ingaggiare battaglia. La [[prima battaglia della Marna|battaglia della Marna]] iniziò il 5 settembre e i tedeschi ormai esausti e indeboliti furono sopraffatti dai contrattacchi anglo-francesi e il 13 respinti oltre l'Aisne, ritirandosi di quasi 100 chilometri dall'inizio della battaglia<ref>{{cita|Gilbert|pp. 93,101}}.</ref>.
 
Le ferrovie che servivano i territori conquistati non erano all'altezza del compito di trasportare le ingenti quantità di rifornimenti indispensabili all'avanzata delle armate tedesche; né potevano sollevare il soldato dalla fatica di marciare 50 o 60&nbsp;km al giorno. I rifornimenti che raggiungevano i posti di smistamento ferroviario tendevano a rimanervi bloccati, e nonostante l'apertura di nuove strade i veicoli a disposizione non riuscivano a soddisfare le esigenze di cinque armate. Dal punto di vista operativo, ogni giorno che passava portava il fronte sempre più vicino a Parigi: quest'area ospitava invece una fitta rete di ferrovie che dava ai francesi la possibilità di muovere le proprie truppe molto rapidamente. Durante la battaglia, la comparsa di truppe anglo-francesi in punti imprevisti costrinse lo stato maggiore tedesco ad autorizzare una ritirata generale<ref>{{cita|Gudmundsson|pp. 82,83}}.</ref>.
La battaglia della Marna, durata quattro giorni, decretò la fine del piano Schlieffen e cancellò per sempre la possibilità di una rapida vittoria tedesca sul fronte occidentale. I contendenti cercarono allora di riprendere la guerra di manovra, ma uno spostamento del fronte verso sud era sconsigliato (la neutralità della Svizzera lo impediva): l'unico spazio disponibile era quindi a nord<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 83}}.</ref>.
 
[[File:Inondation Ramskapelle.jpg|thumb|left|Durante le fasi finali della "corsa al mare" gli Alleati ricorsero ad allagamenti di ampi territori per impedire l'avanzata delle truppe tedesche. In questa foto, territori allagati nei pressi di [[Nieuwpoort|Ramskappelle]].]]
 
=== La corsa al mare ===
{{vedi anche|corsa al mare|prima battaglia di Ypres|battaglia dell'Yser}}
In seguito all'arretramento tedesco le forze contrapposte tentarono di aggirarsi reciprocamente sul fianco nella cosiddetta [[corsa al mare]], e in breve estesero il proprio sistema trincerato dal [[La Manica|canale della Manica]] alla frontiera con la [[Svizzera]]<ref>{{cita|Griess|pp. 31,37}}.</ref>. La corsa al mare costituì la seconda fase decisiva della guerra ad occidente, in quanto dopo la caduta definitiva di Anversa, i tedeschi puntarono decisi verso le coste e i relativi porti del Belgio e della Francia. I britannici mandarono rinforzi della ''Royal Naval Division'' a Ostenda mentre il 3 ottobre i tedeschi, proseguendo la loro avanzata verso il [[mare del Nord]], occuparono [[Ypres]] e l'11 iniziarono l'[[assedio di Lilla (1914)|assedio di Lilla]]<ref>{{cita|Gilbert|pp. 112,114,118}}.</ref>.
 
Nella corsa al mare furono però gli anglo-francesi ad avvicinarsi per primi alla meta; il 14 i britannici occuparono [[Bailleul (Nord)|Bailleul]] cacciando i tedeschi, il 15 questi occuparono il porto di Ostenda e il 18 i britannici [[Battaglia di Armentières|riconquistarono Armentiéres]] e Ypres costringendo i tedeschi ad arretrare fino a [[Menin]]<ref>{{cita|Gilbert|pp. 118,119,120}}.</ref>.
Da quel momento i due eserciti fecero continui tentativi di aggiramento che portarono il fronte fino a [[Nieuwpoort]], sul mare del Nord. Dopo due cruente battaglie, [[prima battaglia di Ypres|a Ypres]] e [[Battaglia dell'Yser|a Nieuwpoort]], con cui i tedeschi tentarono senza successo di aprirsi la strada verso il mare, la guerra di manovra finì definitivamente e iniziò quella [[guerra di trincea]] che avrebbe caratterizzato tutto il conflitto fino alla sua conclusione nel 1918<ref>{{cita|Gilbert|p. 122}}.</ref>.
 
== Inizia la guerra di trincea ==
[[File:Charles Bean in Gird Trench Somme.jpg|thumb|upright|Trincea francese nel settore di [[Gueudecourt]], [[Somme (dipartimento)|Somme]], durante l'inverno 1916-1917.]]
 
I due schieramenti iniziarono a rafforzare e fortificare le proprie posizioni scavando trincee, camminamenti, rifugi e [[casematte]]. Dal mare del Nord alle Alpi, fra uno schieramento e l'altro, si estendeva la terra di nessuno, martoriata dalle esplosioni e continuamente contesa<ref>{{cita|Gilbert|pp. 129,130}}.</ref>. I soldati combattevano in trincee distanti tra loro dai 200 ai 1000&nbsp;m in un terreno martoriato dalle esplosioni, costellato di cadaveri insepolti e reso un pantano dalle piogge, dalla neve e dalla continua opera di erosione delle [[Granata (arma)|granate]]. I combattimenti continuarono anche dopo la conclusione della battaglia di Ypres senza che nessuno dei due contendenti si avvantaggiasse, e con l'inverno la situazione peggiorò; le trincee si riempirono, a causa delle piogge torrenziali, di acqua gelida, e la vita dei combattenti divenne - se possibile - ancora più infernale, in un susseguirsi di incursioni e piccoli attacchi lungo tutto il fronte<ref>{{cita|Gilbert|pp. 147,152}}.</ref>.
 
Solo in occasione del primo Natale di guerra sui campi di battaglia si intravide un ricordo della vita "normale", e alla vigilia, dopo cinque mesi di aspri combattimenti, le armi tacquero lungo tutto il fronte, quando i combattenti dei due schieramenti concordarono - senza l'assenso degli alti comandi - una tregua di tre giorni in cui seppellire i morti e festeggiare insieme il Natale: fu la cosiddetta "[[tregua di Natale]]", uno spiraglio di umanità che non si poté più ripetere durante tutta la guerra<ref>{{cita|Jürgs|pp. 7,8}}.</ref>.
 
La situazione di stallo a occidente non impediva né le incursioni aeree britanniche nella terra di nessuno né i continui scambi di colpi delle artiglierie.
Il 10 marzo, come parte di un'offensiva maggiore nella regione dell'Artois, l'esercito britannico [[Battaglia di Neuve Chapelle|attaccò a Neuve Chapelle]] nel tentativo di prendere il crinale di Aubers. L'assalto fu condotto da quattro [[Divisione (unità militare)|divisioni]] lungo un fronte di tre chilometri, preceduto da un bombardamento concentrato durato 35 minuti. Inizialmente i progressi furono rapidi, e il villaggio fu catturato in quattro ore, tuttavia l'attacco rallentò per problemi [[logistica|logistici]] e di [[comunicazione]], mentre i tedeschi riuscirono ad inviare delle riserve e contrattaccarono vanificando il tentativo. Poiché i britannici avevano utilizzato un terzo delle proprie scorte totali di [[proiettile|proiettili]] d'[[artiglieria]], sir John French attribuì il fallimento alla mancanza di munizioni<ref>{{cita libro|autore=Michael J. Lyons|titolo=World War I: A short history|anno= 2000|editore= Prentice Hall|p=112|isbn=0-13-020551-6}}</ref><ref>{{cita|Fuller|pp. 166-167}}.</ref>.
 
=== La guerra dei gas ===
[[File:Vickers machine gun crew with gas masks.jpg|thumb|left|Mitraglieri britannici fanno fuoco con una [[mitragliatrice Vickers]] muniti di [[maschera antigas]]. Somme, luglio 1916.]]
 
Nella terza settimana dell'aprile 1915 cominciò una nuova fase, che, secondo i tedeschi, avrebbe dovuto farli uscire dallo stallo e condurli alla vittoria: il 22 aprile per la prima volta dall'inizio della guerra impiegarono su vasta scala le [[armi chimiche]], nel [[seconda battaglia di Ypres|secondo attacco al saliente di Ypres]], sperando in tal modo di riprendere quella guerra manovrata che erano stati addestrati a combattere<ref>{{cita|Gudmundsson|pp. 181,182,195}}.</ref>.
 
I tedeschi aprirono dalle 4000 alle 5700 bombole, contenenti in tutto 168 tonnellate di [[cloro]] anche nella forma dell'[[iprite]], usata per la prima volta e che prese il nome proprio dalla città attaccata, contro le truppe coloniali francesi stanziate sulla cima Pilckem<ref>{{cita|Fuller|pp. 172,173}}.</ref><ref>{{cita|Gudmundsson|p. 126}}.</ref>. La nube giallo-verde [[asfissia|asfissiò]] i difensori della prima linea, e nelle retrovie causò il panico provocando una breccia nella linea Alleata. Tuttavia i tedeschi non erano preparati ad un tale successo, e non avevano approntato riserve sufficienti per approfittarne. Questo primo attacco fu di natura sperimentale, non tattica; giacché inizialmente i tedeschi non avevano preso nemmeno in considerazione di entrare a Ypres, ebbero grosse difficoltà a coordinare l'avanzata delle truppe e il lancio dei gas: se il vento non era a favore, avanzare era rischioso per la possibilità che i soldati si trovassero nella stessa nube destinata al nemico<ref>{{cita|Gilbert|pp. 183,184}}.</ref>.
Dopo che con lanci di gas avevano fatto arretrare i britannici fino alle porte di Ypres, il 1º maggio i tedeschi erano sicuri di poter vincere ad occidente. Nonostante i ripetuti bombardamenti e attacchi, i tedeschi non riuscirono però a superare lo stallo e il 25 le operazioni cessarono<ref>{{cita|Gilbert|pp. 205,206}}.</ref>.
 
[[File:Aerial view Loos-Hulluch trench system July 1917.jpg|thumb|upright|Fotografia aerea del complesso sistema trincerato nel settore [[Loos (Nord)|Loos]]-[[Hulluch]] nel luglio 1917.]]
 
Dopo questo attacco anche gli Alleati cominciarono a sviluppare la nuova arma senza tuttavia riuscire ad eguagliare i nemici nello sviluppo degli aggressivi né nelle tecniche d'impiego, che, inizialmente piuttosto approssimative, vennero nel corso del tempo perfezionate con l'introduzione delle granate caricate a gas, che consentivano di colpire con maggiore precisione una determinata zona di fronte. Per tutto il conflitto i tedeschi riuscirono comunque a mantenere una netta superiorità tattica nell'uso di tale arma. Lo schema di bombardamento chimico tedesco nel 1917 vedeva l'impiego iniziale di agenti starnutatori o irritanti, che rendevano difficile ai difensori indossare e mantenere la maschera antigas; seguiva poi una salva di granate al [[fosgene]], con effetti asfissianti e inabilitatori, quindi veniva sparato un terzo tipo di granate cariche di [[iprite]], detta anche gas mostarda, raramente letale, ma che grazie alla sua persistenza sul terreno rendeva difficile ai difensori il contrattacco e anche la sola permanenza nelle proprie trincee. Oltre a ciò si alternavano proiettili convenzionali con proiettili a gas, per ingannare i difensori circa la natura dell'attacco, e si poteva scegliere il mix di gas in relazione all'impiego, difensivo od offensivo che fosse<ref>{{cita|Gudmundsson|pp. 66,67}}.</ref>.
 
Al termine del conflitto si stimò che il gas tossico avesse mietuto in totale 78.198 vittime fra gli Alleati mettendone fuori combattimento per un periodo più o meno lungo almeno 908.645, mentre gli Alleati, nonostante avessero impiegato nel corso della guerra la stessa quantità di gas dei tedeschi{{#tag:ref|68.100 tonnellate per la Germania contro le 68.905 tonnellate per gli Alleati<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 66}}.</ref>.|group=N}}, inflissero ai tedeschi 12.000 perdite e 288.000 intossicati, a dimostrazione della maggiore efficacia nelle tattiche d'impiego tedesche nei confronti dei nemici<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 66}}.</ref>.
 
=== Le prime offensive alleate ===
{{Vedi anche|Seconda battaglia dell'Artois|battaglia del crinale di Aubers}}
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2008-0093, Frankreich, Aubers, Zerstörungen.jpg|left|thumb|Le rovine di [[Aubers]], giugno 1915.]]
 
Il 9 maggio sul fronte occidentale le truppe francesi attaccarono le posizioni tedesche sul crinale di Vimy; fu il primo tentativo congiunto anglo-francese di fare breccia nelle fortificatissime trincee nemiche. Dopo un bombardamento di cinque ore i francesi uscirono dalle trincee e dopo aver percorso un migliaio di metri si trovarono davanti ai reticolati tedeschi ancora intatti; sotto il fuoco delle mitragliatrici tentarono di aprirsi un varco con le cesoie e i pochi superstiti si trovarono davanti ad un nuovo reticolato; alla fine raggiunsero le trincee abbandonate dai tedeschi che erano arretrati sulle seconde linee, trovandosi quindi sotto il fuoco delle proprie artiglierie<ref>{{cita|Gilbert|p. 202}}.</ref>. Quello stesso giorno i britannici attaccarono per [[battaglia del crinale di Aubers|conquistare il crinale di Aubers]], che non erano riusciti a conquistare due mesi prima con l'offensiva di Neuve-Chapelle; dopo un abbozzato bombardamento di preparazione, indiani e inglesi uscirono dalle trincee solo per essere massacrati dalle mitragliatrici tedesche rimaste intatte. Mentre iniziavano a sbarcare sul continente i volontari del generale [[Horatio Herbert Kitchener|Horatio Kitchener]], ad Aubers le truppe di [[Douglas Haig]] venivano sterminate dalle mitragliatrici tedesche in una serie di attacchi frontali che causarono solo nel primo giorno 458 morti tra gli ufficiali e 11.161 tra i soldati<ref>{{cita|Gilbert|p. 203}}.</ref>.
 
Il fallito fuoco di sbarramento d'artiglieria ad Aubers e l'impossibilità di lanciare altri attacchi per mancanza di munizioni suscitarono le ire di French, il quale lamentava la penuria di rifornimenti; l'offensiva cessò e dopo il fallimento dei tedeschi a Ypres, lo stallo al fronte diventò totale. Per tutto il maggio 1915 migliaia di francesi [[Seconda battaglia dell'Artois|morirono nell'Artois]] cercando di aprirsi un varco nelle trincee tedesche; al 18 giugno il bilancio era di circa 18.000 soldati francesi morti o feriti e la battaglia venne interrotta. La guerra ad occidente era costituita ormai soltanto da colpi di mano nelle trincee nemiche, da bombardamenti intermittenti e da assalti occasionali<ref>{{cita|Gilbert|pp. 207,208,218}}.</ref>.
 
[[File:British infantry advancing at Loos 25 September 1915.jpg|thumb|left|Fanti britannici attraversano la terra di nessuno attraverso una nube di gas, [[Loos (Nord)|Loos]], 25 settembre 1915.]]
 
Sul fronte occidentale passarono quattro mesi e mezzo tra la battaglia di Aubers e le nuove offensive alleate, che nelle intenzioni avrebbero dovuto ridurre le difficoltà militari della Russia a oriente; quattro mesi di "tregua" in cui però non mancarono mai i bombardamenti e i tiri dei cecchini<ref>{{cita|Gilbert|p. 239}}.</ref>.
Nel settembre 1915 gli Alleati lanciarono alcune grandi offensive: i francesi nella regione [[Seconda battaglia della Champagne|della Champagne]] e i britannici [[battaglia di Loos|a Loos]]. I francesi avevano impiegato l'estate nei preparativi per quest'azione, mentre i britannici assumevano il controllo di porzioni maggiori del fronte per liberare truppe francesi. Il bombardamento preliminare d'artiglieria, accuratamente diretto per mezzo di fotografie aeree, iniziò il 22 settembre, mentre l'assalto principale avvenne il 25 settembre e, almeno inizialmente, fece buoni progressi nonostante le artiglierie non avessero eliminato del tutto gli sbarramenti di filo spinato e nidi di mitragliatrici<ref>{{cita|Gilbert|p. 244}}.</ref>.
 
Sempre il 25 settembre i britannici diedero inizio alla loro offensiva a Loos, che aveva lo scopo di supportare l'iniziativa maggiore in atto nella Champagne. L'attacco fu preceduto da un bombardamento di quattro giorni con 250.000 granate e, per la prima volta da parte degli inglesi, dal lancio di 5.243 cilindri di gas al [[cloro]], che provocarono la morte immediata di 600 tedeschi. L'attacco interessò due [[Corpo d'armata|corpi d'armata]] nel suo teatro principale, ed altri due che effettuarono attacchi diversivi a Ypres. I britannici ebbero gravi perdite durante l'attacco, specialmente a causa dei continui attacchi frontali che cozzavano contro il fuoco delle mitragliatrici tedesche{{#tag:ref|I tedeschi nel constatare gli effetti devastanti delle loro mitragliatrici contro le ondate di fanti britannici, soprannominarono il luogo della battaglia ''Das Leichenfeld von Loos'' ("Il campo dei morti di Loos")<ref>{{cita|Gilbert|p. 248}}.</ref>.|group=N}} conseguendo solo limitati guadagni di terreno al costo di centinaia di vite<ref>{{cita|Gilbert|p. 245}}.</ref>.
 
[[File:Case of trench feet suffered by unidentified soldier Cas de pieds des tranchées (soldat non identifié).jpg|thumb|Un [[soldato]] della [[prima guerra mondiale]] colpito dal [[piede da trincea]]]]Per i francesi l'offensiva della Champagne fu un successo: quando si concluse, [[Joseph Joffre]] annunciò che erano stati catturati 25.000 soldati nemici e 150 cannoni pesanti. Per i britannici Loos fu invece una sconfitta che provocò grande scoramento; dei quasi 10.000 attaccanti, 385 ufficiali e 7861 soldati erano stati uccisi o feriti. Il 19 dicembre il generale Sir [[Douglas Haig]] fu nominato comandante supremo delle forze britanniche in Francia sostituendo John French. Il 1915 si avviava al termine e le condizioni sul fronte occidentale diventavano sempre più atroci; per tutto il mese di novembre continuò a piovere con tale intensità che l'acqua arrivava in molte trincee fino alle ginocchia, i casi di "[[piede da trincea]]" si moltiplicavano fino a diventare un vero e proprio flagello che durante l'inverno fece più feriti che le pallottole. La "tregua" avvenuta spontaneamente nel Natale 1914 non si ripeté nel 1915; tra le file alleate vennero diramati ordini molto severi affinché non si ripetessero i casi di "fraternizzazione", e per tutto il giorno di Natale furono sparate migliaia di granate verso le postazioni tedesche per impedire ai soldati di uscire e ripetere quanto accaduto l'anno prima<ref>{{cita|Gilbert|pp. 249,272,273}}.</ref>. La vigilia di Natale, nei pressi di Wulvergem i tedeschi innalzarono sul parapetto della prima linea un albero illuminato dalle candeline. {{Citazione|Per qualche istante le fiammelle ondeggiarono incerte nell'oscurità, finché un ufficiale inglese non ordinò di sparare a volontà e l'albero fu distrutto.<ref>{{cita libro|autore=Lyn MacDonald|titolo=The Death of Innocence|città=Londra|editore=Hodder and Stoughton|anno=1993|p=52}}</ref>}}
 
=== Duelli d'artiglieria e guerra d'attrito ===
[[File:15inchHowitzerShellsfromCanadaSeptember1916.jpg|thumb|Un artigliere canadese mentre scrive un "messaggio" diretto ai tedeschi su una granata da 381 mm stipata assieme a molte altre, in vista dei bombardamenti quotidiani durante l'[[offensiva della Somme]]. L'utilizzo massiccio delle artiglierie fu uno dei capisaldi delle offensive Alleate, in quella che i tedeschi chiamarono ''Materialschlacht'', ossia "guerra dei materiali".]]
Da un punto di vista strategico, durante il 1915, le armate tedesche erano rimaste sulla difensiva in occidente. Anche se i battaglioni, i reggimenti e talora anche le divisioni si impegnassero in attacchi con obiettivi limitati, in una più vasta concezione delle cose la Germania si accontentava di tenere il terreno conquistato in Francia e Belgio mentre concentrava le proprie attenzioni ad oriente dove inviò il grosso delle truppe. Questa strategia si sarebbe capovolta nel 1916 quando le potenze centrali avrebbero mantenuto la difensiva ad oriente e cercato di far uscire la Francia dalla guerra<ref name="B.Gudmundsson p.149">{{cita|Gudmundsson|p. 149}}.</ref>.
 
Contrariamente ai generali anglo-francesi, che utilizzavano l'artiglieria per aprirsi un varco tra le linee nemiche e quindi riprendere le manovre a livello operativo, il capo di Stato maggiore tedesco [[Erich von Falkenhayn]]{{#tag:ref|Falkenhayn sostituì von Moltke, a cui fu attribuita la colpa dell'insuccesso del piano Schlieffen, il 14 settembre 1914<ref>{{cita|Davis|p. 465}}.</ref>. Anche il tenente generale [[Wilhelm Groener]], capo di Stato maggiore nel dopoguerra e fervente ammiratore del piano Schlieffen, pubblicò due studi sulla campagna del 1914, indicando in von Moltke il principale responsabile del fallimento del piano, in quanto ignorò quanto originariamente stabilito dal piano stesso, ossia concentrare lo sforzo sul fianco destro, mentre lui aveva deciso di rafforzare il fianco sinistro impegnato nell'inutile battaglia in Lorena, perdendo il controllo della destra che avrebbe dovuto circondare e chiudere Parigi in un'enorme sacca<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 43}}.</ref>.|group=N}}, intendeva usare l'artiglieria come arma strategica che lo avrebbe liberato dal bisogno di condurre la guerra a livello operativo. I suoi cannoni avrebbero dovuto colpire ciò che egli riteneva il punto debole dell'alleanza anglo-francese: la riluttanza dei soldati francesi a morire per quelli che Falkenhayn e la propaganda tedesca considerava gli interessi della Gran Bretagna. Egli intendeva usare l'artiglieria per uccidere quanti più soldati francesi possibile, spingendo così la Francia a rinunciare all'alleanza con la Gran Bretagna e a cercare una pace separata<ref name="B.Gudmundsson p.149"/>.
Per fare ciò Falkenhayn aveva bisogno della "collaborazione" dei francesi, e doveva trovare un luogo al quale la fanteria francese non avrebbe rinunciato facilmente, una calamita che avrebbe attirato i francesi nel raggio d'azione della sua artiglieria{{#tag:ref|Tutto ciò accadde e fu applicato sanguinosamente per quasi dieci mesi, in cui la piazzaforte divenne il teatro di un'immane battaglia di logoramento, che coinvolse entrambi i contendenti<ref>{{cita|Davis|p. 467}}.</ref>.|group=N}}. Il luogo prescelto fu la fortezza di [[Verdun]], considerata inattaccabile dai comandi francesi, che videro le fortezze intorno alla città resistere efficacemente all'assedio dell'armata del [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|Kronprinz]] durante l'attacco sulla Marna di due anni prima. In quella occasione Verdun si ammantò di una veste ancor più "eroica" di quella che già possedeva<ref name="cita|Horne|p. 13"/>.
 
A febbraio 1916 negli uffici degli Stati maggiori erano allo studio due piani: quello tedesco, di logoramento contro Verdun, e quello anglo-francese atto a sfondare in estate le linee nemiche sulla [[Somme (fiume)|Somme]] pianificato per distruggere le difese tedesche con una vera e propria "guerra d'attrito". I britannici avrebbero tentando di vincere la resistenza tedesca con il peso della propria industria bellica sotto forma di un incessante tiro di artiglieria seguito da un massiccio attacco di fanteria che creasse le condizioni e aprisse ampi varchi per una rapida avanzata in profondità della cavalleria e, forse, per la vittoria definitiva<ref>{{cita|Horne|pp. 284,316}}.</ref><ref>{{cita|Gualtieri|p. 9}}.</ref>.
 
=== Da Verdun alla Somme ===
{{vedi anche|battaglia di Verdun|battaglia della Somme}}
[[File:British Mark I male tank Somme 25 September 1916.jpg|thumb|Un [[carro armato]] britannico [[Mark I (carro armato)|Mark I]] nella versione ''Male'' durante l'offensiva della Somme, 25 settembre 1916. In questo teatro di scontro per la prima volta nella storia comparve il carro armato come arma di supporto per la fanteria.]]
 
Per Falkenhayn la scelta dell'obiettivo da attaccare era tra [[Belfort]] e Verdun; la decisione cadde infine sulla seconda opzione, soprattutto perché l'armata che avrebbe condotto l'attacco sarebbe stata la [[5. Armee (Deutsches Heer)|5ª armata]] comandata dal figlio del Kaiser, il [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|Kronprinz Guglielmo]], ed una sua eventuale vittoria avrebbe avuto utili risvolti propagandistici soprattutto per il [[fronte interno]]<ref name="Horne p.45">{{cita|Horne|p. 45}}.</ref>.
 
Il massimo sforzo dei tedeschi fu assorbito dall'artiglieria: tutto il loro piano infatti si basava sull'utilizzo massiccio di quest'arma. In linea di massima, il piano strategico prevedeva l'utilizzo dei cannoni pesanti che avrebbero avuto il compito di scavare un profondo vuoto nelle linee francesi che la fanteria tedesca avrebbe poi gradualmente occupato; sarebbero poi stati distrutti anche i flussi di rifornimento francesi grazie ad un costante e violento fuoco di sbarramento verso le retrovie, così da impedire eventuali contrattacchi organizzati. Questo eccezionale assembramento fu tale che su un fronte di appena 14&nbsp;km, vennero dispiegati circa 1.220 pezzi d'artiglieria, ossia uno ogni 12 metri circa<ref name="Horne p.45"/>.
 
Il 21 febbraio i tedeschi iniziarono l'assalto dopo un massiccio bombardamento durato otto ore, dopodiché i comandi non si attendevano molta resistenza avanzando verso Verdun e i suoi forti<ref>{{cita|Lyons|p. 143}}.</ref>. Il primo giorno di battaglia non sortì per i tedeschi l'effetto sperato. I francesi resistettero stoicamente e pur cedendo in vari punti non erano stati "spazzati via" come invece le prime ricognizioni aeree tedesche erroneamente riportarono. Neanche la comparsa dei [[lanciafiamme]] sul campo di battaglia servì per stanare i fanti francesi dalle loro posizioni<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 155}}.</ref>.
Nonostante la conquista di [[Fort Douaumont]] il 25 febbraio, e malgrado l'iniziale impeto, l'attacco tedesco tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo lentamente si impantanò, anche per via del riassetto che [[Philippe Pétain]]{{#tag:ref|Gli effetti della perdita di Fort Douaumont arrivarono velocemente anche al quartier generale francese, e come prima cosa Joffre acconsentì alla scelta del suo secondo, il generale [[Edouard De Castelnau]], di inviare immediatamente a Verdun la 2ª armata comandata da [[Philippe Pétain]]<ref>{{cita|Horne|p. 145}}.</ref>|group=N}} dette alle linee del fronte, dove affluirono numerosi pezzi d'artiglieria e migliaia di uomini, mentre i tedeschi si trovarono a dover avanzare su un terreno fangoso e sconvolto dai loro stessi bombardamenti, che non consentiva di far avanzare i pesanti cannoni come la tattica prevedeva<ref>{{cita|Horne|p. 145}}.</ref>.
 
[[File:British infantry Morval 25 September 1916.jpg|thumb|sinistra|Fanteria britannica in avanzata vicino [[Ginchy]], durante la [[battaglia di Morval]], Somme, 25-28 settembre 1916.]]
 
I tedeschi rivolsero quindi i propri sforzi a nord sulla ''[[Cumières-le-Mort-Homme|Mort-Homme]]'', una bassa collina dietro cui i francesi avevano piazzato un efficiente apparato di artiglieria. Dopo alcuni dei più intensi combattimenti della campagna, la collina venne presa dai tedeschi alla fine di maggio. Col passaggio del comando francese di Verdun, da [[Philippe Pétain]], orientato sulla difensiva, a [[Robert Georges Nivelle]], più portato per l'attacco, i francesi tentarono di riprendere Fort Douaumont il 22 maggio ma furono facilmente respinti. I tedeschi intanto catturarono [[Fort Vaux]] il 7 giugno e, con l'aiuto del gas [[fosgene]], a luglio tentarono l'assalto all'ultimo caposaldo di Verdun, [[Fort Souville]].
 
In primavera i comandanti alleati erano preoccupati circa la capacità della Francia; a causa dell'ingente quantità di uomini perduti a Verdun, i francesi videro via via scemare la propria capacità di sostenere un ruolo anche sulla Somme: i piani originali dell'attacco sulla Somme vennero perciò modificati per lasciare ai britannici l'impegno maggiore. Questo avrebbe alleviato la pressione sui francesi impegnati a Verdun<ref>{{cita|Gualtieri|p. 36}}.</ref>.
Il 1º luglio, dopo una settimana di incessanti bombardamenti contro le linee tedesche, quindici divisioni britanniche e sei divisioni francesi uscirono a passo d'uomo dalle trincee dirette sulle linee tedesche, che i generali inglesi credevano distrutte dal bombardamento preliminare e sguarnite degli occupanti. Così non fu; i tedeschi invece, ben protetti in rifugi sotterranei (''Stollen''), al termine del bombardamento uscirono dalle loro postazioni e si trovarono davanti file compatte di fanti britannici, appesantiti da zaini di oltre 30&nbsp;kg, che vennero spazzati via dalle mitragliatrici nemiche<ref>{{cita|Gualtieri|p. 13}}.</ref>.
Quel 1º luglio fu probabilmente il giorno più sanguinoso di tutta la prima guerra mondiale e la più grande disfatta dell'esercito britannico della storia; in quel solo giorno si contarono circa 51.470 perdite tra le forze del generale Haig, tra i quali 21.382 tra morti e dispersi. Uno degli obiettivi fissati per il primo giorno da Haig, Beaumont-Hamel, cadde solo il 13 novembre, dopo cinque mesi di incessanti combattimenti<ref>{{cita|Gualtieri|p. 10}}.</ref>.
 
[[File:British reinforcements moving up to Flers-Courcelette 1916 IWM Q 188.jpg|miniatura|Rinforzi canadesi diretti nel [[Battaglia di Flers-Courcelette|settore di Flers-Courcelette]]]]
 
Per tutto luglio e agosto i britannici conseguirono una serie di limitate avanzate, ma le armate anglo-francesi conducevano una [[guerra di logoramento]] più che di movimento; era una guerra di boschi, macchie, vallate, gole e villaggi presi e perduti, ripresi e di nuovo perduti<ref>{{cita|Gilbert|p. 342}}.</ref>.
La battaglia vide per la prima volta l'uso dei [[carro armato|carri armati]] sul campo di battaglia per uscire dall<nowiki>'</nowiki>''impasse'' del fronte sulla Somme; gli Alleati prepararono per il 15 settembre un attacco con 13 divisioni britanniche e quattro corpi d'armata francesi supportati da quarantanove carri armati. L'azione fece inizialmente grandi progressi, con un'avanzata di circa quattro chilometri, ma i carri ebbero un ruolo limitato per l'inaffidabilità meccanica: al loro esordio valse soprattutto l'effetto psicologico sulla fanteria nemica impaurita da questi mostri metallici<ref>{{cita|Gualtieri|p. 76}}.</ref>.
 
La fase finale della battaglia ebbe luogo in ottobre e inizio novembre, nuovamente con guadagni limitati in cambio di pesanti perdite. Alla fine dei conti, la battaglia della Somme consentì una penetrazione nel fronte nemico di circa dieci chilometri, e riconsegnò cinquantuno villaggi ai legittimi proprietari. Da un punto di vista puramente tattico, nonostante la sconfitta tedesca, per gli Alleati il guadagno in termini di territorio fu quindi molto esiguo rispetto al prezzo pagato; furono circa 620.000 le perdite complessive alleate e 450.000 quelle tra i tedeschi{{#tag:ref|Secondo quanto riporta Martin Gilbert: dal 1º luglio al 1º novembre i morti britannici sulla Somme erano 95.675, quelli francesi 50.729 per un totale di 146.404 uomini. Le vittime tedesche erano invece 164.055. I prigionieri in entrambi gli schieramenti furono circa 70.000<ref>{{cita|Gilbert|p.365}}.</ref>.|group=N}}<ref>{{cita|Gualtieri|p. 90}}.</ref>.
 
Sul piano strategico la battaglia fu invece un successo per gli Alleati, in quanto Falkenhayn fu costretto a spostare truppe da Verdun: tra luglio e agosto i tedeschi impiegarono trentacinque nuove divisioni contro i britannici sulla Somme, consentendo ai francesi guidati da [[Robert Nivelle]] di riprendere l'iniziativa sulle rive della Mosa e quindi obbligare i tedeschi a porre fine all'offensiva di Verdun<ref>{{cita|Gualtieri|pp. 88,89}}.</ref>. Il 14 luglio infatti giunse l'ordine per i tedeschi di fermare qualunque offensiva a Verdun; la "limitata offensiva" di Falkenhayn era già costata quasi 250.000 uomini all'[[Deutsches Heer (1871-1919)|esercito tedesco]], ossia il doppio degli effettivi delle nove divisioni concesse al Kronprinz nell'offensiva iniziale di febbraio. Il 28 agosto Falkenhayn fu sostituito come comandante dell'esercito dal duo [[Paul von Hindenburg|Hindenburg]] - [[Erich Ludendorff|Ludendorff]], che ordinò immediatamente la cessazione di ogni attacco, in attesa delle inevitabili controffensive francesi.
 
A Verdun il 3 novembre i francesi ripresero Fort Vaux, e il 18 sulla Somme le linee britanniche, avanzate di circa dieci chilometri in cinque mesi, ne distavano ancora cinque da [[Bapaume]], che era l'obiettivo iniziale. Il numero complessivo delle perdite in entrambi gli schieramenti raggiunse la spaventosa cifra di circa 960.459 soldati morti; questo significa che mediamente morivano ogni giorno oltre 6.600 soldati, oltre 277 l'ora, quasi 5 al minuto<ref>{{cita|Gilbert|p. 366}}.</ref>.
 
=== La guerra aerea ===
{{vedi anche|Aviazione nella prima guerra mondiale}}
[[File:German pilots Reims.jpg|thumb|left|Piloti tedeschi posano accanto ad un [[Albatros C.I]] nelle vicinanze di [[Reims]].]]
 
Dall'offensiva della Somme dell'estate del 1916, a [[Offensiva di primavera|quella tedesca del 1918]], la Germania si mantenne sulla difensiva lungo il fronte occidentale. Di pari passo con la strategia terrestre, l'aviazione tedesca (''[[Luftstreitkräfte]]'') pose in atto tattiche di combattimento aereo anch'esse difensive, atte ad interdire al nemico lo spazio aereo dietro le proprie linee. Poiché nello spazio aereo del fronte occidentale le forze alleate vantavano una superiorità numerica nel rapporto di 2:1, l'aviazione tedesca ovviò all'inconveniente concentrando i propri mezzi in unità più numerose. Nel 1916 le formazioni aeree furono riorganizzate in squadriglie di 10-12 velivoli. Lo scopo era quello di concentrare i mezzi in un particolare settore, in modo tale da conseguire una superiorità aerea locale<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 59}}.</ref>. L'esperimento si rivelò un successo e nel giugno 1917 l'aviazione creò il Primo Gruppo Caccia (''Jagdgeschwader 1'') formato dalla 4ª, 6ª, 10ª e 11ª squadriglia sotto il comando del "Barone Rosso" [[Manfred von Richthofen]]<ref>{{cita libro|cognome=Musciano|nome=Walter|titolo=Eagles of the Black Cross|editore=Ivan Obolensky|città=New York|anno=1965|p=106}}</ref>.
 
La mobilità dei gruppi caccia consentiva all'aviazione tedesca di dislocarsi e concentrarsi in corrispondenza di ogni nuova minaccia; nell'aprile 1917 fu quindi in grado di affrontare i piloti alleati in appoggio all'offensiva di Arras; in quel mese i tedeschi abbatterono 151 velivoli perdendone 66; nel marzo 1918, nell'azione di appoggio all'offensiva di Ludendorff, l'aviazione tedesca riuscì a conquistare la superiorità numerica nello spazio aereo sovrastante il fronte, concentrando in tutta segretezza 730 aeroplani da opporre ai 579 britannici<ref>{{cita|Gudmundsson|pp. 59,60}}.</ref>.
Nonostante le potenze Alleate avessero prodotto 138.685 aerei di fronte ai 53.222 degli [[Imperi centrali]], la superiorità tattica d'impiego e le migliori tecnologie fecero sì che l'aviazione tedesca costituisse un avversario temibile fino alla conclusione del conflitto. Sin dal 1917 i tedeschi progettarono aerei destinati ad [[aereo da attacco al suolo|attacchi a obiettivi terrestri]]{{#tag:ref|Come gli [[Junkers J 1]], [[Halberstadt CL.II]] e l'[[Hannover CL.II]]; questi ultimi due [[Battaglia di Cambrai|impiegati a Cambrai]] con successo contro gli Alleati e nelle [[offensiva di primavera|principali offensive tedesche]] del 1918<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 60}}.</ref>.|group=N}}, mentre gli Alleati non progettarono mai velivoli specifici per tali compiti, continuando invece a usare i caccia<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 60}}.</ref>.
 
Nel 1918 l'aviazione imperiale tedesca aveva raggiunto forza ed efficienza tali da poter essere impiegata con successo in missioni di supporto tattico alle operazioni di terra, missioni che compì con notevole efficacia fino alla conclusione del conflitto; gli Alleati, con un'elevata capacità industriale, potevano però godere di una superiorità di mezzi che si traduceva in un più intenso impiego operativo<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 64}}.</ref>.
 
== L'Impero britannico prende l'iniziativa ==
[[File:Hindenberg line bullecourt.jpg|thumb|Visione aerea della [[Linea Hindenburg]] nei pressi di [[Bullecourt]].]]
Mentre la battaglia della Somme si avviava al termine, sui due fronti si tracciavano già i piani per una nuova offensiva nel 1917.
A partire dal 1º febbraio 1917, il [[Kaiser]] [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]] ordinò la [[guerra sottomarina indiscriminata]] per convincere la Gran Bretagna a sedersi nel tavolo delle trattative e cercare una pace, mentre sul fronte occidentale i mesi di dicembre e gennaio assunsero l'aspetto di una lotta incessante con tre protagonisti assoluti: le granate, i cecchini e il fango. Intanto i rapporti diplomatici tra Germania e [[Stati Uniti d'America]] andavano deteriorandosi velocemente a causa del naviglio statunitense e di Paesi neutrali affondato dagli [[U-Boot]]. Il 3 febbraio, mentre l'entrata in guerra degli Stati Uniti si faceva sempre più probabile, il primo contingente portoghese sbarcò in Francia e venne inviato direttamente in prima linea<ref>{{cita|Gilbert|pp. 365,374,376}}.</ref>.
 
Il giorno dopo il Kaiser ordinò alle truppe dislocate sul fronte occidentale il ritiro sulla [[Linea Hindenburg]], recentemente fortificata, allo scopo di ridurre la lunghezza del fronte di una quarantina di chilometri e liberare così tredici divisioni, che si andarono ad aggiungere a quelle di riserva. Prima di ritirarsi i tedeschi fecero [[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]]: demolirono le case, incendiarono le fattorie, distrussero i frutteti, minarono i pochi edifici rimasti in piedi e cancellarono le strade, non lasciandosi alle spalle altro che rovine. La Germania si preparava ad affrontare la potenza statunitense; il timore di un'entrata in guerra degli Stati Uniti perseguitava l'alto comando tedesco, ma ad est i tumulti della rivoluzione e la possibile uscita dal conflitto della Russia lasciavano ancora buone speranze alla Germania<ref name="cita|Gilbert|p. 376">{{cita|Gilbert|p. 376}}.</ref>.
Il 6 aprile gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania; l'impatto delle truppe statunitensi sarebbe stato potenzialmente enorme: gli Stati Uniti avrebbero addestrato almeno un milione di uomini che sarebbero saliti a tre milioni. Ma l'operazione avrebbe richiesto molto tempo: ci sarebbe voluto almeno un anno perché l'enorme macchina potesse funzionare a pieno regime<ref name="cita|Gilbert|p. 376"/>.
 
=== Le offensive di Arras e dell'Aisne ===
{{vedi anche|battaglia di Arras (1917)|battaglia del crinale di Vimy|seconda battaglia dell'Aisne}}
[[File:Naval gun firing over Vimy Ridge.jpg|thumb|Un cannone da 152 mm fa fuoco contro le linee tedesche durante l'attacco a [[Vimy]].]]
 
Il 9 aprile, lunedì di Pasqua, le forze anglo-canadesi sferrarono simultaneamente le [[Battaglia di Arras (1917)|offensive di Arras]] e [[Battaglia del crinale di Vimy|del crinale di Vimy]]. Gli attacchi furono preceduti da cinque giorni di scontri aerei, nel corso dei quali l'aviazione britannica cercò di ottenere il controllo dei cieli per poter svolgere al meglio l'opera di osservazione. Le prime fasi della battaglia furono favorevoli agli Alleati, che sfondarono la Linea Hindenburg anche grazie alla nuova tattica d'artiglieria, la cosiddetta "barriera di fuoco", in base alla quale l'artiglieria spostava gli obiettivi sistematicamente in avanti mentre la fanteria interveniva subito dopo il tiro, quando i difensori erano ancora frastornati dai bombardamenti<ref>{{cita|Gilbert|p. 390}}.</ref>.
Nonostante questo la terza linea tedesca, assai meglio munita di quelle più avanzate, resistette a tutti gli attacchi; i carri armati britannici che avrebbero dovuto precedere la fanteria rimasero indietro bloccati dalle avarie e intrappolati nel fango, mentre i cannoni trainati dai cavalli non riuscivano a procedere nel terreno sconvolto. Nonostante la speranza di una facile vittoria, al quarto giorno di combattimenti gli attaccanti erano allo stremo. I canadesi riuscirono a conquistare il crinale, ma il 15 aprile, in seguito alle crescenti perdite, Haig sospese l'attacco; col metro in uso sul fronte occidentale poteva considerarsi una vittoria: gli anglo-canadesi avevano infatti aperto una breccia larga sei chilometri nella prima linea tedesca che ne misurava sedici<ref>{{cita|Gilbert|pp. 391,392}}.</ref>.
 
Nell'inverno 1916-17 la tattica aerea tedesca venne migliorata, fu aperta una scuola per piloti da caccia a [[Valenciennes]], e vennero introdotti aerei migliori con mitragliatrici binate<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 57}}.</ref>. Il risultato furono perdite quasi disastrose per la forza aerea alleata, particolarmente per i britannici, che soffrivano per aerei antiquati, scarso addestramento e tattiche rudimentali. Durante l'attacco ad Arras i britannici persero 316 equipaggi, contro 114 dei tedeschi, in quello che per i ''[[Royal Flying Corps]]'' fu l'"aprile di sangue"<ref>{{cita|Campbell|p. 71}}.</ref>.
 
[[File:Machineguncorps2.jpg|thumb|left|Mitraglieri britannici in azione antiaerea nel settore di Arras.]]
 
Il 16 aprile i francesi, con venti divisioni dispiegate su un fronte di quaranta chilometri, attaccarono a loro volta i tedeschi attestati sul [[Aisne (fiume)|fiume Aisne]]. L'[[Offensiva Nivelle|offensiva]], ideata dal generale [[Robert Georges Nivelle|Nivelle]] da cui prese il nome, fu un disastro, benché per la prima volta i francesi impiegassero i carri armati. Nivelle aveva previsto un'avanzata di dieci chilometri; dovette fermarsi dopo 600 metri. Aveva previsto circa 15.000 morti, furono quasi 100.000. Dei 128 carri armati entrati in azione, 32 furono messi fuori uso il primo giorno, dei 200 aerei che avrebbero dovuto alzarsi in volo, ne furono disponibili all'inizio dell'attacco solo 131, che ebbero la peggio contro i caccia tedeschi. Non un solo dettaglio andò come previsto: l'attacco al forte di Nogent-L'Abbesse, uno dei forti intorno a Reims dal quale i tedeschi bombardavano sistematicamente la città, fallì miseramente, e due villaggi che si trovavano nella zona dei combattimenti, Nauroy e Moronvillers, furono rasi al suolo. I combattimenti continuarono, il generale [[Charles Mangin]] aprì una breccia di sei chilometri nelle linee tedesche, ma il 20 aprile la battaglia venne interrotta, ammettendo lo stesso Nivelle che era impossibile sfondare le linee nemiche. I tedeschi detenevano la supremazia aerea, e il 21 aprile il barone [[Manfred von Richthofen]] celebrò la sua ottantesima vittoria<ref>{{cita|Gilbert|pp. 393,394,395}}.</ref>.
 
Per tutto maggio i britannici continuarono gli attacchi: in sei settimane di combattimenti i tedeschi arretrarono dai tre agli otto chilometri su un fronte lungo trentacinque, sparando oltre sei milioni di granate. A metà maggio le truppe al comando di Haig avevano compiuto un'avanzata più consistente di quando, due anni e mezzo prima, era cominciata la [[guerra di trincea]]: in poco più di un mese avevano conquistato un centinaio di chilometri quadrati di terreno, catturando oltre 20.000 prigionieri e 252 cannoni pesanti. Il carro armato era ormai diventato parte integrante degli attacchi della fanteria britannica. Il 14 maggio, a [[Magonza]], anche i tedeschi sperimentarono il carro armato, due giorni prima che terminasse la battaglia di Arras<ref>{{cita|Gilbert|pp. 402,403}}.</ref>.
 
=== Il morale della Francia ===
{{vedi anche|Ammutinamenti del 1917 in Francia}}
 
Nella primavera del 1917 iniziò a serpeggiare un forte risentimento verso la guerra in seno a molti eserciti, soprattutto quello francese, reduce da oltre due anni di una guerra sanguinosa, che vedeva moltiplicarsi il numero dei [[Diserzione|disertori]]. Il 26 maggio arrivarono sul territorio francese i primi 1308 soldati statunitensi, ma l'arrivo delle prime truppe d'oltre oceano coincise col momento più drammatico nel settore francese: le diserzioni sempre più numerose si erano trasformate il 27 maggio in un vero e proprio [[ammutinamento]]. Ben 30.000 soldati di prima linea avevano abbandonato le trincee e gli accantonamenti sullo ''[[Chemin des Dames]]'', portandosi nelle retrovie. I disordini proseguirono: il 1º giugno a [[Missy-aux-Bois]] un reggimento di fanteria francese si impadronì della città e nominò un governo pacifista; per una settimana regnò il caos in tutto il settore francese del fronte mentre gli ammutinati si rifiutavano di tornare a combattere. Le autorità militari agirono tempestivamente, e sotto il pugno di ferro di Pétain cominciarono gli arresti di massa e si insediarono le [[Corte marziale|corti marziali]]. I tribunali francesi giudicarono colpevoli di ammutinamento 23.395 soldati, di questi, più di 400 furono condannati a morte, 50 fucilati e gli altri inviati ai lavori forzati nelle colonie penali. Contemporaneamente Pétain introdusse miglioramenti, concedendo alle truppe periodi di riposo più lunghi, congedi più frequenti e rancio migliore; dopo sei settimane gli ammutinamenti erano cessati<ref>{{cita|Gilbert|p. 406}}.</ref>.
 
I disordini furono di tale portata che fecero capire all'alto comando francese che i soldati non erano più disposti a sopportare i tormenti di una nuova offensiva: avrebbero tenuto la posizione, ma non sarebbero usciti dalle trincee. Tutto il peso dell'offensiva ricadeva quindi sulle spalle delle forze britanniche, che si sarebbero di lì a poco trovate a sostenere il peso della ripresa dei combattimenti in Francia e nelle [[Fiandre]]<ref>{{cita|Gilbert|p. 407}}.</ref>.
 
=== Le offensive britanniche ===
{{vedi anche|battaglia di Messines|battaglia di Passchendaele}}
[[File:NLS Haig - Smashed up German trench on Messines Ridge with dead.jpg|thumb|Trincee tedesche distrutte dai bombardamenti britannici a [[Messines]].]]
 
{{Citazione|La forza e la resistenza del popolo tedesco sono ormai logore da indurre a ritenerne possibile il crollo entro quest'anno|[[Sir]] [[Douglas Haig]], 5 giugno 1917<ref>{{cita|Gilbert|p. 409}}.</ref>}}
Il 7 giugno i britannici lanciarono la loro seconda offensiva in due mesi [[Battaglia di Messines|lungo il crinale di Messines-Wytschaete]]. L'attacco fu preceduto nelle prime ore del mattino da una spaventosa esplosione, percepita fino alla città di [[Lilla]] occupata dai tedeschi a venticinque chilometri di distanza{{#tag:ref|[[Vera Brittain]] ricordò che l'esplosione si senti in tutta l'Inghilterra meridionale che ricordò come «una strana scossa, simile ad un terremoto»<ref>{{cita|Gilbert|p. 410}}.</ref>.|group=N}}; le squadre di minatori britannici avevano scavato sotto le linee nemiche diciannove mine dal potenziale esplosivo di 500 tonnellate. A [[Messines]] l'effetto delle esplosioni fu devastante, si ritiene che furono uccisi all'istante oltre 10.000 tedeschi, migliaia rimasero storditi e 7354 furono presi prigionieri. Alle esplosioni seguì un massiccio bombardamento con 2266 pezzi d'artiglieria, per riprendere il terreno perso nella prima battaglia di Ypres del 1914, che tuttavia non furono sufficienti per scacciare i tedeschi; l'offensiva si arrestò per il terreno fangoso, ed entrambe le parti soffrirono perdite consistenti<ref name="cita|Griess|p. 124">{{cita|Griess|p. 124}}.</ref>.
 
Ad una settimana di distanza dallo scoppio delle mine e dalla ritirata dei tedeschi attestatisi poco più a est, il fronte ripiombò nello stallo, ma la volontà di continuare a combattere non venne meno nonostante gli orrori della guerra di trincea{{#tag:ref|Così era descritta da un ufficiale diciannovenne la situazione al fronte: «[...] la terra ulcerata, cosparsa di cadaveri gonfi e anneriti di centinaia di giovani [...] il fetore nauseabondo della carne imputridita [...] melma densa come porridge, trincee come crepe superficiali e traballanti in un porridge, un fetido porridge sotto il sole. Sciami di mosche e mosconi che si posano a grappoli sulle buche rigurgitanti escrementi. Feriti abbandonati nei crateri fra i cadaveri putrescenti: inermi sotto il sole cocente e le notti pungenti, sotto l'incessante pioggia di granate. Uomini sventrati, senza polmoni, con la faccia accecata, spappolata, le membra saltate in aria. Uomini che gridano e farfugliano. Uomini feriti che agonizzano sui reticolati, finché un getto pietoso di fuoco liquido non li accartoccia come mosche su una candela»<ref>{{cita|Gilbert|p. 409}}.</ref>.|group=N}}, nonostante il [[rivoluzione d'ottobre|caos in Russia]], nonostante gli ammutinamenti francesi<ref>{{cita|Gilbert|p. 411}}.</ref>.
 
[[File:Morning a Passchendaele. Frank Hurley.jpg|thumb|sinistra|upright|Il campo di battaglia il mattino dopo la prima battaglia di Passchendaele, 12 ottobre 1917.]]
 
Intanto l'8 giugno il generale [[John Pershing]], comandante delle truppe statunitensi in Europa sbarcò a [[Liverpool]] con il suo Stato maggiore, il 26 giugno arrivò in Francia il primo grosso contingente statunitense forte di 140.000 uomini, ma il loro arrivo non modificò la situazione nei piani di battaglia: quei soldati dovevano ancora essere addestrati e attendere quindi i rinforzi che avrebbero cominciato ad arrivare solo tre mesi dopo<ref name="cita|Griess|p. 124"/>.
 
[[File:Passchendaele aerial view.jpg|thumb|upright|Il villaggio di [[Passchendaele]] prima e dopo la battaglia, completamente polverizzato dai bombardamenti.]]
 
Un'offensiva sul fronte occidentale fu fortemente caldeggiata da Haig, e nonostante l'impiego delle truppe statunitensi fosse ancora lontano, il 31 luglio i britannici avrebbero [[Battaglia di Passchendaele|nuovamente attaccato sul saliente di Ypres]] e come primo obiettivo venne prefissato il villaggio di [[Passchendaele]]. Le truppe britanniche inizialmente avanzarono con successo nonostante le ingenti perdite, e nei primi tre giorni di battaglia furono catturati oltre 5000 tedeschi per un'avanzata che variava dai due ai quattro chilometri. Nel frattempo sul fronte orientale le forze russe sconvolte dalle avvisaglie della rivoluzione, si ritiravano inesorabilmente sotto i colpi delle truppe tedesche e austro-ungariche<ref>{{cita|Gilbert|pp. 429,430,431}}.</ref>.
 
I veterani canadesi di Vimy e di [[Battaglia di Quota 70|quota 70]] si unirono alle provate truppe dell'[[Australia and New Zealand Army Corps|ANZAC]] e alle forze britanniche e presero il villaggio di Passchendaele il giorno 30 nonostante la pioggia battente che aveva trasformato il terreno in una palude. L'offensiva venne ripresa con vigore il 10 agosto, ma dopo quattro giorni i violenti acquazzoni bloccarono le operazioni. Gli attacchi continuarono per tutto agosto e tutto settembre ma i tedeschi iniziarono una serie di contrattacchi ad inizio di ottobre che consentirono loro di prendere oltre 20.000 prigionieri<ref>{{cita|Gilbert|pp. 431,442}}.</ref>. Haig preparò un'ennesima offensiva per il 9 ottobre che però fu nuovamente interrotta dalle piogge, i campi si trasformarono in pantani, e il 13 Haig sospese l'attacco che avrebbe dovuto portare le truppe britanniche a Passchendaele. Dopo la terza battaglia di Ypres, gli Alleati erano tuttavia più ottimisti che dopo la Somme, avendo conquistato una maggiore porzione di territorio con minori perdite{{#tag:ref|Queste ammontarono a 244.897 di cui 66.000 morti circa, mentre sulla Somme le perdite furono 419.654<ref>{{cita|Gilbert|p. 442}}.</ref>.|group=N}}, mentre per i tedeschi l'offensiva fu un duro colpo; perdite assai elevate e morale a terra, morti e feriti furono circa 400.000, quasi il doppio dei britannici, in quello che il generale [[Hermann von Kuhl]] definì: «[...] il più grande martirio della prima guerra mondiale ''[in cui]'' nessuna divisione riusciva a resistere più di una settimana in quell'inferno<ref>{{cita|Gilbert|p. 442}}.</ref>.»
 
=== Cambrai ===
{{vedi anche|battaglia di Cambrai}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R27012, Bei Cambrai erbeuteter englischer Panzer.jpg|thumb|left|L'inaffidabilità dei cingoli fu uno dei maggiori problemi che afflissero i carri armati britannici durante l'offensiva di Cambrai.]]
 
Il 23 ottobre sull'Aisne i francesi lanciarono un attacco circoscritto alle posizioni tedesche sullo Chemin des Dames; l'assalto venne preceduto da sei giorni di bombardamento a cui seguì l'attacco di otto divisioni e ottanta carri armati francesi che riuscirono ad avanzare per tre chilometri e mezzo facendo 10.000 prigionieri e strappando ai tedeschi un importante punto di osservazione a [[Laffaux]]. I tedeschi si ritirarono quasi senza combattere attestandosi tre chilometri e mezzo più in basso; il loro impegno in quel momento era soprattutto rivolto sul [[fronte italiano (1915-1918)|fronte italiano]], dove le forze austro-tedesche stavano [[battaglia di Caporetto|sfondando a Caporetto]]<ref>{{cita|Gilbert|pp. 446,447}}.</ref>.
Il 26 ottobre Haig tentò ancora di sfondare a Passchendaele, il 30 i canadesi entrarono finalmente nel villaggio nonostante gravissime perdite, ma ne furono ricacciati subito dopo. Intanto sul fronte orientale la guerra cedeva rapidamente il passo alla rivoluzione: ad inizio novembre il potenziale bellico della Russia, che fino a quel momento era stata il braccio orientale dell'Intesa, non esisteva più. Con la Russia immobilizzata, gli Alleati si prodigarono per mantenere la spinta offensiva sugli altri fronti mentre sul fronte italiano stava dilagando il panico<ref>{{cita|Gilbert|pp. 446,454}}.</ref>.
 
Il 10 novembre la battaglia di Passchendaele terminò; dal 31 luglio gli Alleati erano avanzati di sette chilometri pagando il prezzo di 62.000 morti e 164.000 feriti, mentre tra le file tedesche i morti furono 83.000 e i feriti 250.000 con 26.000 prigionieri. Dal momento che le forze russe non esistevano più e gli italiani erano stati ricacciati sul [[Piave]], il peso delle offensive passò del tutto sulle spalle anglo-francesi.
Il 20 novembre, per la prima volta nella storia militare, il peso principale dell'attacco ricadde sui carri armati lanciati verso la città di [[Cambrai]] e i territori alle sue spalle. Durante la [[battaglia di Cambrai]] (la terza grande offensiva del 1917), i britannici attaccarono con 324 carri, di cui un terzo tenuto come riserva, e dodici divisioni, contro due divisioni tedesche. I carri demolirono i reticolati e nel giro di qualche ora sfondarono le linee nemiche su tutta la lunghezza del fronte<ref>{{cita|Gilbert|pp. 457,458,459}}.</ref>.
 
[[File:The Battle of Cambrai, November-december 1917 Q6310.jpg|miniatura|Civili francesi lasciano il villaggio [[Noyelles-sur-Escaut|Noyelles]] il 22 novembre]]
 
Nonostante l'impeto iniziale, i carri che furono fermati dall'artiglieria tedesca e dai guasti meccanici nei salienti di [[Flesquières]] e [[Mesnières-en-Bray|Mesnières]], a neppure metà strada da Cambrai, raggiunsero il numero di trentanove{{#tag:ref|Sette furono bloccati da un unico artigliere, il sottufficiale Kruger, che azionò il suo cannone da solo finché non venne ucciso; fu l'unico soldato semplice tedesco della Grande Guerra ad essere menzionato nei bollettini militari inglesi<ref>{{cita|Gilbert|p. 459}}.</ref>.|group=N}} Il 23 gli Alleati furono bloccati al bosco Bourlon: l'effetto sorpresa dei carri stava svanendo e le perdite iniziavano a salire, a fine novembre iniziò a cadere la prima neve e alla guerra coi carri subentrò la guerra all'arma bianca fino al 27 novembre quando i britannici furono costretti a sospendere l'attacco. Cambrai sarebbe rimasta distante e irraggiungibile. Il 30 novembre i tedeschi contrattaccarono avanzando per circa cinque chilometri, con un attacco congiunto di armi chimiche e aerei nel ruolo di supporto ravvicinato alle truppe di terra. La battaglia di Cambrai, che inizialmente sembrò volgere favorevolmente agli Alleati, si risolse in due settimane con un fallimento. Le potenze alleate erano in difficoltà su tutti i fronti, la Russia iniziò i contatti per un trattato di pace e 44 divisioni tedesche furono spostate da oriente ad occidente, in Italia gli austriaci erano nei pressi di [[Venezia]] e sul fronte occidentale l'offensiva di Cambrai non mutò la situazione, vigendo ancora una situazione di stallo<ref>{{cita|Gilbert|pp. 462,463,464}}.</ref>.
 
Il 1917 si avviava verso la conclusione e le prospettive di pace in Europa apparivano molto lontane; il cessate il fuoco sul fronte orientale non fu altro che il preludio per la Russia di una sanguinosa guerra civile. A [[Costantinopoli]] nel 1917 morirono di stenti circa 10.000 persone, nell'Impero austro-ungarico la fame provocò tumulti a [[Vienna]] e [[Budapest]], in Germania in quello stesso anno più di 250.000 civili morirono di fame in conseguenza del blocco britannico.<ref>{{cita|Gilbert|pp. 473,474,475}}.</ref>.
 
== Le offensive finali ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-P1013-316, Westfront, deutscher Panzer in Roye.jpg|thumb|Soldati tedeschi su un carro [[A7V]] a [[Roye (Somme)|Roye]], nella Somme, 21 marzo 1918.]]
 
[[Erich Ludendorff]], che insieme a [[Paul von Hindenburg]] era il comandante supremo dell'esercito tedesco dopo la cacciata di Falkenhayn seguente il fallimento di Verdun, concluse che la sola opportunità di vittoria per la Germania consistesse in un attacco decisivo sul fronte occidentale in primavera, ossia prima che il potenziale americano diventasse significativo. Il 3 marzo 1918 fu firmato il [[trattato di Brest-Litovsk]], e la Russia si ritirò dalla guerra. Questo rese disponibili 44 divisioni tedesche del fronte orientale per uno spostamento ad ovest, portando il vantaggio tedesco a 192 divisioni contro 173 alleate. Le forze tedesche erano poi addestrate alle nuove tattiche d'assalto già impiegate con successo sul fronte orientale<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 271}}.</ref>.
Ludendorff decise un attacco contro le forze britanniche, considerate tatticamente inferiori alle francesi e sfavorite nel rapporto di forze; anche la conformazione del territorio era favorevole ai tedeschi, che contavano di aggirarle ai fianchi e tagliarne la ritirata, trasformando una vittoria tattica (lo sfondamento e l'accerchiamento) in una vittoria strategica (la distruzione delle forze britanniche). L'idea di Ludendorff si basava su una massiccia offensiva finalizzata a separare i francesi dai britannici, per sospingere questi ultimi in direzione dei porti sulla Manica. L'attacco avrebbe combinato le nuove tattiche delle truppe d'assalto con l'uso di aerei da attacco al suolo, e uno sbarramento d'artiglieria accuratamente pianificato comprendente pure l'uso di gas<ref>{{cita|Gudmundsson|pp. 272,273}}.</ref>.
 
=== L'offensiva tedesca di primavera ===
{{Vedi anche|offensiva di primavera}}
Dal gennaio 1918 truppe statunitensi sbarcavano settimanalmente in Francia, dopo quarantadue mesi e mezzo dall'inizio della guerra la presenza delle truppe di Pershing sul campo di battaglia era un dato di fatto. Il 23 febbraio per la prima volta le truppe statunitensi presero parte ad un'azione a [[Chevregny]] insieme ai francesi, con due ufficiali e 24 soldati.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1974-054-18, Bespannte Artillerie.jpg|miniatura|sinistra|Trasporto di un cannone tedesco da 7,7 cm durante l'offensiva di primavera.]]
 
Mentre le truppe tedesche dilagavano ad oriente il 21 marzo Ludendorff lanciò una grande offensiva che, in caso di successo, avrebbe consentito alla Germania di vincere la guerra<ref>{{cita|Gilbert|pp. 484,489,491}}.</ref>. L<nowiki>'</nowiki>[[Offensiva di primavera#Operazione Michael|operazione ''Michael'']]<ref>{{cita|S. Marshall|pp. 353,357}}.</ref> fu la prima delle offensive tedesche; quasi riuscì a separare i due eserciti alleati, con un'avanzata di circa 65 chilometri nei primi otto giorni, portando le linee del fronte verso ovest di più di 100 chilometri, con Parigi entro il raggio dell'artiglieria per la prima volta dal 1914. Le conquiste fatte dai tedeschi durante l'offensiva furono impressionanti per gli standard del fronte occidentale: 90.000 prigionieri catturati, 1.300 cannoni presi, 212.000 soldati nemici morti o feriti e un'intera armata britannica (la quinta) messa fuori combattimento. Le perdite tra i tedeschi furono comunque alte (239.000 tra ufficiali e soldati); alcune divisioni furono ridotte alla metà dei loro effettivi, molte compagnie poterono contare solo 40 o 50 uomini<ref>{{cita|Gudmundsson|pp. 284,286}}.</ref>.
 
L'offensiva riuscì a sfondare il sistema difensivo inglese, ma furono necessari tre giorni invece che uno, e ciò permise ai britannici di far affluire le riserve e vanificare ogni significativo sfruttamento. La fiducia di Ludendorff non si spense, e all'operazione Michael seguirono altri tre attacchi. Il 27 maggio alle prime luci dell'alba, 4.000 pezzi d'artiglieria tedesca aprirono il fuoco sul fronte dell'Aisne, cominciò così la [[terza battaglia dell'Aisne]]; il 29 i tedeschi entrarono a [[Soissons]] e il 30 maggio arrivarono sulla Marna a 60&nbsp;km da Parigi. Il 3 giugno attraversarono la Marna pronte ad [[battaglia di Château-Thierry (1918)|attaccare Chateau-Thierry]] difesa dalle truppe statunitensi<ref>{{cita|Gilbert|p. 522}}.</ref>. Il 7 giugno i tedeschi attaccarono fra [[Montdidier (Somme)|Montdidier]] e [[Compiègne]] con un bombardamento di potenza inaudita: furono sparati 750.000 proiettili all'[[iprite]], al fosgene e alla [[difenilcloroarsina]], per un totale di 15.000 tonnellate di gas; alle 4.30 del mattino entrò in azione la fanteria che avanzò per più di 8 chilometri facendo 8.000 prigionieri<ref>{{cita|Gilbert|pp. 523,534}}.</ref>. L'ultima offensiva tedesca scattò il 14 luglio, ma ad inizio agosto lo slancio tedesco su tutto il fronte cessò, mentre quasi un milione di soldati americani erano giunti in Francia a dar manforte agli Alleati. Le truppe tedesche erano ad un soffio dalla vittoria, ma esauste e dissanguate dalle enormi perdite smisero di avanzare, anzi, cominciarono lentamente a indietreggiare, in una lenta ritirata che terminò solo l'11 novembre 1918<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 287}}.</ref>.
 
=== I raid navali britannici ===
{{vedi anche|primo raid di Ostenda|secondo raid di Ostenda|raid di Zeebrugge}}
[[File:Tug Diomede scuttled at Zeebrugge.jpg|thumb|Le HMS ''Intrepid'' ed ''Iphigenia'' affondate come blocco all'ingresso del canale.]]
Verso la fine della guerra la ''[[Royal Navy]]'' si pose il problema di interdire le azioni delle unità leggere e degli [[U-Boot]] della ''[[Kaiserliche Marine]]'' che partivano dai porti del Belgio occupato.
Benché i successi contro gli U-Boot della marina britannica si moltiplicassero, questi venivano prodotti ad una velocità pari a quella con cui venivano distrutti e colpivano le rotte di rifornimento britanniche attraverso la Manica rappresentando una continua minaccia alle vie di rifornimento della ''British Expeditionary Force'' impegnata sul continente. Per l'estate era poi previsto l'arrivo di numerose truppe americane con i relativi rifornimenti per cui occorreva chiudere "uno dei covi da cui i sommergibili nemici minacciavano le comunicazioni con gli Alleati"<ref>{{cita|Gilbert|p. 506}}.</ref>.
 
Gli attacchi vennero sferrati nella tarda primavera del 1918. Il [[primo raid di Ostenda]] (parte dell'operazione ''ZO'') venne compiuto dalla ''Royal Navy'' con l'obiettivo di bloccare l'accesso al porto omonimo, che veniva largamente utilizzato dalla ''Kaiserliche Marine'' come base per gli U-Boot e il naviglio leggero. Il vicino porto di [[Bruges]] fu oggetto di [[Raid di Zeebrugge|un contemporaneo attacco]].
 
Il 23 aprile tre vecchi incrociatori britannici accompagnati da una consistente forza navale d'appoggio, furono affondati nel braccio di mare antistante la base dei sottomarini.
Il molo fortificato che proteggeva il porto venne cannoneggiato e molte delle sue strutture demolite; il viadotto che lo collegava alla ferrovia fu fatto saltare. Una delle navi, la HMS ''Thetis'', affondò prima del necessario dopo l'urto contro un'ostruzione lasciando alle altre due il compito di bloccare il canale; la ''Iphigenia'' e la ''Intrepid'' affondarono come previsto nel punto più stretto, ma il blocco durò solo pochi giorni in quanto i tedeschi rimossero due moletti collocati su un lato del canale, liberando così un varco per gli U-Boot con l'alta marea; in tre settimane i tedeschi riuscirono ad approntare una deviazione e i sottomarini ripresero indisturbati a pattugliare il mare del Nord e dintorni. L'incursione fu un fallimento e costò ai britannici 200 morti e 400 feriti. L'opinione pubblica britannica si entusiasmò per il raid a Zeebrugge, viceversa si interessò meno all'attacco al canale di Ostenda, che pure conduceva alla base dei sottomarini di Bruges<ref>{{cita|Gilbert|pp. 506,507}}.</ref>.
 
Tre settimane dopo il fallimento, venne lanciato un [[secondo raid di Ostenda|secondo attacco]] che ebbe maggior successo, con l'affondamento di una nave all'imbocco del canale, senza riuscire però a chiudere completamente il passaggio.
A ideare l'operazione era stato il vice-ammiraglio [[Roger Keyes]]; sebbene presentata da [[John Jellicoe]] nel 1917, non venne appoggiata dall'Ammiragliato britannico fino alla presentazione di un progetto dettagliato. Nuovi piani per attaccare la zona durante l'estate del 1918 non vennero messi in atto e le basi tedesche in zona rimasero una minaccia costante fino alla fine del conflitto, quando la città venne liberata dalle forze di terra francesi e britanniche<ref>{{cita|Snelling|p. 248}}.</ref>.
 
=== Il contrattacco alleato ===
{{vedi anche|offensiva dei cento giorni}}
[[File:U.S. Marines during the Meuse-Argonne Campaign.jpg|thumb|[[United States Marine Corps|Marines statunitensi]] in azione durante la battaglia della Mosa-Argonne]]
 
Già in luglio [[Ferdinand Foch]] diede inizio alla [[Seconda battaglia della Marna|prevista controffensiva sulla Marna]] prodottasi in seguito agli attacchi tedeschi. In agosto il saliente era stato sgomberato, e grazie allo slancio e alla presenza ormai massiccia delle truppe fresche di Pershing gli Alleati continuarono le controffensive. L'8 agosto partì la [[Battaglia di Amiens (1918)|seconda offensiva]], lanciata due giorni dopo la precedente. L'attacco interessò truppe franco-britanniche, e vide l'impiego di 600 carri e 800 aerei; ad esse si unirono le truppe del [[II Corpo d'armata italiano in Francia|II Corpo d'armata]] del generale [[Alberico Albricci]] arrivate sul fronte francese nell'aprile precedente in qualità di contingente militare italiano a supporto delle truppe francesi<ref>{{cita web|url=http://www.lagrandeguerra.net/gggrandeguerraitalianifrancia.html|titolo=La grande guerra degli italiani in Francia|editore=lagrandeguerra.net|accesso=23 settembre 2015}}</ref>. L'offensiva ebbe successo, tanto che Ludendorff definì l'8 agosto come "il giorno nero dell'esercito tedesco"<ref>{{cita|Griess|pp. 155-156}}.</ref>.
L'assalto fu il primo di quelli che Foch chiamava "attacchi di liberazione" contro la nuova linea tedesca, che proseguirono il 15 agosto con un nuovo [[seconda battaglia della Somme|contrattacco sulla Somme]], mentre a Parigi si riuniva il neo-costituito Consiglio Interalleato per gli approvvigionamenti, che gettò i piani per la continuazione della guerra almeno fino al 1919<ref>{{cita|Gilbert|pp. 545,547}}.</ref>. Su tutto il fronte gli Alleati continuavano ad avanzare cacciando i tedeschi da Compiègne, [[Antheuil-Portes]], [[Lassigny]], sulla Somme conquistarono [[Thiepval]] e bosco Mametz mentre il 27 le truppe tedesche iniziarono ad evacuare le Fiandre abbandonando i territori conquistati quattro mesi prima.
 
[[File:AWM AWM E03183 peronne.jpg|miniatura|sinistra|Soldati americani durante una pausa dei combattimenti nei pressi di [[Péronne (Somme)]].]]
 
Ludendorff aveva optato per una strategia difensiva cercando in tutti i modi di tenere la Linea Hindenburg, ma ormai il morale delle truppe tedesche era a terra. A fine agosto i tedeschi lasciarono l'Aisne sotto i colpi del generale Mangin, ad inizio settembre i canadesi iniziarono i primi assalti alla Hindenburg e il 3 settembre Foch diede l'ordine perentorio di attaccare senza sosta per tutta la lunghezza del fronte occidentale. L'11 agosto gli statunitensi [[battaglia di Saint-Mihiel|attaccarono Saint-Mihiel]] che venne conquistata il 13, liberando un saliente in mano nemica da quattro anni<ref>{{cita|Gilbert|pp. 551-544}}.</ref>. Il 25 settembre iniziò l'[[offensiva della Mosa-Argonne]] a cui parteciparono dieci divisioni americane; le due operazioni insieme valsero la conquista di oltre 500 chilometri quadrati di territorio<ref>{{cita|Griess|pp. 159-161}}.</ref>.
 
La Germania aveva visto il proprio potenziale umano gravemente compromesso da quattro anni di guerra trovandosi poi in gravi difficoltà dal punto di vista economico e sociale. Il 1º ottobre i britannici si apprestavano a [[Battaglia di Cambrai-San Quintino|superare la Hindenburg]] lungo il canale di St. Quentin e gli statunitensi a sfondare nelle [[Argonne]]; Ludendorff si recò direttamente dal Kaiser per chiedergli di avanzare immediatamente una proposta di pace, dando grossa parte della colpa alle «idee spartachiste e socialiste che avvelenavano l'esercito tedesco»<ref>{{cita|Gilbert|p. 569}}.</ref>. Le battaglie infuriavano ancora quando il 2 ottobre la [[Repubblica di Weimar#Rivoluzione controllata: la fondazione della Repubblica (1918-1919)|prima rivoluzione tedesca]] scoppiò. Il 4 ottobre il principe [[Massimiliano di Baden|Max von Baden]] telegrafò a Washington per richiedere l'armistizio<ref>{{cita|Gilbert|p. 572}}.</ref>. La Germania pur essendo nello scompiglio non era precipitata nell'anarchia né aveva deciso di arrendersi: l'8 ottobre Wilson respinse la proposta, e l'11 i tedeschi iniziarono a ritirarsi su tutto il fronte senza però rinunciare a combattere<ref>{{cita|Gilbert|pp. 575-578}}.</ref>.
L'[[offensiva dei cento giorni]] diede il colpo finale, e dopo questa serie di sconfitte le truppe tedesche iniziarono ad arrendersi in numero sempre crescente. Quando finalmente gli Alleati ruppero il fronte tedesco, la monarchia imperiale tedesca giunse al collasso, e i due comandanti dell'esercito, Hindenburg e Ludendorff, dopo aver tentato invano di convincere il Kaiser a combattere ad oltranza, si fecero da parte<ref>{{cita|Griess|p. 163}}.</ref>.
 
== La resa delle forze tedesche ==
{{vedi anche|Armistizio di Compiègne}}
Il 30 ottobre l'[[Impero ottomano]] firmò l'[[armistizio di Mudros]] con gli Alleati, il 3 novembre l'Austria-Ungheria firmò l'[[armistizio di Villa Giusti]] con l'Italia; solo sul fronte occidentale si continuava a combattere.
Gli Alleati avanzavano inesorabilmente raggiungendo il confine belga mentre il Kaiser lasciò [[Berlino]] per [[Spa (Belgio)|Spa]], dove si stava discutendo una sua eventuale [[abdicazione]] a favore del [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|giovane figlio]]; la maggioranza dei partiti politici del [[Reichstag (istituzione)|Reichstag]] era favorevole all'ipotesi: il Kaiser avrebbe dovuto farsi da parte per la sopravvivenza della dinastia. L'imperatore si indignò, e con il pieno appoggio di Hindenburg si rifiutò di lasciare il trono<ref>{{cita|Gilbert|p. 592}}.</ref>.
Gli statunitensi il 6 novembre raggiunsero i dintorni di Sedan e i canadesi entrarono in Belgio, mentre Groener, tornato da Spa dopo quattro giorni passati al fronte, comunicò personalmente al Kaiser la necessità di firmare l'armistizio entro il 9 novembre: la flotta tedesca si era ammutinata, la rivoluzione appariva imminente mentre le truppe si rifiutavano di sparare sui rivoluzionari. La mattina del 7 novembre i delegati tedeschi si riunirono a Spa e furono condotti oltre le linee del fronte verso la foresta di Compiègne in territorio francese. Intanto a Berlino la maggioranza socialista del parlamento chiese l'abdicazione del Kaiser; al rifiuto di questi, i deputati si dimisero in blocco e indissero uno [[sciopero]] generale in tutto il paese; neppure la richiesta telefonica di [[Maximilian di Baden|von Baden]] fece cambiare idea all'imperatore<ref>{{cita|Gilbert|pp. 598,599}}.</ref>.
 
La sera dell'8 novembre l'ammiraglio [[Paul von Hintze]] comunicò al Kaiser che la sua Marina non avrebbe più obbedito ai suoi ordini. La mattina del giorno dopo i delegati arrivarono a Compiègne. La Germania era al collasso: i rivoluzionari avevano in mano i principali nodi ferroviari e la città di [[Aquisgrana]], molti soldati avevano abbracciato la rivoluzione, e la superiorità militare alleata stava schiacciando le truppe al fronte. Il 10 novembre, mentre i canadesi entravano a Mons{{#tag:ref|Entrando a Mons il tenente J.W. Muirhead vide tre cadaveri di soldati inglesi: «Ciascuno portava il nastrino di chi aveva combattuto a Mons nel 1914, erano stati uccisi quella mattina da una mitragliatrice»<ref>{{cita|Gilbert|p. 605}}.</ref>.|group=N}}, il governo tedesco accettò le condizioni di resa, alle 5.30 del mattino dell'11 novembre venne firmato l'armistizio che sarebbe entrato in vigore alle ore 11<ref>{{cita|Gilbert|pp. 603,604}}.</ref>. I combattimenti continuarono per tutta la mattina dell'11 novembre fino a che le lancette degli orologi non segnarono le ore 11:
{{Citazione|Ci fu un attimo di silenzio e di attesa, poi si udì uno strano mormorio, che gli osservatori in posizione molto arretrata rispetto al fronte paragonarono al soffio di una leggera brezza. Erano gli uomini che esultavano dal Vosgi fino al mare<ref>J. Buchan, ''The King's Grace'', p.203</ref>.}}
 
[[File:German machine-gun nest and dead gunner. Villers Devy Dun Sassey, France., 11-04-1918 - NARA - 530778.tif|miniatura|Mitragliere tedesco morto in Francia il 4 novembre 1918]]
 
La guerra era finita, un tripudio di festeggiamenti coinvolse le capitali delle potenze vincitrici, ma in Francia Pershing era irritato perché il suo consiglio di costringere i tedeschi alla resa sul campo non era stato ascoltato:
{{Citazione|Suppongo che la nostra campagna sia conclusa, ma quale enorme differenza avrebbe fatto qualche giorno ancora di guerra. [...] la mia paura è che la Germania non abbia capito di averle prese. Se ci avessero dato un'altra settimana, glielo avremmo fatto capire.}}
I tedeschi, con le truppe ancora in armi, le trincee piene di uomini, le artiglierie in posizione, il suolo francese e belga occupato, si sentirono traditi da coloro che avevano firmato l'armistizio consegnando la vittoria agli Alleati sul tavolo dei negoziati. Quel giorno il generale [[Karl von Einem]], comandante della 3ª armata, disse alle sue truppe:
{{Citazione|Il fuoco è cessato. Non sconfitti...voi concludete la guerra in territorio nemico<ref>Le ultime due citazioni come il testo, sono presi da: {{cita|Gilbert|p. 607}}.</ref>.}}
 
== Conseguenze ==
{{vedi anche|Conferenza di pace di Parigi (1919)|trattato di Versailles (1919)|conseguenze della prima guerra mondiale}}
{{Citazione|Mai invero nella storia del mondo [...] un popolo ha dovuto confrontarsi con condizioni di armistizio tanto terribili e ha dovuto prendere atto della sua totale sconfitta, benché nessuno dei suoi avversari abbia ancora messo piede sul suo suolo [...] l'uomo della strada non riesce a capire che cosa sia accaduto così all'improvviso, e si sente completamente disorientato.|
Queste le parole con cui [[Arthur Ruppin]], industriale tedesco, scriveva sul suo diario il 7 dicembre 1918<ref>{{cita|Gilbert|p. 611}}.</ref>.}}
 
La disfatta aveva portato in Germania il crollo delle istituzioni imperiali, la proclamazione della repubblica e la costituzione di un governo la cui autorità non era riconosciuta nemmeno nelle strade di Berlino. Anche l'esercito cadde nello sconforto, le unità delle retrovie avevano contribuito al rovesciamento della monarchia, mentre le armate impiegate al fronte venivano condotte in patria e smobilitate<ref>{{cita|Corum|p. 41}}.</ref>.
Tra il 1º e il 4 dicembre le truppe britanniche, statunitensi e francesi varcarono la frontiera tedesca e oltrepassarono il Reno occupando rispettivamente [[Colonia (Germania)|Colonia]], [[Coblenza]] e [[Magonza]], città che mal si assoggettavano alla presenza degli occupanti, i quali secondo una convinzione sempre più diffusa, non avevano sconfitto la Germania sul campo, ma si erano assicurati l'armistizio per l'incapacità dei governanti tedeschi di scongiurare la rivoluzione e il repubblicanesimo<ref>{{cita|Gilbert|pp. 609, 611}}.</ref>.
Fin dai primi giorni di pace l'infamante marchio della sconfitta e la gravità della situazione economica costituirono uno stimolo per le forze della rivoluzione e del fanatismo in Germania, Austria e Ungheria.
 
[[File:Captured World War I German planes paraded in London, 1918.jpg|thumb|sinistra|Aerei tedeschi di preda bellica sfilano tra le strade di [[Londra]], novembre 1918.]]
 
Intanto, mentre i prigionieri di entrambi gli schieramenti tornavano nei rispettivi Paesi e a Berlino [[Karl Liebknecht]] e [[Rosa Luxemburg]] venivano uccisi da forze paramilitari di estrema destra, il 18 gennaio si aprì la [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|conferenza di pace di Parigi]], in una data che suonava offensiva ai tedeschi, poiché si trattava dello stesso giorno in cui era stato solennemente proclamato l'impero quarantanove anni prima.
{{Citazione|La Germania accetta la responsabilità propria e dei suoi alleati di aver provocato tutte le perdite e i danni che gli Alleati, i governi associati e le loro nazioni hanno dovuto subire a causa di ''una guerra che è stata loro imposta dall'aggressione della Germania e dei suoi alleati''.}}
Questa fu una delle clausole del trattato. Mai una frase avrebbe avuto ripercussioni così negative e violente. Proprio la clausola della "colpevolezza" per come fu percepita dalla Germania ed enfatizzata dai suoi politici, sarebbe divenuta il bersaglio dell'ex caporale [[Adolf Hitler]]. Nella popolazione nacque il mito secondo cui l'esercito non fosse stato sconfitto, ma abbandonato dal governo e tradito dai nemici interni, la [[Dolchstoßlegende]]; ciò in seguito sarebbe stato sfruttato dalla propaganda [[nazionalsocialismo|nazista]] per giustificare almeno in parte l'abbattimento della [[Repubblica di Weimar]]<ref>{{cita|Gilbert|pp. 613, 615}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 102-08805, Koblenz, Parade französischer Truppen.jpg|thumb|Truppe francesi in parata a [[Coblenza]].]]
 
Al discorso di apertura della conferenza di Versailles, il capo della delegazione tedesca, conte [[Ulrich von Brockdorff-Rantzau]] si rifiutò di firmare la clausola dell'ammissione di colpevolezza, puntando il dito sul blocco navale ancora in vigore che stava mietendo migliaia di vittime nella popolazione. Gli Alleati risposero che il blocco sarebbe continuato fino a che non fosse stato ratificato il trattato. La bozza finale fu ricevuta dalla delegazione tedesca il 7 maggio 1919, il 29 la stessa delegazione presentò un memorandum di protesta contro le proposte avanzate dagli Alleati, in cui accettarono di disarmare in anticipo ma a patto che la riduzione degli armamenti fosse di dimensioni analoghe a quella degli Alleati; accettarono di rinunciare alla sovranità in Alsazia e Lorena, ma proponevano si tenesse un [[plebiscito]]; accettarono entro certi limiti di pagare i danni di guerra ma rifiutarono di assumersene la colpa. La risposta degli Alleati fu perentoria, la guerra era un ricordo ancora troppo vivo: «non possono ora sfuggire alle conseguenze delle loro azioni» fu la risposta di Lloyd George.
Il 22 giugno a Versailles i delegati acconsentirono alla firma del trattato, tranne che per la clausola della dichiarazione di "colpevolezza", e mentre i rappresentanti alleati si stavano preparando a discutere questo nuovo gesto di sfida, arrivò la notizia dell'[[autoaffondamento della flotta tedesca a Scapa Flow]]{{#tag:ref|La [[Hochseeflotte]], che dai giorni dell'armistizio era internata nella base britannica di [[Scapa Flow]], si autoaffondò per non cadere nelle mani degli Alleati<ref>{{cita|Gilbert|p. 622}}.</ref>.|group=N}}. Fu immediatamente deciso non solo di rifiutare qualsiasi modifica al trattato, ma di concedere ai tedeschi solo ventiquattr'ore di tempo per sottoscriverlo<ref>{{cita|Gilbert|pp. 621,622}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 119-1983-0012, Kapp-Putsch, Marienbrigade Erhardt in Berlin.jpg|thumb|sinistra|''[[Freikorps]]'' della ''Marienbrigade Erhardt'' durante il [[putsch di Kapp]].]]
 
Per non diventare oggetto di riprovazione generale il governo tedesco si dimise, ma [[Friedrich Ebert (padre)|Friedrich Ebert]] rifiutò le dimissioni e chiese a Hindenburg se la Germania avrebbe potuto difendersi nel caso di una recrudescenza delle ostilità; per tutta risposta Hindenburg uscì dalla stanza, e solo quattro ore prima della scadenza il governo autorizzò la firma del trattato.
Il 28 giugno il trattato fu siglato: i termini della pace dettati dalle potenze vincitrici erano umilianti e avrebbero cancellato la Germania come potenza militare ed economica. Il trattato di Versailles riportò alla Francia la provincia di confine dell'[[Alsazia-Lorena]], importante per i giacimenti di [[carbone]] nella [[Regione della Ruhr|Ruhr]], limitò severamente il numero di effettivi dell'esercito a 100.000 unità e vietò la ricostituzione di una forza aerea e di una marina militare. La riva occidentale del [[Reno]] sarebbe stata demilitarizzata, e il [[canale di Kiel]] aperto al traffico internazionale.
 
Quattro imperi erano caduti nel 1918, e con essi, i loro sovrani. Il Kaiser andò in esilio nei Paesi Bassi, ma in Germania la violenza non diminuì. La nazione sconfitta divenne vittima di coloro che cercavano una soluzione militarista ai suoi problemi; la [[Repubblica di Weimar]] sopravvisse per un certo periodo ai diversi attentati alla sua esistenza: [[Putsch di Kapp|Kapp a Berlino]] nel marzo 1920, [[Putsch di Monaco|Hitler a Monaco]] nel 1923. Nelle file degli anonimi sostenitori di Hitler, nel giorno del tentato putsch, fu notata l'imbarazzante presenza di un famoso eroe di guerra, il generale Ludendorff. La Repubblica riaffermò la propria autorità, come peraltro riuscì a fare in tutto il decennio successivo, il governo di Weimar riuscì a trattare una riduzione delle riparazioni di guerra, e [[Patto di Locarno|nel 1925 a Locarno]] la Germania fu ammessa a far parte del sistema di sicurezza europeo. Ma nel 1933 l'ascesa di Hitler spazzò via per molto tempo quella stabilità che poteva segnare il definitivo ritorno della Germania nel consesso delle nazioni europee<ref>{{cita|Gilbert|pp. 630,631}}.</ref>.
 
== Nella cultura di massa ==
=== Letteratura ===
Svariate opere letterarie sono state dedicate agli avvenimenti del fronte occidentale della Grande Guerra; tra le principali, si possono citare:
* {{cita libro|autore=Henri Barbusse|wkautore=Henri Barbusse|titolo=[[Il fuoco (Barbusse)|Il fuoco]]|città=Roma|editore=Elliot edizioni|anno=2015|annooriginale=1916|ISBN=978-88-6192-878-7}}
* {{cita libro|autore=Blaise Cendrars|wkautore=Blaise Cendrars|titolo=La mano mozza|città=Roma|editore=Elliot edizioni|anno=2014|annooriginale=1946|ISBN=978-88-6192-878-7}}
* {{cita libro|cognome=Jünger|nome=Ernst|wkautore=Ernst Jünger|titolo=[[Nelle tempeste d'acciaio]] |annooriginale=1920|anno=2014|editore=Guanda|città=Parma|isbn=978-88-6192-471-0}}
* {{cita libro|cognome=Jünger|nome=Ernst|titolo=Boschetto 125, una cronaca delle battaglie in trincea nel 1918|annooriginale=1925|anno=1999|editore=Guanda|città=Parma|isbn=88-8246-176-9}}
* {{cita libro|autore=Ernst Jünger|titolo=[[Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia]]|annooriginale=1925|anno=2016|editore=Guanda|città=Milano|ISBN=978-88-235-0845-3|cid=}}
* {{cita libro|cognome=Jünger|nome=Ernst|titolo=[[Il tenente Sturm]]|annooriginale=1923|anno=2001|editore=Guanda|città=Milano|isbn=88-7746-968-4}}
* {{cita libro|cognome=Köppen|nome=Edlef|wkautore=Edlef Köppen|titolo=Bollettino di guerra|annooriginale=1930|anno=2008|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-57657-0}}
* {{cita libro|cognome=Remarque|nome=Erich Maria|wkautore=Erich Maria Remarque |titolo=[[Niente di nuovo sul fronte occidentale]] |annooriginale=1929|anno=2009|editore=Oscar Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-49296-2}}
 
=== Filmografia ===
Sugli avvenimenti che caratterizzarono il fronte occidentale è stata prodotta una corposa filmografia. In seguito sono elencati in ordine cronologico alcuni film significativi:
* ''[[Cuori del mondo]]'' (''Hearts of the World''), film di [[David Wark Griffith]] del 1918.
* ''[[All'ovest niente di nuovo]]'' (''All Quiet on the Western Front''), film del 1930 diretto da [[Lewis Milestone]] tratto dal libro di Remarque.
* ''[[La grande illusione (film)|La grande illusione]]'' (''La Grande illusion''), un film del 1937 diretto da [[Jean Renoir]].
* ''[[Orizzonti di gloria (film)|Orizzonti di gloria]]'' (''Paths of Glory''), film del 1957 diretto da [[Stanley Kubrick]].
* ''[[Per il re e per la patria]]'' (''King and Country''), film del 1964 diretto da [[Joseph Losey]].
* ''[[Niente di nuovo sul fronte occidentale (film)|Niente di nuovo sul fronte occidentale]]'' (''All Quiet on the Western Front''), film del 1979 diretto da [[Delbert Mann]] anch'esso tratto dall'omonimo romanzo.
* ''[[Il battaglione perduto]]'' (''The lost battalion''), film del 2001 diretto da [[Russell Mulcahy]] ispirato alle vicende del 77º battaglione statunitense impegnato nella battaglia della Mosa-Argonne.
* ''[[Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia]]'' (''Joyeux Noël'')', film del 2005 diretto da [[Christian Carion]] ispirato agli avvenimenti sul fronte occidentale conosciuti come la "[[Tregua di Natale]]".
===Musica===
*''[[All Quiet on the Western Front (singolo)|All Quiet on the Western Front]]'' canzone di [[Elton John]] del 1982
 
== Note ==
<references/>
=== Note esplicative ===
<references responsive group=N/>
 
=== Note bibliografiche ===
{{Note strette}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione | nome=G. |cognome=Tomasetti |titolo=| Della campagna romana: illustrazione della Via Tiburtina |rivista=Archivio della R. Società romana di storia patria |città=Roma|SBN =IT\ICCU\RML\0008666|volume=XXX |anno=1907 }}
'''In italiano:'''
* {{Cita libro| autore= [[Carlo Galassi Paluzzi]] | titolo=I XXV della campagna romana | anno=1922 |editore= Alfieri e Lacroix |città=Roma|SBN =IT\ICCU\NAP\0140300| cid=Paluzzi}} Prefazione di [[Federico Hermanin]]
* {{cita libro|cognome=Albertini|nome=Luigi|wkautore=Luigi Albertini|titolo=Le origini della guerra del 1914 (3 volumi - vol. I: "Le relazioni europee dal Congresso di Berlino all'attentato di Sarajevo", vol. II: "La crisi del luglio 1914. Dall'attentato di Sarajevo alla mobilitazione generale dell'Austria-Ungheria.", vol. III: "L'epilogo della crisi del luglio 1914. Le dichiarazioni di guerra e di neutralità.")|anno=1942-1943|editore=Fratelli Bocca|città=Milano|isbn=no|cid=Albertini}}
* {{Cita libro| Ercole | Metalli | Usi e costumi della campagna romana | 2ª ed., 1976 | A. Forni | Bologna|SBN =IT\ICCU\SBL\0593942}} Con disegni originali di [[Duilio Cambellotti]].
* {{cita libro|cognome= Corum|nome= James|titolo= Le origini del Blitzkrieg, Hans von Seeckt e la riforma militare tedesca 1919-1933|editore= Libreria editrice goriziana|città= Gorizia|anno=2004 |isbn= 88-86928-62-9|cid=Corum}}
* {{Cita libro| Renato | Mammucari | I 25 della Campagna Romana | 1984 | Vela | Albano Laziale|SBN =IT\ICCU\RML\0083813}} Prefazione di Paolo Emilio Trastulli.
* {{cita libro|cognome=Davis|nome=Paul K. |titolo=Le 100 battaglie che hanno cambiato la storia |annooriginale=1999 |anno=2006|editore=Newton Compton|città=Roma|isbn=978-88-8289-853-3|cid=Davis}}
* {{Cita libro| autore=Renato Mammucari | titolo=I pittori della mal'aria. Dalla campagna romana alle Paludi Pontine: vedute e costumi dell'Agro attraverso i dipinti degli artisti italiani e stranieri che ne lasciarono memoria prima della radicale trasformazione dell'ambiente e del territorio | anno=1999 | editore=Newton & Compton | città=Roma|SBN =IT\ICCU\NAP\0225567| autore2=Rigel Langella}}
* {{cita libro|cognome=Gilbert|nome=Martin|wkautore=Martin Gilbert |titolo=La grande storia della prima guerra mondiale|annooriginale=1994 |anno=2009|editore=Arnoldo Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-48470-7|cid=Gilbert }}
* {{citaCita libro|cognome curatore=Gualtieri|nome=Alessandro Renato Mammucari | titolo=LaI battaglia25 della Sommecampagna romana: 1904-2004 l'artiglieria| conquistaanno=2ª laed., fanteria2005 occupa|anno=2010 |editore=MattioliLER 1885| città= ParmaMarigliano|isbnSBN =978-88-6261-153-4IT\ICCU\BVE\0372474|cid=GualtieriMammucari 2005}} Introduzione [[Claudio Strinati]].
* {{cita libro|cognome=Gundmundsson|nome=Bruce I.|titolo=Sturmtruppen - origini e tattiche|annooriginale=1989 |anno=2005 |editore=Libreria Editrice Goriziana|città= Gorizia|isbn=88-86928-90-4|cid=Gudmundsson}}
* {{cita libro|cognome=Horne |nome=Alistair|wkautore=Alistair Horne |titolo=Il prezzo della Gloria, Verdun 1916 |annooriginale=1962|anno=2003 |editore=BUR |città= Milano|isbn=978-88-17-10759-4|pagine= 376|cid=Horne}}
* {{cita libro|cognome=Jürgs |nome=Michael|titolo=La piccola pace nella Grande Guerra|anno=2003|editore=Il Saggiatore |città=Milano|isbn=978-88-565-0234-3|cid=Jürgs}}
* {{cita libro|cognome=Ousby|nome=Ian|titolo=Verdun|anno=2002|editore=Rizzoli|città= Milano|isbn=978-88-17-86998-0|pagine=405|cid=Ousby}}
* {{Cita libro|autore=H. P. Willmott|titolo=La prima guerra mondiale |editore=Mondadori|città=Milano|anno=2006 |isbn=978-88-370-2781-0 |cid=Willmott}}
* {{Cita libro|autore=J. M. Winter|titolo=Il mondo in guerra - Prima guerra mondiale|città=Milano|editore=Selezione dal Reader's Digest |anno=1996 |isbn=88-442-0462-2 |cid=Winter}}
 
'''In inglese:'''
* {{Cita libro|nome=John F.C.|cognome=Fuller|anno=1992|titolo=The Conduct of War, 1789–1961: A study of the impact of the French, Industrial and Russian revolutions on war and its conduct| editore=Da Capo Press|cid=J. Fuller|città=New York|isbn=0-306-80467-0}}
* {{Cita libro|nome=Thomas E.|cognome=Griess|anno=1986|titolo=The Great War|editore=Avery Publishing Group|isbn=0-89529-312-9|cid=Griess}}
* {{Cita libro|nome=William R.|cognome=Griffiths|curatore=Thomas E. Griess |anno=1986|titolo=The Great War|editore=Avery Publishing Group| città=Wayne, NJ|isbn=0-89529-312-9}}
* {{Cita libro|nome=Michael J.|cognome=Lyons|anno=2000|titolo=World War I: A Short History|editore=Prentice Hall|isbn=0-13-020551-6|cid=Lyons}}
* {{Cita libro|nome=Samuel L.A.|cognome=Marshall|anno=1964| titolo=The American Heritage History of World War I|editore=Oxford University Press|città=American Heritage|isbn=0-517-38555-4}}
* {{Cita libro|autore=Stephen Snelling|titolo=The Naval VC's|anno=2002|editore=Sutton Publishing|isbn=0-7509-1395-9|cid=Snelling}}
 
== Voci correlate ==
* [[Scuola Etrusca]]
* [[American Expeditionary Forces]]
* [[In arte libertas]]
* [[Corpo di spedizione russo in Francia]]
* [[Secessione Romana]]
* [[Corpo Expedicionário Português]]
* [[Corpo volontario siamese]]
* [[II Corpo d'armata italiano in Francia]]
* [[Truppe ausiliarie italiane in Francia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{Interprogetto|commons=Category:Western Front theatre of World War I}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.lagrandeguerra.net/ggfronteoccidentale.html|Il fronte occidentale - Il teatro di scontri principale della prima guerra mondiale}}
* {{cita web|http://www.westernfront.nl/|The Western Front Museum|lingua=en}}
 
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{{Portale|Grande Guerra|storia}}
 
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{{vetrina|3|ottobre|2011|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Fronte_occidentale_(prima_guerra_mondiale)|arg=guerra}}
 
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