Hugo Chávez e Luigi Canali (partigiano): differenze tra le pagine

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{{citazione| Non ricordo che dei popoli siano riusciti a molto con la sola disciplina. Sono anzi sicuro che senza un substrato nel campo economico, o sociale, o morale, o religioso, nulla di veramente notevole possa attuarsi. Anzi sono convinto che, senza tale substrato, la disciplina non sia altrimenti attuabile che come manifestazione della paura e dell'ignoranza|Luigi Canali<ref>Luciano Garibaldi, ''La pista inglese'', ARES, Milano, 2002, pag. 149.</ref>}}
{{nota disambigua|il calciatore messicano|[[Hugo Guillermo Chávez]]}}
{{Avvisounicode}}
{{Carica pubblica
|nome= Hugo Chávez
|immagine= Hugo Chávez (02-04-2010).jpg
|bandiera= Flag of Venezuela.svg
|carica= [[Presidenti del Venezuela|61º Presidente del Venezuela]]
|carica2= [[Presidenti del Venezuela|64º Presidente del Venezuela]]<ref>Secondo il conteggio ufficiale del Venezuela, si dovrebbe scalare da 64º a 63º, in quanto Pedro Carmona Estanga non è riconosciuto, perché golpista autonominatosi</ref>
|mandatoinizio= 2 febbraio [[1999]]
|mandatofine= 11 aprile [[2002]]
|mandatoinizio2= 14 aprile [[2002]]
|mandatofine2= 5 marzo [[2013]]
|predecessore= [[Rafael Caldera]]
|successore= [[Pedro Carmona Estanga]] (golpe)
|predecessore2= [[Diosdado Cabello]] (''ad interim'')
|successore2= [[Nicolás Maduro]] (''ad interim'')<ref>[http://www.lapresse.it/mondo/sud-america/venezuela-chavez-sconfitto-dal-cancro-maduro-presidente-ad-interim-1.294830 Sud America. Venezuela, Chavez sconfitto dal cancro. Maduro presidente ad interim]</ref>
|partito= [[Movimento Quinta Repubblica|MVR]] (1997 – 2008)<br />[[Partito Socialista Unito del Venezuela|PSUV]] (dal 2008)<br />Coalizione: [[Alleanza Patriottica]] (dal [[2008]])
|tendenza= [[Socialismo]]<br> [[Chavismo]]<br>[[Bolivarismo]]<br>[[Socialismo del XXI secolo]]
|titolo di studio= [[Laurea]] in [[Arte militare|scienze e arti militari]]
|alma_mater = [[Accademia militare|Accademia]] venezuelana di arti militari
|professione= dirigente politico, militare
|religione= [[cattolica]]
|firma = Hugo Chavez Signature.svg
}}
{{Infobox militare
|Nome = HugoLuigi Rafael Chávez FríasCanali
|Immagine = Operemm-2Neri0.jpg
|Didascalia =
|Soprannome = il Comandante<ref>[http://www.agi.it/estero/notizie/201303082200-est-rt10117-venezuela_da_l_addio_a_chavez_comandante_vivrai_per_sempre Il Venezuela dà l'addio a Chavez: "Comandante vivrai per sempre"]</ref>
|Soprannome = ''Capitano Neri''
|Data_di_nascita = 28 luglio [[1954]]
|Data_di_nascita = 6 marzo [[1912]]
|Nato_a = Sabaneta
|Nato_a = [[Como]]
|Data_di_morte = 5 marzo [[2013]] <br>({{Età|1954|07|28|2013|03|05|}} anni)
|Data_di_morte = ''presumibilmente'' 7 maggio [[1945]]
|Morto_a = Caracas
|Morto_a =
|Cause_della_morte = naturale (tumore e relative complicanze)
|Cause_della_morte = probabile omicidio
|Luogo_di_sepoltura = [[Pantheon Nazionale (Venezuela)|Pantheon Nazionale]]
|Luogo_di_sepoltura = ignoto
|Etnia = Nativo americano/creolo
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = Cattolica
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = [[File:Flag of Venezuela (state).svg|20px]] [[Venezuela]]
|Nazione_servita = [[Italia]]
|Forza_armata = [[Esercito]] venezuelano
|Forza_armata =
|Arma =
|Corpo = [[Corpo volontari della libertà|CVL]]
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio = [[1975]] - [[1994]]
|Grado = [[TenenteCapo colonnellodi stato maggiore]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Resistenza italiana]]
|Campagne =
|Battaglie =
|Battaglie = Colpo di stato fallito contro Carlos Perez (1992)<br>Colpo di stato fallito di Pedro Carmona Estanga (2002)
|Comandante_di = Comandante[[52ª inBrigata capoGaribaldi delle"Luigi forze armate venezuelane (1999-2013)Clerici"]]
|Decorazioni =
|Studi_militari = Accademia militare di Caracas
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Frase_celebre = "Por ahora" ("Per adesso")<ref>[http://www.huffingtonpost.it/manuel-anselmi/por-ahora-inizio-e-fine-di-hugo-rafael-chavez-frias_b_2826466.html Frase pronunciata inizialmente per il temporaneo fallimento della rivoluzione bolivariana con il golpe del 1992]</ref>
|Altro_lavoro = politicoRagioniere
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref = Fonti nel testo della voce
}}
{{quote|[[Simón Bolívar]], padre della nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a quando non sarà salva l'umanità|Hugo Chávez, Discorso alla sessione per il 60º anniversario dell'ONU, 15 settembre 2005}}
{{Bio
|Nome = HugoLuigi RafaelPietro
|Cognome = Chávez FríasCanali
|PostCognomeVirgola = nome di battaglia '''Neri''' ma comunemente chiamato '''Capitano Neri'''
|ForzaOrdinamento = Chavez, Hugo
|Sesso = M
|LuogoNascita = SabanetaComo
|GiornoMeseNascita = 16 marzo
|LuogoNascitaLink = Sabaneta (Venezuela)
|AnnoNascita = 1912
|GiornoMeseNascita = 28 luglio
|AnnoNascitaLuogoMorte = 1954
|GiornoMeseMorte = 7 maggio
|LuogoMorte = Caracas
|AnnoMorte = 1945
|GiornoMeseMorte = 5 marzo
|AnnoMorteEpoca = 20131900
|Attività = politicopartigiano
|Nazionalità = italiano
|Attività2 = militare
|PostNazionalità = intellettuale, attivo militante comunista e antifascista. Fu [[Capo di stato maggiore]] della [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"]], vice Comandante del Raggruppamento Brigate d'Assalto Garibaldi Lombardia del Comasco e della bassa Valtellina e Comandante della 1ª Divisione Garibaldi
|Nazionalità = venezuelano
|PostNazionalità =. È stato presidente del [[Venezuela]] dal [[1999]] alla morte, tranne la breve parentesi del [[colpo di stato]] del [[2002]]
|Immagine =
}}
 
Ebbe un ruolo di primo piano durante i "fatti di [[Dongo (Italia)|Dongo]]" e nell'esecuzione di [[Benito Mussolini]] il 28 aprile 1945. Secondo alcune versioni è ritenuto colui che scaricò due colpi di pistola ''di grazia'' sul corpo ormai agonizzante del Duce<ref>G. Cavalleri, F. Giannantoni, M. J. Cereghino, ''La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946)'', Garzanti, 2009.</ref>.
Chávez promosse la sua visione di [[socialismo democratico]], integrazione dell'[[America Latina]] e [[Imperialismo|anti-imperialismo]]. Fu inoltre un acceso critico della [[globalizzazione]] [[Neoliberismo|neoliberista]] e della politica estera [[Stati Uniti d'America|statunitense]]. La sua particolare filosofia politica è stata denominata [[chavismo]], e fondeva [[socialismo]], [[marxismo]], [[terzomondismo]] e [[nazionalismo di sinistra]], che insieme al [[bolivarismo]] e al cosiddetto [[socialismo del XXI secolo]] hanno costituito l'asse portante dell'ideologia di Chávez e del suo partito.
 
Chávez fondò il ''[[Movimento Quinta Repubblica]]'' (poi confluito nel [[Partito Socialista Unito del Venezuela]]) dopo aver organizzato, nel [[1992]], un fallito [[colpo di Stato]] contro l'allora presidente [[Carlos Andrés Pérez]]. Chávez fu eletto presidente nel [[1998]] grazie alle sue [[promessa elettorale|promesse]] di aiuto per la maggioranza povera della popolazione del Venezuela e fu rieletto nel [[2000]], nel [[Elezioni presidenziali venezuelane del 2006|2006]] e nel [[Elezioni presidenziali venezuelane del 2012|2012]]. In patria Chávez ha lanciato le ''Missioni Bolivariane'', i cui obiettivi sono quelli di combattere le malattie, l'[[analfabetismo]], la malnutrizione, la povertà e gli altri mali sociali. In politica estera si è mosso contro il ''[[Washington consensus]]'' sostenendo modelli di sviluppo economico alternativi, richiedendo la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente di quelli sudamericani. I suoi critici gli rimproverarono di essere un [[populismo|populista]] [[Stato autoritario|autoritario]]<ref>''[http://www.university.it/notizie/vedi_notizia.php?COD_NOTIZIA=27838 Venezuela: Hugo Chavez tra idealismo e critiche]''</ref> e l'amicizia con alcuni stati non democratici, come [[Cuba]], e con Stati le cui modalità di governo, pur formalmente democratiche, sono criticate dall'Occidente, come la [[Jamahiriyya araba libica|Libia]] nel periodo di [[Mu'ammar Gheddafi]] e l'[[Iran]],<ref>Rapporti peraltro non ideologici ma tattici, in quanto la repubblica islamica è uno dei maggiori critici dell'ingerenza statunitense ma non è un paese socialista; inoltre Libia, Iran e Venezuela sono tre grandi esportatori di petrolio, membri dell'[[Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio|OPEC]]; vedi anche [[Relazioni bilaterali tra Iran e Venezuela]].</ref> mentre i suoi sostenitori lo considerano un [[rivoluzione (politica)|rivoluzionario]] [[socialismo|socialista]] impegnato per la [[Uguaglianza sociale|giustizia sociale]]. Poco dopo la quarta vittoria consecutiva alle elezioni presidenziali, nel [[2012]], Hugo Chávez ha prima dovuto ritirarsi gradualmente dalla scena politica ed è poi morto nel [[2013]], a causa di una forma grave di [[tumore]] che lo aveva colpito nel [[2011]], e delle relative complicanze, lasciando il governo e la presidenza al suo successore designato, [[Nicolás Maduro]].
 
== Biografia ==
=== La giovinezza e la partecipazione alla Guerra d'Etiopia e alla spedizione in Russia ===
===Origini familiari e infanzia===
Luigi Pietro Canali nasce a [[Como]] in via Rienza il 16 marzo 1912 in una famiglia modesta e progressista. Suo padre Edoardo è infermiere, la madre Maddalena Zanoni tessitrice. A quindici anni trova lavoro come apprendista contabile in una piccola azienda, ma continua gli studi per corrispondenza per poter ottenere il diploma di ragioniere. Conosce discretamente il francese e l'inglese e si applica allo studio dell'esperanto. A sedici anni si trasferisce come impiegato alla Società [[Funicolare Como-Brunate]].
Chávez nacque a Sabaneta, nello [[Barinas (stato)|Stato di Barinas]] da una famiglia con origini [[nativi americani|native americane]] e, in minor misura, [[creolo|creole]]. Suo padre, Hugo de los Reyes Chávez, era un maestro rurale che, a causa delle ristrettezze economiche, per mantenere la numerosa famiglia fu obbligato ad affidare due dei figli, il piccolo Hugo e il fratello maggiore, alla nonna paterna Rosa Inés, che viveva anche lei in Sabaneta, in una tipica casetta da indio fatta di paglia e fango secco.
===Carriera militare===
All'età di diciassette anni si arruolò nell'Accademia Venezuelana di Arti Militari. Dopo la laurea in Scienza e Arti Militari Chávez svolse per alcuni mesi il servizio militare. In seguito si dedicò allo studio delle Scienze politiche all'Università [[Simón Bolívar]] di Caracas, che tuttavia lasciò senza ottenere una laurea.<ref name=GovtVen>Governo del Venezuela, ''[http://web.archive.org/web/20050208005741/http://www.gobiernoenlinea.gob.ve/venezuela/presidente.html Presidente Hugo Rafael Chávez Frías]'', ''Gobierno En Línea'' (2005). Consultato il 15 giugno 2006.</ref>
 
Nel [[1935]] viene chiamato alle armi e destinato al [[Guerra d'Etiopia|fronte etiopico]] dove rimarrà fino al luglio [[1938]] come sergente radiotelegrafista della 74ª Compagnia del [[Genio militare]] di stanza ad [[Amba Alagi]]. Il 22 aprile [[1936]] scrive alla madre:
Durante gli anni degli studi Chávez e i suoi compagni svilupparono una dottrina nazionalista di sinistra che chiamarono "bolivariana", ispirata dalla filosofia Panamericanista del rivoluzionario venezuelano dell'Ottocento [[Simón Bolívar]], dall'influenza del presidente peruviano [[Juan Velasco Alvarado]] e dal pensiero di vari ideologi comunisti e socialisti tra cui [[Karl Marx|Marx]] e [[Lenin]].<ref>[http://archive.nacla.org/Summaries/V33I6P17-1.htm ''Hugo Chávez Venezuela's Redeemer''] Burt, Jo-Marie & Rosen, Fred: Maggio 2000</ref> A influenzare la visione politica di Chavez furono anche il pensiero di [[Antonio Gramsci]] e l'azione storica di [[Giuseppe Garibaldi]].<ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200707articoli/23975girata.asp Garibaldi, l'eroe di Chavez]</ref> In questi anni, inoltre, si dedicò ad attività culturali ed eventi sportivi, giocando a baseball e softball, arrivando fino ai campionati nazionali, e scrivendo poesie, racconti e opere teatrali.<ref name=GovtVen/>
{{citazione|Saremo in mezzo milione, contro negri forti della metà e male armati, senza aviazione. Loro muoiono a decine di migliaia. Noi facciamo ancora gli elenchi nominativi precisi delle vittime, tanto sono poche. E ciononostante gli eroi siamo noi. Personalmente, sento di aver fatto sforzi materiali e morali di maggior portata nella vita civile, senza che nessuno m'abbia detto niente<ref>Luciano Garibaldi, ''cit.'', p. 148.</ref>.}}
 
Al rientro dall'[[Africa]] trova lavoro presso la società idroelettrica "Comacina", ottiene il diploma di ragioniere alle scuole serali e si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio, riuscendo a superare con successo alcuni esami. Durante il [[Seconda guerra mondiale|conflitto mondiale]] viene inviato sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]] come capitano del [[Genio militare|Genio]]. Qui tenta, senza riuscirci, di formare una banda partigiana antifascista con dei commilitoni. Rientra in Italia con gli ultimi contingenti il 26 luglio 1943 ed il [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|giorno dell'armistizio]] è a [[Como]] in licenza.
Di Simón Bolívar assorbì il pensiero, soprattutto sul concetto di integrazione e costruzione della [[Grande Colombia]]: [[Venezuela]], [[Colombia]], [[Ecuador]], [[Perù]] e [[Bolivia]]. Ma già da cadetto aveva subito il fascino del Libertador [[Simón Bolívar]], a cui per altro era intitolato il suo corso. Di indole ribelle, si mise spesso nei guai per non condividere le azioni di repressione dell'Esercito, in quei tempi utilizzato come estensione della Polizia. Nacque così l'ideologia bolivariana, che inizialmente si sviluppò all'interno delle Forze Armate, dando vita già dal 1983 al ''Movimiento Bolivariano MBR-200'', costituito per la maggior parte dai cadetti della "Promozione Simón Bolívar" che uscì dalle scuole militari nel 1975.
===Il ''caracazo'' e l'opposizione alla politica governativa===
Nel [[1989]] scoppiò una protesta popolare contro il caro-vita, detta ''[[caracazo]]''. Il governo incaricò anche i militari per il mantenimento dell'ordine pubblico; l'esercito, ad un certo punto, ebbe anche l'ordine di sparare sulla folla, e massacrò migliaia di oppositori: Chávez e alcuni suoi colleghi bolivariani furono tra i pochi ufficiali che si rifiutarono categoricamente di eseguire quegli ordini, e non furono congedati o sanzionati per questo. Questo lo accreditò come un "amico del popolo" agli occhi di molti venezuelani.<ref>[http://www.gennarocarotenuto.it/18101-dieci-anni-fa-falliva-il-golpe-in-venezuela-contro-hugo-chvez/ Il golpe contro Chavez]</ref>
 
=== Canali comandante partigiano ===
===Il colpo di stato "bolivariano" fallito===
Canali aderisce al [[Partito Comunista Italiano|PCI]] di cui diventerà nel settembre 1943 rappresentante del partito nel [[CLN]] comasco, nel giugno 1944 Capo della Giunta militare del [[Corpo volontari della libertà|CVL]] e responsabile militare provinciale all'interno del movimento resistenziale, di cui sarà il principale organizzatore, dimostrando straordinarie doti politiche e militari. Assumendo il nome di battaglia di ''"Capitano Neri"''; insieme a Luigi Clerici, Elio Zampiero, Pietro Terzi, Renato Morandi fonda la [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"|52ª Brigata Garibaldi]]. Quando Luigi Clerici viene arrestato e ucciso dai fascisti, Canali ne assume il comando, aggiungendo al nome della formazione quello del compagno ucciso.
Promosso al grado di colonnello nel [[1991]], l'anno seguente, il 4 febbraio [[1992]], fu protagonista di un colpo di Stato da parte delle forze militari che tentò di rovesciare il legittimo presidente [[Carlos Andrés Pérez]], che i bolivaristi ritenevano corrotto e filo-statunitense. Il golpe fallì causando, secondo le voci ufficiali del Ministero della Difesa, 14 morti e 53 feriti e Chávez fu arrestato e imprigionato. Il suo arresto suscitò un ampio movimento popolare che ne chiedeva la liberazione: riacquistò la libertà nel [[1994]] grazie a un'amnistia, ma dovette abbandonare le Forze Armate.
 
Il 27 settembre 1943 sposa Giovanna Martinelli e ha una figlia, Luisella. Il 4 agosto 1944 viene nominato comandante di Brigata, nel settembre 1944 vice comandante del Raggruppamento Divisioni Brigate d'assalto Garibaldi Lombardia del Comasco e della bassa Valtellina, il mese successivo comandante della 1ª Divisione Garibaldi che si trovava in una grave crisi organizzativa e in seguito vice comandante del Raggruppamento lombardo Divisioni d'assalto Garibaldi.
La sua traiettoria politica cominciò a prendere corpo già durante gli anni nel carcere di Yare, in Valles del Tuy e proseguì fino all'elezione alla Presidenza del Venezuela, nel [[1998]].
[[File:Chavez posters Vendor.jpg|thumb|Sostenitore con ritratto di Chávez]]
 
Nel settembre 1944, il comando [[Brigate Garibaldi|garibaldino]] di [[Milano]] gli affianca la staffetta [[Giuseppina Tuissi]] ''"Gianna"'' per i collegamenti tra i reparti<ref>I due vengono definiti "amanti" o "legati sentimentalmente" dalla letteratura. Ma, dalle testimonianze dei compagni che hanno vissuto con loro raccolte dallo storico Giorgio Cavalleri, oltre la certa simpatia e stima che si era creata tra loro, non è mai stato manifestato un comportamento che potesse far supporre che i due fossero amanti. Cfr.: Giorgio Cavalleri, ''Ombre sul lago'', Edizioni Arterigere, 2007, pag 82.</ref>. ''"Neri"'' e la Tuissi sono arrestati il 7 gennaio [[1945]], alla vigilia di un'importante e delicata missione a [[Lugano]], a Villa di [[Lezzeno]] dagli uomini della 11ª [[Brigate Nere|Brigata Nera]] "Cesare Rodini", portati in carcere a [[Como]] e crudelmente torturati<ref>Nell'ottobre 1946, la Corte d'Assise di Como recita in un processo contro aguzzini fascisti: "Le torture che indubbiamente raggiungono il diapason dell'efferatezza appaiono soltanto quelle inflitte al capo partigiano luigi Canali e alla sua compagna Tuissi "Gianna", v. Giorgio Cavalleri, ''Ombre sul lago'', p. 89.</ref>. Successivamente il ''capitano Neri'' riesce a fuggire dal carcere di Como-Borghi e ''"Gianna"'' è rilasciata. In seguito alla fuga, [[Paolo Porta]], con lo scopo di screditarlo presso il Comando delle Brigate Garibaldi, farà circolare la voce del suo tradimento<ref>Vittorio Roncacci, ''cit'', p 91.</ref>.
===L'avvento al potere===
Nel [[1999]] giurò per la prima volta per divenire Presidente del Venezuela; fu ripetutamente eletto nel [[2000]], [[2006]] e [[2012]], promuovendo l'ideologia socialista e bolivarista, durante i quasi 14 anni di governo (vedi sezione ''[[Hugo Chávez#La politica di Chávez|La politica di Chávez]]''), escluso il brevissimo periodo della sua deposizione temporanea (2002).
 
Il 25 febbraio [[1945]], in un retrobottega milanese, si riunisce un tribunale del popolo istituito dalla delegazione per la [[Lombardia]] del comando generale delle Brigate Garibaldi e presieduto da Amerigo Clocchiatti ''"Ugo"''. Pietro Vergani ''"Fabio"'' assume il ruolo di pubblico accusatore dei due partigiani, in un sommario processo e viene emessa una sentenza di condanna a morte per tradimento. I garibaldini comaschi però, conoscendo il loro capitano e la sua staffetta, non sono dell'idea di rendere esecutiva la condanna, tanto che i due, dopo diverse peripezie, ritornano il 21 aprile tra i compagni di lotta che li accolgono e, poiché il grado di [[capitano]] era stato assunto da [[Pier Luigi Bellini delle Stelle]] ''"Pedro"'', nominano Luigi Canali [[Capo di stato maggiore]] della [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"|52ª Brigata]], carica del tutto inusuale tra le [[brigate Garibaldi]]. Al Comando generale non resta che prenderne atto.
=== Vita privata ===
Chávez è stato sposato due volte, con Nancy Colmenares e Marisabel Rodríguez (con quest'ultima da 1999 al 2004), aveva quattro figli (Rosa Virginia, María Gabriela, Hugo Rafael, soprannominato Huguito, e Rosinés) ai quali ha sempre garantito la massima privacy e riservatezza, anche se spesso le figlie hanno partecipato con lui a eventi politici, nei suoi ultimi anni di vita.<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=CVZChavezIlPadreDellaPatriaarticolo Chavez, il padre della patria]</ref>
==== Fede religiosa ====
Chavez era da sempre un [[chiesa cattolica|cattolico]] praticante, benché seguisse politiche [[laicismo|laiche]]. Sulla sua fede personale, vicina anche alla [[teologia della liberazione]] e al popolare [[sincretismo]] religioso venezuelano,<ref>[http://www.taringa.net/posts/noticias/4247084/Hugo-Ch-vez-y-su-sesi-n-de-espiritismo.html Chavez y el espiritismo]</ref> ha detto tra l'altro, esprimendo il desiderio di incontrare [[Papa Benedetto XVI]], durante la [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Mostra del cinema di Venezia]] nel 2009: {{quote|I rapporti con la [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] sono buoni: c'è qualche vescovo che mi critica, è vero, ma mi piacerebbe andare a trovare il Papa. Vogliamo vivere nel messaggio di [[Gesù|Cristo]], io sono [[cristianesimo|cristiano]] e credo che dobbiamo tutti essere come grandi fratelli. Noi veniamo da una grande civiltà: quando non c'era ancora [[New York]], c'erano i calendari [[maya]] e [[aztechi]]. E la [[conquistadores|colonizzazione spagnola e portoghese]] ha ridotto le popolazioni del [[America Meridionale|Sudamerica]] da 90 milioni a 4 milioni in 200 anni. Una cosa che ha provocato la [[tratta atlantica degli schiavi africani|tratta degli schiavi]], così noi siamo figli dell'uno e dell'altro popolo}}
 
=== Arresto e uccisione di Mussolini e di Clara Petacci ===
==== Abitudini personali ====
{{Vedi anche|Morte di Benito Mussolini}}
Seguendo l'uso tradizionale [[bolivia]]no, Chávez ha affermato di aver masticato foglie di [[Erythroxylum coca|coca]] abitualmente,<ref>ha dichiarato anche che Evo Morales, il presidente boliviano, gli mandava la [[Produzione della pasta di coca|pasta di coca]], ma probabilmente non si riferiva alla [[cocaina]] preraffinata cfr. [http://www.gennarocarotenuto.it/1765-chavez-%E2%80%9Cmastico-pasta-di-coca%E2%80%9D-diffidiamo-della-menzogna-mediatica/ Gennaro Carotenuto, ''Chavez e la pasta di coca, menzogna mediatica''], su Giornalismo partecipativo</ref> nonostante non facesse uso di [[Bevanda alcolica|alcol]] e non [[Tabagismo|fumasse]].<ref>[http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=7814&cat=esteri Video] sul sito di [[LA7]] e [http://qn.quotidiano.net/gossip/2008/01/21/60423-chavez_mastico_coca_ogni_mattina.shtml articolo] su quotidiano.net.</ref><ref>[http://www.metello.com/Malandro/Hoja_Sagrada_Hugo_Chavez_mastica_coca_todas_las_maanas Chávez defiende las hojas de coca y destaca sus propiedades al masticarlas]</ref> Era un grande appassionato di [[sport]], e sostenne, con i proventi nazionali del [[petrolio]], e tramite un apposito progetto statale, la carriera del giovane [[pilota automobilistico]] venezuelano [[Pastor Maldonado]] alla [[Williams F1]]. Molto nota anche la sua stretta amicizia con l'ex [[calciatore]] [[argentino]] [[Diego Armando Maradona]].<ref>[http://www.calcissimo.com/it/tutte-le-notizie/item/9268-chavez-e-lo-sport-da-maradona-alla-formula-1#.UgJcYKwlquI Chavez e lo sport: da Maradona alla Formula 1]</ref>
==== L'arresto e la custodia di Mussolini ====
Il 27 aprile [[1945]], a [[Musso]], ''"Neri"'' partecipa alle delicate trattative con i comandanti di una colonna motorizzata tedesca in ritirata verso il nord, in quanto la forza del nucleo dei partigiani del posto di blocco è decisamente inferiore a quella dei tedeschi. Le trattative si concludono con un accordo: i tedeschi avrebbero potuto proseguire subordinatamente alla consegna dei fascisti al loro seguito, al successivo posto di blocco di [[Dongo (Italia)|Dongo]], dopo alcuni chilometri. Tra i catturati, il partigiano [[Urbano Lazzaro]] riconosce ed arresta [[Benito Mussolini]]; al suo seguito, l'amante [[Claretta Petacci]] e sei ministri della [[Repubblica di Salò]], oltre a numerose altre personalità.
 
In attesa di decisioni in merito, e temendo per la sua incolumità, l'ex duce è trasferito nella caserma della [[Guardia di Finanza]] di [[Germasino]], un paesino sopra Dongo. Nello stesso tempo, i prigionieri rimasti a [[Dongo (Italia)|Dongo]], vengono interrogati e schedati dal ''"Capitano Neri"'' e separati in tre gruppi distinti: alcuni vengono trasferiti anch'essi a [[Germasino]], i ministri rimangono rinchiusi nei locali del municipio ed altri distribuiti nell'ex caserma del carabinieri ed in case private. ''"Gianna"'' esegue l'inventario di tutti gli ingenti [[Oro di Dongo|valori e beni, e documenti]] sequestrati ai componenti della colonna.
=== Malattia e morte ===
Chavez, dal giugno 2011 fino alla morte, ha sofferto di un [[Neoplasia|cancro]] nella regione pelvica, con [[metastasi]] al fegato e al midollo spinale. È stato ripetutamente operato in [[Venezuela]] e a [[Cuba]], dove si è sottoposto a numerose cure, tra cui [[chemioterapia dei tumori|chemioterapia]] e [[radioterapia]]. Questo, in un primo momento, non ha comunque impedito i suoi impegni politici.<ref>[http://qn.quotidiano.net/esteri/2012/02/17/669515-brasile_medici_cancro_chavez_metastasi.shtml Brasile, medici: "Il cancro di Chavez è in metastasi"]</ref> Dopo aver dichiarato in alcune occasioni di stare molto meglio, in occasione della [[Pasqua]] [[2012]], Chavez ha pregato pubblicamente per la propria salute, mentre si diffusero voci che fosse ormai malato terminale - tra chi diceva gli restassero pochi mesi e chi al massimo due anni di vita<ref>[http://www.fanpage.it/chavez-cristo-lasciami-vivere-per-il-mio-popolo-anche-se-soffro-video/ Video]</ref><ref>[http://www.university.it/default.aspx?c=645&a=23298&tag=Chavez--strategia-strappalacrime Chavez: strategia strappalacrime?]</ref> - di [[rabdomiosarcoma]] alveolare metastatico, una forma di tumore molto grave e rara nelle persone adulte. Molti, soprattutto avversari e detrattori, hanno sostenuto che Chavez nascondesse le sue reali condizioni per non danneggiare la fiducia dei cittadini nei suoi confronti,<ref>[http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/hugo-chavez-cancro-dan-rather-rivelazione-1256307/ Il giornalista Dan Rather: «A Chavez restano due mesi di vita»]</ref> e facesse ampio uso di [[analgesia|antidolorifici]] per apparire normale.<ref>Quotidiano spagnolo ABC, sabato 2 giugno 2012: «Chavez sopravvive con un oppiaceo cento volte più forte della morfina»</ref>[[File:Funeral de Hugo Chavez - Presidencia de la Nación Argentina.jpg|thumb|300px|I funerali di Hugo Chavez: dietro la bara si vedono [[Cristina Fernández de Kirchner]], [[José Mujica]] ed [[Evo Morales]]; sullo sfondo, vestito con i colori venezuelani, [[Nicolás Maduro]]]]
Nel giugno 2012, annunciando la nuova candidatura, avvenuta in una manifestazione a cui partecipò assieme ai figli, affermò che le sue condizioni erano nettamente migliorate, e di aver camminato quasi fino a Caracas, per 10 km, indice delle buone condizioni fisiche.<ref name=autogenerato1>[http://it.euronews.com/2012/06/12/venezuela-3-volte-presidente-chavez-si-ricandida/ Chavez si ricandida]</ref> Successivamente, a luglio, dichiarò di essere completamente guarito e libero dal cancro, e di non aver bisogno di ulteriori cure.<ref>[http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Chavez-dichiara-libero-cancro/10-07-2012/1-A_002129867.shtml Chavez si dichiara 'libero' dal cancro]</ref> A seguito di una sua mancata presenza a un vertice del [[Mercosur]] tuttavia, sono cominciate a circolare voci, fin da novembre, su una recidiva della malattia, che hanno trovato conferma ufficiale in data 8 dicembre 2012 quando Chavez annunciò un nuovo ricovero in un ospedale di [[L'Avana]], a [[Cuba]], allo scopo di sottoporsi a nuove cure oncologiche. Chavez aveva indicato come possibile successore il vicepresidente [[Nicolás Maduro]], qualora lui non fosse stato più in grado di completare il mandato presidenziale.<ref>[http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/daassociare/2012/12/09/VENEZUELA-RICADUTA-CHAVEZ-HA-TUMORE-SARA-OPERATO-CUBA_7925225.html Chavez combatte il cancro: 'un successo operazione' - Mondo - ANSA.it]</ref> A causa del progresso della malattia le condizioni di Chavez sono rapidamente peggiorate, e nel gennaio 2013, il ministro delle comunicazioni venezuelano, [[Ernesto Villegas]], ha ufficialmente comunicato che "il comandante ha mostrato complicazioni a seguito di una grave infezione polmonare che gli ha causato problemi respiratori", il che ha comportato un aggravamento dello stato di salute del presidente venezuelano nel mese successivo.<ref>[http://www.corriereinformazione.it/2013010423443/cronaca/si-aggravano-le-condizioni-di-chavez.html Si aggravano le condizioni di Chavez | Cronaca]</ref>
Riportato a Caracas,<ref>Dopo la morte si sono diffuse voci non verificate tra la stampa estera, secondo le quali sarebbe morto a Cuba, e solo successivamente il corpo sarebbe stato portato di nascosto a Caracas</ref>e affetto anche da [[polmonite]], è morto il 5 marzo [[2013]],<ref>{{citaweb|http://www.bloomberg.com/news/2013-03-05/venezuela-s-hugo-chavez-dies-vice-president-maduro-says.html|Venezuela's Hugo Chavez Dies, Vice President Maduro Says|5 marzo 2013}}</ref>, a seguito dell'aggravarsi delle sue precarie condizioni di salute, che gli hanno causato un [[infarto cardiaco]].<ref>http://www.cnbc.com/id/100373867</ref> Maduro ha annunciato subito sette giorni di [[lutto nazionale]], le esequie militari e i [[funerali di Stato]] per lo scomparso "[[Comandante in capo|Comandante]]", accusando inoltre gli Stati Uniti di avergli inoculato una malattia per ostacolarne la guarigione, o di avergli provocato il cancro stesso con l'esposizione a [[radioattività|sostanze radioattive]] (cosa sostenuta dallo stesso Chavez, lamentando l'inquinamento delle multinazionali, collegato all'aumento dei tumori e malattie che hanno colpito negli anni numerosi leader politici latinoamericani<ref>tra cui [[Cristina Fernández de Kirchner]], [[Dilma Rousseff]], [[Luis Inácio Lula da Silva]] e altri, tutti ammalatisi di cancro in tempi recenti,anche se guariti</ref>) accusa respinta da [[Barack Obama]], che ha espresso cordoglio per la scomparsa di Chavez, aprendo a un dialogo tra i due paesi. Ai funerali hanno partecipato, oltre a capi di stato di tutto il mondo, anche personalità della cultura come il regista e attore statunitense [[Sean Penn]], amico personale del politico scomparso:<ref>[http://www.tio.ch/News/Estero/725678/Chavez-funerali--Ahmadinejad-in-lacrime-c-e-anche-Sean-Penn/ Funerali di Chavez, Ahmadinejad in lacrime, c'è anche Sean Penn]</ref>
{{quote|Oggi gli Stati Uniti hanno perso un amico che non hanno mai saputo di avere. I poveri di tutto il mondo hanno perso un campione. Io ho perso un amico la cui amicizia è stata una benedizione per me. Esprimo la mia vicinanza alla famiglia del Presidente Chávez e al popolo Venezuelano.|[[Sean Penn]], il 6 marzo 2013<ref>[http://uk.reuters.com/article/2013/03/06/uk-venezuela-chavez-reaction-idUKBRE92502V20130306 Reaction to the death of Venezuelan President Hugo Chavez]</ref>}}
 
Alle 23.30 Mussolini viene condotto in cella per la notte ma, all'1.00, viene svegliato e fatto salire su una vettura, con il capo fasciato per non essere riconosciuto. Di nuovo a Dongo, Mussolini è riunito alla Petacci, su richiesta di quest'ultima; poi, i due prigionieri sono fatti salire su due vetture, con a bordo anche ''"Pedro"'', il partigiano [[Michele Moretti]] ''"Pietro"'', il ''Capitano Neri'' e la [[Tuissi]] '"Gianna'" Sandrino<ref>Ferruccio Lanfranchi, ''Parla Sandrino uno dei cinque uomini che presero parte alla seconda esecuzione di Mussolini'', in: ''Corriere d'Informazione'', 22-23 ottobre 1945</ref> e condotti verso il basso lago.
Il 6 marzo il Consiglio dei Diritti Umani dell'[[ONU]] ha decretato un minuto di silenzio per rendere omaggio a Hugo Chávez.<ref>[http://news.yahoo.com/u-n-human-rights-council-holds-minutes-silence-113532801.html U.N. Human Rights Council holds minute's silence for Chavez]</ref>
{{quote|Chávez è stato fondamentale nell'avanzamento dell'America Latina verso la sua seconda indipendenza. Ha lavorato instancabilmente non solo per il suo popolo, ma per il miglioramento delle nazioni dell'America Latina e dei Caraibi.|l'ambasciatrice Anayansi Rodriguez Camejo, presso il Consiglio dei Diritti Umani ONU}}
 
''Neri'', d'accordo con Moretti, è del parere di trasferire Mussolini in una baita a [[Brunate]], sopra Como, per consegnarlo alle forze alleate inglesi cui aveva avuto riparo durante la fuga dal carcere<ref> Franco Servello Luciano Garibaldi 'PERCHè UCCISERO MUSSOLINI E CLARETTA'</ref>. Giunti a [[Brienno]], tuttavia, ci si rende conto che è troppo rischioso procedere oltre<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 57-58</ref>. L'intenzione di ''"Pedro"'' è invece di porre in salvo Mussolini, essendo stato contattato dal tenente colonnello Sardagna, rappresentante del CVL a Como - su ordine del comandante generale [[Raffaele Cadorna Junior|Raffaele Cadorna]] - che aveva predisposto un traghettamento del prigioniero dal molo di [[Moltrasio]] sino alla villa superprotetta sul [[Lago di Como]] dell'industriale Remo Cademartori. ''"Pedro"'' riesce quindi a convincere il gruppo a dirigersi verso Moltrasio ma, giunti sul molo, non viene rinvenuta nessuna imbarcazione<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 56-57</ref>.
In America Latina sono state istituite giornate di lutto nazionale in quasi tutti gli stati.<ref>[http://www.repubblica.it/esteri/2013/03/06/news/morte_chavez_le_reazioni-53961880/ Morte Chavez, il dolore di un continente: lutto nazionale da Cuba all'Ecuador]</ref><ref>[http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/venezuela_reazioni_esercito.aspx Lutto nazionale ed esercito in strada Venerdì 8 marzo i funerali del lìder]</ref>
 
Intorno alle ore 3.00 di notte del 28 aprile, Mussolini e la Petacci sono quindi fatti scendere ed alloggiare a [[Bonzanigo]], una frazione di [[Mezzegra]], presso una famiglia di conoscenti di lunga data del ''Capitano Neri'' (casa De Maria) e di cui il capo partigiano si fida ciecamente<ref>Successivamente Alice Canali, sorella del Neri, spiegò così la decisione del fratello: “Lia De Maria era nostra sorella di latte. Avevamo avuto la stessa balia. Mio fratello sapeva di potersi fidare ciecamente di lei e del marito” Cfr. Luciano Garibaldi, ''cit.'', p. 163</ref>. Due partigiani sono incaricati del piantonamento notturno.
Dopo il funerale, fu annunciato che il corpo di Chávez sarebbe stato [[imbalsamazione|imbalsamato]], come accaduto per altri famosi leader come [[Lenin]], ed esposto al pubblico dietro una lastra di vetro nel mausoleo del [[Pantheon Nazionale (Venezuela)|Pantheon Nazionale]], accanto alla tomba di [[Simón Bolívar]].<ref>[http://www.repubblica.it/esteri/2013/03/08/news/chavez_8_marzo-54088712/ Venezuela, il corpo di Chavez sarà imbalsamato. Caracas si paralizza in attesa dei funerali]</ref> Tuttavia, le autorità venezuelane e la famiglia hanno rinunciato all'eventualità della [[mummificazione]] per problemi logistici.<ref>[http://www.lastampa.it/2013/03/16/esteri/chavez-non-sara-imbalsamato-6ATctYXc92y1achp3IyVxM/pagina.html Chavez non sarà imbalsamato]</ref>
 
==== La famigliafucilazione ====
Alle 14.10 del 28 aprile, l'ufficiale del comando generale del [[Corpo volontari della libertà|CVL]], [[Luigi Longo]] ''colonello Valerio'', e l'ispettore del comando generale delle Brigate Garibaldi, [[Aldo Lampredi]] ''Guido'', giungono a Dongo, con il supporto di quattordici partigiani,<ref>Si trattava di partigiani provenienti dall'[[Oltrepò Pavese]], appartenenti alle brigate "Crespi" e "Capettini" giunti a Milano la mattina del 27 aprile. Vedi [http://lombardia.anpi.it/voghera/matres/materresist2000.pdf [[Paolo Murialdi]],''Prima e dopo la fucilazione di Mussolini'', Materiale resistente, ANPI Sezione di Voghera, Aprile 2000 ]</ref> agli ordini del comandante [[Alfredo Mordini]] ''"Riccardo"'', ispettore politico della 3ª Divisione Garibaldi-Lombardia "Aliotta", e di Orfeo Landini ''"Piero"''.
Il fratello maggiore Adan è stato ministro dell'educazione, mentre ora è l'attuale governatore dello stato di Barinas, Narciso è plenipotenziario (ossia responsabile degli accordi tra Cuba e Venezuela), Anibal è sindaco di [[Sabaneta (Venezuela)|Sabaneta]] (paese natale della famiglia), Argeny è segretario di Stato a [[Barinas (stato)|Barinas]], Adelis è consigliere d'amministrazione di una banca privata che gestisce alcuni fondi del governo (la Sofitasa).<ref name=La-repubblica>{{Cita news|lingua=|autore=Omero Ciai|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/10/chavez-il-potere-questione-di-famiglia.html|titolo=Chávez, il potere è questione di famiglia|pubblicazione=Repubblica.it|giorno=10|mese=6|anno=2007|pagina=19|accesso=29 luglio 2010|cid=}}</ref>
== La politica di Chávez ==
=== Il primo mandato e la nuova costituzione (1999-2000) ===
[[File:HugoChavez1820.jpeg|thumbnail|right|300px|Hugo Chávez saluta i sostenitori]]
Conquistatosi un vastissimo consenso presso le fasce popolari, nel [[1997]] Chávez creò un partito politico, il ''[[Movimento Quinta Repubblica]]'' (o ''MVR'') alla guida del quale vinse le elezioni presidenziali del 6 dicembre [[1998]] con il 56,2% dei voti. La sua campagna elettorale era basata sul progetto di una nuova costituzione che potesse permettere una rifondazione del paese, passando dalla "Quarta Repubblica", quella nata con il "Patto di Punto Fijo", alla "Quinta Repubblica". Il nome "Quinta Repubblica" ha infatti questo significato: nuova costituzione e nuovo ordinamento giuridico. Altri temi della sua campagna, come la lotta alla corruzione e al degrado morale del paese vennero sempre subordinati all'idea di una nuova Carta Costituzionale e del conseguente rinnovamento dei poteri dello Stato.
 
A Dongo ''"Valerio"'' si incontra con il comandante Pier Luigi Bellini delle Stelle comunicandogli di aver avuto l'ordine di fucilare Mussolini e gli altri prigionieri dal partito comunista PCI. Dopo aver preso visione delle credenziali, e ritenendole sufficienti, ''"Pedro"'' - presenti ''Neri'' e Moretti - gli rilascia il suo consenso<ref>Ai fini di tale decisione, fu decisiva l'esibizione, da parte di Longo, del lasciapassare in lingua inglese, rilasciato dall'agente americano Emilio Daddario. Cfr.: Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 69-70</ref>.
Subito dopo il "giuramento da presidente", avvenuto il 2 febbraio [[1999]], Chávez iniziò la realizzazione del suo programma di governo indicendo un referendum, primo nella storia del Venezuela, per chiedere al popolo il consenso alla stesura di una nuova costituzione. I voti a favore superarono l'80%. Anche la seconda votazione per l'elezione dei membri dell'Assemblea Costituente fu un successo: i venezuelani gli diedero addirittura 120 seggi su 131, e l'MVR ottenne più del 60% dei voti.
 
Alle 15.15 Longo si muove da Dongo con una ''[[Fiat 1100]]'' nera verso [[Mezzegra]], distante 21&nbsp;km, più a sud, dove - in frazione [[Bonzanigo]] - l'ex dittatore è prigioniero. Sono con lui Aldo Lampredi ''"Guido"'' e Michele Moretti ''“Gatti”'', che conosceva il luogo essendoci già stato la notte prima. Secondo la descrizione dei fatti data da Longo,<ref>''In nome del popolo italiano'', Teti Stampa, Milano, 1975</ref> sostanzialmente confermata dal memoriale di Aldo Lampredi, consegnato nel [[1972]] e pubblicato su "[[l'Unità]]" nel [[1996]], ''Valerio'' sarebbe stato l'unico esecutore della fucilazione, alle ore 16.00-16.30 del 28 aprile [[1945]], davanti al cancello di Villa Belmonte, in località [[Giulino di Mezzegra]].
L'insediamento dell'Assemblea Costituente, essendo "originaria", determinò automaticamente il decadimento temporaneo di tutti i poteri in vigore. Durante il periodo dell'Assemblea, il potere esecutivo, per far fronte alla disastrosa situazione socioeconomica in cui versava il Venezuela (oltre l'87% della popolazione viveva in condizioni di povertà e circa il 47% di povertà critica), chiese e ottenne il potere legislativo, come previsto dalla "Ley abilitante".
 
Longo avrebbe scaricato sull'ex capo del fascismo e sulla Petacci una raffica mortale con il mitra di Michele Moretti – essendosi la sua arma inceppata – e poi inflitto un colpo di grazia sul corpo di Mussolini con la pistola (presumibilmente quella del Lampredi). Nel [[2009]], tuttavia, i ricercatori Cavalleri, Giannantoni e Cereghino, effettuarono un attento esame dei documenti dei servizi segreti americani degli anni 1945 e 1946, desecretati dall'amministrazione [[Bill Clinton|Clinton]]. Da tale esame è emerso un rapporto datato 30 maggio [[1945]] dell'agente dell'[[Office of Strategic Services|OSS]] Valerian Lada-Mokarski, che riferisce una differente versione di fatti, compreso un determinante ruolo rivestito dal ''"Capitano Neri".''
Nel dicembre del [[1999]], nacque la nuova costituzione, confermata da un altro referendum. Tra i punti più significativi:
* l'attenzione ai diritti umani,
* il passaggio della struttura dello Stato da una democrazia rappresentativa a una nuova forma chiamata "Democrazia Participativa y Protagónica".
* l'istituzione del "referendum revocatorio" per tutte le cariche elettive, presidente compreso, nella seconda metà del mandato;
* la modifica del nome dello Stato del [[Venezuela]] in "Repubblica Bolívariana del Venezuela"
* la modifica della durata del mandato presidenziale da cinque a sei anni, con possibilità di una sola rielezione.
 
Secondo il rapporto dell'agente segreto statunitense, infatti, la fucilazione sarebbe stata effettuata nel medesimo luogo e alla medesima ora, ma da tre uomini: un "capo partigiano" (secondo gli autori: Aldo Lampredi), un uomo in vestito civile (Walter Audisio), e un uomo in divisa da partigiano, (Michele Moretti). I colpi sparati dal "civile", armato di revolver, avrebbero raggiunto obliquamente Mussolini sulla schiena e, subito dopo, l'uomo in divisa da partigiano gli avrebbe sparato direttamente al petto con un mitra. Poi sarebbe stata la volta della Petacci, raggiunta da diversi colpi al petto. Il rapporto conclude che, in un secondo momento, sarebbe intervenuto un partigiano locale, che gli autori identificano proprio in Luigi Canali, il quale, dopo esser stato fatto avvicinare dal "capo partigiano", avrebbe scaricato due ultimi colpi con la sua pistola sul corpo del duce, che era ancora vivo<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni, Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 205-210</ref>.
Approvata la nuova costituzione, tutte le cariche pubbliche elettive dovettero essere sottoposte al voto popolare e anche Chávez, rimesso il suo mandato, si ricandidò alle nuove elezioni presidenziali. Confermato a larga maggioranza (59,5% dei voti) il 30 luglio del [[2000]], Chávez, a capo del nuovo parlamento (rinominato "Assemblea Nazionale") diede avvio all'attuazione della nuova costituzione. Chávez chiamò questa fase ''Rivoluzione Bolívariana Pacifica''.
===Secondo mandato (2000-2006)===
==== Socialismo democratico ====
{{vedi anche|Bolivarismo|Chavismo|Socialismo del XXI secolo}}
[[File:Chavez e Lula.jpg|thumb|250px|Hugo Chávez (a sinistra) e Lula (a destra)]]
 
Il rapporto conferma la presenza di Luigi Canali a Giulino di Mezzegra all'ora della fucilazione, così come dichiarato dal comandante ''"Pedro"'' in un'intervista al [[Corriere Lombardo]] del 1945<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''Le ultime ore di Mussolini'', Mondadori, Milano, 2005, p. 145</ref>; spiega inoltre la laconica risposta data dallo stesso ''Neri'', alle ore 18.30 del 28 aprile, alla domanda postagli da Oscar Sforni e Cosimo De Angelis su come fosse finito Mussolini: "Male!"<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', p. 158</ref>.
Il 30 gennaio 2005, parlando al Convegno internazionale del ''Social Forum'' a [[Porto Alegre]], in [[Brasile]], Chávez offrì il suo aiuto alla causa no-global, dichiarandosi, inoltre, favorevole a un [[socialismo]] patriottico e democratico che "deve essere umanista e deve mettere gli esseri umani e non le macchine in condizioni di superiorità nei confronti di tutto e di tutti", concetto ribadito anche nella successiva riunione del suo governo, svoltasi nel febbraio del 2005.
 
==== La versione dello storico Alessandro Zanella ====
L'azione di Chávez in realtà non risponde a un'ideologia ben definita e coerente: in generale il suo pensiero accoglie elementi del [[socialismo]] e del [[nazionalismo di sinistra]] e ha come riferimento principale la figura di [[Simón Bolívar]].
Nel [[1993]] lo storico Alessandro Zanella sostenne che la duplice uccisione di Benito Mussolini e di Clara Petacci sia avvenuta intorno alle ore 5.30 del 28 aprile, in casa De Maria, ad opera di Luigi Canali ''"Neri"'', Michele Moretti ''"Gatti"'' e Giuseppe Frangi ''"Lino"''<ref>Alessandro Zanella, ''L'ora di Dongo'', Rusconi, 1993</ref>. Tale versione è frutto dell'attestazione del prof. Cattabeni, in sede di necroscopia del cadavere di Mussolini, in data 30 aprile [[1945]], relativa all'assenza di residui di cibo nel suo stomaco<ref>''Verbale della necroscopia n. 7241 dell'Obitorio comunale di Milano del 30 aprile 1945''</ref>; da ciò la deduzione di Zanella che il duplice omicidio si sia verificato in orario antimeridiano e non nel pomeriggio.
 
L'ipotesi è inoltre avvalorata da uno studio prodotto dal dr. Aldo Alessiani, medico giudiziario della magistratura di Roma, nel quale si attesta, in base all'esame delle foto scattate dalle ore 11.00 alle 14.00 circa del 29 aprile sui cadaveri appesi al traliccio di [[Piazzale Loreto]], che Mussolini e la Petacci fossero morti da circa trentasei ore, e cioè ben prima delle ore 16.00 del 28 aprile 1945<ref>Intorno alle 5.30 di mattina. Cfr. Aldo Alessiani, ''Il teorema del verbale n. 7241'', Roma, 1990 [http://www.larchivio.com/xoom/alessiani.htm]</ref>. Tuttavia nel 2005 Pierluigi Baima Bollone, ordinario di Medicina legale nell'Università di Torino, effettuò un riesame della necroscopia del 1945 sul cadavere dell'ex duce, e uno studio computerizzato sulle fotografie e sulle riprese cinematografiche dei corpi sospesi al traliccio di Piazzale Loreto e sul tavolo dell'obitorio di [[Milano]], sulle armi impiegate e i bossoli rinvenuti, nonché sulle cartelle cliniche di Mussolini in vita.
Se per gli oppositori interni ed esterni e per gran parte dei media internazionali il governo di Chávez s'incentra su di una lotta costante contro le fasce più alte della popolazione, indistintamente da come abbiano costruito la loro ricchezza, secondo altri osservatori e studiosi delle problematiche del Sud America, la politica chavista mira al risanamento delle condizioni socioeconomiche disastrose della stragrande maggioranza dei venezuelani.
 
Tale indagine ha condotto l'anatomopatologo torinese ad affermare che la circostanza della mancanza di cibo nello stomaco di Mussolini non sia determinante in rapporto alla individuazione dell'orario dell'uccisione, in quanto risulta senza ombra di dubbio che il capo del fascismo fosse sofferente di ulcera ed osservasse da anni una dieta tale da permettere al suo stomaco di svuotarsi del cibo in un paio d'ore circa. Inoltre il docente universitario smentisce lo studio del dr. Alessiani – e l'ipotesi Zanella del 1993 - sostenendo che al momento dello scatto delle foto e delle riprese in Piazzale Loreto, la rigidità del corpo dell'ex duce fosse ancora nella fase iniziale, a dimostrazione di un orario del decesso non anteriore alle 16.00-16.30 del giorno precedente, coincidente con quello della versione ufficiale fornita da [[Luigi Longo]]<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pp. 219-220</ref> e risultante dal rapporto dell'agente dell'OSS, Lada-Mokarski.
Tra le misure prese da Chávez, in gran parte reinvestendo i proventi petroliferi: lo stanziamento di 1641 miliardi di bolivar (circa 314 milioni di euro) per la [[ricerca scientifica]], l'aumento del 40% degli stipendi degli insegnanti, borse di studio e istruzione gratuita, creazione di una banca popolare con bassi crediti per scopi sociali e umani, come l'acquisto di un alloggio familiare, creazione di [[Società cooperativa|cooperative]], abolizione del [[latifondo]], [[Espropriazione per pubblica utilità|nazionalizzazione]] dei [[Estrazione del petrolio|pozzi petroliferi]], uscita del Venezuela dal [[Fondo Monetario Internazionale]] e dalla [[Banca Mondiale]], blocco della fuga di capitali e della svalutazione del bolivar, incremento alla sanità pubblica con seicento centri di [[diagnostica]]. Il [[Prodotto interno lordo|PIL]] venezuelano è cresciuto fino a 50 trilioni di bolivares nel 2006.<ref>[http://pickline.it/2012/07/26/hugo-chavez-il-socialismo-in-venezuela/2572 Hugo Chavez, la democrazia socialista in Venezuela]</ref>
 
=== Scomparsa del “Capitano Neri” ===
[[File:Hugo Chavez.jpg|thumb|left|180px|Chávez con la tipica divisa della "rivoluzione bolivariana", camicia e basco rossi]]
Nel tardo pomeriggio del 28 aprile 1945 Canali firma un ordine di consegna temporaneo di tutti i beni recuperati tra quelli in possesso di Mussolini e i gerarchi al momento della cattura (cosiddetto “[[oro di Dongo]]”) ed inventariati dalla Tuissi, alla Federazione comunista di Como; si oppone con durezza ad un piano, avanzato da alcuni elementi comunisti, di far cadere in un agguato il camion con il carico dei beni – causando l'uccisione dei partigiani di scorta&nbsp;– per incamerare l'intera fortuna al PCI<ref>Luciano Garibaldi, ''cit.'', pp. 164-166</ref>. Il responsabile della Federazione di Como è [[Dante Gorreri]]; l'utilizzazione fatta di tali valori è tuttora oggetto di congetture. La sera del 6 maggio [[1945]] ''"Neri"'' confida alla madre di aver ancora ''“una missione da compiere”''. La mattina seguente esce di buon ora: non tornerà mai più, e il suo corpo non sarà ritrovato.
 
=== Una serie misteriosa di delitti e un processo senza alcun esito ===
==== La politica estera ====
Il 22 giugno successivo ''"Gianna"'' parte per Como, e porta con sé la ricevuta del "tesoro" che ha preteso dai capi del Pci la mattina del 29 aprile, dopo aver loro consegnato i pacchi di banconote, oro, monete e gioielli, dopo essere stata diffidata dall'intraprendere ricerche sulla fine dell'ex-comandante "Capitano Neri", nonché minacciata da Dante Gorreri e da Pietro Vergani, comandante delle formazioni garibaldine della [[Lombardia]], il 23 giugno accetta un passaggio da due "compagni" su una motocicletta rossa. I delinquenti le promettono di portarla a vedere il cadavere di Neri. Invece la conducono al Pizzo di Cernobbio e qui la uccidono, gettandone poi il corpo nel lago.<ref>Perché uccisero Mussolini e Claretta pp. 130</ref> Anche il suo corpo non sarà più ritrovato. Il 5 luglio riemerge invece dal lago il corpo di Anna Maria Bianchi, amica e confidente della Tuissi, annegata dopo essere stata torturata e ferita con due colpi di rivoltella. Lo stesso giorno è ritrovato anche il cadavere di uno dei custodi notturni di Mussolini e della Petacci, il partigiano Giuseppe Frangi, detto "Lino", mentre la notte successiva Michele Bianchi, padre di Anna Maria, è ucciso con due colpi alla nuca<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pp. 111-112</ref>.
Chávez iniziò a operare per il rafforzamento dell'OPEP (l'''Organización de Países Exportadores de Petróleo''; l'acronimo inglese è [[Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio|OPEC]]), anche grazie al miglioramento delle relazioni diplomatiche con tutti i paesi membri (dove si recò personalmente).
 
Il 12 dicembre [[1949]] vengono rinviati a giudizio, tra gli altri: Dante Gorreri in qualità di mandante dell'omicidio del ''“Capitano Neri”'' e per aver preso in consegna il cosiddetto “oro di Dongo” e averlo successivamente fatto sparire; Pietro Vergani, per aver disposto l'uccisione del Canali per motivi di odio e di vendetta, e in qualità di mandante degli omicidi della Tuissi e della Bianchi; Domenico Gambaruto quale esecutore materiale dell'uccisione del ''“Capitano Neri”''; Maurizio Bernasconi ''"Mirko"'', per l'uccisione della ''"Gianna"''; Natale Negri ed Ennio Pasquali per quello della Bianchi. La pubblica accusa, peraltro, non è riuscita ad individuare gli autori dell'omicidio del Frangi e di Michele Bianchi<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pp. 115-116</ref>.
A livello continentale Chávez domanda un'integrazione dei paesi latino-americani da effettuarsi anche mediante l' ''[[Alleanza bolivariana per le Americhe|ALBA]]'' (''Alternativa Bolivariana para América Latina y el Caribe'') costituita in contrapposizione all' ''[[Zona di libero scambio delle Americhe|ALCA]]'' (''Area di Libero Commercio delle Americhe'') voluta dagli Stati Uniti. Inoltre l'amicizia tra Venezuela e [[Cuba]] (che vede ad esempio lo scambio tra la fornitura di [[petrolio]] venezuelano a prezzi vantaggiosi e il supporto della competenza medica cubana nell'ambito dei piani di miglioramento delle condizioni sanitarie del Venezuela e altri paesi sudamericani), così come quella con l'[[Iran]] e la [[Bolivia]] di [[Evo Morales]], viene vista con sospetto dagli Stati Uniti e utilizzata dall'opposizione per discreditare Chávez.
Il Venezuela riconosce lo [[Stato di Palestina]]: per questo e per protesta contro il governo [[israele|israeliano]] di [[centro-destra]] che il leader venezuelano accusa di volontà di [[genocidio]] contro i [[palestinesi]], Chavez ha espulso l'[[ambasciatore]] israeliano nel 2009 interrompendo di fatto le relazioni diplomatiche tra i due paesi.<ref>[http://www.focusonisrael.org/2009/11/29/chavez-israele-genocidio/ Chavez espelle l'ambasciatore israeliano]</ref>
Oltre alla critica agli USA, con l'elezione di [[Barack Obama]], al posto del detestato Bush, Chavez ha detto di "volerlo aiutare".<ref>[http://www.informazione.it/a/36DD7F9C-62EE-4DF5-94E7-6E30A53FD762/EST-Venezia-Chavez-Voglio-aiutare-Obama-e-incontrare-il-Papa Chavez vuole aiutare Obama]</ref> Nel [[2012]] ci sono stati screzi ma anche alcuni segnali di cauta distensione tra i due paesi.<ref>[http://affaritaliani.libero.it/esteri/obama-ridimensiona-il-pericolo-chavez120707.html Obama ridimensiona il pericolo Chavez: "Il vero destabilizzatore e l’Iran"]</ref>
 
Il 29 aprile [[1957]] si apre presso la [[Corte d'Assise]] di [[Padova]] il processo per la sparizione dell'"oro di Dongo" e i collegati delitti sopra riportati. Il 24 luglio successivo, uno dei giurati è ricoverato in ospedale e il processo è rinviato al 5 agosto. Tra le due date, il giurato ricoverato si "suicida" in ospedale e il processo è rinviato a nuovo ruolo. Non verrà più ripreso<ref>Luciano Garibaldi, ''cit.'', pp. 171-172</ref>.
==== La politica interna ====
In 7 anni di governo Chávez il paese si è dichiarato libero dall'[[analfabetismo]] e tre milioni di venezuelani sono stati inseriti nell'istruzione primaria, secondaria e universitaria. Diciassette milioni di venezuelani (quasi il 70% della popolazione) ricevono, per la prima volta, assistenza medica e medicinali gratuiti e, in pochi anni, nelle intenzioni governative tutti i venezuelani avranno accesso gratuito all'assistenza medica. Si somministrano più di 1 milione e 700&nbsp;000 tonnellate di alimenti a prezzi modici a 12 milioni di persone (quasi la metà dei venezuelani), un milione dei quali li ricevano gratuitamente, in forma transitoria. La questione è centrale in un Paese come il Venezuela dove le persone sottonutrite sono cresciute dal 1992 al 2003 del 7%, raggiungendo la cifra di 4,5 milioni.<ref>Periodico "Latinoamerica" a cura di Gianni Minà</ref><ref>[http://www.ine.gov.ve/ INE<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> La malnutrizione è scesa dal 14% al 12%. La mortalità infantile si è ridotta al 2%.
[[File:Chavez Kirch Lula141597.jpg|thumb|300px|Chávez, [[Néstor Kirchner|Kirchner]] e [[Luiz Inácio Lula da Silva|Lula]] a [[Brasilia]]]]
Il tasso di [[disoccupazione]] è sceso dall'8,9% (2006) al 6,20% (feb [[2007]]) e la popolazione sotto la [[soglia di povertà]] è diminuita dal 37,9% (2005) al 23% (2009).<ref>Cfr. Autori vari, Anuario El Pais 2007, Madrid, Ediciones El Pais, 2007 ISBN 978-84-95595-17-1</ref><ref>[http://axisoflogic.com/artman/publish/Article_58770.shtml Poverty in Venezuela fell from 70% in 1996 to 23% in 2009 | Bolivarian Republic of Venezuela |Axisoflogic.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
===== Diritti umani e civili =====
Dall'inizio del governo di Chávez, ''[[The Economist]]'' riporta che il [[tasso di omicidi]] è quasi triplicato, e che la capitale venezuelana, [[Caracas]] è diventata la terza più violenta del [[America Meridionale|Sud America]], dopo [[Ciudad Juárez]] e [[Bogotá]] con la polizia implicata in alcuni di questi crimini.<ref>The Economist, (20 aprile 2006), [http://www.economist.com/displayStory.cfm?story_id=6832058 "Venezuela: Crimes and misdemeanours.]</ref><ref name=AI2006>Amnesty International (2006), [http://web.amnesty.org/report2006/ven-summary-eng "AI Report 2006: Venezuela".]</ref>
[[Amnesty International]] ha accertato episodi di vessazioni contro i difensori dei diritti umani, la gravità delle condizioni carcerarie (comune tra i paesi in via di sviluppo), attacchi verbali di politici e aggressioni contro giornalisti.<ref>[http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2009/Venezuela.html Rapporto Amnesty 2009 sul Venezuela]</ref>
Venne denunciato il controllo della maggioranza chavista sui media, ma le violenze per le strade e della polizia erano comunque ad un livello simile al periodo precedente a Chávez.<ref>[http://www.hrw.org/americas/venezuela Human Rights Watch]: "(''sotto Chávez'') le violenze in prigione e gli abusi della polizia rimangono un serio problema"</ref>
 
Nel [[2006]], per tagliare simbolicamente con il passato, l'Assemblea nazionale ha approvato la trasformazione della caserma di [[San Carlos]], prigione politica dove lo stesso Chávez era stato detenuto, in passato anche centro di [[tortura]] dei regimi precedenti, venne trasformato in una sede culturale e [[museo]] per esposizioni.<ref>[http://www.comitatobolivariano.info/index.php?option=com_content&view=article&id=59:centro-tortura-in-centro-culturale&catid=61:cultura&Itemid=54 Ex centro di tortura del Venezuela trasformato in una sede culturale] dal sito ''comitatobolivariano.info''</ref>
 
Sui diritti degli omosessuali Chávez ha detto:
{{quote|Nessuno deve essere perseguitato per le sue inclinazioni sessuali. [''Il [[matrimonio fra persone dello stesso sesso|matrimonio gay]]''] in Venezuela non sarebbe visto molto bene, però è un'opinione, il che non significa che io sia contrario}}
 
Nel 2009 Chávez ha dato il suo appoggio a una legge sulle [[unione civile|unioni civili]] e contro l'[[omofobia]] non ancora approvata (soltanto lo stato di [[Mérida (stato)|Mérida]] le ammette già).<ref>[http://www.pinknews.co.uk/2009/07/21/venezuelan-government-moves-to-establish-greater-lgbt-rights/ Il governo venezuelano per maggiori diritti ai gay]</ref>
 
==== Le prospettive della politica economica ====
I numerosi provvedimenti di ispirazione [[socialismo|socialista]] attuati da Chávez nel tentativo di migliorare le condizioni di vita delle fasce più povere della popolazione possono però generare, secondo alcuni osservatori, gravi conseguenze economiche per il paese. Secondo il liberista [[Pietro Di Giorgio]], per esempio, la politica economica di Chávez è caratterizzata da spese sociali alte, in cui piani populisti in genere prevalgono su considerazioni di sostenibilità economica. Le [[politica monetaria|politiche monetarie]] sarebbero poi di tipo espansivo, con un'economia che mostra segni di [[inflazione|iperinflazione]]. Il dato è però tenuto basso dai controlli dei prezzi, che possono ridurre l'inflazione, ma al prezzo di creare carenza di beni. In teoria, poi, il Venezuela è un paese ricco di [[petrolio]]: in pratica però le sovvenzioni al consumo e la nazionalizzazione dell'industria petrolifera (che tiene lontani gli investimenti esteri) comprimono l'offerta ed espandono la domanda, riducendo i benefici netti.<ref>[http://www.giornalettismo.com/archives/1189/hugo-chavez-venezuela/ Hugo Chavez, Presidente (purtroppo)<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Secondo invece il sociologo venezuelano [[Antonio Plessmann]], attivista del movimento chavista, il principale problema per il Venezuela è il basso prezzo del petrolio conseguente alla crisi economica internazionale, che crea difficoltà perché riduce di molto la liquidità e potrebbe rendere inevitabile una crisi. Con questo si giustificano gli interessi dei venezuelani a produrre cibo e altri beni di primo consumo, i quali erano esclusivamente d'importazione, comprando enormi quantità di macchinari agricoli all'[[Argentina]].<ref>[http://www.insai.gob.ve/index.php?option=com_content&view=article&id=294:venezuela-y-argentina-inauguran-i-etapa-de-la-fabrica-de-tractores-pauny-19-de-abril&catid=10:noticias&Itemid=7 Venezuela y Argentina inauguran I Etapa de la Fábrica de Tractores Pauny “19 de Abrilâ€?<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> La situazione, però, non è d'emergenza e la copertura finanziaria per gli investimenti in spese sociali è ancora garantita. Sebbene poi l'inflazione sia la più alta dell'[[America Latina]], questa è contrastata da un'elevata protezione all'inflazione con gli aumenti del [[salario]] minimo che sono stati superiori all'aumento dell'inflazione accumulata, col mantenimento dei sussidi al consumo alimentare e con la politica dei prezzi ridotti.
 
Un dato di fatto, però, è che la grande crisi mondiale del 2009, che ha colpito quasi tutti i paesi del mondo, non ha svantaggiato il Sudamerica e in particolare il Venezuela, che ha saputo creare scambi convenienti.<ref>[http://www.abn.info.ve/node/42309 Gobierno superó con éxito crisis de 2010 y las convirtió en oportunidades para el pueblo | AVN<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
[[File:Bachelet Lula.jpeg|thumb|200px|Chávez e [[Luis Inácio Lula da Silva]] con [[Michelle Bachelet]]]]
Nel [[2010]], infine, è stato introdotta la nuova moneta, il [[Bolívar venezuelano|Bolivar]] forte (''Bolívar fuerte''), avvicinato al valore del [[dollaro statunitense]] perlomeno a livello legale, per le importazioni, e una moneta analoga ma debole per le esportazioni.<ref>[http://www.folliero.it/02_articoli_attilio_folliero/2010/2010_03_29_politica_monetaria_venezuela.htm Attilio Folliero e Cecilia Laya, ''La nuova politica monetaria del Venezuela'']</ref>
 
==== Il contesto politico ====
Tra tutte le leggi promulgate fino ai primi mesi del 2002, alcune diedero luogo a reazioni particolarmente forti da parte dell'opposizione. Una di queste riguardò la regolamentazione della [[pesca a strascico]], da sempre attuata sotto costa, su larga scala e senza alcun controllo da parte delle istituzioni, con l'inevitabile distruzione dell'[[habitat]], e a svantaggio della maggioranza costituita dai piccoli pescatori. Il governo, per placare le reazioni dell'opposizione non riuscì a proibire definitivamente questo tipo di pesca, ma la limitò a oltre le sei miglia nautiche dalle coste.
 
[[File:Chavez CASA127994.jpeg|thumb|200px|left|Hugo Chávez]]
La legge in assoluto più contrastata fu la cosiddetta riforma agraria; in Venezuela esistono vasti latifondi (fino a casi limite di 240.000 ettari): il 10% della popolazione detiene l'80% del territorio e senza che molti proprietari siano in grado di esibire i relativi titoli di proprietà.<ref>Periodico "Latinoamerica e gli altri sud del mondo", direttore Gianni Minà</ref>
 
Queste leggi, assieme alla nazionalizzazione delle risorse petrolifere (con il conseguente aumento del gettito derivante dallo sfruttamento dell'"oro nero" venezuelano da redistribuire alla popolazione tramite nuove forme di [[Stato sociale]] come salute, istruzione, servizi); la nuova politica estera di equidistanza e [[solidarietà]] con alcuni stati del Sud America e il conseguente sottrarsi alla storica subordinazione economica e politica agli Stati Uniti, furono i presupposti per il golpe del 2002.
 
==== Il primo tentativo di sciopero ====
La [[Confederación de Trabajadores de Venezuela]] (CTV), Confederazione dei lavoratori, retta da numerosi anni da [[Carlos Ortega Carvajal]], in base alla nuova costituzione entrò a far parte delle istituzioni la cui dirigenza era sottoposta ad elezioni. Durante lo spoglio dei voti {{cn|scomparvero grandi quantità di schede e furono date alle fiamme alcune urne}}, rendendo impossibile il completamento del conteggio dei voti: il comitato elettorale non poté decretare la vittoria, che fu però reclamata da Ortega che si dichiarò vincitore.
 
Nel dicembre del [[2001]] gli industriali cercarono di pilotare uno sciopero generale della CTV chiudendo le fabbriche e impedendo ai lavoratori di entrare, ma assicurando loro i salari, promessa che non fu mantenuta. Lo sciopero non ebbe successo.
 
Nel febbraio del 2002 Chávez sostituì i dirigenti della [[PDVSA]], la compagnia petrolifera nazionale, con persone affini al suo progetto politico, il che provocò la protesta interna di gruppi di impiegati e dirigenti che vedevano nella decisione di Chávez la violazione dei principi di [[meritocrazia]]. Il governo considerava inconciliabili le differenze ideologiche tra il proprio progetto di gestione dell'azienda e quello della dirigenza della [[PDVSA]]: il primo mirava a una riforma profonda del funzionamento dell'impresa che incrementasse l'utilizzo delle plusvalenze petrolifere in piani sociali, mentre il secondo voleva che [[PDVSA]] utilizzasse i profitti petroliferi per finanziare l'espansione dell'attività aziendale.
 
==== Il tentativo di golpe contro Chávez ====
===== Lo sciopero alla PDVSA =====
[[File:Pedro Carmona.jpg|thumb|180px|Il capo dei golpisti contro Chavez, Pedro Carmona Estanga]]
[[File:Hugo Chávez crop.jpg|thumb|left|180px|Hugo Chavez in Brasile nel 2008]]
La televisione di Stato rese pubblica la registrazione di una telefonata tra Ortega e l'ex presidente [[Carlos Andrés Pérez]], profugo dalla giustizia rifugiatosi negli Stati Uniti, nella quale Perez diceva a Ortega di organizzare uno sciopero generale e di portarlo alle estreme conseguenze, di prendere contatto con [[Pedro Carmona Estanga]], attuale presidente di ''Fedecamara'' e di concordare le azioni con lui. Un altro fatto che ebbe notevole peso sugli avvenimenti dell'11 aprile 2002 fu una riunione presso la sede della [[Conferenza Episcopale Venezuelana]] in cui erano presenti, oltre ai componenti dell'alta gerarchia ecclesiastica, anche i vertici della CTV con Carlos Ortega in testa, ''Fedecamara'' con Carmona Estanga e vari personaggi dell'opposizione. La seduta si chiuse con un inno alla democrazia, che delineò la composizione delle forze promotrici del [[colpo di Stato]] contro Chávez.
 
Il 7 aprile, il presidente Chávez annunciò il licenziamento degli alti dirigenti e le proteste degli oppositori si intensificarono. Il 9 aprile la CTV e la Confindustria, con l'appoggio della [[Chiesa cattolica]], delle televisioni e dei partiti politici di opposizione, annunciarono uno sciopero generale di ventiquattro ore in sostegno dei dirigenti della PDVSA.
 
L'11 aprile fu organizzato un corteo di centomila persone che avrebbe dovuto dirigersi verso la sede della PDVSA, ma che un'arringa di Ortega deviò verso il [[palazzo di Miraflores]], sede della Presidenza per cacciare «quel traditore di Chávez», dando alla marcia, fino a quel momento [[pacifismo|pacifica]], ben altro scopo. La marcia, alle 12,30 dell'11 aprile 2002, riprese con in testa i sindaci scortati dalle loro polizie armate e motorizzate, ma senza che da quel momento si avesse più traccia di Ortega e dei suoi colleghi, scomparsi nel nulla.
 
Già dalla notte attorno a Miraflores erano radunati migliaia di sostenitori di Chávez, in sentore di ciò che poteva accadere. Il corteo non arrivò a contatto con i simpatizzanti di Chávez perché dei [[Tiratore scelto|cecchini]] appostati nei palazzi circostanti cominciarono a sparare dapprima sui sostenitori di Chávez, poi sulle prime file del corteo.
 
La gente segnalò alcuni cecchini sul terrazzo di un palazzo nei pressi di Miraflores, la Guardia Nazionale entrò nel palazzo e arrestò cinque persone armate di [[fucile|fucili]] di precisione, con documenti falsi, qualcuno di origine colombiana. Imprigionati, furono successivamente liberati dagli insorti e di essi si persero le tracce. La [[polizia]] metropolitana cominciò a sparare sulla gente che si trovava sul famoso ponte Laguno e che prese a scappare tentando di mettersi al riparo nei palazzi circostanti.
 
Le televisioni private solidali ai golpisti sostennero l'idea di scontro provocati dai sostenitori di Chávez (e questa versione, in un primo tempo, fu ripresa anche dai media internazionali), ma le innumerevoli riprese effettuate nella zona dimostrarono che gli scontri a fuoco non erano tra i componenti delle due marce, ma era la polizia metropolitana a sparare contro i sostenitori di Chávez. I primi caduti si ebbero verso le 15,00. Dalla testimonianza di un giornalista della [[CNN]], [[Otto Neustald]], si seppe che un gruppo di alti militari, verso le ore 11,30 eseguirono una registrazione di prova del loro pronunciamento in cui disconoscevano l'autorità del presidente parlando dei primi morti e addossandone la responsabilità a Chávez. Questo pronunciamento, registrato prima delle 12,00, fu mandato in onda dopo le prime reali uccisioni.
 
I militari si erano riuniti in [[Fuerte Tiuna]], presidio militare di [[Caracas]], assieme a Carmona Estanga, a una schiera di sostenitori e a una nutrita rappresentanza di militari americani. I militari insorti minacciavano Chávez, ancora a Miraflores, intimandogli di arrendersi, pena il [[bombardamento]] del palazzo (come avvenne con [[Juan Domingo Perón]] e [[Salvador Allende]], anch'essi minacciati da forze filo-statunitensi). Il Generale Rosendo faceva parte del complotto, ma fino all'ultimo ingannò Chávez, che lo credette un fedele alleato.
 
In un ultimo tentativo di evitare il peggio, Chávez cercò di attuare il "[[Plan Avila]]", un piano di emergenza (attuato anche per la visita di [[papa Giovanni Paolo II]]) che, grazie alla presenza di mezzi blindati attorno al palazzo, avrebbe permesso la difesa delle istituzioni. Invece, proprio Rosendo fece arrivare con ritardo l'ordine di applicare il ''Plan Avila''. I blindati, poi, usciti da Fuerte Tiuna, furono fatti subito rientrare da un contrordine lanciato dai cospiratori. Nel frattempo da [[Maracay]], [[Raúl Isaías Baduel]] era pronto a inviare mezzi e uomini a Caracas e così mezzi blindati da [[Maracaibo]].
 
===== Chávez si consegna ai golpisti =====
A questo punto Chávez, per evitare la [[guerra civile]], decise di consegnarsi ai golpisti chiamando proprio Rosendo affinché lo accompagnasse a Fuerte Tiuna, dove verso le 23,00 dell'11 aprile, fu arrestato e posto in isolamento, in attesa di decidere sulla sua sorte.
[[File:Simon Bolivar.jpg|thumb|180px|Il ''libertador'' [[Simón Bolívar]], il massimo ispiratore di Chavez]]
Chávez riuscì a mettersi in contatto con la moglie e un amico con un cellulare passatogli di nascosto da un ufficiale. Cominciò l'afflusso di gente dai ranchos di Caracas che chiedeva la liberazione di Chávez verso Fuerte Tiuna che fu circondato da oltre 600.000 persone. La stessa notte Chávez venne trasferito da Fuerte Tiuna a [[Turiamo]], una base navale nel Nord-Est della Costa dello Stato di [[Aragua (stato)|Aragua]] e da lì fu poi trasferito all'isola [[La Orcila]], sede di una base logistica della Marina Militare.
 
Il 12 aprile fu data la notizia del ritiro di Chávez e subito dopo Carmona Estanga si autoproclamò presidente del Venezuela. Il Parlamento in carica fu sciolto, furono destituiti tutti gli altri poteri, fu dichiarato l'abbandono dell'[[OPEC]] da parte del Venezuela, fu ripristinata la vecchia costituzione e dal nome ufficiale della nazione venne cancellata la parola "Bolívariana".
 
Immediatamente gli Stati Uniti si affrettarono a riconoscere il nuovo governo, seguiti a breve intervallo dalla [[Spagna]], dove il quotidiano ''[[El País]]'', legato tramite il gruppo "Prisa" ad alcuni media venezuelani, giustificò il colpo di Stato. I media venezuelani ebbero un ruolo determinante sia nell'organizzazione che nell'esecuzione del golpe e dato che tutti erano convinti della sua definitiva riuscita, si sbilanciarono in interviste, trasmesse su tutte le reti, dove parlavano del lavoro organizzativo dei militari e civili artefici dell'evento.
 
===== Il ritorno di Chávez alla presidenza del Venezuela =====
Il 12 aprile a Caracas cominciarono seri disordini con saccheggi di negozi. Nei giorni 12 e 13 la polizia uccise più di 200 persone, gli ospedali accolsero centinaia di feriti.
 
La gente, come già accaduto a Caracas, circondò anche la base dei paracadutisti del generale Baduel a [[Maracay]] chiedendo a gran voce il ritorno di Chávez. Lo stesso avvenne in molte altre località; si calcola che in tre giorni più di sei milioni di persone siano scese per le strade a difendere Chávez e il suo governo.
 
Nella notte del 13 aprile l'allora [[vescovo]] di Caracas, [[Antonio Ignacio Velasco García]], fu inviato all'isola La Orchila con un [[Aereo a reazione|jet]] privato probabilmente di proprietà dei Cisneros, dove avrebbe dovuto convincere Chávez a firmare la rinuncia e partire con lo stesso jet verso un'ignota destinazione, forse [[Cuba]]. Durante l'incontro arrivarono tre [[elicottero|elicotteri]] per riportare Chávez a Miraflores.
 
Con il rientro di Chávez, e il suo ritorno al potere il 14 aprile, gli scontri e i saccheggi cessarono. Il golpe fallì, dunque, grazie al vastissimo appoggio popolare e all'esiguità del gruppo dei militari golpisti, formato soprattutto da alti ufficiali, mentre il grosso delle forze armate venezuelane, guidate dal generale dell'esercito [[Raúl Isaías Baduel]] era rimasto fedele a Chávez e alla nuova costituzione.
 
Carmona Estanga fuggì all'estero, riparando a [[Miami]], negli [[Stati Uniti]]. Carlos Ortega, ricomparso sulla scena dopo essersi nascosto, si rese responsabile di nuovi disordini nel dicembre 2002 e nel [[2003]]. Arrestato e condannato a 16 anni, fuggì di prigione nel [[2006]] e si rifugiò in [[Perù]].
 
==== La salvaguardia dell'ambiente ====
Il Venezuela, dal primo dicembre [[2010]] si impegna a rispettare il [[Protocollo di Kyoto]] e gli accordi intrapresi dalle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] riguardo al clima e all'ambiente. Con questa decisione il Venezuela diventa uno dei primi paesi in via di sviluppo a impegnarsi nel rispetto dell'ambiente.<ref>[http://www.minci.gob.ve/a_r_r/1/186640/venezuela_daraportes_para.html Venezuela dará aportes para luchar en contra del cambio climático<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
==== Il referendum del 2004 ====
[[File:chavez-in-tehran3.jpg|thumbnail|[[Mahmud Ahmadinejad|Aḥmadinejād]] ha dato un caldo benvenuto al presidente venezuelano Chávez nella sua visita a [[Teheran]] nel 2004. Al momento della visita, Chávez è stato accolto con l'inaugurazione di una nuova statua di [[Simón Bolívar]], l'eroe nazionale venezuelano, nel parco [[Goft-o-gou]] di Teheran.]]
Nel [[2004]] si avviò la raccolta firme per attivare un referendum revocatorio o referendum ratificatorio per una destituzione popolare del Presidente in carica (il tutto permesso dalla Costituzione Bolivariana del 1999 voluta dal Presidente Chávez).
 
L'opposizione presentò 3,4 milioni di firme per sollecitare il referendum, ma il processo di accettazione fu lungo e complicato. L'opposizione accusò il Consiglio Nazionale Elettorale di parzialità e di azioni irregolari del processo d'accettazione.
 
Il 3 giugno 2004, il Presidente del CNE [[Francisco Carrasquero]] comunicò che le firme erano sufficienti per l'attuazione del [[referendum]]. Il giorno di voto fu fissato per il 15 agosto 2004, quattro giorni prima che il Presidente compisse i primi 4 anni di mandato.
 
{{chiarire|L'opposizione necessitava di 3,7 milioni di voti, ossia il numero di voti che il Presidente Chávez ottenne nella sua rielezione del 2000.}} Il voto avvenne tramite macchinette elettroniche, con prima il proprio riconoscimento tramite lettura dell'impronta digitale del cittadino per evitare doppi voti. Questo sistema venne criticato da parte dell'opposizione che riteneva l'uso di tale tecnologia un sistema che non assicurava la segretezza del proprio voto.
 
Il risultato elettorale,<ref>{{cita web|url=http://www.cne.gob.ve/referendum_presidencial2004/|editore=CNE|titolo=BOLETIN ELECTORAL REFERENDUM 15 DE AGOSTO DE 2.004|accesso=8 ottobre 2012|lingua={{es}}}}</ref> escludendo i voti nulli, fu di 59,06% dei voti per il NO, mentre il 40,64% per il SI, confermando il Governo del Presidente Chávez:
 
{| class="wikitable"
|-
! colspan=3 | Voto
! Votanti
! %
|-
| colspan=3 | No
| 5.619.954
| 58,91%
|-
| colspan=3 | Sì
| 3.872.951
| 40,60%
|-
| colspan=3 | Nulli
| 47.064
| 0,49%
|}
 
A Caracas, immediatamente dopo la pubblicazione dei risultati, ci furono varie manifestazioni contro il Presidente Chávez. Durante le manifestazioni, dalla parte dell'opposizione venne uccisa una donna a colpi di pistola. Secondo i chavisti, la tattica della [[destra (politica)|destra]] in occasione del referendum è stata quella di delegittimare le istituzioni venezuelane e i risultati del voto, in modo da far credere che vi fosse una situazione di "caos" e giustificare così un intervento internazionale guidato dagli Stati Uniti, volto a rovesciare i risultati del voto popolare.
 
Tra gli osservatori internazionali, il più considerato fu il [[Carter center|Centro Carter]] (organizzazione senza fine di lucro fondata nel [[1982]] dall'ex presidente degli Stati Uniti [[Jimmy Carter]]). Nonostante le accuse dell'opposizione alla presenza di brogli elettorali, Jimmy Carter definì il voto un "esempio di democrazia" e "più serio delle elezioni in Florida del 2000" e invitò la cittadinanza ad accettarne il risultato.
 
Ciò considerato, e vista anche la netta prevalenza dei NO, l'opposizione dopo qualche settimana fece cessare le contestazioni.
 
==== Lista Tascon ====
Il 20 marzo del [[2004]], il Ministro della Salute e dello Sviluppo Sociale [[Roger Capella]], ai microfoni della televisione nazionale, fa la seguente dichiarazione:
 
{{quote|Un traditore non deve stare in un posto di fiducia. E questo stato ha una politica di corrispondenza con il Governo che si ritrova, dove non c'è spazio per i traditori. Quanti siano, chi ha firmato è fuori!}}
 
In seguito al deposito delle firme necessarie per attuare il referendum, l'intera lista dei firmatari venne pubblicata da un deputato, tale [[Luis Tascon]], attraverso il suo sito [[internet]]. L'invito del deputato Tascon e dello stesso Presidente Chávez (attraverso il suo programma "Alò Presidente") fu diretto a tutti i cittadini, consigliando loro di scaricare la lista e verificare direttamente da casa se il proprio numero di carta d'identità era presente senza aver firmato. Una sorta di autocontrollo popolare di verifica dei brogli.
 
Nell'aprile del [[2005]], il Presidente Chávez si scagliò contro l'uso della lista:
 
{{quote|Sotterrate la lista di Luis Tascon! Sicuramente ha compiuto una pagina importante in un momento determinante, ma ormai fa parte del passato.<ref>Sul Referendum Revocatorio del 2004, parlando della tanto contestata Lista Tascon pubblicata in internet e pubblicizzata dal Presidente assieme al Deputato Tascon con i dati dei firmatari per il Referendum: [http://video.google.it/videoplay?docid=-4492125960150058410&q=Chávez+referendum%2C video].</ref>}}
 
Si nutre un forte sospetto nei confronti del neo Vicepresidente, Jorge Rodríguez Gómez, Presidente del CNE (Centro Nazionale Elettorale) all'epoca del Referendum. L'organo che aveva la possibilità di dare la lista dei firmatari per il referendum al deputato Tascon poteva essere solo lo stesso organo di controllo elettorale. Tale collaborazione avrebbe fatto diventare ministro del "Despacho de la Presidencia" la sorella di Jorge Rodríguez, Delcy (dal [[2007]] è diventata Coordinatrice Generale della Vicepresidenza, annuncio pubblicato dalla risoluzione numero 121 della Gazzetta Ufficiale del 2 febbraio [[2007]], sotto designazione dello stesso fratello Jorge).
 
===Terzo mandato (2006-2012)===
====2006, l'anno della rielezione====
[[File:Hugo Chavez, Oliver Stone 66ème Festival de Venise (Mostra) 10.jpg|thumb|left|200px|Chavez e il regista statunitense [[Oliver Stone]], al [[Festival di Venezia]] del 2009]]
Dopo le vittorie dei chavisti nelle elezioni per i governatori degli Stati (ottobre [[2004]]), nelle amministrative del [[2005]] e nelle elezioni per l'Assemblea Nazionale (sempre nel 2005), Chávez compie a maggio [[2006]] una serie di visite ufficiali in [[Europa]], [[Italia]] compresa, incontrando [[papa Benedetto XVI]] e il neoeletto presidente della Camera [[Fausto Bertinotti]], e parlando alla [[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura|FAO]] a Roma.
 
Il 20 settembre del [[2006]], intervenendo all'Assemblea delle Nazioni Unite, definisce il presidente statunitense [[George W. Bush|Bush]] «il diavolo in persona» (tanto da farsi il segno della croce all'arrivo del presidente degli Stati Uniti).<ref>''[http://www.la7.it/news/textnews/dettaglio.asp?id=27129&cat=2 Chávez all'ONU: Bush è il diavolo, c'è ancora puzza di zolfo]''. Agenzia Apcom dal sito web «la7.it» del 20 settembre 2006. Riportato l'11 ottobre 2006.</ref><ref>Per il testo completo del discorso pronunciato: ''[http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o7480 Intervento del presidente della Repubblica Bolívariana, Hugo Chávez]''. Da sito web «pane-rose.it». Riportato l'11 ottobre 2006.</ref>
 
Il 3 dicembre del [[2006]] si svolgono le [[Elezioni presidenziali venezuelane del 2006|elezioni presidenziali]], considerate da Chávez alla vigilia come un avvenimento cruciale per la storia del Venezuela, in quanto in gioco c'è il futuro stesso della Rivoluzione [[Bolivarismo|Bolivariana]] da lui portata avanti da quando è presidente. La campagna elettorale è stata caratterizzata da una forte polarizzazione sociale e politica, culminata, a pochi giorni dal voto, da due enormi manifestazioni, l'una di sostegno al candidato unico delle opposizioni, [[Manuel Rosales]], governatore del ricco Stato petrolifero di [[Zulia]], l'altra, più partecipata, organizzata dal movimento Bolívariano, in appoggio di Chávez: in entrambi i casi centinaia di migliaia di persone hanno invaso le vie di [[Caracas]].
 
I risultati elettorali vedono la rielezione di Chávez, che cresce al 62,87% (con 7.274.331 voti), come Presidente della Repubblica, mentre Rosales si ferma al 36,88% (4.266.974 voti). Chávez risulta essere il più votato presidente dal [[1958]], in una tornata elettorale che ha visto un netto calo dell'astensionismo (meno del 25%) rispetto ai voti precedenti. È la prima campagna elettorale nella quale Hugo Chávez si presenta con un programma apertamente socialista, che denomina [[Socialismo del XXI secolo]].
 
È la seconda volta nella storia che un candidato e un partito apertamente socialista (in senso anticapitalista) trionfano in elezioni libere e certificate da molteplici centri di osservazione internazionali, tra i quali l'[[Unione europea]] e il [[Giappone]] che ha fornito la tecnologia. La prima volta era toccato a [[Salvador Allende]] in [[Cile]], il 4 settembre [[1970]]. L'opposizione ha ammesso la sconfitta, auspicando dialogo con il rieletto Presidente. Nei discorsi successivi alla vittoria, Chávez ha affermato che con le elezioni si è aperta una nuova fase della Rivoluzione Bolívariana, che consiste nella costruzione di "un socialismo costruito dal basso, dall'interno". Lo scontro con i [[riformismo|riformisti]] del movimento Bolívariano, che vogliono un passaggio lento e graduale verso il [[socialismo]], appare aperto: secondo Chávez la forza e l'organizzazione delle masse impongono un'accelerazione del processo rivoluzionario.
====Il 2007====
Chávez ha poi dichiarato guerra alla [[burocrazia]] statale e dei partiti, che a suo dire hanno portato avanti negli anni una vera "contro-rivoluzione", col sabotaggio delle decisioni governative. Ferma appare poi la sua volontà di sconfiggere la [[corruzione]] dilagante nell'apparato statale. L'8 gennaio [[2007]], in occasione del giuramento come Presidente del [[Venezuela]], ha annunciato di voler nazionalizzare, attraverso una legge, tutte le industrie privatizzate negli anni novanta dai precedenti governi: tra queste, le aziende nazionali delle [[telecomunicazioni]] e dell'[[energia potenziale elettrica|energia elettrica]]. L'obiettivo è stabilire "la proprietà sociale sui settori strategici". A questi annunci, hanno fatto seguito le proteste del presidente USA [[George W. Bush]] e il crollo della [[Borsa valori|Borsa]] statunitense (-18%).
 
Sempre nel 2007, al vertice tra la [[Spagna]] e i paesi latinoamericani di [[Santiago del Cile]], Chávez si è lanciato in un attacco contro l'ex premier spagnolo [[José Maria Aznar]], giudicato responsabile di aver appoggiato il golpe del 2002. Aznar è stato difeso dal successore [[José Luis Rodriguez Zapatero]], ma Chávez ha continuato gli attacchi verbali definendo Aznar "fascista" e affermando che "un fascista non è un essere umano. Un serpente è più umano di un fascista", provocando le vistose rimostranze del re [[Juan Carlos di Spagna|Juan Carlos]] (che sbottò dicendo: "Ma tu non ci stai mai zitto? Perché non lasci parlare gli altri?"), che successivamente ha lasciato l'assemblea per protesta contro Chávez.<ref>[http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/lite-spagna-chavez/lite-spagna-chavez/lite-spagna-chavez.html Juan Carlos-Chavez: lite al vertice di Santiago]</ref>
Chavez dal canto suo disse di aspettarsi le scuse del re, in quanto secondo il leader venezuelano "re Juan Carlos è andato in fuori giri", affermando che occorreva rivedere i rapporti diplomatici con la Spagna, accusando poi il monarca stesso di essere stato a conoscenza del golpe.<ref>[http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/chavez-spagna/chavez-spagna/chavez-spagna.html Chavez, nuovo attacco a Juan Carlos: "Rivediamo i rapporti con la Spagna"]</ref>
 
==== La proposta di rieleggibilità fino al 2031 ====
Destò scalpore quando nel maggio 2006 Chávez propose di decretare un referendum per poter essere rieletto fino al 2031 se l'opposizione avesse urlato ai brogli alle elezioni di dicembre:
 
{{quote|Se escono con qualunque "marramucia" (trappola), dandoci degli imbroglioni, disconoscendo il trionfo o ritirandosi prima delle elezioni, allora convocherò un referendum attraverso decreto per chiedere ai venezuelani se accettano che possa rimanere rieletto fino al 2031.|Hugo Chávez}}
 
Dure le critiche dell'opposizione, che durante la campagna elettorale del 2006 pubblicarono in diversi manifesti le parole del Libertador Simón Bolívar:
 
{{quote|La continuazione dell'autorità in uno stesso individuo in maniera frequente è stata la fine dei governi democratici. Le ripetute elezioni sono essenziali nei sistemi popolari, perché non c'è niente di più pericoloso come lasciar permanere per lungo tempo il potere nello stesso cittadino. Il popolo si abitua ad obbedirgli e lui si abitua a comandarlo; da dove si origina l'usurpazione e la tirannia.|[[Simón Bolívar]]}}
 
Nei paesi del "primo mondo", la situazione è varia. Negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], ad esempio, il presidente non può restare in carica per più di due mandati consecutivi, mentre in alcuni paesi [[europa|europei]] (tra cui l'[[Italia]] e la [[Germania]], dove però quest'ultimo ha poteri ridotti) non c'è limite alla rielezione di un presidente.
 
Bisogna ricordare, infine, che basta un referendum per destituire il presidente eletto. Questa modifica costituzionale fu voluta dallo stesso Chávez durante il suo primo mandato ed è già stata utilizzata dall'opposizione.<sup>Vedi "Referendum del 2004"</sup>
[[File:Hillary Clinton and Hugo Chavez.png|thumb|300px|Chávez e il segretario di stato degli Stati Uniti [[Hillary Clinton]] nel 2010]]
 
==== Il Partito Socialista Unito ====
In una dichiarazione successiva alle elezioni, Hugo Chávez ha proposto di unificare i partiti del movimento Bolívariano nel [[Partito Socialista Unito del Venezuela]] (PSUV), che a suo parere dovrà nascere dalla base dei partiti pre-esistenti, a partire dalle squadre e dai battaglioni elettorali, che erano stati determinanti per la vittoria della sinistra nel referendum revocatorio del [[2004]] e nelle elezioni presidenziali del [[2006]].
 
Nelle intenzioni di Chávez, il nuovo soggetto politico non dovrà risultare dalla semplice aggregazione dei partiti già esistenti, né riproporre lo schema di una burocrazia che lo stesso Chávez considera auto-referenziale e "contro-rivoluzionaria". Significativo è che l'appello di Chávez per il nuovo partito si è rivolto direttamente alla base militante del movimento, "scavalcando" così quelle leadership burocratiche contro cui ormai Chávez si scontra apertamente. Il nuovo partito dovrà essere, secondo il presidente, "autenticamente democratico", con un'elezione dei leader direttamente da parte della base militante.
 
Il processo di iscrizione al nuovo partito ha assunto rapidamente un carattere di massa, con il reclutamento di milioni di venezuelani.<ref>[http://www.abn.info.ve/index_psuv.php Dossier sul PSUV a cura dell'Agenzia Bolívariana di Notizie]</ref>
 
Nello stesso anno si costituisce la coalizione organica e stabile [[Alleanza Patriottica]], che crea una unità di azione per il medesimo obiettivo con il [[Partito Comunista del Venezuela|PCV]], nel quadro di una collaborazione duratura che ha più volte portato quest'ultimo al quasi scioglimento.
 
==== La crisi diplomatica tra Venezuela e Colombia del 2008 ====
Il primo marzo del 2008 le forze armate colombiane hanno compiuto un'azione in violazione della sovranità dell'Ecuador volta all'eliminazione di esponenti delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia [[Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia|FARC]] mentre il presidente Chávez era impegnato a trattare con quest'ultime la liberazione dell'ostaggio [[Íngrid Betancourt]]. Il risultato dell'operazione è stato l'assassinio di Raul Reyes, il numero due delle FARC. All'azione militare colombiana ha seguito un'immediata risposta da parte di Ecuador e Venezuela.
 
Il Venezuela ha schierato il suo esercito al confine con la Colombia e ha interrotto le relazioni diplomatiche, stessa cosa ha fatto il presidente dell'Ecuador [[Rafael Correa]]. Condanne dell'azione voluta dall'ex presidente della Colombia, [[Álvaro Uribe Vélez]], sono state pronunciate da un po' tutti i paesi del Sud America e addirittura da alcuni paesi europei. I soli a difendere l'operato illegale dell'esercito colombiano sono stati gli Stati Uniti. La crisi si è conclusa con il Vertice di Rio di Santo Domingo, dove i tre presidenti hanno dichiarato chiusa la crisi.
 
Con l'arrivo del nuovo presidente della Colombia, [[Juan Manuel Santos]], i rapporti tra i due paesi sono molto migliorati, considerando che si è trattato solo di un conflitto inter-politico, assai lontano dalle relazioni culturali e sociali tra i cittadini colombiani e venezuelani.
[[File:Rousseff and Chávez in Caracas, Venezuela.jpg|thumb|left|200px|Chavez nel primo periodo della malattia, assieme a [[Dilma Rousseff]]]]
====2009-2011====
Negli ultimi anni del mandato Chávez si dedicò all'unione economica dell'America latina, all'incremento del "socialismo" interno, e criticò alcuni aspetti della cosiddetta [[Primavera araba]], come la deposizione e la morte del suo alleato petrolifero [[Muammar Gheddafi]] e la [[guerra civile siriana]] contro [[Bashar al-Assad]], i cui nemici egli riteneva fossero guidati dagli Stati Uniti e da Israele, mentre sostenne la lotta contro il regime di [[Hosni Mubarak]] in [[Egitto]].<ref>[http://www.theworld.org/2011/06/hugo-chavez-arab-spring/ Hugo Chavez and the Arab spring]</ref>
===Quarto mandato (2012-2013)===
==== Elezioni del 2012 ====
[[File:Hugo Chávez 2012.jpg|thumb|200px|Chávez festeggia dopo l'annuncio della candidatura alle elezioni del 2012]]
Hugo Chávez si è ricandidato nuovamente alle [[Elezioni presidenziali venezuelane del 2012|elezioni presidenziali di ottobre 2012]], il 12 giugno. Insieme alla famiglia e a numerosi sostenitori, ha iniziato il tour elettorale da Caracas, con lo slogan ''Chávez corazón de mi patria'' ("Chávez cuore della mia patria"), che riprende il simbolo adottato dai manifesti, un cuore con i colori della bandiera venezuelana<ref name=autogenerato1 /><ref>[http://temistoclescabezas.psuv.org.ve/2012/06/21/campana/chavez-corazon-de-mi-patria-2 Il simbolo sul sito di un candidato del partito di Chávez]</ref>
 
Opposto ad [[Henrique Capriles Radonski]] del partito [[Prima la Giustizia]], il 7 ottobre Chávez si è confermato presidente con il 55,25% dei voti contro il 44,13% del suo contendente.<ref>{{cita web|url=http://www.cne.gob.ve/resultado_presidencial_2012/r/1/reg_000000.html|lingua={{es}}|titolo=DIVULGACIÓN PRESIDENCIAL 2012|data=11 ottobre 2012|accesso=11 ottobre 2012}}</ref>
====Cessione dei poteri a Maduro====
Chávez, a causa della malattia che lo ha portato alla morte, non ha potuto giurare ed esercitare realmente il potere, detenuto dal vicepresidente e successore [[Nicolás Maduro]], scelto da lui stesso, a cui cedette il potere reale nei primi mesi del 2013.
 
== Critiche e aspetti controversi ==
=== Il rapporto con i media ===
Chávez conduce un programma televisivo politico in cui spiega i suoi provvedimenti e commenta l'attualità, ''Aló presidente'' ("Pronto presidente").
Da quando Chávez venne eletto per la seconda volta Presidente del Venezuela, il numero di canali legati al governo sono stati aumentati da due ([[VTV]] e Asamblea Nacional TV) a cinque (più i canali Vive, [[TeleSUR]] e la recente Televisora Venezolana Social). I più importanti canali privati nazionali, non soggetti al controllo governativo, che trasmettono via antenna sono [[Venevisión]], [[Televen]] (vengono esclusi dalle critiche governative i vari canali di sola musica come Puma TV - in via d'acquisto da parte del governo - e di solo sport come Meridiano Televisión), mentre quelli che trasmettono via cavo sono [[Globovision]], Canal de Noticias (entrambe televisioni di solo notizie e di approfondimento, ma in opposizione al governo) e in ultimo [[RCTV]].
 
Forti sono le critiche per la legge per la tutela dei minori e di responsabilità dei media, emanata in seguito al tentativo di golpe del 2002, che vieta la trasmissione di immagini violente prima delle dieci di sera. Ciò riduce la possibilità d'informazione ai cittadini venezuelani in caso di scontri violenti tra polizia e cittadinanza stessa. In seguito a queste nuove leggi di tutela, i canali come Televen e Venevisión, per il loro rigoroso rispetto, ora vengono ben considerati dal governo.
 
==== La relazione degli osservatori europei sulle elezioni del 2006 ====
[[File:Aló Presidente.png|thumb|left|180px|Logo di ''Aló Presidente'', il programma tv condotto da Chávez per molti anni]]
Nelle ultime elezioni presidenziali del 3 dicembre [[2006]], la commissione di Osservazione Internazionale dell'Unione Europea verificò l'andamento della propaganda mediatica televisiva pre-elettorale:<ref>Misión de Observación Electoral de la Unión Europea
[http://www.monicafrassoni.it/data/Image/v1/Informe%20preliminar.pdf "Relazione in spagnolo"], pubblicato nel sito del Capo Gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, l'europarlamentare Monica Frassoni.</ref>
 
Le norme pubblicate per il CNE nel luglio [[2006]] dichiarano che "i media di comunicazione pubblici e privati daranno copertura informativa completa e bilanciata dei fatti in relazione alla campagna elettorale. Con effetto, osserveranno un rigoroso equilibrio per quanto riguarda spazi e gerarchia delle informazioni relative alle attività di sviluppo per tutti i candidati e candidate, organizzazioni con fini politici, gruppi di elettrici ed elettori a livello nazionale".
 
La maggioranza dei media, privati e pubblici, non hanno rispettato le norme del CNE, offrendo un'informazione di parte e appoggiando apertamente uno dei principali candidati. In tal proposito il CNE non ha effettuato alcuna sanzione ne rimprovero, nonostante fosse legittimato per legge. Nella relazione leggiamo che nella copertura informativa nel canale di Stato, VTV, c'è stato un ampio squilibrio a favore del candidato Hugo Chávez. Tuttavia le autorità elettorali aprirono un'indagine amministrativa per chiarire la possibile violazione delle norme elettorali da parte del canale Telesur (creato e finanziato dal Mercosur) per aver divulgato dei risultati di un sondaggio durante la giornata del voto.
 
I due canali privati più seguiti nel paese hanno palesemente appoggiato il candidato dell'opposizione, Rosales, e criticato pesantemente il presidente uscente.
 
{| style="margin-left: 1em" border="1" cellpadding="2" cellspacing="0"
|-
| colspan=3 | '''Televisione'''
| '''Chávez'''
| '''Rosales'''
|-
| colspan=3 | VTV
| 86%
| 14%
|-
| colspan=3 | RCTV
| 29%
| 69%
|-
| colspan=3 | Globovision
| 35%
| 65%
|}
 
Per quanto riguarda i canali Televén e Venevisión, la relazione dichiara che esse hanno dedicato minor tempo che altri canali alla campagna elettorale, dando un servizio d'informazione politica e tono critico molto basso, mantenendo comunque una predilizione verso il candidato dell'opposizione.
 
Gli osservatori hanno notato la drastica riduzione delle catene presidenziali e la discontinuità del programma televisivo Aló Presidente a partire dalla data di inizio della missione europea del 15 novembre.
 
Per quanto riguarda i quotidiani nazionali analizzati, Últimas Noticias e, particolarmente, Vea hanno favorito apertamente la campagna di Hugo Chávez, mentre El Nacional, El Universal ed El Nuevo País si sono caratterizzati per le critiche al governo uscente. El Mundo invece è stato il quotidiano più equilibrato.
 
==== La fine della concessione a RCTV ====
Il governo venezuelano nel 2007 non ha rinnovato la concessione delle frequenze e l'autorizzazione a trasmettere a [[RCTV]], il canale televisivo più antico del Venezuela (con oltre 50 anni di trasmissione). L'emittente è stata accusata di continua violazione della legge di responsabilità civile dei media (che limita [[pornografia]] e violenza), di aver appoggiato il golpe del 2002, di campagna persistente mirata al rovesciamento violento del governo e di essere finanziati da un paese straniero (e precisamente dalla [[Central Intelligence Agency|CIA]]). Nonostante la gravità di tali affermazioni, raccolte anche in libri come ''[[Il codice Chávez]]'' di [[Eva Golinger]], non è stata effettuata alcuna denuncia nei confronti del canale o dei suoi dipendenti. Di conseguenza, l'emittente non ha potuto effettuare una difesa processuale del suo operato e l'autorità giudiziaria non ha potuto verificare la fondatezza delle accuse.
 
La data prevista per la revoca delle frequenze era stata fissata per il 27 maggio 2007, subito contestata e portata di fronte al Tribunale Supremo di Giustizia. Nonostante la Corte Suprema di Giustizia non avesse ancora formulato sentenza al ricorso di RCTV, il Presidente Hugo Chávez ufficializzò mediante decreto (11 maggio 2007) il passaggio della concessione delle frequenze alla [[Televisora Venezolana Social]] (TVes), la nuova rete di servizio pubblico del Venezuela che iniziò le sue trasmissioni il 28 maggio 2007.
 
Il canale, in mancanza di frequenze e della propria strumentazione (ripetitori televisivi) per trasmettere via antenna (materiale confiscato dal governo), non riuscì a trasmettere né via cavo né via satellite fino al 20 luglio 2007 (traguardo raggiunto dopo numerose difficoltà burocratiche). Durante questo periodo l'emittente trasmise attraverso la rete informatica con un suo programma, il notiziario "L'observador" tramite [http://www.youtube.com/profile?user=elobservadorenlinea Youtube].
 
Il Presidente Chávez, nei confronti del canale RCTV, non risparmiò di commentare il provvedimento:
 
{{quote|L'unica forma in cui la concessione non finisca è che domenica 27 a mezzanotte Hugo Chávez non sia presidente del Venezuela! È l'unica forma}}
 
{{quote|Se con questo stiamo limitando la libertà d'espressione, al contrario! Finisce la tirannia che ha tenuto questo gruppo economico in quel canale, perché lì hanno esercitato una vera tirannia}}
 
Forti sono state le contestazioni contro l'oscuramento dello storico canale venezuelano, con cortei e manifestazioni (specialmente da parte di studenti universitari). Il clima della protesta degenerò in seguito agli scontri verificatisi tra dimostranti e Guardia Nacional e della Polizia Metropolitana. I tafferugli sono stati documentati da una troupe peruviana, guidata dalla giornalista Anuska Buenaluque. La troupe peruviana riprese le immagini finché non ci fu il tentativo di sequestro della telecamera da parte di alcuni agenti della Guardia Nacional e il successivo uso delle armi in dotazione per le operazioni di ordine pubblico contro la giornalista e il cameraman (entrambi lievemente feriti con proiettili di gomma).
 
Il reportage è stato successivamente trasmesso dal canale peruviano América Televisión nel programma "Cu4rto poder" ("Quarto potere") e su [[YouTube]].<ref>[http://www.youtube.com/watch?v=rBxlrL2cOJA&mode=related&search= Video del servizio della giornalista Anuska Buenaluque durante le proteste contro il mancato rinnovo della concessione governativa all'emittente RCTV]</ref> L'unico canale a trasmettere i disordini e le manifestazioni a Caracas è stato un canale privato, Globovision (violando peraltro la legge per la tutela dei minori e della responsabilità civile dei media che limita la trasmissione di immagini violente), mentre i canali governativi e i rimanenti di opposizione (Televen, Venevision, ecc.) hanno ignorato gli scontri e continuato a trasmettere la normale programmazione.
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze venezuelane ===
{{Onorificenze
|immagine=VEN Order of the Liberator - Grand Cordon BAR.png
|nome_onorificenza=Gran Maestro e Gran Collare dell'Ordine del Liberatore
|collegamento_onorificenza=Ordine del Liberatore
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=VEN Order Francisco de Miranda - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Gran Maestro e Gran Croce dell'Ordine di Francisco de Miranda
|collegamento_onorificenza=Ordine di Francisco de Miranda
|motivazione=
|luogo=
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine=PRT Order of Prince Henry - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Gran Collare dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Infante Dom Henrique
|motivazione=
|luogo=[[2001]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=By-order friendship of nations rib.png
|nome_onorificenza=Ordine dell'Amicizia tra i Popoli (Bielorussia)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Amicizia tra i Popoli (Bielorussia)
|motivazione=
|luogo=[[2008]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ribbon jose marti.png
|nome_onorificenza=Ordine di José Martí (Cuba)
|collegamento_onorificenza=Ordine di José Martí
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=
|nome_onorificenza=Ordine della Repubblica di Serbia
|collegamento_onorificenza=
|motivazione=
|luogo= 7 marzo [[2013]] (postumo)<ref>{{Cita web|url=http://www.predsednik.rs/node/574 |titolo=Председник Николић постхумно одликовао Уга Чавеса, председника Венецуеле |editore=Predsednik.rs |data= |accesso=7 marzo 2013}}</ref>
}}
 
== Riconoscimenti ==
 
[[File:Logo1 MVR.jpg|thumb|Murales in supporto del Movimento della Quinta Repubblica (MVR) a [[Barcelona (Venezuela)]]]]
 
Nel 2005 e nel 2006 lo statunitense ''[[Time (magazine)|Time]]'' magazine ha incluso Hugo Chávez nella propria lista delle [[Time 100|100 persone più influenti]].<ref>[http://www.time.com/time/specials/packages/article/0,28804,1972656_1972691_1973045,00.html "Hugo Chávez: The Radical with Deep Pockets"] Padgett, Tim (18 Aprile 2005). Time (New York City: Time Inc.). Visitato il 25 Marzo 2011</ref><ref>[http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1187165,00.html "Hugo Chávez: Leading the Left Wing Charge"] Padgett, Tim (30 April 2006). Time (New York City: Time Inc.). Visitato il 25 Marzo 2011.</ref> In una lista del 2006 stilata dal magazine britannico ''[[New Statesman]]'', è stato votato undicesimo nella lista di "Eroi del nostro tempo".<ref>[http://web.archive.org/web/20070118023923/http://www.newstatesman.com/200605220016 "Heroes of our time – the top 50"] Cowley, Jason (22 May 2006). New Statesman (London). Visitato il 9 Marzo 2013 su web.archive.org.</ref> Nel 2010 il magazine incluse Chávez nel suo annuale ''Le 50 più influenti figure del mondo'' al decimo posto.<ref>[http://www.newstatesman.com/international-politics/2010/09/hugo-chavez-latin-lover-russia "50 People Who Matter 2010: 10. Hugo Chávez"] New Statesman (London). 21 Settembre 2010. Visitato il 27 Marzo 2011.</ref> I suoi bibliografi Marcano e Tyszka hanno sostenuto che già nei primi anni della sua presidenza "abbia ottenuto il suo posto nella storia come il presidente più amato e più disprezzato allo stesso tempo."<ref>"Hugo Chávez: The Definitive Biography of Venezuela's Controversial President", pag. 148, Marcano, Christina and Tyszka, Alberto Barrera (2007). New York: Random House. ISBN 978-0-679-45666-7.</ref>
 
Durante il suo mandato, Chávez fu premiato con le seguenti lauree ad honorem:<ref name="GOV_2005">{{es icon}} {{Cita web| editore= Government of Venezuela | anno = 2005| titolo = Gobierno en Línea: Biografía del Presidente Hugo Rafael Chávez Frías | url = http://gobiernoenlinea.gob.ve/home/poderG_detalle_interna.dot | accesso=15 ottobre 2011}}</ref>
* Laurea Honoris Causa in Scienze Politiche Science&nbsp;– da parte della [[Kyung Hee University]] ([[Sud Korea]]) dal rettore Chungwon Choue il 16 ottobre 1999.
* Laurea Honoris Causa &nbsp;– dalla facoltà di Scienze Giuridiche [[Universidad Autónoma de Santo Domingo]] ([[Repubblica Dominicana]]) il 9 marzo 2001.
* Laurea Honoris Causa&nbsp;– dall'[[Università di Brasilia]] ([[Brasile]]) dal rettore Alberto Pérez il 3 aprile 2001.
* Laurea Honoris Causa&nbsp;– dalla [[Diplomatic Academy of the Ministry of Foreign Affairs]] della [[Federazione Russa]] il 15 maggio 2001.
* Laurea Honoris Causa in Economia&nbsp;– dalla facoltà di Economia e Commercio dell'[[Università di Pechino]] ([[Repubblica Popolare Cinese]]) il 24 maggio 2001.
 
== Filmografia ==
* ''[[The Revolution Will Not Be Televised]]'', diretto da [[Kim Bartley]], [[Donnacha Ó Briain]] - [[documentario]] ([[2003]])
* ''[[¿¡Revolución!?]]'', diretto da [[Charles Gervais]] - [[documentario]] ([[2006]])
* ''[[The War on Democracy]] '' (''La guerra alla democrazia''), di e con [[John Pilger]] - documentario ([[2007]])
* ''[[A sud del confine]]'' (''South of the Border''), diretto da [[Oliver Stone]] - documentario ([[2009]])
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
* CristinaFilippo MarcanoAndreani, AlbertoLa Barrerastoria Tyszkasbagliata, ''Hugocon Chávezcd audio, il nuovo Bolívar?''Nodolibri, Baldini Castoldi DalaiComo, 20042010, ISBN 978-88-60737185-029173-90
* Mirella Serri, Un amore partigiano. Storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza, Longanesi, 2014
* Roberto Massari, ''Hugo Chávez tra Bolívar e Porto Alegre'', Massari, 2005,ISBN 88-457-0210-3
* G. Cavalleri, ''Ombre sul lago. I drammatici eventi del Lario nella primavera-estate 1945'', Edizioni Arterigere, 2007.
* Eva Golinger, ''Codice Chávez'', Zambon Verlag
* G. Cavalleri, F. Giannantoni, ''Gianna e Neri fra speculazioni e silenzi: la verità è nella sentenza degli anni '70: fu il PCI e non la Resistenza a volere la morte dei due partigiani garibaldini'', Arterigere, 2002.
* {{es}} Cristina Marcano, Alberto Barrera, ''Hugo Chávez sin uniforme'' (''Hugo Chávez senza uniforme''), Debate, 2005, ISBN 987-1117-18-3
* G. Cavalleri, F. Giannantoni, M. J. Cereghino, ''La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946)'', Garzanti, 2009.
* Alan Woods, ''La rivoluzione venezuelana. Una prospettiva marxista'', AC editoriale, 2005
* R. Festorazzi, ''I veleni di Dongo, ovvero, Gli spettri della Resistenza'', il minotauro, 2004.
* Eva Golinger, ''Hugo Chávez e la rivoluzione Bolívariana'', Zambon Verlag, 2006, ISBN 88-87826-40-4
* F. Giannantoni, ''"Gianna" e "Neri": vita e morte di due partigiani comunisti: storia di un "tradimento" tra la fucilazione di Mussolini e l'oro di Dongo'', Mursia, 1992. Nuova edizione 2019 [https://www.mursia.com/index.php/it/storia/storia-contemporanea/seconda-guerra-mondiale/resistenza/gianna-e-neri-vita-e-morte-di-due-partigiani-comunisti-detail EAN 9788842560470]
* Américo Martín e Freddy Muñoz, ''Socialismo del siglo XXI ¿huida en el laberinto?'', Editorial Alfa, Colección Hogueras, 2007
* F. Giannantoni, ''L'ombra degli americani sulla Resistenza al confine tra Italia e Svizzera'', Edizioni Arterigere, 2007.
* Fausto Masó, ''El día que se vaya Chávez'', Editorial Libros Marcados, 2007
* U. Lazzaro, ''Dongo: mezzo secolo di menzogne'', A. Mondadori, 1993.
* Manuel Anselmi, ''I bambini di Chávez. Ideologia, educazione e società in America Latina'', Franco Angeli, Milano, 2008.
* V. Roncacci, ''La calma apparente del lago: Como e il Comasco tra guerra e guerra civile 1940-1945'', Macchione, 2003.
* A. Zanella, ''L'ora di Dongo'', Rusconi, 1993.
 
== AltriVoci progetticorrelate ==
* [[Giuseppina Tuissi]]
{{interprogetto|commons=Category:Hugo Chávez|n=Category:Hugo Chávez|q}}
* [[Enrico Caronti]]
==Voci correlate==
* [[BolivarismoMorte di Mussolini]]
* [[EvoOro di MoralesDongo]]
*[[Rafael Correa]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | 1 = http://www.italoeuropeo.it/fiera-dolce-vita-londra/giuseppina-tuissi-gianna-e-luigi-canali-capitano-neri-due-vittime-delloro-di-dongo/ | 2 = Giuseppina Tuissi (Gianna) e Luigi Canali (capitano Neri): due vittime dell’oro di Dongo | urlmorto = sì }}
* ''La Guerra Alla Democrazia'', documentario di John Pilger sulle pressioni statunitensi contro il progresso del Venezuela [http://www.youtube.com/watch?v=uOTfr3YqgRY video]
* {{cita web|https://antoniociancio.wordpress.com/2009/11/08/la-verita%E2%80%99-dei-servizi-segreti-americani-sulla-fucilazione-di-mussolini/|La verità dei servizi segreti americani sulla fucilazione di Mussolini}}
* ''[[A sud del confine]]'', film di Oliver Stone del 2009 con interviste a Chávez e altri leader sudamericani
* {{cita web|http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2010/10/23-25_W.S..pdf|La vicenda del “Neri” e della “Gianna” due partigiani fatti sparire nel nulla}}
* ''[[The Revolution Will Not Be Televised (film)|The Revolution Will Not Be Televised]]'', documentario di Kim Bartley e Donnacha O Briain sul golpe del 2002
* {{cita web | 1 = http://www.storiain.net/arret/num143/artic2.asp | 2 = La notte di Moltrasio | urlmorto = sì }}
* [http://www.gennarocarotenuto.it/131-gennaro-carotenuto-intervista-hugo-chavez-frias/ Intervista a Hugo Chávez di Gennaro Carotenuto]
* [http://www.lettera22.it/showart.php?id=3321&rubrica=9/ Le verità di Hugo Chávez all'assemblea dell'Onu del 16/09/05]
* [http://progressive.org/mag_intv0706/ Articolo su Chávez da ''TheProgressive'']
* [http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Ottobre-1999/9910lm01.01.html Articolo su Chávez da ''Le Monde-Diplomatique'']
* [http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_11070.html Articolo sul discorso di Chávez su ''ALBA'' a Cuba]
* [http://www.resistenze.org/sito/te/po/ve/pove4g26.htm Articolo sui progetti sociali di Chávez in Venezuela]
* [http://www.cartografareilpresente.org/rubrique109.html?lang=it Dossier cartografico sul Venezuela di Chávez]
 
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