Ritratto di gentiluomo con lettera e Luigi Canali (partigiano): differenze tra le pagine

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{{citazione| Non ricordo che dei popoli siano riusciti a molto con la sola disciplina. Sono anzi sicuro che senza un substrato nel campo economico, o sociale, o morale, o religioso, nulla di veramente notevole possa attuarsi. Anzi sono convinto che, senza tale substrato, la disciplina non sia altrimenti attuabile che come manifestazione della paura e dell'ignoranza|Luigi Canali<ref>Luciano Garibaldi, ''La pista inglese'', ARES, Milano, 2002, pag. 149.</ref>}}
{{Opera d'arte
{{Infobox militare
|immagine=Moretto, Ritratto di gentiluomo con lettera.jpg
|Nome = Luigi Canali
|grandezza immagine=300px
|Immagine = Neri0.jpg
|titolo=Ritratto di gentiluomo con lettera
|Didascalia =
|artista=[[Il Moretto|Moretto]]
|Soprannome = ''Capitano Neri''
|artista2=
|Data_di_nascita = 6 marzo [[1912]]
|data=[[1535]]-[[1540]]
|Nato_a = [[Como]]
|opera=dipinto
|Data_di_morte = ''presumibilmente'' 7 maggio [[1945]]
|tecnica=[[pittura a olio|Olio]] su [[pittura su tela|tela]]
|Morto_a =
|materiale=
|Cause_della_morte = probabile omicidio
|altezza=115
|Luogo_di_sepoltura = ignoto
|larghezza=101
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|profondità=
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|città=[[Brescia]]
|Nazione_servita = [[Italia]]
|ubicazione=[[Pinacoteca Tosio Martinengo]]
|Forza_armata =
|Arma =
|Corpo = [[Corpo volontari della libertà|CVL]]
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|Unità =
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|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Capo di stato maggiore]]
|Ferite =
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|Guerre = [[Resistenza italiana]]
|Campagne =
|Battaglie =
|Comandante_di = [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"]]
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = Ragioniere
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Luigi Pietro
|Cognome = Canali
|PostCognomeVirgola = nome di battaglia '''Neri''' ma comunemente chiamato '''Capitano Neri'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Como
|GiornoMeseNascita = 16 marzo
|AnnoNascita = 1912
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 7 maggio
|AnnoMorte = 1945
|Epoca = 1900
|Attività = partigiano
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = intellettuale, attivo militante comunista e antifascista. Fu [[Capo di stato maggiore]] della [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"]], vice Comandante del Raggruppamento Brigate d'Assalto Garibaldi Lombardia del Comasco e della bassa Valtellina e Comandante della 1ª Divisione Garibaldi
}}
 
Ebbe un ruolo di primo piano durante i "fatti di [[Dongo (Italia)|Dongo]]" e nell'esecuzione di [[Benito Mussolini]] il 28 aprile 1945. Secondo alcune versioni è ritenuto colui che scaricò due colpi di pistola ''di grazia'' sul corpo ormai agonizzante del Duce<ref>G. Cavalleri, F. Giannantoni, M. J. Cereghino, ''La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946)'', Garzanti, 2009.</ref>.
'''''Ritratto di gentiluomo con lettera''''' è un dipinto a [[pittura a olio|olio]] su [[pittura su tela|tela]] (115x101 cm) del [[Il Moretto|Moretto]], databile al [[1535]]-[[1540]] e conservato nella [[Pinacoteca Tosio Martinengo]] di [[Brescia]].
 
== Biografia ==
Il dipinto, noto alla letteratura artistica solamente dopo la donazione alla pinacoteca avvenuta nel 1854, si inserisce in un gruppo di ritratti, complessivamente coevi, che dimostrano le affinità con i dipinti di pari soggetto di [[Lorenzo Lotto]]. Alcuni critici hanno proposto di identificare in questo dipinto il perduto ''Ritratto di Pietro Aretino'' di cui si conosce l'esistenza grazie a corrispondenza, ma non sono noti documenti in grado di confermare l'ipotesi.
=== La giovinezza e la partecipazione alla Guerra d'Etiopia e alla spedizione in Russia ===
Luigi Pietro Canali nasce a [[Como]] in via Rienza il 16 marzo 1912 in una famiglia modesta e progressista. Suo padre Edoardo è infermiere, la madre Maddalena Zanoni tessitrice. A quindici anni trova lavoro come apprendista contabile in una piccola azienda, ma continua gli studi per corrispondenza per poter ottenere il diploma di ragioniere. Conosce discretamente il francese e l'inglese e si applica allo studio dell'esperanto. A sedici anni si trasferisce come impiegato alla Società [[Funicolare Como-Brunate]].
 
Nel [[1935]] viene chiamato alle armi e destinato al [[Guerra d'Etiopia|fronte etiopico]] dove rimarrà fino al luglio [[1938]] come sergente radiotelegrafista della 74ª Compagnia del [[Genio militare]] di stanza ad [[Amba Alagi]]. Il 22 aprile [[1936]] scrive alla madre:
==Storia==
{{citazione|Saremo in mezzo milione, contro negri forti della metà e male armati, senza aviazione. Loro muoiono a decine di migliaia. Noi facciamo ancora gli elenchi nominativi precisi delle vittime, tanto sono poche. E ciononostante gli eroi siamo noi. Personalmente, sento di aver fatto sforzi materiali e morali di maggior portata nella vita civile, senza che nessuno m'abbia detto niente<ref>Luciano Garibaldi, ''cit.'', p. 148.</ref>.}}
Il dipinto perviene alla Pinacoteca Tosio Martinengo nel 1854 come legato al pittore e storico Alessandro Sala. Non sono però noti documenti d'archivio in grado di confermare se la tela apparteneva alla famiglia del Sala dalle origini, oppure se costui, o un suo antenato, l'avesse acquisito come pezzo da collezione<ref name= redona306 >Begni Redona, pag. 306</ref>.
 
Al rientro dall'[[Africa]] trova lavoro presso la società idroelettrica "Comacina", ottiene il diploma di ragioniere alle scuole serali e si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio, riuscendo a superare con successo alcuni esami. Durante il [[Seconda guerra mondiale|conflitto mondiale]] viene inviato sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]] come capitano del [[Genio militare|Genio]]. Qui tenta, senza riuscirci, di formare una banda partigiana antifascista con dei commilitoni. Rientra in Italia con gli ultimi contingenti il 26 luglio 1943 ed il [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|giorno dell'armistizio]] è a [[Como]] in licenza.
Gaetano Panazza, nel 1968, in base ai resti di un sigillo in [[ceralacca]] presenti sul retro vede nel ritratto un membro della [[Gambara (famiglia)|famiglia Gambara]]<ref>Panazza 1968, pag. 127</ref>, mentre già Ugo Fleres, nel 1899, voleva identificare l'opera come il perduto ''Ritratto di Pietro Aretino'' del quale si ha conoscenza grazie a una lettera inviata al Moretto da [[Pietro Aretino]] nel settembre 1544, nel quale il poeta ringrazia il pittore per la bellezza del ritratto eseguito<ref>Fleres, pag. 285-286</ref>. La proposta è comunque rimasta senza seguito nella letteratura artistica, forse anche a causa della totale mancanza di fonti archivistiche al riguardo<ref name= redona306 />. Solamente [[Giorgio Nicodemi]], nel 1927, scrive che "l'iconografia aretiniana in qualche modo giustifica"<ref name= nicod >Nicodemi, pag. 60</ref>, cioè che l'uomo qui raffigurato si avvicina per fisionomia ad altri ritratti noti di Pietro Aretino.
 
=== Canali comandante partigiano ===
==Descrizione==
Canali aderisce al [[Partito Comunista Italiano|PCI]] di cui diventerà nel settembre 1943 rappresentante del partito nel [[CLN]] comasco, nel giugno 1944 Capo della Giunta militare del [[Corpo volontari della libertà|CVL]] e responsabile militare provinciale all'interno del movimento resistenziale, di cui sarà il principale organizzatore, dimostrando straordinarie doti politiche e militari. Assumendo il nome di battaglia di ''"Capitano Neri"''; insieme a Luigi Clerici, Elio Zampiero, Pietro Terzi, Renato Morandi fonda la [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"|52ª Brigata Garibaldi]]. Quando Luigi Clerici viene arrestato e ucciso dai fascisti, Canali ne assume il comando, aggiungendo al nome della formazione quello del compagno ucciso.
Nel dipinto è ritratto un uomo sui trent'anni con una folta e lunga barba, dallo sguardo inespressivo rivolto verso l'osservatore. L'uomo indossa una veste rosata di seta lucida, coperta da un ampio mantello scuro che regge con la mano sinistra. La parte destra del corpo è appoggiata su un tavolo coperto da una tovaglia verde, così come verde è il muro retrostante. Nella mano destra, inoltre, tiene un cartellino dal significato poco chiaro.
 
Il 27 settembre 1943 sposa Giovanna Martinelli e ha una figlia, Luisella. Il 4 agosto 1944 viene nominato comandante di Brigata, nel settembre 1944 vice comandante del Raggruppamento Divisioni Brigate d'assalto Garibaldi Lombardia del Comasco e della bassa Valtellina, il mese successivo comandante della 1ª Divisione Garibaldi che si trovava in una grave crisi organizzativa e in seguito vice comandante del Raggruppamento lombardo Divisioni d'assalto Garibaldi.
Nell'angolo in alto a destra della tela si apre una stretta finestra rivolta verso un profondo sfondato prospettico, nel quale si intravede una grande montagna coperta dalle nubi e dalla foschia.
 
Nel settembre 1944, il comando [[Brigate Garibaldi|garibaldino]] di [[Milano]] gli affianca la staffetta [[Giuseppina Tuissi]] ''"Gianna"'' per i collegamenti tra i reparti<ref>I due vengono definiti "amanti" o "legati sentimentalmente" dalla letteratura. Ma, dalle testimonianze dei compagni che hanno vissuto con loro raccolte dallo storico Giorgio Cavalleri, oltre la certa simpatia e stima che si era creata tra loro, non è mai stato manifestato un comportamento che potesse far supporre che i due fossero amanti. Cfr.: Giorgio Cavalleri, ''Ombre sul lago'', Edizioni Arterigere, 2007, pag 82.</ref>. ''"Neri"'' e la Tuissi sono arrestati il 7 gennaio [[1945]], alla vigilia di un'importante e delicata missione a [[Lugano]], a Villa di [[Lezzeno]] dagli uomini della 11ª [[Brigate Nere|Brigata Nera]] "Cesare Rodini", portati in carcere a [[Como]] e crudelmente torturati<ref>Nell'ottobre 1946, la Corte d'Assise di Como recita in un processo contro aguzzini fascisti: "Le torture che indubbiamente raggiungono il diapason dell'efferatezza appaiono soltanto quelle inflitte al capo partigiano luigi Canali e alla sua compagna Tuissi "Gianna", v. Giorgio Cavalleri, ''Ombre sul lago'', p. 89.</ref>. Successivamente il ''capitano Neri'' riesce a fuggire dal carcere di Como-Borghi e ''"Gianna"'' è rilasciata. In seguito alla fuga, [[Paolo Porta]], con lo scopo di screditarlo presso il Comando delle Brigate Garibaldi, farà circolare la voce del suo tradimento<ref>Vittorio Roncacci, ''cit'', p 91.</ref>.
==Stile==
Molto riduttivo è il giudizio di Gustavo Frizzoni del 1889, il quale lamenta che nella pinacoteca bresciana "è sensibile la mancanza di qualche ritratto che rappresenti degnamente il valore del Moretto in simile genere di pitture; poiché quello di un florido gentiluomo in pittoresco costume del tempo, per quanto attraente a prima vista, non verifica in sé tutte le finezze né il modo d'interpretare le forme, proprio del maestro stesso"<ref name = frizz />. Il Frizzoni giunge infine alla cautela di "non accettare senza esitazione l'attribuzione al Bonvicino"<ref name = frizz >Frizzoni, pag. 31</ref>. Prontamente gli fa eco [[Giovanni Morelli (storico dell'arte)|Giovanni Morelli]] nel 1890, il quale non esita a togliere il dipinto dal catalogo delle opere del Moretto<ref>Morelli, pag. 374</ref>.
 
Il 25 febbraio [[1945]], in un retrobottega milanese, si riunisce un tribunale del popolo istituito dalla delegazione per la [[Lombardia]] del comando generale delle Brigate Garibaldi e presieduto da Amerigo Clocchiatti ''"Ugo"''. Pietro Vergani ''"Fabio"'' assume il ruolo di pubblico accusatore dei due partigiani, in un sommario processo e viene emessa una sentenza di condanna a morte per tradimento. I garibaldini comaschi però, conoscendo il loro capitano e la sua staffetta, non sono dell'idea di rendere esecutiva la condanna, tanto che i due, dopo diverse peripezie, ritornano il 21 aprile tra i compagni di lotta che li accolgono e, poiché il grado di [[capitano]] era stato assunto da [[Pier Luigi Bellini delle Stelle]] ''"Pedro"'', nominano Luigi Canali [[Capo di stato maggiore]] della [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"|52ª Brigata]], carica del tutto inusuale tra le [[brigate Garibaldi]]. Al Comando generale non resta che prenderne atto.
Più cauto si dimostra Pietro Da Ponte nel 1898, che propende comunque per l'autografia incolpando i cattivi restauri precedenti per la scarsa leggibilità dell'opera. Inoltre, riguardo al fatto che "la fisionomia del bell'uomo sui trent'anni con folta barba" qui rappresentato "sia poco espressiva, bisogna riconoscere che del resto è pure un fatto che alcune fisionomie per sé stesse dicono assai poco"<ref>Da Ponte, pag. 41</ref>.
 
=== Arresto e uccisione di Mussolini e di Clara Petacci ===
[[Giorgio Nicodemi]], nel 1927, attribuisce fermamente il ritratto alla mano del Moretto, scrivendo che tale attribuzione "è certamente accettabile ove si considerino le parti del dipinto sulle quali non fu esercitato nessun restauro, e dove meglio si spiegano le caratteristiche del maestro nel rendere le stoffe, e si confrontino la delicatezza del pennelleggiare che qui si rileva con quella che l'artista adoperò tra il 1540 e il 1545, nel quale periodo di tempo questo ritratto deve certamente comprendersi"<ref name= nicod />. Tale datazione è comunque la più estrema proposta dalla critica, che in generale antepone l'esecuzione del dipinto di qualche anno<ref name= redona306 />.
{{Vedi anche|Morte di Benito Mussolini}}
==== L'arresto e la custodia di Mussolini ====
Il 27 aprile [[1945]], a [[Musso]], ''"Neri"'' partecipa alle delicate trattative con i comandanti di una colonna motorizzata tedesca in ritirata verso il nord, in quanto la forza del nucleo dei partigiani del posto di blocco è decisamente inferiore a quella dei tedeschi. Le trattative si concludono con un accordo: i tedeschi avrebbero potuto proseguire subordinatamente alla consegna dei fascisti al loro seguito, al successivo posto di blocco di [[Dongo (Italia)|Dongo]], dopo alcuni chilometri. Tra i catturati, il partigiano [[Urbano Lazzaro]] riconosce ed arresta [[Benito Mussolini]]; al suo seguito, l'amante [[Claretta Petacci]] e sei ministri della [[Repubblica di Salò]], oltre a numerose altre personalità.
 
In attesa di decisioni in merito, e temendo per la sua incolumità, l'ex duce è trasferito nella caserma della [[Guardia di Finanza]] di [[Germasino]], un paesino sopra Dongo. Nello stesso tempo, i prigionieri rimasti a [[Dongo (Italia)|Dongo]], vengono interrogati e schedati dal ''"Capitano Neri"'' e separati in tre gruppi distinti: alcuni vengono trasferiti anch'essi a [[Germasino]], i ministri rimangono rinchiusi nei locali del municipio ed altri distribuiti nell'ex caserma del carabinieri ed in case private. ''"Gianna"'' esegue l'inventario di tutti gli ingenti [[Oro di Dongo|valori e beni, e documenti]] sequestrati ai componenti della colonna.
[[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]], nel 1929, accosta l'opera a un gruppo di ritratti complessivamente coevi quali il ''Ritratto di un uomo di scienza'' al [[Palazzo Rosso (Genova)|Palazzo Rosso]] di [[Genova]], il ''Ritratto di uomo in preghiera'' alla [[National Gallery (Londra)|National Gallery]] di [[Londra]] e il ''[[Ritratto di un ecclesiastico]]'' all'[[Alte Pinakothek]] di [[Monaco di Baviera]], tutti eseguiti in clima di influenza da [[Lorenzo Lotto]]<ref>Venturi, pag. 140</ref>. L'esattezza della visione critica è colta da Camillo Boselli nel 1954, il quale osserva che l'incisiva resa di questi vari personaggi preannuncia la ritrattistica di [[Giovanni Battista Moroni]]<ref>Boselli, pag. 103</ref>.
 
Alle 23.30 Mussolini viene condotto in cella per la notte ma, all'1.00, viene svegliato e fatto salire su una vettura, con il capo fasciato per non essere riconosciuto. Di nuovo a Dongo, Mussolini è riunito alla Petacci, su richiesta di quest'ultima; poi, i due prigionieri sono fatti salire su due vetture, con a bordo anche ''"Pedro"'', il partigiano [[Michele Moretti]] ''"Pietro"'', il ''Capitano Neri'' e la [[Tuissi]] '"Gianna'" Sandrino<ref>Ferruccio Lanfranchi, ''Parla Sandrino uno dei cinque uomini che presero parte alla seconda esecuzione di Mussolini'', in: ''Corriere d'Informazione'', 22-23 ottobre 1945</ref> e condotti verso il basso lago.
Gaetano Panazza, nel 1958, completa il discorso approfondendo, attraverso le influenze dal Lotto presenti nella ritrattistica del Moretto, il problema del rapporto tra i due: "una congeniale simpatia, un legame che non sai a volte, se diretto oppure dovuto a similari stati d'animo, a parallelismo di temperamento o di stile, sono evidenti fra l'estroso pittore veneziano e il bresciano più pacato e sereno. Probabilmente sono valide l'una e l'altra spiegazione: la loro reciproca conoscenza e stima sono infatti documentate. [...] Questo dipinto è un ritratto veneziano di taglio, di espressione, di colore; ma quel raggio di luce che attraversa la tela, creando preziosi riflessi serici sulla veste rosata e costruendo plasticamente la figura, è un partito caratteristico del Moretto, che sarà poi svolto dal Moroni fino a che troverà un accento di tragica evidenza e di improvvisa rivelazione nel [[Caravaggio]]"<ref>Panazza 1958, pag. 125</ref>.
 
''Neri'', d'accordo con Moretti, è del parere di trasferire Mussolini in una baita a [[Brunate]], sopra Como, per consegnarlo alle forze alleate inglesi cui aveva avuto riparo durante la fuga dal carcere<ref> Franco Servello Luciano Garibaldi 'PERCHè UCCISERO MUSSOLINI E CLARETTA'</ref>. Giunti a [[Brienno]], tuttavia, ci si rende conto che è troppo rischioso procedere oltre<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 57-58</ref>. L'intenzione di ''"Pedro"'' è invece di porre in salvo Mussolini, essendo stato contattato dal tenente colonnello Sardagna, rappresentante del CVL a Como - su ordine del comandante generale [[Raffaele Cadorna Junior|Raffaele Cadorna]] - che aveva predisposto un traghettamento del prigioniero dal molo di [[Moltrasio]] sino alla villa superprotetta sul [[Lago di Como]] dell'industriale Remo Cademartori. ''"Pedro"'' riesce quindi a convincere il gruppo a dirigersi verso Moltrasio ma, giunti sul molo, non viene rinvenuta nessuna imbarcazione<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 56-57</ref>.
Pier Virgilio Begni Redona, nel 1988, trova che "la datazione più conveniente, tenuto conto della brillantezza del colore che trova riscontri sicuri nella ''[[Madonna in trono col Bambino tra i santi Eusebia, Andrea, Domno e Domneone]]'' a [[Bergamo]] e nella ''[[Pala Rovelli]]'' alla Pinacoteca Tosio, rispettivamente del 1536 e del 1539, è quella che comprende gli anni tra il 1535 e il 1540, coincidente per lo più con quella assegnata abbastanza concordemente dalla letteratura critica"<ref>Begni Redona, pag. 307</ref>.
 
Intorno alle ore 3.00 di notte del 28 aprile, Mussolini e la Petacci sono quindi fatti scendere ed alloggiare a [[Bonzanigo]], una frazione di [[Mezzegra]], presso una famiglia di conoscenti di lunga data del ''Capitano Neri'' (casa De Maria) e di cui il capo partigiano si fida ciecamente<ref>Successivamente Alice Canali, sorella del Neri, spiegò così la decisione del fratello: “Lia De Maria era nostra sorella di latte. Avevamo avuto la stessa balia. Mio fratello sapeva di potersi fidare ciecamente di lei e del marito” Cfr. Luciano Garibaldi, ''cit.'', p. 163</ref>. Due partigiani sono incaricati del piantonamento notturno.
==Note==
 
==== La fucilazione ====
Alle 14.10 del 28 aprile, l'ufficiale del comando generale del [[Corpo volontari della libertà|CVL]], [[Luigi Longo]] ''colonello Valerio'', e l'ispettore del comando generale delle Brigate Garibaldi, [[Aldo Lampredi]] ''Guido'', giungono a Dongo, con il supporto di quattordici partigiani,<ref>Si trattava di partigiani provenienti dall'[[Oltrepò Pavese]], appartenenti alle brigate "Crespi" e "Capettini" giunti a Milano la mattina del 27 aprile. Vedi [http://lombardia.anpi.it/voghera/matres/materresist2000.pdf [[Paolo Murialdi]],''Prima e dopo la fucilazione di Mussolini'', Materiale resistente, ANPI Sezione di Voghera, Aprile 2000 ]</ref> agli ordini del comandante [[Alfredo Mordini]] ''"Riccardo"'', ispettore politico della 3ª Divisione Garibaldi-Lombardia "Aliotta", e di Orfeo Landini ''"Piero"''.
 
A Dongo ''"Valerio"'' si incontra con il comandante Pier Luigi Bellini delle Stelle comunicandogli di aver avuto l'ordine di fucilare Mussolini e gli altri prigionieri dal partito comunista PCI. Dopo aver preso visione delle credenziali, e ritenendole sufficienti, ''"Pedro"'' - presenti ''Neri'' e Moretti - gli rilascia il suo consenso<ref>Ai fini di tale decisione, fu decisiva l'esibizione, da parte di Longo, del lasciapassare in lingua inglese, rilasciato dall'agente americano Emilio Daddario. Cfr.: Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 69-70</ref>.
 
Alle 15.15 Longo si muove da Dongo con una ''[[Fiat 1100]]'' nera verso [[Mezzegra]], distante 21&nbsp;km, più a sud, dove - in frazione [[Bonzanigo]] - l'ex dittatore è prigioniero. Sono con lui Aldo Lampredi ''"Guido"'' e Michele Moretti ''“Gatti”'', che conosceva il luogo essendoci già stato la notte prima. Secondo la descrizione dei fatti data da Longo,<ref>''In nome del popolo italiano'', Teti Stampa, Milano, 1975</ref> sostanzialmente confermata dal memoriale di Aldo Lampredi, consegnato nel [[1972]] e pubblicato su "[[l'Unità]]" nel [[1996]], ''Valerio'' sarebbe stato l'unico esecutore della fucilazione, alle ore 16.00-16.30 del 28 aprile [[1945]], davanti al cancello di Villa Belmonte, in località [[Giulino di Mezzegra]].
 
Longo avrebbe scaricato sull'ex capo del fascismo e sulla Petacci una raffica mortale con il mitra di Michele Moretti – essendosi la sua arma inceppata – e poi inflitto un colpo di grazia sul corpo di Mussolini con la pistola (presumibilmente quella del Lampredi). Nel [[2009]], tuttavia, i ricercatori Cavalleri, Giannantoni e Cereghino, effettuarono un attento esame dei documenti dei servizi segreti americani degli anni 1945 e 1946, desecretati dall'amministrazione [[Bill Clinton|Clinton]]. Da tale esame è emerso un rapporto datato 30 maggio [[1945]] dell'agente dell'[[Office of Strategic Services|OSS]] Valerian Lada-Mokarski, che riferisce una differente versione di fatti, compreso un determinante ruolo rivestito dal ''"Capitano Neri".''
 
Secondo il rapporto dell'agente segreto statunitense, infatti, la fucilazione sarebbe stata effettuata nel medesimo luogo e alla medesima ora, ma da tre uomini: un "capo partigiano" (secondo gli autori: Aldo Lampredi), un uomo in vestito civile (Walter Audisio), e un uomo in divisa da partigiano, (Michele Moretti). I colpi sparati dal "civile", armato di revolver, avrebbero raggiunto obliquamente Mussolini sulla schiena e, subito dopo, l'uomo in divisa da partigiano gli avrebbe sparato direttamente al petto con un mitra. Poi sarebbe stata la volta della Petacci, raggiunta da diversi colpi al petto. Il rapporto conclude che, in un secondo momento, sarebbe intervenuto un partigiano locale, che gli autori identificano proprio in Luigi Canali, il quale, dopo esser stato fatto avvicinare dal "capo partigiano", avrebbe scaricato due ultimi colpi con la sua pistola sul corpo del duce, che era ancora vivo<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni, Mario J. Cerighino, ''cit.'', pp. 205-210</ref>.
 
Il rapporto conferma la presenza di Luigi Canali a Giulino di Mezzegra all'ora della fucilazione, così come dichiarato dal comandante ''"Pedro"'' in un'intervista al [[Corriere Lombardo]] del 1945<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''Le ultime ore di Mussolini'', Mondadori, Milano, 2005, p. 145</ref>; spiega inoltre la laconica risposta data dallo stesso ''Neri'', alle ore 18.30 del 28 aprile, alla domanda postagli da Oscar Sforni e Cosimo De Angelis su come fosse finito Mussolini: "Male!"<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', p. 158</ref>.
 
==== La versione dello storico Alessandro Zanella ====
Nel [[1993]] lo storico Alessandro Zanella sostenne che la duplice uccisione di Benito Mussolini e di Clara Petacci sia avvenuta intorno alle ore 5.30 del 28 aprile, in casa De Maria, ad opera di Luigi Canali ''"Neri"'', Michele Moretti ''"Gatti"'' e Giuseppe Frangi ''"Lino"''<ref>Alessandro Zanella, ''L'ora di Dongo'', Rusconi, 1993</ref>. Tale versione è frutto dell'attestazione del prof. Cattabeni, in sede di necroscopia del cadavere di Mussolini, in data 30 aprile [[1945]], relativa all'assenza di residui di cibo nel suo stomaco<ref>''Verbale della necroscopia n. 7241 dell'Obitorio comunale di Milano del 30 aprile 1945''</ref>; da ciò la deduzione di Zanella che il duplice omicidio si sia verificato in orario antimeridiano e non nel pomeriggio.
 
L'ipotesi è inoltre avvalorata da uno studio prodotto dal dr. Aldo Alessiani, medico giudiziario della magistratura di Roma, nel quale si attesta, in base all'esame delle foto scattate dalle ore 11.00 alle 14.00 circa del 29 aprile sui cadaveri appesi al traliccio di [[Piazzale Loreto]], che Mussolini e la Petacci fossero morti da circa trentasei ore, e cioè ben prima delle ore 16.00 del 28 aprile 1945<ref>Intorno alle 5.30 di mattina. Cfr. Aldo Alessiani, ''Il teorema del verbale n. 7241'', Roma, 1990 [http://www.larchivio.com/xoom/alessiani.htm]</ref>. Tuttavia nel 2005 Pierluigi Baima Bollone, ordinario di Medicina legale nell'Università di Torino, effettuò un riesame della necroscopia del 1945 sul cadavere dell'ex duce, e uno studio computerizzato sulle fotografie e sulle riprese cinematografiche dei corpi sospesi al traliccio di Piazzale Loreto e sul tavolo dell'obitorio di [[Milano]], sulle armi impiegate e i bossoli rinvenuti, nonché sulle cartelle cliniche di Mussolini in vita.
 
Tale indagine ha condotto l'anatomopatologo torinese ad affermare che la circostanza della mancanza di cibo nello stomaco di Mussolini non sia determinante in rapporto alla individuazione dell'orario dell'uccisione, in quanto risulta senza ombra di dubbio che il capo del fascismo fosse sofferente di ulcera ed osservasse da anni una dieta tale da permettere al suo stomaco di svuotarsi del cibo in un paio d'ore circa. Inoltre il docente universitario smentisce lo studio del dr. Alessiani – e l'ipotesi Zanella del 1993 - sostenendo che al momento dello scatto delle foto e delle riprese in Piazzale Loreto, la rigidità del corpo dell'ex duce fosse ancora nella fase iniziale, a dimostrazione di un orario del decesso non anteriore alle 16.00-16.30 del giorno precedente, coincidente con quello della versione ufficiale fornita da [[Luigi Longo]]<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pp. 219-220</ref> e risultante dal rapporto dell'agente dell'OSS, Lada-Mokarski.
 
=== Scomparsa del “Capitano Neri” ===
Nel tardo pomeriggio del 28 aprile 1945 Canali firma un ordine di consegna temporaneo di tutti i beni recuperati tra quelli in possesso di Mussolini e i gerarchi al momento della cattura (cosiddetto “[[oro di Dongo]]”) ed inventariati dalla Tuissi, alla Federazione comunista di Como; si oppone con durezza ad un piano, avanzato da alcuni elementi comunisti, di far cadere in un agguato il camion con il carico dei beni – causando l'uccisione dei partigiani di scorta&nbsp;– per incamerare l'intera fortuna al PCI<ref>Luciano Garibaldi, ''cit.'', pp. 164-166</ref>. Il responsabile della Federazione di Como è [[Dante Gorreri]]; l'utilizzazione fatta di tali valori è tuttora oggetto di congetture. La sera del 6 maggio [[1945]] ''"Neri"'' confida alla madre di aver ancora ''“una missione da compiere”''. La mattina seguente esce di buon ora: non tornerà mai più, e il suo corpo non sarà ritrovato.
 
=== Una serie misteriosa di delitti e un processo senza alcun esito ===
Il 22 giugno successivo ''"Gianna"'' parte per Como, e porta con sé la ricevuta del "tesoro" che ha preteso dai capi del Pci la mattina del 29 aprile, dopo aver loro consegnato i pacchi di banconote, oro, monete e gioielli, dopo essere stata diffidata dall'intraprendere ricerche sulla fine dell'ex-comandante "Capitano Neri", nonché minacciata da Dante Gorreri e da Pietro Vergani, comandante delle formazioni garibaldine della [[Lombardia]], il 23 giugno accetta un passaggio da due "compagni" su una motocicletta rossa. I delinquenti le promettono di portarla a vedere il cadavere di Neri. Invece la conducono al Pizzo di Cernobbio e qui la uccidono, gettandone poi il corpo nel lago.<ref>Perché uccisero Mussolini e Claretta pp. 130</ref> Anche il suo corpo non sarà più ritrovato. Il 5 luglio riemerge invece dal lago il corpo di Anna Maria Bianchi, amica e confidente della Tuissi, annegata dopo essere stata torturata e ferita con due colpi di rivoltella. Lo stesso giorno è ritrovato anche il cadavere di uno dei custodi notturni di Mussolini e della Petacci, il partigiano Giuseppe Frangi, detto "Lino", mentre la notte successiva Michele Bianchi, padre di Anna Maria, è ucciso con due colpi alla nuca<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pp. 111-112</ref>.
 
Il 12 dicembre [[1949]] vengono rinviati a giudizio, tra gli altri: Dante Gorreri in qualità di mandante dell'omicidio del ''“Capitano Neri”'' e per aver preso in consegna il cosiddetto “oro di Dongo” e averlo successivamente fatto sparire; Pietro Vergani, per aver disposto l'uccisione del Canali per motivi di odio e di vendetta, e in qualità di mandante degli omicidi della Tuissi e della Bianchi; Domenico Gambaruto quale esecutore materiale dell'uccisione del ''“Capitano Neri”''; Maurizio Bernasconi ''"Mirko"'', per l'uccisione della ''"Gianna"''; Natale Negri ed Ennio Pasquali per quello della Bianchi. La pubblica accusa, peraltro, non è riuscita ad individuare gli autori dell'omicidio del Frangi e di Michele Bianchi<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pp. 115-116</ref>.
 
Il 29 aprile [[1957]] si apre presso la [[Corte d'Assise]] di [[Padova]] il processo per la sparizione dell'"oro di Dongo" e i collegati delitti sopra riportati. Il 24 luglio successivo, uno dei giurati è ricoverato in ospedale e il processo è rinviato al 5 agosto. Tra le due date, il giurato ricoverato si "suicida" in ospedale e il processo è rinviato a nuovo ruolo. Non verrà più ripreso<ref>Luciano Garibaldi, ''cit.'', pp. 171-172</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Filippo Andreani, La storia sbagliata, con cd audio, Nodolibri, Como, 2010, ISBN 978-88-7185-173-0
*Camillo Boselli, ''Il Moretto, 1498-1554'', in "Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1954 - Supplemento", Brescia 1954
* Mirella Serri, Un amore partigiano. Storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza, Longanesi, 2014
*Pietro Da Ponte, ''L'opera del Moretto'', Brescia 1898
* G. Cavalleri, ''Ombre sul lago. I drammatici eventi del Lario nella primavera-estate 1945'', Edizioni Arterigere, 2007.
*Ugo Fleres, ''La pinacoteca dell'Ateneo in Brescia'' in "Le gallerie nazionali italiane", anno 4, 1899
* G. Cavalleri, F. Giannantoni, ''Gianna e Neri fra speculazioni e silenzi: la verità è nella sentenza degli anni '70: fu il PCI e non la Resistenza a volere la morte dei due partigiani garibaldini'', Arterigere, 2002.
*Gustavo Frizzoni, ''La Pinacoteca comunale Martinengo in Brescia'' in "Archivio storico dell'arte", Brescia 1889
* G. Cavalleri, F. Giannantoni, M. J. Cereghino, ''La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946)'', Garzanti, 2009.
*Giovanni Morelli, ''Kunstkritische Studien über italienische Malerei - Die Galerien Borghese und Doria Panfili in Rom'', Leipzig 1890
* R. Festorazzi, ''I veleni di Dongo, ovvero, Gli spettri della Resistenza'', il minotauro, 2004.
*Giorgio Nicodemi, ''La pinacoteca Tosio e Martinengo'', Bologna 1927
* F. Giannantoni, ''"Gianna" e "Neri": vita e morte di due partigiani comunisti: storia di un "tradimento" tra la fucilazione di Mussolini e l'oro di Dongo'', Mursia, 1992. Nuova edizione 2019 [https://www.mursia.com/index.php/it/storia/storia-contemporanea/seconda-guerra-mondiale/resistenza/gianna-e-neri-vita-e-morte-di-due-partigiani-comunisti-detail EAN 9788842560470]
*Gaetano Panazza, ''I Civici Musei e la Pinacoteca di Brescia'', Bergamo 1958
* F. Giannantoni, ''L'ombra degli americani sulla Resistenza al confine tra Italia e Svizzera'', Edizioni Arterigere, 2007.
*Gaetano Panazza, ''La Pinacoteca e i Musei di Brescia'', nuova edizione, Bergamo 1968
* U. Lazzaro, ''Dongo: mezzo secolo di menzogne'', A. Mondadori, 1993.
*Pier Virgilio Begni Redona, ''Alessandro Bonvicino – Il Moretto da Brescia'', Editrice La Scuola, Brescia 1988
* V. Roncacci, ''La calma apparente del lago: Como e il Comasco tra guerra e guerra civile 1940-1945'', Macchione, 2003.
*Adolfo Venturi, ''Storia dell'arte italiana'', volume IX, ''La pittura del Cinquecento'', Milano 1929
* A. Zanella, ''L'ora di Dongo'', Rusconi, 1993.
 
== Voci correlate ==
* [[Giuseppina Tuissi]]
* [[Enrico Caronti]]
* [[Morte di Mussolini]]
* [[Oro di Dongo]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | 1 = http://www.italoeuropeo.it/fiera-dolce-vita-londra/giuseppina-tuissi-gianna-e-luigi-canali-capitano-neri-due-vittime-delloro-di-dongo/ | 2 = Giuseppina Tuissi (Gianna) e Luigi Canali (capitano Neri): due vittime dell’oro di Dongo | urlmorto = sì }}
* {{cita web|https://antoniociancio.wordpress.com/2009/11/08/la-verita%E2%80%99-dei-servizi-segreti-americani-sulla-fucilazione-di-mussolini/|La verità dei servizi segreti americani sulla fucilazione di Mussolini}}
* {{cita web|http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2010/10/23-25_W.S..pdf|La vicenda del “Neri” e della “Gianna” due partigiani fatti sparire nel nulla}}
* {{cita web | 1 = http://www.storiain.net/arret/num143/artic2.asp | 2 = La notte di Moltrasio | urlmorto = sì }}
 
{{Antifascismo}}
==Voci correlate==
{{Resistenza italiana}}
*[[Dipinti del Moretto]]
 
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Dipinti52ª delBrigata MorettoGaribaldi "Luigi Clerici"|Canali, Luigi]]
[[Categoria:Dipinti nella Pinacoteca Tosio Martinengo]]
[[Categoria:Ritratti pittorici maschili|Gentiluomo con lettera]]