Storia di Gottolengo e Sant'Agata sul Santerno: differenze tra le pagine

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{{Divisione amministrativa
{{torna a|Gottolengo}}
|Nome=Sant'Agata sul Santerno
[[File:San.Girolamo-bell tower.JPG|upright=1.3|thumb|Il campanile in mattoni del quattrocentesco complesso carmelitano di San Girolamo.]]
|Panorama= Piazza Umberto I Sant'Agata sul Santerno.jpg
|Didascalia= Scorcio della Piazza Umberto I
|Bandiera=
|Voce bandiera=
|Stemma=Sant'Agata sul Santerno-Stemma.png
|Voce stemma=
|Stato=ITA
|Grado amministrativo=3
|Divisione amm grado 1=Emilia-Romagna
|Divisione amm grado 2=Ravenna
|Amministratore locale=Enea Emiliani
|Partito=[[lista civica]]
|Data elezione=26/05/2014
|Data istituzione=
|Abitanti=2918
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2017gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2017.
|Aggiornamento abitanti=31-12-2017
|Sottodivisioni=
|Divisioni confinanti=[[Lugo (Italia)|Lugo]], [[Massa Lombarda]]
|Zona sismica=2
|Gradi giorno=
|Diffusività=
|Nome abitanti=santagatesi
|Patrono=[[sant'Agata]]
|Festivo=5 febbraio
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Sant'Agata sul Santerno (province of Ravenna, region Emilia-Romagna, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Sant'Agata sul Santerno nella provincia di Ravenna
}}
 
'''Sant'Agata sul Santerno''' (''Sant'Êgta'' in [[lingua romagnola|romagnolo]]) è un comune di 2.918 abitanti della [[provincia di Ravenna]].
La '''storia di [[Gottolengo]]''', [[comune italiano]] situato nella [[Bassa Bresciana]] a breve distanza dai confini con le province di [[Provincia di Cremona|Cremona]] e [[Provincia di Mantova|Mantova]], può essere fatta iniziare già nel [[III millennio a.C.]], anche se il centro abitato attuale nacque solo in [[Latini|età romana]] per poi svilupparsi nel corso dei secoli successivi. In epoca [[alto Medioevo|altomedievale]] la storia del paese fu strettamente legata alla presenza del [[Badia Leonense|monastero benedettino di Leno]], quindi Gottolengo passò sotto il controllo di potenti famiglie locali e, in seguito, della [[Repubblica di Venezia]]. Con l'avvento di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] il comune fece parte della [[Repubblica Cisalpina]] e, dopo la sua caduta, del [[Regno Lombardo-Veneto|Lombardo-Veneto]]; nel [[1861]] venne infine unito al nascente [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] seguendone le successive vicende storiche.
È il terzo comune più piccolo della provincia per popolazione (dopo [[Casola Valsenio]] e [[Bagnara di Romagna]]) e il più piccolo quanto a superficie.
 
==EtàGeografia anticafisica==
===Territorio===
[[File:L'altura del Castellaro (Gottolengo).jpg|upright=1.3|thumb|Il rialzo del Castellaro, "culla" della storia di Gottolengo.]]
Sant'Agata è attraversata da un'importante via di comunicazione, la [[Strada statale 253 San Vitale|strada San Vitale]], che collega [[Bologna]] con [[Ravenna]]. Il paese sorge nel punto in cui questa attraversa il fiume [[Santerno]].
Il territorio di [[Gottolengo]] iniziò ad essere popolato a partire dal [[XXI secolo a.C.|2000 circa a.C.]], come testimoniano gli stanziamenti abitativi riportati alla luce sul cosiddetto [[Castellaro (Gottolengo)|"Castellaro"]] (toponimo composto dai termini [[Gallo (lingua)|gallici]] ''cashr'' e ''teiher'', che significano fortificazione),<ref>{{cita|Bonaglia 1985|p. 48.|cidBonaglia p}}</ref> un'area ai margini meridionali dell'attuale centro urbano<ref>{{cita|Bonaglia 1985|p. 35.|cidBonaglia p}}</ref> costituita da un modesto altopiano circondato da acque e paludi. Quel terrazzamento, facilmente difendibile, favorì l'insediamento di comunità stabili dedite all'[[agricoltura]] e all'[[allevamento]] e in grado di praticare arcaiche forme di [[tessitura]].<ref>{{cita|Bonaglia 1985|pp. 36-37.|cidBonaglia p}}</ref> Oltre a rudimentali oggetti litici, i reperti ritrovati in loco comprendono anche esemplari di suppellettili, vasellame e armi, sia in pietra che in [[bronzo]].<ref name="sito comune">{{cita web|http://www.gottolengo.com/LaCitta/CenniStorici.htm|''Storia di Gottolengo''|25 giugno 2010}}</ref>
 
==Storia==
Per ragioni non ancora ben chiarite, probabilmente a causa di pestilenze o di invasioni e guerre,<ref>{{cita|Bonaglia 1985|p. 33.|cidBonaglia p}}</ref> il Castellaro venne progressivamente abbandonato fin dal [[1000 a.C.]] a favore di un'area poco più a settentrione, là dove ora sorge l'attuale paese di Gottolengo. Secondo un'antica leggenda, un tunnel sotterraneo avrebbe garantito i collegamenti fra le due località anche in caso di scontri armati o incursioni.<ref name="sito comune" /> Sul finire del [[V secolo a.C.]] o agli inizi di [[IV secolo a.C.|quello successivo]],<ref>Come testimoniano i numerosi reperti archeologici (armi soprattutto) rinvenuti in quest'area e ora conservati, almeno in parte, all'interno della ristrutturata "casa-torre".</ref> vi si stanziò il popolo [[celti|celtico]] dei [[Cenomani]], che stava espandendosi nella Bassa Bresciana e che basava la propria economia sulla lavorazione del [[ferro]], sull'agricoltura e sull'allevamento. Tale gruppo etnico, residente in villaggi sparsi, prese a dare proprie denominazioni alle località del territorio e fu il primo ad introdurre nella zona forme di [[monetazione]].<ref>Sull'argomento si possono vedere gli studi di Ermanno Arslan e, in particolare, ''Saggio di repertorio dei ritrovamenti di moneta celtica padana in Italia e in Europa e di moneta celtica non padana in Italia'' ([http://www.ermannoarslan.eu/Repertorio/RepertorioMonetaCelticaPadanaInItalia.pdf testo aggiornato on line]).</ref> I Cenomani vennero poi in contatto con altri popoli: [[Insubri]], [[Veneti]] e, nella seconda metà del [[III secolo a.C.]], con i [[Latini|Romani]]. Questi ultimi attuarono una politica d'integrazione nei confronti dei Celti (da essi chiamati [[Galli]]); tuttavia il territorio di Gottolengo passò sotto la loro definitiva egemonia solo nel [[196 a.C.]], dopo che una coalizione di Romani e Veneti sconfisse i Cenomani costringendoli a un'alleanza forzata con i vincitori.<ref>{{cita|Bonaglia 1985|p. 61.|cidBonaglia p}}</ref>
===Dalla fondazione all'Unità d'Italia===
[[File:Mappa di Sant'Agata Ferrarese 1896.png|thumb|Mappa di Sant'Agata Ferrarese (1896).]]
L'abitato sorse probabilmente in [[epoca bizantina]]. Per difendersi dalle continue incursioni [[Longobardi|longobarde]], i bizantini eressero tra VII e [[VIII secolo]] una linea difensiva che andava da [[Ferrara]] (città di fondazione bizantina) alla [[via Emilia]]. La linea era punteggiata da piccoli ''castra'', cioè presidi militari<ref>Norino Cani, ''Santi, guerrieri e contadini'', Il Ponte Vecchio, Cesena 2017, pag. 48.</ref>. Dall'esame cartografico e dal confronto con le foto satellitari si evince che l'abitato di Sant'Agata aveva le tipiche dimensioni (circa 160 x 160 metri) di un villaggio protetto da un fossato con argine<ref>Norino Cani, ''op.cit.'', pag. 53.</ref>.
 
Contemporanea al presidio è la [[pieve]], edificata come d'uso fuori le mura. Fu dedicata a Sant'Agata probabilmente in segno di buon augurio, poiché i bizantini avevano intitolato alla santa orientale la città di [[Catania]], la prima ad essere riconquistata all'inizio della loro campagna d'Italia<ref name="Cani, 2012">Norino Cani, ''Lugo e la Bassa Romagna tra Ostrogoti, Bizantini e Longobardi (V-VIII secolo)'', Lugo, 2012.</ref>. La pieve fu edificata a nord del ''castrum''.<ref>La sua costruzione viene fatta risalire al 740.</ref> Come negli altri centri del [[Nord Italia]] dell'epoca, ebbe una funzione sia religiosa sia civile. Dal nome della pieve trae origine il nome del centro abitato.<br/>
Il processo di [[romanizzazione (storia)|romanizzazione]] (introduzione della [[lingua latina]], del [[diritto romano]] e delle varie istituzioni politiche e militari) culminò nel [[49 a.C.]] con la concessione da parte di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] della [[cittadinanza romana]] ai Cenomani e agli altri popoli dell'Italia settentrionale. Sottoposto al controllo del ''[[Municipio (storia)|municipium]]'' di [[Brescia|Brixia]], città rientrante nella [[Regio X Venetia et Histria|X Regio]], Gottolengo non mutò la sua vocazione agricola mentre adeguò il proprio stile di vita a quello sviluppatosi nelle diverse parti dell'[[Impero romano|impero]].<ref>{{cita|Bonaglia 1985|cap. quattro.|cidBonaglia p}}</ref>
<!--Il suo nome passò poi ad indicare il villaggio altomedievale. -->
[[File:Lapide-Gottolengo-chiesa.JPG|upright=1.3|left|thumb|La ''Lapide dei Quattuorviri'', iscrizione romana attualmente collocata all'esterno dell'abside della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo.]]
Quando la pieve fu costruita il clima stava attraversando una fase di "ottimo". Ma a partire dal [[XIII secolo]] il clima cambiò nuovamente ed iniziò una [[Periodo caldo medievale|stagione calda]]. Gli effetti sul territorio furono disastrosi: il [[Santerno]] esondò ed allagò più volte il territorio circostante. La pieve di Sant'Agata, dopo essere stata allagata ripetute volte, venne abbandonata, tanto che a partire dal 1300 di essa non si ha più notizia. Fu sostituita dalla chiesa parrocchiale, situata dentro le mura<ref>Armanda Capucci, ''Storie di antiche Pievi, fra donazioni e debiti'', in «Giornale di massa», marzo 2018, p. 13. Si ritiene che la pieve sorgesse 1&nbsp;km a Nord dell'attuale piazza centrale del paese, nei pressi dell'attuale via Angiolina.</ref>.
I reperti dissotterrati presentano numerose testimonianze e tracce della presenza romana: monete (di particolare importanza una collezione scoperta nel [[1900]] in un campo coltivato a sud del centro abitato),<ref>{{cita|Lucini 1988|p. 89.|cidLucini}}</ref> vasellame, manufatti ed [[epigrafi]],<ref>{{cita|Bonaglia 1985|pp. 84-87|cidBonaglia p}}</ref> fra cui spicca la cosiddetta ''Lapide dei Quattuorviri'' (i quattro supremi magistrati municipali) del [[I secolo]] d.C. Il testo di questa iscrizione<ref>{{CIL|05|04131}}</ref>
 
Fin dai secoli [[XII secolo|XII]]-[[XIII secolo|XIII]] la pieve di S. Agata fece parte della [[Diocesi di Faenza]], cui appartiene tuttora. In quel periodo il territorio circostante era occupato prevalentemente da boschi: la ''Magnum forestum'' delle cronache medievali<ref>Tale area boschiva si estendeva dal [[Sillaro]] al [[Lamone (fiume)|Lamone]].</ref>.
{{citazione|Caio Muzio figlio di Sesto<br>Publio Popillio figlio di Marco<br>Quinto Mucio figlio di Publio<br>Marco Cornelio figlio di Publio<br>quattuorviri con decreto decurionale<br>per incremento collocarono questa torre<br>e i medesimi la collaudarono||<small>C(aius) MVTIVS SEX(ti) F(ilius)<br>P(ublius) POPILLIVS M(arci) F(ilius)<br>Q(uintus) MVCIVS P(ubli) F(ilius)<br>M(arcus) CORNELIVS P(ubli) F(ilius)<br>IIIIVIR(i) TURREM EX D(ecreto) D(ecurionum)<br>AD AVGENDAS LOCAVER(e)<br>IDEMQVE PROBAVERE</small>|lingua=la}}
fa riferimento a una torre romana di cui non si sa nulla (forse era ubicata in un ''municipium'' come Brixia o Cremona), mentre per la lapide stessa si è ipotizzato che si trovasse già murata nell'antica chiesa parrocchiale, poi abbattuta e ricostruita nel [[XVIII secolo]] reinserendo ancora l'iscrizione al di fuori della nuova abside.<ref>{{cita|Lucini 1988|pp. 85-89.|cidLucini}}</ref>
 
Tra il XIII e il [[XIV secolo]] Sant'Agata fu disputata dai signori locali, trovandosi, suo malgrado, al centro di scontri tra truppe avversarie. Tale periodo turbolento ebbe termine nel [[1440]], una delle date più significative della storia del paese. Il 23 settembre di quell'anno [[Papa Eugenio IV]] cedette in feudo alcune terre della Bassa Romagna, tra cui Sant'Agata, agli [[Estensi]] di [[Ferrara]] per 11.000 ducati d'oro. Il paese assunse quindi il nome di S. Agata Ferrarese, che conservò fino all'Unità d'Italia. Nel [[1487]] gli abitanti ottennero dagli Este lo Statuto<ref>Se ne conservano tuttora due copie nell'archivio storico comunale, rispettivamente dei primi del XVI secolo e del 1758. Lo Statuto regolò la vita dei santagatesi fino all'epoca napoleonica.</ref>, ovvero la raccolta delle leggi di autogoverno della città. L'abitato aveva una pianta ridotta; l'accesso al castello avveniva attraverso un'unica Porta; la fortificazione era circondata da un grande fossato, chiamato dagli abitanti "la Fossa" (dell'antico castello non rimane che uno dei due torrioni, l'attuale torre dell'orologio)<ref>{{cita web|url=http://www.romagnadeste.it/it/12-sant-agata-sul-santerno/i2257-torre-civica.htm|titolo=Torre Civica|accesso=19/04/2015}}</ref>. Nel recinto del castello fu edificata la chiesa arcipretale. In epoca successiva il fossato venne prosciugato (ciò accadde anche nei centri abitati circostanti, come [[Lugo (Italia)|Lugo]] e [[Bagnara di Romagna|Bagnara]]). La porzione dell'ex fossato antistante la porta cittadina divenne la piazza centrale del paese<ref>Armanda Capucci, ''Dalla "fossa" a piazza Umberto I'', Giornale di massa, aprile 2015.</ref>.
==Medioevo==
===Alto Medioevo===
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 290px
|titolo = Origine del nome
|contenuto =Il [[toponimo]] Gottolengo deriva quasi certamente da forme [[goti]]che-[[Longobardi|longobarde]], come testimonia la radice ''Gott-'', senz'ombra di dubbio d'origine gotica, mentre il suffisso in "-engo" è tipicamente longobardo. D'altra parte la derivazione da [[dialetto|dialetti]] [[Germani|germanici]], specie longobardi, è particolarmente diffusa nella toponomastica del territorio circostante.<ref name="sito comune" /><br> Gottolengo significa presumibilmente "territorio appartenente al villaggio".<ref>{{cita|Bonaglia 1985|pp. 107-109.|cidBonaglia p}}</ref><br> Tale denominazione appare per la prima volta nel ''Diploma di [[Berengario II di Ivrea|Berengario II]] all'abate di Leno'' del [[958]].<ref>{{cita|Schiapparelli 1924|p. 323.|cidSchiapparelli}}</ref>
}}
Alla [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] Gottolengo conobbe il dominio di varie popolazioni [[barbaro|barbariche]], fra cui quella dei [[Longobardi]] che, dopo aver conquistato in modo non del tutto pacifico il territorio,<ref>{{cita|Bonaglia 1985|cap. cinque.|cidBonaglia p}}</ref> vi impressero un'impronta di assoluto rilievo e lo incorporarono nel [[Ducato di Brescia]] (seconda metà del [[VI secolo]]). [[Desiderio (re)|Desiderio]], ultimo sovrano longobardo e originario di Brescia, con l'aiuto della moglie [[Ansa (regina)|Ansa]] aveva fondato il [[Monastero di Santa Giulia|monastero femminile di San Salvatore]] (poi di Santa Giulia), nel [[758]] fece erigere nel limitrofo comune di [[Leno]] un'[[Badia Leonense|abbazia maschile]] affidandola ai [[Ordine di San Benedetto|benedettini]]. Giunti da [[abbazia di Montecassino|Montecassino]], i [[monachesimo|monaci]] impressero non solo alla Badia Leonense, ma a tutto il territorio della Bassa Bresciana che ne dipendeva, un fervore di rinascita religiosa, culturale ed economica iniziando una vasta opera di bonifiche.<ref name="Badia leonense">{{cita conferenza |autore=Angelo Baronio
|coautori= |titolo=Il 'dominatus' dell'abbazia di San Benedetto di Leno| conferenza=L'abbazia di San Benedetto di Leno. Mille anni nel cuore della pianura Padana. Atti del convegno, Leno, 26 maggio 2001|editore= |anno= |città= |url=http://www1.popolis.it/abbazia/Temi/dominatus.asp |accesso=23 giugno 2010 |id= }}</ref>
 
Dopo l'estinzione della dinastia estense, nel [[1598]], Sant'Agata, insieme ad altri territori nella Bassa Romagna, fu devoluta allo [[Stato Pontificio]], che la inserì nella neonata [[Legazione di Ferrara (1598-1796)|Legazione di Ferrara]].<br />
Con la caduta del potere longobardo e l'instaurarsi dell'egemonia [[Franchi|franca]] in Italia, il prestigio del monastero si incrementò ulteriormente grazie alla protezione accordatagli da [[Carlo Magno]] (e in seguito anche dai suoi successori), accanito difensore del [[Cristianesimo]].<ref name="Sito Leno">{{cita web|url= http://www.comune.leno.bs.it/Dettaglio.asp?IdPagina=30&Id=49&IdNews=288&M1=&M2=25&M3= |titolo= Storia della Badia sul sito del comune di Leno|accesso=22 giugno 2010}}</ref> Da allora la politica costante degli abati di San Benedetto di Leno fu di mantenere o procacciarsi il favore di imperatori e papi, cosicché nel corso dei secoli, tramite particolari contratti ([[Bolla pontificia|bolle]] o [[diploma|diplomi]]), il monastero andò accrescendo il proprio potere e i propri possedimenti.<ref name="Badia leonense" />
Seguirono: la sottomissione all'esercito napoleonico nel [[1796]] e il ritorno sotto lo Stato Pontificio nel [[1815]].
[[File:Iscrizione Badia Leonense (1).jpg|upright=1.3|left|thumb|Iscrizione in ricordo della [[Badia Leonense|Badia di Leno]].]]
Gottolengo era allora una ''[[Corte (storia)|curtis]]'' appartenente all'abbazia e la forma di economia che vi si praticava era per l'appunto quella curtense, basata soprattutto sulle attività agricole e sull'allevamento; quasi tutti i contadini lavoravano alle dipendenze dei monaci e pochi erano quelli che possedevano degli appezzamenti di terreno.<ref>{{cita|Bonaglia 1985|pp. 129-132.|cidBonaglia p}}</ref> D'altro canto, fu proprio la vastità e la continuità dei possedimenti che consentì ai benedettini di attuare quelle grandi opere di [[bonifica idraulica]] e [[bonifica agraria|agraria]] che ne caratterizzarono l'attività a cavallo del millennio.
 
In occasione della [[Prima guerra d'indipendenza italiana]] ([[1848]]) si arruolarono volontari ben 26 santagatesi.<br />
Quando nella prima metà del [[X secolo]] un popolo invasore, gli [[Magiari|Ungari]], iniziò a minacciare villaggi e monasteri, terre e raccolti della prospera pianura bresciana con razzie e saccheggi, i monaci di Leno decisero di fortificare il piccolo borgo di Gottolengo costruendovi attorno [[palizzata|palizzate]] e [[terrapieno|terrapieni]].<ref>{{cita|Bonaglia 1985|p. 127.|cidBonaglia p}}</ref> Successivamente i benedettini si trovarono a fronteggiare un nuovo e diverso pericolo, quello rappresentato dalla sempre più potente [[Canossa (famiglia)|famiglia dei Canossa]] e dalle pretese che questa avanzava su una parte dei possedimenti della Badia Leonense. Tuttavia gli abati, mettendo in campo pazienza, diplomazia e appoggi autorevoli, furono in grado di risolvere le varie dispute a loro favore.<ref>{{cita|Cirimbelli 1993|vol. 1, p. 45.|cidCirimbelli}}</ref>
Con l'annessione delle Legazioni pontificie al [[Regno di Sardegna]] (1859), il comune di Sant'Agata fu incluso nella [[Provincia di Ravenna]] (annessione sancita con i [[Plebisciti risorgimentali#Plebisciti_del_1860|plebisciti del 1860]]).
 
===BassoDal Medioevo1861 ad oggi===
Nel [[1863]], per Regio Decreto, il paese assunse l'attuale denominazione di Sant'Agata sul [[Santerno]]. Nel gonfalone del Comune compaiono: Sant'Agata, la torre civica e l'aquila degli Estensi.
[[File:Casa torre 2 (Gottolengo).jpg|upright=1.2|thumb|La cosiddetta "casa-torre", una delle poche tracce superstiti del sistema difensivo di Gottolengo in epoca medievale.]]
Nel [[1078]], in una fase acuta della [[lotta per le investiture]], divenne abate Artuico (o Arduico), uomo vicino alla Chiesa di Roma, la cui fedeltà venne premiata da [[papa Gregorio VII]] con un'importante [[bolla pontificia|bolla]] che, oltre a prerogative di minor importanza e ad ampliamenti territoriali per il monastero, conferì al suo abate la facoltà di istituire [[mercato|mercati]], edificare [[castello|castelli]], mettersi in diretto contatto con qualsiasi [[vescovo]] d'Italia (in precedenza, invece, doveva avvalersi della [[diocesi di Brescia|diocesi bresciana]] come intermediaria) e consacrare chiese.<ref>{{cita|Cirimbelli 1993|vol. 1, p. 50.|cidCirimbelli}}</ref> La lealtà nei confronti del [[papa|pontefice]] non impedì tuttavia al rettore del monastero di intrattenere buone relazioni anche con gli imperatori germanici, garantendo in tal modo un periodo di pace all'interno del territorio e il mantenimento dei beni all'abbazia. Del resto, successivamente l'elezione degli abati fu pilotata in vario modo dagli imperatori germanici.<ref>{{cita|Bonaglia 1985|cap. sette.|cidBonaglia p}}</ref>
 
Nel [[1866]] fu costruito il nuovo ponte di legno sul [[Santerno]]. Ai tempi dell'Unità d'Italia il fiume Santerno a sud del paese era caratterizzato da lunghe ed ampie anse, che rallentavano il corso dell'acqua. Nel giro di poco più di tre km, il fiume ne formava sei. In caso di piogge il livello del fiume poteva elevarsi fino ad [[esondazione|esondare]], con grave pericolo per la popolazione. Le anse a sud del paese furono eliminate tra il [[1885]] e il [[1888]], con la realizzazione del cosiddetto "drizzagno" (un raddrizzamento di circa 2,5 chilometri), insieme all'innalzamento degli argini su tutto il fiume<ref>L'alveo del ''Santerno Morto'', all'interno delle anse, costituisce oggi un serbatoio per le acque in eccesso del [[Canale dei molini di Imola]].</ref>. I lavori furono eseguiti dal Genio Civile della Provincia di Ravenna.
Le cose mutarono radicalmente con l'avvento al trono del nuovo imperatore tedesco [[Federico Barbarossa|Federico I Barbarossa]] e con la sua politica autoritaria. Nel [[1158]], sceso per la seconda volta in Italia, distrusse e saccheggiò la Badia Leonense, costringendo l'abate a rifugiarsi a [[Venezia]] e ad abbandonare il monastero in balia delle truppe imperiali, quindi espugnò Brescia, città [[Guelfi e ghibellini|guelfa]], e vi mise a capo suoi consiglieri come già aveva fatto con altri comuni della [[Lombardia|regione]].<ref>{{cita|Bonaglia 1985|pp. 163-164.|cidBonaglia p}}</ref> La reazione delle città lombarde, riunite e riorganizzate nella [[Lega Lombarda]], portò vent'anni dopo alla sconfitta di Federico I nella [[battaglia di Legnano]] (29 maggio [[1176]]). Il Barbarossa fu costretto a stipulare a Venezia un trattato di non belligeranza con i suoi avversari e a ristrutturare l'[[Badia Leonense|abbazia di Leno]], alla quale vennero concessi ulteriori diplomi e bolle che riconfermarono i beni da essa posseduti, fra i quali anche il borgo di Gottolengo che molto aveva risentito delle invasioni e dei saccheggi delle soldatesche imperiali.<ref name="Sito Leno" />
 
Alla fine dell'Ottocento la superficie agraria era coltivata solo in minima parte. Lo studioso [[Emilio Rosetti]], nella sua opera ''La Romagna. Geografia e storia'' (1894), aveva diviso il territorio agrario romagnolo in sei aree<ref>Le sei aree sono: Zona litoranea; Zona boschiva o del Pineto; Zona valliva; Zona risicola; Zona arativa nuda o delle Larghe; Zona arativa alberata.</ref>. Sant'Agata fu classificata, come Conselice, nella "Zona risicola", poiché la coltura prevalente era quella del [[Oryza sativa|riso]].
Reintegrato nel pieno dei poteri, l'abate aveva la possibilità di scegliere i propri [[vassallo|vassalli]] ai quali assegnare i vari poderi di proprietà del monastero e dai quali riscuotere le [[decima|decime]] e le tasse. Ciò comportò talvolta l'inevitabile insorgere di dispute e conflitti, non solo di natura giuridica, sia fra monaci e feudatari che fra il monastero e i contadini.<ref name="abbazia">{{cita|Cirimbelli 1993|vol. 1, p. 60.|cidCirimbelli}}</ref> A tale proposito particolare importanza ebbe la rivolta popolare scoppiata nel [[1205]], durante la quale l'abate Onesto dovette riconquistare la Badia facendo ricorso alle armi.<ref name="Sito Leno" />
[[File:Giurisdizioni bresciane in epoca veneta (Luca Giarelli).png|left|upright=1.3|thumb|La cartina mostra l'organizzazione del territorio bresciano durante la dominazione veneta.]]
 
All'inizio del [[XX secolo]] la popolazione viveva in condizioni modeste. Delle circa 400 famiglie che abitavano nel territorio del comune, pochissime erano definibili ricche.
Tuttavia le conseguenze più deleterie per i benedettini vennero dal contrasto di natura legale, sorto già durante l'età [[Comune medievale|comunale]], con il sempre più potente vescovo di Brescia che pretendeva di sottomettere alla propria giurisdizione le terre appartenenti alla comunità monastica.<ref>{{cita|Bonaglia 2003|pp. 24-25.|cidBonaglia m}}</ref> Alla fine i monaci lenesi, logorati dalle continue lotte e gravemente indebitati per le spoliazioni subite, si videro costretti a cedere molte delle loro proprietà alla [[diocesi di Brescia]]. L'antica abbazia entrò in una fase di lento ma costante declino che, nei secoli successivi, la porterà alla miseria, all'abbandono e infine alla demolizione ([[1783]]).<ref>{{cita|Bonaglia 2003|pp. 23-25.|cidBonaglia m}}</ref>
 
Quanto al tipo di lavoro, la fetta più grossa della popolazione era dedita all'agricoltura. I piccoli proprietari, in tutto qualche decina di famiglie, possedevano in media dai 3 ai 4 ettari di terra. Nonostante la loro vita faticosa, erano considerati benestanti: infatti non dovevano dividere con nessun altro il frutto del loro lavoro, come invece accadeva ai coloni [[mezzadria|mezzadri]] e agli affittuari (che alla fine dell'anno dovevano corrispondere al proprietario del terreno una quota fissa). A Sant'Agata, come del resto in tutta la Bassa Romagna, mezzadri e affittuari rappresentavano la stragrande maggioranza dei lavoratori.
Nel frattempo Gottolengo era divenuto un libero comune rurale di modeste dimensioni, dapprima sotto l'egemonia degli abati, poi sotto il controllo del [[diocesi di Brescia|vescovo]] e del [[Comune medievale|comune]] bresciano.<ref>{{cita|Bonaglia 1985|cap. nove.|cidBonaglia p}}</ref> Nel [[XIII secolo|Duecento]] fu teatro della sanguinosa lotta fra guelfi e ghibellini e dovette sopportare numerosi saccheggi; la guerra tra le fazioni si inasprì nel [[XIV secolo|secolo successivo]], quando il piccolo borgo di pianura fu messo a dura prova anche da [[peste|pesti]], [[carestia|carestie]] e persino da un'invasione di [[bruco (larva)|bruchi]] e di [[Caelifera|cavallette]].<ref>{{cita|Bonaglia 2003|p. 43.|cidBonaglia m}}</ref> Risentì inoltre delle vicende politiche del comune di Brescia, trasformato prima in [[Signoria cittadina|signoria]] e successivamente annesso dai [[Visconti]] nel loro stato. Nel corso del [[XV secolo|Quattrocento]] il comune di Gottolengo fu a lungo conteso fra il [[Ducato di Milano]] e la [[Repubblica di Venezia]]. Nel [[1427]], infatti, il territorio bresciano, venne occupato dai Veneziani che, guidati dal [[Francesco Bussone|Carmagnola]], scacciarono i [[Visconti]] insediandosi sino al [[1438]]<ref>{{cita|Bonaglia 2003|p. 144.|cidBonaglia m}}</ref>, anno in cui i Milanesi di [[Niccolò Piccinino]] si impadronirono del borgo, ma la parentesi viscontea fu breve e due anni più tardi i Veneziani rientrarono in Gottolengo. Successivamente il borgo venne ripreso dal Ducato, ma con la [[pace di Lodi]] ([[1454]]) sia il bergamasco che il bresciano vennero riconosciuti alla Repubblica marinara.<ref>{{cita|Bonaglia 2003|p. 115.|cidBonaglia m}}</ref><br> Anche durante la [[guerra di Ferrara (1482-1484)|guerra di Ferrara]] il comune di Gottolengo fu interessato nel conflitto: venne infatti conquistato dai [[Gonzaga]], nemici dei Veneziani nel [[1483]], e in seguito ripreso da quest'ultimi; le belligeranze terminarono con la riconferma della supremazia della ''Serenissima'' in territorio bresciano.<ref>{{cita|Bonaglia 2003|pp. 142-148.|cidBonaglia m}}</ref>
 
La categoria più disagiata era senza dubbio quella degli operai e dei braccianti: lavoravano solo d'estate, nella [[mietitura]], nella [[trebbiatura]] e nella [[vendemmia]], e rimanevano disoccupati in inverno; molti di essi, inoltre, non erano nemmeno proprietari della casa in cui vivevano.
==Età Moderna==
Sotto il dominio veneto Gottolengo conobbe una notevole espansione demografica ed economica, grazie anche all'impulso dato dalle nuove tecniche agrarie, e si affermò sempre di più quella classe di possidenti, mercanti e imprenditori che alcuni filosofi e sociologi moderni definiscono "protoborghese" se non addirittura "precapitalistica".<ref>A titolo di esempio, si può vedere [http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=3218 ''Le quattro borghesie e le contraddizioni post-borghesi''] di Carlo Gambescia.</ref> Su tale sviluppo influì notevolmente la scelta di Gottolengo come sede di un [[vicario|vicariato]] "maggiore", che includeva anche gli attuali comuni di [[Cigole]], [[Gambara]] (vicariato minore), [[Pavone del Mella]] e [[Pralboino]], con i connessi privilegi amministrativi ed economici.<ref>{{cita|Bonaglia 2003|p. 166.|cidBonaglia m}}</ref> Proprio per la munificenza di un ricco mercante del luogo, i [[Ordine dei Carmelitani Scalzi|carmelitani]] poterono erigervi nel [[1479]], appena al di fuori del borgo murato, il convento di San Girolamo destinandolo ad attività ospedaliere e assistenziali. Saranno tra l'altro questi frati a introdurre nella zona, alcuni decenni più tardi, nuovi metodi di coltivazione e nuove colture come la [[Solanum tuberosum|patata]].<ref>{{cita|Bonaglia 2003|p. 219.|cidBonaglia m}}</ref> Sul finire del Quattrocento, inoltre, fu accolta a Gottolengo una comunità di profughi [[ebreo|ebrei]] che vi fondarono i primi banchi di prestito locali.<ref>{{cita|Bonaglia 2003|p. 141.|cidBonaglia m}}</ref>
[[File:L'entrata della cascina di Solaro.JPG|thumb|Il massiccio ingresso alla cascina-fortezza dei Rodengo a Solaro.]]
 
Alcune tappe dello sviluppo civico di Sant'Agata sono scandite dagli avvenimenti che seguono: - [[1901]] viene fondata la Cassa Rurale da 14 soci, tra cui don Antonio Randi; - [[1905]] viene inaugurato il nuovo ponte sul Santerno; - [[1924]] viene aperta la prima agenzia della Cassa di Risparmio di Ravenna; - [[1925]] giunge in paese la [[luce elettrica]]. La [[Ferrovia Lavezzola-Lugo|linea ferroviaria]] esisteva invece fin dal [[1888]]; - [[1926]] (il 16 giugno) viene inaugurato l'asilo infantile fondato da Giovanna Azzaroli; - [[1929]] vengono costruite le attuali Scuole elementari, inaugurate due anni dopo.
Dopo la disastrosa sconfitta veneziana di [[Battaglia di Agnadello|Agnadello]] ([[1509]]), i francesi occuparono per alcuni anni il territorio bresciano e la stessa Brescia; i [[Gambara (famiglia)|Gambara]], nobili e potenti feudatari della zona fedeli a Venezia, tentarono di sfruttare la situazione per creare una propria organizzazione statale impadronendosi di Gottolengo, [[Manerbio]] e [[Quinzano d'Oglio|Quinzano]], ma la situazione si normalizzò con il ritorno dei veneziani ([[1512]]). Nel [[1517]], un'altra nobile famiglia locale, i [[Rodengo (famiglia)|Rodengo]], innalzò un poderoso casale fortificato nell'attuale frazione di [[Solaro (Gottolengo)|Solaro]], attirando così altri insediamenti all'intorno e incrementando notevolmente lo sviluppo agricolo della località, solo di recente spopolatasi e di cui resta l'antica struttura in forma di [[cascina a corte]].<ref name="Celsa">{{cita|Bonaglia e Celsa 2007|p. 121.|cidCelsa}}</ref>
 
Le due guerre mondiali portarono lutti e privazioni anche ai Santagatesi: nella guerra [[Prima guerra mondiale|1915-1918]] si contarono 16 caduti in battaglia, 19 deceduti per malattie contratte al fronte e 5 dispersi. I danni causati dal [[Seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]] furono ancora più gravi: il paese venne quasi completamente distrutto dai bombardamenti (terribile l'ultimo del 9 aprile [[1945]]) e si ebbero 77 civili deceduti per fatti di guerra e 6 militari morti o dispersi sui vari fronti. Sant'Agata fu liberata il 10 aprile [[1945]]; i primi ad entrare furono i soldati inglesi e neozelandesi.
Le decadenti difese medievali di Gottolengo non salvarono invece il paese dalle violenze e dai saccheggi perpetrati dai [[Lanzichenecchi]] al soldo dell'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]], che vi transitarono il 29 ottobre [[1521]]. Il comune fu per questo insignito dei tre [[Giglio araldico|gigli di Francia]] che tutt'oggi appaiono sul suo stemma, conferitigli dal re [[Francesco I di Francia|Francesco I]] per aver aiutato l'alleata Repubblica di Venezia nella resistenza contro Carlo V d'Asburgo.<ref name="sito comune" /> Per risollevare invece la popolazione dallo stato di miseria e abbandono conseguente alle orribili devastazioni dei mercenari imperiali e da cui stentava a riprendersi, fu sospeso il pagamento delle tasse per cinque anni e venne concessa la possibilità di istituire un mercato settimanale (cosa che avviene tuttora ogni sabato).<ref>{{cita| Bonaglia e Celsa 2007|cap. due.|cidCelsa}}</ref>
 
Al referendum istituzionale del 1946 la Repubblica ottenne 1.169 voti, la monarchia 108.{{citazione necessaria|}}
Nonostante questo funesto episodio, il [[XVI secolo|Cinquecento]] e i successivi secoli di dominio veneziano furono comunque un periodo di espansione e progresso per il paese; anche se nel corso del [[XVII secolo]] si verificarono più volte carestie, dovute a cattive condizioni climatiche, ed epidemie.<ref>{{cita| Superfluo 1978|pp. 9-10.|cidSuperfluo santuraio}}</ref> Secondo i computi effettuati dal rettore e capitano veneto [[Giovanni da Lezze]] in occasione del censimento del [[1610]], la popolazione residente a Gottolengo risultò pari a 1650 abitanti<ref>{{cita|Bonaglia e Superfluo 2007|pp. 131-132.|cidBonaglia e Superfluo}}</ref> dediti principalmente all'agricoltura, cui si aggiunse ben presto anche l'allevamento del [[bachicoltura|baco da seta]], come avvenne in molti altri paesi limitrofi e che perdurò in zona fino alla seconda metà del [[XX secolo]].
[[File:Facciata chiesa parrocchiale (Gottolengo).JPG|thumb|left|La facciata della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo.]]
 
Alle elezioni politiche del [[1948]], ottennero voti per il Senato: Fronte Popolare 604, [[Democrazia Cristiana]] 277, [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] 239. Per la Camera: Fronte Popolare 674, Democrazia Cristiana 425, P.R.I. 259.{{citazione necessaria|}}
Fra il [[XVII secolo|Seicento]] e il [[XVIII secolo|Settecento]], Gottolengo si arricchì inoltre di alcuni edifici di pregio come il santuario [[barocco]] della Madonna dell'Incidella (nome forse derivato da una cinquecentesca santella dedicata a Santa Maria ''in scutella''),<ref name="sito comune" /> eretto nella seconda metà del [[XVII secolo]] lungo la strada che dal paese conduce alla località di Solaro. L'attuale chiesa parrocchiale dedicata ai santi [[Pietro apostolo|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]] fu invece eretta fra il [[1746]] e il [[1765]] in stile tardo-barocco sulle rovine di una precedente, della quale si hanno notizie già a partire dal [[958]] grazie a un diploma di [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]] che l'annovera fra i beni del monastero benedettino di Leno.<ref>{{cita|Bonaglia 1985|p. 200.|cidBonaglia p}}</ref> Anche nella frazione di Solaro venne ricostruita e ampliata la chiesa di Sant'[[Antonio abate]], sulle rovine della precedente edificata nel Cinquecento dai Rodengo assieme al loro cascinale-fortilizio.<ref name="Celsa" />
 
Il 5 dicembre [[1959]] il fiume Santerno ruppe l'argine in due punti e l'acqua invase il paese. Questa è stata, comunque, l'ultima alluvione registrata.
Intorno alla metà del [[XVIII secolo|Settecento]] soggiornò lungamente a Gottolengo, in un palazzo da lei restaurato e oggi adibito a ristorante, la nobildonna inglese [[Mary Wortley Montagu|lady Mary Wortley Montagu]].<ref>{{cita web|http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/338/132/|Montagu|23 giugno 2010}}</ref> Costei, femminista ante litteram, viaggiatrice e scrittrice anticonvenzionale, oltre ad allevare [[Equus caballus|cavalli]] e [[Bombyx mori|bachi da seta]] si dedicò con passione alla storia locale, arricchendo con numerosi scritti le fonti storiografiche riguardanti il paese e, in particolare, l'antica chiesa parrocchiale.<ref>{{cita|Lucini 1988|p. 86.|cidLucini}}</ref>
 
Nel [[1960]] Primo Mazzari fondò l'omonima distilleria, che rimane ancora oggi la fabbrica più conosciuta di Sant'Agata. Il secondo marchio più conosciuto, il Mobilificio Pirazzoli, sorse nel [[1966]]. L'edificio, a tre piani, spicca in un paese di tutte case basse. Per la sua altezza e la grande insegna luminosa posta sul tetto, lo si nota anche a qualche chilometro di distanza percorrendo la San Vitale, soprattutto perché svetta più in alto del ponte sul Santerno.
Sul finire del [[XVIII secolo]] e l'inizio del [[XIX secolo|XIX]] Gottolengo conobbe prima l'invasione e poi la dominazione [[Napoleone Bonaparte|napoleonica]]. Inserito nella [[Repubblica Cisalpina]] con circa 2450 abitanti fra cittadini e contadini,<ref>{{cita|Superfluo 1978|p. 32.|cidSuperfluo santuario}}</ref> il paese mosse allora qualche timido passo nella direzione di un'economia locale diversificata, affiancando alle tradizionali attività agricole le prime, rudimentali manifatture [[industria|industriali]] nel settore tessile.<ref name="territorio">{{cita|Bonaglia 2003|pp. 190-192|cidBonaglia m}}</ref> Il comune crebbe così d'importanza e si pensò a una ridefinizione urbana dell'abitato: furono realizzati nuovi quartieri, vennero abbattute le mura medievali ormai decadenti e interrati gradualmente i vecchi fossati, in piedi rimase solo una casa-torre al centro del borgo come unica testimonianza dell'antico sistema difensivo demolito.<ref>{{cita|Bonaglia 2003|pp. 248-249.|cidBonaglia m}}</ref>
 
Tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta si assistette in Italia ad una straordinaria trasformazione degli stili di vita, che coinvolse anche i piccoli centri abitati, tra cui Sant'Agata. Tra i mezzi di trasporto, la bicicletta finì in secondo piano. Si passò ai ciclomotori ([[Piaggio Vespa|Vespa]] su tutti) e poi alle automobili ([[Fiat 600]] e [[Fiat Nuova 500|500]]).
==Età Contemporanea==
[[File:Cappella-di-S.Gottardo.JPG|upright=1.3|thumb|La piccola cappella di San Gottardo sorta sul luogo del lazzaretto del 1836.]]
In seguito alle decisioni del [[congresso di Vienna]] ([[1815]]), Gottolengo entrò a far parte con tutta l'antica terraferma veneta del [[Regno Lombardo-Veneto]], sotto il diretto controllo austriaco. Di questo periodo viene ricordata in particolare la terribile epidemia di [[colera]] del [[1836]], che obbligò le autorità locali ad aprire un lazzaretto al di fuori del centro abitato, nella zona del Castellaro: qui vennero raccolti tutti gli infermi per impedire che la popolazione ancora sana venisse contagiata dal morbo.<ref name="sito comune"/> Probabilmente, come attesta la mappa di un catasto redatto in [[Napoleone Bonaparte|età napoleonica]], un'area preposta all'accoglienza degli indisposti era già stata istituita presso il Castellaro nel XVII secolo.<ref>{{cita|Superfluo 1978|p. 12.|cidSuperfluo santuario}}</ref>
 
Nel [[1967]] venne costruito il primo acquedotto cittadino. Nello stesso periodo fu completata l'illuminazione pubblica di vie e piazze. Al censimento del [[1971]] i santagatesi risultarono occupati come segue: il 27,2% nell'agricoltura; il 32,5% nell'industria ed il 40,3% nel terziario. Si poté notare un progressivo inurbamento della popolazione: tra il 1951 e il 1971 la quota degli abitanti residenti nel centro urbano passò dalla metà ai due terzi. Al [[referendum sul divorzio]] del [[1974]], il fronte del no vinse con 1.024 voti contro 462 sì.
Con la [[Seconda guerra di indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] ([[1859]]), il comune fu annesso ai domini [[Regno di Sardegna|piemontesi]] e quindi al nascente [[Regno d'Italia|Stato unitario italiano]]. Sul finire del secolo, l'evolversi dell'attività agricola con le sue sempre maggiori esigenze di capitali portò all'apertura in paese della prima banca moderna,<ref>{{cita|Fappani e Andrico 1998|p. 291.|cidFappani}}</ref> mentre agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] venne introdotta l'illuminazione pubblica e il 17 ottobre [[1914]] fu inaugurata la [[tranvia|linea tranviaria]] [[Pavone del Mella|Pavone Mella]] – [[Gambara]], breve diramazione della [[tranvia Brescia-Ostiano|tranvia interurbana Brescia&nbsp;– Ostiano]]<ref>{{cita|Mafrici 1997|p. 81.|cidMafrici}}</ref> che permise un collegamento fisso e più rapido con il capoluogo provinciale oltre che con le località vicine (sostituita dal [[1932]] con [[autobus]] di linea).<ref>{{cita|Albertini e Cerioli 1994|p. 116.|cidAlbertini}}</ref> Tra il [[1925]] e il [[1928]], inoltre, il territorio comunale fu interessato da alcune campagne archeologiche, condotte dal professor [[Piero Barocelli]] per conto della [[Soprintendenza]] alle antichità, che documentarono la presenza degli insediamenti preistorici sul Castellaro.<ref name="sito comune" />
[[File:Gottolengo fabbricato viaggiatori stazione tranviaria 20090622.jpg|upright=1.3|thumb|left|La stazione tranviaria d'inizio Novecento come appare oggi.]]
 
Il 10 giugno [[2003]] è stato inaugurato il nuovo ponte sul Santerno, dotato di piste ciclabili e posto più in alto rispetto al precedente.
Durante la [[seconda guerra mondiale]] Gottolengo fu messo a dura prova: nella zona fiorì il [[economia sommersa|mercato nero]] e i [[furto|furti]] si moltiplicarono, fu reintrodotta la semina del [[Helianthus annuus|girasole]] per scopi alimentari, i [[trattore agricolo|mezzi agricoli]] vennero accantonati per mancanza di carburante e, nell'ultima fase delle ostilità, il paese conobbe i [[bombardamento|bombardamenti]] notturni operati da un [[bombardiere|cacciabombardiere]] [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleato]] popolarmente chiamato ''[[Pippo (aereo)|Pippo]]''.<ref>{{cita|Cirimbelli 1993|vol. 3, pp. 228-229.|cidCirimbelli}}</ref> Al termine del conflitto, nell'aprile del [[1945]], il centro abitato versava in uno stato di miseria e prostrazione.<ref>{{cita|Cirimbelli 1993|vol. 4, p. 231.|cidCirimbelli}}</ref>
 
==Monumenti e luoghi d'interesse==
Nel [[Dopoguerra#L'inizio del secondo dopoguerra per l'Italia|dopoguerra]], con la [[Terza rivoluzione industriale|rivoluzione industriale degli anni cinquanta e sessanta]], nel paese iniziò a mutare l'assetto economico: i vecchi mestieri e le tradizionali attività agricole e artigianali furono affiancate, e spesso sostituite, da imprese industriali moderne attive in particolare nei settori [[industria tessile|tessile]], [[industria alimentare|alimentare]] e [[industria metalmeccanica|meccanico]].<ref>{{cita web|http://www.impresaitalia.info/cat/lombardia/gottolengo.aspx|Lista delle attività economiche di Gottolengo|25 giugno 2010}}</ref> Come molti altri comuni della Bassa Bresciana, infatti, anche Gottolengo venne identificato come area depressa e poté fruire di stanziamenti statali che ne favorirono l'[[industrializzazione]] e il sorgere di nuovi stabilimenti.<ref>{{cita|Paoletti 1987|p. 53.|cidPaoletti}}</ref>
*La '''chiesa arcipretale'''. L'edificio attuale è stato costruito su una chiesa precedente. La chiesa fu edificata nel [[1881]] per volere di monsignor Ercole Rambelli, arciprete dal 1874 al 1916. Il progetto fu affidato all'architetto [[Vincenzo Pritelli]] di [[Faenza]] che si ispirò, per la realizzazione dell'opera, allo stile [[neoclassico]], in voga nel XIX secolo. La pianta è a croce latina, con abside semicircolare. La facciata, in pietra a vista, si sviluppa in verticale, terminando con un frontone triangolare. L'interno è a navata unica con nicchie laterali. Nella chiesa vi sono sette altari; il maggiore è dedicato a Sant'Agata Vergine e Martire, raffigurata nella [[pala d'altare]] opera del pittore massese [[Orfeo Orfei]] (fine XIX secolo). Nel [[1892]] fu ultimato il campanile, ancora su progetto del Pritelli. Nel [[1944]] il pittore [[Umberto Folli]], anch'egli di [[Massa Lombarda]], dipinse la volta del presbiterio.
[[File:Torre dell'orologio di Sant'Agata sul Santerno.jpg|thumb|upright=0.6|La torre civica]]
*La '''torre civica''', detta anche Torre dell'orologio, fu costruita sull'antica porta di accesso al castello medievale. Il castello sorse nei primi secoli dopo il Mille. La costruzione era cinta da solide mura che formavano un quadrilatero circondato da un grande fossato. La chiesa arcipretale venne costruita nel recinto del castello. Lo spazio circondato dall'antica Fossa costituisce oggi la piazza principale del paese, Piazza Umberto I. Sovrasta la torre, fin da tempi remoti, la ''campana dell'orologio''. Certamente era già stata costruita prima del [[1487]], data a cui risale il primo Statuto cittadino. La campana, detta ''della ragione'', serviva per chiamare a raccolta i cittadini che governavano il paese e si è conservata fino ai giorni nostri. Si narra che l'attraversare il grande arco della Torre "sorridente" durante i rintocchi della campana porti felicità.
*Il '''municipio''' si trova in piazza Garibaldi, un tempo piazza Maggiore, entro la cerchia delle mura. In origine faceva parte del fabbricato del castello: i muri perimetrali recano ancora tracce dei suoi contrafforti obliqui. L'edificio ha sempre avuto un prevalente utilizzo pubblico. Presso il municipio sono conservati gli Statuti: due antichi e preziosi codici, uno dei quali in pergamena con pregevoli miniature; contengono in 4 libri le leggi che il duca di Ferrara [[Ercole I d'Este|Ercole I]] emanò per S. Agata nel [[1487]]. Il primo libro prescrive le modalità con cui dev'essere formato il governo cittadino e quali sono i suoi poteri; il secondo libro riguarda le cause civili e i reati contro il patrimonio; il terzo tratta dei reati contro la persona; il quarto e ultimo libro si occupa dell'agricoltura e dell'allevamento, attività su cui si reggeva l'economia del paese<ref>Armanda Capucci, ''Un paese fra razzie, battaglie e codicilli'', in «Giornale di massa», maggio 2019, p. 17.</ref>.
 
==Società==
Negli ultimi decenni lo sviluppo economico ha prodotto un'intensa attività edificatoria che ha reso necessaria l'adozione di un [[piano regolatore generale]] ([[2000]]) a salvaguardia di una crescita armoniosa del tessuto urbano e per impedire abusi edilizi.<ref>{{cita web|http://www.gottolengo.com/IlComune/RegolamentoEdilizio.pdf|Regolamento edilizio comunale|25 giugno 2010}}</ref> Nonostante l'industrializzazione, a Gottolengo rimane ancora molto vivo lo spirito agricolo e il legame a un mondo rurale che ne ha improntato a lungo la storia e il costume.<ref name="sito comune" />
===Evoluzione demografica===
{{Demografia/Sant'Agata sul Santerno}}
----
===Popolazione===
Variazione della popolazione residente a Sant'Agata sul Santerno dal 2007 al 2011.
{| class="wikitable"
|- bgcolor=lightblue
! Data
! Abitanti
! Variazione
! Italiani
! Variazione
! Stranieri
! Variazione
|-
| 31/12/2007
| 2.570
|
| 2.342
|
| 228 (8,9%)
|
|-
| 31/12/2011
| 2.861
| + 11,3%
| 2.533
| + 8,15%
| 328 (11,46%)
| + 43,85%
|}
Fonte: Servizi Demografici Unione Comuni della Bassa Romagna.
 
===Etnie e minoranze straniere===
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 313 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
*[[Marocco]] 85 3,04%
*[[Romania]] 80 2,86%
*[[Pakistan]] 28 1,00%
 
===Religione===
Nel comune di S. Agata sul Santerno è presente una [[parrocchia]] facente parte della [[Diocesi di Faenza]]. Si ritiene che il suo culto provenga da Bisanzio. [[Sant'Agata|Agata]] è infatti una santa di origine orientale: si diffuse in Italia (a partire da [[Catania]]) proprio nel periodo bizantino<ref name="Cani, 2012"/>.<br/>
La Santa diede il nome alla [[pieve]], che passò ad indicare il centro abitato già in epoca altomedievale.
 
==Cultura==
===Biblioteche e musei===
La biblioteca attuale è stata inaugurata nei primi [[anni 1980]]; è intitolata al filosofo Loris Ricci Garotti. Dal [[2013]] ha sede in piazza Ercole Rambelli.<br/>
Le conferenze e gli incontri pubblici si svolgono alla ''Ca' d'e' Cuntaden'' (storico edificio costruito ai primi del Novecento), inaugurata il 17 ottobre [[1998]].
===Eventi e ricorrenze===
* 5 febbraio: Festa della Patrona [[Sant'Agata]];
* Quarta domenica dopo Pasqua: Festa del Compatrono [[San Vincenzo Ferreri]].
 
==Infrastrutture e trasporti==
[[File:Tra Sillaro e Santerno con la Bastia.png|thumb|Mappa del territorio tra Sillaro e Santerno con l'indicazione della «Bastia» come toponimo (1830).]]
La «Bastia» e la «San Vitale» sono le due strade storiche che si incrociano a Sant'Agata.<br />
La '''Via Bastia''' è una delle strade più antiche della Bassa Romagna. Le sue origini affondano nel Medioevo. La strada parte dal centro abitato e procede verso nord costeggiando il fiume Santerno fino alla sua immissione nel [[Reno]]. Nel [[1395]], quando il Santerno spagliava ancora nelle valli, i soldati di [[Nicolò III d'Este]] avevano costruito una ''bastiglia'', cioè un baluardo difensivo, nel punto di confluenza tra Reno (all'epoca [[Po di Primaro]]) ed il canale artificiale Zaniolo, ad ovest del Santerno<ref>Secondo Lucio Donati, invece, il nome deriverebbe da una struttura difensiva o di presidio edificata a Ca' di Lugo, cioè nel tratto iniziale della strada. Cfr. Lucio Donati, ''Origine di Massa Lombarda e del suo territorio'', opuscolo, Faenza 2010.</ref>. Sede di un ''rastellum'' dai consistenti pedaggi, finì sotto il controllo degli Estensi verso il 1433<ref>{{cita web|url=https://filese.blogspot.it/2008/04/romagna-romagnola-e-confine.html|titolo=L'irôla de' «Filés»|accesso=20 agosto 2017}}</ref>. Nel [[1460]] i ferraresi deviarono il Santerno fino a condurlo nel Po di Primaro e la Via Bastia assunse l'attuale importanza, data dal fatto che si trovò a fiancheggiare il fiume per tutto il suo corso.<br />
La '''Via San Vitale'''<ref>Gli storici hanno ormai abbandonato l'ipotesi di un'origine antica della San Vitale e respingono anche l'idea che esistesse nel Medioevo una "Via Salaria" che da Ravenna giungesse a Bologna.</ref> è l'asse principale di collegamento terrestre tra [[Ravenna]] e [[Bologna]]. Fino a tutto il [[XVIII secolo]], la direttrice preferita per i collegamenti Ravenna-Bologna era stata la via fluviale, in quanto Ravenna era ben inserita nel sistema fluviale [[Reno (Italia)|Reno]]-[[Po di Primaro]].<br />
Ancora nel 1801 sul fiume Santerno non esisteva il ponte: infatti, localmente, la strada era denominata "Via Pubblica che va al passo della Barca". La san Vitale emerse come importante via di collegamento nel corso del [[XIX secolo]], quando le opere di bonifica resero più stabili i collegamenti via terra.
 
Una moderna [[pista ciclabile]] collega il paese con la vicina [[Lugo (Italia)|Lugo]], distante 4&nbsp;km. Nel [[2016]] è stata aperta un'altra pista ciclabile in direzione [[Massa Lombarda]]<ref>{{cita web|url=http://www.romagnagazzette.com/2016/01/06/santagata-sul-santerno-lavori-pubblici-terminata-la-pista-ciclabile-sulla-san-vitale-lato-nord/|titolo=Sant'Agata sul Santerno. Lavori pubblici. Terminata la pista ciclabile sulla San Vitale lato nord|accesso=20/01/2016}}</ref>.
 
== Amministrazione ==
I Comuni di Sant'Agata sul Santerno, [[Alfonsine]], [[Bagnacavallo]], [[Bagnara di Romagna]], [[Conselice]], [[Cotignola]], [[Fusignano]], [[Lugo (Italia)|Lugo]] e [[Massa Lombarda]] formano insieme l'[[Unione dei comuni della Bassa Romagna]].
 
===Sindaci precedenti===
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec|1864<ref>Sindaco nominato dal re.</ref>|1873|Carlo Gieri||[[Sindaco]]|dimissionario (1873)}}
{{ComuniAmminPrec|1873|1875|Aderito Farina||[[Sindaco]]|facente funzioni}}
{{ComuniAmminPrec|1875|1879|Ugo Gieri||[[Sindaco]]|dimissionario (1879)}}
{{ComuniAmminPrec|1879||Costante Scardovi||[[Sindaco]]|Facente funzioni}}
{{ComuniAmminPrec|1879|1882|Francesco Farina||[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1882|1884|Ugo Gieri||[[Sindaco]]|(secondo mandato)}}
{{ComuniAmminPrec|1884|1885|Carlo Ricci||[[Sindaco]]|dimissionario (1885)}}
{{ComuniAmminPrec|1885|1890|Francesco Farina||[[Sindaco]]|Facente funzioni}}
{{ComuniAmminPrec|1890<ref>Elezione del sindaco da parte del consiglio comunale (legge 30/12/1888, n. 5865).</ref>|1894|Francesco Farina||[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1894|1895|Casimiro Dalle Vacche||[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1895||Angelo Tampieri||[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1895|1902|Domenico Scardovi|moderati|[[Sindaco]]|confermato (nel 1900?)}}
{{ComuniAmminPrec|1902|1905|Demetrio Gieri||[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1905|1914|Remigio Ricci Bitti|repubblicani e socialisti|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1914|1920|Luigi Azzaroli|moderati|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1920|1922|Luigi Bordini||[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1923|1924|Luigi Scardovi||[[Sindaco]]|dimissionario (1924)}}
{{ComuniAmminPrec|1924||Antonio Vernocchi||[[Sindaco]]|Facente funzioni}}
{{ComuniAmminPrec|1925<ref>Podestà nominato dal re.</ref>|1932|Luigi Scardovi||[[Podestà (fascismo)|Podestà]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1932|1936|Angelo Giuseppe Avveduti||[[Podestà (fascismo)|Podestà]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1936|1943|Tomaso Marzetti||[[Podestà (fascismo)|Podestà]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1944||Antonio Vernocchi||[[Commissario prefettizio|Comm. pref.]]|}}
{{ComuniAmminPrec|aprile 1945|ottobre 1945|Adriano Venturini||[[Sindaco]]<ref name="ref_A">Nominato dal prefetto su indicazione del [[Comitato di Liberazione Nazionale]].</ref>|}}
{{ComuniAmminPrec|ottobre 1945|marzo 1946|Achille Brunetti||[[Sindaco]]<ref name="ref_A" />|}}
{{ComuniAmminPrec|1946<ref>Elezione del sindaco da parte del consiglio comunale. Normativa ufficializzata con il d.p.r. 16/5/1960, n. 570.</ref>|1950|Tomaso Penazzi|[[Partito Comunista Italiano]]|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1951|1954|Giacomo Drei|[[Partito Comunista Italiano|PCI]] e [[Partito Socialista Italiano|PSI]]<ref>Riuniti nell'Alleanza Democratica Popolare.</ref>|[[Sindaco]]|dimissionario (1954)}}
{{ComuniAmminPrec|23/04/1954|1956|Egidio Mazzini|PCI|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1956|1964|Dino Landi||[[Sindaco]]|confermato nel 1960}}
{{ComuniAmminPrec|1964|1970|Egidio Mazzini|PCI-[[PSIUP]]|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|1970|1977|Raffaele Biondi|[[Partito Comunista Italiano|PCI]]|[[Sindaco]]|<small>Confermato nel 1975.<br />Dimissionario nel 1977.</small>}}
{{ComuniAmminPrec|15/04/1977|1980|Amalio Ricci Garotti|[[Partito Comunista Italiano|PCI]]|Vicesindaco|}}
{{ComuniAmminPrec|1980|1985|Amalio Ricci Garotti|PCI-PSI|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|3 giugno [[1985]]|12 marzo [[1989]]|Romano Ricci Mingani|PCI|[[Sindaco]]|<small>dimissionario</small>}}
{{ComuniAmminPrec|13 marzo [[1989]]|6 maggio [[1990]]|Maria Landa Biondi|[[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]]|Vicesindaco|}}
{{ComuniAmminPrec|7 maggio [[1990]]|25 aprile [[1995]]|Maria Landa Biondi|[[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]]|[[Sindaco]]|<small>Confermata il 7 maggio 1990.</small>}}
{{ComuniAmminPrec|26 aprile [[1995]]<ref>Elezione del sindaco a suffragio diretto (legge 25/3/1993, n. 81)</ref>|14 giugno [[2004]]|Luigi Antonio Amadei|Insieme per S.Agata <br />(lista civica indipendente)|[[Sindaco]]|<small>Confermato il 22 giugno 1999.</small>}}
{{ComuniAmminPrec|15 giugno [[2004]]|7 giugno [[2009]]|Franca Proni|Insieme per S.Agata|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|8 giugno [[2009]]|25 maggio [[2014]]|Luigi Antonio Amadei|Insieme per S.Agata|[[Sindaco]]|}}
{{ComuniAmminPrec|Nome=Enea Emiliani|Inizio=26 maggio [[2014]]|Fine=27 maggio [[2019]]|Carica=[[Sindaco]]|Partito=Insieme per S.Agata|Note=<small>Confermato il 27 maggio 2019.</small>}}{{ComuniAmminPrecFine}}
 
===Gemellaggi===
* {{Gemellaggio|Francia|Eybouleuf}}
* {{Gemellaggio|Francia|La Geneytouse}}
* {{Gemellaggio|Francia|Saint-Denis-des-Murs}}
* {{Gemellaggio|Francia|Royères}}
(I quattro comuni fanno parte della comunità di comuni di Noblat, nell'[[Alta Vienne]])
 
==Sport==
;Calcio
Fino all'annata 2012/13 la società calcistica locale, la S. C. Santagatese<ref>Fu fondata il 25 luglio 1964.</ref> (affiliata alla società imolese [[Enrico Ravaglia|ASD Chicco Ravaglia]]), ha disputato il campionato di [[Eccellenza Emilia-Romagna]].
 
Nel 2014 è stata fondata l'Asd Santagata Sport la cui prima squadra milita nel campionato di seconda categoria
 
==Note==
<references/>
{{References|2}}
 
==Bibliografia==
* Statuto della terra di Sant'Agata, Libri IV, 1487, traduzione a cura di Armanda Capucci;
* {{cita libro|Mario Albertini e|Claudio Cerioli|Trasporti nella Provincia di Cremona - 100 anni di storia|1994|Turris|Cremona|Claudio Cerioli|2|cid=cidAlbertini}} ISBN 88-85635-89-X
* Giovanni Baldini, Armanda Capucci, ''Ti racconto il Novecento'', Walberti, Lugo, 2005;
* Piero Barocelli, "La stazione del Castellaro di Gottolengo (Brescia)", in ''Bullettino di Paletnologia Italiana'', n. 62, 1943, pp. 85-96.
* Armanda Capucci, Antonio Taglioni, ''Nello specchio dei ricordi'', Comune di S. Agata s/S, 1995
* {{cita libro|Piero|Barocelli|Il Castellaro di Gottolengo|1971|Ateneo|Brescia}} {{NoISBN}}
* Armanda Capucci, Antonio Taglioni, ''Un ponte fra passato e futuro'', Walberti, Lugo, 2004;
* Piero Barocelli, "Manufatti litici di tecnica campignana negli insediamenti preistorici di Villa Cappella e del Castellaro di Gottolengo, pianura mantovano bresciana", in ''Emilia pre-romana'', n. 7, 1975, pp. 13-33.
* (a cura della Comunità parrocchiale), ''Un prete e la sua gente. Mons. Giovanni Ceroni'', Walberti, Lugo, 1991;
* {{cita libro|Angelo|Bonaglia|Gottolengo dalle origini neolitiche all'età dei Comuni|1985|Apollonio|Brescia|cid=cidBonaglia p}} {{NoISBN}}
* "Arte e fede nelle icone della Pieve di S. Agata sul Santerno" (opuscolo), 2006
* {{cita libro|Angelo|Bonaglia|Gottolengo: 1250-1500. Storia e documenti|2003|Comune|Gottolengo|cid=cidBonaglia m}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Angelo Bonaglia|e Maria Teresa Celsa|Gottolengo: il Cinquecento. Storia e documenti|2007|Comune|Gottolengo|cid=cidCelsa}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Angelo Bonaglia|e Alberto Superfluo|Gottolengo: il Seicento. Storia e documenti|2007|Comune|Gottolengo|cid=cidBonaglia e Superfluo}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Luigi|Cirimbelli|Leno: dodici secoli nel cuore della Bassa. Il territorio, gli eventi, i personaggi|1993|Cassa rurale ed artigiana padana|Leno|cid=cidCirimbelli}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Antonio Fappani|e Gian Mario Andrico|Agro bresciano. La Bassa fra Chiese e Mella|1998|Banca di credito cooperativo Agro bresciano|Ghedi|cid=cidFappani}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Pierino|Lucini|Gottolengo. Dalla preistoria alla romanità|1988|Apollonio|Brescia|cid=cidLucini}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Claudio|Mafrici|I binari promiscui. Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930)in ''Quaderni di sintesi'' n. 51|1997|Azienda servizi municipalizzati di Brescia|Brescia|cid=cidMafrici}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Dezio|Paoletti|Bassa Bresciana: un patrimonio ambientale e culturale da conoscere e valorizzare|1987|Cassa rurale e artigiana della Bassa Bresciana|Leno|cid=cidPaoletti}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Luigi|Schiapparelli|I Diplomi di [[Ugo di Provenza|Ugo]] e di [[Lotario I|Lotario]], di Berengario II e di [[Adalberto I d'Ivrea|Adalberto]]|1924|Istituto Storico Italiano|[[Roma]]|cid=cidSchiapparelli}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|Alberto|Superfluo|L'Oratorio della Madonna d'Incidella in Gottolengo|1978|Zanetti|Montichiari|cid=cidSuperfluo santuario}} {{NoISBN}}
 
==Voci correlate==
* [[BadiaRomagna Leonensed'Este]]
* [[BassaDiocesi Brescianadi Faenza-Modigliana]]
* [[Castellaro (Gottolengo)Sant'Agata]]
* [[GottolengoSanterno]]
* ex [[Strada statale 253 San Vitale]]
* [[Solaro (Gottolengo)]]
* [[Stazione di Sant'Agata sul Santerno]]
* [[Gambara (famiglia)]]
 
==Altri progetti==
{{interprogetto|commons=Category:Gottolengo}}
 
== Altri progetti ==
==Collegamenti esterni==
{{interprogetto}}
*[http://www1.popolis.it/abbazia/ Sito dedicato alla Badia di Leno]
*[http://www.gottolengo.com/ Sito istituzionale del comune di Gottolengo]
 
{{Comuni della provincia di Ravenna}}
{{portale|Brescia|Lombardia|storia}}
{{portale|Romagna}}
{{vetrina|giorno=01|mese=08|anno=2010|votazione=Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Storia di Gottolengo|arg=storia}}
 
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[[Categoria:Gottolengo]]