Storia del Football Club Internazionale Milano e Categoria:Montagne della California: differenze tra le pagine

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Categoria che raccoglie voci circa le [[montagna|montagne]] della [[California]].
{{torna a|Football Club Internazionale Milano}}
[[File:I 44 soci dissidenti del Milan.jpg|thumb|300px|I quarantaquattro soci dissidenti del [[Associazione Calcio Milan|Milan]] che fondarono l'Internazionale il 9 marzo del 1908]]
{{quote|È il titolo di un nuovo Club sorto da pochi giorni a Milano. Il nuovo Club, nato da una deplorevole scissura che non pochi malintesi hanno creato in seno al Milan Club, è composto in maggioranza di attivi footballey e di parecchi appassionati. Il massimo buon volere ed i migliori propositi sono le basi della nuova società che per ora promette poche ma buone cose. Scopo precipuo del nuovo Club è di facilitare l'esercizio del calcio agli stranieri residenti a Milano e diffondere la passione fra la gioventù Milanese, alla quale vanno fatte speciali e assai lodevoli felicitazioni. I nostri auguri di vita lunga, prospera e, quel che più conta, concorde vadano al nuovo sodalizio, che troverà certo nei suoi fondatori quella buona volontà necessaria perché i buoni intendimenti manifestati abbiano il miglior successo.<ref name="originiinter">[http://www.interfc.it/Origini.asp interfc.it]</ref>|''[[La Gazzetta dello Sport]]'', [[marzo]] [[1908]]}}
 
{{interprogetto}}
Di seguito viene trattata la '''storia del Football Club Internazionale Milano''' dal [[1908]] ai nostri giorni.
 
[[Categoria:Geografia della California]]
== Le origini, il primo scudetto e i cambi al vertice (1908-1919) ==
[[Categoria:Montagne degli Stati Uniti d'America|California]]
[[File:Virgilio Fossati.JPG|thumb|180px|[[Virgilio Fossati]], il primo capitano e allenatore dell'Inter.]]
 
Il Football Club Internazionale Milano nacque al ''Ristorante Orologio''<ref name="originiinter" /> la sera del [[9 marzo]] [[1908]] con il nome di ''Foot-Ball Club Internazionale'' (solo nel 1967 verrà aggiunto ''Milano'' alla denominazione ufficiale, quando diventerà una S.p.A.<ref>{{Cita web|url=http://www.guidamonaci.it/fc-internazionale-milano-spa_82_970408223011111.html |titolo=F.C. Internazionale Milano > Altre informazioni |editore=guidamonaci.it}}</ref>) per iniziativa di quarantaquattro dirigenti dissidenti del [[Associazione Calcio Milan|Milan]] contro il club rossonero, il quale aveva imposto di non far giocare calciatori stranieri e aveva deciso di non partecipare a nessun torneo nazionale. Il nome scelto per la nuova squadra volle simboleggiare la volontà cardine della società: dare la possibilità a giocatori non italiani di vestire questa maglia.<ref name="origini">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter1.html|titolo=Dalla fondazione alla prima guerra mondiale - Nasce la Beneamata|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> Dalla riunione uscì uno storico verbale che costituì l'atto ufficiale di nascita della società:
 
{{quote|9 marzo 1908. I signori fondatori si sono riuniti questa sera col fermo proposito di fondare il nuovo Club. Presenti i signori G.Muggiani - Bossard - Lana - Bertoloni - De Olma - Hintermann Enrico - Hintermann Arturo - Hintermann Carlo - Dell'Oro Pietro - Rietmann Ugo - Hans - Voelkel - Maner - Wipf - Ardussi Carlo. Dopo piccole discussioni d'occasione, il signor Muggiani propone si passi alla nomina di un consiglio provvisorio da confermarsi nella seduta di mercoledì 11 marzo. Nelle nomine vengono lasciate vacanti le cariche di Presidente e Vicepresidente. Furono nominati: a Segretario G.Muggiani; cassiere De Olma; economo Rietmann Hans; consiglieri 1° Dell'Oro Pietro 2° Paramithiotti. I presenti deliberano di non nominare una commissione di giuoco, ma bensì trovano necessaria la carica di economo. Muggiani propone di nominare quale socio onorario il Sig. Rag. Bosisio, segretario della Federazione Italiana del Foot-Ball. I presenti accettano tale proposta. Il nome del nuovo sodalizio è stato unanimemente accettato quale Foot-Ball Club Internazionale - Milano. La seduta viene tolta alle 11 1/2. Giorgio Muggiani<ref name="originiinter" />}}
 
[[File:Giovanni Paramithiotti.jpg|thumb|left|150px|[[Giovanni Paramithiotti]], il primo presidente nerazzurro.]]
I soci fondatori furono il [[pittore]] [[Futurismo|futurista]] [[Giorgio Muggiani]] (che disegnerà lo stemma e diverrà segretario del club), Boschard, Lana, Bertolini, Fernando De Osma, Enrico, Carlo e Arturo Hinterman, Pietro Dell'Oro, Hugo e Hans Rietmann, Voelkel, Maner, Wipf e Carlo Ardussi.<ref name="origini" /> Muggiani scelse anche i colori che avrebbero rappresentato l'emblema della società: il nero e l'azzurro. Quest'ultimo colore fu scelto perché all'epoca si usavano le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall'altra quindi simbolicamente il blu era opposto al rosso.<ref>Il figlio di Muggiani, Giorgio Muggiani jr, racconta della scelta dei colori da parte del padre. {{cita web|url=http://www.magliarossonera.it/protagonisti/img_socHQ/muggiani19.jpg|titolo=Il rosso, il nero, il blu. Giorgio Muggiani e i colori dell'Inter|pubblicazione=Inter, Milano siamo noi}}</ref>
 
Nella denominazione della società, ''Milano'' sarebbe dovuto essere l'appellativo principale, tuttavia si scopre ben presto che la compresenza del ''Milano'' e del ''Milan'' potrebbe dar adito a confusione e si stabilisce che la squadra dovrà chiamarsi con il nome programmatico per il quale è sorta: ''Internazionale''.<ref name="origini" />
 
Primo presidente fu nominato il socio e consigliere [[Giovanni Paramithiotti]], mentre, la figura dell'allenatore venne impersonata da [[Virgilio Fossati]], capitano della squadra, che pochi anni dopo morirà nella [[prima guerra mondiale]]. All'alba degli [[anni 1920|anni venti]] comparve poi stabilmente la figura dell'allenatore.<ref name="origini" />
 
Nel primo anno l'Internazionale disputa solo amichevoli, tra le quali quella persa con l'[[Ausonia Pro Gorla|Ausonia]] per 5-1, che viene registrata come la prima partita giocata dall'Inter,<ref name="Libro Inter Pistone">{{cita libro|Federico|Pistone|Inter - 1908-2008: Un secolo di passione nerazzurra| |Diemme}}</ref>, una partita contro il [[Racing Libertas Club]] vinta per 4-0<ref name="Libro Inter Pistone"/> e la [[Coppa Chiasso]], giocata nella città svizzera, dove l'Inter batté l'Ausonia per 1-0 ed arrivò in finale per sorteggio contro il Milan nel primo derby milanese della storia, vinto dai rossoneri per 3-2, in una finale da venticinque minuti per tempo.<ref name="Libro Inter Pistone"/>
 
=== Gli esordi e il 1º scudetto (1909-1910) ===
[[File:Milan 3-2 inter primo derby 1909.jpg|thumb|300px|[[10 gennaio]] [[1909]]: la prima partita ufficiale dei nerazzurri fu un [[Derby di Milano|derby]]. Qui una presa di [[Carlo Cocchi]], che nel corso della partita riuscirà a parare anche un [[Calcio di rigore|rigore]] calciato da [[Johann Ferdinand Mädler|Mädler]].]]
 
Al primo presidente [[Giovanni Paramithiotti]] successero nel [[1909]] [[Ettore Strauss]] e nel [[1910]] [[Carlo De Medici]]. La neonata società andava così a muovere i suoi primi passi nel [[Prima Categoria 1909|campionato 1909]], nell'ambito del girone lombardo dove si sarebbe dovuta scontrare con [[Milan]] e [[Unione Sportiva Milanese|Milanese]].<ref name="scudetto1909-10">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter1.html|titolo=Dalla fondazione alla prima guerra mondiale - Il primo scudetto|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> Il primo derby della storia contro il Milan, svoltosi il [[10 gennaio]] [[1909]] all'Arena, coincise anche con la prima partita ufficiale dei nerazzurri e si chiuse con una vittoria rossonera per 3-2, dopo che la squadra capitanata da Marktl si era portata sull'1-1 grazie alla rete di [[Achille Gama]].<ref name="scudetto1909-10" />
 
La formazione di quella prima stracittadina era: Cocchi; Kappler, Marktl; Niedermann, Fossati, Kummer; Gama, Du Chene, Hopf, Volke, Schuler.<ref name="scudetto1909-10" /> Come si può notare, la stragrande maggioranza dei primi calciatori nerazzurri era di origine svizzera. Il girone in questione fu alla fine vinto dalla Milanese.<ref name="scudetto1909-10" />
 
[[File:Inter 1º Scudetto 1909-10.jpg|thumb|left|L'Inter del primo scudetto]]
In vista del torneo [[Prima Categoria 1909-1910|1909-1910]] che si sarebbe svolto con la formula del ''girone unico'', ci fu un rinnovamento e della squadra dell'anno prima rimasero soltanto due titolari, Fossati e Schuler.<ref name="scudetto1909-10" /> Tra i nuovi arrivi c'era il portiere [[Piero Campelli]], che divenne uno dei maggiori punti di forza della squadra. L'Inter si issò in vetta alla classifica in coabitazione con la [[Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]] sino alla fine del campionato, costringendo la [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|Federazione]] a stabilire la data dello spareggio per l'assegnazione del titolo al [[24 aprile]] [[1910]], all'Arena di Milano.<ref name="scudetto1909-10" /> Poiché lo stadio era indisponibile per una gara tra rappresentative militari (nella quale sarebbero stati impegnati i vercellesi Innocenti, Milano II e Fresia), la stessa Federcalcio spostò la sede a [[Vercelli]], senza comunque spostare la data come richiesto dalla dirigenza piemontese; per protesta, i bianchi decisero di far scendere in campo la squadra ragazzi.<ref name="scudetto1909-10" /> Il punteggio finale fu 10-3.<ref>Secondo alcuni 9-3, secondo altri 11-3.</ref> Questi erano i nomi dei primi campioni nerazzurri: Campelli, Fronte, Zoller; Jenny, Fossati, Stebler; Capra, Payer, Peterlj, Aebi, Schuler.<ref name="scudetto1909-10" /> Durante la stagione l'Inter, inoltre, vinse entrambi i [[Derby di Milano|derby]] in goleada: nella prima partita il mattatore fu Capra, autore di una tripletta, condita dai gol di Payer e Peterly, mentre nella seconda gara Engler e Peterly, con le loro doppiette e Capra, risposero alla segnatura iniziale di Mariani.<ref name="scudetto1909-10" />
 
=== Continui cambi di presidenza (1910-1919) ===
Allo scudetto seguirono quattro stagioni durante le quali la presidenza cambiò diverse volte: entrarono in carica [[Emilio Hirzel]] ([[1912]]), [[Luigi Ansbacher]] ([[1914]]) e nello stesso anno [[Giuseppe Visconti Di Modrone]], che rimase al vertice della società fino al 1919, quando la carica venne rilevata da [[Giorgio Hülss]]. Durante la presidenza [[Giuseppe Visconti Di Modrone|Modrone]] divampò la [[Prima guerra mondiale]]: essa portò all'interruzione del [[Prima Categoria 1914-1915|campionato 1914-1915]] e alla sospensione di tutti i successivi. Nel campionato 1914-1915 [[Luigi Cevenini|Cevenini III]] fu capocannoniere con 35 reti, che comunque non permisero all'Inter di vincerlo.
 
== Dal secondo scudetto agli anni venti (1919-1928) ==
=== Il 2º scudetto (1919-1920) ===
[[File:Inter 1919-20.jpg|thumb|250px|L'Inter vittoriosa non appena conclusa la [[Grande Guerra]]. Da sinistra [[Ermanno Aebi|Aebi]], [[Emilio Agradi|Agradi]], [[Giuseppe Fossati|Fossati II]], [[Alessandro Beltrame|Beltrame]], [[Alessandro Milesi (calciatore)|Milesi]] e [[Luigi Cevenini|Cevenini III]]; accosciati, [[Gustavo Francesconi|Francesconi]], [[Piero Campelli|Campelli]], [[Giuseppe Asti|Asti]], [[Mario Cevenini|Cevenini II]] e [[Leopoldo Conti|Conti]].]]
 
Divenne presidente [[Giorgio Hülss]] (rimarrà soltanto in questa stagione), il quale ingaggiò la coppia di allenatori [[Nino Resegotti]] e [[Francesco Mauro]].<ref name="scudetto19-20">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter2.html|titolo=Dal secondo scudetto alla crisi degli anni '20 - Il secondo scudetto|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> La compagine che andava ad affrontare il primo torneo del dopoguerra vedeva la presenza dei "vecchi" Aebi, Agradi, Asti e Campelli, oltre a quattro dei cinque fratelli Cevenini.<ref name="scudetto19-20" /> Inoltre entrarono in prima squadra [[Giuseppe Fossati]], fratello di [[Virgilio Fossati|Virgilio]] deceduto in [[Prima guerra mondiale|guerra]], e [[Leopoldo Conti]], a inizio carriera.<ref name="scudetto19-20" /> Il suo arrivo all'Inter assunse le sembianze di un vero e proprio intrigo: conteso da due club minori milanesi, Conti fu atteso sotto casa da alcuni amici di fede nerazzurra, tra i quali Leone Boccali, il futuro dirigente de ''[[Il Calcio Illustrato]]'', e convinto a vestire la maglia dell'Inter.<ref name="scudetto19-20" />
 
Dopo aver vinto il girone lombardo con Brescia, Juventus Italia, Trevigliese, Cremonese e Libertas, i nerazzurri furono inseriti nel gruppo C di semifinale, insieme a Novara, Bologna, Torino, Andrea Doria ed Enotria Goliardo;<ref name="scudetto19-20" /> totalizzando 16 punti, superarono di tre lunghezze Novara e Bologna qualificandosi, con Juventus e Genoa, al girone finale, che avrebbe sancito la sfidante della vincente del torneo centromeridionale nella finalissima nazionale. Dopo aver battuto i bianconeri per 1-0, all'Inter fu sufficiente un pareggio col Genoa per superare anche questo ostacolo.<ref name="scudetto19-20" />
 
<div style="float:left; font-size:85%; width:300px; border:0px; padding:0px; margin-left:0em; margin-right:20px; margin-bottom:0px; text-align:left">
{{finestra|allign=left|width=50%|logo=Soccer ball.svg|border=1px|col1=blue|col2=#F7F7F7|col3=white|font-size=120%|titolo=La retrocessione sfiorata|contenuto=
La stagione 1921-1922 fu caratterizzata da due federazioni distinte, [[Confederazione Calcistica Italiana|CCI]] e [[FIGC]], che organizzarono due campionati indipendenti. L'Inter prese parte alla [[Prima Divisione 1921-1922|Prima Divisione]] della CCI, inserita nel Girone B della Lega Nord. Il campionato confederale si concluse il [[30 marzo]] [[1922]], coi nerazzurri piazzatisi ultimi nel loro girone con 11 punti.
 
A questo punto l'Inter, in quanto ultima in classifica, da regolamento CCI avrebbe dovuto disputare uno spareggio interdivisionale contro una seconda classificata di [[Seconda Divisione 1921-1922|Seconda Divisione]] (lo [[Nazionale Lombardia Foot-Ball Club|Sport Club Italia]]) per evitare la retrocessione,<ref>{{cita news|url=http://blog.guerinsportivo.it/blog/2011/02/15/lo-stile-di-rosetta/|titolo=Lo stile di Rosetta|pubblicazione=[[Guerin Sportivo|blog.guerinsportivo.it]]|autore=Stefano Olivari|data=15 febbraio 2011|accesso=14 gennaio 2012}}</ref> ma nel frattempo la soluzione dei due campionati separati non aveva incontrato favori, e dopo aspre polemiche il [[26 giugno]] 1922 i dirigenti della FIGC e della CCI si riunirono a [[Brusnengo]] per elaborare una nuova composizione unitaria dei gironi nella successiva stagione [[Prima Divisione 1922-1923|1922-1923]]. Arbitro e mediatore fu Emilio Colombo, direttore della ''[[Gazzetta dello Sport]]''. Si giunse a un accordo fra le società rivali (noto come [[Compromesso Colombo]]), e il reintegro della CCI all'interno della FIGC derogò i precedenti regolamenti, comportando la sostituzione delle Categorie con sei "Divisioni" sul modello inglese.<ref>{{cita news|url=http://users.libero.it/arys/Regolamento.gif|titolo=Il verdetto arbitrale per la fusione della Federazione e della Confederazione|pubblicazione=[[Il Gazzettino|Gazzettino dello Sport]]|data=26 giugno 1922}}</ref><ref>{{cita news|url=http://blog.guerinsportivo.it/blog/2011/03/06/linter-non-retrocede/|titolo=L'Inter non retrocede|pubblicazione=[[Guerin Sportivo|blog.guerinsportivo.it]]|autore=Stefano Olivari|data=6 marzo 2011|accesso=14 gennaio 2012}}</ref> La Prima e la Seconda furono dirette a livello nazionale da una sinergia di Lega Nord e Lega Sud, mentre le altre vennero demandate ai Comitati Regionali, confinati a un ruolo di secondo piano.
 
Per determinare la composizione delle prime due Divisioni furono organizzati degli spareggi incrociati di ammissione tra squadre federali e confederate; per i nerazzurri, dunque, le sfide-salvezza da disputare divennero due. Il [[2 luglio]] 1922 l'Inter vinse a tavolino (2-0) lo spareggio preliminare CCI in gara unica contro lo Sport Club Italia, che diede ''forfait'' non riuscendo a schierare in campo 11 giocatori. Il club meneghino approdò così al decisivo spareggio interfederale, dove fu sorteggiata contro la [[A.C.F. Fiorentina|Libertas]]. Il [[9 luglio]] i nerazzurri si imposero a [[Milano]] contro i fiorentini per 3-0 (con doppietta di [[Osvaldo Aliatis|Aliatis]] e gol di [[Ermanno Aebi|Aebi]]) nella gara d'andata; l'1-1 nel ritorno del [[16 luglio]] a Firenze permise all'Inter di evitare la relegazione e di essere tuttora l'unica squadra italiana a non essere mai retrocessa dalla massima serie del [[campionato italiano di calcio]].
}}
</div>
 
L'ultimo scoglio fu rappresentato dal [[Associazione Sportiva Livorno Calcio|Livorno]] di [[Mario Magnozzi]], superato nella partita di finale a Bologna per 3-2: era il secondo titolo della storia interista.<ref name="scudetto19-20" /> Questi gli uomini che avevano composto l'undici titolare nel corso della stagione: Campelli, Francesconi, Beltrame, Milesi, Fossati, Scheidler, Conti, Aebi, Agradi, Cevenini III e Asti. Come già era successo dopo il primo scudetto di dieci anni prima, il trionfo segnò anche l'inizio di un periodo di stasi, che vide i nerazzurri piombare in una sorta di mediocrità.<ref name="scudetto19-20" />
 
=== Il periodo 1920-1928 ===
Come successo con il primo scudetto, alla seconda vittoria in campionato seguì un lungo periodo anonimo, segnato solo da una retrocessione evitata per un soffio e, dopo molti piazzamenti di media classifica nei Gironi interregionali, da un quinto posto nel [[Divisione Nazionale 1926-1927|1926-1927]]. Ci furono due cambi di presidenza: nel [[1923]] a [[Francesco Mauro]] successe [[Enrico Olivetti]], e nel [[1926]] fu la volta di [[Senatore Borletti]]. La panchina vide invece alternarsi [[Bob Spotishwood]], [[Paolo Scheidler]], [[Arpad Weisz]] e [[József Viola]]. La [[Divisione Nazionale 1927-1928|stagione successiva]], che vide l'Inter raggiungere il settimo posto nel girone finale, vide l'esordio di un ragazzo cresciuto nel vivaio, [[Giuseppe Meazza]], che segnò 12 reti.
 
== L'Ambrosiana-Inter (1928-1945) ==
{{vedi anche|Associazione Sportiva Ambrosiana}}
Con l'instaurazione e affermazione del [[regime fascista]] nel corso degli anni venti, l'Inter si vide costretta a cambiare ragione sociale: il [[Partito Nazionale Fascista|Partito Fascista]] non apprezzava infatti il nome "Internazionale", che non rispettava la tradizionale italianità promossa dalla linea di governo e richiamava troppo esplicitamente l'Internazionale per antonomasia, vale a dire la [[Comintern|Terza Internazionale comunista]];<ref name="scudetto1929-30">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter3.html|titolo=I brillanti anni '30 - Il terzo scudetto|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> inoltre vi era la volontà da parte del regime di ridurre, ove era possibile, il numero di squadre ad una sola per città; infatti è in questo periodo che nascono squadre come il Napoli, la Fiorentina e la Roma tutte formazioni nate dalla fusione delle varie squadre cittadine (ad eccezione della Lazio che non rientrò nella fusione capitolina).<ref name="scudetto1929-30" /> Pertanto, nell'estate del [[1928]], sotto la guida del presidente [[Senatore Borletti]] (entrato in carica nel [[1926]]), l'F.C. Internazionale si fuse con l'[[Unione Sportiva Milanese]]. ovvero la terza squadra di Milano, mutando nome e casacca: nacque così l'[[Associazione Sportiva Ambrosiana]], con tenuta bianca rossocrociata (colori di [[Milano]]) e segnata dal fascio littorio.<ref name="scudetto1929-30" />
 
=== Il 3º scudetto (1929-1930) ===
[[File:Inter 1929-30.jpg|thumb|300px|Una formazione vincitrice del 3º scudetto: da sinistra in piedi, [[Guido Gianfardoni|Gianfardoni]], [[Valentino Degani|Degani]] e [[Luigi Allemandi|Allemandi]]; accasciati, [[Enrico Rivolta|Rivolta]], [[Giuseppe Viani|Viani]] e [[Armando Castellazzi|Castellazzi]]; seduti, [[Umberto Visentin|Visentin]], [[Pietro Serantoni|Serantoni]], [[Giuseppe Meazza|Meazza]], [[Antonio Blasevich|Blasevich]] e [[Leopoldo Conti|Conti]].]]
 
La nuova divisa durò pochi mesi e, di nuovo in nerazzurro (ma con il colletto a scacchi bianconeri, colori sociali dell'U.S. Milanese), la squadra allenata da [[Árpád Weisz]] e guidata dai presidenti [[Ernesto Torrusio]] ([[1929]]) e [[Oreste Simonotti]] ([[1930]]) conquistò il terzo [[scudetto]] in occasione del primo campionato a girone unico senza suddivisioni geografiche, la [[Serie A]] del [[Serie A 1929-1930|1929-1930]].<ref name="scudetto1929-30" /> Dopo aver vinto a [[Livorno]] alla prima partita, i nerazzurri persero a [[Vercelli]] col minimo scarto.<ref name="scudetto1929-30" /> Un pareggio a [[Roma]] con la [[SS Lazio|Lazio]] e la vittoria contro la Cremonese, introdussero gli uomini di Weisz al primo [[Derby di Milano|derby stagionale]], che fu vinto grazie alla rete di Meazza nel secondo tempo (anche nel ritorno i nerazzurri prevalsero sui rossoneri).<ref name="scudetto1929-30" /> Il ''Balilla'', con una tripletta, fu il protagonista della goleada col [[Calcio Padova|Padova]], nella settima giornata; la domenica successiva l'Inter fu battuta a Testaccio dalla [[AS Roma|Roma]] dell'ex [[Fulvio Bernardini]].<ref name="scudetto1929-30" /> Il momento non felice fu confermato dalla sconfitta interna con la [[Triestina]], che allontanò il vertice della classifica.<ref name="scudetto1929-30" /> Alla quindicesima giornata Meazza e compagni andarono a vincere in casa della capolista [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] per 4-1.<ref name="scudetto1929-30" /> In seguito l'Inter riuscì a violare anche il campo della [[Juventus]], nella giornata successiva, e a vincere titolo di ''campione d'inverno''.<ref name="scudetto1929-30" /> La stagione proseguì rifilando un 6-2 al [[Associazione Sportiva Livorno Calcio|Livorno]] e un 4-0 alla [[Pro Vercelli]].<ref name="scudetto1929-30" /> Alla ventiquattresima giornata i nerazzurri, vincendo a [[Padova]], approfittarono della contemporanea sconfitta della Juventus a [[Modena]].<ref name="scudetto1929-30" /> Nella giornata successiva venne battuta la Roma per 6-0 con quaterna di Meazza: proprio l'attacco si dimostrò il reparto più efficiente della squadra, rifilando una goleada dietro l'altra alle rivali, tra le quali spiccò l'8-0 sulla [[Pro Patria]] alla ventottesima giornata.<ref name="scudetto1929-30" /> L'ultimo sussulto avvenne alla terzultima giornata, quando a far visita all'Inter arrivò il Genoa secondo in classifica a quattro punti: i nerazzurri, in svantaggio di 3 reti nel primo tempo, riuscirono a pareggiare 3-3 nel secondo tempo grazie a Meazza che segnò la tripletta decisiva.<ref name="scudetto1929-30" /> La matematica certezza arrivò solo la domenica successiva con la vittoria sulla Juventus, partita preceduta da un incidente automobilistico occorso a [[Luigi Allemandi]], condito da una scazzottata, che costrinse il terzino ad arrivare allo stadio proprio poco prima che cominciasse la gara. L'Inter divenne la prima squadra a vincere la [[Serie A]] e Meazza si laureò capocannoniere con 31 reti in 33 gare disputate.<ref name="scudetto1929-30" />
 
In campo internazionale venne raggiunta la semifinale di [[Coppa dell'Europa Centrale 1930|Coppa Mitropa]], coppa riservata ai club di [[Austria]], [[Italia]], [[Ungheria]], [[Cecoslovacchia]], [[Romania]] e [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]].<ref name="scudetto1929-30" />
 
=== Il periodo 1930-1937 ===
Il quinto posto nel [[Serie A 1930-1931|1930-1931]]<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=4&L=it|titolo=Arpad Weisz: 1930/31|editore=inter.it}}</ref> portò un'aria di cambiamento alla società: il nuovo timoniere [[Ferdinando Pozzani]] lasciò andare molti giocatori, cambiò allenatore ([[Istvan Toth]]) e ottenne dalla [[FIGC]] il permesso per assumere la denominazione di Ambrosiana-Inter. Lo stravolgimento societario non portò risultati, che si limitarono al sesto posto.<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=6&L=it|titolo=Istvan Toth: 1931/32|editore=inter.it}}</ref>
 
[[File:Giuseppe Meazza 1935.jpg|thumb|left|165px|[[Giuseppe Meazza]]: con 408 presenze e 288 gol totali è il miglior marcatore nella storia dell'Inter. Vinse tre volte il titolo di [[capocannoniere]] della Serie A.]]
Il nuovo ritorno di [[Arpad Weisz]], l'arrivo del portiere [[Carlo Ceresoli]] e dei nuovi attaccanti di spessore [[Virgilio Felice Levratto]] e [[Francesco Frione]], permise all'Ambrosiana nel [[Serie A 1932-1933|1932-1933]] di arrivare seconda, otto punti dietro la [[Juventus Football Club|Juventus]].<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=4&L=it|titolo=Arpad Weisz: 1932/33|editore=inter.it}}</ref> Il [[1933]] fu anche l'anno dell'unica finale in [[Mitropa Cup]]. Dopo aver eliminato [[First Vienna]] e [[Sparta Praga]], ai nerazzurri restava da battere l'[[FK Austria Vienna|Austria Vienna]]: dopo la vittoria per 2-1 a [[Milano]], a [[Vienna]] i nerazzurri vennero sconfitti 3-1 dai padroni di casa.
 
Nel girone d'andata [[Serie A 1933-1934|1933-1934]] l'Ambrosiana batté la [[Juventus Football Club|Juventus]] 3-2 all'Arena Civica, in un incontro che registrò l'incasso record di 400.000 lire.<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=4&L=it|titolo=Arpad Weisz: 1933/34|editore=inter.it}}</ref> Con le sconfitte nel girone di ritorno con [[A.C.F. Fiorentina|Fiorentina]] e [[Torino Calcio|Torino]] i nerazzurri ottennero un altro secondo posto, stavolta con lo scarto ridotto a quattro punti.
 
Nell'[[Serie A 1934-1935|anno successivo]], segnato dalla scomparsa di [[Francesco Frione|"Tito" Frione]], all'ultima giornata Inter e Juventus erano a pari punti: i bianconeri vinsero a [[Firenze]], mentre i nerazzurri persero contro la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]], con rete dell'ex nerazzurro [[Felice Levratto]], e la stagione divenne per i ragazzi allenati da [[Gyula Feldmann]] l'anno del terzo secondo posto consecutivo.<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=7&L=it|titolo=Gyula Feldmann: 1934/35|editore=inter.it}}</ref>
 
Passarono due anni dove in panchina si avvicendarono [[Albino Carraro]] (sostituto di Feldmann, esonerato) e [[Armando Castellazzi]], ottenendo un quarto e un settimo posto in [[Serie A]] e una semifinale di [[Mitropa Cup]].
 
=== Il 4º scudetto e la 1ª Coppa Italia (1937-1939) ===
[[File:Inter 1937-38.jpg|thumb|300px|Una formazione dell'[[Associazione Sportiva Ambrosiana-Inter 1937-1938|Ambrosiana-Inter]] vincitrice dello scudetto nel 1938]]
 
Partita la stagione [[Serie A 1937-1938|1937-1938]] con un pareggio 3-3 a [[Lucca]], l'Ambrosiana, guidata ancora da Castellazzi, raggiunse la vetta della classifica alla nona giornata, per effetto della vittoria sulla [[Juventus]]. Al quindicesimo turno, ultimo del girone di andata, i nerazzurri vinsero il titolo di ''campione d'inverno'' con quattro lunghezze di vantaggio sul [[Bologna FC|Bologna]]. Il girone di ritorno si aprì con la goleada ai danni della [[Lucchese]]; alla ventiduesima giornata la Juventus affiancò i nerazzurri, per poi staccarli di due lunghezze due domeniche dopo. I punti di distanza divennero poi tre alla ventiseiesima giornata, quando l'Ambrosiana fu sconfitta sul campo del [[Associazione Calcio Liguria|Liguria]]. In seguito i bianconeri persero a [[Trieste]] e cedettero in casa contro il Liguria, ex Sampierdarenese, a 90 minuti dalla fine. L'Ambrosiana-Inter balzò così in testa e attese l'ultima giornata con una classifica che vedeva in testa i nerazzurri con 39 punti, poi la Juventus con 38 e Bologna, [[Genoa]] e [[Milan]] terze a quota 37. La squadra vinse lo scudetto all'ultima giornata, per effetto della vittoria di [[Bari]]: l'annuncio venne dato dagli altoparlanti di [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] mentre si giocava [[Milan]]-Juventus con 40.000 nerazzurri infiltrati.<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=8&L=it|titolo=Armando Castellazzi: 1937/38|editore=inter.it}}</ref> In serata migliaia di tifosi nerazzurri aspettarono il ritorno dei giocatori alla stazione di Milano, per festeggiare il quarto scudetto. Ancora una volta decisivo Meazza, autore di 20 centri stagionali in 25 presenze: nella stessa estate il ''Balilla'' portò l'Italia al [[Campionato mondiale di calcio 1938|secondo trionfo mondiale]].
 
La società compensò il ritiro di mister [[Armando Castellazzi]] con [[Tony Cargnelli]], teorico del [[Sistema (calcio)|sistema]] (modulo che sostituisce il classico schema danubiano), e fece ritornare [[Attilio Demaría]] dal [[America meridionale|Sudamerica]]. La squadra così rinnovata arrivò terza in [[Serie A]] e vinse la sua prima [[Coppa Italia]] nel [[Coppa Italia 1938-1939|1938-39]] battendo in finale il Novara per 2-1 con gol di Ferraris II e Frossi.<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=9&L=it|titolo=Tony Cargnelli: 1938/39|editore=inter.it}}</ref>
 
=== Il 5º scudetto (1939-1940) ===
[[File:Inter 1939-40.jpg|thumb|left|300px|L'undici dell'[[Associazione Sportiva Ambrosiana-Inter 1939-1940|Ambrosiana-Inter]] che vinse il 5º scudetto nel [[Serie A 1939-1940|1939-40]]]]
 
A tener banco nelle cronache dell'estate del [[1939]] fu un "caso" che riguardò [[Giuseppe Meazza|Meazza]] che rimase escluso dalla rosa titolare dell'Ambrosiana per via di un embolo che colpì il suo piede sinistro.<ref name=Chiesa51>{{cita|Chiesa|p. 51}}</ref> Il campione dal «piede gelato» rimase dunque inattivo, e la società nerazzurra, che in campagna acquisti limitò gli ingressi al solo difensore del [[Brescia Calcio|Brescia]] [[Bernardo Poli|Poli]], scelse di puntare semplicemente sulla riserva [[Umberto Guarnieri|Guarnieri]].<ref name=Chiesa4849>{{cita|Chiesa|pp. 48-49}}</ref> I nerazzurri guidarono il campionato [[Serie A 1939-1940|1939-1940]] con [[Tony Cargnelli]] ancora in panchina, vincendo all'ultima giornata lo scontro diretto con il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] e festeggiando lo scudetto sul neutro di [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]], campo del [[Associazione Calcio Milan|Milan]], scelto perché il numero di spettatori era superiore alla capienza massima dell'[[Arena Civica]] (l'incasso fu di 471.000 lire).<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=9&L=it|titolo=Tony Cargnelli: 1939/40|editore=inter.it}}</ref> Dopo otto giorni [[Benito Mussolini]] annunciò l'entrata dell'Italia in [[Seconda guerra mondiale|guerra]].
 
=== Il periodo 1940-1942 ===
Gli anni successivi, ceduto Meazza e con la [[seconda guerra mondiale]] in corso, non c'erano certezze sul futuro e non si facevano grossi investimenti. La stagione [[Serie A 1940-1941|1940-1941]] vide l'Inter, allenata dalla coppia [[Italo Zamberletti|Zamberletti]]-[[Giuseppe Peruchetti|Peruchetti]] arrivare seconda, mentre nel [[Serie A 1941-1942|torneo successivo]] la squadra ottenne un dodicesimo posto che ebbe il solo vantaggio di evitare la retrocessione.
 
== La presidenza Masseroni (1942-1955) ==
=== Il periodo 1942-1952 ===
[[File:Carlo Masseroni (1954).jpg|thumb|160px|Il presidente [[Carlo Masseroni]] nel [[1954]]]]
 
Dati i risultati del biennio precedente, il presidente [[Ferdinando Pozzani]] si fece da parte in favore di [[Carlo Masseroni]], un industriale della gomma che era anche un grande appassionato di ciclismo.<ref name="dapozzaniamasseroni">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter4.html|titolo=L'era Masseroni - Da Pozzani a Masseroni|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> La sua prima mossa fu l'allontanamento del tecnico [[Ivo Fiorentini]], avvicendato da [[Giovanni Ferrari]], appena passato dal calcio giocato alla panchina.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Sotto la guida di quest'ultimo l'Inter ottenne il quarto posto nel torneo [[Serie A 1942-1943|1942-1943]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Ormai il conflitto mondiale era arrivato anche in Italia ed era arrivato il momento di fermare i campionati.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Dopo la caduta del [[regime fascista]], il [[27 ottobre]] [[1945]] Masseroni annunciò che «l'Ambrosiana torna a chiamarsi solo Internazionale».<ref name="dapozzaniamasseroni" />
 
Il [[Divisione Nazionale 1945-1946|primo torneo del dopoguerra]] fu anche quello che vide il ritorno dei gironi territoriali, resi necessari dalle difficoltà di movimento causate dalla distruzione delle infrastrutture viarie.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> La squadra, affidata a [[Carlo Carcano]], non andò oltre un quarto posto finale, che convinse Masseroni a fare un deciso intervento sul mercato.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Vennero presi cinque calciatori sudamericani: [[Bibiano Zapirain]], [[Luis Pedemonte]], [[Alberto Cerioni]], [[Tomaso Volpi]] e [[Elmo Bovio]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Poi, a gennaio inoltrato, Bovio, Volpi e Cerioni fecero perdere le loro tracce e a Carcano non rimase che prendere atto della sua impossibilità a restare sulla panchina.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Furono [[Nino Nutrizio]] insieme all'allenatore-giocatore [[Giuseppe Meazza]], tornato all'Inter a trentasei anni, a prenderne le redini.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> La coppia permise di ottenere la salvezza nell'ultima partita del ''Pepin''.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Non andò meglio l'annata successiva, quando arrivarono giocatori come Fiorini, Pangaro, Susmel e Quaresima, il giovane [[Benito Lorenzi]], Fattori, e l'ungherese Garay. Il risultato finale fu il dodicesimo posto.<ref name="dapozzaniamasseroni" />
 
Soltanto Meazza venne confermato in panchina, poi comunque esonerato con il ritorno di [[Carlo Carcano]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Questi, non potendo più contare su [[Bruno Quaresima]], decisivo all'andata, poiché bloccato da un infortunio, decise di far girare la squadra attorno al giovane [[Benito Lorenzi]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Alla fine del [[Serie A 1947-1948|1947-1948]], comunque, la terza piazza conquistata al giro di boa si ridusse al dodicesimo posto.<ref name="dapozzaniamasseroni" />
 
Nell'estate del 1948 la campagna acquisti vide arrivare [[Amedeo Amadei]], dalla [[AS Roma|Roma]], l'ala [[Gino Armano]] dall'[[Alessandria]], il mediano [[Enzo Bearzot]] e il centromediano [[Attilio Giovannini]] ([[Lucchese]]).<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Sul mercato estero Masseroni era riuscito ad assicurarsi l'apolide [[István Nyers]], attaccante dello [[Stade Français]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Era invece fallito l'assalto a [[Valentino Mazzola]], il quale, nonostante le sfarzose offerte di Masseroni,<ref name=mazzolaannuncia>{{cita news |url=http://www.emeroteca.coni.it/bookreader.php?&c=1&f=6075&p=2#page/2/mode/1up |titolo=Mazzola annuncia il suo passaggio alla Inter |pubblicazione=Corriere dello Sport |data=30 giugno 1948 |pagina=2 |accesso=27 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita news |url=http://www.emeroteca.coni.it/bookreader.php?&c=1&f=6141&p=1#page/1/mode/1up |titolo=Il Torino ancora più in alto di tutti. E poi? Inter, Milan, Juventus e Triestina. |autore=Fulvio Bernardini |pubblicazione=Corriere dello Sport |data=16 settembre 1948 |pagina=1 |accesso=28 gennaio 2012}}</ref> non abbandonò il Torino. I nuovi giocatori non offrirono il gioco richiesto da mister [[John Astley]], che venne sostituito a metà stagione da [[Giulio Cappelli]] il quale cominciò la rincorsa sul Torino grazie anche ai gol di Nyers, capocannoniere con 26 reti.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> I nerazzurri tornarono nel gruppo di testa e diventarono il principale avversario dei granata.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Solo con lo 0-0 di Milano del [[30 aprile]] [[1949]] gli uomini di [[Ferruccio Novo]] riuscirono ad assicurarsi la sicurezza del quinto tricolore di fila.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Quella contro i nerazzurri fu l'ultima partita ufficiale del [[Grande Torino]] poiché l'intera squadra scomparve il [[4 maggio]] nella [[tragedia di Superga]].<ref name="dapozzaniamasseroni" />
 
Nell'estate del [[1949]] Masseroni riuscì a portare a Milano altri giocatori come il terzino [[Giovanni Giacomazzi]], giovane scovato alla [[Luparense]], l'interno [[Renato Miglioli]] dall'[[Atalanta]] e l'olandese [[Faas Wilkes]], di ruolo ala.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> L'Inter arrivò terza nel torneo vinto dalla [[Juventus]].<ref name="dapozzaniamasseroni" />
 
Masseroni acquistò poi i difensori [[Ivano Blason]] dalla Triestina e [[Bruno Padulazzi]] dalla Lucchese, completando le trattative con lo svedese [[Lennart Skoglund]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Il suo arrivo, e la conferma di Nyers, Lorenzi e Wilkes, creava abbondanza in attacco, che veniva risolto con la cessione al [[SSC Napoli|Napoli]] di [[Amedeo Amadei]].<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Il torneo [[Serie A 1950-1951|1950-1951]] si trasformò in una lotta tra le due milanesi, risolto alla penultima giornata quando la sconfitta interna del Milan con la Lazio veniva neutralizzata dalla concomitante sconfitta interista a Torino, coi granata.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> La squadra giunse infine al secondo posto.<ref name="dapozzaniamasseroni" /> Nel [[Serie A 1951-1952|torneo successivo]] la squadra arrivà terza.<ref name="dapozzaniamasseroni" />
 
=== La gestione Foni: i due scudetti consecutivi (1952-1955) ===
====Il 6º scudetto (1952-1953)====
[[File:Inter 1953-1954.jpg|thumb|left|300px|L'Inter [[Football Club Internazionale Milano 1953-1954|1953-54]], la prima che seppe bissare il titolo ottenuto nella stagione precedente: una formazione della stagione, da sinistra [[Benito Lorenzi|Lorenzi]], [[Lennart Skoglund|Skoglund]], [[Fulvio Nesti|Nesti]], [[Bruno Mazza|Mazza]], il capitano [[Attilio Giovannini|Giovannini]] e [[István Nyers|Nyers]]; accosciati [[Bruno Padulazzi|Padulazzi]], [[Gino Armano|Armano]], [[Maino Neri|Neri]], [[Giorgio Ghezzi|Ghezzi]] e [[Giovanni Giacomazzi|Giacomazzi]].]]
 
Il [[Serie A 1952-1953|1952-1953]] vide la squadra allenata dal dottor [[Alfredo Foni]], un precursore del catenaccio, che reinventò [[Ivano Blason]] libero e scartò [[Faas Wilkes]] in favore di [[Bruno Mazza]], acquistato insieme a [[Fulvio Nesti]].<ref name="scudetto52-53/54-55">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter4.html|titolo=L'era Masseroni - Finalmente torna lo scudetto|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> Gli uomini di Foni presero il comando alla nona giornata e non lo mollarono più sino al termine.<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Alla quindicesima giornata l'Inter sconfisse la [[Juventus]] e si ritrovò con quattro lunghezze di vantaggio sul [[Milan]].<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Nelle quattro giornate successive il vantaggio aumentò a otto punti, che divennero nove al ventiduesimo turno.<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Da quel momento i nerazzurri poterono dedicarsi alla difesa di quel vantaggio, ottenendo la sicurezza della vittoria alla quartultima giornata, con la vittoria sul [[USC Palermo|Palermo]] che consegnò loro il sesto scudetto della storia interista, ottenuto anche grazie alle prestazioni della difesa che subì soltanto 24 reti.<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Questa la formazione titolare: [[Giorgio Ghezzi|Ghezzi]], [[Ivano Blason|Blason]], [[Giovanni Giacomazzi|Giacomazzi]], [[Maino Neri|Neri]], [[Attilio Giovannini|Giovannini]], [[Fulvio Nesti|Nesti]], [[Gino Armano|Armano]], [[Bruno Mazza|Mazza]], [[Benito Lorenzi|Lorenzi]], [[Lennart Skoglund|Skoglund]], [[István Nyers|Nyers]].
 
====Il 7º scudetto (1953-1954)====
La conquista dello scudetto permise a Masseroni di chiudere un poco i cordoni della borsa, in vista della successiva campagna acquisti che vide gli arrivi del portiere di riserva Cavalli, del terzino Vincenzi e dell'attaccante Zambaiti.<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Sotto la guida di Foni i nerazzurri riuscirono a bissare lo scudetto, stavolta dopo una lotta con la [[Juventus]], che vide alla fine prevalere l'Inter di un punto.<ref name="scudetto52-53/54-55" /> La svolta del campionato si ebbe alla trentaduesima giornata, quando la Juventus, sino ad allora appaiata in testa alla classifica con i nerazzurri, fu sconfitta a [[Atalanta|Bergamo]], mentre l'Inter pareggiava sul campo di [[USC Palermo|Palermo]].<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Quel prezioso punto venne difeso nelle due giornate che mancavano, consegnando così agli uomini di Foni il settimo scudetto. Masseroni, dopo che nel 1954-1955 la squadra arrivò ottava, decise di passare la mano ad [[Angelo Moratti]].<ref name="scudetto52-53/54-55" /> Questa la formazione titolare: [[Giorgio Ghezzi|Ghezzi]], [[Giovanni Giacomazzi|Giacomazzi]], [[Bruno Padulazzi|Padulazzi]], [[Maino Neri|Neri]], [[Attilio Giovannini|Giovannini]], [[Fulvio Nesti|Nesti]], [[Gino Armano|Armano]], [[Bruno Mazza|Mazza]], [[Benito Lorenzi|Lorenzi]], [[Lennart Skoglund|Skoglund]], [[István Nyers|Nyers]].
 
== La presidenza di Angelo Moratti (1955-1968) ==
=== Il periodo 1955-1960 ===
[[File:Angelo Moratti.jpg|thumb|250px|[[Angelo Moratti]]]]
 
Il [[28 maggio]] [[1955]], un [[sabato]], [[Angelo Moratti]] diventò il nuovo presidente e patron dell'Inter. Moratti allontanò [[Alfredo Foni]] e puntò su [[Aldo Campatelli]].<ref name="inter1955-60">{{cita web|url=http://www.enciclopediadelcalcio.it/Inter5.html|titolo=L'era d'oro di Angelo Moratti|editore=enciclopediadelcalcio.it}}</ref> Conclusa una dispendiosa campagna acquisti, in campionato dopo sei giornate l'Inter era in testa, e una sequenza di cinque sconfitte portò all'esonero dell'allenatore alla tredicesima giornata.<ref name="inter1955-60" /> Fu chiamato quindi [[Giuseppe Meazza]] dalle giovanili, che recuperò posizioni chiudendo il [[Serie A 1955-1956|1955-1956]] al terzo posto.<ref name="inter1955-60" /> Dopo la rivoluzione dell'estate precedente, stavolta Moratti si dedicò al consolidamento dell'impianto preesistente ingaggiando [[Annibale Frossi]], come direttore tecnico e [[Luigi Ferrero]] allenatore in panchina.<ref name="inter1955-60" /> La squadra, dopo una partenza travagliata, si ritrovò in vetta alla dodicesima giornata ed in seguito si ritrovò terza a metà torneo.<ref name="inter1955-60" /> L'Inter tenne il passo delle prime sino alla venticinquesima giornata, quando Ferrero decise di mollare la guida tecnica a Frossi.<ref name="inter1955-60" /> Il suo avvento sulla panchina però non diede i frutti sperati e venne richiamato ancora Meazza: una iniziale serie positiva portò l'Inter al secondo posto, poi cinque sconfitte consecutive la fecero scendere in classifica.<ref name="inter1955-60" /> Con la vittoria nell'ultima giornata i nerazzurri agguantarono la quinta posizione.<ref name="inter1955-60" /> L'arrivo del centravanti [[Antonio Angelillo]] e dell'allenatore [[John Carver]] permisero nel [[Serie A 1957-1958|1957-1958]] di far conquistare alla squadra il nono posto in classifica.<ref name="inter1955-60" /> In estate vengono ceduti tra gli altri [[Giorgio Ghezzi]] e [[Benito Lorenzi]] mentre tra gli arrivi da segnalare quelli di [[Aristide Guarneri]] e [[Mario Corso]].<ref name="inter1955-60" /> La panchina venne affidata a mister [[Giuseppe Bigogno]] ma a tre mesi dalla fine del campionato, ritornò in panchina Campatelli, con il quale l'Inter che chiuse terza e perse la finale di [[Coppa Italia 1958-1959|Coppa Italia]] con la [[Juventus]].<ref name="inter1955-60" /> Angelillo realizzò 33 gol in 33 partite, record ineguagliato nella [[Serie A]] a 18 squadre, seppur segnando 5 volte nelle ultime 16 giornate.<ref name="inter1955-60" />
 
Nel [[Serie A 1959-1960|1959-1960]] partì [[Lennart Skoglund]] e in panchina si sedette la coppia Campatelli-[[Camillo Achilli|Achilli]].<ref name="inter1955-60" /> Dopo un buon girone d'andata, il ritorno di campionato fu peggiore del primo e la squadra fu eliminata ai quarti in [[Coppa delle Fiere]].<ref name="inter1955-60" /> Dopo una sconfitta nel [[Derby di Milano|derby]] venne esonerato Campatelli; dopo un mese toccò anche ad Achilli ed il ritorno di [[Giulio Cappelli]] permise di chiudere in quarta posizione.<ref name="inter1955-60" />
 
=== Il ciclo di Herrera ===
===== 1960-1961: terzo posto =====
[[File:Helenio Herrera 27 dicembre 1964.jpg|thumb|left|150px|[[Helenio Herrera]]]]
 
Dopo una partita di [[Coppa delle Fiere 1958-1960|Coppa delle Fiere]] nella quale il [[FC Barcelona|Barcellona]] travolse l'Inter, Moratti decise di ingaggiare l'allenatore dei catalani [[Helenio Herrera]].<ref name="herrera">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1960/61 - 1961/62|editore=inter.it}}</ref> Sul mercato vennero acquistati il portiere [[Lorenzo Buffon]], il terzino [[Armando Picchi]] e il mediano [[Franco Zaglio]]. In campionato i nerazzurri partirono fortissimo, segnando nelle prime quattro giornate ben 18 gol. Il [[23 ottobre]] si ritrovarono soli in testa, inseguiti da [[Juventus]] e [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]. Quando l'Inter cadde a [[Padova]], però, furono i capitolini a tentare la prima fuga: i milanesi li riacciuffarono in vetta a [[25 dicembre|Natale]]. Intanto la Juventus stava accusando una flessione; il [[1º gennaio]] [[1961]] precipitò al sesto posto, superata anche dal [[Associazione Calcio Milan|Milan]], dal [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] e dalla matricola [[Calcio Catania|Catania]]. La Roma calò il ritmo e l'Inter fuggì: il [[29 gennaio]] si laureò Campione d'inverno a 26 punti con un vantaggio di tre punti sul Milan e quattro sul Catania. I bianconeri iniziarono alla grande il girone di ritorno, vincendo 5 partite di fila e avvicinando l'Inter. Il [[12 marzo]] la Juventus perse contro il [[Associazione Calcio Milan|Milan]], ma l'Inter non seppe approfittarne e crollò contro la matricola [[Calcio Lecco 1912|Lecco]]. Fu la prima di quattro sconfitte consecutive: i nerazzurri vennero battuti anche a domicilio dal [[Calcio Padova|Padova]], per poi cadere nel [[Derby di Milano|derby]] e infine impattare contro la [[Unione Calcio Sampdoria|Sampdoria]]. La Juventus balzò in testa e il Milan occupò il secondo posto. Il [[16 aprile]] si giocò Juventus-Inter: a [[Torino]], la partita venne sospesa per un'invasione di campo da parte di tifosi entrati all'interno dello stadio senza biglietto. I nerazzurri ottennero in primo grado lo 0-2 a tavolino. La Juventus però fece ricorso e poi, la sera prima rispetto all'ultima giornata di campionato con l'Inter a pari punti con la Juventus (46 a testa), la [[Corte di Giustizia Federale (FIGC)|CAF]] ritrattò e ordinò di ridisputare la gara. Ci furono molti sospetti su quella decisione per via del doppio ruolo che ricopriva a quel tempo [[Umberto Agnelli]] di presidente sia della [[FIGC]] sia del club bianconero.<ref name="juve-inter1961">{{cita web|url=http://www.storiedicalcio.altervista.org/juventus_inter_9-1_boniperti.html|titolo=Juventus 9-1 Inter - Gloria effimera|editore=storiedicalcio.altervista.org}}</ref> A quel punto tra le due squadre si creò una distanza di due punti, ma con il pareggio della Juventus (1-1 in casa contro il Bari) quest'ultima divenne Campione d'Italia. Per raggiungerla, l'Inter avrebbe dovuto vincere a Catania, sperando in un passo falso dei bianconeri, invece i nerazzurri vennero sconfitti 2-0, (partita ricordata come ''[[clamoroso al Cibali]]''). Il [[10 giugno]], in occasione del recupero di Juventus-Inter dopo la conclusione del campionato, per protesta, il presidente nerazzurro [[Angelo Moratti]] ordinò ad Herrera di schierare la squadra primavera, accusando la CAF di aver subito l'ingerenza del presidente federale.<ref name="juve-inter1961" /> La partita finì 9-1 per la Juventus. Per i milanesi segnò su rigore il diciottenne [[Sandro Mazzola]], figlio dell'indimenticato [[Valentino Mazzola|Valentino]] e futura bandiera nerazzurra, che realizzò così il suo primo gol con la maglia dell'Inter. I nerazzurri chiusero il campionato al terzo posto con 44 punti, dietro anche ai cugini del Milan.
 
===== 1961-1962: secondo posto =====
Per la stagione seguente [[Angelo Moratti|Moratti]], su richiesta di Herrera, decise di ingaggiare il regista del [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]], lo spagnolo [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]], già [[Pallone d'oro 1960|Pallone d'oro]] nel [[1960]], che Herrera aveva già avuto ai tempi del Barça.<ref name="herrera2">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1961/62|editore=inter.it}}</ref> Il rapporto del tecnico argentino con [[Antonio Angelillo|Angelillo]] si deteriorò ma Herrera non lo considerava affatto "finito": la sua cessione fu dovuta al fatto che Herrera, preferiva non avere a che fare con giocatori dal carattere forte e dal carisma incontrastabile. Non a caso ha continui problemi con gente come [[Armando Picchi]] e [[Mario Corso]], calciatori di cui vorrebbe sbarazzarsi se non fossero, il primo il pilastro della difesa, e il secondo un pupillo di Moratti. Che, dunque, egli sapesse benissimo che Angelillo prima o poi sarebbe potuto tornare ad essere il campione del famoso trio degli "Angeli dalla faccia sporca", lo dimostra proprio la clausola contenuta nel contratto che la Roma sottoscrisse per acquistarlo, clausola che neppure Angelillo conosceva, che impegnava la Roma a non vendere Angelillo né al Milan né alla Juventus, né alla Fiorentina.<ref>[http://images.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Squadre/Inter/Primo_Piano/2008/02_Febbraio/26/angelillo.html Angelillo, il "signor record"]</ref> Vennero acquistati inoltre il secondo portiere [[Ottavio Bugatti]] e l'attaccante inglese [[Gerry Hitchens]]. Alla quinta giornata i nerazzurri erano in testa assieme all'Atalanta poi quest'ultima svolse il ruolo di inseguitrice insieme al [[Torino Calcio|Torino]]. La coppia di inseguitrici mollò la presa solo al termine del girone d'andata e l'Inter ne approfittò; il [[10 dicembre]] i milanesi si laurearono ''campioni d'inverno'' con quattro punti di vantaggio su [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] e [[ACF Fiorentina|Fiorentina]]. Ancora una volta per i nerazzurri fu fatale il girone di ritorno: il [[31 dicembre]] persero in casa contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] e si lasciarono raggiungere da Milan e Fiorentina; però, il [[4 febbraio]] il derby vinto dai nerazzurri sembrò essere la tappa decisiva. Invece la capolista perse inaspettatamente a [[Ferrara]] contro la [[Società Polisportiva Ars et Labor 1907|SPAL]] ed in seguito perse ulteriore terreno. Alla fine il tricolore se lo aggiudicò il Milan.
 
==== La Grande Inter: dai successi internazionali alla ''Stella'' (1962-1967) ====
{{vedi anche|Grande Inter}}
===== 1962-1963: l'8º scudetto =====
[[File:Facchetti e tifosi 63-64.jpg|thumb|Tifosi interisti circondano [[Giacinto Facchetti|Facchetti]] dopo la vittoria dell'ottavo scudetto nerazzurro]]
 
Sul mercato l'Inter pescò soprattutto dal campionato italiano ([[Tarcisio Burgnich|Burgnich]], [[Humberto Maschio|Maschio]], [[Beniamino Di Giacomo|Di Giacomo]]), lanciando stabilmente tra i titolari anche l'emergente [[Giacinto Facchetti|Facchetti]], terzino con ottime doti offensive, e il primogenito di [[Valentino Mazzola]], [[Sandro Mazzola|Sandro]];<ref name=Chiesa4849>{{cita|Chiesa|48-49}}</ref> importante fu poi la riconferma di [[Helenio Herrera]]. L'allenatore [[Francia|franco]]-[[Argentina|argentino]], che si era dimesso dopo un caso di [[doping]] che aveva coinvolto alcuni calciatori nerazzurri, fu per lungo tempo candidato al ruolo di commissario unico della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale italiana]]. Herrera fu riaccolto invece a [[Milano]] quando [[Edmondo Fabbri]] già era pronto ad insediarsi sulla panchina dell'Inter.<ref>{{cita|Chiesa|52-53}}</ref>
 
In porta c'era [[Lorenzo Buffon]];<ref name="herrera2">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1962/63|editore=inter.it}}</ref> la difesa veniva guidata da [[Armando Picchi]], trasformato in libero da Herrera, il [[capitano (calcio)|capitano]];<ref name="herrera2" /> davanti a lui c'erano [[Tarcisio Burgnich]], prelevato dal Palermo, e [[Aristide Guarneri]].<ref name="herrera2" /> Sulla fascia sinistra venne attuata la prima rivoluzione tattica di Herrera: [[Giacinto Facchetti]], confermato ormai in pianta stabile in prima squadra, diventò il primo terzino capace di affondare in avanti e trasformarsi in una vera e propria ala, il cosiddetto ''fluidificante''.<ref name="herrera2" /> A centrocampo c'erano il mediano [[Franco Zaglio]] e il regista [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]]; all'ala destra c'era il nuovo arrivato [[Brasile|brasiliano]] [[Jair da Costa|Jair]], riserva di [[Garrincha]] nella nazionale verdeoro, prelevato a novembre<ref name="herrera2" /> mentre l'estrosità di [[Mario Corso]] dava un tocco di fantasia alla squadra e in attacco [[Sandro Mazzola]], anch'egli confermato in prima squadra, fungeva da mezz'ala con al centro [[Beniamino Di Giacomo]] (scambiato a novembre con [[Gerry Hitchens|Hitchens]]).<ref name="herrera2" /> Nelle prime giornate i nerazzurri stentarono ma riuscirono comunque a rimanere nella parte alta della classifica.<ref name=Chiesa>{{cita|Chiesa}}</ref> Il [[23 dicembre]] venne sconfitta la [[Juventus]] ma un doppio pareggio intralciò la corsa nerazzurra e, il [[13 gennaio]], furono i bianconeri a terminare il girone d'andata in testa con un punto di vantaggio sui rivali, due sul Bologna e quattro sul [[Vicenza Calcio|Lanerossi Vicenza]]. L'aggancio dell'Inter sulla Juventus arrivò infine il [[3 febbraio]]. Successivamente, dopo un mese di coabitazione al primo posto, i [[Torino|torinesi]] persero il [[Derby di Torino|derby]] e l'Inter balzò in testa: non lasciò più la prima posizione, aumentò il suo vantaggio e terminò il campionato a quattro punti di distanza dalla Juventus. Il [[5 maggio]] la capolista perse seccamente sul campo della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], ma risultò essere matematicamente Campione d'Italia<ref name=Chiesa/>; fu il primo [[scudetto]] dell'era [[Angelo Moratti|Moratti]]-[[Italo Allodi|Allodi]] (e ottavo della storia interista), arrivato su rimonta dopo che nei due tornei precedenti erano stati proprio i nerazzurri ad essere superati. A contribuire in modo decisivo alla vittoria fu la difesa, già distintasi nei due precedenti tornei: Herrera puntò in questa stagione su un modulo maggiormente affine al [[catenaccio]]<ref name=Chiesa/>. Questa la formazione titolare: [[Lorenzo Buffon|Buffon]], [[Tarcisio Burgnich|Burgnich]], [[Giacinto Facchetti|Facchetti]], [[Franco Zaglio|Zaglio]], [[Aristide Guarneri|Guarneri]], [[Armando Picchi|Picchi]], [[Jair da Costa|Jair]], [[Sandro Mazzola|Mazzola]], [[Beniamino Di Giacomo|Di Giacomo]], [[Luis Suárez Miramontes|Suárez]], [[Mario Corso|Corso]].
 
===== 1963-1964: la prima Coppa dei Campioni e lo spareggio col Bologna =====
[[File:Moratti coppa campioni 1964.jpg|thumb|left|Angelo Moratti solleva la Coppa dei Campioni vinta contro il Real Madrid, sconfitto per 3-1. Da sinistra: Facchetti, Guarneri, Mazzola e Suárez.]]
 
Con la conquista dello scudetto, l'Inter poté così partecipare per la prima volta alla massima competizione continentale per club, la [[Coppa dei Campioni 1963-1964|Coppa dei Campioni]].<ref name="herrera3">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1963/64|editore=inter.it}}</ref> I nerazzurri, rinforzatisi con gli acquisti del portiere [[Giuliano Sarti]], in sostituzione di [[Lorenzo Buffon|Buffon]], e della punta [[Aurelio Milani]] e promosso titolare [[Carlo Tagnin]] al posto di [[Franco Zaglio|Zaglio]], esordirono in Europa al [[Goodison Park]], la tana dell'[[Everton Football Club|Everton]], pareggiando per 0-0. La vittoria nel ritorno per 1-0 garantì il passaggio al turno successivo. Vennero in seguito eliminati in sequenza i francesi del [[Association Sportive de Monaco Football Club|Monaco]], gli jugoslavi del [[Fudbalski klub Partizan|Partizan]] e in semifinale i tedeschi del [[Ballspiel-Verein Borussia 09 Dortmund|Borussia Dortmund]]. In finale al [[Ernst Happel Stadion|Prater]] di [[Vienna]] incontrarono gli spagnoli del [[Real Madrid]], già vincitori per cinque volte consecutive nel torneo. L'Inter vinse per 3-1 con due gol di [[Sandro Mazzola|Mazzola]] e uno di Milani diventando così la prima squadra in Europa a vincere la coppa senza neanche subire una sconfitta (7 vittorie e 2 pareggi).<ref name="herrera3" />
 
In campionato l'Inter rimase nelle zone alte nel girone d'andata ma alla fine fu il [[Bologna FC|Bologna]] ad aggiudicarsi il titolo d'inverno alla pari con il [[Milan]], il [[12 gennaio]]. Il [[9 febbraio]] il Milan perse e il Bologna andò in testa. Poche settimane dopo, il [[4 marzo]], la [[FIGC]] comunicò che cinque giocatori del Bologna erano stati trovati positivi alle [[anfetamina|anfetamine]] dopo la partita vinta il [[2 febbraio]] contro il [[Torino Calcio|Torino]].<ref name=enciclopedia5-3>{{cita web|http://web.archive.org/web/20080318193608/www.enciclopediadelcalcio.com/Bologna5.html|Il settimo ed ultimo scudetto ( di quella mitica stagione si ricordano anche le vittorie contro il Milan e la Juventus , entrambe per 2-1 , nel girone d'andata ) |19 ottobre 2008|editore=www.enciclopediadelcalcio.com}}</ref> Ai granata fu assegnata la vittoria a tavolino, ai rossoblu un punto di penalizzazione, in attesa di altri provvedimenti.<ref name=enciclopedia5-3/> [[Bologna]] protestò, la magistratura ordinaria intervenne e le provette furono sequestrate.<ref name=enciclopedia5-3/> Dopo un controllo accurato all'interno del Centro Tecnico di [[Coverciano]], si scoprì che, in realtà, le provette contenente l'urina dei cinque giocatori erano state manomesse e le dosi di anfetamine rinvenute erano così eccessive che non solo un uomo, ma neanche un cavallo avrebbe potuto sopportarle.<ref name=enciclopedia5-3/> Il [[16 maggio]] la [[Commissione di Appello Federale|CAF]] annullò le sentenze.<ref name=enciclopedia5-3/>
 
Durante questi due mesi e mezzo, però, la squadra emiliana aveva subito il ritorno dell'Inter, che alla ventisettesima giornata vinse lo scontro diretto a Bologna portandosi a un solo punto dalla vetta. I rossoblu provarono a resistere, ma il [[17 maggio]] l'Inter li raggiunse. Le squadre terminarono entrambe a 54 punti e fu necessario ricorrere, per la prima volta, allo spareggio. Lo [[Stadio Olimpico di Roma|Stadio "Olimpico"]] di [[Roma]] vinse il ballottaggio con il [[Stadio Luigi Ferraris|"Ferraris"]] di [[Genova]] per ospitare la gara, che venne fissata per il [[7 giugno]].<ref name=enciclopedia5-3/> Pochi giorni prima dello spareggio, l'Inter si aggiudicò la Coppa dei Campioni, mentre il Bologna fu colpito da un lutto: il presidente [[Renato Dall'Ara|Dall'Ara]] morì improvvisamente il [[4 giugno]], colto da un infarto mentre erano in corso le discussioni con [[Angelo Moratti|Moratti]], presidente dell'Inter, sui dettagli per lo spareggio.<ref name=enciclopedia5-3/> Ai funerali, il [[5 giugno]], non poterono partecipare i giocatori, visto che la [[FIGC]] decise di non rinviare la gara.<ref name=enciclopedia5-3/> Il 7 i bolognesi s'imposero con due gol nella ripresa e vinsero il loro settimo scudetto.
 
===== 1964-1965: il 9º scudetto, la seconda Coppa dei Campioni, la prima Intercontinentale =====
[[File:Herrera coppa.jpg|thumb|150px|Herrera con la [[Coppa Intercontinentale]]]]
 
Per la stagione successiva vennero acquistati l'attaccante spagnolo [[Joaquín Peiró]], l'ala destra [[Angelo Domenghini]] (trasformato in centravanti da Herrera a causa della presenza nel suo ruolo di Jair) e il duttile difensore [[Saul Malatrasi]] ed entrò definitivamente in prima squadra il ventenne mediano [[Gianfranco Bedin]] che a stagione in corso prese il posto di [[Carlo Tagnin]]. In campionato alla fine del girone d'andata si ritrovò in testa il [[Milan]] con ben 5 punti di vantaggio sui nerazzurri, laureandosi ''campione d'inverno''. Il [[31 gennaio]] [[1965]] i punti diventarono sette. Dalla settimana successiva iniziò la serie positiva dell'Inter: otto vittorie consecutive (tra cui un 5-2 nel derby di ritorno) che le permisero l'aggancio in vetta. Il Milan inizialmente reagì ritornando in testa, dopo il pareggio dei nerazzurri a [[Vicenza]], ma il [[16 maggio]] la sconfitta interna contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] costò ai rossoneri lo scudetto, che l'Inter si aggiudicò aritmeticamente all'ultima giornata. La lotta per il titolo di [[capocannoniere]] si chiuse anch'essa con il trentaquattresimo turno: a [[Genova]], [[Alberto Orlando]] segnò nel finale il gol della bandiera per la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]], che perse 4-1. [[Sandro Mazzola]] rispose segnando un rigore al 90'. I due risultarono essere entrambi primi con 17 reti.<ref name="herrera4">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1964/65|editore=inter.it}}</ref>
 
La striscia di vittorie proseguì con la conquista della seconda [[Coppa dei Campioni 1964-1965|Coppa dei Campioni]]: l'Inter non trovò ostacoli sul suo cammino fino alle semifinali dove, nella partita di andata, fu sconfitta per 3-1 dagli inglesi del Liverpool; nella partita di ritorno, in un San Siro gremito (90.000 spettatori),<ref name="intliv">{{cita web|url=http://www.storiainter.com/Notes/Partite%20Coppe/Coppa6465/LIverpool.htm|titolo=COPPA DEI CAMPIONI 1964/65 - Inter 3-0 Liverpool|editore=storiainter.com}}</ref> l'Inter doveva vincere con tre gol di scarto (all'epoca infatti non esisteva la [[regola dei gol fuori casa]]): e così fu. All'ottavo minuto di gioco [[Mario Corso|Corso]], su calcio di punizione ''a foglia morta'', la sua specialità,<ref name="golpeiro" /> portò i nerazzurri in vantaggio. Un minuto dopo [[Joaquín Peiró|Peirò]] segnò uno di quei gol che raramente si vedono sui campi di calcio.<ref name="golpeiro">{{cita web|url=http://www.storiedicalcio.altervista.org/inter_liverpool.html|titolo=Inter-Liverpool '65 e l'astuzia di Peirò|editore=storiedicalcio.altervista.org}}</ref> Corso eseguì la rimessa laterale sulla fascia sinistra verso Peirò, il quale, appostato vicino alla linea laterale e strettamente marcato, toccò la palla di testa indirizzandola all'indietro, verso il centrocampo, dove Mazzola attendeva il pallone.<ref name="golpeiro" /> Quest'ultimo lasciò rimbalzare la sfera, poi lanciò di prima il compagno in profondità.<ref name="golpeiro" /> Lo spagnolo scattò verso il fondo inseguendo il lancio e sfruttò al meglio la velocità che lo contraddistingueva non consentendo il recupero al difensore Smith.<ref name="golpeiro" /> L'uscita del portiere Lawrence, però, fu ottima.<ref name="golpeiro" /> Il portiere scattò lateralmente e bloccò il pallone rischiando di uscire dall'area di rigore ma lo fece soltanto con un piede e nel frattempo colpì Peirò con una spallata mandandolo a terra.<ref name="golpeiro" /> L'azione parve essersi conclusa ma mentre il portiere osservava la disposizione dei compagni prima del rinvio e fece qualche passo per avvicinarsi al limite dell'area, Peirò si alzò rapidamente e partì alla carica.<ref name="golpeiro" /> Il portiere inglese fece rimbalzare il pallone a terra due volte, alla terza sbucò, da dietro, il piede sinistro del numero 9 nerazzurro, che spostò il pallone, mettendolo fuori portata del portiere, poi, dopo due soli passi e prima che l'estremo difensore potesse intervenire, insaccò nella porta sguarnita con il destro.<ref name="golpeiro" /> Lawrence quasi non si rese conto dell'accaduto, i suoi compagni aggredirono verbalmente l'arbitro, chiedendo l'annullamento del gol ma senza successo.<ref name="golpeiro" /> Al 62' [[Giacinto Facchetti|Facchetti]] in proiezione offensiva segnò il 3-0. La finale si disputò a San Siro e la squadra superò il [[Benfica]] per 1-0 con gol di Jair.<ref name="herrera4" /> In quell'anno giunse anche la prima [[Coppa Intercontinentale 1964|Coppa Intercontinentale]] vinta battendo l'[[Club Atlético Independiente|Independiente]]; dopo aver perso la gara di andata in [[Argentina]] per 1-0, i nerazzurri prevalsero a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] per 2-0 con le reti di Mazzola e Corso.<ref name="herrera3" /> Nella terza e decisiva partita giocata allo [[stadio Santiago Bernabéu]] di [[Madrid]] l'Inter vinse per 1-0 con gol di Corso nei supplementari: fu la prima squadra italiana a vincere la coppa.<ref name="herrera3" /> Questa la formazione titolare: [[Giuliano Sarti|Sarti]], [[Tarcisio Burgnich|Burgnich]], [[Giacinto Facchetti|Facchetti]], [[Gianfranco Bedin|Bedin]], [[Aristide Guarneri|Guarneri]], [[Armando Picchi|Picchi]], [[Jair da Costa|Jair]], [[Sandro Mazzola|Mazzola]], [[Angelo Domenghini|Domenghini]], [[Luis Suárez Miramontes|Suárez]], [[Mario Corso|Corso]].
 
===== 1965-1966: lo scudetto della Stella e la seconda Intercontinentale =====
[[File:Inter 1965-66.jpg|thumb|left|300px|L'undici dell'Inter [[Football Club Internazionale 1965-1966|1965-66]] che al termine della stagione avrebbe vinto lo scudetto della [[Stella (calcio)|stella]]. Da sinistra in piedi: [[Giuliano Sarti|Sarti]], [[Giacinto Facchetti|Facchetti]], [[Aristide Guarneri|Guarneri]], [[Gianfranco Bedin|Bedin]], [[Tarcisio Burgnich|Burgnich]] e il capitano [[Armando Picchi|Picchi]]. Accosciati da sinistra: [[Jair da Costa|Jair]], [[Sandro Mazzola|Mazzola]], [[Joaquín Peiró|Peiró]], [[Luis Suárez Miramontes|Suárez]] e [[Mario Corso|Corso]].]]
 
Un organico pressoché immutato andava ad affrontare la stagione [[Serie A 1965-1966|1965-1966]]. I [[Lombardia|lombardi]] nella nona giornata conquistarono la vetta, tallonati da Milan e Napoli, rispettivamente seconda e terza forza alla fine del girone d'andata, il [[16 gennaio]] [[1966]]. Nel girone di ritorno l'Inter mancò più volte il colpo decisivo, e spesso rischiò di lasciarsi recuperare. La sconfitta di [[Catania]] (1-0) fece vacillare i nerazzurri, che videro avvicinarsi il Napoli a due punti. Sistemarono tutto sei vittorie consecutive, tra cui una vittoria nel derby per 2-1: al termine di questa serie, il [[17 aprile]], il Milan aveva ceduto e si era ritrovato a 11 punti di distanza; il Napoli e il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] erano seconde a 6 punti di distanza. Il finale mise in dubbio la vittoria dell'Inter, allorché due pareggi e una sconfitta nello scontro diretto contro il Bologna diminuirono lo svantaggio di tre punti. Due vittorie contro [[Juventus]] (3-1) e [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] (4-1) permisero ai nerazzurri, il [[15 maggio]], di vincere lo scudetto,<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0010/articleid,1545_02_1966_0114A_0010_23465204/|titolo=L'Inter campione d'Italia|pubblicazione=[[La Stampa]]|pagina=10|giorno=16|mese=5|anno=1966|accesso=6-4-2012}}</ref> quello della [[Stella (calcio)|stella]] sul petto, simbolo di dieci scudetti.<ref name="herrera5" /> In [[Coppa dei Campioni 1965-1966|Coppa dei Campioni]], dopo aver eliminato la [[Dinamo Bucarest]] (1-2 e 2-0) e il [[Ferencvárosi Torna Club|Ferencvaros]] (4-0 e 1-1), il [[Real Madrid]] si prese la rivincita di due anni prima, eliminando i nerazzurri (0-1 e 1-1) e si involò verso il suo trionfo.<ref name="herrera5">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1965/66|editore=inter.it}}</ref> In [[Coppa Italia]] l'Inter venne eliminata in semifinale.<ref name="herrera5" /> Arrivò di nuovo anche la [[Coppa Intercontinentale 1965|Coppa Intercontinentale]], ancora contro l'[[Independiente]].<ref name="herrera4" /> A [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] l'Inter vinse 3-0 con gol di Peiró e doppietta di Mazzola, poi fece 0-0 in Argentina.<ref name="herrera4" /> Con queste tre vittorie l'Inter divenne la prima squadra in Europa e l'unica squadra italiana a realizzare il particolare ''treble'' costituito da [[scudetto]], [[UEFA Champions League|Coppa dei Campioni]] e [[Coppa Intercontinentale]].<ref name="herrera4" />
 
===== 1966-1967: secondo posto e finalista di Coppa Campioni =====
Vennero ceduti Malatrasi e Peirò e acquistati il trentaquattrenne [[Luís Vinício|Vinício]]<ref name=Chiesa128>{{cita|Chiesa|128}}</ref> e [[Mauro Bicicli]] (per lui si trattò di un ritorno). L'Inter partì bene, vinse le prime sette gare (subendo un'unica rete) e, nel giro di poche settimane, staccò Napoli e Juventus. Col tempo, però, la squadra di [[Helenio Herrera]] sembrò dare varie occasioni alla Juventus per raggiungerla; il [[18 dicembre]] i nerazzurri caddero a [[Roma]], contro una [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] in cerca di punti-salvezza, e vennero agganciati dai bianconeri, i quali si lasciarono poi sfuggire la rivale dopo appena una settimana, a causa di un pareggio arrivato nel finale con l'incostante [[Associazione Calcio Milan|Milan]].<ref name=Chiesa128 /> Superato indenne lo scontro diretto, l'Inter si laureò ''campione d'inverno'' il [[22 gennaio]], con un punto di vantaggio sui rivali penalizzati, nella gara contro la Lazio, dall'arbitro [[Bruno De Marchi|De Marchi]] di [[Pordenone]], che negò a De Paoli una rete regolare.<ref name=Chiesa128129>{{cita|Chiesa|128-129}}</ref>
 
I tre pareggi consecutivi in cui incappò la Juventus nelle prime giornate del girone di ritorno spinsero l'Inter a più quattro. Nelle settimane a venire il vantaggio oscillò sempre tra i due e i quattro punti; alla trentesima, la Juve cadde a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] contro il Milan, e l'Inter sembrò ormai vicina al titolo. Ma il logorio di alcuni giocatori e la stanchezza pesarono sui [[Lombardia|lombardi]],<ref name=Chiesa131132>{{cita|Chiesa|131-132}}</ref> che persero lo scontro diretto e impattarono contro Napoli e [[ACF Fiorentina|Fiorentina]]: la Juve, a un turno dal termine, si ritrovò a meno uno. Il [[25 maggio]], a [[Lisbona]], i nerazzurri persero la [[Coppa dei Campioni]] contro il [[Celtic FC|Celtic]] di [[Glasgow]]<ref name="herrera6">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1966/67|editore=inter.it}}</ref> e la settimana dopo, a [[Mantova]], vennero sconfitti 0-1 (dopo essersi visti negare due rigori) per un'uscita avventata del portiere [[Giuliano Sarti|Sarti]] su un tiro-cross dell'ex [[Beniamino Di Giacomo|Di Giacomo]],<ref name=Basevi>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2002/maggio/06/Sarti_quello_della_papera__co_0_0205061616.shtml|titolo=«Io, Sarti, quello della papera»|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=6|mese=5|anno=2002|accesso=22-8-2012}}</ref> ed assistettero al sorpasso della Juventus, che batté la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] facendola retrocedere in [[Serie B]].<ref name="herrera6" />
 
==== 1967-1968: la fine di un ciclo ====
Il campionato 1967-68 dell'Inter si concluse al quinto posto, partecipando al girone finale della [[Coppa Italia 1967-1968|Coppa Italia]].<ref name="herrera7">{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=28&L=it|titolo=Helenio Herrera: 1967/68|editore=inter.it}}</ref> Il [[18 maggio]] [[1968]] [[Angelo Moratti]] lasciò, dopo tredici anni, la guida della società a [[Ivanoe Fraizzoli]] e con lui se ne andarono anche [[Helenio Herrera]] e [[Italo Allodi]].<ref name="herrera7" />
 
== La presidenza Fraizzoli (1968-1984) ==
[[File:Ivanoe Fraizzoli.jpg|thumb|150px|Il presidente [[Ivanoe Fraizzoli]]]]
=== Il periodo 1968-1970 ===
Il nuovo presidente fu [[Ivanoe Fraizzoli]] e richiamò all'Inter il vecchio allenatore [[Alfredo Foni]] che negli anni cinquanta aveva vinto due scudetti consecutivi con i nerazzurri, di cui il primo con la tattica del [[catenaccio]]. Foni trasformò il suo metodo in una tattica offensiva che andava a scapito della difesa.<ref>{{cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=21&L=it|titolo=Alfredo Foni: 1968/69|editore=inter.it}}</ref> Alla fine fu quarto posto.
 
L'anno successivo in panchina arrivò [[Heriberto Herrera]], soprannominato ''HH2'' mentre ritornò a Milano l'attaccante [[Roberto Boninsegna]]. La squadra giunse seconda in campionato alle spalle del [[Cagliari Calcio|Cagliari]] che vinse il suo primo scudetto.
 
=== L'11º scudetto (1970-1971) ===
[[File:Inter 1970-71.jpg|thumb|left|300px|Una formazione dell'Inter campione d'Italia nel 1970-1971. Da sinistra, in piedi: [[Lido Vieri|Vieri]], [[Roberto Boninsegna|Boninsegna]], [[Tarcisio Burgnich|Burgnich]], [[Mario Giubertoni|Giubertoni]], [[Giacinto Facchetti|Facchetti]] e [[Mario Corso|Corso]]; accosciati, da sinistra, il capitano [[Sandro Mazzola|Mazzola]], [[Oscar Righetti|Righetti]], [[Sergio Pellizzaro|Pellizzaro]], [[Mario Frustalupi|Frustalupi]] e [[Gianfranco Bedin|Bedin]].]]
 
In estate se ne andò un altro reduce della Grande Inter, [[Luis Suárez Miramontes|Suárez]], che fu ceduto alla [[Unione Calcio Sampdoria|Sampdoria]]. A gennaio se ne andò definitivamente anche [[Aristide Guarneri|Guarneri]] (alla [[Unione Sportiva Cremonese|Cremonese]]) dopo un paio di stagioni passate a Bologna e Napoli. In compenso arrivarono il regista [[Sampdoria|blucerchiato]] [[Mario Frustalupi]], lo stopper [[Mario Giubertoni]] e l'ala [[Sergio Pellizzaro]] dal [[Unione Sportiva Città di Palermo|Palermo]]; alla guida tecnica venne confermato [[Heriberto Herrera]], che schiera [[Lido Vieri|Vieri]] in porta, [[Giancarlo Cella|Cella]] libero, Giubertoni stopper, [[Tarcisio Burgnich|Burgnich]] e [[Giacinto Facchetti|Facchetti]] terzini; a centrocampo [[Bernardino Fabbian|Fabbian]], Frustalupi in regia, [[Sandro Mazzola|Mazzola]] interno di punta, [[Mario Corso|Corso]] ala sinistra, [[Sergio Pellizzaro|Pellizzaro]] tornante destro e [[Roberto Boninsegna|Boninsegna]] in attacco. Già eliminata da [[Coppa Italia 1970-1971|Coppa Italia]] e [[Coppa delle Fiere 1970-1971|Coppa delle Fiere]], l'Inter raccolse quattro punti in altrettante giornate e perdette il [[derby di Milano|derby]];<ref name="inter1970-71">{{cita web|url=http://www.storiedicalcio.altervista.org/campionato_calcio_1970_1971.html|editore=storiedicalcio.altervista.org|titolo=1970/71: INTERNAZIONALE - Il "sabotaggio" a Heriberto Herrera porta i nerazzurri ad un insperato scudetto}}</ref> il presidente Fraizzoli mise a disposizione il proprio incarico ad un eventuale gruppo economico che avesse voluto acquistare la società.<ref name="inter1970-71" /> Specificò questo nel comunicato del [[9 novembre]], con cui veniva esonerato ''HH2'' e si affidava «temporaneamente» la guida tecnica a [[Giovanni Invernizzi (calciatore 1931)|Giovanni Invernizzi]], allenatore delle giovanili.<ref name="inter1970-71" /> Le reazioni dei giocatori furono immediate: [[Mario Corso]] («Il licenziamento si imponeva»), [[Sandro Mazzola]] («In fondo non è proprio che lo abbiamo cacciato noi...») e [[Jair Da Costa|Jair]] («Sono più che contento, ci voleva!») fecero capire che la "vecchia guardia" ebbe ottenuto ciò che chiedeva e prese in mano la situazione.<ref name="inter1970-71" /> Assieme a Invernizzi, i "senatori" stilarono un'ambiziosa tabella che puntò allo scudetto, contro ogni pronostico.<ref name="inter1970-71" />
 
[[File:Festeggiamenti scudetto inter 70-71.jpg|thumb|300px|Festeggiamenti per lo [[scudetto]] [[Serie A 1970-1971|1970-1971]]]]
La squadra venne ritoccata, con l'arretramento di Burgnich a libero, il giovane [[Mauro Bellugi]] terzino destro, il ritorno di [[Jair da Costa|Jair]] all'ala e [[Mario Bertini]] al posto di Frustalupi.<ref name="inter1970-71" /> Cominciò così una rincorsa al [[Milan]] che permise all'Inter di recuperare i sei punti di ritardo che accusava dai rivali: il [[7 marzo]] i nerazzurri si aggiudicarono il ''derby'' di ritorno e distanziarono poi il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]], terzo in classifica, battendolo in uno scontro diretto in cui ci furono polemiche sulla nebbia che avvolgeva il [[Stadio Giuseppe Meazza|Meazza]] e per le contestate marcature di Boninsegna.<ref>{{Cita news|url=http://napoli.repubblica.it/sport/2011/03/31/news/le_confessioni_di_capitan_mazzola_quel_blitz_dall_arbitro_nel_match_col_napoli-14344373/|titolo=Le confessioni di Capitan Mazzola "Quel blitz dall'arbitro nel match col Napoli"|pubblicazione=[[la Repubblica]]|data=31-3-2011|accesso=6-4-2012}}</ref><ref name="inter1970-71" /> La caduta casalinga del Milan contro il [[Associazione Sportiva Varese 1910|Varese]] favorì l'Inter, che vinse a [[Calcio Catania|Catania]] e poté andare a vincere aritmeticamente il titolo con una giornata d'anticipo grazie al 5-0 casalingo sul Foggia.<ref name="inter1970-71" /> Il primo titolo dell'era Fraizzoli (e undicesimo della storia interista) fu anche il primo e, finora, unico vinto da una squadra che ha cambiato l'allenatore in corsa.<ref name="inter1970-71" /> Questa la formazione titolare: [[Lido Vieri|Vieri]], [[Mauro Bellugi|Bellugi]], [[Giacinto Facchetti|Facchetti]], [[Gianfranco Bedin|Bedin]], [[Mario Giubertoni|Giubertoni]], [[Tarcisio Burgnich|Burgnich]], [[Jair da Costa|Jair]], [[Mario Bertini|Bertini]], [[Roberto Boninsegna|Boninsegna]], [[Sandro Mazzola|Mazzola]], [[Mario Corso|Corso]].
 
=== La finale di Coppa Campioni (1971-1972) ===
L'Inter tornò quindi in [[Coppa dei Campioni 1971-1972|Coppa dei Campioni]] dopo quattro anni di assenza. Superato il primo turno contro l'[[AEK Atene]] (4-1 e 2-3), i nerazzurri incrociarono il [[Borussia Mönchengladbach]] negli ottavi. L'andata in [[Germania]] passò alla storia come la "[[Partita della lattina]]". Al 29', con il Borussia in vantaggio per 2-1, [[Roberto Boninsegna]] cadde al suolo colpito da una lattina di Coca-Cola.<ref name="partitalattina" /> I nerazzurri, a stento trattenuti dal tecnico Invernizzi, assediarono l'arbitro [[Olanda|olandese]] Jef Dorpmans chiedendo la sospensione dell'incontro.<ref name="partitalattina" /> I tedeschi a loro volta aggredirono gli italiani e si formarono diversi capannelli al centro del campo.<ref name="partitalattina" /> Nel parapiglia generale il giocatore del Borussia [[Günter Netzer]] vide la lattina a terra e la lanciò verso un poliziotto che immediatamente la fece sparire sotto il cappotto.<ref name="partitalattina" /> Si accorse di tutto [[Sandro Mazzola]], che tentò di farsela restituire dall'agente, trovando solo la ferma opposizione di quest'ultimo.<ref name="partitalattina" /> A questo punto il capitano interista notò due tifosi italiani oltre le recinzioni e che uno dei due stava bevendo proprio da una lattina di Coca-Cola.<ref name="partitalattina" /> Si precipitò verso di loro, si fece passare la lattina e la consegnò all'arbitro fingendo che fosse il corpo del reato.<ref name="partitalattina" /> Nel frattempo Boninsegna non sembrava essere in grado di riprendersi e il medico dell'Inter ne ordinò la sostituzione.<ref>{{cita web|http://www.torfabrik.de/nc/querpass/aktuelles/datum/2006/10/19/hacki-wimmer-zum-buechsenwurf.html|TORfabrik|28-6-2008}}</ref> L'autore del misfatto venne subito arrestato: si trattava di Manfred Kristein, un'autista di 29 anni piuttosto alticcio.<ref name="partitalattina" /> A fine partita, conclusasi 7-1 per i tedeschi, puntuale scattò il reclamo della società milanese, che chiede la responsabilità oggettiva del Borussia. Alla commissione disciplinare dell'[[UEFA]] l'avvocato [[Peppino Prisco]] disse in sintesi:
 
{{quote|La partita non s'è svolta regolarmente dopo l'uscita di Boninsegna, colpito alla testa da una lattina. Il danno poteva essere molto più grave di quanto è stato. L'Inter ne è rimasta così frastornata che ha finito per perdere 7-1. Ma in quel momento il punteggio era di 1-1. Ci sono quindi tutti gli estremi per cancellare quella gara.<ref name="partitalattina">{{Cita web|url=http://temi.repubblica.it/sport-100-anni-di-inter/1970-1979-una-lattina-per-alleata/|titolo=1970-1979: Una lattina per alleata|pubblicazione=[[la Repubblica]]|accesso=14-12-2009}}</ref>}}
 
In una intervista nel suo studio di via Podgora nell'autunno del 1979, confessò di aver utilizzato a favore la sconfitta per 7-1. Sarebbe stato diverso, in altre parole, se i tedeschi avessero vinto "solo" per 3-1. Lui voleva il 2-0 a tavolino e si accontentò della ripetizione dell'incontro.
 
Il ritorno a San Siro si giocò il [[3 novembre]] [[1971]] e venne vinto per 4-2 dall'Inter.<ref>{{cita web|http://www.fussballdaten.de/championsleague/1972/endrunde/achtelfinale/intermailand-mgladbach/|Fussballdaten|28-06-2008}}</ref> La ripetizione dell'incontro di andata si disputò a [[Berlino]] il [[1º dicembre]] [[1971]]. L'Inter si chiuse in difesa e grazie alle prodezze del giovane portiere [[Ivano Bordon]] (che parò anche un rigore a [[Klaus-Dieter Sieloff]]) riuscì a difendere lo 0-0 e si qualificò per i quarti di finale<ref>{{cita web|http://www.fussballdaten.de/championsleague/1972/endrunde/achtelfinale/mgladbach-intermailand-e-2/|Fussballdaten|28-6-2008}}</ref> dove sconfisse lo [[Standard Liegi]] coi risultati di 1-0 a [[Milano]] e 2-1 in [[Belgio]]. In semifinale sconfisse il [[Celtic Glasgow]] ai rigori mentre in finale incontrò l'[[Amsterdamsche Football Club Ajax|Ajax]] di [[Johan Cruijff]] e dell'allenatore rumeno [[Stefan Kovács]]. Proprio Cruijff realizzò la doppietta che regalò la coppa agli olandesi. In campionato l'Inter arrivò quinta, a pari merito con la Fiorentina, trascinata dai gol di Boninsegna ancora capocannoniere con 22 gol.
 
=== Il periodo 1972-1977 ===
Seguirono poi annate nelle quali l'Inter non andò mai oltre il quarto posto, rimanendo fuori dalle [[Coppe calcistiche europee|coppe europee]] nel [[Serie A 1974-1975|1974-1975]] e durante le quali si alternarono sulla panchina [[Enea Masiero]], ancora [[Helenio Herrera]], [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]] e [[Giuseppe Chiappella]]. Con quest'ultimo l'Inter raggiunse nel [[Coppa Italia 1976-1977|1976-1977]] la finale di [[Coppa Italia]] ma venne sconfitta dal Milan per 2-0.
 
=== Il ciclo di Bersellini (1977-1982) ===
[[File:Eugenio Bersellini 1978.jpg|thumb|left|180px|[[Eugenio Bersellini]]]]
==== 1977-1978: la 2ª Coppa Italia ====
Nel [[1978]] i nerazzurri tornarono a vincere un trofeo: è la [[Coppa Italia 1977-1978|Coppa Italia]], la seconda della storia interista. A quarant'anni dal primo successo (quando ancora la società portava il nome di [[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana]]), l'Inter poté bissare quella vittoria, superando nella finale unica di Roma il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] per 2-1. Artefici di questo risultato furono, oltre a [[Giacinto Facchetti]] giunto al suo ultimo passo da calciatore e assente per infortunio dalla finale, [[Gabriele Oriali]] e [[Giampiero Marini]] e nuovi interisti quali [[Alessandro Altobelli]], autore della rete dell'1-1 in finale, [[Graziano Bini]], nuovo capitano della squadra e marcatore della rete decisiva in finale, [[Giuseppe Baresi]], [[Ivano Bordon]], [[Nazzareno Canuti]] e [[Carlo Muraro]], guidati da [[Eugenio Bersellini]].
 
==== 1978-1979: quarto posto ====
In questa stagione la squadra ottenne il quarto posto in campionato. Venne acquistato [[Evaristo Beccalossi]] dal Brescia.
 
==== 1979-1980: il 12º scudetto ====
[[File:Inter 1979-80 (a colori).jpg|thumb|300px|Una formazione della stagione 1979-1980. Da sinistra, in piedi: [[Ivano Bordon|Bordon]], [[Roberto Mozzini|Mozzini]], [[Giancarlo Pasinato|Pasinato]], [[Graziano Bini|Bini]], [[Nazzareno Canuti|Canuti]], e [[Alessandro Altobelli|Altobelli]]; accosciati, [[Giampiero Marini|Marini]], [[Giuseppe Baresi|Baresi]], [[Carlo Muraro|Muraro]], [[Gabriele Oriali|Oriali]] e [[Evaristo Beccalossi|Beccalossi]].]]
 
Grazie al nuovo corso tecnico, l'Inter vinse il suo dodicesimo [[Serie A 1979-1980|scudetto]].<ref name="inter1979-80">{{cita web|url=http://www.storiedicalcio.altervista.org/campionato_calcio_1979_1980.html|editore=storiedicalcio.altervista.org|titolo=1979/80: INTER - Dopo 9 anni Fraizzoli riagguanta lo scudetto, Milan e Lazio in B per il calcioscommesse}}</ref> L'avvio del campionato fu positivo, spiazzando le altre pretendenti (il [[Perugia Calcio|Perugia]] di [[Paolo Rossi (calciatore)|Paolo Rossi]], la [[Juventus]] e il [[Torino Football Club 1906|Torino]], oltre al [[Milan]]), destinate a uscire presto dalla lotta per il titolo.<ref name="inter1979-80" /> Ma l'Inter non vinse per mancanza di avversari.<ref name="inter1979-80" /> La squadra esibì valori importanti, che partono da una difesa altamente competitiva, con l'azzurro [[Ivano Bordon]] in porta, gli esterni [[Nazzareno Canuti]] o [[Giuseppe Baresi]] e il terzino-mediano [[Gabriele Oriali]], il coriaceo stopper [[Roberto Mozzini]] e il libero [[Graziano Bini]]: a parte il marcatore centrale, sono tutti prodotti del vivaio nerazzurro, così come [[Franco Pancheri]].<ref name="inter1979-80" /> A centrocampo gioca [[Domenico Caso]], giocatore abile a cucire la manovra, che orienta al meglio il lavoro di copertura di [[Giampiero Marini]], le progressioni di [[Giancarlo Pasinato]], veloce mediano, e le invenzioni del trequartista [[Evaristo Beccalossi]]. L'attacco era affidato ad [[Alessandro Altobelli]], centravanti alto e sottile e a [[Carlo Muraro]], detto il ''Jair Bianco'',<ref name="turrinipag59">{{cita|Turrini|p. 59.}}</ref><ref name="inter1979-80" /> ala sinistra cresciuta nel vivaio, così come il giovane rincalzo [[Claudio Ambu]].<ref name="inter1979-80" />
 
[[File:Inter scudetto 1980 (a colori).jpg|thumb|left|300px|L'Inter festeggia lo [[scudetto]] nel [[Serie A 1979-1980|1980]]]]
Dopo la prima giornata (7 pareggi e 6 gol in 8 gare) l'Inter si ritrovò già sola in testa;<ref name="inter1979-80" /> tampinata nelle giornate successive dal neopromosso [[Cagliari Calcio|Cagliari]], la squadra nerazzurra chiuse il girone d'andata, il [[6 gennaio]] [[1980]], con tre punti di vantaggio sul [[Milan]].<ref name="inter1979-80" /> I rossoneri iniziarono male il girone di ritorno e l'Inter si lanciò verso il titolo: il [[3 marzo]] si ritrovò in testa con otto punti sui rossoneri, sulla [[Juventus Football Club|Juventus]] e sull'[[Unione Sportiva Avellino|Avellino]], che cedette alla distanza.<ref name="inter1979-80" /> Il [[23 marzo]], ventiquattresima giornata, al termine di sette partite di Serie A e [[Serie B]] vennero arrestati quattordici tesserati, tra cui [[Enrico Albertosi]] e [[Bruno Giordano (calciatore)|Bruno Giordano]].<ref name="inter1979-80" /> L'Inter vinse lo scudetto il [[27 aprile]], con due turni d'anticipo, rimanendo in testa solitaria per tutto il campionato sin dalla prima giornata: una cavalcata che passò dal titolo di campione d'inverno al doppio successo nel [[Derby di Milano|derby]] (2-0 e 0-1) al trionfo sulla Juventus per 4-0.<ref name="inter1979-80" /> Intanto le sentenze per il [[Scandalo italiano del calcioscommesse del 1980|Totonero]] declassarono Lazio e Milan: i rossoneri finirono per la prima volta in Serie B.<ref name="inter1979-80" /> Questa la formazione titolare: [[Ivano Bordon|Bordon]], [[Giuseppe Baresi|Baresi]], [[Gabriele Oriali|Oriali]], [[Giancarlo Pasinato|Pasinato]], [[Roberto Mozzini|Mozzini]], [[Graziano Bini|Bini]], [[Domenico Caso|Caso]], [[Giampiero Marini|Marini]], [[Alessandro Altobelli|Altobelli]], [[Evaristo Beccalossi|Beccalossi]], [[Carlo Muraro|Muraro]].
 
==== 1980-1981: semifinale di Coppa Campioni ====
A otto anni dalla finale del 1972 persa a Rotterdam contro l'Ajax, l'Inter tornò in [[Coppa dei Campioni 1980-1981|Coppa dei Campioni]]. In Italia erano state riaperte le frontiere: perso il francese [[Michel Platini]] (col quale era stato raggiunto un accordo due anni prima)<ref>{{cita web|url=http://www.storiedicalcio.altervista.org/platini_mazzola_fraizzoli_inter.html|titolo=Come l'Inter non seppe gestire l'affare Platini|editore=storiedicalcio.altervista.org|accesso=30-10-2010}}</ref> e il brasiliano [[Paulo Roberto Falcão|Falcão]]<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/1999/settembre/09/Pianse_rinuncio_Falcao__ga_0_9909095931.shtml|titolo="Pianse e rinuncio' a Falcao"|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|giorno=9|mese=9|anno=1999|pagina=17|accesso=12-11-2010}}</ref> il club nerazzurro ripiegò sul nazionale austriaco [[Herbert Prohaska]]. Il cammino nerazzurro, dopo aver eliminato i rumeni dell'Universitatea Craiova, i francesi del Nantes ed i serbi della Stella Rossa vincendo il ritorno al Marakana di Belgrado, si fermò in semifinale ad opera del [[Real Madrid Club de Fútbol|Real Madrid]] di [[Vujadin Boškov]]. Al Bernabeu segnarono [[Carlos Alonso González|Santillana]] e [[Juan Gómez González|Juanito]]. A San Siro segnò invece [[Graziano Bini]] che non fu sufficiente a ribaltare la partita dell'andata.
 
==== 1981-1982: la 3ª Coppa Italia ====
Nella stagione 1981-1982 i nerazzurri riuscirono ad alzare la loro terza [[Coppa Italia 1981-1982|Coppa Italia]]: dopo aver vinto il girone eliminatorio nei confronti di Verona, Milan, SPAL e Pescara, nell'andata dei quarti di finale perse per 4-1 contro la [[AS Roma|Roma]] ma a [[Milano]] l'Inter rovesciò la situazione vincendo per 3-0. In semifinale venne superato il [[Catanzaro Football Club|Catanzaro]] (2-1 in rimonta a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] e 2-3 dopo i supplementari al [[Stadio Nicola Ceravolo|Militare]], con l'Inter ridotta in nove uomini) e la doppia finale contro il [[Torino Football Club|Torino]] fu decisa dall'1-0 di [[Aldo Serena|Serena]] al ''Meazza'' e dall'1-1 del [[Stadio Olimpico (Torino)|Comunale]], con reti di [[Agatino Cuttone|Cuttone]] e [[Alessandro Altobelli|Altobelli]]. Tra i giovani c'è da segnalare l'esordio in Serie A di [[Riccardo Ferri]], difensore cresciuto nel vivaio. In [[Coppa UEFA 1981-1982|Coppa UEFA]] il cammino dell'Inter si fermò al secondo turno per opera dei rumeni della [[Dinamo Bucarest]].
 
In campionato un derby deciso da Oriali costò caro al Milan che a fine anno retrocesse nuovamente in Serie B. Si affermò in nerazzurro il diciottenne [[Giuseppe Bergomi]] che fu convocato, insieme a [[Ivano Bordon|Bordon]], Altobelli, [[Giampiero Marini|Marini]] e [[Gabriele Oriali|Oriali]] da [[Enzo Bearzot]] nella Nazionale azzurra per il vittorioso campionato del mondo in Spagna.
 
=== Da Marchesi a Radice (1982-1984) ===
In panchina venne ingaggiato [[Rino Marchesi]] mentre dal mercato arrivarono [[Hansi Müller]] e il brasiliano [[Juary]]. Arrivò anche il campione del mondo [[Fulvio Collovati]] dal Milan in cambio di Serena, Pasinato e Canuti. In campionato la squadra ottenne molti pareggi e poche vittorie. Ci fu un nuovo sospetto di Totonero: il caso Genoa-Inter.<ref name="genoainter">{{cita web|url=http://www.storiedicalcio.altervista.org/inter_genoa_1983.html|editore=storiedicalcio.altervista.org|titolo=Genoa Inter 1982/83 - Galeotto fu quel gol...}}</ref> Inoltre, il 3-3 di Juventus-Inter del 1º maggio 1983 venne tramutato in 0-2 dal Giudice Sportivo, a causa di un sasso che aveva colpito, ferendolo, il nerazzurro [[Giampiero Marini]] mentre si trovava nel pullman della squadra nei pressi del Comunale, così la Roma poté vincere matematicamente lo scudetto una settimana dopo, l'8 maggio.<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0022/articleid,1027_01_1983_0117_0022_22866903/anews,true/|titolo=Ai nerazzurri il 2-0 nella partita con la Juventus|pubblicazione=[[La Stampa]]|giorno=19|mese=5|anno=1983|accesso=4-4-2012}}</ref> La squadra arriverà terza alla fine. In questa stagione fece il suo esordio il portiere [[Walter Zenga]]. In [[Coppa delle Coppe 1982-1983|Coppa delle Coppe]], dopo aver eliminato i cechi dello Slovan Bratislava (nonostante due rigori sbagliati nella stessa partita da [[Evaristo Beccalossi|Beccalossi]]) e gli olandesi dell'AZ Alkmaar, l'Inter venne eliminata ancora una volta dal Real Madrid, dopo il pareggio dell'andata per 1-1 a San Siro venne sconfitta 2-1 al Bernabeu e dovette dire addio alla competizione.
 
L'anno successivo [[Luigi Radice]] divenne il nuovo allenatore dell'Inter e la stagione si concluse con un quarto posto. In Europa non andò molto meglio, con l'eliminazione per mano dell'Austria Vienna negli ottavi di finale di [[Coppa UEFA 1983-1984|Coppa UEFA]].
 
==La presidenza Pellegrini (1984-1995)==
=== Da Castagner a Corso (1984-1986) ===
[[File:Ernesto Pellegrini.jpg|thumb|190px|[[Ernesto Pellegrini]]]]
Il [[18 gennaio]] [[1984]] la presidenza dell'Inter passò a [[Ernesto Pellegrini]], allora vicepresidente nerazzurro,<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/settembre/09/Fraizzoli_signore_calcio_antico_co_0_9909097862.shtml|titolo=Fraizzoli, il signore di un calcio antico|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=9|mese=9|anno=1999|pagina=46|accesso=21-12-2012}}</ref> che per dodici miliardi rilevò la società da [[Ivanoe Fraizzoli|Fraizzoli]].<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0026/articleid,1011_01_1984_0015_0026_22616263/anews,true/|titolo=Clamoroso, Fraizzoli cede l'Inter|pubblicazione=[[La Stampa]]|giorno=19|mese=1|anno=1984|accesso=4-4-2012}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/20/conti-di-pellegrini.html|titolo=I conti di Pellegrini|pubblicazione=[[la Repubblica]]|giorno=20|mese=6|anno=1984|pagina=38|accesso=21-12-2012}}</ref> Il [[12 marzo]] divenne ufficialmente presidente.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/12/Pellegrini_dieci_anni_gioie_poche_co_0_94031215297.shtml|titolo=Pellegrini, dieci anni di gioie (poche) e dolori (tanti)|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=12|mese=3|anno=1994|pagina=36|accesso=21-12-2012}}</ref>
 
Sulla panchina sedette [[Ilario Castagner]] mentre fu acquistato, tra gli altri, il tedesco [[Karl-Heinz Rummenigge]] per 8,5 miliardi di [[Lira italiana|lire]].<ref>{{cita libro|titolo=Calciatori ‒ La raccolta completa Panini 1961-2012|editore=Panini|anno=2012|mese=maggio|giorno=7|pagine=p. 10|volume=Vol. 1 (1984-1985)}}</ref> In campionato la squadra si piazzò terza dopo un lungo duello con il Verona poi scudettato, mentre in [[Coppa UEFA 1984-1985|Coppa UEFA]] l'Inter si sbarazzò dei rumeni dello Sportul Studentesc, dei Rangers Glasgow, dei tedeschi dell'Amburgo e del Colonia, fino ad arrivare alla semifinale dove venne eliminata dal [[Real Madrid]] nonostante la vittoria per 2-0 nella gara d'andata, l'Inter capitolò ancora una volta al Bernabeu perdendo 3-0.
 
Nel 1985-1986 si alternarono sulla panchina [[Ilario Castagner]] e [[Mario Corso]] e i nerazzurri arrivarono sesti in campionato davanti al [[Milan]]. In [[Coppa UEFA 1985-1986|Coppa UEFA]], dopo aver eliminato facilmente gli svizzeri del San Gallo, gli austriaci del Linz, ai supplementari i polacchi del Legia Varsavia e nei quarti i francesi del Nantes, i nerazzurri arrivarono ancora in semifinale dove incontrarono per la quarta volta in cinque anni il [[Real Madrid]]: ancora una volta l'Inter si fece eliminare vincendo 3-1 l'andata e venendo sconfitta 5-1 nel ritorno dopo i tempi supplementari.
 
=== La gestione Trapattoni (1986-1991) ===
==== Il periodo 1986-1988 ====
[[File:Giovanni Trapattoni Inter 1989.jpg|thumb|left|150px|[[Giovanni Trapattoni]] è arrivato nell'estate del [[1986]] dopo una lunga militanza sulla panchina della Juventus.]]
 
Per la nuova stagione venne ingaggiato l'ex allenatore della [[Juventus]], [[Giovanni Trapattoni]]. Il suo debutto in campionato avvenne con una sconfitta contro il neopromosso Empoli. Il girone d'andata consegnò l'Inter al duello di testa con il Napoli di Maradona. Infortunatosi ancora Rummenigge, la squadra subì tre sconfitte consecutive nell'avvio del ritorno: ciò rese vana la successiva rincorsa. Chiuse il campionato al terzo posto, qualificandosi per la successiva [[Coppa UEFA]]. In [[Coppa UEFA 1986-1987|Coppa UEFA]] arrivò l'eliminazione ad opera del Goteborg nei quarti: nell'andata in [[Svezia]] l'Inter ottenne uno 0-0. A San Siro i nerazzurri passarono in vantaggio grazie a un'autorete di [[Stig Fredriksson]] con gli svedesi - futuri campioni - che pareggiarono grazie a [[Stefan Pettersson]] qualificandosi per la semifinale. In [[Coppa Italia 1986-1987|Coppa Italia]] la squadra viene eliminata ai quarti di finale dalla [[Cremonese]].
 
Nella stagione successiva la squadra guidata dal ''Trap'' si classificò quinta con 32 punti in [[Serie A 1987-1988|campionato]], qualificandosi per la [[Coppa UEFA]]. In [[Coppa Italia 1987-1988|Coppa Italia]] venne eliminata in semifinale dalla [[Sampdoria]], poi vincitrice del trofeo. In [[Coppa UEFA 1987-1988|Coppa UEFA]], invece, fu estromessa dalla competizione agli ottavi di finale dai [[Catalogna|catalani]] dell'[[Reial Club Deportiu Espanyol de Barcelona SAD|Espanyol]].
 
==== 1988-1989: lo ''Scudetto dei record'', il 13º ====
[[File:Inter 1988-89 (a colori) 2.jpg.jpg|thumb|300px|[[Football Club Internazionale Milano 1988-1989|La formazione titolare]] vincitrice del campionato 1989. In piedi: [[Walter Zenga|Zenga]], [[Riccardo Ferri|Ferri]], [[Nicola Berti|Berti]], [[Giuseppe Bergomi|Bergomi]], [[Aldo Serena|Serena]] e [[Lothar Matthäus|Matthäus]]. Accosciati: [[Ramón Díaz|Díaz]], [[Andreas Brehme|Brehme]], [[Alessandro Bianchi (calciatore 1966)|Bianchi]], [[Gianfranco Matteoli|Matteoli]] e [[Andrea Mandorlini|Mandorlini]].]]
 
Nel [[Serie A 1988-1989|1988-1989]] l'Inter vinse lo ''scudetto dei record'' grazie anche ad una squadra profondamente rinnovata. Dalla Germania arrivarono il centrocampista [[Lothar Matthäus]] e il terzino sinistro [[Andreas Brehme]]. In difesa avevano ormai trovato spazio il portiere [[Walter Zenga]] e i difensori [[Riccardo Ferri]] e [[Giuseppe Bergomi]] davanti al libero [[Andrea Mandorlini]] mentre a centrocampo, oltre al confermato [[Gianfranco Matteoli]], furono acquistati la mezzala [[Nicola Berti]], dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]], e il cursore di fascia destra del [[Associazione Calcio Cesena|Cesena]], [[Alessandro Bianchi (calciatore 1966)|Alessandro Bianchi]]. Il centravanti [[Aldo Serena]] vinse la [[Capocannoniere|classifica dei marcatori]] con 22 gol facendo coppia d'attacco con l'argentino [[Ramón Díaz]], arrivato a Milano all'ultimo minuto in prestito dopo la bocciatura dell'algerino [[Rabah Madjer]] momentaneamente acquistato da Pellegrini, con tanto di foto ufficiali e presentazione in sede alla stampa ma dopo le visite mediche, che rilevarono un infortunio muscolare alla coscia che poteva comprometterne l'integrità fisica, il contratto non fu mai firmato.<ref>{{Cita web|url=http://archivio.inter.it/cgi-bin/allenatore-scheda?idall=39&L=it|titolo=Giovanni Trapattoni: 1988/89|editore=inter.it}}</ref>
 
I nerazzurri andarono già in testa solitari alla quinta giornata, distanziando il Milan di un punto e la [[Sampdoria]] e il [[Napoli Calcio|Napoli]] di due. Nelle giornate successive il Milan accusò un rallentamento: l'[[11 dicembre]], la sconfitta nel [[Derby di Milano|derby]] impedì ai rossoneri di bissare il titolo. Soltanto il Napoli riuscì a seguire l'Inter, a tre punti di distacco. La situazione non cambiò dopo lo scontro diretto del [[Stadio San Paolo|San Paolo]], il [[15 gennaio]] (0-0); il [[5 febbraio]] l'Inter diventò campione d'inverno e la domenica successiva la rocambolesca sconfitta di [[Firenze]] per 4-3 permise al Napoli di ridurre il distacco a un punto. L'Inter vinse tutte le prime otto gare del girone di ritorno e allungò ancora sui partenopei; il [[9 aprile]] i punti di vantaggio tra prima e seconda classificata furono sette. Vincendo lo scontro diretto del [[28 maggio]] grazie a una punizione di Lothar Matthäus, i milanesi conquistarono matematicamente il loro 13º scudetto. Fu lo scudetto dei record: mai nessuna squadra sarebbe riuscita a toccare quota 58 con i due punti a vittoria. Fu il primo e anche unico scudetto vinto da Ernesto Pellegrini. Questa la formazione titolare: Zenga, Bergomi, Brehme, Matteoli, Ferri, Mandorlini, Bianchi, Berti, Díaz, Matthäus, Serena.
 
==== 1989-1990: la prima Supercoppa Italiana ====
Nella [[Serie A 1989-1990|stagione successiva]] fu ceduto [[Ramón Díaz]], e al suo posto venne preso il tedesco [[Jürgen Klinsmann]] dallo [[VfB Stuttgart|Stoccarda]]. La squadra venne subito eliminata in [[Coppa dei Campioni 1989-1990|Coppa dei Campioni]], dal [[Malmö Fotbollförening|Malmö]] allenato dall'inglese [[Roy Hodgson]] mentre in campionato arrivò terza. In questa stagione venne conquistata la prima [[Supercoppa italiana 1989|Supercoppa italiana]] ai danni della Sampdoria sconfitta 2-0 a San Siro con le reti di [[Enrico Cucchi]] e [[Aldo Serena]].
 
==== 1990-1991: la prima Coppa UEFA ====
Il [[Campionato mondiale di calcio 1990|mondiale del 1990]] vide vittoriosa la Germania di [[Lothar Matthäus]], che a dicembre vinse il [[Pallone d'oro 1990|Pallone d'oro]] ed anche il [[FIFA World Player of the Year 1991|FIFA World Player of the Year]], primo giocatore della storia dell'Inter ad avvalersi di entrambi i prestigiosi riconoscimenti. Nella stagione [[Serie A 1990-1991|1990-1991]] la squadra rincorse la [[Sampdoria]] fino alla decima giornata; quando i blucerchiaiti persero il [[Derby della Lanterna|derby]] vennero affiancati in vetta dai nerazzurri che andarono in testa solitari due giornate dopo, approfittando del rinvio delle gare di Sampdoria e Milan, impegnate a fronteggiarsi nella Supercoppa Europea. L'Inter rimase così in testa per diverse giornate, talvolta anche in compagnia di Sampdoria e Juventus, e andò a vincere il [[Campione d'inverno|titolo d'inverno]] il 20 gennaio, con un punto di vantaggio sul Milan e due sul terzetto formato da Sampdoria, Juventus e Parma. Nel girone di ritorno rimasero presto in lotta i blucerchiati e le milanesi. Furono gli scontri diretti a sancire lo scudetto dei genovesi che batterono anche l'Inter vincendo 2-0 al ''Meazza'', in un incontro nel quale [[Gianluca Pagliuca|Pagliuca]] parò un rigore a Matthäus sull'1-0 per i doriani.<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0003/articleid,0866_01_1991_0096_0027_25727244/|titolo=Samp, due stilettate al cuore dell'Inter|pubblicazione=[[La Stampa]]|giorno=6|mese=5|anno=1991|accesso=5-4-2012}}</ref>
 
[[File:Lothar Matthäus Coppa UEFA 1991.jpg|thumb|left|300px|[[Lothar Matthäus]] posa con la Coppa UEFA appena conquistata al termine della finale con la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]]]
In [[Coppa UEFA 1990-1991|Coppa UEFA]] la squadra raggiunse la sua prima finale dove incontrò la [[AS Roma|Roma]]. All'andata a Milano i nerazzurri vinsero 2-0 con reti di [[Lothar Matthäus|Matthäus]] su rigore e di [[Nicola Berti]]. Nel ritorno, all'Olimpico, l'Inter perse per 1-0 con gol di [[Ruggiero Rizzitelli]] vincendo comunque il trofeo: erano ventisei anni che l'Inter non vinceva un trofeo internazionale. L'avventura di Trapattoni sulla panchina nerazzurra si chiuse il [[22 maggio]] [[1991]] dopo esattamente cinque anni.
 
=== L'annata di Orrico (1991-1992) ===
Nell'estate del [[1991]] Trapattoni tornò alla [[Juventus Football Club|Juventus]] e Pellegrini decise di sostituirlo con l'emergente [[Corrado Orrico]], reduce da una promozione in Serie B con la [[Associazione Sportiva Lucchese-Libertas|Lucchese]] seguita da un campionato nella serie cadetta con promozione sfiorata. Sostenitore del modulo a zona, Orrico tentò di applicarlo anche all'Inter (facendo costruire la "[[Gabbia (calcio)|gabbia]]") ma la squadra non riuscì ad assimilare il nuovo sistema di gioco. In [[Coppa UEFA 1991-1992|Coppa UEFA]] ci fu l'eliminazione ad opera del [[Boavista Futebol Clube|Boavista]] nel primo turno. Il tecnico fu sostituito da [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]] e l'Inter giungerà ottava rimanendo esclusa dalle [[coppe europee]] dopo sedici anni.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/27/addio_Europa_siamo_fallimento__co_0_92042710757.shtml|data=27-4-1992|accesso=31-10-2010|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=" addio Europa, siamo al fallimento "}}</ref><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/28/Zenga_Bergomi_colpevoli_co_0_92042810987.shtml|data=28-4-1992|accesso=31-10-2010|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Zenga e Bergomi: colpevoli}}</ref>
 
=== Da Bagnoli a Marini: la seconda Coppa UEFA (1992-1994) ===
Nella stagione [[Serie A 1992-1993|1992-1993]] la panchina passò nelle mani di [[Osvaldo Bagnoli]], già campione d'Italia con il [[Hellas Verona|Verona]] nel [[Serie A 1984-1985|1985]] e che aveva allenato il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] portandolo in Europa. Dopo un avvio con tre sconfitte nelle prime dodici giornate, l'Inter migliorò la sua classifica in primavera. L'acquisto dell'annata fu l'uruguaiano [[Rubén Sosa Ardaiz|Rubén Sosa]], che segnò 20 reti in 28 presenze, la maggior parte delle quali nel girone di ritorno. L'Inter quindi vinse sei partite di seguito finendo il campionato al secondo posto a quattro punti dal Milan campione.
 
L'[[Serie A 1993-1994|anno successivo]] vennero acquistati gli olandesi [[Wim Jonk]] e [[Dennis Bergkamp]] dell'[[Amsterdamsche Football Club Ajax|Ajax]] ma i troppi infortuni, tra qui quello di [[Nicola Berti]] già a settembre, il mancato recupero di [[Riccardo Ferri|Ferri]] e [[Alessandro Bianchi (calciatore 1966)|Bianchi]] peggiorarono una situazione già compromessa.<ref name="zengaatalanta">{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/03/Atalanta_domina_San_Siro_Zenga_co_0_9401033312.shtml|titolo=l'Atalanta domina a San Siro e Zenga perde la testa. Provocato da Valdinoci, tenta due volte di aggredirlo|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=3|mese=1|anno=1994|pagina=25|accesso=2-11-2010}}</ref> Nella sesta giornata di ritorno Bagnoli venne esonerato e subentrò [[Giampiero Marini]], allenatore della Primavera.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/febbraio/08/Pellegrini_trova_colpevole_Bagnoli_co_0_9402085320.shtml|titolo=Pellegrini trova il colpevole: Bagnoli|pubblicazione=[[Corriere della Sera]] |giorno=8|mese=1|anno=1994|pagina=33|accesso=14-10-2010}}</ref> I successivi risultati però furono peggiori, tanto che l'Inter si salvò alla penultima giornata per un punto.
 
In [[Coppa UEFA 1993-1994|Coppa UEFA]] la squadra nerazzurra raggiunse la finale per la seconda volta dove stavolta incontrò la squadra austriaca del [[Casino Salisburgo]]. L'Inter si impose in entrambi gli incontri per 1-0 sollevando così per la seconda volta il trofeo.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/aprile/27/Berti_prenota_Coppa_dell_Inter_co_0_9404277841.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Berti prenota la Coppa dell'Inter|data=27-4-1994|accesso=10-11-2010}}</ref><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/12/finalmente_Inter_grazie_Zenga_co_0_9405124592.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=L'Inter conquista l'Europa|data=12-5-1994|accesso=8-10-2010}}</ref>
 
L'era-Pellegrini era terminata: l'ultima decisione rilevante fu quella di assumere come tecnico [[Ottavio Bianchi]] e si entrò nella nuova era-[[Massimo Moratti|Moratti]].
 
==La presidenza di Massimo Moratti (1995-oggi)==
=== Da Bianchi ad Hodgson (1994-1997) ===
[[File:Moratti particolare.JPG|thumb|[[Massimo Moratti]] acquistò il club il [[18 febbraio]] [[1995]]]]
 
La vittoria della [[Coppa UEFA 1993-1994|Coppa UEFA]], la seconda nella storia dei nerazzurri, influì poco sui destini sportivi dell'Inter: la presidenza Pellegrini era ormai alla fine, e la conduzione tecnica fu affidata ad [[Ottavio Bianchi]].
 
Il [[18 febbraio]] [[1995]] [[Ernesto Pellegrini|Pellegrini]] cedette l'Inter, che tornò dopo 27 anni nelle mani della famiglia Moratti. Fu [[Massimo Moratti|Massimo]], figlio di Angelo, a prenderne le redini.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/febbraio/19/Moratti_ritorno_alla_leggenda_co_0_9502195976.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Moratti 2, ritorno alla leggenda|data=19-2-1995|accesso=8-10-2010}}</ref> Il giorno dopo il nuovo presidente esordì al Meazza con un successo: l'Inter batté il Brescia per 1-0.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/febbraio/20/Effetto_Moratti_Inter_gol_minuti_co_0_95022011282.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Effetto Moratti: l'Inter fa gol in 4 minuti e il Diavolo perde a poker|data=20-2-1995|accesso=8-10-2010}}</ref> Il nuovo presidente decise di confermare il tecnico Bianchi e di cominciare ad inserire nella società personaggi quali [[Sandro Mazzola]] come direttore sportivo, [[Giacinto Facchetti]] come direttore generale e [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]] come capo degli osservatori, tutti ex giocatori della ''[[Grande Inter]]'' degli anni sessanta. La stagione si concluse in rimonta: la squadra risalì la china della classifica e alla fine non andò oltre la sesta posizione in [[Serie A 1994-1995|campionato]], conquistando la qualificazione per la [[Coppa UEFA 1995-1996|Coppa UEFA]] all'ultima giornata.
 
Per la [[Serie A 1995-1996|stagione seguente]], la prima ad iniziare con Massimo Moratti presidente, la dirigenza decise di rinnovare la fiducia ad [[Ottavio Bianchi]], che venne esonerato dopo quattro turni di campionato e rimpiazzato dall'[[Inghilterra|inglese]] [[Roy Hodgson]], già CT della Nazionale svizzera. Proprio a causa dei numerosi impegni con essa, la prima squadra venne momentaneamente affidata [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]]. La squadra concluse il [[Serie A 1995-1996|campionato 1995-1996]] al settimo posto, a 19 punti dal Milan campione d'Italia, mentre in [[Coppa UEFA 1995-1996|Coppa UEFA]] fu eliminata al primo turno dal [[AC Lugano|Lugano]]. In [[Coppa Italia 1995-1996|Coppa Italia]], invece, i nerazzurri raggiunsero la semifinale, dove vennero eliminati dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] poi vincitrice del torneo.
 
La stagione [[Serie A 1996-1997|1996-1997]] dei nerazzurri si concluse con il terzo posto, a 6 punti dalla [[Juventus Football Club|Juventus]] campione d'Italia mentre in campo internazionale l'Inter fu artefice di un percorso positivo in [[Coppa UEFA 1996-1997|Coppa UEFA]] raggiungendo la finale che mise i nerazzurri di fronte allo [[FC Schalke 04|Schalke 04]]. A [[Gelsenkirchen]] finì 1-0 per i tedeschi e lo stesso risultato fu al ritorno ma per l'Inter. Si andò così ai supplementari ed infine ai calci di rigore: Zamorano e Winter fallirono le due conclusioni consegnando così ai tedeschi la Coppa.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/1997/maggio/22/Inter_che_peccato_ga_0_9705226618.shtml|titolo=Inter, che peccato|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]] |giorno=22|mese=05|anno=1997|pagina=3|accesso=30-4-2010}}</ref> La sconfitta europea provocò le dimissioni di Hodgson, sostituito nelle ultime due giornate di [[Serie A 1996-1997|campionato]] da [[Luciano Castellini]], in attesa di ingaggiare un nuovo tecnico per la stagione futura.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/23/Hodgson_calcio_all_Inter_co_0_97052312786.shtml|titolo=Hodgson da' un calcio all'Inter|pubblicazione=[[Corriere della Sera]] |giorno=23|mese=5|anno=1997|pagina=43|accesso=9-11-2010}}</ref>
 
=== Dalla terza Coppa UEFA con Simoni all'annata dei quattro allenatori (1997-1999) ===
Nell'estate [[1997]] Moratti ingaggiò l'allenatore [[Luigi Simoni]] e acquistò per 48 miliardi di [[Lira italiana|lire]] dal [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] il [[Brasile|brasiliano]] [[Ronaldo]], eletto [[Pallone d'oro 1997|Pallone d'oro]] nel [[dicembre]] di quell'anno.<ref>{{cita news|url=http://www2.raisport.rai.it/news/rubriche/cmercato/199706/20/33aaedc2003cb/|autore=ANSA |titolo=Ronaldo e' dell'Inter|pubblicazione=[[Rai Sport]]|data=22-6-1997|accesso=9-9-2010}}</ref> Con l'innesto del ''Fenomeno'', nella stagione 1997-1998 la squadra tornò a battersi per lo scudetto insieme alla [[Juventus Football Club|Juventus]].
 
I nerazzurri condussero la classifica per le prime 16 giornate e nonostante la vittoria del primo scontro diretto il [[4 gennaio]],<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/1998/gennaio/05/Inter_spietata_ga_0_9801053752.shtml|titolo=e' un'Inter spietata|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=5-1-1998|accesso=3-10-2010}}</ref> vennero sorpassati a metà torneo dai bianconeri, campioni d'inverno, complice una sconfitta casalinga contro il [[AS Bari|Bari]] (0-1) e un pareggio ad [[Empoli FC|Empoli]] (1-1).<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/26/Recoba_cinquanta_metri_per_salvare_co_0_9801262208.shtml|autore=Fabio Monti|titolo=Recoba, cinquanta metri per salvare l' Inter|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=26-1-1998|accesso=10-10-2010}}</ref> A quattro giornate dalla fine, con la Juventus capolista a quota 66 punti e l'Inter seconda a 65, le due rivali si affrontarono a [[Torino]] e l'Inter perse 1-0 recriminando per un mancato rigore che l'arbitro [[Piero Ceccarini|Ceccarini]] non diede.<ref>Lo stesso Ceccarini si scusò per la svista. {{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/02/Ceccarini_Ronaldo_sbagliato__co_0_9808027737.shtml|titolo=Ceccarini: "Su Ronaldo ho sbagliato"|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=2-8-1998|accesso=17-10-2011}}</ref> Nel proseguimento dell'azione fu invece la Juventus a guadagnare il rigore. Simoni, infuriato dopo la mancata assegnazione del rigore all'Inter, entrò in campo con la palla ancora in gioco e fu trattenuto dagli addetti. Dopo l'assegnazione del rigore alla Juventus si diresse verso l'arbitro e gli gridò ripetutamente «Si vergogni!», per poi essere espulso.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/27/Juve_scudetto_dei_veleni_vicino_co_0_9804271357.shtml|titolo=Juve, lo scudetto dei veleni è vicino|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=27-4-1998|accesso=27-09-2010}}</ref> Successivamente Del Piero sbagliò il rigore, facendosi parare il tiro da [[Gianluca Pagliuca|Pagliuca]]. Nei turni successivi la squadra di Simoni perse ulteriore terreno dopo il pareggio in casa contro il Piacenza (0-0)<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/maggio/04/Due_pali_ultimo_sospetto_Inter_co_0_9805046921.shtml|titolo=Due pali e l'ultimo sospetto: l'Inter s'arrende|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4-5-1998|accesso=26-10-2010}}</ref> e dopo la decisiva sconfitta a [[Bari]] per 2-1 contro i pugliesi, il [[10 maggio]]. Con una giornata d'anticipo la Juventus vinse così il campionato.
 
[[File:Ronaldo Cannes.jpg|thumb|left|165px|[[Ronaldo]], protagonista del successo nerazzurro nella [[Coppa UEFA 1997-1998]].]]
In [[Coppa UEFA 1997-1998|Coppa UEFA]] anche quest'anno il cammino fu positivo raggiungendo per la quarta volta in sette anni la finale. Al [[Parco dei Principi]] di [[Parigi]], il [[6 maggio]], la squadra di Simoni incontrò la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] battendola 3-0 con reti di Zamorano, Zanetti e Ronaldo. L'Inter vinse la prima finale unica del torneo.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/maggio/07/Grande_Inter_Europa_solo_nerazzurra_co_0_9805078615.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Grande Inter, L'Europa è solo nerazzurra|data=7-5-1998|accesso=19-6-2010}}</ref>
 
Nell'estate [[1998]] venne confermato Simoni e grazie alla nuova formula dei preliminari e al secondo posto dell'anno precedente, l'Inter tornò in [[UEFA Champions League 1998-1999|Coppa dei Campioni]] dopo nove anni.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/27/Dopo_anni_Inter_torna_Champions_co_0_9808276642.shtml|titolo=Dopo 9 anni l'Inter torna in Champions League|data=27-08-1998|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|accesso=27-11-2009}}</ref> Il [[Campionato mondiale di calcio 1998|mondiale francese]] restituì al club un Ronaldo affaticato ed in precarie condizioni fisiche attanagliato da una tendinopatia rotulea che necessitava di un'operazione. I tempi si allungavano e lui continuava a sottoporre il ginocchio a sforzi e carichi di lavoro, fino a quando il tendine subì una parziale lacerazione. Il brasiliano, che faceva coppia con [[Roberto Baggio]], ebbe così un rendimento fu altalenante per tutta l'annata. Ci fu anche l'avvicendamento di quattro allenatori e alla fine la squadra giunse ottava rimandendo fuori dalle [[coppe europee]]. In Champions League, superato il secondo turno preliminare, i nerazzurri capitarono in un girone con [[Spartak Mosca]], [[SK Sturm Graz|Sturm Graz]] e [[Real Madrid]] (campione uscente). Questa fase venne superata da prima in classifica e la squadra, nel frattempo allenata da [[Mircea Lucescu]] che aveva sostituito Simoni a novembre, venne in seguito eliminata ai quarti di finale dal [[Manchester United]] che avrebbe poi vinto la competizione. La stagione proseguì con l'esonero di Lucescu a favore di [[Luciano Castellini]], in attesa del ritorno di [[Roy Hodgson]] che guidò l'Inter per le restanti partite di campionato, chiuso all'ottavo posto con 46 punti perdendo pure entrambi gli incontri validi per lo spareggio per l'ingresso in [[Coppa UEFA]] col [[Bologna Football Club 1909|Bologna]].<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/maggio/31/Calvario_Inter_esclusa_dall_Europa_co_0_9905315158.shtml|titolo=Calvario Inter: esclusa dall' Europa|data=31-5-1999|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|accesso=17-11-2011}}</ref>
 
=== Da Lippi a Tardelli (1999-2001) ===
Nell'estate del [[1999]] la dirigenza ingaggiò [[Marcello Lippi]] che, dopo un quinquennio alla [[Juventus Football Club|Juventus]], si era dimesso a [[febbraio]]. Lippi chiese alla società di non rinnovare il contratto del capitano [[Giuseppe Bergomi]], che attendeva il rinnovo dopo un'annata positiva.<ref>{{cita news|url=http://www2.raisport.rai.it/news/sport/calcio/199906/17/376948ef02ae4/|titolo=Beppe Bergomi lascia l'Inter|pubblicazione=[[Rai Sport]]|data=17-6-1999|accesso=8-7-2010}}</ref> Venne ceduto inoltre [[Diego Simeone]] alla Lazio in cambio di [[Christian Vieri]]. Il tecnico [[Viareggio|viareggino]] ebbe diversi litigi con [[Christian Panucci|Panucci]], culminati con alcune esclusioni,<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/29/Lippi_mette_castigo_Panucci_non_co_0_0004291939.shtml|titolo=Lippi mette in castigo Panucci: non convocato|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=29-4-2000|accesso=25-7-2010}}</ref> e con [[Roberto Baggio]]. Lo stesso ex pallone d'oro sostiene che tutto precipitò quando Lippi gli chiese in pratica di fare la spia nello spogliatoio poiché credeva che qualcuno gli remasse contro e lui rifiutò (anche se il tecnico ha sempre smentito questa versione).<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/online/calcio/lippibaggio/lippibaggio/lippibaggio.html|titolo=Fra Baggio e Lippi polemiche da tribunale|pubblicazione=[[La Repubblica]]|data=16-11-2001|accesso=28-10-2009}}</ref> Prima della partita di [[Verona]] Lippi disse a Baggio che nell'Inter non c'era posto per lui e che avrebbe fatto meglio ad andar via; in quella gara l'Inter era sotto di un gol e, dopo il pareggio di Recoba, Baggio segnò il 2-1.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/Primo_Piano/2009/03/12/bagnati.shtml|titolo=Le sfide nel segno di Baggio|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=12-3-2009|accesso=25-7-2010}}</ref> Quest'ultimo nello spogliatoio indossò un cappellino con la scritta in spagnolo «Matame, si no te servo», che significa «Uccidimi se non ti servo».<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/aprile/26/eravamo_tanto_odiati_Lippi_Baggio_co_0_030426122.shtml|titolo="C'eravamo tanto odiati" Lippi-Baggio i duellanti di una sfida senza fine|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=29-4-2003|accesso=25-7-2010}}</ref> Al termine di questa stagione l'Inter si piazzò quarta e vinse lo spareggio per l'ingresso in [[UEFA Champions League|Champions League]] contro il [[Parma Football Club|Parma]] del [[23 maggio]] per 3-1, grazie a due reti proprio di [[Roberto Baggio]], le ultime in maglia nerazzurra. Avendo la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] vinto scudetto e coppa nazionale, la squadra nerazzurra si qualificò per la finale di [[Supercoppa Italiana]] in quanto finalista di [[Coppa Italia 1999-2000|Coppa Italia]].
 
Nella stagione successiva i meneghini furono eliminati dalla [[UEFA Champions League 2000-2001|Champions League]] già ad agosto, nel terzo turno preliminare, dagli [[Svezia|svedesi]] dell'[[Helsingborgs Idrottsförening|Helsingborgs]]. La squadra perse anche la finale di [[Supercoppa italiana di calcio|supercoppa italiana]] contro la Lazio per 4-3 e la partita d'esordio in campionato con la [[Reggina Calcio|Reggina]] (1-2 a Reggio Calabria), provocando lo sfogo televisivo di Lippi, che si rivolse ai giocatori con toni rabbiosi.<ref>{{cita news|url=http://www2.raisport.rai.it/news/sport/calcio/200010/03/39da0d1f007da/|pubblicazione=[[Rai Sport]]|titolo=L'Inter scarica Lippi|data=3-10-2000|accesso=11-5-2010}}</ref> A causa del clima creatosi nello spogliatoio la dirigenza optò per l'esonero dell'allenatore toscano: due giorni più tardi sulla panchina dell'Inter fu chiamato [[Marco Tardelli]]. Nonostante il cambio della guida tecnica l'Inter chiuse il campionato al quinto posto davanti al Milan, qualificandosi in [[Coppa UEFA 2001-2002|Coppa UEFA]]. Tardelli non venne quindi confermato sulla panchina della squadra.
 
Al termine della stagione scoppiò lo [[scandalo dei passaporti falsi]], riguardante la naturalizzazione illecita di alcuni calciatori extracomunitari: tra le società coinvolte figurò anche l'Inter per la vicenda della nazionalità di [[Álvaro Recoba]]. Il direttore sportivo [[Gabriele Oriali]] patteggiò 20.000 euro di ammenda e Recoba subì una squalifica totale di due anni, poi ridotta dalla [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|FIGC]] a sei mesi di squalifica nelle competizioni nazionali e internazionali con diffida.
 
=== Il biennio di Cúper e la stagione con Zaccheroni (2001-2004) ===
[[File:Giuseppe Prisco.jpg|150px|thumb|L'avvocato [[Giuseppe Prisco]], vicepresidente interista dal [[1963]] al [[2001]], scomparve nel dicembre del 2001.]]
 
Nella [[Serie A 2001-2002|stagione successiva]] Moratti decise di puntare su [[Héctor Cúper]],<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/16/Cuper_come_Herrera_Ganeremos_todo_co_0_0107163462.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Cuper come Herrera «Gañeremos todo y contra todos»|data=16-7-2001|accesso=19-11-2010}}</ref> tecnico [[Argentina|argentino]] reduce dalle stagioni precedenti durante le quali aveva condotto il [[Valencia Club de Fútbol|Valencia]] a due finali consecutive di [[UEFA Champions League|Champions League]] (entrambe perse contro [[Fußball-Club Bayern München|Bayern Monaco]] e [[Real Madrid]]). L'Inter raggiunse la vetta per alcune volte finché il [[24 marzo]] diede l'accelerata che sembrava decisiva battendo la [[AS Roma|Roma]] di [[Fabio Capello]], campione in carica, nello scontro diretto di [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] per 3-1, andò a +3 sui giallorossi e +4 sulla [[Juventus]] di [[Marcello Lippi]].<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2002/marzo/25/Super_Recoba_castigo_della_Roma_co_0_02032511842.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Super Recoba è il castigo della Roma|data=25-3-2002|accesso=11-9-2010}}</ref> Ma all'ultima giornata il vantaggio si ridusse a un punto. Le tre squadre arrivarono così all'ultima gara, il [[5 maggio]], in questa situazione di classifica: Inter 69, Juventus 68, Roma 67. La Juventus era impegnata sul campo dell'[[Udinese Calcio|Udinese]], mentre l'Inter giocava in trasferta contro la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]]: se da un lato i bianconeri vinsero 2-0, l'Inter perse per 4-2; l'Inter finì terza, lasciando l'ambiente nerazzurro tra le lacrime.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/2002/maggio/06/Inter_paga_grande_illusione_ga_0_0205061470.shtml|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|titolo=L'Inter paga la grande illusione|data=6-5-2002|accesso=7-2-2010}}</ref>
 
Il [[12 dicembre]] [[2001]] scomparve a Milano l'avvocato [[Peppino Prisco]], storico vicepresidente interista, ottantenne da pochi giorni.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/dicembre/13/Addio_Peppino_Prisco_alpino_nerazzurro_co_0_01121310175.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|titolo=Addio a Peppino Prisco, alpino nerazzurro|data=13-12-2001|accesso=30-6-2012}}</ref> A fine anno [[Ronaldo]], nel frattempo passato al [[Real Madrid]], vinse il suo secondo [[Pallone d'oro 2002|Pallone d'oro]].
 
L'[[Serie A 2002-2003|anno seguente]], con [[Christian Vieri]] [[capocannoniere]] del torneo con 24 gol, la squadra arrivò seconda in campionato ancora dietro la [[Juventus]] mentre in [[UEFA Champions League 2002-2003|Champions League]], partita dal terzo turno preliminare, arrivò fino in semifinale contro il [[Milan]] (poi campione vincendo la finale contro la Juventus), nel primo [[derby di Milano]] nella storia delle coppe europee. Dopo lo 0-0 di Milan-Inter, il ritorno, Inter-Milan, finì 1-1. Al gol di [[Andriy Shevchenko]] in chiusura di primo tempo rispose all'84 il giovane [[Obafemi Martins]]: i rossoneri passarono così il turno in virtù del [[Regola dei gol fuori casa|gol segnato in trasferta]].<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/14/Zanetti_anima_Chino_disastroso_co_0_030514438.shtml|titolo=Zanetti dà l'anima. «Chino» disastroso|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=14-5-2003|accesso=2-9-2010}}</ref>
 
Nell'ottobre [[2003]] Cúper venne esonerato e sostituito da [[Alberto Zaccheroni]] che centrò il 4º posto. A fine stagione il tecnico romagnolo non venne confermato per l'annata seguente. Nel gennaio [[2004]], [[Massimo Moratti]] si dimise una seconda volta dalla carica di presidente (la prima era avvenuta il [[6 maggio]] [[1999]], dopo le pesanti critiche ricevute per la scelta di affidare la squadra all'allenatore [[Roy Hodgson]]<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/maggio/07/Terremoto_all_Inter_Moratti_dimette_co_0_9905075789.shtml|pubblicazione|[[Corriere della Sera]]|titolo=Terremoto all'Inter: Moratti si dimette|data=7-5-1999|accesso=30-7-2012}}</ref>), pur conservandone la proprietà, insieme a quattro componenti del consiglio di amministrazione. A subentrargli fu l'ex giocatore e bandiera nerazzurra [[Giacinto Facchetti]], che restò in carica fino alla sua scomparsa, avvenuta nel settembre [[2006]].<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/2004/a/sezioni/sport/calcio/serie_a/dimiinter/dimiinter/dimiinter.html|pubblicazione=[[la Repubblica]]|titolo=Inter, Moratti si dimette e propone Facchetti presidente|data=14-5-2012}}</ref>
 
=== Il quadriennio di Mancini (2004-2008) ===
==== 2004-2005: La 4ª Coppa Italia ====
Il [[16 giugno]] [[2004]] venne ufficialmente presentato come nuovo allenatore [[Roberto Mancini]]. La partenza dell'Inter in campionato fu caratterizzata da una serie di imbattibilità con un elevato numero di pareggi, e alla fine giunse terza in [[Serie A 2004-2005|campionato]] dietro [[Juventus Football Club|Juventus]] e Milan. Il club di Moratti fu comunque capace di mettere in bacheca un trofeo dopo sette anni: i nerazzurri conquistarono infatti la quarta [[Coppa Italia]] il [[15 giugno]] [[2005]] nella finale contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], imponendosi sia all'andata che al ritorno: 2-0 allo [[Stadio Olimpico di Roma|Stadio Olimpico]] con una doppietta di Adriano e 1-0 al [[Stadio Giuseppe Meazza|Meazza]] con gol di Mihajlović.
 
==== 2005-2006: la 2ª Supercoppa italiana, la 5ª Coppa Italia, il 14º scudetto ====
La compagine meneghina cominciò il 2005-2006 il [[20 agosto]] con la vittoria della seconda Supercoppa Italiana della sua storia dopo quella del [[1989]], grazie a una rete di [[Juan Sebastián Verón]] nei supplementari contro la Juventus al Delle Alpi (1-0).<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/agosto/21/Veron_fulmina_Juve_Inter_gia_co_9_050821094.shtml|titolo=Veron fulmina la Juve L' Inter già in paradiso|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=21-8-2005|accesso=29-9-2010}}</ref>
 
[[File:Inter Coppa Italia cropped.jpg|thumb|left|300px|I festeggiamenti per la quinta Coppa Italia]]
Il [[Serie A 2005-2006|campionato]] vide la Juventus stare in testa, che sconfisse l'Inter nel [[derby d'Italia]] di ritorno, disputato a marzo, per 2-1. Unito alla precedente sconfitta con la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]], la sconfitta favorì il recupero del Milan, capace di rimontare 14 punti all'Inter e 11 alla Juventus. Alla fine il podio fu quello dell'annata precedente: Juventus prima, Milan secondo ed Inter terza, stando alla classifica al termine dell'ultima giornata, il [[14 maggio]] [[2006]]. I nerazzurri vinsero comunque la [[Coppa Italia 2005-2006|Coppa Italia]] per la seconda volta consecutiva e nuovamente contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]. Dopo il pareggio all'Olimpico (1-1) al ritorno la formazione milanese prevalse per 3-1, conquistando il trofeo per la quinta volta nella sua storia.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2006/maggio/12/Inter_regala_bis_Alla_Roma_co_9_060512051.shtml|titolo=L' Inter si regala il bis Alla Roma resta Totti|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=12-5-2006|accesso=29-9-2010}}</ref>
 
Il [[26 luglio]] la [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|FIGC]] assegnò all'Inter il quattordicesimo scudetto della sua storia, sulla base della classifica stilata dopo le sentenze della giustizia sportiva nell'ambito di ''[[Calciopoli]]''. La decisione arrivò dopo aver recepito il parere consultivo di una Commissione, composta da Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesi, sul quesito riguardante l'assegnazione del titolo di campione d'Italia in caso di modifica della classifica finale del campionato.<ref>{{pdf}} {{cita web|url=http://www.figc.it/Assets/contentresources_2/ContenutoGenerico/72.$plit/C_2_ContenutoGenerico_6164_upfDownload.pdf|titolo=Comunicato Stampa: "Assegnato all'Inter lo scudetto 2005-2006"|editore=[[FIGC]]|data=26-7-2006|accesso=22-7-2011}}</ref> Con la conseguente retrocessione in Serie B della [[Juventus Football Club|Juventus]], l'Inter rimase l'unica società calcistica italiana ad aver disputato tutte le edizioni della [[Serie A#Le squadre|Serie A]].
 
==== 2006-2007: la 3ª Supercoppa italiana e il 15º scudetto ====
[[File:Roberto Mancini.jpg|thumb|[[Roberto Mancini]] guidò l'Inter ad un nuovo [[Serie A 2006-2007|''Scudetto dei record'']], diciott'anni dopo quello di Trapattoni.]]
 
Il [[26 agosto]] l'Inter si presentò alla sfida di [[Supercoppa italiana 2006|Supercoppa italiana]] come vincitrice sia della Coppa Italia che dello scudetto (in passato l'accoppiata era riuscita anche a [[Torino Football Club|Torino]], [[Juventus Football Club|Juventus]], [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] e [[Società Sportiva Lazio|Lazio]]). La partita di San Siro, giocata contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], si concluse 3-3 al 90' (dopo un primo parziale di 0-3 per i giallorossi); una punizione di [[Luís Figo|Figo]] nei [[tempi supplementari]] completò la rimonta nerazzurra e fissò il risultato sul 4-3, consegnando all'Inter la terza Supercoppa italiana della sua storia, la seconda consecutiva.
 
Pochi giorni dopo la vittoria in Supercoppa, il [[4 settembre]] 2006, scomparve a Milano dopo alcuni mesi di grave malattia il presidente [[Giacinto Facchetti]], già bandiera nerazzurra negli [[Anni 1960|anni sessanta]] e [[Anni 1970|settanta]] e della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]].<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2006/settembre/05/Addio_Giacinto_Sei_stato_simbolo_co_7_060905006.shtml|titolo="Addio Giacinto Sei stato un simbolo per tutta Milano"|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=5-9-2006|accesso=5-9-2010}}</ref> A seguito di questo evento, il [[6 settembre]] dello stesso anno [[Massimo Moratti]] riprese il ruolo di presidente del club.
 
Nella stagione [[Serie A 2006-2007|2006-2007]] l'Inter occupò stabilmente la vetta della classifica di [[Serie A]] con molti punti di vantaggio sulla seconda vincendo pure il ritorno del derby contro il Milan (2-1 dopo il 4-3 dell'andata). Il [[18 aprile]] subì la prima e unica sconfitta in campionato, ad opera della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], seconda in classifica e vittoriosa per 3-1 a San Siro. Si trattò della prima sconfitta dopo 39 partite consecutive di imbattibilità in tutte le competizioni, giunta proprio nella sfida che avrebbe potuto decretare matematicamente il primo posto. Il [[22 aprile]], comunque, i nerazzurri conquistarono il loro 15º scudetto, con cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato (record italiano eguagliato), vincendo 2-1 contro il [[Associazione Calcio Siena|Siena]] in trasferta grazie a due gol di [[Marco Materazzi]] ed alla contemporanea sconfitta della Roma a [[Bergamo]] contro l'[[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]]. La vittoria dello scudetto fu caratterizzata da una lunga serie di record, tra cui il primato dei punti conquistati (97), delle vittorie consecutive in campionato (17, record storico assoluto in [[Serie A]]), delle vittorie in una sola stagione (30), delle vittorie in trasferta (15), delle vittorie consecutive in trasferta (11), della [[media inglese]] (+21). In [[Coppa Italia 2006-2007|Coppa Italia]] la squadra raggiunse la terza finale consecutiva, per la terza volta contro la Roma; non era mai accaduto prima che le stesse squadre si fossero sfidate in finale per tre anni di fila. Nella finale di andata l'Inter venne battuta dalla Roma all'[[Stadio Olimpico di Roma|Olimpico]] per 6-2, mentre nella gara di ritorno non bastò il 2-1 per vincere la coppa.
 
==== 2007-2008: il 16º scudetto nella stagione del centenario ====
La stagione 2007-2008, che condusse l'Inter nel novero delle società centenarie il [[9 marzo]] [[2008]], si aprì il [[19 agosto]] [[2007]] con la sconfitta casalinga contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] per 1-0 nella ventesima edizione della [[Supercoppa italiana]] e nella quinta partita di Supercoppa giocata tra Inter e [[Roma]] nelle ultime quattro stagioni, nonché quattordicesima sfida in generale tra i due club nell'arco di poco più di tre anni.
 
All'inizio del campionato il cammino della squadra ricalcò le orme della stagione precedente. L'Inter si laureò campione d'inverno con due giornate d'anticipo dalla fine del girone d'andata, chiudendo in testa a quota 49 punti (15 vittorie e 4 pareggi), con un vantaggio di 7 lunghezze sulla seconda (Roma) e 12 sulla terza ([[Juventus]]). Inoltre migliorò il record di vittorie consecutive tra campionato e coppe stabilito l'anno precedente, portandosi a quota 13 rispetto alle 11 affermazioni della passata stagione.
 
Dalla fine di febbraio alla fine di marzo (dalla 24ª alla 31ª giornata) la squadra di Mancini attraversò un periodo in cui dilapidò in parte il vantaggio accumulato sulla Roma, che recuperò 7 punti e si portò a 4 lunghezze di distacco. Nel corso di questo periodo giunse per i nerazzurri la prima sconfitta dopo 31 partite utili consecutive in campionato, contro il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]], che si impose in casa per 1-0. I milanesi non perdevano in Serie A da 31 partite (18 aprile 2007, 1-3 contro la Roma). Dalla 32ª alla 35ª giornata i nerazzurri ottennero 4 vittorie consecutive, e in seguito persero il derby contro il [[Milan]] per 2-1 e pareggiarono in casa contro il [[Siena Calcio|Siena]] per 2-2. A una giornata dalla fine l'Inter conservava un punto di vantaggio sulla Roma. Il [[18 maggio]], dopo una partita sofferta nelle battute iniziali contro il [[Parma Football Club|Parma]], in trasferta e con la tifoseria nerazzurra della città al seguito (il divieto imposto dalla prefettura di Parma valeva solo per i nerazzurri provenienti dal resto d'Italia<ref>{{cita news|url=http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_15/inter_trasferta_tifosi_2dafd17a-225d-11dd-8bc7-00144f486ba6.shtml|titolo=Trasferta Inter a Parma: stop ai tifosi|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=15-5-2008|accesso=24-10-2008|accesso=3-9-2010}}</ref>), la squadra riuscì ad imporsi sui rivali per 2-0 grazie a due gol di Ibrahimović (rientrante da un infortunio che lo aveva tenuto fuori dai campi di gioco per quasi due mesi) e si laureò Campione d'Italia<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/Primo_Piano/2008/05_Maggio/18/parmainter.shtml|titolo=Ibra torna e decide Scudetto all'Inter!|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=18-5-2008|accesso=18-5-2008}}</ref> per la sedicesima volta nella sua storia con tre punti di vantaggio sulla Roma. In [[Coppa Italia 2007-2008|Coppa Italia]] venne raggiunta ancora la finale dove i nerazzurri furono sconfitti ancora dalla Roma (non era mai accaduto prima che le stesse squadre si fossero sfidate in finale per quattro anni di fila) per 2-1.
 
=== Il biennio di Mourinho: dai successi nazionali alla terza Champions League (2008-2010) ===
==== 2008-2009: Il 17º scudetto e la 4ª Supercoppa italiana ====
[[File:Jose Mourinho - Inter Mailand (7).jpg|thumb|left|250px|[[José Mourinho]], all'Inter dal [[2008]] al [[2010]].]]
 
A fine stagione Mancini venne sostituito dal portoghese [[José Mourinho]].<ref>{{cita web|url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=41433&L=it|titolo=Nuovo allenatore: Josè Mourinho all'Inter|editore=inter.it|data=2-6-2008|accesso=3-9-2010}}</ref> Il [[24 agosto]] l'Inter vinse il primo trofeo con quest'allenatore, ovvero la [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]], battendo la Roma ai [[tiri di rigore|calci di rigore]] per 8-7 (2-2 al termine dei tempi supplementari).<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Squadre/Inter/Primo_Piano/2008/08/24/partita.shtml|titolo=Inter, è subito festa. Supercoppa ai rigori|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=24-8-2008|accesso=3-9-2010}}</ref>
 
La squadra vinse il campionato 2008-2009 conquistandolo con due giornate d'anticipo, il [[16 maggio]] [[2009]], grazie alla sconfitta del [[Milan]] con l'[[Udinese]] nell'anticipo della 36ª giornata che laureò l'Inter Campione d'Italia per la 17ª volta nella sua storia,<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/16-05-2009/milan-cerca-champions-50412901693.shtml|titolo=Udinese regalo all'Inter, Festa scudetto senza giocare|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=16-5-2009|accesso=3-9-2010}}</ref> agganciando i rossoneri nel palmarès italiano. Ibrahimović fu capocannoniere con 25 reti: erano cinquant'anni che uno straniero nell'Inter non veniva incoronato ''re dei bomber'' (l'ultimo fu [[Antonio Valentín Angelillo]] nel 1958-1959).
 
==== 2009-2010: il 18º scudetto, la 6ª Coppa Italia e la 3ª Champions League ====
[[File:Diego Milito - Inter Mailand (3).jpg|thumb|180px|[[Diego Milito]], protagonista del ''[[treble]]'' nerazzurro.]]
 
Nell'estate [[2009]] Ibrahimović lasciò l'Inter approdando al [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] in cambio di [[Samuel Eto'o]] e un sostanzioso conguaglio. Gli altri acquisti nerazzurri furono il difensore [[Lúcio]], il centrocampista [[Thiago Motta]], l'attaccante [[Diego Milito]]<ref name="MilitoMotta">{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/Calciomercato/20-05-2009/milito-motta-inter-50428885591.shtml|titolo=Milito e Motta all'Inter Al Genoa Acquafresca|accesso=20-05-2009|giorno=20|mese=05|anno=2009}}</ref> e il trequartista [[Wesley Sneijder]]. La stagione si aprì con la sconfitta contro la Lazio per 2-1 a [[Pechino]] in [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]].<ref>{{cita news|url=http://www.sportmediaset.it/calcio/articoli/articolo25655.shtml|titolo=La Lazio conquista la Supercoppa|editore=sportmediaset.it|data=8-8-2009|accesso=13-5-2010}}</ref>
 
L'Inter volò in testa solitaria all'ottava giornata, quindi allungò sulle dirette concorrenti e nonostante la sconfitta nello scontro diretto con la Juventus rimase comunque in vetta, mantenendola fino a laurearsi ''campione d'inverno'' con una giornata d'anticipo. Alla ventesima giornata il distacco si ridusse a 6 a causa del pareggio col Bari e della vittoria del Milan sul Siena. Nel derby i rossoneri tentarono un riavvicinamento ma l'Inter vinse 2-0. Alla 25ª giornata si fece avanti prepotentemente la Roma, che veniva da una lunga striscia di risultati utili, portatasi a -5 dall'Inter grazie al pareggio interno per 0-0 con la Sampdoria. Alla 31ª si svolse all'Olimpico lo scontro diretto con i giallorossi, che vinsero per 2-1, riducendo lo svantaggio ad un punto. Alla 33ª giornata ci fu il sorpasso: l'Inter pareggiò a Firenze nell'anticipo mentre la Roma vinse in casa con l'Atalanta. Alla 35ª il controsorpasso, con l'Inter che vincendo la sua gara, a differenza della Roma che veniva sconfitta in casa dalla Sampdoria, poté riportarsi in vetta con 2 punti di vantaggio, che rimane invariato fino all'ultima giornata quando l'Inter vinse il suo 18º scudetto a [[Siena]], il [[16 maggio]], imponendosi per 1-0 con gol di Milito nel secondo tempo.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Siena/16-05-2010/inter-scudetto-numero-18-604002194574.shtml|titolo=Inter, scudetto numero 18 Milito-gol per il tricolore|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=16-5-2010|accesso=16-5-2010}}</ref>
 
In [[Coppa Italia 2009-2010|Coppa Italia]] i nerazzurri arrivarono per la dodicesima volta in finale dopo aver battuto il Livorno, la Juventus e la Fiorentina (doppio 1-0). In finale venne sconfitta la Roma all'Olimpico per 1-0 con gol di Milito, nella quinta finale contro i giallorossi delle ultime sei edizioni.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/05-05-2010/inter-ecco-primo-titulo-603873878627.shtml|titolo=Inter, ecco il primo titulo Zanetti alza la Coppa Italia|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=5-5-2010|accesso=5-5-2010}}</ref>
 
[[File:Premiazione Champions 2010.jpg|thumb|left|300px|Capitan Zanetti solleva la terza Champions League della storia nerazzurra]]
In [[UEFA Champions League 2009-2010|Champions League]] l'Inter fu sorteggiata in un girone con i campioni di Spagna e d'Europa del [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] dell'ex Ibrahimović, con i campioni d'Ucraina della [[Futbol'nyj Klub Dynamo Kyïv|Dinamo Kiev]] e con i campioni di Russia del [[Rubin Kazan]]. Superato il turno al secondo posto dietro i catalani,<ref>{{cita news|url=http://www.goal.com/it/news/173/champions-league/2009/12/09/1677297/inter-rubin-kazan-2-0-etoo-si-sblocca-balotelli-incanta-che|titolo=Eto'o si sblocca, Balotelli incanta... che sollievo per Mou!|editore=goal.com|data=09-12-2009|accesso=10-12-2009}}</ref> l'Inter agli ottavi di finale trovò il [[Chelsea Football Club|Chelsea]]. L'andata terminò 2-1 grazie alle reti di Milito e Cambiasso.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/24-2-2010/inter-chelsea-603108101709.shtml|titolo=Primo round all'Inter Chelsea battuto 2-1|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=24-2-2010|accesso=16-3-2010}}</ref> Anche nel ritorno i nerazzurri prevalsero (1-0, rete di Eto'o), centrando un successo in trasferta contro una squadra inglese dopo sette anni (l'ultima vittoria, 3-0 ad [[Arsenal Stadium|Highbury]] contro l'Arsenal, risaliva al 2003), e presentandosi così ai quarti di finale dopo quattro anni.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/16-3-2010/chelsea-inter-ultime-603327834988.shtml|titolo=Special Inter, Chelsea k.o. Sneijder ispira, Eto'o decide|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=16-3-2010|accesso=16-3-2010}}</ref> In questo turno fu la volta dei russi del [[Professional'nyj Futbol'nyj Klub CSKA|CSKA Mosca]] che vennero battuti con un doppio 1-0 firmato Milito all'andata con un destro dal limite dell'area<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/31-03-2010/cc-603493528573.shtml|titolo=Milito sfonda il Cska Inter, l'1-0 sta stretto|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=31-3-2010|accesso=6-4-2010}}</ref> e Sneijder nel ritorno su punizione.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/06-04-2010/sneijder-zar-russia-603556442619.shtml|titolo=Sneijder zar di Russia L'Inter vola in semifinale|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=6-4-2010|accesso=6-4-2010}}</ref> In semifinale ai nerazzurri toccò affrontare di nuovo il Barcellona: l'Inter vinse la partita di andata per 3-1 con i gol di Sneijder, [[Maicon]] e Milito che rimontarono l'iniziale svantaggio firmato [[Pedro Rodríguez Ledesma|Pedro]];<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/20-4-2010/inter-notte-gloria-603714348837.shtml|titolo=Inter, notte di gloria Barcellona rimontato: 3-1|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=20-4-2010|accesso=20-4-2010}}</ref> nel ritorno al [[Camp Nou]] l'Inter perse per 1-0 e si qualificò per la finale a 38 anni dall'ultima volta.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/28-4-2010/inter-difesa-eroica-603800058498.shtml|titolo=Inter eroica al Camp Nou È in finale di Champions|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=28-4-2010|accesso=28-4-2010}}</ref> Il [[22 maggio]] a [[Madrid]] battendo il [[Bayern Monaco]] con due gol di Milito, l'Inter conquistò la sua terza Coppa dei Campioni dopo quarantacinque anni, realizzando così una storica tripletta mai riuscita a nessun'altra squadra italiana.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Speciali/Calcio/Inter-Bayern/22-05-2010/xxxxxxxxxxxxxxxx-604079613740.shtml|titolo=Inter nella storia! La Champions è tua|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=22-5-2010|accesso=22-5-2010}}</ref> Inoltre con quest'ultimo successo, l'Inter divenne la seconda squadra italiana alle spalle del [[Milan]] per numero di Coppe dei Campioni conquistate, scavalcando la [[Juventus]], mentre il tecnico portoghese diventò il terzo allenatore, dopo [[Ernst Happel]] e [[Ottmar Hitzfeld]], a vincere due [[UEFA Champions League|Champions League]] con due club diversi. Al termine della stagione chiuse la sua esperienza in [[Italia]] trasferendosi in [[Spagna]], al Real Madrid.
 
=== Il post-triplete (2010-2012) ===
==== 2010-2011: 5ª Supercoppa italiana, Mondiale per club, 7ª Coppa Italia ====
[[File:Zanetti FIFA.jpg|thumb|300px|[[Javier Zanetti|Zanetti]] stringe la mano a [[Joseph Blatter|Blatter]] durante la premiazione per la vittoria del Mondiale per club FIFA]]
 
Il [[10 giugno]] [[2010]] venne ufficializzato l'ingaggio del nuovo allenatore, lo spagnolo [[Rafael Benítez]]. Lo storico ''treble'' dell'annata precedente permise all'Inter di partecipare, oltre che alla [[Supercoppa italiana di calcio 2010|Supercoppa italiana]], per la prima volta anche alla [[Supercoppa UEFA 2010|Supercoppa europea]] e al [[Coppa del mondo per club FIFA 2010|Mondiale per club]]. Il [[21 agosto]] i nerazzurri affrontarono la [[AS Roma|Roma]], finalista di Coppa Italia, nel trofeo italiano per la quarta volta nella ultime cinque edizioni, battendola per 3-1 grazie al gol di [[Goran Pandev|Pandev]] e alla doppietta di [[Samuel Eto'o|Eto'o]] che rimontano l'iniziale vantaggio di Riise.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/21-08-2010/supercoppa-roma-spreca-71864477191.shtml|titolo=Supercoppa, la Roma spreca Eto'o la punisce: 3-1 Inter|editore=gazzetta.it|data=21-8-2010|accesso=28-8-2010}}</ref> In [[Supercoppa UEFA 2010|Supercoppa UEFA]], il [[27 agosto]], l'Inter perse il trofeo contro l'[[Club Atlético de Madrid|Atlético Madrid]] per 2-0 a causa delle reti di [[José Antonio Reyes|Reyes]] e [[Sergio Agüero|Agüero]] ed insieme ad esso anche la possibilità di vincere sei trofei nell'arco di un anno solare come fece il [[Sextuple|Barcellona nella stagione precedente]].<ref>{{cita news|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/27-08-2010/reyes-aguero-inter-ko-71932801786.shtml|titolo=L'Inter fallisce il pokerissimo Supercoppa all'Atletico Madrid|editore=gazzetta.it|data=27-8-2010|accesso=28-8-2010}}</ref> La partita di semifinale della [[Coppa del mondo per club FIFA 2010|Coppa del Mondo per club]] si giocò il [[15 dicembre]] contro i sudcoreani del [[Seongnam Ilhwa Chunma Football Club|Seongnam]] battuti dalla formazione nerazzurra per 3-0 con reti di [[Dejan Stanković]], [[Javier Zanetti]] e [[Diego Milito]]; l'Inter si aggiudicò quindi il diritto di giocare la finale della competizione che si disputò il [[18 dicembre]] contro i campioni africani del [[Tout Puissant Mazembe|Mazembe]], prima squadra non europea e non sudamericana ad accedere alla finale della competizione. La partita finì 3-0 per i nerazzurri con i gol di Pandev, Eto'o e [[Jonathan Biabiany|Biabiany]], che si consacrarono ''Campioni del Mondo'' per la terza volta nella loro storia.
 
Il [[23 dicembre]] Benítez e la dirigenza decisero di rescindere consensualmente il contratto anche a causa delle dichiarazioni rilasciate dal tecnico spagnolo subito dopo la vittoria di [[Abu Dhabi]].<ref>{{cita web|url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=50787&L=it|titolo=Inter e Benitez: risoluzione consensuale |editore=inter.it|data=23-12-2010|accesso=23-12-2010}}</ref> Il nuovo allenatore divenne il brasiliano [[Leonardo Nascimento de Araújo|Leonardo]], ex giocatore e allenatore del [[Milan]]. In campionato i nerazzurri giunsero secondi dietro il Milan, qualificandosi comunque alla [[UEFA Champions League|Champions League]] per la decima volta consecutiva (record italiano).<ref>{{cita web|url=http://www.fcinter1908.it/?action=read&idnotizia=24012|titolo=Statistiche: Champions League, in Italia nessuno come l'Inter|editore=fcinter1908.it|data=20-5-2011|accesso=22-5-2012}}</ref> In [[UEFA Champions League 2010-2011|Champions League]] la squadra fu eliminata nei quarti di finale dallo [[Schalke 04]] mentre il [[29 maggio]] [[2011]] conquistò la settima [[Coppa Italia 2010-2011|Coppa Italia]] della sua storia vincendo 3-1 contro il [[Unione Sportiva Città di Palermo|Palermo]].
 
==== 2011-2012: fine del ciclo e rinnovamento ====
Il [[24 giugno]] [[2011]] l'Inter comunica l'ingaggio del tecnico [[Gian Piero Gasperini]] come nuovo allenatore della prima squadra;<ref>{{Cita web|url= http://www.inter.it/aas/news/reader?N=53024&L=it|titolo= Moratti: "Gasperini, piena soddisfazione|data= 24 giugno 2011|editore=inter.it}}</ref> l'ufficialità dell'ingaggio arriva il [[1º luglio]].<ref>{{Cita web|url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=53057&L=it|titolo=Gasperini: "Non vedo l'ora di cominciare"|data= 01 luglio 2011|editore=inter.it}}</ref> L'ex tecnico genoano prende il posto di Leonardo, accasatosi al [[Paris Saint-Germain]] come [[direttore sportivo]].<ref>{{cita web |url=http://www.psg.fr/fr/Article/003001/Article/54303/Nouvelle-structure-operationnelle-pour-le-PSG |titolo=Nouvelle structure opérationnelle pour le PSG |editore=psg.fr |lingua=fr |data=13-07-2011 |accesso=13-07-2011}}</ref> L'esordio ufficiale sulla panchina dell'Inter avviene il [[6 agosto]] [[2011]], in concomitanza con la sconfitta rimediata per 2-1 in [[Supercoppa italiana di calcio 2011|Supercoppa italiana]] ad opera del [[Associazione Calcio Milan|Milan]].<ref>{{cita web |url=http://www.gazzetta.it/Calcio/06-08-2011/milan-supercoppa-tua-802341530708.shtml |autore=Gaetano De Stefano |titolo=Ibra-Boateng: Inter a terra. Festa Milan in Supercoppa |editore=[[La Gazzetta dello Sport]] |data=6 agosto 2011 |accesso=06-08-2011}}</ref> Il [[21 settembre]] [[2011]] Gasperini viene sollevato dall'incarico di allenatore dell'Inter dopo la sconfitta per 3-1 subita sul campo del [[Novara Calcio|Novara]], nella gara valida per la quarta giornata di [[Serie A 2011-2012|campionato]].<ref>{{cita web |url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=54279&L=it|titolo=Comunicato Ufficiale Esonero Gasperini|editore=inter.it|data=21 settembre 2011|accesso=21 settembre 2011}}</ref> L'esonero arriva dopo quattro sconfitte ed un pareggio tra campionato, Champions League e Supercoppa Italiana. Il [[22 settembre]] [[2011]] gli subentra il romano [[Claudio Ranieri]], che firma un contratto fino al [[30 giugno]] [[2013]].<ref>{{Cita web|url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=54294&L=it|titolo=Ranieri all'Inter: oggi il 1° allenamento|editore=inter.it|data=22 settembre 2011|accesso=22 settembre 2011}}</ref>
 
La squadra si qualificò al primo posto nel girone di [[UEFA Champions League 2011-2012|Champions League]] grazie alle vittorie in trasferta contro [[Professional'nyj Futbol'nyj Klub Central'nyj Sportivnyj Klub Armii|CSKA Mosca]] e [[Lille Olympique Sporting Club Lille Métropole|Lilla]] (sconfitto poi anche in casa) e al pareggio in Turchia contro il [[Trabzonspor]]. Il [[10 dicembre]], grazie al successo sulla [[Fiorentina]] (2-0), iniziò una serie di sei vittorie consecutive che culminarono nelle vittorie nel [[Derby di Milano|derby]] (0-1 gol di [[Diego Milito]]) e contro la [[SS Lazio|Lazio]] (2-1) permettendo così di scavalcare quest'ultima al quarto posto. All'inizio del girone di ritorno, dopo che la squadra venne eliminata dalla Coppa Italia ai quarti di finale dal [[SSC Napoli|Napoli]], nelle prime sette giornate furono raccolti due punti, contro il Palermo in casa (4-4 con quattro gol di Milito) e un pareggio in rimonta dallo 0-2 sempre a Milano contro il [[Calcio Catania|Catania]]. L'Inter tornerà a vincere alla 27ª giornata a Verona contro il [[Associazione Calcio ChievoVerona|ChievoVerona]]. La squadra, in seguito, verrà eliminata anche dalla Champions League ad opera dei francesi del [[Olympique de Marseille|Marsiglia]]: all'andata in Francia perse 1-0 al 93' mentre nel ritorno la vittoria per 2-1 non bastò a ribaltare la situazione.
 
Il [[26 marzo]], dopo la sconfitta in trasferta per 0-2 ad opera della Juventus, il tecnico Ranieri è stato esonerato a favore del giovane [[Andrea Stramaccioni]], vincitore della prima edizione della [[NextGen Series 2011-2012|NextGen Series]] con la Primavera dell'Inter. A fine stagione la squadra arriva sesta qualificandosi al terzo turno preliminare di [[Europa League 2012-2013|Europa League]].
 
Il tecnico romano, il [[29 maggio]] [[2012]], prolunga il suo contratto con l'Inter di tre anni.<ref>{{cita news |url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=58216&L=it |titolo=Moratti: "Stramaccioni, rinnovo per 3 anni" |editore=inter.it |data=31 marzo 2012 |accesso=28 luglio 2012}}</ref>
<!-------------------------------------NOTA BENE---------------------------------------------
Per favore non inserire notizie relative al calciomercato o ai risultati delle partite: la sezione verrà aggiornata in un secondo momento. Valuta l'importanza delle modifiche in base alla loro effettiva portata storica (vedi le linee guida sul recentismo alla pagina [[Wikipedia:recentismo]])
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== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=[[Leo Turrini]]|titolo=Pazza Inter. Cento anni di una squadra da amare|annooriginale=|anno=2007|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore]]||città=Milano|id=ISBN 978-88-04-56701-1|cid=Turrini}}
*{{bibliografia|Chiesa|Carlo F. Chiesa. ''Il grande romanzo dello scudetto. Terza puntata: Il Bologna chiude il suo ciclo'', da ''[[Calcio 2000]]'', aprile 2002, pp. 40-59.}}
* {{bibliografia|Chiesa|Carlo F. Chiesa. ''Il grande romanzo dello scudetto. Sedicesima puntata: comanda Milano, panca d'Italia'', da ''[[Calcio 2000]]'', giugno 2003, pp. 39-55.}}
*{{bibliografia|Chiesa19|Carlo F. Chiesa. ''Il grande romanzo dello scudetto. Diciannovesima puntata: arrivano i nuovi cannonieri'', da ''[[Calcio 2000]]'', settembre 2003, pp. 126-143.}}
 
{{FC Internazionale Milano}}
{{Calcio Inter storico}}
{{Portale|calcio|Milano}}
 
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[[Categoria:F.C. Internazionale Milano]]
 
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