Iraq e Utente:GuroneseDoc/Sandbox20: differenze tra le pagine

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{{Personaggio
{{avvisounicode}}
|medium = mitologia
{{Stato
|saga =
|nomeCorrente = Iraq
|nome italiano = Virbio
|nomeCompleto = Repubblica d'Iraq
|nome =
|nomeUfficiale = {{ar}} جمهورية العراق<ref name="con">[https://www.constituteproject.org/constitution/Iraq_2005.pdf?lang=en Constitution of Iraq]</ref><br>{{ku}} کۆمارا ىراقێ<ref name="con" />
|immagine =
|linkBandiera = Flag of Iraq.svg
|didascalia =
|paginaBandiera = Bandiera irachena
|epiteto =
|linkStemma = Coat of arms (emblem) of Iraq 2008.svg
|sesso = Maschio
|paginaStemma = <!-- pagina di dettaglio dello stemma - senza parentesi quadre -->
|luogo di nascita = [[Atene]]
|linkLocalizzazione = Iraq (orthographic projection).svg
|prima apparizione =
|linkMappa = Iraq-CIA WFB Map.png
|professione =
|motto = [[Takbīr|Allāhu Akbar]] "Dio è il più grande"
|lingua = [[lingua araba|arabo]] e [[lingua curda|curdo]]<ref name="con" />
|capitale = [[Baghdad]]
|capitaleAbitanti= 7.665.292
|governo = [[Repubblica parlamentare]] [[repubblica federale|federale]]
|presidente = [[Barham Salih]]
|primoMinistro = [[Adil Abdul-Mahdi]]
|elenco capi di stato = [[Presidenti dell'Iraq|Presidente]]
|elenco capi di governo = [[Primi ministri dell'Iraq|Primo ministro]]
|indipendenza = 3 ottobre [[1932]] dal [[Regno Unito]]
|ingressoONU = 21 dicembre [[1945]] <sup>1</sup>
|superficieTotale = 438&nbsp;317
|superficieOrdine = 57
|superficieAcqua = trascurabile
|popolazioneTotale = 37.056.169
|popolazioneAnno = 2015
|popolazioneOrdine = 39
|popolazioneDensita = 71
|popolazioneCrescita = 2,345% (2012)<ref>{{cita web|url=https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2002.html|titolo=Population growth rate|accesso=28 febbraio 2013|sito=CIA World Factbook|lingua=en}}</ref>
|confini = [[Arabia Saudita]], [[Giordania]], [[Iran]], [[Kuwait]], [[Siria]], [[Turchia]]
|nomeAbitanti = [[Iracheni]]
|continente = [[Asia]]
|orario = [[Tempo Coordinato Universale|UTC]] +3
|valuta = [[Dinaro iracheno|Dīnār iracheno]]
|PIL = 212501<ref name=IMF>[http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2013/02/weodata/index.aspx Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013]</ref>
|PILValuta = $
|PILAnno = 2012
|PILOrdine = 46
|PILprocapite = 6305
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|PILPPA = 236044
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|PILPPAprocapiteValuta = $
|PILPPAprocapiteAnno = 2014
|PILPPAprocapiteOrdine = 77
|TFT= 4,7 (2010)<ref>{{cita web|url=http://data.worldbank.org/indicator/SP.DYN.TFRT.IN/countries|titolo=Tasso di fertilità nel 2010|accesso=12 febbraio 2013}}</ref>
|energia = <!-- consumo di energia pro capite - non scrivere kW/ab. che viene scritto già dal template - (consumo annuo totale in kWh diviso gli abitanti/365gg/24h) -->
|inno = <small>''[[Mawtini]]'' (Patria mia)</small>
|festa = <!-- festa nazionale - con doppie parentesi quadre - nella forma [[giorno mese]]--> 10 Dicembre
|note = <sup>1</sup>È uno dei 51 Stati che hanno dato vita all'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] nel [[1945]].
|stato precedente = {{bandiera|IRQ 1921-1959}} [[Regno dell'Iraq]]
}}
'''Virbio''' è un personaggio della [[mitologia greca]] trasposto in quella [[mitologia romana|romana]].
L''''Iraq''', ufficialmente '''Repubblica d'Iraq''' ({{arabo|جمهورية العراق|Jumhūriyyat al-‘Irāq}}), è uno Stato dell'[[Asia]] occidentale.
 
== Genealogia ==
Confina con [[Turchia]] a nord, [[Arabia Saudita]] e [[Kuwait]] a sud, [[Siria]] a nordovest, [[Giordania]] a ovest e [[Iran]] ([[Kurdistan (Iran)|Regione del Kurdistan]]) verso est<ref>http://cabinet.gov.krd/a/i.aspx?l=12&s=040000</ref>. Il territorio dell'Iraq corrisponde approssimativamente al territorio dell'antica [[Mesopotamia]], la "terra dei fiumi" (''Bilād al-Rafidayn'' in arabo), mentre il nome attuale viene dal persiano ''eraq'', ossia "terre basse" (in contrapposizione all'[[altopiano iranico]]). La [[Capitale (città)|capitale]] è [[Baghdad]]. Possiede la terza riserva di [[petrolio]] al mondo.
 
Nella mitologia greca è figlio di [[Teseo]]<ref name="igin251"/><ref name=" plut27 ">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/PlutarchTheseus.html|titolo= Plutarco, Vita di Teseo, 27|lingua=en|accesso= 10 luglio 2019}}</ref><ref name=" apolEpitome.1.16 "/> e di un'[[Amazzone]] ([[Antiope (regina delle Amazzoni)|Antiope]]<ref name=" diod4.28.1 ">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/DiodorusSiculus4B.html#15|titolo= Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, IV, 28.1|lingua=en|accesso= 10 luglio 2019}}</ref><ref name=" apolEpitome.1.16 "/> o [[Ippolita]]<ref name=" apolE5.1 ">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/ApollodorusE.html#5|titolo= Apollodoro, Biblioteca, Epitome V, 2|lingua=en|accesso= 10 luglio 2019}}</ref><ref name=" apolEpitome.1.16 "/> o [[Melanippe (amazzone)|Melanippe]]<ref name=" apolE5.1 "/><ref name=" apolEpitome.1.16 ">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/ApollodorusE.html#1|titolo= Apollodoro, Biblioteca, Epitome 1.16|lingua=en|accesso= 10 luglio 2019}}</ref> o Glauce<ref name=" apolE5.1 "/>).
Per circa 25 anni (16 luglio 1979 – 9 aprile 2003) il Paese è stato governato da [[Saddam Hussein]]. In seguito alla [[Guerra d'Iraq|caduta di questo]] avvenuta nel [[2003]], l'Iraq è divenuto nel [[2005]] una [[repubblica parlamentare]] [[Stato federale|federale]] sotto l'influenza e il controllo degli Stati Uniti d'America.Tra il 2014 e Dicembre 2017 la parte occidentale del Paese è rimasta sotto il controllo dello [[Stato Islamico]], gruppo [[Fondamentalismo islamico|fondamentalista]] [[Wahhabismo|wahhabita]], in [[Sconfinamento della guerra civile siriana in Iraq|guerra]] col governo centrale.
 
Secondo gli autori romani sposò una donna di nome Aricia<ref>{{cita web|https://la.wikisource.org/wiki/Metamorphoseon_-_Liber_XV|Publio Ovidio Nasone, Le metamorfosi, XV 536-546|02-02-2010}}</ref> e divenne il padre di [[Virbio (figlio di Ippolito)|Virbio]]<ref name=" VirgiEn">{{cita web|url= https://la.m.wikisource.org/wiki/Aeneis/Liber_VII|titolo= Virgilio, Eneide, VII, 761-783|lingua=la|accesso= 10 luglio 2019}}</ref>.
== Geografia ==
{{Vedi anche|Geografia dell'Iraq}}
=== Morfologia ===
Il territorio iracheno comprende, oltre alla Mesopotamia&nbsp;– con cui si è portati in prima approssimazione a identificarlo –, a ovest un vasto lembo orientale del deserto Siriaco e gli ultimi tavolati del [[Deserto del Nefud|Nefūd]] ([[Arabia Saudita]]); a e i primi rilievi della catena dello [[Zagros]]; a nord include un'estrema sezione della stessa catena che corrisponde al [[Kurdistan]] meridionale. Circa il 60% del territorio rientra però nella pianura mesopotamica, vasta area depressionaria orientale (''Irāq'' significa appunto bassura) del tavolato siro-arabico, colmata verso il Golfo Persico
<nowiki> </nowiki>dalle alluvioni recenti del Tigri e dell'Eufrate: è perciò una zona di
passaggio tra la Siria (e quindi il mondo mediterraneo) e il Golfo
Persico, naturale corridoio verso il mondo indiano. La sua struttura
geologica è relativamente semplice, essendo costituita essenzialmente da
<nowiki> </nowiki>un imbasamento paleozoico che, ricoperto da potenti stratificazioni
sedimentarie marine, si contrappose ai movimenti orogenetici cenozoici
(a cui si ricollegano i vasti espandimenti di rocce effusive presenti
nel Nord) che hanno formato gli archi montuosi del Tauro e dello Zagros: la grande zolla, rimasta essenzialmente rigida, subì un'inclinazione verso S e, a partire dalla fine del Cenozoico,
<nowiki> </nowiki>fu ricoperta nella sezione più meridionale dalle alluvioni depositate
dal Tigri e dall'Eufrate, secondo un processo ancora in corso, come
testimoniano le continue variazioni morfologiche e gli spostamenti della
<nowiki> </nowiki>linea di costa. L'orlo montuoso dell'Iraq, che nella parte orientale
supera in più punti i 3500&nbsp;m (Keli Haji Ibrāhīm, 3600&nbsp;m), forma un
gigantesco arco di catene diretto prima da W a E e poi da NW a SE fin
quasi a lambire il Golfo Persico. I monti scendono ripidi sul bassopiano
<nowiki> </nowiki>o vi si smorzano con una serie di lunghe e spettacolari pieghe
anticlinali: fratture tettoniche
<nowiki> </nowiki>hanno favorito l'infiltrarsi di colate basaltiche e questi monti, per
lo più formati da rocce calcaree, incisi da gole, si presentano aridi e
nudi anche per la diffusione che vi hanno i fenomeni carsici.
<nowiki> </nowiki>Nei settori occidentali e sudoccidentali del Paese si estendono invece
monotone piattaforme, debolmente inclinate verso l'Eufrate e preludio ai
<nowiki> </nowiki>deserti di Arabia e di Siria; i solchi degli uidian e le alture basaltiche ne costituiscono la più marcata componente morfologica.
 
=== IdrografiaMitologia ===
L'Iraq odierno corrisponde in gran parte all'antica ''Mesopotamia'', la "terra in mezzo ai fiumi", ossia l'[[Eufrate]] e il [[Tigri]], che scorrono da nord a sud, unendosi prima di sfociare nel [[Golfo Persico]]. Lungo le rive di questi fiumi sono presenti ampie zone paludose usate in passato per frenare le inondazioni generate dalle piene di questi fiumi. Altri due fiumi di notevole rilevanza sono il [[Grande Zab|Grande Zāb]] e il [[Piccolo Zab|Piccolo Zāb]], affluenti del Tigri.
 
Come gran parte delle figure romane, anche Virbio ha origine da un personaggio greco ([[Ippolito (mitologia)|Ippolito]]) e della sua matrigna [[Fedra]] che protagonisti di una tragedia di [[Euripide]] rimasero vittima di una vendetta di [[Afrodite]]<ref name=" Euripide ">{{cita web|url= http://www.filosofico.net/euripidippoli42.htm|titolo= Euripide, Ippolito Coronato, testo completo |lingua=it|accesso= 10 luglio 2019}}</ref>.
Per far fronte ai problemi idrologici ed energetici del paese sono state costruite numerose [[:Categoria:Dighe dell'Iraq|dighe]]. Le più importanti sono:
* [[Diga di Haditha]]: situata sul fiume Eufrate, con una potenza di 660&nbsp;MW.
* [[Diga di Mosul]]: situata su fiume Tigri è attualmente la più grande del paese. Ha una potenza di 750&nbsp;MW.
* [[Diga di Bekhme]]: la sua costruzione sul fiume Grande Zāb è attualmente sospesa. Con i suoi 1500&nbsp;MW di progetto, se verrà completata diventerà la più grande del paese.
 
La stessa leggenda fu ripresa da più autori romani ([[Igino (astronomo)|Igino]], [[Ovidio]] e [[Servio Mario Onorato|Servius]]) i quali dopo l'episodio della sua resurrezione<ref name=" apol3.10.3">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/Apollodorus3.html#10|titolo= Apollodoro, Biblioteca, III, 10.3|lingua=en|accesso= 20 luglio 2019}}</ref><ref>Igino, ''Fabulae'' 49</ref><ref name=" pau2.27.4 ">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/Pausanias2B.html#14|titolo= Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia, 2.27.4|lingua=en|accesso= 10 luglio 2019}}</ref>
=== Clima ===
Il clima iracheno è subtropicale: praterie aride a nord e deserto a sud. Gli inverni sono miti, escludendo la catena montuosa a nord del paese, dove sono abbastanza rigidi. Le estati sono caldissime. Le temperature in questa stagione sono tra le più elevate al mondo: superano infatti costantemente i 43&nbsp;°C, con punte di 51 - 52&nbsp;°C, soprattutto nella pianura [[Mesopotamia|mesopotamica]].
 
Ippolito fu cacciato dal padre e morì trascinato dai suoi cavalli
== Popolazione ==
[[File:Iraq-demography.png|left|thumb|Popolazione in milioni. Dati FAOSTAT 2004]]
Secondo stime del [[CIA World Factbook]] nel luglio [[2014]] la popolazione irachena era di 32&nbsp;585&nbsp;692 abitanti.<ref name="cia.gov">[https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/iz.html The World Factbook<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
Le continue guerre degli ultimi 30 anni hanno provocato una forte [[emigrazione]]: nel [[2008]] l'[[Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati]] calcolava circa due milioni di rifugiati all'estero, in larga maggioranza in [[Siria]] e [[Giordania]].<ref>[http://www.unhcr.org/470387fc2.html UNHCR - Statistics on Displaced Iraqis around the World, September 2007<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><br />
I tre principali gruppi etnico-religiosi del Paese sono gli [[arabi]] [[sciismo|sciiti]] (circa il 60% della popolazione), gli arabi [[sunnismo|sunniti]] (15-20%) e i [[curdi]] (15-20%, anch'essi prevalentemente sunniti).
 
Virbio fu identificato con l'eroe greco Ippolito, figlio di Teseo. Fu maledetto da suo padre perché pensò erroneamente che Ippolito avesse perso la matrigna Phaidra. Quindi Ippolito fu attaccato da Poseidone al livello del mare e distrutto dai suoi cavalli. In una variante del mito, non rimane morto, ma viene resuscitato da Asklepios. Dopo di che, emigrò in Italia e fondò il santuario di Diana Nemorensis in Aricia, o fu trasferito da Artemide dove fu adorato sotto il nome di Virbius dai latini
=== Etnie ===
L'etnia maggioritaria (75-80%) è quella araba. Vi è poi una consistente minoranza curda (15-20%), maggioritaria nel [[Kurdistan iracheno|nord-est del Paese]]. Fra le altre etnie vi sono quella [[Turcomanni iracheni|turcomanna]] e quella [[assiri (gruppo etnico)|assira]].<ref name="cia.gov"/><br />
All'interno di questi gruppi etnici sono poi individuabili dei sotto-gruppi, come gli [[arabi delle paludi]] e gli [[yazidi]], questi ultimi di etnia curda.
 
=== Religioni ===
Gli iracheni sono ufficialmente in larghissima maggioranza [[musulmani]] (99% della popolazione)<ref name="ReferenceA">{{Cita web|url = https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/iz.html|titolo = The World Factbook|accesso = 6 gennaio 2016|sito = www.cia.gov}}</ref>. Nello specifico, circa il 62,5% della popolazione è di fede musulmana [[Sciismo|sciita]] e il 34,5% è di fede musulmana [[Sunnismo|sunnita]]<ref name=":0">{{Cita web|url = http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=086|titolo = Iraq - Scheda Paese - De Agostini Geografia - DeA WING - società, economia, lavoro, religione, moneta, risorse, governo, geopolitica, industria, PIL, turismo, giustizia, confini, nazione, capitale, densità di popolazione, divisione amministrativa, statistiche, informazioni utili|accesso = 6 gennaio 2016|sito = www.deagostinigeografia.it}}</ref>. Sono per lo più sciiti gli arabi residenti nella popolosa zona sudorientale, mentre professano la fede sunnita la parte della comunità araba insediata nella parte centro-occidentale del Paese e la quasi totalità degli appartenenti all'etnia curda (insediati prevalentemente nell'Iraq nordorientale).<ref name="ReferenceA"/><br />
Vi è poi una piccola minoranza di [[cristiani]]. Fino circa al 2003 la popolazione cristiana contava circa 1&nbsp;500&nbsp;000 fedeli, per lo più appartenenti alle chiese [[Chiesa assira|assira]], [[chiesa cattolica caldea|cattolica caldea]], [[Chiesa ortodossa siriaca|siriaco-ortodossa]], [[Chiesa cattolica sira|siriaco-cattolica]] e [[Chiesa apostolica armena|armena]]. Negli anni successivi, però, il numero di cristiani in Iraq è drasticamente calato, e oggi si stima ammonti a circa 200.000 persone.<ref>[http://www.wsj.com/articles/the-assault-on-christians-and-hope-in-iraq-1431645492 The Assault on Christians, and Hope, in Iraq - WSJ<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><br />
Altri gruppi etnico-religiosi minori presenti in Iraq sono i [[Mandei]], gli [[Yazidi]], gli [[Yarsan]] e gli [[Shabak (popolo)|Shabak]].
 
=== Lingue ===
La lingua più parlata è l'[[lingua araba|arabo]], appartenente alla [[lingue semitiche|famiglia semitica]], mentre il [[lingua curda|curdo]], di origine [[lingue indoeuropee|indoeuropea]] e assai vicino al [[Lingua farsi|farsi]], è parlato nelle zone dove l'etnia curda è maggioritaria. L'arabo e il curdo sono le due [[lingua ufficiale|lingue ufficiali]]<ref name="cia.gov" /><ref name=":0" />[[lingua ufficiale|,]] ma, in base all'articolo 4 della Costituzione, sono riconosciuti anche il [[Lingua turcomanna irachena|turcomanno]] e il [[Lingua neo-aramaica assira|siriaco]] come lingue ufficiali nelle aree amministrative dove sono presenti in alta densità demografica, e ai madrelingua viene garantito il diritto all'istruzione nelle istituzioni governative pubbliche in queste lingue nonché in [[Lingua armena|armeno]]<nowiki/>.<ref>{{Cita web|autore = |url = http://archivio.rivistaaic.it/cronache/estero/costituzione_iraq/Allegato1.pdf|titolo = Costituzione irachena|accesso = 7 gennaio 2016|editore = Associazione Italiana dei Costituzionalisti|data = }}</ref>
 
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia dell'Iraq}}
 
L'area fertile della Mesopotamia, situata fra i fiumi Eufrate e Tigri, ha visto nascere alcune delle civiltà più antiche del mondo come i [[Sumeri]], i [[Babilonesi]] e gli [[Assiria|Assiri]], nonché importantissime invenzioni quali la scrittura. Qui, nella città di [[Ur]], sarebbe nato secondo le tre grandi religioni monoteiste il patriarca [[Abramo]]. La Mesopotamia fu a lungo parte dell'[[Impero persiano]] - sia [[Achemenidi|achemenide]], sia [[parti]]co e [[Sasanidi|sasanide]] -. In seguito fu annessa all'impero romano e nel III secolo venne cristianizzata, per poi tornare alla Persia nel IV secolo fino alla definitiva sconfitta dei Persiani da parte dell'imperatore romano [[Eraclio I]] nel VII secolo, poco prima della conquista islamica.
 
=== Periodo islamico ===
Nel [[656]] l'odierno Iraq venne conquistato dagli arabi, che introdussero l'[[Islam]] e lo governarono da [[Damasco]], oggi in Siria. Nel [[762]] il [[Califfo|califfato]] fu spostato dalla nuova dinastia [[Abbasidi|abbaside]] nella nuova città di Baghdad (vicino all'antica [[Babilonia]]), che rimase a lungo il centro più importante del [[mondo arabo]], salvo il relativamente breve periodo in cui il centro di governo e dell'economia si spostò nella più settentrionale [[Samarra|Sāmarrāʾ]].
 
Il califfato abbaside cadde nel [[1258]] sotto i colpi dei [[Mongoli]] guidati da [[Hülegü]], avviando quel fenomeno di frammentazione politica (ma non culturale) del mondo arabo-islamico che fino ad allora dipendeva politicamente dal califfato e che conosciamo ancor oggi. [[Tamerlano]], un condottiero turco-mongolo musulmano, invase l'Iraq nel [[1401]], pur mantenendo il centro delle sue attività politiche a [[Samarcanda]], come d'altra parte fecero anche i suoi discendenti.
 
<ref name=" paus4.3.5">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/Pausanias4A.html|titolo= Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia IV, 3.5 e seguenti|lingua=en|accesso= 10 maggio 2019}}</ref>.
Dall'inizio del [[XVI secolo]] l'Iraq fu invece conteso tra l'Impero persiano, retto dalla dinastia sciita dei [[Safavidi]] ([[azeri]] di lingua e cultura), e l'[[Impero Ottomano]] sunnita, fin quando quest'ultimo lo incorporò definitivamente nel [[1638]] (Trattato di [[Qasr-e Shirin]]).
 
=== Indipendenza ===
Al termine del [[prima guerra mondiale|I conflitto mondiale]], le truppe [[Regno Unito|britanniche]] occuparono l'odierno Iraq (fino ad allora provincia [[Ottomani|ottomana]]). Nell'ambito della spartizione dell'Impero ottomano, il 25 aprile [[1920]] fu presentata alla [[Società delle Nazioni]] una bozza che attribuiva a [[Londra]] il mandato di amministrare l'Iraq in vista della sua futura indipendenza. Tuttavia, lo scoppio di una [[Insurrezione anti-britannica in Iraq|rivolta anti-britannica]] nei mesi successivi spinse a scartare l'idea del mandato in favore di un'immediata semi-indipendenza, con la politica estera e militare sotto il controllo di Londra, oltre al diritto di intervento anche in altri campi. Il nuovo Stato assunse per volontà britannica la forma di una monarchia retta dal re [[Hashemiti|hashemita]] [[Faysal I re d'Iraq|Fayṣal b. al-Ḥusayn]]. Il periodo di amministrazione britannica ebbe fine il 3 ottobre [[1932]], quando venne ufficialmente riconosciuta l'indipendenza dell'Iraq, seppure ancora limitata sotto alcuni aspetti militari ed economici. Nel [[1941]] il governo filo-britannico di [[Nuri al-Sa'id|Nūrī al-Saʿīd]], fu rovesciato da un [[colpo di Stato]] [[Nazionalismo arabo|nazionalista]], guidato dall'avvocato [[Rashid Ali al-Kaylani|Rashīd ʿAlī al-Kaylānī]], che tuttavia né la Germania nazista né l'Italia fascista appoggiarono in modo significativo.<ref>[[Claudio Lo Jacono]], ''Partiti politici e governi in ‘Irāq. 1920-1975'', Roma, [[Fondazione Giovanni Agnelli]] di Torino, 1975, pp. 22-24.</ref> I Britannici entrarono rapidamente in guerra col nuovo governo e lo sconfissero nel giro di un mese, causando circa un migliaio di morti. La frustrazione dei sostenitori del deposto governo anti-britannico e favorevole a un'alleanza con l'Asse, diede luogo alla prima e più eclatante persecuzione di ebrei in Iraq, il ''Farhud'' ("rottura dell'ordine e della legge"). L'evento avvenne fra l'1 e il 3 giugno del 1941.
 
Cessata la tutela britannica alla fine della [[seconda guerra mondiale]], la monarchia perseguì una linea filo-occidentale, ma il 14 luglio [[1958]] un colpo di Stato messo in atto dal Comitato degli ''[[Ufficiali Liberi]]'' guidati dal generale [[Abd al-Karim Kassem|ʿAbd al-Karīm Qāsim]] (talora traslitterato Abdul Karim Kassem), istituì la [[repubblica]], giustiziando sommariamente l'intera famiglia reale con i suoi notabili e perseguendo una linea nazionalista e neutralista. L'8 febbraio [[1963]] Kassem viene ucciso nel corso di un ulteriore colpo di Stato, che porta al potere il [[partito Ba'th]], di ispirazione [[Socialismo arabo|socialista]] e [[Panarabismo|panaraba]], favorevole a un avvicinamento in politica estera all'[[Unione Sovietica]]. Il nuovo governo è perciò sostenuto dalla [[Egitto|repubblica egiziana]] governata dal [[Jamal Abd al-Nasir|colonnello Nasser]], ed è in questa cornice che muoverà i suoi primi passi politici il ba'thista [[Saddam Hussein]]. Tuttavia, il 18 novembre 1963 il regime del [[Ba'th]] viene rovesciato da un altro colpo di Stato ad opera dell'ex braccio destro del generale Kassem, il colonnello [[Abd al-Salam Arif|ʿAbd al-Salām ʿĀrif]]. Dopo la morte violenta di quest'ultimo sarà suo fratello, il maresciallo [[Abd al-Rahman Arif|ʿAbd al-Rahmān ʿĀrif]] a guidare il Paese. Il 17 luglio [[1968]], però, il ''Ba'th'' è riportato al potere ancora da un colpo di Stato, guidato questa volta dal generale [[Ahmad Hasan al-Bakr]], parente di Saddam Hussein.
 
In tutto questo ventennio postbellico i rapporti con la minoranza curda sono segnati da cicli di insurrezioni, repressioni, tregue, accordi politici e mancata applicazione degli stessi.
 
=== Regime del Baʿth ===
Preso il potere, il Baʿth instaura un controllo molto stretto sulle istituzioni e sulla società irachena, in direzione panaraba e socialista anziché nazionalista, appoggiandosi preferibilmente sugli arabi sunniti, soprattutto dopo la presa del potere da parte di Saddam Hussein nel [[1979]], che abbandonerà rapidamente l'ispirazione socialista e filo-sovietica e, negli ultimi anni del regime, anche quella panaraba.
 
Il 1º giugno [[1972]] il governo nazionalizza l'industria petrolifera fino a quel momento in mano alla [[Iraq Petroleum Company]] [[Regno Unito|britannica]]: questa decisione avrà un ruolo chiave nelle successive decisioni dell'[[OPEC]]. Il governo repubblicano iracheno si impegna poi fortemente nella modernizzazione del Paese. Grazie alla vendita del petrolio nazionalizzato, il governo finanziò l'elettrificazione del paese, la costruzione di acquedotti, scuole, università, ospedali. La politica interna giungerà al creare ed intensificare un'economia industriale e produttiva non collegata al petrolio, con creazione di posti di lavoro e di benessere per la popolazione. Va inoltre ricordato il riconoscimento di numerosi diritti civili alle donne e l'instaurazione di una forma di governo interamente laica.
 
Nel [[1980]] gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e i paesi [[NATO]] appoggiarono con aiuti economici e militari la volontà dell'Iraq (che aveva rivendicazioni territoriali) a scendere in guerra il 22 settembre contro l'Iran (dove una rivoluzione fondamentalista islamica aveva rovesciato la monarchia); al termine (8 agosto [[1988]]) del conflitto però non ci furono né vincitori né vinti.
 
Nel corso della guerra morirono tra mezzo milione e un milione e mezzo di persone da entrambe le parti<ref>{{Cita news|cognome=Hardy |nome=Roger |url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4260420.stm |titolo=The Iran-Iraq war: 25 years on |editore=BBC News |data=22 settembre 2005 |accesso=19 giugno 2014}}</ref>.
 
==== Prima guerra del Golfo (1990-1991) ====
{{Vedi anche|Guerra del Golfo}}
Il 2 agosto 1990 l'Iraq occupò il Kuwait, nascondendo le ragioni economiche dell'invasione dietro antiche rivendicazioni territoriali. Le Nazioni Unite reagiscono autorizzando l'uso della forza per respingere l'attacco. Il 17 gennaio [[1991]] ha così inizio l'[[Seconda guerra del Golfo|invasione]] da parte di una coalizione internazionale che agisce su mandato delle Nazioni Unite, invasione che si conclude il 28 febbraio, seguita il 3 aprile dal cessate il fuoco definitivo fissato dalla risoluzione 687 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. L'Iraq è costretto a ritirarsi dal Kuwait ma la coalizione a guida americana decide di fermarsi prima di raggiungere la capitale irachena, permettendo al regime di sopravvivere. In seguito a questi avvenimenti, però, l'Iraq subisce un isolamento internazionale che termina solo in seguito al [[Seconda guerra del golfo|rovesciamento del regime baathista]] nel 2003.
La sovranità dell'Iraq venne sottoposta a serie limitazioni. Infatti, oltre all'imposizione della "no-fly zone", il regime di Baghdad venne costretto a concedere un'ampia autonomia ai distretti curdi e a riconoscere il tracciato dei confini con il Kuwait. A ciò si aggiunsero misure di disarmo (di cui fu incaricata l'UNSCOM, Commissione speciale delle Nazioni Unite, con l'ausilio dell'[[AIEA]], l'Agenzia internazionale per l'energia atomica) e restrizioni nella vendita di petrolio, una cospicua parte della quale venne destinata a ripagare i danni inflitti al Kuwait.
 
==== Tra due guerre (1992-2002) ====
Nel [[1992]] il rifiuto di concedere l'accesso agli ispettori dell'UNSCOM causò la proclamazione da parte dell'ONU di un rigido embargo economico, i cui effetti si rivelarono devastanti soprattutto per la popolazione civile. Perciò nel [[1995]] l'ONU attenuò le sanzioni, avviando con la risoluzione 986 il programma "Oil for Food" ("petrolio in cambio di cibo"), che autorizzava l'Iraq a esportare due miliardi di dollari di greggio al semestre per l'acquisto di viveri e medicinali. Temendo che il regime iracheno potesse usare il programma per approvvigionarsi di materiale di uso bellico, gli Stati Uniti e la [[Gran Bretagna]] frapposero tuttavia molti ostacoli alla sua applicazione.
Intanto, nell'ottobre [[1994]] un nuovo spostamento di truppe irachene al confine con il Kuwait spinse gli Stati Uniti a inviare nella regione un proprio contingente militare. Il regime di Baghdad annunciò il ritiro dall'area e riconobbe la sovranità del Kuwait il 10 novembre dello stesso anno, in conformità alle risoluzioni dell'ONU.
 
A partire dal [[1997]] tornò a intensificarsi lo scontro tra Saddam Hussein e l'amministrazione statunitense, causato dagli ostacoli frapposti dalle autorità irachene ai controlli dell'UNSCOM: nel dicembre del [[1998]] una nuova crisi, durante la quale gli Stati Uniti minacciarono l'uso della forza, fu risolta ''in extremis'' grazie all'intervento personale del segretario generale delle Nazioni Unite [[Kofi Annan]], che ottenne la ripresa delle ispezioni. Nonostante quest'ultimo accordo, però, la questione rimase irrisolta, e agli inizi del [[1999]] gli aerei statunitensi e britannici ripresero le incursioni sul territorio iracheno. Un altro attacco nel febbraio del [[2001]] sollevò le proteste della maggioranza dei paesi arabi e fu criticata anche da numerosi esponenti dei governi europei, in particolare in [[Francia]] e in [[Germania]].
Nel frattempo, dopo il fallimento della missione UNSCOM, l'ONU istituì la missione UNMOVIC (Commissione per il monitoraggio, la verifica e l'ispezione degli armamenti iracheni), che però non ottenne l'autorizzazione del governo iracheno.
 
Dopo [[Attentati dell'11 settembre 2001|l'attacco terroristico subito dagli Stati Uniti l'11 settembre 2001]] il governo di Washington accusò il regime iracheno di produrre armi di distruzione di massa e di collaborare con l'organizzazione terroristica [[al-Qāʿida]], e riprese gli attacchi aerei contro obiettivi strategici e militari iracheni. In seguito all'intensificarsi degli attacchi aerei e all'esplicita minaccia degli Stati Uniti di scatenare una nuova guerra, a settembre l'Iraq consentì la ripresa delle ispezioni dell'ONU. Tuttavia, il presidente statunitense [[George W. Bush]], scettico nei confronti dell'accordo, chiese una nuova risoluzione dell'ONU che autorizzasse un nuovo intervento militare contro il regime di Saddam Hussein; la richiesta di Washington fu tuttavia accolta solo da pochi paesi e da un solo altro membro del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la Gran Bretagna.
 
==== Seconda guerra del Golfo (2003) ====
{{Vedi anche|Guerra d'Iraq}}
Il 19 marzo 2003, nonostante l'opposizione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna lanciarono l'attacco contro l'Iraq, sostenuti da una trentina di paesi. La forza di invasione anglo-americana, penetrata nel paese dal sud e dal nord (dove si avvalse del sostegno dei curdi), si impose agevolmente sulla resistenza irachena, arrivando a Baghdad il 9 aprile. Saddam Hussein si diede alla fuga e venne poi catturato nel dicembre successivo nei pressi di [[Tikrit]], la sua città natale, venendo poi condannato a morte da un tribunale ad hoc e impiccato il 30 dicembre 2006.
 
Il 1º maggio il presidente statunitense Bush proclamò la fine della guerra. Il 22 maggio il Consiglio di sicurezza dell'ONU pose fine alle sanzioni contro l'Iraq e a ottobre l'ONU autorizzava la presenza della forza multinazionale in Iraq e fissò un piano per l'elezione di un Parlamento e la costituzione di un governo, cui sarebbe stata trasferita la sovranità entro il mese di giugno del 2004. A luglio venne instaurato un'[[Autorità Provvisoria di Coalizione]] (APC), i cui posti chiave vennero assegnati a membri dell'opposizione rientrati dall'esilio e ai rappresentanti delle comunità curda e sciita.
 
Nello stesso mese di maggio, [[L. Paul Bremer]], nominato dal Presidente USA G.W. Bush capo dell'APC, emise due decreti miranti a escludere i membri del partito al-Baʿth dal nuovo governo iracheno (APC Order 1) e a sciogliere l'intera struttura militare irachena (APC Order 2),<ref>[http://www.voltairenet.org/article162185.html ''La guerra USA contro l’Iraq'']. James Petras. Voltaire. New York. 20 settembre 2009.</ref>,<ref name=blunders>{{en}} {{cita news|cognome=Pfiffner|nome=James|titolo=US Blunders in Iraq: De-Baathification and Disbanding the Army|giornale=Intelligence and National Security|data=February 2010|volume=25|numero=1|pp=76–85|doi=10.1080/02684521003588120|url=http://pfiffner.gmu.edu/files/pdfs/Articles/CPA%20Orders,%20Iraq%20PDF.pdf|accesso=16 dicembre 2013}}</ref> ricca di circa {{formatnum:400000}} elementi, in maggioranza sunniti.<ref>[http://www.lastampa.it/2007/09/06/cultura/opinioni/editoriali/iraq-peggio-il-proconsole-o-limperatore-Dmgeevz32jfsaHV3wIQS6N/pagina.html ''Iraq, peggio il proconsole o l'imperatore?'']. Boris Biancheri. La Stampa. Editoriale. 6 settembre 2007.</ref>,<ref>{{en}} {{Cita news|titolo=Fateful Choice on Iraq Army Bypassed Debate|url=http://www.nytimes.com/2008/03/17/world/middleeast/17bremer.html?pagewanted=all|editore=New York Times|data=17 marzo 2008|nome=Michael R.|cognome=Gordon}}</ref> La decisione comportò anche il licenziamento di un gran numero di funzionari statali iracheni, inclusi {{formatnum:40000}} insegnanti di scuola che si erano iscritti al [[Ba'th|Baʿth]] soltanto per ottenere più facilmente un lavoro retribuito.<ref name=blunders />
Saranno in gran parte gli ex militari rimasti disoccupati e i vecchi quadri dell'amministrazione ba'thista a saldare un'alleanza con gli estremisti religiosi fornendo gli effettivi militari del futuro [[Stato Islamico]].<ref>[http://www.agi.it/estero/2017/01/19/news/i_tre_errori_principali_di_obama_soprattutto_in_medioriente_-1384422/ ''I tre errori principali di Obama (soprattutto in Medioriente)'']. Giuseppe Santulli. AGI. Estero. 19 gennaio 2017.</ref>,<ref>{{en}} [http://www.ibtimes.co.uk/isis-five-us-mistakes-which-led-rise-islamic-state-1505642 Isis: Five US mistakes which led to the rise of Islamic State]</ref>,<ref>[http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2015/5/14/ELEZIONI-USA-George-W-Bush-ha-creato-l-Isis-le-accuse-di-una-studentessa/608525/ ''George W Bush ha creato l'Isis'']. Il Sussidiario. Esteri. 14 maggio 2015.</ref>,<ref>{{en}} [http://www.newyorker.com/news/news-desk/did-george-w-bush-create-isis ''Did George W. Bush Create ISIS?''] The New Yorker.</ref>
 
Le armi di distruzione di massa in Iraq non sono mai state trovate.<ref>[http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/guerra_iraq_rapporto_gb_armi_distruzione_massa-1840312.html ''Guerra in Iraq 2003, il rapporto Gb: «Le armi di distruzione di massa? Prove insoddisfacenti, nessuna minaccia'']. Il Messaggero. Esteri. 6 Luglio 2016.</ref><br> Sir John Chilcot, nel rapporto sulla partecipazione britannica al conflitto in Iraq del 2003 e sul ruolo di [[Tony Blair]], ha detto che ''gli Usa e la Gran Bretagna minarono l'autorità dell'[[ONU]]'', sottolineando che Tony Blair presentò all'opinione pubblica false prove<ref>[http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-10-26/tony-blair-si-scusa-la-guerra-all-iraq-ma-lui-e-bush-hanno-costruito-pistola-fumante-saddam-095801.shtml?uuid=AC81MKNB ''Tony Blair si scusa per la guerra all’Iraq, ma lui e Bush hanno costruito la «pistola fumante» di Saddam'']. Alberto Negri. Il Sole 24 ore. Analisi. 26 ottobre 2015</ref>,<ref>[http://www.ilpost.it/2011/02/16/armi-di-distruzioni-di-massa-iraq/ ''Le armi di distruzione di massa erano una bugia'']. Il Post. 16 febbraio 2011.</ref> sul fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa.<ref>[http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/26/news/blair_iraq-125892929/ ''La svolta di Tony Blair sull'Iraq: "Io e Bush abbiamo sbagliato"'']. Enrico Franceshini. Repubblica. Esteri. 26 ottobre 2015. come</ref>,<br>
Da parte loro gli Stati Uniti per bocca di Paul Wolfowitz, che è l'inventore della [[Dottrina Wolfowitz|dottrina della guerra preventiva]] adottata da [[George W. Bush|Bush]] ha detto che le armi di distruzione di massa furono un pretesto.<ref>[http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccotrentadue/wolfowitz/wolfowitz.html ''Iraq, ora gli Usa ammettono "Le armi furono un pretesto"'']. Vanna Vannuccini. Repubblica. Esteri. 30 maggio 2003.</ref>
 
Le forze alleate vincitrici incontrarono nei mesi successivi alla conquista del Paese una dura resistenza, condotta per lo più da ex membri del regime ba'thista e da miliziani [[Fondamentalismo islamico|fondamentalisti]] iracheni e stranieri (alcuni dei quali più o meno legati ad [[al-Qa'ida|al-Qāʿida]]) e costituitosi poi in [[Stato Islamico]].<br>
Perciò l'[[Guerra in Iraq#Conseguenze|intervento anglo-americano]] globalmente ha portato ad una [[destabilizzazione in Medio Oriente]], un progetto di controllo a livello economico e militare delle risorse, soprattutto petrolifere, come aveva previsto [[Giorgio S. Frankel]] nel 2002.<ref>[http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/54-opinioni/60-alla-vigilia-di-una-grande-guerra-in-medio-oriente.html ''Alla vigilia di una grande guerra in Medio Oriente'']. Giorgio S. Frankel. Seminario del 23 settembre 2002: «11 settembre, un anno dopo. Centro Einaudi. Agenda Liberale. 25 Settembre 2002</ref>
 
Agli inizi del [[2004]] la diffusione delle immagini delle torture inflitte da alcuni militari statunitensi ai detenuti del carcere di [[Prigione di Abu Ghraib|Abū Ghurayb]] acuirono le tensioni e sollevarono nel mondo una generale riprovazione.<br />
Contemporaneamente alla resistenza contro le truppe straniere e il nuovo governo da queste sostenuto, vi fu anche il risveglio delle tradizionali divisioni religiose e tribali tra la comunità sciita (maggioritaria ma emarginata durante il regime ba'thista) e quella sunnita.<br>
L'esercito degli USA ha perso le traccia di armi e attrezzature per 1 miliardo di dollari in Iraq, a favore del [[complesso militare industriale]] che ci guadagna e a danno del contribuente americano, che ci rimette la spesa.
<ref>[http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gli_usa_minacciano_lesercito_siriano_per_proteggere_i_ribelli/82_20262/ ''L'esercito degli USA ha perso le traccia di armi e attrezzature per 1 miliardo di dollari in Iraq'']. L'Antidiplomatico. News. 25 maggio 2017.</ref>
Il 28 giugno [[2004]] si instaurò un nuovo governo provvisorio iracheno, presieduto dallo sciita [[Iyad Allawi|Iyād ʿAllāwī]].<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3845517.stm|titolo=US hands back power in Iraq|editore=news.bbc.co.uk|data=28 giugno 2004|accesso=18 giugno 2015}}</ref> Il nuovo governo aveva come principale compito quello di preparare lo svolgimento di nuove elezioni e di redigere la nuova carta costituzionale.<br />
Nella comunità sunnita, che svolgeva un ruolo marginale nel processo di transizione, si rafforzò intanto un'ala radicale, che intensificò la sua offensiva guerrigliera e terroristica, con migliaia di attentati mortali e di atti di sabotaggio.<br />
 
=== Repubblica d'Iraq (2005 - presente) ===
==== Presenza americana e guerriglia (2005-2011) ====
Nel corso del [[2005]] si svolsero tre tornate elettorali, per eleggere un parlamento incaricato di redigere una costituzione, per approvare la nuova costituzione e per eleggere un nuovo parlamento. Il boicottaggio da parte di gran parte della comunità sunnita e le minacce della guerriglia non impedirono a oltre otto milioni di iracheni (fino ad arrivare a dodici nelle elezioni di dicembre) di recarsi alle urne, consegnando la maggioranza relativa dei seggi in entrambe le elezioni parlamentari al blocco sciita guidato da [[Ibrahim al-Ja'fari|Ibrāhīm al-Jaʿfarī]]<ref name=autogenerato2>{{cita web|url=http://fpc.state.gov/documents/organization/50254.pdf|titolo=Iraq: Elections and New Government|editore=Congressional Research Service|data=25 ottobre 2005|accesso=18 giugno 2015}}</ref><ref name=autogenerato1>{{cita web|url=http://fpc.state.gov/documents/organization/76838.pdf|titolo=Iraq: Elections, Government, and Constitution|editore=Congressional Research Service|data=20 novembre 2006|accesso=18 giugno 2015}}</ref> e approvando la nuova carta costituzionale.<ref name="news.bbc.co.uk">{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4374822.stm|titolo=Iraq voters back new constitution|editore=news.bbc.co.uk|data=24 giugno 2005|accesso=18 giugno 2015}}</ref> Ad aprile [[Jalal Talabani|Jalāl Ṭālabānī]], leader dell'[[Unione Patriottica del Kurdistan]], venne invece eletto alla presidenza del paese.<ref name=autogenerato2 /> e approvando la nuova carta costituzionale.<ref name="news.bbc.co.uk"/>
 
Nei primi mesi del [[2006]] si rafforzano le attività guerrigliere contro le forze d'occupazione e si intensifica lo scontro tra le comunità sciita e sunnita, con diversi attentati a moschee che provocano la morte di centinaia di persone.<ref>{{cita web|url=http://www.nytimes.com/2013/09/04/world/middleeast/car-bomb-epidemic-is-the-new-normal-in-iraq.html?_r=0&pagewanted=print|titolo=Car Bombings in Baghdad Follow a Familiar Pattern|editore=nytimes.com|data=3 settembre 2013|accesso=18 giugno 2015}}</ref> Le ricercate armi di distruzione di massa non vengono trovate, mentre l'ipotesi che il regime iracheno avesse un rapporto di collaborazione con l'organizzazione terroristica di al-Qāʿida viene progressivamente smontata con l'analisi dei documenti iracheni, gli interrogatori di ufficiali di Saddam e la pubblicazione o desecretazione di numerosi rapporti di CIA e Pentagono anche precedenti all'invasione.<ref>{{cita web|url=http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/04/05/AR2007040502263.html|titolo=Hussein's Prewar Ties To Al-Qaeda Discounted|editore=washingtonpost.com|data=6 aprile 2007|accesso=18 giugno 2015}}</ref><br />
All'inizio del 2007 George W. Bush annuncia un forte incremento delle truppe americane in Iraq, come parte della strategia detta "surge", nel corso della quale si cerca anche di coinvolgere maggiormente anche i sunniti, sia nel nuovo regime politico, sia nella lotta contro gli estremisti (e in particolare i "[[Al-Qa'ida|qa'idisti]]" di ''[[al-Jama'at al-Tawhid wa al-Jihad|al-Jamāʿat al-Tawḥīd wa al-Jihād]]'', detta anche ''al-Qāʿida in Iraq''). Milizie prevalentemente sunnite, alcune delle quali in passato impegnate nella guerriglia contro le truppe straniere, cominciano così a cooperare con gli occupanti e a ricevere da loro finanziamenti.<ref>{{cita web|url=http://fpc.state.gov/documents/organization/106174.pdf|titolo=HIraq: Post-Saddam Governance and Security|editore=Congressional Research Service|data=4 giugno 2008|accesso=18 giugno 2015}}</ref> La strategia ha almeno in parte successo, ma nel momento in cui viene terminata alla fine del 2008, molti gruppi sunniti, delusi, si alleano con i ribelli.<ref>{{cita web|url=http://edition.cnn.com/2014/06/12/opinion/pregent-harvey-northern-iraq-collapse/?c=&page=0|titolo=Who's to blame for Iraq crisis|editore=cnn.com|data=12 giugno 2014|accesso=18 giugno 2015}}</ref> Nel frattempo alcuni Stati, fra cui il Regno Unito e l'Italia, cominciano il ritiro delle proprie truppe.<br />
Nel 2008 Stati Uniti e Iraq firmano un accordo sullo status delle forze armate nel quale si fissa il ritiro di tutte le truppe americane entro la fine del 2011.<br />
Benché continuino i combattimenti sia contro il governo iracheno e le truppe straniere, sia fra le diverse comunità etnico-religiose, la scadenza viene rispettata e nel 2011 le truppe straniere terminano il ritiro dall'Iraq.<ref>{{cita web|url=http://www.nytimes.com/2011/12/19/world/middleeast/last-convoy-of-american-troops-leaves-iraq.html|titolo=Last Convoy of American Troops Leaves Iraq|editore=nytimes.com|data=18 dicembre 2011|accesso=18 giugno 2015}}</ref><br />
 
==== Guerra contro Daesh (2012-2017) ====
{{Vedi anche|Guerra civile in Iraq}}
A partire dal 2012 l'Iraq subisce le ripercussioni della [[guerra civile siriana]], a causa di un intenso scambio di guerriglieri fra i gruppi islamisti che operano nella Siria orientale e quelli operanti nell'Iraq occidentale (a maggioranza sunnita, dove è forte il risentimento verso il governo di Baghdad, dominato dagli sciiti).<ref>{{cita web|url=http://www.nytimes.com/2012/12/09/world/middleeast/syrian-rebels-tied-to-al-qaeda-play-key-role-in-war.html|titolo=Syrian Rebels Tied to Al Qaeda Play Key Role in War|editore=nytimes.com|data=8 dicembre 2012|accesso=18 giugno 2015}}</ref>
Nel 2013 [[Abu Bakr al-Baghdadi]], leader dello [[Stato Islamico dell'Iraq]] fondato nel 2006 come parte della rete di al-Qa'ida, annuncia l'unione del suo gruppo con [[al-Nusra]], il principale movimento islamista della guerriglia siriana. L'unione, respinta dalla maggior parte della dirigenza di al-Nusra e da al-Qaeda, provoca l'allontanamento dalla rete di al-Qaeda del nuovo gruppo, che prende il nome di [[Stato Islamico|Stato Islamico dell'Iraq e del Levante]] (ISIS o ISIL nella sigla inglese).<ref>{{cita web|url=http://www.nytimes.com/2013/04/10/world/middleeast/Iraq-and-Syria-jihadists-combine.html|titolo=Iraq’s Branch of Al Qaeda Merges With Syria Jihadists|editore=nytimes.com|data=9 aprile 2013|accesso=18 giugno 2015}}</ref><br />
All'inizio del 2014 questo gruppo assume il controllo della città di [[Falluja]] e di buona parte della provincia irachena occidentale di al-Anbar, oltre che della Siria orientale, e si espande poi fra giugno e luglio a nord e a est, prendendo in particolare le città di [[Mosul]] e [[Tikrit]] e spingendosi fino al territorio del [[Kurdistan]]. In questo periodo, rotti definitivamente i legami con al-Qaeda, proclama la creazione di un [[califfato]] universale (o [[Stato Islamico]], IS nella sigla inglese) con a capo il suo leader [[Abu Bakr al-Baghdadi]], che prende il nome di califfo Ibrahim.<ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2014/07/05/iraq-prime-immagini-califfo-baghdadi_f7caccbc-c8eb-49d9-8160-807a6a266fae.html|titolo=Il califfo dell'Isis Baghdadi appare a Mosul,obbeditemi|editore=ANSA.it|data=6 luglio 2014|accesso=19 giugno 2015}}</ref> L'avanzata dell'IS viene frenata dai raid degli [[Stati Uniti]] e dalle milizie curde e sciite.<ref>{{cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/09/iraq-bombe-usa-eliminati-i-terroristi-biden-lisis-minaccia-per-gli-iracheni/1086545/|titolo=Iraq, nuovi raid Usa su Isis. “Jihadisti minacciano di giustiziare 4.000 Yazidi”|editore=ilfattoquotidiano.it|data=9 agosto 2014|accesso=17 agosto 2014}}</ref><br />
In seguito alle pressioni internazionali a favore di una politica più aperta nei confronti dei sunniti, il primo ministro ad interim [[Nuri al-Maliki]] viene sostituito ad agosto da Ḥaydar al-ʿAbādī.<ref>{{cita web|url=http://www.huffingtonpost.it/2014/08/14/iraq-primo-ministro-haider-al-abadi-riforma-esercito-isis_n_5677822.html|titolo=Iraq, il nuovo primo ministro Haider al Abadi promette di "ricostruire e riformare" l'esercito iracheno per sconfiggere l'ISIS|editore=huffingtonpost.it|data=14 agosto 2014|accesso=17 agosto 2014}}</ref><br />
A partire dal 2015, lo Stato Islamico comincia a perdere terreno, e le offensive dell'esercito regolare e delle milizie a esso legate, unitamente ai raid aerei americani e alla pressione sul fronte siriano, portano alla riconquista irachena di diverse aree, incluse le città di Tikrit, Ramadi e Falluja,<ref>http://www.corriere.it/esteri/16_luglio_02/isis-califfato-sta-cambiando-pelle-ma-piu-vivo-che-mai-1adae28a-4020-11e6-9b09-25e75ee8bd2e.shtml</ref> lasciando sotto il controllo dello Stato Islamico solo l'area di Mosul, considerata la "capitale" del Califfato in Iraq fin dalla sua presa nel 2014.<ref>http://www.haaretz.com/middle-east-news/isis/iraq/1.729093</ref> Nell'ottobre del 2016 il governo dà inizio all'offensiva volta a riprendere Mosul, che si prolunga nei mesi successivi.<ref>{{Cita news|nome=Guido Olimpio e Marta|cognome=Serafini|url=http://www.corriere.it/esteri/16_ottobre_17/iraq-iniziata-l-offensiva-dell-esercito-liberare-mosul-dall-isis-a06ecc68-93f4-11e6-b6f7-636834b27d39.shtml|titolo=Iraq, iniziata l’offensiva dell’esercito per liberare Mosul dall’Isis|pubblicazione=Corriere della Sera|accesso=23 febbraio 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2017/02/20/esteri/mosul-scatta-loffensiva-finale-spazzeremo-via-al-baghdadi-6BgjYraA1W0oM32cRisWfM/pagina.html|titolo=Mosul, scatta l’offensiva finale: “Spazzeremo via Al Baghdadi”|sito=LaStampa.it|accesso=23 febbraio 2017}}</ref>
 
Il 9 Dicembre 2017 il premier al-'Abadi dichiara ufficialmente vinta la guerra al Daesh.
 
== Ordinamento dello Stato ==
Secondo la Costituzione del 2005, l'Iraq è una [[repubblica parlamentare]], federale, democratica, islamica. L'esigenza di un equilibrio tra le comunità si è riflessa nella spartizione delle tre principali cariche dello Stato, che, seppur non formalmente prevista nella costituzione, è considerata parte fondamentale dell'accordo fra le tre principali comunità del Paese:
* il [[Presidente della repubblica]], carica per lo più onorifica, attribuita a un curdo,
* il [[Primo Ministro]], scelto all'interno della comunità sciita,
* il Presidente del parlamento, sunnita.
Per i primi due mandati (cioè fino al [[2014]]) la Costituzione stabiliva che il Presidente fosse affiancato da un Consiglio di Presidenza del quale facevano parte anche un Vice Presidente sciita e uno sunnita. Allo stesso modo i due Vice Presidenti del Parlamento sono uno sciita e un curdo, mentre i Vice Primo Ministro erano tre, un sunnita, uno sciita e un curdo, fino all'abolizione della carica nell'agosto 2015<ref>[http://www.wsj.com/articles/shiite-power-struggle-in-iraq-threatens-prime-ministers-overhaul-of-government-1439767650 Shiite Power Struggle in Iraq Threatens Prime Minister's Overhaul of Government - WSJ<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Il potere legislativo è attribuito al Parlamento, attualmente (2015) composto da 328 membri eletti su base proporzionale.
 
=== Rivendicazioni territoriali ===
La rivendicazione del [[Khuzistan]], popolato da arabi e ricco di petrolio, scatenò la [[guerra Iran-Iraq]]. La rivendicazione del Kuwait come ''diciannovesima provincia'' scatenò la [[guerra del Golfo]]. Altri potenziali conflitti con l'Arabia Saudita su aree desertiche di confine potenzialmente petrolifere furono invece appianati molti anni fa con la creazione di zone neutrali.
 
=== Suddivisioni amministrative ===
L'Iraq è suddiviso in 18 [[Governatorati dell'Iraq|governatorati]] dal 1976. Dal 2005 è prevista l'istituzione di regioni (su base etnico-religiosa); tuttavia l'unica istituita è il [[Kurdistan iracheno|Kurdistan]], e solo su tre delle cinque province rivendicate dai curdi (in contrasto con sunniti e [[Turcomanni iracheni|turcomanni]]). Altre nove province dovrebbero far parte della regione sciita, ma gli sciiti sono in contrasto con i sunniti sul controllo della capitale.
 
==== Governatorati ====
{{vedi anche|Governatorati dell'Iraq}}
[[File:IraqNumberedRegions.png|right|I Governatorati dell'Iraq (numerati)]]
# [[Governatorato di Baghdad|Baghdād]] (بغداد)
# [[Governatorato di Salah ad-Din|Ṣalāḥ al-Dīn]] (صلاح الدين)
# [[Governatorato di Diyala|Diyālā]] (ديالى)
# [[Governatorato di Wasit|Wāsiṭ]] (واسط)
# [[Governatorato di Mayasan|Maysān]] (ميسان)
# [[Bassora (provincia)|al-Baṣra]] (البصرة)
# [[Dhi Qar|Dhī Qār]] (ذي قار)
# [[Governatorato di Al-Muthanna|al-Muthannā]] (المثنى)
# [[Governatorato di Al-Qadisiyya|al-Qādisiyya]] (القادسية)
# [[Governatorato di Babil|Bābil]] (Babilonia) (بابل)
# [[Governatorato di Karbala|Karbalāʾ]] (كربلاء)
# [[Governatorato di al-Najaf|al-Najaf]] (النجف)
# [[Governatorato di Al-Anbar|al-Anbār]] (الأنبار)
# [[Governatorato di Ninawa|Nīnawā]] (Ninive) (نينوى)
# [[Dahuk (provincia)|Dahūk]] (دهوك)
# [[Governatorato di Arbil|Arbīl (o Irbīl)]] (اربيل)
# [[Governatorato di Kirkuk|Kirkūk]] (كركوك)
# [[Governatorato di al-Sulaymaniyya|al-Sulaymāniyya]] (السليمانية)
 
=== Città principali ===
[[Baghdad]] (la capitale), [[Ba'quba]], [[Bassora]], [[Falluja]], [[Karbala]], [[Kirkuk]], [[Mosul]], [[Najaf]], [[Nāṣiriya]], [[Samarra]].
 
=== Istituzioni ===
* Ordinamento scolastico
* Sistema sanitario
* [[Forze armate irachene|Forze armate]]
 
=== Giustizia ===
L'attuale sistema giuridico è in parte basato sulla legge islamica, la tradizione giuridica irachena e la legislazione occidentale.
Durante il regime di Saddam è stata in vigore la [[pena di morte]] per molti reati, anche non violenti; veniva inoltre praticata legalmente la [[tortura]]. La pena di morte, abolita durante il protettorato americano, è stata poi ripristinata dal nuovo governo iracheno nel [[2005]] per reati come l'omicidio, lo stupro, il terrorismo, il traffico di droga e i crimini contro l'umanità; l'ex dittatore Saddam Hussein è stato giustiziato tramite impiccagione nel [[2006]] per quest'ultimo crimine.
 
== Politica ==
{{Vedi anche|Politica dell'Iraq}}
In seguito al rovesciamento nel 2003 del regime di Saddam, dominato dai sunniti, il Paese si è dotato di una costituzione di tipo [[Stato federale|federale]], che ha assicurato ampia autonomia nei rispettivi territori ai tre grandi gruppi etnico-religiosi del Paese, vale a dire i [[sunniti]], gli [[sciiti]] e i [[curdi]]. Questo nuovo assetto ha ricevuto critiche soprattutto da parte della comunità sunnita, sia perché minerebbe l'unità del Paese, sia perché, essendo le aree petrolifere concentrate nelle zone a maggioranza sciita e curda, con un assetto federale la comunità sunnita è esclusa dai proventi di questa preziosa risorsa.<ref>[http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/esteri/iraq-98/al-qaeda-federalismo/al-qaeda-federalismo.html Al Qaeda e sunniti contro il federalismo Proclamato "Lo Stato islamico dell'Iraq" - esteri - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Le tre cariche federali di maggiore importanza sono divise su base etnica: sebbene non specificato dalla costituzione, è accettata l'idea che la [[Presidenti dell'Iraq|Presidenza]] del Paese spetti ad un curdo, la carica di [[Primi ministri dell'Iraq|primo ministro]] a uno sciita e quella di speaker del Consiglio dei Rappresentanti (il parlamento iracheno) a un sunnita.<ref>[http://www.treccani.it/geopolitico/paesi/iraq.html Iraq | Paesi | Geopolitico<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><br />
La comunità curda gode di ampia autonomia nell'ambito del [[Governo Regionale del Kurdistan]] (del quale non fanno però parte alcune aree a maggioranza curda), disponendo di un parlamento e un governo autonomi nonché di una milizia indipendente i cui membri sono detti [[peshmerga]].<ref>[http://italy.krg.org/governo_it.html Krg Italia Governo]</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/il-kurdistan-iracheno_(Atlante_Geopolitico)/ Il Kurdistan iracheno in “Atlante Geopolitico 2014” – Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><br />
La comunità sciita, la più numerosa, si trova dalla caduta di Saddam al centro della vita politica irachena, anche a causa della forte astensione dei sunniti nelle elezioni. Ciò ha fatto sì che i legami fra l'Iraq e il vicino [[Iran]] (Paese sciita) si rafforzassero progressivamente nel corso degli anni, portando a una significativa cooperazione anche sul piano militare: dal [[2014]] l'Iran sostiene infatti l'Iraq nella lotta contro lo [[Stato Islamico]] anche con l'invio di consulenti militari e membri delle forze speciali.<ref>[http://www.corriere.it/esteri/15_marzo_06/tra-l-iran-l-iraq-dilemmi-americani-sull-offensiva-mosul-6919fcc4-c3e9-11e4-8449-728dbb91cb1a.shtml Notizie di esteri del Corriere della Sera<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.limesonline.com/rubrica/gli-obiettivi-delliran-in-iraq Gli obiettivi dell'Iran in Iraq - Limes<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
=== Elezioni recenti ===
Le prime elezioni parlamentari democratiche del dopo Saddam si svolgono il 15 gennaio [[2005]] e vengono boicottate dalla comunità sunnita. Il nuovo parlamento, eletto col compito di stendere una nuova costituzione, elegge Presidente ad aprile il curdo [[Jalal Talabani|Jalāl Ṭālabānī]], e poche settimane dopo nomina primo ministro lo sciita [[Ibrahim al-Ja'fari|Ibrāhīm al-Jaʿfarī]], leader della lista maggioritaria.
 
'''Risultati delle elezioni del gennaio 2005'''
{| class=wikitable
!Partito
!Seggi
!Note
|-style="background: #ffaaaa"
|Alleanza Irachena Unita||140||sciita, religiosa, guidata da Ibrāhīm al-Jaʿfarī
|-style="background: #eeffaa"
|Alleanza del Kurdistan||75||curda, guidata da [[Mas'ud Barzani|Masʿūd Bārzānī]] e Jalāl Ṭālabānī, alleanza dei due principali partiti curdi
|-style="background: #ffaaaa"
|Lista Iraqena||40 ||sciita, laica, guidata dal primo ministro in carica [[Iyad Allawi]]
|-
|Altri||20 ||
|-
| '''Totale''' ||275 ||
|-
|colspan=7|Fonte: [http://fpc.state.gov/documents/organization/50254.pdf Congressional Research Service]
|}
 
Dopo l'approvazione della nuova costituzione con un referendum a ottobre 2005, a dicembre si svolgono nuove elezioni, alle quali stavolta partecipano anche i sunniti: la nuova coalizione sunnita Fronte dell'Accordo Iracheno conquista 44 seggi chiedendo il ritiro delle truppe straniere e l'interruzione della politica di [[Partito Ba'th|de-baʿthificazione]], che colpiva soprattutto i sunniti, dal momento che questi costituivano la maggioranza dell'esercito e dell'amministrazione del deposto regime. Dopo mesi di negoziazioni, a maggio le quattro coalizioni arrivate in testa raggiungono un accordo di governo e lo sciita [[Nuri al-Maliki|Nūrī al-Mālikī]], dell'Alleanza Irachena Unita, viene nominato [[Primo ministro]]. Nel frattempo ad aprile Ṭālabānī era stato rieletto presidente.<ref name=autogenerato1 />
 
'''Risultati delle elezioni del dicembre 2005'''
{| class=wikitable
!Partito
!Seggi
!Note
|-style="background: #ffaaaa"
|Alleanza Irachena Unita||128||sciita, religiosa, guidata dal primo ministro in carica [[Ibrahim al-Ja'fari|Ibrāhīm al-Jaʿfarī]], include il movimento di [[Muqtada al-Sadr|Moqtadā al-Ṣadr]]
|-style="background: #eeffaa"
|Alleanza del Kurdistan||53||curda, guidata da Masʿūd Bārzānī e Jalāl Ṭālabānī, alleanza dei due principali partiti curdi
|-style="background: #aabbff"
|Lista Irachena||25 ||non confessionale, guidata dall'ex primo ministro [[Iyad Allawi|Iyād ʿAllāwī]]
|-style="background: #aaffcc"
|Fronte dell'Accordo Iracheno||44||sunnita
|-style="background: #aaffcc"
|Fronte Iracheno Nazionale del Dialogo||11||sunnita
|-
|Altri||14 ||
|-
| '''Totale''' ||275 ||
|-
|colspan=7|Fonte: [http://fpc.state.gov/documents/organization/76838.pdf Congressional Research Service]
|}
 
Il 7 marzo [[2010]] si tengono nuove elezioni, in seguito alle quali Nūrī al-Mālikī viene confermato Primo ministro alla guida di un governo sostenuto da tutti i principali blocchi e composto da sciiti, sunniti e curdi.<ref>{{cita web|url=http://www.nytimes.com/interactive/2010/03/11/world/middleeast/20100311-iraq-election.html|titolo=The 2010 Iraqi Parliamentary Elections|editore=nytimes.com|data=26 marzo 2010|accesso=19 giugno 2015}}</ref>
 
'''Risultati delle elezioni del 2010'''
{| class=wikitable
!Partito
!Seggi
!Note
|-style="background: #aabbff"
|Iraqiya||91||non confessionale, guidato dall'ex Primo ministro Iyād ʿAllāwī
|-style="background: #ffaaaa"
|Coalizione Stato di Diritto||89||sciita, religiosa, guidata dal Primo ministro in carica [[Nuri al-Maliki|Nūrī al-Mālikī]], corrisponde al partito ''Daʿwa''
|-style="background: #ffaaaa"
|Alleanza Nazionale Irachena||70 ||sciita, religiosa, guidata dall'ex Primo ministro Ibrāhīm al-Jaʿfarī, include il movimento di [[Muqtada al-Sadr|Muqtadā al-Ṣadr]] e gli altri partiti dell'ex Alleanza Irachena Unita, eccetto il partito ''Daʿwa''
|-style="background: #eeffaa"
|Alleanza del Kurdistan||43||curda, guidata da Masʿūd Bārzānī e Jalāl Ṭālabānī, alleanza dei due principali partiti curdi
|-
|Altri||32 ||
|-
| '''Totale''' ||325 ||
|-
|colspan=7|Fonte: [http://www.nytimes.com/interactive/2010/03/11/world/middleeast/20100311-iraq-election.html?_r=0 nytimes.com]
|}
 
Le elezioni del 30 aprile [[2014]] hanno visto la vittoria della coalizione sciita Stato di Diritto del Primo ministro in carica al-Mālikī. Per la prima volta i due principali partiti politici del Kurdistan iracheno (Partito Democratico del Kurdistan e Unione Patriottica del Kurdistan) corrono separatamente alle elezioni nazionali, ottenendo rispettivamente 25 e 21 seggi.<ref>{{cita web|url=http://www.cbc.ca/news/world/nouri-al-maliki-iraq-s-prime-minister-emerges-biggest-election-winner-1.2647242|titolo=Nouri al-Maliki, Iraq's prime minister, emerges biggest election winner|editore=cbc.ca|data=19 maggio 2014|accesso=19 giugno 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://iswiraq.blogspot.co.uk/2014/05/final-2014-iraqi-national-elections.html|titolo=Final 2014 Iraqi National Elections Results by Major Political Groups|editore=Institute for the Study of War|data=19 maggio 2014|accesso=19 giugno 2015}}</ref>
 
'''Risultati delle elezioni del 2014'''
{| class=wikitable
!Partito
!Seggi
!Note
|-style="background: #ffaaaa"
|Coalizione Stato di Diritto||92||sciita, guidato dal Primo ministro [[Nuri al-Maliki|Nūrī al-Mālikī]]
|-style="background: #ffaaaa"
|Movimenti sadristi||34 ||sciiti, anti-statunitensi, vari movimenti legati a [[Muqtada al-Sadr|Muqtadā al-Ṣadr]]
|-style="background: #ffaaaa"
|Al-Muwatin||31 ||sciita
|-style="background: #aaffcc"
|Muttahidun||28||sunnita
|-style="background: #aabbff"
|Al-Wataniya||21||non confessionale, guidato dall'ex Primo ministro Iyād ʿAllāwī
|-style="background: #eeffaa"
|Partito Democratico del Kurdistan|| 25 ||curdo, guidato dal Presidente del Kurdistan Iracheno [[Mas'ud Barzani|Masʿūd Bārzānī]]
|-style="background: #eeffaa"
|Unione Patriottica del Kurdistan|| 21 ||curdo, socialdemocratico, guidato dal Presidente iracheno [[Jalal Talabani|Jalāl Ṭālabānī]]
|-style="background: #aaffcc"
|Coalizione Al-Arabiya||10 ||sunnita
|-style="background: #eeffaa"
|Movimento per il Cambiamento (Gorran)||9||curdo
|-
|Altri||57 ||
|-
| '''Totale''' ||328 ||
|-
|colspan=7|Fonte: [http://iswiraq.blogspot.co.uk/2014/05/final-2014-iraqi-national-elections.html ISW]
|}
 
Nel luglio successivo il curdo [[Fu'ad Ma'sum|Fūʾād Maʿṣūm]] (membro dell'Unione Patriottica del Kurdistan) viene eletto presidente, mentre le negoziazioni per la formazione del nuovo governo si trascinano per mesi nonostante l'ingombrante problema dell'avanzata dello [[Stato Islamico]].<ref>{{cita web|url=http://archivio.internazionale.it/news/tmnews/2014/07/24/iraq-parlamento-elegge-presidente-veterano-curdo-masum|titolo=Iraq, parlamento elegge presidente “veterano” curdo Masum|editore=internazionale.it|data=24 luglio 2014|accesso=19 giugno 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150619061408/http://archivio.internazionale.it/news/tmnews/2014/07/24/iraq-parlamento-elegge-presidente-veterano-curdo-masum|dataarchivio=19 giugno 2015}}</ref> L'11 agosto il presidente affida l'incarico di formare un governo allo sciita [[Haydar al-'Abadi|Ḥaydar al-ʿAbādī]], ma il rifiuto di al-Mālikī di lasciare il posto al suo compagno di partito e la sua decisione di fare ricorso contro quella che reputa una violazione della costituzione, rischia di provocare una profonda crisi politica in un momento estremamente delicato per il Paese. Tre giorni dopo al-Mālikī, di fronte alle proteste dei suoi alleati politici e dei leader mondiali, accetta di farsi da parte, e l'8 settembre al-ʿAbādī riceve la fiducia del parlamento e diventa ufficialmente Primo ministro. Le pressioni internazionali per la sostituzione di al-Mālikī fanno in particolare riferimento all'incapacità del suo governo di far fronte all'avanzata dello [[Stato Islamico]] (la lotta al quale è in effetti di fatto demandata dall'esercito in rotta alle milizie curde e sciite) e di avviare una politica inclusiva nei confronti delle minoranze (e in particolar modo di quella sunnita) così da ampliare il consenso verso lo Stato e ridurre il supporto nei confronti dei guerriglieri [[Jihadismo|gihadisti]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-08-14/iraq-maliki-se-ne-va--e-annuncia-sostegno-abadi--230814.shtml?uuid=ABcIQQkB|titolo=Iraq, al-Maliki sosterrà al-Abadi. Gli Usa elogiano la decisione: un passo avanti verso l'unità|editore=ilsole24ore.it|data=14 agosto 2014|accesso=19 giugno 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Iraq-Via-libera-al-nuovo-governo-di-al-Abadi-26338e39-ea4b-47f2-9db0-090947499d61.html|titolo=Iraq. Via libera al nuovo governo di Haider al-Abadi|editore=rainews.it|data=8 settembre 2014|accesso=19 giugno 2015}}</ref>
 
== Economia ==
{{Vedi anche|Economia dell'Iraq}}
L'economia dell'Iraq si basa fortemente sull'esportazione di petrolio (nazionalizzato nel 1972) che comprende i 2/3 delle esportazioni; queste però non bastano a equilibrare la [[bilancia commerciale]].
 
L'agricoltura è tradizionalmente assai sviluppata, grazie all'abbondanza d'acqua, anche se strategicamente condizionata dalle decisioni della Turchia (GAP: Progetto per l'Anatolia Sud-orientale), che controlla l'alto corso del Tigri e dell'Eufrate.
 
L'industria, comunque non particolarmente sviluppata, ha subito i maggiori danni dai conflitti bellici.
 
Il turismo, soprattutto culturale e archeologico, è stato virtualmente azzerato dai continui conflitti bellici.
 
I mercati cittadini, e la negoziazione del prezzo dei beni, sono la forma comune di commercio.
 
== Cultura ==
{{Vedi anche|Cultura dell'Iraq}}
Negli ultimi mille anni, tutto ciò che ora si considera iracheno deriva in realtà da cinque aree culturali:
* cultura [[curda]] nel nord, con centro ad [[Arbil]];
* cultura degli arabi musulmani [[Sunnismo|sunniti]] nella regione centrale attorno a Baghdad;
* cultura degli arabi musulmani [[Sciismo|sciiti]] nel sud, con centro a Bassora;
* cultura [[Assiri (gruppo etnico)|assira]], prevalentemente [[Cristianesimo|cristiana]], sparsa in varie città del nord;
* cultura degli arabi della palude, detti Madhan, un popolo nomade che vive nelle terre paludose situate nel sud del Paese, alla confluenza fra Tigri ed Eufrate.
 
=== Musica ===
L'Iraq è musicalmente conosciuto soprattutto per uno strumento chiamato ''ʿūd'' ([[liuto]]) e per il ''rabāb'' (simile ad un [[violino]]); i più noti musicisti che utilizzano questi strumenti sono rispettivamente Ahmad Mukhtār e l'[[Assiri (gruppo etnico)|assiro]] Munīr Bashīr. Fino alla caduta di Saddam Hussein, l'emittente radiofonica più popolare era la ''Voce della Gioventù''. Trasmetteva un mix di [[rock]] occidentale, [[hip hop]] e [[musica pop]], tutto importato attraverso il Giordano a causa delle sanzioni economiche internazionali. Tra i più popolari vi erano soprattutto i [[The Corrs|Corrs]] e i [[Westlife]]. L'Iraq produsse inoltre un importante pop star pan-araba, ora in esilio: Kazem El-Saher, le cui canzoni includono "Ladghat e-Hayya", vietata per il tenore dei suoi testi.
 
=== Arte ===
Tra il XX secolo e il XXI secolo in campo artistico l'Iraq si è affermata in campo internazionale con l'architetto [[Zaha Hadid]], prima donna a ricevere il prestigioso [[Premio Pritzker]] nel 2004.
===Produzione letteraria===
Una delle più note esponenti della poesia araba del XX secolo fu l'irachena [[Nazik al-Mala'ika]] (1922-2007), che tratta nelle sue opere, tra l'altro, le condizioni femminili nel mondo arabo.
 
=== Media ===
* [[Al Iraqia]] - canale televisivo satellitare e terrestre pubblico
 
==Sport==
{{Vedi anche|Sport in Iraq}}
 
== Note ==
<references/>
 
{{Portale|mitologia greca}}
== Voci correlate ==
* [[Linea di successione al trono dell'Iraq]]
* [[Regno dell'Iraq]]
* [[Insurrezione anti-britannica in Iraq (1920)]]
* [[Guerra Iran-Iraq]]
* [[Guerra del Golfo]]
* [[Seconda Guerra del Golfo]]
* [[Politica dell'Iraq]]
* [[Ali Adnan Amer]]
* [[Turkmeneli]]
* [[Democrazia islamica]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Iraq|n=Portale:Iraq|wikt}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|https://presidency.iq/|Sito ufficiale della Presidenza irachena|lingua=ar,en,ku}}
* {{en}} Iraq - [http://www.iauiraq.org/gp/inc/0/default.asp Information portal], con mappa interattiva.
* [https://web.archive.org/web/20060830160002/http://viaggiaresicuri.mae.aci.it/?iraq Scheda dell'Iraq dal sito Viaggiare Sicuri] - Sito curato dal Ministero degli Esteri e dall'ACI
* {{cita web|http://www.cabinet.iq/default.aspx|Sito web del governo di transizione|lingua=ar, ku}}
* {{cita web|http://www.HavenWorks.com/world/iraq|Iraq News.|lingua=en}}
 
{{Governatorati dell'Iraq}}
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[[Categoria:Iraq| ]]