Giovanni Falcone e Orchestra Sinfonica della Radio Svedese: differenze tra le pagine

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{{Artista musicale
{{nota disambigua}}
|nome = Swedish Radio Symphony Orchestra
{{Citazione|La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.|Giovanni Falcone, in un'intervista a [[Raitre]]}}
|tipo artista = orchestra
{{Bio
|immagine = Berwaldhallen 2008.jpg
|Nome = Giovanni Salvatore Augusto<ref name="Falcone eroe solo">{{cita libro|autore=Maria Falcone, Francesca Barra|titolo=Giovanni Falcone, un uomo solo|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2012}}</ref>
|didascalia = L'ingresso della Berwaldhallen, sede dell'orchestra (2008)
|Cognome = Falcone
|Sessonazione = MSWE
|post nazione = Stoccolma
|LuogoNascita = Palermo
|genere = musica classica
|GiornoMeseNascita = 18 maggio
|anno inizio attività = 1965
|AnnoNascita = 1939
|anno fine attività = in attività
|NoteNascita =
|etichetta =
|LuogoMorte = Palermo
|url = https://sverigesradio.se/sida/default.aspx?programid=3988
|GiornoMeseMorte = 23 maggio
|AnnoMortelogo = 1992
|NoteMorte =
|Attività = magistrato
|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Giovanni Falcone.jpg
|Didascalia = Giovanni Falcone
}}
'''Swedish Radio Symphony Orchestra''' ([[lingua svedese|svedese:]] ''Sveriges Radios Symfoniorkester'') è un'orchestra sinfonica con sede a [[Stoccolma]], in [[Svezia]], e affiliata alla ''[[Sveriges Radio]]'' (Radio svedese). L'orchestra trasmette i concerti sulla rete svedese Radio-P2.
Fu assassinato con la moglie [[Francesca Morvillo]] e tre uomini della scorta nella [[strage di Capaci]] per opera di ''[[cosa nostra]].
 
== Storia ==
Assieme al collega e amico [[Paolo Borsellino]] è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla [[mafia in Italia]], anche a livello internazionale.
Uno dei gruppi precursori per l'orchestra è stata la ''Radioorkestern'', i cui direttori principali furono [[Nils Grevillius]] (1927-1939) e [[Tor Mann]] (1939-1959). Nel 1965 la ''Radioorkestern'' è stata accorpata ad un'altra orchestra della Radio Svedese, l'''Underhållningsorkestern'' (Entertainment Orchestra), sotto il nuovo nome di Swedish Radio Symphony Orchestra. [[Sergiu Celibidache]] ne è stato il primo direttore principale, dal 1965 al 1971.
 
Dal 1979 l'orchestra ha sede alla [[Berwaldhallen]].
== Biografia ==
=== L'infanzia e la formazione ===
Nacque il 18 maggio [[1939]] a [[Palermo]] in via Castrofilippo nel quartiere della [[Tribunali o Kalsa|Kalsa]], lo stesso di [[Paolo Borsellino]] e di molti ragazzi futuri mafiosi come [[Tommaso Buscetta]]. La stranezza della sua nascita, è che nacque con i pugni chiusi e senza urlare. Nel momento in cui nacque, dalla finestra aperta entrò una colomba, simbolo di pace, che terrà ( come testimoniano i parenti ) a casa.
 
[[Herbert Blomstedt]], direttore principale dal 1977 al 1982 è attualmente Primo Direttore Onorario dell'orchestra, mentre [[Valerij Abisalovič Gergiev|Valery Gergiev]] e [[Esa-Pekka Salonen]] sono Direttori Onorari.
Il padre Arturo ([[1904]]-[[1976]]<ref name="Falcone vive">{{cita libro|autore=Lucio Galluzzo, Saverio Lodato, Francesco La Licata|titolo=Falcone vive|editore=Flaccovio|città=Palermo|anno=1992}}</ref>) era il direttore del [[laboratorio chimico]] provinciale e la madre Luisa Bentivegna ([[1907]]-[[1982]]<ref name="Falcone vive"/>) era figlia di un noto [[ginecologo]] di [[Palermo]]. Essa insegnava ai figli l' importanza della giustizia, della lealtà, dei doveri. Aveva due sorelle maggiori, Anna ([[1934]]<ref name="Falcone vive"/>) e Maria ([[1936]]<ref name="Falcone vive"/>).
 
Dal 2007 [[Daniel Harding]] ne è il Direttore principale. Il suo contratto è stato esteso varie volte<ref>{{Cita news|url=http://www.svd.se/kulturnoje/nyheter/artikel_3533569.svd |titolo=SR förlänger med dirigent |pubblicazione=Svenska Dagbladet |autore=Bo Löfvendahl |data=17 settembre 2009 |accesso=31 ottobre 2009}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.svd.se/kultur/harding-kvar-hos-radiosymfonikerna_8096024.svd |titolo=Harding kvar hos Radiosymfonikerna |pubblicazione=Svenska Dagbladet |autore= |data=17 aprile 2013 |accesso=4 agosto 2013}}</ref> e nel 2018 è stato annunciato che Harding rimarrà almeno fino al 2023, diventandone inoltre anche Direttore artistico.<ref>{{Cita web|url=https://www.srso.se/en/music-director-daniel-harding/|titolo=Music Director Daniel Harding - Sveriges Radios Symfoniorkester|sito=www.srso.se|lingua=en|accesso=2019-07-26}}</ref>
Il secondo nome di Giovanni, Salvatore, gli è stato dato in memoria dello zio materno Salvatore Bentivegna, tenente dei [[Bersaglieri]] morto sul [[Carso]] colpito da una granata durante la [[prima guerra mondiale]]. Il terzo nome Augusto è dovuto alla passione del padre per la storia romana. Il fratello del padre, Giuseppe Falcone, si arruolò anch'esso per la guerra come capitano nell'[[Aviazione]] e morì all'età di 24 anni abbattuto con il suo aereo. Anche il padre di Giovanni partecipò alla guerra: colpito alla testa, si riprese dopo un anno passato tra la vita e la morte. In seguito si laureò e sposò Luisa, di tre anni più giovane. [[Pietro Bonanno]], fratello di sua nonna, fu prima assessore ai Lavori Pubblici e poi sindaco di Palermo tra il [[1904]] e il [[1905]].
 
==Direttori principali==
I Falcone dovettero abbandonare la Kalsa nel [[1940]] a causa dei bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]] e sfollarono a [[Sferracavallo]], un borgo che oggi fa parte della riserva marina di [[Isola delle Femmine]]. Dopo il 9 maggio [[1943]] (bombardamento della passeggiata e dei palazzi del porto) si trasferirono dai parenti della madre a [[Corleone]]. Dopo l'[[armistizio di Cassibile]], tornarono alla [[Kalsa]] dove, a causa dei danneggiamenti riportati dal loro appartamento, vennero ospitati dalle zie Stefania e Carmela, sorelle del padre. La prima era una musicista e si era formata al Conservatorio di Palermo mentre la seconda era una pittrice sullo stile di [[Francesco Lojacono]].
*[[Sergiu Celibidache]] (1965–1971)
*[[Herbert Blomstedt]] (1977–1982)
*[[Esa-Pekka Salonen]] (1984–1995)
*[[Evgenij Fëdorovič Svetlanov|Yevgeny Svetlanov]] (1997–1999)
*[[Manfred Honeck]] (2000–2006)
*[[Daniel Harding]] (2007–presente)
 
==Note==
[[File:Giovanni falcone accademia navale.jpg|thumb|left|Foto di Giovanni Falcone allievo all'[[Accademia navale di Livorno)]] (gennaio 1958)]]
<references/>
 
==Collegamenti esterni==
Giovanni frequentò le scuole elementari al Convitto Nazionale di Palermo, le medie alla scuola "Giovanni Verga" e le superiori al liceo classico "Umberto I". Aveva la media dell'otto a scuola, frequentava l'[[Azione Cattolica]]<ref>[http://www.como.istruzione.lombardia.it/comunicazioni/2008/11/seminario/Abstract_per_incontro_14_novembre%20(1).pdf “Due eroi per la legalità”] como.istruzione.lombardia.it. Vedi anche Francesco La Licata, "Storia di Giovanni Falcone", Feltrinelli, 2002, pag. 26.</ref> e trascorreva gran parte dei suoi pomeriggi in parrocchia facendo la spola tra quella di Santa Teresa alla Kalsa e quella di San Francesco. Nella prima conobbe padre Giacinto che diventò il suo cicerone e gli fece visitare il [[Trentino]] e [[Roma]]. Già da bambino, Giovanni giocava a ping-pong e con i soldatini di piombo. Inoltre, il suo libro preferito era I tre moschettieri, che si faceva leggere dalla madre non per la bellezza del libro, ma per il suo significato: insieme, il bene può sempre battere il male. All'età di tredici anni cominciò a giocare a calcio all'Oratorio dove, durante una delle tante partite, conobbe [[Paolo Borsellino]], più piccolo di sei mesi, con cui si sarebbe ritrovato prima sui banchi dell'Università e poi in Magistratura. In parrocchia si appassionò anche al ping-pong e in una partita giocò con [[Tommaso Spadaro]] futuro ''"re della Kalsa"'', personaggio di spicco della malavita locale impegnato nel traffico di stupefacenti e oggi all'ergastolo. In quel periodo incrociò anche [[Tommaso Buscetta]], futuro boss mafioso che si pentirà proprio con Falcone negli [[anni 1980|anni ottanta]].
{{Collegamenti esterni}}{{Controllo di autorità}}
 
Al liceo trovò il professore [[Franco Salvo]], insegnante di storia e filosofia seguace dell'[[Illuminismo]] che con i suoi insegnamenti risultò fondamentale per la formazione del ragazzo. Decise di praticare l'attività sportiva a livello agonistico causando una distrazione dagli studi. Terminò il liceo all'età di 18 anni nel [[1957]] con il massimo dei voti.
 
Subito dopo si trasferì a [[Livorno]] per frequentare l'Accademia navale con il pretesto che amava il mare e che voleva laurearsi in Ingegneria. Intanto la sorella Maria stava studiando alla facoltà di Giurisprudenza a Palermo e si teneva in stretto contatto con il fratello. Dopo soli quattro mesi, nel gennaio del [[1958]], per la sua attitudine al comando fu assegnato allo [[Stato Maggiore]], ma si stava convincendo sempre di più che la vita militare non faceva per lui, mortificato dalle pesanti imposizioni. Così avendo la possibilità di scegliere, decise di tornare a Palermo per iscriversi pure lui alla facoltà di [[giurisprudenza]] dell'[[Università degli Studi di Palermo]].
 
In quegli anni ebbe modo di praticare diverse attività sportive con molta costanza, sebbene avesse dovuto abbandonare il livello agonistico nel [[1956]] a causa di un infortunio. Si era così buttato nel canottaggio, frequentando la Canottieri Palermo durante tutti gli anni dell'università.
 
Nel [[1959]] la famiglia Falcone fu costretta a trasferirsi in [[Via Notarbartolo]] per il [[Sacco di Palermo]] per opera dell'assessore [[Vito Ciancimino]], che Falcone avrà modo di arrestare nel [[1985]] per mafia. Nel corso della sua vita Giovanni avrebbe poi cambiato tre case in quella stessa strada: una da ragazzo, una con la prima moglie Rita e poi un'altra ancora con Francesca, la seconda moglie.
 
Giovanni si laureò poi con 110 e lode nel [[1961]], con una tesi sull<nowiki>'</nowiki>''Istruzione probatoria in diritto amministrativo'', discussa con il professore [[Pietro Virga]].<ref name="Falcone eroe solo"/>
 
=== L'ingresso in magistratura e ''pizza connection'' ===
{{Vedi anche|Pizza connection}}
Falcone vinse il concorso ed entrò nella [[magistratura italiana]] nel [[1964]] e in quello stesso anno nella [[Basilica della Santissima Trinità del Cancelliere]] sposò [[Rita Bonnici]], maestra elementare di cinque anni più giovane e poi laureatasi in Psicologia, dalla quale divorzierà quattordici anni dopo. Nel [[1965]], a soli 26 anni, diventò [[pretore (ordinamenti moderni)|pretore]] a [[Lentini]]. Il suo primo caso risolto fu quello di una persona morta per un incidente sul lavoro. A partire dal [[1966]] fu poi, per dodici anni, sostituto procuratore e giudice presso il [[tribunale]] di [[Trapani]]. A poco a poco, nacque in lui la passione per il [[diritto penale]].<ref>Francesco La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', pp. 37-44</ref>
 
Nell'aprile del [[1969]] la morte del padre per un tumore all'intestino lo toccò profondamente. In quegli anni Giovanni Falcone stava mutando profondamente, a cambiarlo non fu solo la mancanza del riferimento paterno ma intervennero anche fattori esterni. Cominciò ad abbracciare i principi del [[comunismo]] sociale di [[Enrico Berlinguer]] in occasione delle [[elezioni politiche italiane del 1976]] sebbene la sua famiglia avesse da sempre votato [[Democrazia Cristiana]]. Scontratosi per questo motivo con la sorella Maria, motivò la sua scelta dicendo che, da profondo amante della Giustizia qual era, si poneva il problema di combattere le disparità sociali e nel comunismo intravedeva quindi la possibilità di appianare le sperequazioni. Nel suo lavoro però non si lasciò mai influenzare dalle idee politiche. Nel luglio [[1978]] ritornò a [[Palermo]] e cominciò a lavorare nella sezione fallimentare del tribunale, occupandosi di [[diritto civile]] e promulgando alcune sentenze di grande importanza. In quell'anno la Bonnici lasciò Falcone per fare ritorno a [[Trapani]], dove si era innamorata del presidente del tribunale della città.<ref>[http://www.calendariodelpopolo.it/Falcone-Giovanni#.VUTTcd_Rcx8 ''Falcone Giovanni'' da calendariodelpopolo.it, 19 giugno 2013]</ref>
 
Dopo l'omicidio del giudice [[Cesare Terranova]], nel settembre del [[1979]], nonostante le preoccupazioni famigliari, accettò l'offerta che da tanto tempo [[Rocco Chinnici]] gli proponeva e passò così all'[[Giudice istruttore|Ufficio istruzione]] della sezione penale, che sotto appunto la guida di Chinnici divenne un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria.<ref name="Falcone eroe solo"/> Chinnici chiamò al suo fianco anche [[Paolo Borsellino]] che divenne collega di Falcone nello sbrigare il lavoro arretrato di oltre cinquecento processi.<ref>{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |pp=52-53 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref>
 
Nel maggio del [[1980]] Chinnici affidò a Falcone la sua prima inchiesta contro [[Rosario Spatola (1940)|Rosario Spatola]], un costruttore edile palermitano, incensurato e molto rispettato perché la sua impresa aveva dato lavoro a centinaia di operai. Doveva la sua fortuna al riciclaggio di denaro frutto del traffico di eroina dei clan italo-americani, guidati da [[Stefano Bontate]], [[Salvatore Inzerillo]], [[Carlo Gambino]].
 
Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare con successo le associazioni mafiose era necessario basarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie, ricostruire il percorso del denaro che accompagnava i traffici e avere un quadro complessivo del fenomeno. Notò che gli stupefacenti venivano venduti negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] così chiese a tutti i direttori delle banche di Palermo e provincia di mandargli le distinte di cambio valuta estera dal [[1975]] in poi. Alcuni telefonarono personalmente a Falcone per capire che intenzione avesse e lui rimase fermo sulle sue richieste.<ref name="lodato55">{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |pp=55-56 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref> Grazie a un attento controllo di tutte le carte richieste, una volta superate le reticenze delle banche, e "seguendo i soldi" riuscì a cominciare a vedere il quadro di una gigantesca organizzazione criminale: i confini di [[Cosa nostra]]. Risalì così al rapporto fra gli amici di Spatola e la famiglia Gambino, rivelando i collegamenti fra mafia americana e siciliana. Il 6 agosto dello stesso anno fu ucciso il procuratore capo di Palermo [[Gaetano Costa]] e subito dopo assegnarono la scorta a Falcone.
 
Grazie a un assegno dell'importo di centomila dollari cambiato presso la Cassa di Risparmio di piazza Borsa di Palermo, Falcone trovò la prova che [[Michele Sindona]] si trovava in Sicilia smascherando quindi il finto sequestro organizzato a suo favore dalla mafia siculo-americana alla vigilia del suo giudizio.<ref name="lodato55" /> Nei primi giorni del mese di dicembre [[1980]] Giovanni Falcone si recò per la prima volta a [[New York]] per discutere di mafia e stringere una collaborazione con [[Victor Rocco]], investigatore del distretto est.<ref>{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |p=58 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref> Entrando negli uffici di [[Rudolph Giuliani]] rimase stupito dall'efficienza e dai loro strumenti, fra i quali c'era per esempio il computer. Falcone seppe instaurare subito un rapporto di fiducia con Giuliani e con i suoi collaboratori [[Louis Frech]] e [[Richard Martin]], oltre che con gli agenti della Dea e dell'Fbi. Grazie a questa collaborazione riuscirono a sgominare il traffico di eroina nelle pizzerie. Anche la stampa americana seguiva con attenzione questa sinergia e presentava la figura di Falcone con stima e grandissimo favore.
 
Sono anni tumultuosi che vedono la prepotente ascesa dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]], i quali impongono il proprio feudo criminale insanguinando le strade a colpi di omicidi. Emblematici i titoli del quotidiano palermitano [[L'Ora]], che arriverà a titolare le sue prime pagine enumerando le vittime della drammatica guerra di mafia. Tra queste [[Vittime di Cosa nostra|vittime]] anche svariati e valorosi servitori dello Stato come [[Pio La Torre]], principale artefice della legge [[Virginio Rognoni|Rognoni]]-[[Pio La Torre|La Torre]] (che introdusse nel codice penale il reato di [[associazione mafiosa]]), e il generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]].
 
Il 6 giugno [[1983]] Rosario Spatola fu condannato, insieme con 75 esponenti della cosca Spatola-Gambino-Inzerillo, a dieci anni di reclusione ma sarebbe stato arrestato a [[New York]] dall'[[Fbi]], in collaborazione con la polizia italiana, solo nel [[1999]]. In precedenza per indagare su Spatola avevano già perso la vita il capo della Mobile [[Boris Giuliano]] e il capitano dei Carabinieri [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]. Il processo Spatola fu quindi molto delicato, ma rappresentò anche un grande successo per Falcone perché venne così universalmente riconosciuto il ''"metodo Falcone"''.<ref name="Falcone eroe solo"/>
 
=== L'esperienza del ''pool antimafia'' ===
{{Vedi anche|Pool antimafia}}
Il progetto del così detto "''[[pool antimafia]]''" nacque dall'idea di Rocco Chinnici, inizialmente avvalendosi della collaborazione di Falcone, di [[Paolo Borsellino]] e di [[Giuseppe Di Lello]], pupillo di Chinnici, ma successivamente sarebbe stato sviluppato da [[Antonino Caponnetto]] (subentrato a Chinnici, ucciso il 29 luglio [[1983]]) che, nel marzo [[1984]], avrebbe poi costituito un "[[Pool (magistratura)|pool]]" composto da quattro magistrati (nel frattempo si era aggiunto anche [[Leonardo Guarnotta]]) affinché coordinasse le indagini sfruttando l'esperienza maturata e quello sguardo d'insieme e sul fenomeno mafioso portato da Falcone. I quattro magistrati erano affiatati, amici e con un sogno comune: restituire la città ai palermitani e la Sicilia ai siciliani onesti. Il pool doveva occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, sia per garantire in ogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso. La validità del nuovo sistema investigativo si dimostrò subito indiscutibile, e sarà fondamentale per ogni successiva indagine, negli anni a venire.<ref name="Falcone eroe solo"/>
 
Ma una vera e propria svolta epocale alla lotta alla mafia sarebbe stata impressa con l'arresto di [[Tommaso Buscetta]], il quale, dopo una drammatica sequenza di eventi, decise di collaborare con la Giustizia. Il suo interrogatorio, cominciato a Roma nel luglio [[1984]] in presenza del [[sostituto procuratore]] [[Vincenzo Geraci]] e di [[Gianni De Gennaro]] del nucleo operativo della ''[[criminalpol]]'', si rivelerà determinante per la conoscenza non solo di determinati fatti, ma specialmente della struttura e delle chiavi di lettura dell'organizzazione definita ''[[cosa nostra]]''.
 
=== Il maxiprocesso di Palermo ===
{{vedi anche|Maxiprocesso di Palermo}}
Le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il [[Pool (magistratura)|pool]] portarono così a costituire il primo grande processo contro la [[mafia in Italia]]. Il ''maxiprocesso'' cominciò il 10 febbraio 1986 e terminò il 16 dicembre 1987.
 
[[Cosa nostra]] facendo terra bruciata attorno ai magistrati italiani impegnati nel processo: dopo l'omicidio di [[Giuseppe Montana]] e [[Antonino Cassarà|Ninni Cassarà]] nell'estate [[1985]], stretti collaboratori di Falcone e [[Paolo Borsellino|Borsellino]], si cominciò a temere per l'incolumità anche dei due magistrati, che furono indotti per motivi di sicurezza a soggiornare qualche tempo con le famiglie presso il [[carcere dell'Asinara]] (incredibilmente dovettero pagarsi le spese di soggiorno e consumo bevande, come ricordò Borsellino in un'intervista), dove gettarono le basi dell'istruttoria. Il 16 dicembre [[1987]] giunge a sentenza il [[maxiprocesso di Palermo]] che inflisse 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavoro svolto da tutto il pool antimafia.<ref>[[Enrico Deaglio]], ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto''</ref>
 
Nel dicembre [[1986]], Borsellino viene nominato Procuratore della Repubblica di [[Marsala]] e lascia il pool. Come ricorderà Caponnetto, a quel punto gli sviluppi dell'istruttoria includono ormai quasi un milione di fogli processuali, rendendo necessaria l'integrazione di nuovi elementi per seguire l'accresciuta mole di lavoro. Entrarono così a far parte del pool altri tre giudici istruttori: Ignazio De Francisci, Gioacchino Natoli e Giacomo Conte.
 
=== La fine del ''pool'' ===
Caponnetto si apprestava a lasciare l'incarico per ragioni di salute, e raggiunti limiti di età. Alla sua sostituzione vennero candidati Falcone, e [[Antonino Meli]]. Nel settembre [[1987]], dopo una discussa votazione, il [[Consiglio Superiore della Magistratura]] nominò Meli.<ref>[http://digilander.libero.it/inmemoria/falcone_meli.htm]</ref> A favore di Falcone, votò anche il futuro [[Procuratore della Repubblica]] di Palermo, [[Gian Carlo Caselli]], in dissenso con la corrente di ''[[Magistratura Democratica]]'' cui apparteneva.
 
La scelta di Meli, generalmente motivata in base alla mera anzianità di servizio, piuttosto che alla maggiore competenza effettivamente maturata da Falcone, innescò amare polemiche, e venne interpretata come una possibile rottura dell'azione investigativa, inoltre rese Falcone un bersaglio molto più facile per la mafia, perché la sua sconfitta aveva dimostrato che effettivamente non era stimato come si credeva; Borsellino stesso aveva lanciato a più riprese l'allarme a mezzo stampa, rischiando conseguenze disciplinari; esternazioni che di fatto non sortirono alcun effetto.
 
Meli si insedia nel gennaio [[1988]] e finisce con lo smantellare il metodo di lavoro intrapreso, riportandolo indietro di un decennio. Da qui in poi Falcone e i suoi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loro attività. La mafia intanto non ha abbassato la guardia, e uccide l'ex sindaco di Palermo [[Giuseppe Insalaco]], che aveva denunciato le pressioni subite da [[Vito Ciancimino]] durante il suo mandato. Tempo dopo, i due membri del pool Di Lello e Conte si dimisero polemicamente. Non ultimo, persino la Cassazione sconfessò l'unitarietà delle indagini in fatto di mafia affermata da Falcone.
 
Il 30 luglio Falcone richiese addirittura di essere destinato a un altro ufficio, e Meli, ormai in aperto contrasto con Falcone, come predetto da Borsellino, sciolse ufficialmente il pool. Un mese dopo, Falcone ebbe l'ulteriore amarezza di vedersi preferito Domenico Sica alla guida dell'[[Alto Commissariato per la lotta alla Mafia]]. Nonostante gli avvenimenti, tuttavia, Falcone proseguì ancora una volta il suo straordinario lavoro, realizzando un'importante operazione antidroga in collaborazione con [[Rudolph Giuliani]], allora procuratore distrettuale di [[New York]].
 
=== Il fallito attentato dell'Addaura e la vicenda del "corvo" ===
{{Vedi anche|Attentato dell'Addaura}}
Il 21 giugno [[1989]], Falcone divenne obiettivo di un attentato presso la villa al mare affittata per le vacanze, comunemente detto [[attentato dell'Addaura]]: alcuni mafiosi piazzarono un borsone con cinquantotto candelotti di tritolo in mezzo agli scogli, a pochi metri dalla villa affittata dal giudice, che stava per ospitare i colleghi [[Carla del Ponte]] e Claudio Lehmann. Il piano era probabilmente quello di assassinare il giudice allorché fosse sceso dalla villa sulla spiaggia per fare il bagno, ma l'attentato fallì. Inizialmente venne ritenuto che i killer non fossero riusciti a far esplodere l'ordigno a causa di un [[detonatore]] difettoso, dandosi quindi alla fuga e abbandonando il borsone.<ref>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Cassazione%20Addaura|titolo=Sentenza della Corte di Cassazione sul processo per l'attentato all'Addaura}}</ref>
 
Falcone dichiarò al riguardo che a volere la sua morte si trattava probabilmente di qualcuno che intendeva bloccarne l'inchiesta sul riciclaggio in corso, parlando inoltre di "menti raffinatissime", e teorizzando la collusione tra soggetti occulti e criminalità organizzata. Espressioni in cui molti lessero i servizi segreti deviati. Il giudice, in privato, si manifestò sospettando di [[Bruno Contrada]], funzionario del [[SISDE]] che aveva costruito la sua carriera al fianco di [[Boris Giuliano]]. Contrada verrà poi arrestato e condannato in primo grado a dieci anni di carcere per concorso esterno in [[associazione mafiosa]], sentenza poi confermata in Cassazione.<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/09/28/contrada-voleva-uccidere-falcone.html?ref=search|titolo=Contrada voleva uccidere Falcone|pubblicazione=la Repubblica|autore=Attilio Bolzoni|accesso=12 gennaio 2014|data=28 settembre 1994|p=23}}</ref>
 
Ma al Palazzo di Giustizia di Palermo aveva preso corpo anche la nota vicenda del "corvo": una serie di lettere anonime (di cui un paio addirittura composte su carta intestata della Criminalpol), che diffamarono il giudice e i colleghi [[Giuseppe Ayala]], Giammanco Prinzivalli più altri come il Capo della [[Polizia di Stato]], [[Vincenzo Parisi]], e importanti investigatori come [[Gianni De Gennaro]] e [[Antonio Manganelli]]. In esse Falcone veniva millantato soprattutto di avere "pilotato" il ritorno di un [[pentito]], [[Totuccio Contorno]], al fine di sterminare i corleonesi, storici nemici della sua famiglia.
 
I fatti descritti venivano presentati come movente della morte di Falcone per opera dei corleonesi, i quali avrebbero organizzato il poi fallito attentato come vendetta per il rientro di Contorno. I contenuti, particolarmente ben dettagliati sulle presunte coperture del Contorno e gli accadimenti all'interno del tribunale, furono alimentati ad arte sino a destare notevole inquietudine negli ambienti giudiziari, tanto che nello stesso ambiente degli informatori di polizia queste missive vennero attribuite a un "corvo", ossia un magistrato.
 
Sebbene sul momento la stampa non lo spiegasse apertamente al grande pubblico, infatti, tra gli esperti di "cose di cosa nostra" (come Falcone) era risaputo che, nel linguaggio mafioso, tale appellativo designasse proprio i magistrati (dalla toga nera che indossano in udienza); le missive avrebbero così inteso insinuare la certezza che in realtà il pool operasse al di fuori dalle regole, immerso tra invidie, concorrenze e gelosie professionali.
 
Gli accertamenti per individuare gli effettivi responsabili portarono alla condanna in primo grado per diffamazione del giudice Alberto Di Pisa, identificato grazie a dei rilievi dattiloscopici. Le impronte digitali - raccolte con un artificio dal magistrato inquirente - furono però dichiarate processualmente inutilizzabili, oltre a lasciare dubbi sulla loro validità probatoria (sia il bicchiere di carta su cui erano state prelevate le impronte, sia l'anonimo con cui furono confrontate, erano alquanto deteriorati).
 
Una settimana dopo il fallito attentato, il C.S.M. decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica. Di Pisa, che tre mesi dopo davanti al C.S.M. avrebbe mosso gravi rilievi allo stesso Falcone sia sulla gestione dei pentiti sia sull'operato, verrà poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto.<ref>Anche se al suo dossier difensivo al CSM il sostituto procuratore Ayala fa discendere un ulteriore elemento di delegittimazione del pool antimafia, cioè gli addebiti deontologici che portarono al suo trasferimento per incompatibilità ambientale: Giuseppe AYALA: Chi ha paura muore ogni giorno – Mondadori 2008.</ref>
 
=== Le critiche e la ''stagione dei veleni'' ===
Nell'agosto [[1989]] cominciò a collaborare coi magistrati anche il mafioso Giuseppe Pellegriti, fornendo preziose informazioni sull'omicidio del giornalista [[Giuseppe Fava]], e rivelando al [[pubblico ministero]] [[Libero Mancuso]] di essere venuto a conoscenza, tramite il boss [[Nitto Santapaola]], di fatti inediti sul ruolo del politico [[Salvo Lima]] negli omicidi di [[Piersanti Mattarella]] e [[Pio La Torre]]. Mancuso informò subito Falcone, che interrogò il [[pentito]] a sua volta, e, dopo due mesi di indagini, lo incriminò insieme ad [[Angelo Izzo]], spiccando nei loro confronti due mandati di cattura per calunnia (poi annullati dal Tribunale della libertà in quanto essi erano già in carcere). Pellegriti, dopo l'incriminazione, ritrattò, attribuendo a Izzo di essere l'ispiratore delle accuse.
 
Lima e la corrente di [[Giulio Andreotti]], erano disprezzati dal sindaco di Palermo, [[Leoluca Orlando]], e da tutto il movimento antimafia, e l'incriminazione di Pellegriti venne vista come una sorta di cambiamento di rotta del giudice dopo il fallito attentato, tanto che ricevette nuove e dure critiche al suo operato da parte di esponenti come [[Carmine Mancuso]], [[Alfredo Galasso]] e in maniera minore anche da [[Nando Dalla Chiesa]], figlio del compianto generale. [[Gerardo Chiaromonte]], presidente della [[Commissione Antimafia]], scriverà poi, in riferimento al fallito attentato all'Addaura contro Falcone: «I seguaci di Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto per farsi pubblicità».
 
Nel gennaio '90, Falcone coordina un'altra importante inchiesta che porta all'arresto di trafficanti di droga colombiani e siciliani. Ma a maggio riesplose, violentissima, la polemica, allorquando Orlando interviene alla seguitissima trasmissione televisiva di [[Rai 3]], [[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]] dedicata all'omicidio di [[Giovanni Bonsignore]], scagliandosi contro Falcone, che, a suo dire, avrebbe "tenuto chiusi nei cassetti" una serie di documenti riguardanti i delitti eccellenti della mafia.<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionefalcone.it/a_istituzionale/c_falco.htm|titolo=Giovanni Falcone - Biografia|editore=Fondazione Falcone|accesso=18 luglio 2010}}</ref> Le accuse erano indirizzate anche verso il giudice [[Roberto Scarpinato]], oltre al procuratore [[Pietro Giammanco]], ritenuto vicino ad Andreotti. Si asseriscono responsabilità politiche alle azioni della cupola mafiosa (il cosiddetto "terzo livello") ma Falcone dissente sostanzialmente da queste conclusioni, sostenendo, come sempre, la necessità di prove certe e bollando simili affermazioni come "cinismo politico". Rivolto direttamente a Orlando, dirà: "Questo è un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario che noi rifiutiamo. Se il sindaco di Palermo sa qualcosa, faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel che ha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati".<ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/21/quando-cossiga-convoco-le-toghe-di-sicilia.html|titolo=Quando Cossiga convocò le toghe di sicilia|pubblicazione=[[La Repubblica]] |data=21 ottobre 1993|p=4|accesso=24 gennaio 2010}}</ref>
La polemica ha continuato ad alimentarsi anche dopo la morte del giudice Falcone. In particolare, la sorella Maria Falcone in un collegamento telefonico con il programma radiofonico "Mixer" ha accusato [[Leoluca Orlando]] di aver infangato suo fratello, « hai infangato il nome, la dignità e l'onorabilità di un giudice che ha sempre dato prova di essere integerrimo e strenuo difensore dello Stato contro la mafia [...] lei ha approfittato di determinati limiti dei procedimenti giudiziari, per fare, come diceva Giovanni, politica attraverso il sistema giudiziario».<ref>{{Cita news|titolo=Maria Falcone a Orlando: ha infangato mio fratello|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/26/Maria_Falcone_Orlando_infangato_mio_co_0_9301267422.shtml|accesso=6 gennaio 2013|data=26 gennaio 1993|pubblicazione=Corriere della Sera}}</ref> In un'intervista a Klauscondicio, Leoluca Orlando ha dichiarato di non essersi pentito riguardo alle accuse che rivolse a Falcone.
 
Ad [[Annozero]] [[Claudio Martelli]] all'epoca Ministro della Giustizia, ha accusato [[Leoluca Orlando]] di aver indebitamente attaccato Giovanni Falcone perché il giudice siciliano aveva fatto riarrestare Ciancimino, colpevole di aver stretto affari con lo stesso Orlando.
 
Nel settembre 1991 [[Salvatore Cuffaro]], all'epoca deputato regionale della [[Democrazia Cristiana]] e anni dopo condannato per mafia, intervenne a una puntata speciale della trasmissione televisiva ''[[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]]'' condotta da Michele Santoro in collegamento con il ''[[Maurizio Costanzo Show]]'' e dedicata alla commemorazione dell'imprenditore [[Libero Grassi]], ucciso da ''[[cosa nostra]]''. In quella occasione, Cuffaro - presente tra il pubblico - si scagliò con veemenza contro la trasmissione (tra i cui ospiti era presente Falcone), sostenendo come le iniziative portate avanti da un certo tipo di "giornalismo mafioso" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tanto criticata e comunque lesive della dignità della Sicilia. Cuffaro parlò di certa magistratura "che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana", con chiaro riferimento a Mannino, in quel momento uno dei politici più influenti della Dc.<ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/12/mannino-non-mafioso-il-caso-viene.html|titolo=Mannino non è mafioso e il caso viene archiviato|pubblicazione=[[La Repubblica]] |giorno=12 ottobre 1991|pagina=6|accesso=18 ottobre 2009}}</ref> Con sentenza numero 1742 del 2013 il Tribunale civile di Palermo ha disposto un risarcimento in favore di Cuffaro da parte di [[Antonio Di Pietro]], che aveva linkato sul proprio sito internet il video dell'intervento di Cuffaro a ''Samarcanda ''con il titolo "Costanzo Show: Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone". Nella sentenza il Tribunale ha accertato che "non si evince un attacco diretto di Cuffaro nei confronti del giudice Falcone" e che lo stesso, semmai, si era scagliato contro un'inchiesta, peraltro archiviata pochi giorni dopo la trasmissione, e contro il Magistrato che la conduceva, persona diversa da Giovanni Falcone.<ref>{{cita web|url=http://livesicilia.it/2013/05/31/cuffaro-non-aggredi-falcone-di-pietro-dovra-risarcirlo_325331/|titolo=Cuffaro non aggredì Falcone" Di Pietro dovrà risarcirlo|editore=Live Sicilia|accesso=12 gennaio 2014|data=31 maggio 2013}}</ref>
 
Nel clima determinatosi nel periodo 1988-1991 Giovanni Falcone spendeva ogni sua energia nel lavoro investigativo sui cosiddetti "delitti politici" siciliani (gli omicidi di [[Michele Reina]], di [[Piersanti Mattarella]], di [[Pio La Torre]] e del suo autista [[Rosario Di Salvo]]), sottoscrivendo infine la requisitoria<ref>{{Cita web|autore = Procura della Repubblica di Palermo|url = http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_009.pdf|titolo = Procedimento penale contro Greco Michele ed altri (N. 3162/89 A - P.M.)|accesso = 9 novembre 2014|editore = Archivio Pio La Torre - Camera dei Deputati|data = 9 marzo 1991}}</ref> con cui, il 9 marzo 1991, la Procura di Palermo chiedeva per quei delitti il rinvio a giudizio dei vertici di [[Cosa nostra|Cosa Nostra]] insieme a quello di esponenti dell'estrema destra quali [[Giuseppe Valerio Fioravanti]] e [[Gilberto Cavallini]], questi ultimi indicati quali esecutori materiali dell'omicidio Mattarella (vennero poi assolti nel processo svoltosi, nella parte che li riguardava, dopo l'uccisione di Falcone).
 
Negli stessi anni conduce insieme al capitano [[Arma dei Carabinieri]] [[Angelo Jannone]] - allora in servizio a [[Corleone]] - delle indagini finalizzate alla ricerca del latitante [[Totò Riina]], autorizzando la collocazione di microspie presso le abitazioni di alcuni familiari e presso lo studio del commercialista [[Giuseppe Mandalari]] a [[Palermo]]. Sopratutto le intercettazioni presso lo studio di Mandalari metteranno in luce una serie di collusioni massoniche e politiche che furono ritenute particolarmente importante e delicate dal magistrato che avverti il capitano Jannone: "chi tocca questi fili muore".<ref>{{Cita libro|nome = Arrigo|cognome = Benedetti|titolo = L'Europeo|url = https://books.google.it/books?id=uSgnAQAAIAAJ&q=angelo+jannone&dq=angelo+jannone&hl=it&sa=X&ei=PaclVcOJI8GsswGk4ICoBg&ved=0CEYQ6AEwBw|accesso = 2015-04-08|data = 1993|editore = Editoriale Domus|lingua = it}}</ref>
 
La polemica sancì la rottura del fronte antimafia, ''[[cosa nostra]]'' sembrò trarre vantaggio della tensione strisciante nelle istituzioni, cosa che avvelenò sempre più il clima attorno a Falcone, isolandolo. Alle seguenti elezioni dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura del [[1990]], Falcone venne candidato per le liste collegate "Movimento per la giustizia" e "Proposta 88", ma non viene eletto. Fattisi poi via via sempre più aspri i dissensi con Giammanco, Falcone optò per accettare la proposta di Claudio Martelli, allora vicepresidente del Consiglio e ministro di Grazia e Giustizia ad interim, a dirigere la sezione Affari Penali del ministero.
 
=== Le dichiarazioni dei politici e l'ostilità ===
La vicinanza di Falcone al socialista [[Claudio Martelli]] costò al magistrato siciliano violenti attacchi da diversi esponenti politici. In particolare, l'appoggio di Martelli fece destare sospetti da parte del [[Partito Comunista Italiano]] e di altri settori del mondo politico ([[Leoluca Orlando]] in primis, oltre a qualche altro esponente della [[Democrazia Cristiana]] e diversi giudici aderenti a [[Magistratura Democratica]]) che fino ad allora avevano appoggiato una possibile candidatura di Falcone.<ref>{{cita web|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/sinistra-e-repubblicadavano-guittoal-giudice-falcone.html|titolo=Sinistra e Repubblicadavano del "guitto"al giudice Falcone...|editore=IlGiornale.it|data=23 maggio 2012|autore=Mariateresa Conti|accesso=12 gennaio 2014}}</ref>
 
Inoltre, alcuni magistrati, tra i quali lo stesso Paolo Borsellino, criticarono poi il progetto della ''[[procura nazionale antimafia]]'', denunciando il rischio che essa costituisse paradossalmente un elemento strategico nell'allontanamento di Falcone dal territorio siciliano e nella neutralizzazione reale delle sue indagini.<ref>Citato in: F. La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', Feltrinelli, Milano 2006, pp. 120, 137-141.</ref> Il 10 agosto [[1991]], ai funerali in Calabria di [[Antonino Scopelliti]] Falcone sentì di essere in pericolo e confida al fratello del collega: ''«Se hanno deciso così non si fermeranno più... ora il prossimo sarò io»''.<ref>{{Cita libro|autore=Aldo Pecora|titolo=Primo sangue|anno=2010|editore=Rizzoli|isbn=978-88-586-1339-9|p=64}}</ref>
 
Il 15 ottobre 1991 Giovanni Falcone venne convocato davanti al [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]] in seguito all'esposto presentato il mese prima (l'11 settembre) da Leoluca Orlando. L'esposto contro Falcone era il punto di arrivo della serie di accuse mosse da Orlando al magistrato palermitano, il quale ribatté ancora alle accuse definendole «eresie, insinuazioni» e «un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario». Sempre davanti al [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]] Falcone, commentando il clima di sospetto creatosi a [[Palermo]], affermò che «non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l'anticamera della verità, è l'anticamera del [[khomeinismo]]».
 
In questo contesto fortemente negativo, nel marzo 1992 viene assassinato [[Salvo Lima]], omicidio che rappresenta un importante segnale dell'inasprimento della strategia mafiosa la quale rompe così gli equilibri consolidati e alza il tiro verso lo Stato per ridefinire alleanze e possibili collusioni. Falcone era stato informato poco più di un anno prima con un dossier dei [[Carabinieri]] del [[Raggruppamento Operativo Speciale|ROS]] che analizzava l'imminente neo-equilibrio tra mafia, politica e imprenditoria, ma il nuovo incarico non gli aveva permesso di ottemperare a ulteriori approfondimenti.
[[File:Arvulu Falcone.JPG|thumb|280|Il [[Ficus macrophylla]] davanti al portone del palazzo in via Emanuele Notarbartolo 23, a [[Palermo]] dove abitavano Giovanni Falcone e [[Francesca Morvillo]], diventato dopo il 23 maggio [[1992]], "''Albero Falcone''".]]
 
Il ruolo di "superprocuratore" a cui stava lavorando avrebbe consentito di realizzare un potere di contrasto alle organizzazioni mafiose sin lì impensabile. Ma ancor prima che egli vi venisse formalmente indicato, si riaprirono ennesime polemiche sul timore di una riduzione dell'autonomia della Magistratura e una subordinazione della stessa al potere politico. Esse sfociarono per giunta in uno sciopero dell'[[Associazione Nazionale Magistrati]] e nella decisione del Consiglio Superiore della Magistratura che per la carica gli oppose inizialmente [[Agostino Cordova]].
 
Sostenuto da Martelli, Falcone rispose sempre con lucidità di analisi e limpidezza di argomentazioni, intravedendo, presumibilmente, che il coronamento della propria esperienza professionale avrebbe definito nuovi e più efficaci strumenti al servizio dello Stato. Eppure, nonostante la sua determinazione, egli fu sempre più solo all'interno delle istituzioni, condizione questa che prefigurerà tristemente la sua fine. Emblematicamente, Falcone ottenne i numeri per essere eletto Superprocuratore il giorno prima della sua morte.
 
Nell'intervista rilasciata a [[Marcelle Padovani]] per ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', Falcone attesta la sua stessa profezia: "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere." Alcuni giorni prima dell'attentato dichiarò: "Mi hanno delegittimato, stavolta i boss mi ammazzano."<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/maggio/24/orrore_ucciso_Falcone_co_0_92052411428.shtml|titolo=Orrore,ucciso Falcone|data=24 maggio 1992|pubblicazione=Corriere della Sera}}</ref>
 
=== La strage di Capaci e la morte ===
{{vedi anche|Strage di Capaci}}
[[File:Stragecapaci.jpg|300px|right|thumb|L'autostrada e le automobili sventrate in seguito all'esplosione in seguito alla [[strage di Capaci]] (23 maggio [[1992]]).]]
Falcone venne assassinato in quella che comunemente è detta [[strage di Capaci]], il 23 maggio [[1992]].<ref>Citato in: F. La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', Feltrinelli, Milano 2006, p. 169.</ref> Stava tornando, come era solito fare nei fine settimana, da Roma. Il jet di servizio partito dall'aeroporto di Ciampino intorno alle 16:45 arriva all'[[aeroporto di Palermo-Punta Raisi|aeroporto di Punta Raisi]] dopo un viaggio di 53 minuti. Il ''boss'' [[Raffaele Ganci]] seguiva tutti i movimenti del poliziotto [[Antonio Montinaro]], il caposcorta di Falcone, che guidò le tre [[Fiat Croma]] blindate dalla caserma "Lungaro" fino a Punta Raisi, dove dovevano prelevare Falcone; Ganci telefonò a Giovan Battista Ferrante (mafioso di [[San Lorenzo (Palermo)|San Lorenzo]], che era appostato all'aeroporto) per segnalare l'uscita dalla caserma di Montinaro e degli altri agenti di scorta.<ref name=autogenerato1>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/29/ora-brusca-dice-esitai-uccidere-falcone.html|titolo=Ora Brusca dice: Esitai ad uccidere Falcone|editore=la Repubblica.it|autore=Attilio Bolzoni|accesso=18 febbraio 2014|data=29 marzo 1997}}</ref><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/13/duro_giorni_film_della_strage_co_0_9311136390.shtml|titolo=Duro' 5 giorni il " film " della strage|pubblicazione=Corriere della Sera|autore=Felice Cavallaro|p=11|data=15 novembre 1993|accesso=18 febbraio 2014}}</ref>
 
Appena sceso dall'aereo, Falcone si sistema alla guida della [[Fiat Croma]] bianca, e accanto prende posto la moglie [[Francesca Morvillo]] mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza va a occupare il sedile posteriore. Nella Croma marrone c'è alla guida [[Vito Schifani]], con accanto l'agente scelto [[Antonio Montinaro]] e sul retro [[Rocco Dicillo]], mentre nella vettura azzurra ci sono Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Al gruppo è in testa la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra, che imboccarono l'[[autostrada A29]] in direzione [[Palermo]]. In quei momenti, [[Gioacchino La Barbera]] (mafioso di [[Altofonte]]) seguì con la sua auto il corteo blindato dall'aeroporto di Punta Raisi fino allo svincolo di [[Capaci]], mantenendosi in contatto telefonico con [[Giovanni Brusca]] e [[Antonino Gioè]] (capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Altofonte]]), che si trovavano in osservazione sulle colline sopra [[Capaci]]. Tre, quattro secondi dopo la fine della loro telefonata, Brusca azionò il telecomando che provocò l'esplosione di 400 kg di [[tritolo]] sistemati all'interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l'autostrada:<ref name=autogenerato1 /><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/15/strage_Capaci_spunta_Santapaola_co_0_9311156734.shtml|titolo=Strage di Capaci: spunta Santapaola|pubblicazione=Corriere della Sera|autore=Felice Cavallaro|p=11|data=15 novembre 1993|accesso=12 gennaio 2014}}</ref> la prima auto, la Croma marrone, venne investita in pieno dall'esplosione e sbalzata dal manto stradale in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza, uccidendo sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo; la seconda auto, la Croma bianca guidata dal giudice, avendo rallentato, si schianta invece contro il muro di cemento e detriti improvvisamente innalzatosi per via dello scoppio, proiettando violentemente Falcone e la moglie, che non indossano le cinture di sicurezza, contro il parabrezza; rimangono feriti gli agenti della terza auto, la Croma azzurra, che infine resiste, e si salvano miracolosamente anche un'altra ventina di persone che al momento dell'attentato si trovano a transitare con le proprie autovetture sul luogo dell'eccidio. La detonazione provoca un'esplosione immane e una voragine enorme sulla strada.<ref name="C. Lucarelli 2004">Si veda: C. Lucarelli, Blu Notte - Misteri Italiani (sesta serie - 2004), La Mattanza: dai silenzi sulla Mafia al silenzio della Mafia</ref> In un clima irreale e di iniziale disorientamento, altri automobilisti e abitanti dalle villette vicine danno l'allarme alle autorità e prestano i primi soccorsi tra la strada sventrata e una coltre di polvere.
 
Venti minuti dopo circa, Giovanni Falcone viene trasportato sotto stretta scorta di un corteo di vetture e di un elicottero dell'[[Arma dei Carabinieri]] presso l'ospedale civico di Palermo. Gli altri agenti e i civili coinvolti vengono anch'essi trasportati in ospedale mentre la polizia scientifica eseguì i primi rilievi ed il [[corpo nazionale dei Vigili del Fuoco]] provvide all'estrazione dalle lamiere i cadaveri - resi irriconoscibili - degli agenti della [[Polizia di Stato]] di Schifani, Montinaro e Di Cillo.
 
Intanto la stampa e la televisione iniziarono a diffondere la notizia di un attentato a Palermo, e il nome del giudice Falcone trova via via conferma. L'Italia intera, sgomenta, trattiene il fiato per la sorte delle vittime con tensione sempre più viva e contrastante, sinché alle 19:05, a un'ora e sette minuti dall'attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione, a causa della gravità del trauma cranico e delle lesioni interne. Francesca Morvillo morirà anch'essa, intorno alle 22:00. Il corpo del giudice Falcone è stato tumulato in una tomba monumentale nel [[Sant'Orsola (cimitero)|Cimitero di Sant'Orsola]], a [[Palermo]].
 
== Riconoscimenti e influenza ==
=== La normativa ===
{{Vedi anche|Direzione investigativa antimafia|Direzione nazionale antimafia}}
[[File:falcone borsellino-francobollo.gif|right|thumb|Francobollo commemorativo]]
Una delle più importanti eredità dell'operato del magistrato è stata quella dell'emanazione di alcuni provvedimenti normativi atti ad agevolare il contrasto e la repressione del fenomeno della [[mafia in Italia]]; tra le più importanti si ricordano:<ref>[https://books.google.it/books?id=x2AJSvM5P4oC&pg=PA125&lpg=PA125&dq=legge+falcone+1991&source=bl&ots=w_JQQf5aQ1&sig=_U30jhZhWLZBhN2OumHiTRzVo10&hl=it&sa=X&ei=5MNEVfWnBoT6Uua6gcgH&ved=0CEMQ6AEwBA#v=onepage&q=legge%20falcone%201991&f=false ''Perché fu ucciso Giovanni Falcone'' di Luca Tescaroli (seconda edizione) Rubettino editore, 2001 pag. 125]</ref>
 
* decreto legge 8 giugno 1992, n. 306 - convertito in legge n. 7 agosto 1992 n. 356 - una delle prime leggi che regolo il fenomeno dei "''[[collaboratori di giustizia]]''";
* decreto legge 29 ottobre 1991 n. 345 - convertito in legge 30 dicembre 1991 n. 410 - che istituì della [[direzione investigativa antimafia]];
* decreto legge 20 novembre 1991, n. 367 - convertito in legge 20 gennaio 1992, n. 8 - che modificava il [[codice di procedura penale italiano]].
 
=== Le reazioni ===
[[File:Sheet Falcone Borsellino.jpg|thumb|Volantini recanti una citazione del giudice Falcone: "Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".]]
Due giorni dopo, il 25 maggio mentre a Roma viene eletto presidente della Repubblica [[Oscar Luigi Scalfaro]], a [[Palermo]], nella [[Chiesa di San Domenico (Palermo)|Chiesa di San Domenico]], si svolgono i funerali delle vittime ai quali partecipa l'intera città, assieme a colleghi e familiari e personalità come [[Giuseppe Ayala]] e Tano Grasso. I più alti rappresentanti del mondo politico, come [[Giovanni Spadolini]], [[Claudio Martelli]], [[Vincenzo Scotti]], [[Giovanni Galloni]], vengono duramente contestati dalla cittadinanza; e le immagini televisive delle parole e del pianto straziante della giovanissima Rosaria, vedova dell'agente Schifani "''io vi perdono, ma voi vi dovete mettere in ginocchio''", susciteranno particolare emozione nell'opinione pubblica.
 
Il magistrato [[Ilda Boccassini]] dichiarò rivolgendosi ai colleghi nell'aula magna del tribunale di Milano: «Voi avete fatto morire Giovanni, con la vostra indifferenza e le vostre critiche; voi diffidavate di lui; adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali». Nel suo sfogo il magistrato, che si farà trasferire a [[Caltanissetta]] per indagare sulla [[strage di Capaci]], ricorderà anche il linciaggio subito dall'amico Falcone da parte dei suoi colleghi magistrati, anche facenti capo alla stessa corrente cui Falcone aderiva:
 
{{citazione|Due mesi fa ero a [[Palermo]] in un'assemblea dell'[[Associazione nazionale magistrati|Anm]]. Non potrò mai dimenticare quel giorno. Le parole più gentili, specie da [[Magistratura democratica]], erano queste: Falcone si è venduto al potere politico. Mario Almerighi lo ha definito un nemico politico. Ora io dico che una cosa è criticare la Superprocura. Un'altra, come hanno fatto il [[Consiglio superiore della magistratura]], gli intellettuali e il cosiddetto fronte antimafia, è dire che Giovanni non fosse più libero dal potere politico. A Giovanni è stato impedito nella sua città di fare i processi di mafia. E allora lui ha scelto l'unica strada possibile, il [[ministero della Giustizia]], per fare in modo che si realizzasse quel suo progetto: una struttura unitaria contro la mafia. Ed è stata una rivoluzione.}}
 
La [[Ilda Boccassini|Boccassini]] criticherà anche l'atteggiamento dei magistrati milanesi impegnati in [[Mani pulite]]:
 
{{citazione|Tu, [[Gherardo Colombo]], che diffidavi di Giovanni, perché sei andato al suo funerale? Giovanni è morto con l'amarezza di sapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore. E l'ultima ingiustizia l'ha subìta proprio da quelli di [[Milano]], che gli hanno mandato una richiesta di rogatoria per la Svizzera senza gli allegati. Mi ha telefonato e mi ha detto: "Non si fidano neppure del direttore degli Affari penali"}}
 
Ilda Boccassini, confermerà le critiche in un'intervista a [[La Repubblica]] del maggio 2002,<ref>{{Cita news|autore=[[Giuseppe D'Avanzo]]|url=http://www.repubblica.it/online/politica/falcone/falcone/falcone.html|titolo=Boccassini: "Falcone un italiano scomodo"|pubblicazione=[[La Repubblica]] |data=21 maggio 2002|accesso=18 ottobre 2009}}</ref> in occasione dell'affissione di targa in memoria di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia. Il magistrato criticherà gli onori postumi offerti a Falcone, sostenendo che
 
{{citazione|Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita, e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento. <nowiki>[...]</nowiki> Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e i convegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di "amici" che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattini di qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito}} Nell'intervista ricorderà anche come diversi magistrati e politici, sia vicini a partiti della sinistra sia della destra, criticarono fortemente Falcone quando questo era ancora vivo.
 
[[File:Maria Falcone.JPG|right|thumb|Maria Falcone, sorella di Giovanni, ancora oggi rende omaggio alla memoria del fratello nelle scuole italiane]]
 
In particolare, l'opposizione a Falcone dei magistrati vicini al [[Partito Democratico della Sinistra|Pds]] fu fortissima: al Csm, per diverse volte il magistrato palermitano subì dei veti. Ad esempio, quando concorse al posto di super-procuratore antimafia, gli venne preferito Agostino Cordova, all'epoca procuratore capo di [[Palmi]]. Nell'occasione, Alessandro Pizzorusso, componente laico del Csm designato dal Partito Comunista, firmò un articolo sull'[[L'Unità|Unità]] sostenendo che Falcone non fosse "affidabile" e che essendo "governativo", avrebbe perso le sue caratteristiche di indipendenza. Già in precedenza, quando - a seguito del collocamento a riposo di Caponnetto - al Consiglio superiore della magistratura si dovette decidere se Falcone dovesse essere posto o meno a capo dell'Ufficio istruzione di Palermo, gli venne preferito [[Antonino Meli]]; votarono per quest'ultimo, e quindi contro Falcone, anche gli esponenti di [[Magistratura democratica]], vicini al [[Partito Democratico della Sinistra|Pds]], Giuseppe Borré ed Elena Paciotti, quest'ultima poi eletta europarlamentare dei [[Democratici di Sinistra]].
 
Dopo la sua morte, Leoluca Orlando, commentando l'ostracismo che Falcone subì da parte di alcuni colleghi negli ultimi mesi di vita, dirà: «L'isolamento era quello che Giovanni si era scelto entrando nel Palazzo dove le diverse fazioni del regime stavano combattendo la battaglia finale». All'esecrazione dell'assassinio, il 4 giugno si unisce anche il Senato degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], con una risoluzione (la n. 308) intesa a rafforzare l'impegno del gruppo di lavoro italo-americano, di cui Falcone era componente.<ref name="C. Lucarelli 2004"/> La [[Corte Suprema degli Stati Uniti]], massimo organo giurisdizionale USA, ricorda il 29 ottobre [[2009]] Giovanni Falcone in una seduta solenne quale "martire della causa della giustizia".<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=29813&template=lasiciliaweb|titolo=Gli Usa ricordano Falcone |pubblicazione=[[La Sicilia]]|giorno=30|mese=ottobre |anno=2009|accesso=30 ottobre 2009}}</ref>
 
In un'intervista del 2008 al ''Corriere della Sera'' l'ex [[Presidente della Repubblica Italiana]] [[Francesco Cossiga]] ha imputato al Csm grosse responsabilità riguardo alla morte del Giudice Falcone, ha infatti affermato : "i primi mafiosi stanno al CSM. [Sta scherzando?] Come no? Sono loro che hanno ammazzato Giovanni Falcone negandogli la DNA e prima sottoponendolo a un interrogatorio. Quel giorno lui uscì dal CSM e venne da me piangendo. Voleva andar via. Ero stato io a imporre a Claudio Martelli di prenderlo al Ministero della Giustizia."
 
=== Monumenti ===
{{Vedi anche|Teca Falcone}}
Al magistrato, in [[Sicilia]] e nel resto d'[[Italia]] sono state dedicate molte scuole e strade, nonché una piazza nel centro di [[Palermo]] (nel giugno del [[2008]]). La prima scuola dedicatogli è il liceo linguistico di [[Bergamo]], il cui nome dedicato al magistrato è stato approvato nel 1993 e ufficializzato con una cerimonia il 27 novembre dello stesso anno, alla quale ha partecipato anche il magistrato [[Armando Spataro]], collaboratore di Falcone a Palermo. Nel [[1999]] gli è stato intitolato il [[convitto nazionale]] di [[Palermo]].
 
* Nella sede del [[FBI]] di [[Marine Corps Base Quantico|Quantico]] negli [[USA|Stati Uniti]], è presente una statua di Giovanni Falcone, voluta dal direttore [[Louis Freech]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilcarciofino.com/2013/05/23-maggio-2013-mafia-vaffanculo.html|titolo=23 Maggio: Mafia...|accesso=15 febbraio 2015}}</ref>
 
* A Falcone e al suo collega Borsellino il comune di [[Castellammare di Stabia]] ha dedicato l'aula del consiglio comunale intitolandola a loro nome; nel comune di [[Scafati]] è dedicata loro una piazza proprio di fronte alla scuola elementare "Ferdinando II di Borbone"; anche nel comune di [[Casaluce]] in provincia di Caserta, è stata dedicata a Falcone una piazza su un bene confiscato alla camorra; a Casalnuovo, in provincia di Napoli, gli è dedicata una via, mentre ai due colleghi magistrati è stato dedicato anche l'[[Aeroporto di Palermo-Punta Raisi]].
 
[[File:Arvulu_Falcone.JPG|right|thumb|L<nowiki>'</nowiki>''albero Falcone'' a [[Palermo]], in via Emanuele Notarbartolo n. 23]]
 
* Un albero situato di fronte l'ingresso del suo appartamento, nella centralissima via [[Emanuele Notarbartolo]] a Palermo, raccoglie messaggi, regali e fiori dedicati al giudice: è "''l'albero Falcone''".<ref>[[Enrico Deaglio]], ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto'', p. 180</ref> Strade e piazze intitolate ai due magistrati si trovano un po' ovunque nei comuni d'Italia.
 
* Il 23 gennaio [[2008]], su proposta del sindaco [[Walter Veltroni]], con una risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio dell'VIII Municipio di Roma, la località Ponte di Nona è stata rinominata [[Villaggio Falcone]] in suo onore.<ref>[http://www.romamunicipiodelletorri.it/Primo%20Piano/Notizie%20Primo%20Piano/Villaggio%20Falcone.htm Nuova denominazione per Ponte di Nona P.d.z. "Villaggio Falcone"]</ref>{{collegamento interrotto}} Dal 2011, l'aula delle udienze della [[Palazzo di Giustizia (Trento)|Corte d'Appello di Trento]] è dedicata a Giovanni Falcone e [[Paolo Borsellino]].<ref>''Targa per i magistrati'', «Trentino», 22 maggio 2011, 17</ref><ref>''L'aula della corte d'appello intitolata ai giudici Falcone e Borsellino'', «L'Adige», 22 maggio 2011, 15</ref>
 
[[File:Falcone Denkmal.jpg|200px|left|thumb|Monumento commemorativo a Falcone il punto esatto dove avvenne la strage a [[Capaci]].]]
* All'uscita dell'[[Autostrada A29|autostrada Palermo-Capaci]], in prossimità del luogo dell'attentato, è stata eretta una colonna che espone i nomi delle vittime di quel 23 maggio [[1992]]. Qui il giudice, sua moglie e la scorta vengono commemorati il giorno dell'anniversario della strage, con la chiusura del tratto al traffico, come avvenuto anche nel [[2010]].<ref>[http://www.agi.it/anas/news/notizie/201005221501-cro-r010300-falcone_anas_dispone_chiusura_autostrada_a_29_per_commemorazione AGI.it - Falcone: Anas dispone chiusura autostrada A/29 per commemorazione<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>{{collegamento interrotto}}
 
* Il 18 maggio 2012, a Roma, nella [[piazza d’armi]] della [[Scuola agenti del Corpo di polizia penitenziaria]], intitolata al magistrato, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato un manufatto in acciaio e cristallo, denominato [[teca Falcone]], in cui sono conservati i resti della [[Fiat Croma]] bianca su cui viaggiava il magistrato al momneto di essere vittima dell'attentato.<ref>[http://www.ilmessaggero.it/ROMA/STORIE/strage_di_capaci_in_una_teca_di_vetro_l_auto_in_cui_mor_igrave_giovanni_falcone/notizie/197011.shtml ''Strage di Capaci, in una teca di vetro l'auto in cui morì Giovanni Falcone'' da ilmessaggero.it, 18 maggio 2012]</ref>
 
== Opere ==
* ''Rapporto sulla mafia degli anni '80. Gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo'', Palermo, S. F. Flaccovio, 1986.
* ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', in collaborazione con [[Marcelle Padovani]], Milano, Rizzoli, 1991.
* ''Io accuso. Cosa nostra, politica e affari nella requisitoria del maxiprocesso'', Roma, Libera informazione, 1993.
* ''La posta in gioco. Interventi e proposte per la lotta alla mafia'', Milano, BUR Rizzoli, 2010. ISBN 978-88-17-04391-5
 
== Nella cultura di massa ==
=== Teatro, cinema e televisione ===
Anche il [[teatro]], il [[cinema]] e la [[televisione]] hanno onorato la memoria del magistrato palermitano:
* ''[[Giovanni Falcone (film)|Giovanni Falcone]]'' di [[Giuseppe Ferrara]], ([[1993]]);
* ''[[I giudici - Excellent Cadavers|I giudici - Vittime Eccellenti]]'' di [[Ricky Tognazzi]], ([[1999]])
* ''[[Paolo Borsellino (miniserie televisiva)|Paolo Borsellino]]'', ([[2004]]) regia di [[Gianluca Maria Tavarelli]] ([[2004]])
* ''[[Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra]]'' di [[Andrea Frazzi|Andrea]] e [[Antonio Frazzi]], ([[2006]])
* ''[[In un altro paese]]'' di [[Marco Turco]], ([[2006]])<ref>{{Cita news|titolo="In un altro Paese", omaggio agli eroi che guardarono in faccia Cosa nostra|url=http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/spettacoli_e_cultura/film-mafia-stille/film-mafia-stille/film-mafia-stille.html|accesso=6 gennaio 2013|data=22 luglio 2007|pubblicazione=La Repubblica}}</ref>
* ''[[Il Capo dei Capi]]'', regia di [[Alexis Sweet]] e [[Enzo Monteleone]] ([[2007]])
* ''[[Vi perdono ma inginocchiatevi]]'' di [[Claudio Bonivento]], [[film tv]] ([[2012]])
* ''[[Morti ammazzati: Falcone, Borsellino e altri eroi]]'', scritto e diretto da [[Emanuele Montagna]], ([[2012]])
* ''[[Per questo mi chiamo Giovanni]]'', scritto da [[Luigi Garlando]] ([[2012]])
* ''[[La mafia uccide solo d'estate]]'', diretto da [[Pierfrancesco Diliberto]] ([[2013]])
 
=== Musica ===
* [[Stefano Fonzi]] (musiche), Giommaria Monti (testi). ''[[Il coraggio della solitudine]]''. Edizioni Musicali [[Rai Trade]], [[2007]]<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/23/falcone-mille-ragazzi-lo-ricordano-corleone.html|titolo=Falcone, mille ragazzi lo ricordano a Corleone|autore=Alessandrea Ziniti|pubblicazione=[[la Repubblica]]|data=23 maggio 2003}}</ref>
* I [[Savatage]], gruppo [[thrash metal]] [[statunitense]], hanno dedicato al giudice Falcone la canzone "Castles Burning", presente nell'album del 1994 [[Handful of Rain]].
* [[Lucci Brokenspeakers]] gli ha dedicato il brano "La collina", presente nell'album [[Brutto & Stonato]].
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Valor civile gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'oro al valor civile
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'oro al valor civile
|motivazione=Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro quale componente del 'pool antimafia', dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Proseguiva poi tale opera lucida, attenta e decisa come Direttore degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio delle Istituzioni.
|luogo=[[Palermo]], 5 agosto [[1992]]
}}
Il 13 novembre [[2006]] è stato nominato tra gli eroi degli ultimi 60 anni dal [[TIME|Time magazine]].<ref>[http://www.lagazzettaitaliana.com/giovanni-falcone.aspx Giovanni Falcone, un eroe da ricordare - lagazzettaitaliana.com]</ref> Inoltre, è stato nominato in suo onore l'asteroide [[60183 Falcone]].<ref>[http://www.loschermo.it/articoli/view/43728 Intitolato a Giovanni Falcone l'asteroide scoperto a Capannori]</ref>
 
== Note ==
{{references|2}}
== Bibliografia ==
* Manfredi Giffone, Fabrizio Longo, Alessandro Parodi, ''[http://www.einaudi.it/speciali/Giffone-Longo-Parodi-Un-fatto-umano Un fatto umano - Storia del pool anfimatia]'', Einaudi Stile Libero, 2011, graphic novel, ISBN 978-88-06-19863-3
* Giacomo Bendotti, ''Giovanni Falcone'', Ed. BeccoGiallo, 2011, graphic novel, ISBN 978-88-85832-90-9
* [[Gian Carlo Caselli]] e Raoul Muhm, ''Il ruolo del Pubblico Ministero - Esperienze in Europa'', Vecchiarelli Editore Manziana, Roma, 2005, ISBN 88-8247-156-X.
* [[Enrico Deaglio]], ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto'', Feltrinelli Editore, 1993, ISBN 978-88-07-12010-7.
* Anna Falcone, Maria Falcone, Leone Zingales, ''Giovanni Falcone, un uomo normale'', Ed. Aliberti, 2007, ISBN 978-88-7424-253-5.
* Giovanni Falcone e [[Marcelle Padovani]], ''Cose di Cosa Nostra'', Milano, Rizzoli, 1991, ISBN 978-88-17-00233-2.
* [[Claudio Fava]], ''Cinque delitti imperfetti: Impastato, Giuliano, Insalaco, Rostagno, Falcone'', Mondadori, Milano 1994.
* Fondazione Giovanni Falcone, ''Giovanni Falcone: interventi e proposte (1982 – 1992)'' a cura di F. Patroni Griffi, Sansoni, Firenze, 1994.
* [[Luigi Garlando]], ''[[Per questo mi chiamo Giovanni]]'', [Milano], Fabbri, 2004.
* Lucio Galluzzo, ''Obiettivo Falcone'', Napoli, Pironti, 1992.
* [[Francesco La Licata]], ''[http://books.google.it/books?id=3DvxqVPSwekC&printsec=frontcover&dq=giovanni+falcone&client=firefox-a&sig=ACfU3U1jswcx5S9noIUi_kKuiIjyhBNoHg#PPA24,M1 Storia di Giovanni Falcone]'', Rizzoli, Milano 1993; Feltrinelli, Milano, 2005.
* [[Saverio Lodato]], ''Ho ucciso Giovanni Falcone: la confessione di Giovanni Brusca'', Milano, Mondadori, 1999.
* [[Saverio Lodato]], ''[[Trent'anni di mafia]]'', Rizzoli, 2008, ISBN 978-88-17-01136-5.
* Giammaria Monti, ''Falcone e Borsellino: la calunnia il tradimento la tragedia'', Roma, Editori Riuniti, 1996.
* Luca Rossi, ''I disarmati: Falcone, Cassarà e gli altri'', Milano, Mondadori, 1992.
* [[Alexander Stille]], ''Excellent Cadavers'', Vintage (Jonathan Cape), 1995.
* Aldo Pecora, ''Primo sangue'', [[Rizzoli]] (Bur), 2010, ISBN 978-88-17-04389-2
* [[Maria Falcone]], [[Francesca Barra]], ''Giovanni Falcone, un uomo solo'', Milano, Rizzoli, aprile 2012, ISBN 978-88-17-05617-5.
* Luca Teescaroli ''Perché fu ucciso Giovanni Falcone'' Rubettino editore, 2001.
* [[Vincenzo Ceruso]], ''Da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, da Libero Grassi a Carlo Alberto Dalla Chiesa: storia degli uomini in lotta contro la criminalità organizzata'', Roma, Newton Compton Editori, 2008.
* [[Attilio Bolzoni]], ''Uomini soli. Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino'', Milano, Melampo Editore, 2012.
* Salvatore Mugno, ''Quando Falcone incontrò la mafia. I primi processi del magistrato a Cosa Nostra nel Palazzo di Giustizia di Trapani ed altre singolari vicende (1967-1978)'', presentazione di Dino Petralia, Trapani, Di Girolamo Editore, 2014 - ISBN 978-88-97050-43-8.
 
== Voci correlate ==
{{Div col|cols=2|small=no}}
* [[Antonino Caponnetto]]
* [[Attentato dell'Addaura]]
* [[Collaboratore di giustizia]]
* [[Cosa nostra]]
* [[Cosa nostra americana]]
* [[Direzione Investigativa Antimafia]]
* [[Francesca Morvillo]]
* [[Giovanni Falcone (film)]]
* [[Mafia in Italia]]
* [[Magistratura italiana]]
* [[Maxiprocesso di Palermo]]
* [[Paolo Borsellino]]
* [[Pool antimafia]]
* [[Rocco Chinnici]]
* [[Pizza connection]]
* [[Strage di via d'Amelio]]
* [[Strage di Capaci]]
* [[Teca Falcone]]
* [[Vittime di cosa nostra]]
* [[Vittime del dovere]]
{{Div col end}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons=Category:Giovanni Falcone}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/giovanni-falcone/620/default.aspx Giovanni Falcone - Anomalia palermitana], ''[[La storia siamo noi]]''
* [http://palermo.repubblica.it/dettaglio/il-custode-dei-segreti-di-falcone-dai-suoi-archivi-spariti-molti-dati/1811349 Fonte: La Repubblica, 22.12.2009, "Il custode dei segreti di Falcone: «Dai suoi archivi spariti molti dati»"] - [http://palermo.repubblica.it/multimedia/home/22235706 "Mancano 20 dischetti dall'archivio di Falcone"]
* [http://www.quotidianolegale.it/falcone-borsellino-nel-ricordo-di-gesualdo-bufalino/ Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Il ricordo di Gesualdo Bufalino],
* [http://www.raistoria.rai.it/articoli/lattentato-a-falcone/13130/default.aspx L'attentato a Falcone, sul portale RAI Storia]
 
{{Cosa Nostra}}
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