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{{Nd}}
{{IPcondiviso|Università degli Studi di Genova|8 maggio 2018}}
{{Azienda
|nome=Ducati Motor Holding S.p.A.
|logo=Logo della Ducati.svg
|forma societaria=Società per azioni
|data fondazione= 1926
|forza cat anno=
|luogo fondazione= [[Bologna]]
|fondatori=
|data chiusura=
|causa chiusura=
|nazione= ITA
|sede= [[Bologna]]
|gruppo= [[Lamborghini|Lamborghini Automobili S.p.A.]]
|filiali=
|persone chiave= * Abraham Schot, Presidente
* Claudio Domenicali, [[Amministratore Delegato|AD]]
|settore= [[Casa motociclistica]]
|prodotti= [[Motocicletta|motociclette]]
|fatturato= [[Euro|€]] 731 milioni<ref>{{Cita web |http://www.ducati.it/news/ducati_ancora_in_crescita_per_fatturato_e_vendite/2017/03/15/4487/index.do|titolo=Ducati ancora in crescita per fatturato e vendite|data=15 marzo 2017 |accesso=12 luglio 2017}}</ref>
|anno fatturato=2016
|utile netto=
|anno utile netto=
|dipendenti=1.594<ref>{{Cita web |url=http://www.dueruote.it/notizie/attualita/ducati-oltre-55000-moto-vendute-nel-2016#image-4 |titolo=Ducati: oltre 55.000 moto vendute nel 2016 |data=16 gennaio 2017|accesso=16 gennaio 2017}}</ref>
|anno dipendenti=2016
|note= {{premio|compasso d'oro|2014}}
}}
 
La '''Ducati Motor Holding S.p.A.''' è una [[casa motociclistica]] [[italia]]na. Ha la sua sede a [[Bologna]], nel quartiere di [[Borgo Panigale]].
 
== Storia ==
===Origini===
[[File:Radio Ducati RR3404, 1950.JPG|thumb|Radio Ducati anni '50]]
L'[[azienda]] nacque nel [[1926]] per volontà dell'ingegnere [[Antonio Cavalieri Ducati]] ([[Comacchio]] 2 aprile [[1853]] - 27 giugno [[1927]]) con il nome di ''Società Scientifica Radio Brevetti Ducati'', specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie per le comunicazioni [[radio (elettronica)|radio]]. Lo scopo era di sfruttare industrialmente i brevetti del figlio Adriano, pioniere delle trasmissioni radiofoniche. Questi, benché giovanissimo, aveva realizzato il primo collegamento stabile Italia-Stati Uniti e il primo collegamento simultaneo tra i cinque continenti. Ben presto, grazie ai figli di Antonio Ducati (morto solo un anno dopo la fondazione), l'azienda cominciò ad affermarsi, per poi spaziare in svariati campi industriali. I figli Adriano, Bruno e Marcello Cavalieri Ducati iniziarono la loro attività con la produzione di un condensatore denominato "Manens", nello scantinato di un edificio situato nel centro di Bologna, in Via Collegio di Spagna. Tra il [[1930]] e il [[1934]] la produzione venne ampliata e spostata presso la villa di proprietà della famiglia Ducati, in Via Guidotti.
 
Nel [[1935]] venne realizzato lo stabilimento dove hanno attualmente sede la Ducati Motor Holding Spa e la Ducati Energia Spa. La produzione venne ampliata con la realizzazione delle prime apparecchiature radiofoniche, antenne radio, i primi sistemi di comunicazione interfonica (denominati "Dufono"), proiettori cinematografici, addizionatrici (Duconta) e rasoi elettrici (Raselet)<ref>La Duconta e il Raselet furono, rispettivamente, la prima macchina da calcolo e il primo rasoio elettrico prodotti in Italia.</ref>. Allo stabilimento di Borgo Panigale, verso la fine degli [[anni 1930|anni trenta]], vennero affiancati due ulteriori stabilimenti situati nella periferia di Bologna, a [[Bazzano (Valsamoggia)|Bazzano]] e a [[Crespellano]].
 
Nel [[1939]] fu creata la sezione ottica con l'importante collaborazione dell'Istituto Ottico di Firenze, diretto in quegli anni dal professore Vasco Ronchi, potendo contare su ottimi tecnici provenienti dalla Salmoiraghi e dalla San Giorgio come l'ingegnere Bruscaglioni.<ref name="Sezione Ottica e fotocamere">{{Cita web |url=http://www.mistermondo.com/styled-44/page72/ |titolo=S.S.R. DUCATI - BOLOGNA |accesso=17 gennaio 2017}}</ref>
 
Durante il [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]], la Ducati fu obbligata, come tante altre aziende italiane, a convertire la sofisticata produzione da uso civile a uso militare. In seguito all'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre 1943]], la fabbrica fu occupata dalle truppe tedesche; successivamente venne bombardata e distrutta il 12 ottobre [[1944]].
 
===Dopoguerra===
[[File:Ducati Werk.JPG|thumb|left|La fabbrica Ducati]]
A guerra finita, nacque la necessità di realizzare una nuova produzione da affiancare alle precedenti realizzazioni; fu così che su richiesta dell'[[IRI]] nel [[1946]] nacque il reparto motociclistico, come branca dell'azienda, allo scopo di produrre su licenza il ''[[SIATA Cucciolo|Cucciolo]]'', un motore monocilindrico di 48 cc con cambio a due velocità da applicare come propulsore ausiliario ad una normale bicicletta, progettato dall'avv. Aldo Farinelli e industrializzato dalla [[SIATA]] di [[Torino]], che non aveva però le capacità industriali per far fronte all'insperato successo di questo prodotto<ref>{{Cita|Valerio Boni|pag.10|VB}}.</ref>. Successivamente evoluto dall'iniziale ''Cucciolo T1'' nelle versioni ''T2'', ''T0'' - un ''T2'' monomarcia - e ''T3'' (più prestazionali, affidabili e facili da produrre<ref>{{Cita|Valerio Boni|pagg.11-13|VB}}.</ref>) , questo venne nel frattempo applicato ad un telaio progettato dalla [[Caproni]], ottenendo un [[bicimotore]] venduto in tutto il mondo in oltre 250.000 unità.
 
La sezione ottica nel 1946 realizzò la [[Ducati Sogno|Sogno]] prima di una serie di microcamere, variando durante gli anni in diverse versioni e modelli che tuttavia si dimostrarono un insuccesso a causa della scarsa reperibilità dei [[Pellicola fotografica|rullini]] e l'elevato prezzo di vendita, per questo nel [[1952]] la produzione fu cessata e nel [[1953]] la sezione ottica venne chiusa durante una [[ristrutturazione aziendale]]<ref name="Sezione Ottica e fotocamere"/>.
 
Nel [[1948]] i fratelli Ducati cedettero la proprietà dell'azienda alle partecipazioni statali. Adriano emigrò negli Stati Uniti dove entrò nella ''Plamadyne'' e diede importanti contributi allo sviluppo di [[motore al plasma|motori al plasma]] per la [[NASA]]<ref>[https://www.alta-space.com/uploads/file/publications/mpd/SPACEPROP-10-Giannini_Ducati.pdf ''Giannini, Ducati and the Down of MPD propulsion'' contiene anche riferimenti alla storia della SSR Ducati] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131103080613/https://www.alta-space.com/uploads/file/publications/mpd/SPACEPROP-10-Giannini_Ducati.pdf |data=3 novembre 2013 }}</ref>. Nel [[1954]] avvenne la scissione dell'azienda in ''Ducati Meccanica'' e ''Ducati Elettrotecnica'': la Ducati Meccanica seguì la realizzazione di motoveicoli, mentre la Ducati Elettrotecnica continuò la strada inizialmente percorsa dalla famiglia Ducati. Sempre nel 1954 venne assunto in Ducati Meccanica [[Fabio Taglioni]], il geniale progettista [[romagna|romagnolo]] che sviluppò per Ducati, tra il 1954 e il 1984, oltre mille progetti di moto e motori, ma soprattutto le tecnologie a tutt'oggi utilizzate, e rispettivamente il sistema [[distribuzione desmodromica|desmodromico]], il motore bicilindrico e il [[telaio (meccanica)|telaio]] a traliccio.
 
Durante questo periodo la casa produsse 2 [[scooter (veicolo)|scooter]], il [[Ducati Cruiser|Cruiser]] e il [[Ducati Brio|Brio]], rispettivamente nel 1952 e 1963.<ref>[http://antipatico.motocorse.com/blog/34565_Perche_mai_Ducati_non_dovrebbe_produrre_uno_scooter.php Perché mai Ducati non dovrebbe produrre uno scooter?] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131219120815/http://antipatico.motocorse.com/blog/34565_Perche_mai_Ducati_non_dovrebbe_produrre_uno_scooter.php |date=19 dicembre 2013 }}</ref>
 
===Il controllo statale===
A partire dal 1975 la Ducati passò sotto il controllo dello Stato italiano tramite l'[[EFIM]], che cedette l'azienda nel 1978 alla [[VM Motori]] (anch'essa sotto controllo statale, facendo all'epoca parte della galassia [[Finmeccanica]]), che si occupava soprattutto di motori diesel industriali e automobilistici: questo, unito alle difficoltà sul mercato patite dalla Casa per mano delle Case giapponesi (specialmente quello statunitense), videro l'azienda concentrarsi sulla produzione di motori diesel per conto della controllante e a toglier le moto dalla lista delle priorità<ref name="Smith2012">{{cita web|url=http://www.motorcycleclassics.com/classic-italian-motorcycles/mhr-mike-hailwood-replica-zm0z12ndzbea.aspx|titolo=Mike Hailwood Replica: 1985 Ducati MHR Mille|autore=Robert Smith|lingua=en|editore=www.motorcycleclassics.com|data=novembre/dicembre 2012|accesso=24 ottobre 2012}}</ref>.
 
Risultati di questi fattori furono il tracollo delle vendite, passate da 7000 moto vendute nel 1981 a meno di 2000 nel 1984, e il mancato rinnovo della gamma, che vide le "Desmo a coppie coniche" uscire di produzione nel 1982, la [[Ducati Pantah|Pantah]] necessitare di un rinnovo e le "Bicilindriche Desmo Parallele" 350cc e 500cc non far breccia sul mercato<ref name="Smith2012" />: fu questo il periodo della bocciatura del progetto [[Ducati Bipantah]].
 
Nel [[1979]] [[Finmeccanica]] aveva dato vita al raggruppamento diesel che affiancava la Ducati alla [[VM Motori|VM]] di [[Cento (Italia)|Cento]] e di [[Trieste]], la [[Isotta Fraschini Motori|Isotta Fraschini]] di [[Bari]] e di [[Saronno]] e il Centro esperienze studi impiego diesel (Cesid), con una produzione motoristica diversificata.
 
Altro effetto negativo della gestione statale fu lo stop all'impegno agonistico, ritenuto un "lusso" che non ci si poteva permettere, tanto che il ruolo di "squadra corse" della Ducati fu svolto dalla scuderia bolognese NCR (''Nepoti Caracchi Rizzi'', poi ''Nepoti Caracchi Racing''<ref name="Ducati">{{cita libro|autore=Marco Masetti|titolo=Ducati: una moto, un mito, un museo|url=http://www.ncrfactory.com/ita/source/press/14_web.pdf|accesso=24 ottobre 2012|annooriginale=1999|editore=Le Lettere|pagine=287 pagg.|coautori=Eugenio Martera, Marco Montemaggi, Patrizia Pietrogrande}} ISBN 8871664299, 9788871664293</ref>), col supporto dell'ing. Fabio Taglioni (Direttore tecnico Ducati) e di Franco Farné (Capo meccanico della squadra ufficiale)<ref name="Smith2009">{{cita web|url=http://www.motorcycleclassics.com/motorcycle-reviews/1982-ducati-mike-hailwood-replica.aspx?page=2|titolo=1982 Ducati MHR|autore=Robert Smith|lingua=en |editore=www.motorcycleclassics.com |data=settembre/ottobre 2009|accesso=24 ottobre 2012}}</ref>: questo mise a repentaglio il futuro dell'azienda, che promuoveva la sua immagine grazie ai successi sportivi<ref name="Smith2012" />.
 
Nel frattempo, nei primi anni ottanta, la varesina [[Cagiva]] aveva stretto con la casa bolognese un accordo di fornitura dei motori [[Ducati Pantah|Pantah]] per poter creare le proprie moto di grossa cilindrata: col tempo i rapporti si strinsero e nel 1985 i fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni acquistarono la Ducati dalla VM Motori, con l'idea di spostare la produzione delle moto a Varese, per lasciare a Borgo Panigale l'assemblaggio dei motori "Pantah"<ref name="Smith2012" />.
 
===Gli anni Cagiva===
L'azienda varesina mantenne il controllo fino al [[1996]], anno in cui il [[Texas Pacific Group]] acquistò il 51% delle azioni, e questo decennio fu caratterizzato da forti investimenti nelle competizioni, coi successi nelle gare [[Superbike]] a trainare le vendite dell'azienda.
 
===Anni recenti===
Il [[Texas Pacific Group]] acquistò il rimanente 49% della Ducati nel [[1998]]; l'anno successivo l'azienda mutò denominazione in '''Ducati Motor Holding SpA''' e il fondo [[texas|texano]] collocò sul mercato oltre il 65% delle azioni possedute. Nello stesso anno fu organizzata la prima edizione del World Ducati Week (WDW): la settimana dedicata ai tifosi Ducatisti. In quell'occasione fu inaugurato il nuovo Museo Ducati, che raccoglie i veicoli da competizione dal Cucciolo fino alle moderne Desmosedici<ref>{{cita web|url=http://www.ducati.it/museo/virtual_tour/flash_IT/home.html|titolo=Cronistoria della Ducati e Museo Virtuale}}</ref>
 
Nel [[2006]] il [[marchio]] Ducati è ritornato in mani italiane con l'acquisto da parte di [[Investindustrial|Investindustrial Holdings]], la finanziaria di [[Andrea Giuseppe Campanini Bonomi|Andrea Bonomi]], di una quota consistente del [[capitale sociale (mezzi propri)|capitale sociale]].<br />
Nel 2007 c'è stato un ritorno all'utile, chiudendo con un giro d'affari di quasi 398 milioni di euro, in aumento del 30,5% rispetto ai 305 milioni dell'anno precedente. I principali azionisti dell'anno sono: Invest International Holdings Ltd., tramite World Motor S.A; Hospitals of Ontario Pension Plan, tramite World Motors White Sca; BS Investimenti SGR S.p.A, tramite World Motor Red Sca; Columbia Wanger Asset Management LP; Reach Capital Management LLC; Giorgio Seragnoli, tramite King S.p.A. [[2008]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/02/ducati-opa-bonomi.shtml?uuid=90343a0a-debc-11dc-8c9f-00000e251029|titolo=Articolo del sole 24 ore}}</ref>
 
[[File:Fisicainmoto sala3.JPG|thumb|Moto Ducati da gara in esposizione nella sala 3 de "Il MotoGP della Fisica", all'interno del Laboratorio "Fisica in Moto"]]
Nel 2008 Ducati ha concesso il proprio marchio all'azienda italiana [[Onda Communication]] per la produzione di una linea di periferiche per la connessione internet tramite rete cellulare.
 
In seguito, per ragioni riorganizzative della catena di controllo dell'azienda, la finanziaria stessa e i suoi soci istituzionali hanno provveduto a un'[[Offerta pubblica di acquisto|OPA]] sulla totalità delle azioni ordinarie di Ducati non detenute. Al termine delle varie operazioni finanziarie, comprendenti operazioni di fusione per incorporazione, l'azienda ha cambiato i suoi dati fiscali senza peraltro cambiare la denominazione con cui è conosciuta e il titolo Ducati è stato ritirato dalla quotazione in [[borsa di Milano|Borsa]] alla fine del [[2008]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/02/Ducati-Opa-Investindustrial.shtml?uuid=fa2bd126-defc-11dc-b636-00000e251029&type=Libero|titolo=Articolo del Sole 24 Ore}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200807311236001734&chkAgenzie=PMFNW&sez=news&testo=deliberer%C3%A0&titolo=Ducati%20M.H.:%20ok%20Cda%20a%20incorporazione%20in%20Performance%20Motorcycles|titolo=Articolo di Milano Finanza|urlmorto=sì|accesso=6 marzo 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117071529/http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200807311236001734&chkAgenzie=PMFNW&sez=news&testo=deliberer%C3%A0&titolo=Ducati%20M.H.:%20ok%20Cda%20a%20incorporazione%20in%20Performance%20Motorcycles|dataarchivio=17 novembre 2011}}</ref><ref>{{cita web|url=http://it.biz.yahoo.com/19122008/92/ducati-mh-performance-motorcycle-acquista-azioni-residue-1-719-euro.html|titolo=Articolo di Yahoo Finanza|urlmorto=sì|accesso=6 marzo 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090114125758/http://it.biz.yahoo.com/19122008/92/ducati-mh-performance-motorcycle-acquista-azioni-residue-1-719-euro.html|dataarchivio=14 gennaio 2009}}</ref>.
 
Il 18 aprile [[2012]] viene annunciata l'acquisizione di Ducati Motor Holding SpA da parte della [[Lamborghini|Lamborghini Automobili S.p.A.]]: il gruppo Investindustrial emette un comunicato stampa che informa di aver raggiunto un accordo per la vendita della propria quota. Inoltre viene anche comunicato che gli investitori [[Hospitals of Ontario Pension Plan]] e [[BS Investimenti]], hanno venduto anch'essi le loro partecipazioni in Ducati. In attesa di procedimenti burocratici e via libera definitivo, l'operazione ha ricevuto l'autorizzazione a procedere da parte dell'antitrust dell'Unione Europea nel giugno 2012<ref>{{cita web|url=http://www.modena2000.it/2012/06/28/dallunione-europea-via-libera-a-passaggio-ducati-ad-audi/|titolo=via libera dall'antitrust UE sull'acquisizione di Ducati|accesso=13 agosto 2012}}</ref>. A operazioni ultimate la Ducati entrò quindi a far parte del gruppo automobilistico [[Volkswagen AG]]. A seguito della stessa operazione, la casa di elaborazione [[Mercedes-AMG|AMG]] (del gruppo [[Mercedes Benz]]), con cui Ducati aveva sviluppato una collaborazione da cui erano nati un modello esclusivo, la [[Ducati Diavel]] AMG, e una serie di altri prodotti commerciali, scioglie formalmente l'alleanza per "''acquisto della compagnia da parte di un produttore rivale''". Tutti i prodotti con il logo Ducati-AMG escono quindi di produzione.<ref>[http://www.automoto.it/news/mercedes-amg-stacca-la-spina-da-ducati.html Mercedes: AMG stacca la spina da Ducati - News - Automoto.it]</ref>
 
== Storia della produzione ==
Nel [[1954]] viene assunto l'ingegnere [[Fabio Taglioni]] ([[1920]]-[[2001]]), che caratterizzerà le motociclette Ducati per tutta la seconda metà del secolo.
 
Nel [[1956]] applica per la prima volta la distribuzione desmodromica ad un motore motociclistico: la Desmo 125 GP, che manca di poco la conquista dell'oro mondiale. Nel [[1963]] si cimenta con un [[prototipo]] destinato appositamente al mercato [[Stati Uniti d'America|statunitense]] di sempre maggiore importanza per la casa; nasce così la [[Ducati Apollo 1260]], che però resterà un esemplare unico.<br />
Negli [[anni 1970|anni settanta]] sviluppa il [[motore a scoppio|motore]] bicilindrico per la [[Ducati 750 GT|750 GT]] che diventa uno dei fiori all'occhiello della produzione della Casa di Borgo Panigale. Sempre negli stessi anni uno dei modelli di maggior successo della casa fu lo ''[[Ducati Scrambler|Scrambler]]'' dotato di motori monocilindrici da 125, 250, 350 e 450&nbsp;cm³.
 
Tra le realizzazioni della casa bolognese è possibile menzionare la [[Ducati 750 SS|750 SS]], introdotta nel [[1974]], la prima Ducati con motore a L di 90°, equipaggiata dal sistema desmodromico. Nel 1975 esce la 900SS, nel 1977 la Darmah, nel 1980 la Mike Hailwood Replica e nel 1982 la 900 S2. Il ciclo delle "desmo coppie coniche" si chiude nel 1986 con le 1000 (MHR e S2), prodotte in un numero limitato di esemplari, con la MHR che risulta il modello più venduto di questa famiglia, con 7000 esemplari tra il 1979 e il 1986<ref name="Smith2012" />. La [[Ducati Pantah|Pantah 500]] venne introdotta nel [[1979]], disegnata sempre da Fabio Taglioni è la prima Ducati del nuovo corso con il motore dotato di comando della distribuzione a cinghia, ma ancora a 2 valvole e raffreddamento ad aria. Da questo nuovo motore derivano tutti gli altri modelli giunti fino ai nostri giorni, vincitori su tutte le piste del mondo. Arriveranno presto la [[Ducati 750 F1|750 F1]] del 1985 (di cui verrà allestita una versione "Laguna Seca" per celebrare la vittoria sulla pista californiana di Marco Lucchinelli che rimane l'ultima vittoria a pari cilindrata di un bicilindrico contro le quattro cilindri giapponesi nel mondiale per derivate di serie che diverrà la attuale Superbike) e la [[Ducati Paso|Paso]] del 1986, prima moto da strada totalmente carenata, disegnata da [[Massimo Tamburini]], uno dei due fondatori della [[Bimota]]. Di questi anni sono pure le poco fortunate custom della serie "Indiana" e le Cagiva Elefant con motore Ducati. La [[Ducati 851|851]] progettata dall'ing. Massimo Bordi, presentata nel 1987, fu la capostipite delle moderne 4 valvole [[raffreddamento a liquido|raffreddate a liquido]], la prima ad adottare il [[Ducati Desmoquattro|motore Desmoquattro, basato sulla tesi di laurea dello stesso ing. Bordi]]; il [[Ducati Monster|Monster]] venne invece introdotto nel [[1993]], disegnato da [[Miguel Galluzzi]] e la [[Ducati 916|916]] nel [[1994]], disegnata da [[Massimo Tamburini]]. Quest'ultima venne sviluppata negli anni seguenti con i nomi (derivati dall'aumento della cilindrata) di [[Ducati 996]] e [[Ducati 998]].
 
[[File:Ducati ST4.jpg|thumb|left|Ducati ST4]]
Nel [[1997]], ancora con il contributo di Miguel Galluzzi, la Ducati ha presentato la serie [[Ducati ST|ST]] (sport-turismo) che si è proposta come una serie di motociclette sportive dall'utilizzo più fruibile, più protettive e comode anche per il passeggero ed in grado di poter essere facilmente equipaggiabili con [[motovaligia|borse e bauletti]] per i bagagli necessari per affrontare lunghi viaggi. La serie ST comprende la ST2 (motore a 2 valvole di 944&nbsp;cm³ raffreddato a liquido), la ST4 (916&nbsp;cm³, quattro valvole), la ST4S/ST4S ABS (996&nbsp;cm³, prima moto italiana ad essere equipaggiata con dispositivo [[Antilock Braking System|ABS]]) e la ST3; la produzione di questa serie viene cessata nel 2007.
 
[[File:Ducati749.jpg|thumb|[[Ducati 749]]]]
Un'altra particolarità della casa emiliana è quella di essere stata la prima a mettere in vendita una motocicletta solamente via [[internet]], nel [[2000]] con la [[Ducati MH900e]]. Grazie al successo dell'iniziativa nasce una società apposita destinata al commercio elettronico, la ''Ducati Com''.
 
Nel [[2002]] nasce la [[Ducati 999]] (disegnata dal [[sudafrica]]no [[Pierre Terblanche]]) che sancisce la fine della gloriosa serie 916, 996, 998 (l'ultima versione della 998 fu la Final Edition). La 999 non ottiene gli stessi entusiastici consensi delle sue progenitrici ma certo non sfigura nel [[campionato mondiale Superbike|mondiale superbike]] vincendo il titolo al suo primo anno di corse con l'[[Inghilterra|inglese]] [[Neil Hodgson]] nel [[campionato mondiale Superbike 2003|2003]] e successivamente con un altro inglese, [[James Toseland]]. Il dominio Ducati si interrompe nel [[campionato mondiale Superbike 2005|2005]], con la vittoria di [[Suzuki]] con l'[[australia]]no [[Troy Corser]], per poi continuare nel [[campionato mondiale Superbike 2006|2006]] con l'australiano [[Troy Bayliss]] già vincitore del titolo nel [[campionato mondiale Superbike 2001|2001]] su Ducati 996.
 
Nel 2003 viene presentata la [[Ducati Multistrada]] è una moto di categoria "on/off-road". Al momento della presentazione l'unica cilindrata offerta era di 1&nbsp;000&nbsp;cm³, è stata affiancata nel 2005 dalla versione minore di 620&nbsp;cm³, prodotte entrambe fino al 2006. Nel catalogo del 2007 sono presenti due versioni della Multistrada: la 1100 e la 1100 S che verranno prodotte fino al 2009.<br />
Entrambe montano un motore bicilindrico a L di 1078&nbsp;cm³ da 95 CV. Lo stesso motore equipaggia la Ducati Hypermotard, con la differenza che nel motore di quest'ultima la frizione è a secco. La versione base è disponibile in una sola colorazione, rossa, mentre per la versione S esistono anche le colorazioni nera e bianco perla.<br />
Nel 2010 è stata presentata la seconda serie, con un design completamente rivisto e nella nuova cilindrata da 1200&nbsp;cm³, questa nuova serie viene sempre presentata nelle due versioni "base" e "S". Per quanto riguarda un particolare il Multistrada torna al passato, utilizzando 1 candela per cilindro anziché il sistema dual spark; inoltre guadagna il basamento Vacural che le fa perdere qualche kg, più altre parti che limano ancora il peso, inoltre la strumentazione è come quella della Ducati Streetfighter
 
Nel [[2005]] viene presentata la nuova serie [[Ducati SportClassic|SportClassic]] che inizialmente consta di due modelli: la [[Ducati PaulSmart 1000LE|PaulSmart 1000LE]] e la [[Ducati Sport1000|Sport1000]], entrambe prodotte nella serie versione monoposto. A partire dal [[2006]] la gamma SportClassic viene ulteriormente ampliata con i modelli Sport1000 Biposto e [[Ducati GT1000|GT1000]], mentre nel [[2007]] viene presentata la Sport1000S. La gamma SportClassic, disegnata sempre da [[Pierre Terblanche]], si colloca nel segmento delle moto "modern classic", cioè moto che seppur mantenendo contenuti tecnici moderni, riprendono per forme e grafica le moto Ducati prodotte negli anni '70, quali la [[Ducati 750 SS|750 SS]] o la [[Ducati 750 GT|750 GT]]. Tutte le moto della gamma sono dotate del propulsore a L a due valvole con comando [[desmodromico]] da 992cc.
 
Sempre nel [[2006]], in linea con quanto dichiarato dal presidente [[Federico Minoli|Minoli]] al World Ducati Week [[2004]], è stata presentata la versione stradale della [[Ducati Desmosedici|Desmosedici]], la moto che corre nel [[motomondiale]] classe [[MotoGP]]: si chiama [[Ducati Desmosedici RR|Desmosedici RR]], prima moto stradale sul mercato strettamente derivata da un prototipo da corsa.
 
Il [[2007]] invece vede due novità nella gamma della casa di Borgo Panigale. La prima è l'erede della 999: si chiama [[Ducati 1098|1098]], declinata nelle versioni 1098, 1098s e 1098s Tricolore, è dotata di un motore bicilindrico stradale che eroga 160cv; la seconda è la [[Ducati Hypermotard|Hypermotard]], con cui Ducati scende nel campo delle [[supermotard]].
 
[[File:Paris - Salon de la moto 2011 - Ducati - 1199 Panigale S - 005.jpg|thumb|right|La nuova [[Ducati 1199|Ducati 1199 Panigale S]] entrata in commercio nel [[2012]].]]
Alla fine del 2007 viene messa in produzione anche la versione R della 1098. La 1098R, con una cilindrata di 1198.4cc eroga una potenza di 180&nbsp;[[Cavallo vapore|CV]] (132.4&nbsp;KW) a 9750&nbsp;giri/min per 165&nbsp;kg di peso complessivo.
 
Nel [[2008]], dopo 15 anni di onorato servizio, il Monster viene rimpiazzato da un nuovo modello denominato [[Ducati Monster|Monster 696]] che sostituisce il vecchio [[Ducati Monster|Monster 695]] completamente ridisegnato con una nuova impronta stilistica e soluzioni tecnica d'avanguardia come le pinze dei freni radiali [[Brembo (azienda)|Brembo]], i tubi dei freni di tipo aeronautico, il [[cruscotto]] completamente digitale e la [[frizione (meccanica)|frizione]] ATPC antisaltellamento.
 
A maggio 2008 l'autorevole rivista di settore "Motociclismo", attraverso la partecipazione popolare dei propri lettori, incorona la Ducati come il costruttore di moto sportive per antonomasia riempiendo il podio nella sezione sportive con i modelli 1098, Desmosedici RR e 848. Altri riconoscimenti si hanno nelle sezioni supermotard (primo con la Hypermotard) e naked (seconda con la Monster 696)<ref>[http://www.repubblica.it/2008/05/motori/motori-maggio-2008/motori-ducati-moto-anno/motori-ducati-moto-anno.html Articolo di "Repubblica"]</ref>.
 
Nel gennaio [[2012]], dopo la presentazione all'[[EICMA]] di [[Milano]], entra in catena di produzione il nuovo modello stradale di punta, la [[Ducati 1199|Ducati 1199 Panigale]].
 
A novembre [[2014]], viene presentato all'EICMA la nuova ''1299 Panigale'', che sostituisce la vecchia [[Ducati Panigale|1199 Panigale]] (che viene tuttavia rinnovata nella versione Panigale R per poter essere utilizzata nel mondiale superbike).
 
In occasione dell'Intermot 2016, dopo aver ampliato la gamma Scrambler, Ducati presenta la SuperSport, una sportiva "quotidiana" da 937cc e capace di erogare ben 113 cv. Dotata di una buona autonomia, in virtù del serbatoio da 16 litri, la "piccoletta" di Borgo Panigale monta l'ultima versione del traliccio Ducati, capace quest'ultimo e di aumentarne la maneggevolezza e di ridurne considerevolmente il peso (210 kg).
 
== Attività sportive: Superbike e MotoGP ==
{{vedi anche|Ducati Corse}}
 
== La gamma 2018 ==
* [[Ducati Scrambler (2015)|Scrambler]]: Sixty2, Desert Sled, Cafe racer, Full Throttle, Classic, Street Classic, Mach 2.0, Icon, 1100, 1100 Special, 1100 Sport
* [[Ducati Diavel|Diavel]]: Diavel, Diavel Carbon, Diavel Diesel, XDiavel, XDiavel S;
* [[Ducati Hypermotard|Hypermotard]]: Hypermotard 939, Hypermotard 939 SP;
* [[Ducati Monster|Monster]]: 797, 797+, 821, 1200, 1200 S, 1200 R
* [[Ducati Multistrada|Multistrada]]: 950, 1260, 1260 S, 1260 Pikes Peak, 1200 Enduro, 1200 Enduro Pro
* [[Ducati Panigale|Panigale]]: 959 Panigale Corse, 1299 Panigale Final Edition, Panigale V4, Panigale V4 S, Panigale V4 Speciale
* Supersport: Supersport, Supersport S
 
== L'azienda Ducati ==
La società è controllata da ''Automobili Lamborghini S.p.A.'' dal 7 agosto [[2012]]<ref>[http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/08/07/news/ducati_comprata_da_lamborghini_per_747_milioni_di_euro-40547254/ Ducati: Lamborghini è la nuova proprietaria.]</ref>.
 
=== Dati legali ===
Denominazione: Ducati Motor Holding S.p.A.
 
[[Sede legale]]: Via Cavalieri Ducati 3 - 40132 - [[Bologna]]
 
[[Codice Fiscale]]: 05113870967
 
[[Partita IVA]]: 05113870967
 
=== Consiglio d'amministrazione ===
 
* Presidente: [[Rupert Stadler]]
* [[Amministratore delegato]]: [[Claudio Domenicali]]
* Consigliere: [[Horst Glaser]]
* Consigliere: [[Axel Strotbek]]
 
[[Consiglio d'amministrazione]] in carica al 18 marzo [[2013]].
 
=== Schema Societario ===
 
* Ducati Deutschland Gmbh - [[Colonia (Germania)|Colonia]] ([[Germania]])
* Ducati West Europe s.a.s. - [[Parigi]] ([[Francia]])
* Ducati Japan K.K. - [[Tokyo]] ([[Giappone]])
* Ducati U.K. Limited - [[Milton Keynes]] ([[Gran Bretagna]])
* Ducati North America Inc. - [[Cupertino]] ([[Stati Uniti d'America|USA]])
* [[Ducati Energia]] - Bologna
* Fondazione Ducati - Bologna
* Ducati Thailand - Bangkok (Thailandia)
* Ducati Asia Pacific - Shanghai (Cina)
* Ducati (Schweiz) AG - Wollerau (Switzerland)
 
=== Dati economici e finanziari ===
<ref>[http://www.ducati.com/company/fd_ita_982_0_bilancioducatimotorholding31122006.pdf Bilancio ufficiale] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111114160237/http://www.ducati.com/company/fd_ita_982_0_bilancioducatimotorholding31122006.pdf |data=14 novembre 2011 }} di esercizio al 31 dicembre 2006 (file pdf 610 kb)</ref><ref>[http://www.ducati.com/company/fd_ita_983_0_bilancioconsolidato31122006.pdf Bilancio ufficiale] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111114154256/http://www.ducati.com/company/fd_ita_983_0_bilancioconsolidato31122006.pdf |data=14 novembre 2011 }} consolidato al 31 dicembre 2006 (file pdf 680 kb)</ref><ref>Comunicazioni [[Consob]] sugli azionisti rilevanti e sugli organi amministrativi delle società quotate, reperibili sul [http://www.consob.it sito Consob]</ref>
 
Dal bilancio al 31 dicembre 2006, il gruppo Ducati ha un capitale investito consolidato di circa 473,8 milioni di Euro, con un [[patrimonio netto]] di circa 190,4 milioni di Euro, un fatturato consolidato di circa 304,8 milioni di Euro ed una perdita netta consolidata di circa 8,5 milioni di Euro.
 
Per quanto riguarda la sola capogruppo, il capitale investito ammonta a circa 447,6 milioni di Euro, con un patrimonio netto di circa 195,5 milioni di Euro, un fatturato di circa 257,6 milioni di Euro ed una perdita netta di circa 20 milioni di Euro.
 
Al 31 dicembre 2011 il gruppo Ducati occupava 1135 dipendenti, di cui 960 in organico alla capogruppo.
 
Le vendite di motocicli Ducati sono diffuse a livello mondiale e vengono effettuate soprattutto attraverso le società controllate. I principali mercati nel 2006 sono stati:
* Italia - 76,9 milioni di Euro
* USA - 73,2 milioni di Euro
* Francia - 28,1 milioni di Euro
* Giappone - 24 milioni di Euro
Italia e Stati Uniti rappresentano quindi quasi il 50% del totale del fatturato.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
*{{Cita libro|titolo = Ducati - Tutti i modelli dal 1946 a oggi|autore = Valerio Boni|editore = Mondadori|città = Milano|anno = |annooriginale = 2007|edizione = 1<sup>a</sup> ed.|ISBN = 978-88-370-5500-4|cid = VB}}
 
==Voci correlate==
*[[Museo Ducati]]
*[[Borgo Panigale]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Ducati}}
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