Succorpo di Sant'Erasmo e Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo: differenze tra le pagine

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{{Squadra di calcio
{{Torna a|Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta}}
|nome squadra = Ž.F.K. Čertanovo
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|soprannomi = ''Черти'' (Čerti)
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Interno del succorpo.jpg|upright=1.6|thumb|destra|Il succorpo di Sant'Erasmo.]]
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|città = [[Mosca (Russia)|Mosca]]
|nazione = {{RUS}}
|confederazione = [[Union of European Football Associations|UEFA]]
|bandiera = Flag of Russia.svg
|federazione = [[Federazione calcistica della Russia|RFS]]
|campionato = [[Vysšij Divizion]]
|annofondazione = 1987
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|allenatore = {{Bandiera|RUS}} [[Sergej Lavrent'ev]]
|stadio = [[Arena Čertanovo]]
|capienza = {{formatnum:502}}
|sito = chertanovo-football.ru/index.php?pages=club_female
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|stagione attuale = Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo 2019
|aggiornato = 16 agosto 2019
}}
 
Lo '''Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo''', meglio conosciuto come '''Z.F.K. Čertanovo''' o più semplicemente come '''Čertanovo''' o '''Čertanovo Mosca''', è una [[Squadra di calcio|società]] [[Calcio (sport)|calcistica]] [[Calcio (sport)#Calcio femminile|femminile]] [[Russia|russa]] con sede a [[Mosca (Russia)|Mosca]].
Il '''succorpo di Sant'Erasmo''' è una [[cappella]] situata all'interno della [[cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta]] a [[Gaeta]], corrispondente alla [[cripta]] della basilica. Importante esempio di [[architettura barocca]] napoletana, rappresenta all'interno della cattedrale di Gaeta l'unico ambiente unitario nello stile ed immutato nella sua conformazione originaria. Il succorpo accoglie le reliquie dei santi [[Erasmo di Formia]] e [[Marciano di Siracusa]], patroni della città di [[Gaeta]].<ref>{{cita web|url=http://www.comune.gaeta.lt.it/Gaeta-nella-storia/L-Epoca-Medievale/La-Chiesa-di-Santa-Maria-Assunta-in-Cielo-Cattedrale|titolo=La Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo - Cattedrale|sito=comune.gaeta.lt.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref>
 
Milita in [[Vysšij Divizion]], campionato [[Russia|russo]] di calcio femminile.
== Storia ==
La squadra è stata fondata nel 1987, come MOGIFK, a [[Malachovka]], diventando in seguito SKIF dal 1990 al 1992 e SKIF-Femina dal 1993, arrivando 3ª negli anni 1992 e 1993. Nel 1994 si è trasferita a [[Mosca (Russia)|Mosca]], diventando Čertanovo-SKIF, e poi soltanto Čertanovo nel 1997.
=== L'incorpo medievale ===
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Formella della colonna del cero pasquale con l'ingresso delle reliquie di Sant'Erasmo a Gaeta.jpg|upright=1.3|thumb|sinistra|''Ingresso delle reliquie di Sant'Erasmo nella città di Gaeta'', formella dalla colonna del cero pasquale della [[Duomo di Gaeta|cattedrale di Gaeta]] (seconda metà del [[XIV secolo]]).<ref>{{cita|Ferraro 1905|p. 75.}}</ref>]]
 
Nel 2017 è arrivata in finale di [[Kubok Rossii (femminile)|Kubok Rossii]], perdendola per 1-0 contro il {{Calcio femminile CSKA Mosca|N}}, e 3ª in [[Vysšij Divizion 2017|campionato]], mentre nel [[Vysšij Divizion 2018|2018]] ha chiuso 2ª, qualificandosi per la prima volta alla [[UEFA Women's Champions League|Women's Champions League]], partendo direttamente dai sedicesimi di finale contro le [[Scozia|scozzesi]] del {{Calcio femminile Glasgow City|N}}.
Nell’[[842]] il [[Diocesi di Formia|vescovo di Formia]] Giovanni III, a causa delle incursioni saracene, volle traslare le spoglie mortali dei martiri [[Erasmo di Formia|Erasmo]], Innocenzo e Probo dal luogo di sepoltura originario (sul quale era poi sorta la [[Chiesa di Sant'Erasmo (Formia)|cattedrale di Sant'Erasmo]]) alla [[Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta|chiesa di Santa Maria del Parco]] nella più sicura [[Gaeta]] (nell'[[870]] circa venne trasferita a Gaeta anche la sede vescovile).<ref>{{cita|Fronzuto 2001|p. 43.}}</ref> Esse vennero murate all'interno di un pilastro e ivi rimasero fino al [[917]] quando furono ritrovate dal vescovo Bono;<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|pp. 118, 164.}}</ref> per commemorare tale avvenimento, gli [[Sovrani di Gaeta|ipati]] [[Giovanni I di Gaeta|Giovanni patrizio imperiale]] e [[Docibile II di Gaeta|Docibile II]] suo figlio coniarono una [[medaglia]] (o un sigillo) in [[piombo]] considerata la più antica medaglia coniata a [[Gaeta]].<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|pp. 325-326.}}</ref> Venne appositamente costruita per accogliere le reliquie una cappella ipogea denominata "incorpo", situata sotto l'area [[sud|meridionale]] della chiesa, all'interno del cui altare insieme alle spoglie dei santi Erasmo, Innocenzo e Probo (poste all'interno di un unico sarcofago) vennero poste anche quelle di [[Marciano di Siracusa|san Marciano di Siracusa]] (giunte a Gaeta probabilmente nel [[X secolo]]).<ref>{{cita|Ferraro 1903|pp. 152-153.}}</ref> Nel [[918]] furono rinvenute in Santa Maria del Parco, all'interno dell'altare dedicato alla santa, le spoglie mortali della martire Eupuria in seguito ad un evento miracoloso.<ref>{{cita|Federici 1791|p. 173.}}</ref>
 
== Cronistoria ==
A partire dal [[978]] la cattedrale venne ampliata e fu consacrata il 22 gennaio [[1106]] da [[papa Pasquale II]]<ref>{{cita|Giordano 1972|p. 17.}}</ref> e dedicata a santa Maria Assunta e a sant'Erasmo (doppia intitolazione attestata dal [[995]]<ref>{{cita|D'Onofrio 1996-7|p. 239.}}</ref>) e probabilmente anche a san Marciano e san Probo.<ref>{{cita|Sorabella 2014|p. 35.}}</ref> Alla metà del [[XIII secolo]] l'edificio fu oggetto di un importante intervento di ampliamento che lo portò ad acquisire una pianta a sette navate<ref>{{cita|D'Onofrio 1996-7|pp. 243-244.}}</ref> e probabilmente un orientamento invertito rispetto a quello originario, con l'abside a [[nord]] anziché a [[sud]].<ref>{{cita|Fronzuto 2001|p. 28.}}</ref> Nel [[1049]] invece era stata portata a termine l'edificazione del [[battistero]], dedicato a San Giovanni in Fonte, situato a ridosso del lato [[nord|settentrionale]] della chiesa, a lato del [[campanile]].<ref>{{cita|Tallini 2006|p. 50.}}</ref>
{|class="toccolours" style="background:white"
!colspan="2" align=center style="border:2px solid blue; background:white"|<span style="color:blue">Cronistoria del Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo</span>
|-style="font-size:93%"
|valign="top"|
|width="100%"|
{{Div col}}
* 1987 - Fondazione del '''MOGIFK'''.
* 1988-1989 - ...
* 1990 - Cambia denominazione in '''SKIF'''.
* 1991 - ...
* 1992 - 3º in [[Vysšij Divizion 1992|Vysšij Divizion]].
* 1993 - Cambia denominazione in '''SKIF-Femina'''.
* 1993 - 3º in [[Vysšij Divizion 1993|Vysšij Divizion]].
* 1994 - Cambia denominazione in '''Čertanovo-SKIF'''.
* 1995-1996 - ...
* 1997 - Cambia denominazione in '''Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo'''.
* 1998-2015 - ...
* [[Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo 2016|2016]] - 4º in [[Vysšij Divizion 2016|Vysšij Divizion]].
* [[Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo 2017|2017]] - 3º in [[Vysšij Divizion 2017|Vysšij Divizion]].
:Finalista di [[Kubok Rossii 2017 (femminile)|Kubok Rossii]].
* [[Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo 2018|2018]] - 2º in [[Vysšij Divizion 2018|Vysšij Divizion]].
* [[Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo 2019|2019]] - in [[Vysšij Divizion 2019|Vysšij Divizion]].
:in [[Kubok Rossii 2019 (femminile)|Kubok Rossii]].
:in [[UEFA Women's Champions League 2019-2020|Women's Champions League]].
{{Div col end}}
|}
 
== Colori e simboli ==
L'incorpo di Sant'Erasmo, in quanto luogo di particolare devozione popolare nei confronti del santo, era posto sotto il patronato del magistrato civico di Gaeta cui spettava la nomina di due procuratori, dei quali l'uno scelto tra i [[nobiltà|nobili]], l'altro tra i mercanti, che a partire dal [[1515]] furono quattro (due nobili, un mercante e un borghese).<ref>{{cita|Ferraro 1903|pp. 153-154.}}</ref> Tali procuratori poi, insieme ai giudici della città, a loro volta nominavano i deputati per l'organizzazione della festa di Sant'Erasmo (la cui memoria liturgica è il [[2 giugno]])<ref name=Tallinib_136>{{cita|Tallini 2013|p. 136.}}</ref> che aveva grande concorso di popolo proveniente anche dalle località circostanti Gaeta anche per la "caccia al bufalo", manifestazione derivata dalla [[corrida]], introdotta sotto la dominazione spagnola della città ([[1504]]-[[1734]]) e soppressa nel [[1862]].<ref>{{cita|Tallini 2006|p. 452.}}</ref> Fino alla metà del [[XVI secolo]] le entrate della cappella erano costituite dal contribuito annualmente versato dal magistrato civico per la festa di Sant'Erasmo, dalle offerte dei privati e dalle multe inflitte ai trasgressori degli statuti di Gaeta; successivamente fu destinataria di ingenti elargizioni pubbliche delle quali la prima fu nel [[1559]] da parte del vescovo Antonio Lunello cui seguì nel [[1560]] una della città, con conseguente istituzione di una rendita annua da versare in più rate.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 266-269.}}</ref>
=== Colori ===
Il completo da gioco principale del Čertanovo è completamente bianco, mentre il secondo è completamente blu
 
=== L'edificazioneSimboli del succorpoufficiali ===
==== Stemma ====
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Fiancata esterna destra dell'abside.jpg|thumb|destra|Esterno dell'abside cinquecentesca con, in basso, le finestre rettangolari del succorpo.]]
Lo stemma adottato dal Mitrovica raffigura la lettera Ч (Č) con un pallone da calcio.
 
== Strutture ==
Nel [[1569]] il vescovo Pedro Lunello tentò di intromettersi nel controllo della cappella alla ricerca di fondi pubblici per costruire un nuovo [[coro (architettura)|coro]] per la cattedrale per adeguarla alle direttive del [[Concilio di Trento]] che, tra le altre, prevedeva un aumento del numero dei canonici (avvenuto a Gaeta nel [[1547]]); tale azione non fu affatto gradita da parte del magistrato civico che anzi revocò i finanziamenti precedentemente promessi; le divergenze tra vescovo e città furono superate nel [[1584]] probabilmente in seguito all'inserimento nel progetto di un rifacimento dell'incorpo.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 165-172.}}</ref>
=== Stadio ===
Il Čertanovo disputa le sue partite interne all'Arena Čertanovo di [[Mosca (Russia)|Mosca]].
 
== Calciatrici ==
Per la costruzione del nuovo coro e del sottostante cappella di Sant'Erasmo furono demolite alcune case retrostanti la cattedrale, che insistevano sul sito dell'antico battistero di San Giovanni in Fonte che già nel [[1569]] risultava da tempo non più esistente;<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 167.}}</ref> la muratura del corpo di fabbrica fu portata a termine nel [[1586]]. Nuovo impulso per il completamento dell'opera fu dato da Alfonso Laso Sedeño, divenuto vescovo di [[Gaeta]] nel [[1587]]; i lavori furono finanziati dal comune a più riprese a partire dal [[1589]]. Nel [[1594]] il vescovo ordinò che venisse fatta una ricognizione canonica delle reliquie conservate nell'incorpo che ebbe luogo il 24 ottobre alla presenza delle autorità cittadine e del priore di [[Chiesa di San Domenico (Gaeta)|San Domenico]] che presiedette il rito;<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 172-175, 274.}}</ref> da questa emerse che all'interno di due casse erano accolte le spoglie rispettivamente dei santi Erasmo, Probo ed Innocenzo e di san Marciano.<ref>{{cita|Giordano 1972|p. 51.}}</ref> Nel [[1597]] venne benedetta la nuova abside dal [[Diocesi di Fondi|vescovo di Fondi]] Giovanni Battista Comparini (dal momento che la sede gaetana era vacante per il trasferimento di Alfonso Laso Sedeño a quella [[Arcidiocesi di Cagliari|cagliaritana]]), mentre la sottostante cappella di Sant'Erasmo (popolarmente chiamata "succorpo"<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/succorpo/|titolo=succòrpo|sito=treccani.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref>) rimase incompiuta. Il nuovo [[Arcidiocesi di Gaeta|vescovo di Gaeta]] Giovanni de Ganges, al quale già nel [[1598]] (pochi mesi dopo il suo insediamento) il magistrato civico aveva negato di poter visitare il succorpo per evitare ingerenze nell'amministrazione dello stesso, nel [[1600]] «ritenendo di averne la giusta autorità, chiese ufficialmente ai procuratori della cappella di Sant'Erasmo di consegnarli i libri contabili» e, di fronte ad un nuovo rifiuto da parte dell'amministrazione cittadina, scomunicò i procuratori stessi. Nuovi tentativi per assumere il controllo del succorpo furono fatti dal vescovo l'anno seguente, il quale sortì come unico effetto la concessione grazie ad un [[breve apostolico]] di [[papa Clemente VIII]] del 2 maggio [[1603]] di poter celebrare nella cappella una messa in occasione della festa di Sant'Erasmo. Il succorpo inoltre, per disposizione del magistrato civico, veniva officiato ogni mercoledì da un canonico della cattedrale.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 275-279, 317-318.}}</ref>
{{vedi categoria|Calciatrici del Ž.F.K. Čertanovo}}
 
=== Partecipazioni alle competizioni europee ===
=== Il rifacimento seicentesco ===
{|class="wikitable" style="text-align:center"
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Particolare della decorazione marmorea del succorpo.jpg|thumb|sinistra|Particolare della decorazione marmorea seicentesca delle pareti.]]
!rowspan=2 width=60|Stagione
Il succorpo venne completato nel [[1607]], anno in cui vi furono traslate le reliquie. Il risultato non venne reputato soddisfacente dal magistrato cittadino tanto che già nel [[1608]] chiese di poterne innalzare la volta al vescovo Pedro de Oña, [[Ordine di Santa Maria della Mercede|O. de M.]], il quale rifiutò sia per i cattivi rapporti con l'amministrazione cittadina (dovuti anche alle sue ambizioni di controllo della cappella di Sant'Erasmo), sia perché tale operazione avrebbe comportato il rifacimento del soprastante presbiterio inaugurato appena 11 anni prima. Pedro de Oña alla sua morte (avvenuta nel [[1626]] avrebbe voluto farsi inumare all'interno del succorpo, ma ciò gli fu negato dal magistrato civico.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 176-179, 286-287.}}</ref> Nel [[1609]] vennero demoliti i due altari ad essa più prossimi all'abside che custodivano i resti dei santi Casto e Secondino (altare di destra) e di sant'Eupuria (altare di sinistra) che furono provvisoriamente collocati nel succorpo all'interno di una cassa in [[piombo]];<ref>{{cita|Ferraro 1903|pp. 155.}}</ref> in particolare, le reliquie della santa erano state oggetto di un rinvenimento miracoloso all'interno dell'antica cattedrale di Santa Maria del Parco nel maggio [[918]].<ref>{{cita|Tallini 2006|pp. 38-39.}}</ref>
!rowspan=2 width=190|Competizione
 
!rowspan=2 width=150|Fase
I lavori di rifacimento del succorpo non iniziarono che nel [[1617]] e il 1º aprile dello stesso anno venne formata una commissione che soprintendesse alle operazioni.<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|pp. 168, 230.}}</ref> Nel marzo [[1618]] venne finanziata la demolizione di alcune case annesse al campanile per permettere l'ampliamento della piazza antistante che consentisse un più semplice accesso alla cappella. Venne inoltre distrutto l'originario pavimento del presbiterio [[XVI secolo|cinquecentesco]] per consentire l'innalzamento di oltre un metro della volta del succorpo.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 180-181.}}</ref>
!rowspan=2 width=230|Avversario
 
!colspan=3|Risultato
[[File:Antonio Perrella, cancello del Succorpo di Sant'Erasmo a Gaeta (1700-1701), lato interno.jpg|upright=1.3|thumb|destra|Il cancello bronzeo realizzato da Antonio Perrella nel [[1700]]-[[1701]].]]
 
Nel [[1619]] fu affidata a Jacopo Lazzari, scultore e marmoraro [[Firenze|fiorentino]] attivo a [[Napoli]], la decorazione della muratura interna dell'ambiente; l'anno successivo la struttura doveva essere terminata anche se ancor priva di gran parte delle sue decorazioni, in quanto il 9 aprile vi furono solennemente trasportate le reliquie<ref>{{cita|Ferraro 1903|p. 9.}}</ref> demolendo l'altare dell'incorpo che le accoglieva.<ref>{{cita|Giordano 1972|pp. 52-53.}}</ref> Esse furono posizionate entro due sarcofagi romani del [[III secolo|III]]-[[IV secolo]]:<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 312.}}</ref> nel primo vennero collocati un sarcofago più piccolo contenente le spoglie dei santi Erasmo, Probo e Innocenzo ed un'urna marmorea con quelle di san Marciano, nel secondo invece un altro sarcofago di minori dimensioni con le spoglie dei santi Casto, Secondino ed Eupuria.<ref>{{cita|Arcidiocesi di Gaeta (a cura di) 2008|pp. 8-10.}}</ref> Poiché nell'altare del succorpo non vi era posto per le reliquie di sant'Albina, queste furono situate sotto la mensa dell'altare maggiore della cattedrale. Spettava alla città la nomina e l'erogazione dello stipendio ad un [[sacerdote]] con funzione di cappellano del succorpo, con assegno annuo per il sacrestano della cattedrale affinché ogni notte alle ore 3 suonasse con una piccola campana il [[coprifuoco]]<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|pp. 232-233.}}</ref> Dopo il trasferimento delle reliquie dei santi nella nuova cappella, l'incorpo fu convertito in sepoltura per i canonici della cattedrale<ref>{{cita|Ferraro 1903|p. 153.}}</ref> e, con la costruzione della nuova [[facciata]] [[architettura neogotica|neogotica]] della basilica (inizi del [[XX secolo]]) esso venne dotato di un accesso indipendente. [[Dionisio Lazzari]], figlio di Jacopo (morto nel [[1640]]), a partire dal [[1644]] si occupò del completamento delle sei nicchie, delle quali il padre ne aveva realizzate soltanto quattro, destinate ad accogliere le statue dei santi (che in origine dovevano essere in marmo), entro il [[1655]] della realizzazione della balaustra in marmi policromi<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 290.}}</ref> e della costruzione della doppia scalinata e del vestibolo d'accesso nel [[1650]] circa;<ref name=Fronzuto_41>{{cita|Fronzuto 2001|p. 41.}}</ref> nel [[1666]] nel vestibolo venne posta un'iscrizione frutto del voto fatto dalla città di [[Gaeta]] per essere scampata [[Peste del 1656|all'epidemia di peste del 1656]].<ref name=Ferraro_158>{{cita|Ferraro 1903|p. 158.}}</ref> Il pavimento venne commissionato nel [[1661]] a Giuseppe Gallo al quale fu poi intimato di rifinirlo in breve tempo in quanto la sua realizzazione era stata reputata mediocre.<ref name=Serafinellib_72>{{cita|Serafinelli 2015|vol. I., p. 72.}}</ref> Tra il [[1662]] e il [[1664]] [[Giacinto Brandi]] dipinse la [[Volta (architettura)|volta]] e la pala d'altare (che andò a sostituirne una precedente, ritenuta mediocre).<ref name=Serafinellia_134>{{cita|Serafinelli 2011|p. 134.}}</ref> Nel [[1670]] Dionisio Lazzari si occupò del rifacimento del paliotto marmoreo dell'altare, mentre nel [[1689]] venne completata la decorazione della scalinata d'accesso con la fascia in marmi bicromi intarsiati;<ref name=Sorabella_82>{{cita|Sorabella 2014|p. 82.}}</ref> nel [[1701]] venne messo in opera il monumentale cancello in [[bronzo]].<ref>{{cita|Ferraro 1903|pp. 158-159.}}</ref>
 
=== L'apparato decorativo argenteo ===
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Nicchie di sinistra del Succorpo.jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|Le nicchie di sinistra del presbiterio che accoglievano le statue argentee dei santi (da sinistra a destra) Albina, Casto e Marciano.]]
A partire dal febbraio [[1676]] iniziò il finanziamento annuo del comune di Gaeta (ricavato da alcune tasse, dapprima da quella sulla [[neve]] e poi da quella sul [[pane]]) dell'apparato decorativo scultoreo in [[argento]].<ref>{{cita|Fronzuto 2001|p. 44.}}</ref> La realizzazione di quest'ultimo (consistente nelle statue dei sei santi sepolti nel succorpo, nel [[paliotto]] dell'altare e in altri arredi) proseguì per tutto il secolo successivo ed ebbe particolare impulso durante l'episcopato di Gennaro Carmignani, [[Chierici regolari teatini|C.R.]] ([[1738]]-[[1770]]).<ref>{{cita|Macaro 2008|p. 49.}}</ref> L'intero apparato (ad eccezione delle statue di ''Sant'Erasmo'' e di ''San Marciano'') andò perduto in seguito alla requisizione del [[1798]] da parte del [[Regno di Napoli]], che le fuse ricavandone 130&nbsp;kg per coniare [[moneta|monete]].<ref name=argenti>{{cita web|url=http://www.santipatronigaeta.it/storia/antiche-dotazioni-in-argento|titolo=Le antiche dotazioni in argento dei nostri Patroni|sito=santipatronigaeta.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref>
 
Il manufatto più antico, anteriore al succorpo stesso, era la statua di ''Sant'Erasmo'' (originariamente un busto), realizzata intorno al [[1303]] (millenario del martirio del patrono) grazie alla benemerenza di [[Carlo II d'Angiò]] dagli argentieri reali di Napoli, ai quali era stata commissionata dalla città di Gaeta.<ref name=Fronzuto_186>{{cita|Fronzuto 2001|p. 186.}}</ref> La scultura presentava una struttura portante lignea ornata con elementi argentei incrementati nel corso dei secoli; il santo era raffigurato a grandezza naturale, seduto su un ricco trono barocco con baldacchino realizzato nel [[1718]], con testa policroma e rivestito della [[Mitra (copricapo)|mitra]] e del [[piviale]], con [[Razionale (liturgia)|razionale]] del [[XIV secolo]] recante incisa la scena ''Maria che allatta Gesù Bambino tra due angeli cerofori'';<ref>{{cita|Catalano 2015|p. 57, fig. 3.}}</ref> egli era rappresentato in atteggiamento benedicente e recava in mano un prezioso [[pastorale (liturgia)|pastorale]] (anch'esso del [[XIV secolo]]) con l<nowiki>'</nowiki>''Annunciazione'' nel ricciolo e, sul nodo, i ''Santi Innocenzo, Casto, Secondino, Marciano ed Eupuria''.<ref>{{cita|CDC|p. 1.}}</ref> In occasione dei festeggiamenti in onore di sant'Erasmo, la statua veniva esposta sull'altare maggiore della [[Duomo di Gaeta|cattedrale]] costruito da [[Dionisio Lazzari]] nel [[1670]]-[[1683]] che, al di sopra del tabernacolo (realizzato nel [[1710]]), presenta ancora la mensola predisposta all'ostensione del simulacro.<ref>{{cita|Fronzuto 2001|p. 39.}}</ref>
 
Nel [[1690]] risultavano completate le suppellettili argentee dell'altare, costituite da crocifisso, candelieri e carte gloria; esse venivano custodite in casa di uno dei procuratori del succorpo ed utilizzate solamente in occasione della festa del patrono.<ref name=Tallini_302>{{cita|Tallini 2013|p. 302.}}</ref> Nel [[1695]] venne realizzata in argento la statua di ''San Marciano'' da parte degli argentieri Paolo e Antonio Perrella su disegno di [[Lorenzo Vaccaro]].<ref>{{cita|Catalano 2015|p. 59.}}</ref> Il santo era raffigurato in piedi con nella mano sinistra la [[palma del martirio]] ed un libro, e nella destra un [[pastorale (liturgia)|pastorale]]; quest'ultimo, dal momento che quello originario era andato perduto, venne sostituito nel [[XIX secolo]] con uno in [[legno]] e poi nel [[1976]] con quello argenteo dell'arcivescovo Francesco Niola, realizzato nel [[1903]] in stile neogotico.<ref name=Fronzuto_186/> In occasione della requisizione del [[XVIII secolo]] venne asportata la parte posteriore del piviale argenteo indossato dal santo, sostituita con un'asse di legno.<ref name=Giordano_54>{{cita|Giordano 1972|p. 54.}}</ref> Nel [[1696]] venne fatta la statua di ''Sant'Innocenzo'', mentre nel [[1719]] quella di ''San Casto'' e nel [[1721]] quella di ''San Secondino''.<ref name=Ferraro_159>{{cita|Ferraro 1903|p. 159.}}</ref> Le statue originarie di ''Sant'Albina'' e di ''Santa Eupuria'' erano in legno<ref>{{cita|Giordano 1972|p. 53.}}</ref> e furono sostituite nel [[1724]] con altrettante in argento, scolpite su disegno di [[Domenico Antonio Vaccaro]] dall'argentiere Giovan Battista Buonacquisto coadiuvato da Gioacchino Villani e Tommaso Treglia e dal cesellatore Nicola Pisotti.<ref name=argenti/>. Le sei statue, tutte a grandezza naturale, erano alloggiate entro altrettante nicchie marmoree poste lungo le pareti del [[presbiterio]] del succorpo e ai lati dell'altare.<ref name=Giordano_54/>
 
[[File:Paliotto argenteo di s. gennaro del vinaccia, su disegno di francesco solimena, 1692-95, 03.jpg|upright=1.6|thumb|destra|Il paliotto argenteo della [[reale cappella del Tesoro di san Gennaro]] a [[Napoli]], al quale era ispirato quello perduto del succorpo della cattedrale di Gaeta.]]
 
Nel [[1724]] venne acquistato un nuovo [[ostensorio]], mentre nel [[1741]] numerose suppellettili liturgiche tra le quali lampade, candelabri e un crocifisso per l'altare. Nel [[1749]] fu realizzato un [[paliotto]] in [[argento]] massiccio per l'altare, ispirato a quello dell'altare maggiore della [[reale cappella del Tesoro di san Gennaro]] a [[Napoli]]<ref name=Giordano_54/> opera di [[Giovan Domenico Vinaccia]] ([[1692]]-[[1695]]).<ref name=Napoli>{{cita web|url=https://www.museosangennaro.it/cappella/|titolo=La Real Cappella del Tesoro di San Gennaro|sito=museosangennaro.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref> Il pregevole manufatto raffigurava la ''Traslazione del corpo di sant'Erasmo da Formia a Gaeta''.<ref name=Ferraro_159/> Il paliotto e la statua di ''Sant'Erasmo'' venivano esposti esclusivamente in occasione dei festeggiamenti annuali per il santo patrono.<ref name=Tallinib_136/>
 
In seguito alla requisizione borbonica le due statue superstiti di ''Sant'Erasmo'' e ''San Marciano'' vennero custodite nella cappella del Tesoro annessa alla sacrestia capitolare. Durante la [[seconda guerra mondiale]] le statue argentee furono trasferite insieme ad altre opere d'arte della cattedrale presso la [[Biblioteca apostolica vaticana]] per prevenirne il trafugamento e tornarono a [[Gaeta]] nel [[1945]].<ref>{{cita pubblicazione|nome=Paolo|cognome=Capobianco|titolo=Furto sacrilego|rivista=L'Eco di San Giacomo|numero=6|mese=giugno|anno=1981 (IV)|p=2}}</ref> Nel [[1973]] venne restaurato il piviale di San Marciano ripristinandone la parte posteriore in argento.<ref name=argenti/> Nella notte tra il 21 e il 22 aprile [[1980]] le due statue subirono un primo furto, venendo mutilate e private di vari elementi dei quali il braccio benedicente e del razionale cesellato la statua di ''Sant'Erasmo'', il pastorale neogotico quella di ''San Marciano'';<ref>{{cita pubblicazione|autore=Roberto Mari|titolo=Rubati i santi patroni|rivista=Gazzetta di Gaeta|volume=VIII|anno=1981|mese=febbraio|numero=2 (92)|p=11}}</ref> inoltre, nella notte tra il 14 e il 15 gennaio dell'anno successivo entrambe furono trafugate nella loro interezza ad eccezione della testa policroma e di parte del trono ligneo di ''Sant'Erasmo'' e di alcuni brandelli e del pastorale ottocentesco (che aveva sostituito quello dell'arcivescovo Niola) di ''San Marciano''. Seguì una sottoscrizione popolare che portò alla realizzazione nel [[1984]]-[[1985]] di due nuove statue realizzate in bronzo argentato da Erasmo Vaudo; tuttavia esse non trovarono mai luogo nel succorpo, bensì dapprima all'interno della cattedrale,<ref>{{cita|Fronzuto 2001|pp. 186-187.}}</ref> dal [[2008]] nell'atrio della stessa.<ref>{{cita|Arcidiocesi di Gaeta (a cura di) 2008|p. 26.}}</ref>
 
=== Vicende successive ===
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Danni della seconda guerra mondiale alla volta del Succorpo.jpg|thumb|sinistra|La volta del succorpo con i dipinti danneggiati dal bombardamento del [[1943]].]]
 
Nel corso dei secoli successivi il succorpo non subì alterazioni sostanziali.
 
Nel [[1715]] il vescovo José Guerrero de Torres, [[Ordine di Sant'Agostino|O.E.S.A.]] avrebbe voluto impossessarsi degli argenti del succorpo, motivo per cui essi furono affidati dal magistrato civico di Gaeta alle monache di [[Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Gaeta)|San Montano]];<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 304.}}</ref> nel [[1718]] Guerrero de Torres pretese di introdursi nell'amministrazione del succorpo, ma il presidente Gaetano Argento fermamente ribadì il patronato esclusivo della città sulla cappella. Nel [[1820]] l'amministrazione fu affidata alla cittadina congrega di carità cui subentrò, nel [[1851]], la commissione pubblica di beneficenza successivamente divenuta l'[[istituto pubblico di assistenza e beneficenza]] "Santissima Annunziata".<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|pp. 233-234.}}</ref> Nel [[2003]] insieme all'intera [[Duomo di Gaeta|cattedrale]] (ad eccezione del [[Campanile del duomo di Gaeta|campanile]]) il succorpo venne gratuitamente donato dal comune di Gaeta all'[[Arcidiocesi di Gaeta|arcidiocesi]].<ref>{{cita|Capobianco 2006|p. 37.}}</ref>
 
La cappella venne dotata di un [[organo positivo]] che venne alienato nel corso degli [[anni 1950]];<ref>{{cita|Fronzuto 2001|p. 190.}}</ref> la presenza di un [[organo a canne]] nell'incorpo è testimoniata fin dal [[1529]].<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 267.}}</ref> Il succorpo disponeva inoltre di un [[clavicembalo]] per l'accompagnamento delle liturgie che, in occasione dei festeggiamenti per il patrono, veniva portato in cattedrale e usato per il solenne pontificale del 2 giugno; esso venne suonato dall'organista della cattedrale fino a che il succorpo non assunse un organista proprio.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 137-138.}}</ref> È possibile che, nell'ambito di alcune modifiche interne all'arredo della cattedrale promosso nel [[1828]] dal vescovo Luigi Maria Parisio, con la realizzazione di una doppia scalinata di accesso al presbiterio della basilica nella [[navata]] centrale, venisse ridotta ad una lunetta di modeste dimensioni l'ipotetica arcata seicentesca originaria avente la medesima larghezza della navata stessa, che avrebbe dato luce al vestibolo del succorpo.<ref>{{cita|Fronzuto 2001|pp. 30, 46.}}</ref>
 
[[File:Erasmo-cripta.jpg|thumb|destra|L'altare durante la ricognizione canonica del [[2008]].]]
 
Nella notte tra l'8 e il 9 settembre [[1943]] la città di [[Gaeta]] venne bombardata dall'aviazione tedesca e un ordigno colpì la cattedrale causando ingenti danni; lo stesso succorpo subì la perdita di parte dei dipinti della volta, restaurati nel [[1952]] e nel [[2010]]-[[2014]] senza integrare le parti andate perdute;<ref name=Fronzuto_41/> mentre la specchiatura con ''Dio Padre con cherubini'' è andata irrimediabilmente perduta, nel [[2015]] è stata ricostruita quella con la ''Gloria di sant'Erasmo'', della quale si erano conservati maggiori brani ed una testimonianza fotografica.<ref name=Serafinellia_73>{{cita|Serafinelli 2015|vol. I., p. 73.}}</ref>
 
Nel [[1971]] all'interno delle nicchie delle pareti del presbiterio rimaste vuote, vennero posizionati cinque busti in legno argentato (quattro di ''Apostoli'' e uno di ''San Gennaro'') e l'urna marmorea con le spoglie di san Montano, proveniente dalla [[Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Gaeta)|chiesa di Santa Caterina d'Alessandria]]; furono successivamente rimossi.<ref name=Fronzuto_186/>
 
Il 25 aprile [[2008]] venne condotta dall'arcivescovo [[Fabio Bernardo D'Onorio]], [[Ordine di San Benedetto|O.S.B.]] una nuova ricognizione canonica delle reliquie contenute all'interno dell'altare del succorpo<ref>{{cita|Arcidiocesi di Gaeta (a cura di) 2008|p. 7.}}</ref> e successivamente venne dotato di due busti reliquiari raffiguranti ''Sant'Erasmo'' e ''San Marciano''. Negli anni seguenti venne donata alla cappella una lampada argentea di ambito veneziano del [[XVII secolo]].<ref name=Sorabella_83>{{cita|Sorabella 2014|p. 83.}}</ref> Nell'ambito dei restauri che hanno interessato l'intera cattedrale e che si sono conclusi nel [[2014]] le spoglie mortali dei martiri furono trasferite dal succorpo al [[presbiterio]] insieme ai relativi sarcofagi: i due più piccoli sotto le arcate laterali; dei due più grandi, quello dei santi Casto, Secondino ed Eupuria al posto della mensa dell'altare di San Giuseppe, l'altro invece come nuovo altare maggiore.<ref>{{cita|Capanni, Lilli (a cura di) 2015|pp. 189-190.}}</ref>
 
== Descrizione ==
=== Esterno ===
Esternamente il succorpo si presenta in continuità architettonica con la coeva [[abside]] soprastante, tanto nella parete posteriore (con paramento murario costituito da pietre irregolari a vista), quanto in quella laterale destra (intonacata di arancione con un cornicione bianco che la divide orizzontalmente). È privo di elementi decorativi ad eccezione di una nicchia che si apre nella parte inferiore della parete posteriore, lungo vicolo Caetani, con arco in mattoncini sorretto da due mensole marmoree scolpite a rilievo, che accoglie a ridosso di una parete in [[opera reticolata]] il fusto di una colonna di spoglio sormontata da una moderna icona della ''Madre di Dio Glycophilousa''.
 
=== Scalinata e vestibolo ===
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Scalinata del Succorpo.jpg|thumb|sinistra|Scorcio della scalinata]]
L'accesso al succorpo avviene esclusivamente dall'interno della [[Duomo di Gaeta|cattedrale]], tramite una doppia scalinata che si compone di due scalee simmetriche ad [[angolo retto]], ciascuna con due rampe di gradini in marmo;<ref name=Serafinellib_72/> le due rampe superiori danno nella terza [[campata]] delle navate laterali e sono poste parallelamente alle scalinate che danno accesso al presbiterio della basilica, con ringhiera [[XIX secolo|ottocentesca]] in ottone dorato; i cancelletti che chiudono le scale del succorpo presentavano in origine lo stemma della città di [[Gaeta]], successivamente rimosso.<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|p. 234.}}</ref> Le pareti lungo le due rampe presentano, nella parte inferiore, una decorazione bicroma in marmi intarsiati che imita un elaborato parapetto traforato, realizzata nel [[1689]]; nella parte superiore e sulla volta, invece, vi sono decorazioni a [[bassorilievo]] in [[stucco]] che lungo le rampe superiori sono costituite da semplici specchiature geometriche, lungo quelle inferiori da decorazioni vegetali e simboli del martirio entro campi di forma diversa. Nel campo centrale della volta della rampa di destra sono intrecciate due palme entro una ghirlanda, mentre in quello della rampa di sinistra vi è una [[Mitra (copricapo)|mitra]] con incrociati dietro un [[pastorale (liturgia)|pastorale]] ed una [[croce astile]]; nei campi laterali, palme e gigli incrociati.<ref name=Ferraro_158/> Le scale sono illuminate da due finestre rettangolari che si aprono verso l'esterno in corrispondenza dei [[pianerottolo|pianerottoli]] intermedi.<ref>{{cita|De Santis 1971-2|p. 92.}}</ref>
 
Le due scalinate convergono nel vestibolo, a pianta [[quadrilatero|quadrangolare]], posto centralmente al di sotto del limitare anteriore del presbiterio della [[cattedrale]]. L'ambiente è illuminato da una finestra ad [[arco a tutto sesto]] chiusa da una grata che dà sulla navata della basilica e si apre sulla parete opposta all'ingresso al succorpo. La volta è a [[volta a crociera|a crociera ribassata]] e presenta la medesima esuberante decorazione in [[stucco]] delle rampe inferiori della doppia scalea, con al centro di ogni vela una conchiglia. Al di sotto della finestra, vi è la targa fatta apporre nel [[1666]] dalla città di [[Gaeta]] come ringraziamento a [[Erasmo di Formia|sant'Erasmo]] da parte della popolazione di [[Gaeta]] per lo scampato pericolo durante la peste del [[1656]];<ref>{{cita web|url=http://www.santipatronigaeta.it/santi/sant-erasmo-il-patrono|titolo=Sant'Erasmo il "Patrono"|sito=santipatronigaeta.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref> è opera di [[Dionisio Lazzari]] che, secondo l'idea originaria successivamente accantonata, avrebbe dovuto realizzare una statua a tutto tondo raffigurante sant'Erasmo da collocarsi nella piazza antistante il [[Campanile del duomo di Gaeta|campanile della cattedrale]].<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 298.}}</ref> La targa è in marmi policromi e presenta la seguente epigrafe in caratteri dorati su sfondo marmoreo nero:
 
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Ingresso del succorpo.jpg|thumb|destra|Il vestibolo con la lapide del [[1666]].]]
 
{{citazione
|Ad Erasmo, martire illustre, eccellente protettore, avendo preservato dalla peste la regione e la città, la città di Gaeta adempì al voto con il denaro pubblico nell'anno del Signore 1666.
|Epigrafe sulla lapide del vestibolo.
|ERASMO<br/>
INCLYTO MARTYRI<br/>
PRÆSTANTISSIMO TUTELARI<br>
OB REGIONEM ET VRBEM A PESTE SERVATAM<br>
CIVITAS CAIETANA<br>
ÆRE PVBLICO VOTVM SOLVIT<br>
A.D. MDCLXVI
|lingua=la
}}
 
L'iscrizione è inserita all'interno di una ricca cornice ornata con intarsi e rilievi tra i quali volute e due teste di angelo alle estremità; la parte apicale è costituita da un [[Timpano (architettura)|timpano]] spezzato con, al centro, lo stemma di [[Gaeta]] a tutto tondo.<ref>{{cita|Sorabella 2014|pp. 81-82.}}</ref>
 
Sulla parete opposta a quella della lapide vi è l'ingresso della cappella, costituito da un'ampia [[arco ribassato|arcata ribassata]] chiusa da un cancello [[bronzo|bronzeo]] realizzato ad imitazione del [[cancello di Cosimo Fanzago]] della [[reale cappella del Tesoro di san Gennaro]] di [[Napoli]],<ref>{{cita|Fiengo 1971|p. 98, n. 54.}}</ref> ([[1630]]-[[1655]]).<ref name=Napoli/> Il cancello di Gaeta venne realizzato tra il [[1700]] ed il [[1701]] dopo che, in seguito alla realizzazione della decorazione marmorea bicroma delle scale, nel [[1689]] si era deciso di sostituire le due porte in ferro e ottone con guarnizioni dorate che chiudevano le rampe con un unico cancello al di sotto dell'arcata di accesso del succorpo;<ref name=Tallini_302/> l'autore del manufatto, già individuato nell'ambito di [[Giovan Domenico Vinaccia]],<ref name=Fronzuto_41/> è il napoletano Antonio Perrella. La scultura è riccamente ornata con volute ed è caratterizzata dalla presenza al di sopra del doppio battente del busto bifronte raffigurante ''Sant'Erasmo benedicente'' inserito all'interno di un oculo centrale.<ref>{{cita|Catalano 2015|pp. 59-60.}}</ref>
 
=== Architettura ===
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Succorpo 2.jpg|upright=1.4|thumb|sinistra|Interno del succorpo verso l'ingresso.]]
Il succorpo è integralmente in [[architettura barocca|stile barocco]]. Esso si compone di un unico ambiente a pianta [[rettangolo|rettangolare]] coperto con [[volta a botte]] ribassata e lunettata.<ref name=Serafinellib_54>{{cita|Serafinelli 2015|vol. II, p. 54.}}</ref> L'illuminazione naturale avviene tramite sei finestre [[rettangolo|rettangolari]] con profonda [[strombatura]] che si aprono simmetricamente nelle pareti laterali, tre per lato. Non vi è [[abside]]: il [[presbiterio]], rialzato di due gradini, occupa la parte terminale della [[navata]].<ref>{{cita|Serafinelli 2011|p. 133.}}</ref>
 
=== Decorazione marmorea ===
Il [[pavimento]] venne realizzato nel [[1661]] da Giuseppe Gallo secondo un progetto presentato dallo stesso magistrato civico di Gaeta e dallo stesso rifatto nel [[1663]] dopo che il suo lavoro iniziale era stato giudicato mediocre; è caratterizzato da un semplice disegno geometrico composto da piastrelle a forma di [[parallelepipedo]] realizzati in marmi di tre colori differenti: bianco, grigio e nero.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 294, 296.}}</ref> La parte frontale del gradino superiore del presbiterio, in marmi policromi intarsiati, venne invece realizzata da [[Dionisio Lazzari]] contestualmente alla [[balaustra]].<ref name=DeSantis_95>{{cita|De Santis 1971-2|p. 95.}}</ref>
 
La parte inferiore delle pareti nell'area riservata ai fedeli presenta una decorazione marmorea, iniziata nel [[1663]] anch'essa ad opera Giuseppe Gallo che realizzò i gruppi di [[lesena|lesene]] che idealmente uniscono il piano di calpestio alla base della [[volta (architettura)|volta]]. A partire dal [[1666]] furono scolpiti da [[Dionisio Lazzari]] i riquadri intermedi che presentano intarsi vegetali in marmi policromi, mentre nel [[1673]] lo stesso artista iniziò la realizzazione dell'esuberante decorazione a rilievo intorno alle finestre (per la quale fu preferito il marmo allo stucco come era inizialmente); tale apparato è presente anche in controfacciata, ai lati dell'arco d'ingresso, dove sono apposti due stemmi della città di Gaeta.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 296, 298, 300, 317.}}</ref>
 
==== Presbiterio ====
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Succorpo 1.jpg|thumb|destra|Il presbiterio.]]
Il [[presbiterio]] è delimitato dalla [[balaustra]] scolpita da [[Dionisio Lazzari]] tra il [[1649]] e il [[1655]], il cui andamento segue quello dei gradini a ridosso dei quali è posta per una lunghezza di circa 11,35&nbsp;m. Essa presenta una ricchissima decorazione in marmi policromi intarsiati: sulla parte superiore del parapetto vi è un intreccio continuo di volute ed elementi vegetali tra i quali fiori in [[lapislazzuli]] ed in [[madreperla]]; il parapetto è sorretto da balaustri in breccia rossa di Palermo e pilastrini che, sulla parte anteriore, presentano intarsiati vasi di fiori e (quelli più vicini al cancelletto d'ingresso al presbiterio) lo stemma di Gaeta.<ref name=DeSantis_95/>
 
Nelle pareti del presbiterio si aprono le sei nicchie ideate per custodire le statue dei santi inumati nel succorpo, due sulla parete di sinistra, due su quella di fondo ai lati dell'altare e due su quella di destra; quattro di esse furono realizzate da Jacopo Lazzari a partire dal [[1631]] e furono portate a termine dopo la sua morte dal figlio Dionisio a partire dal [[1644]], il quale si mantenne fedele al disegno del padre.<ref>{{cita|Tallini 2013|pp. 288, 290.}}</ref> Ciascuna di esse presenta un emiciclo semicircolare affiancato da due [[Colonna (architettura)|colonne]] [[ordine ionico|ioniche]] con fusto liscio in morcatello di Spagna e basamento e [[capitello]] in marmo bianco, che sorreggono un [[architrave]] con al centro un cartiglio in marmo nero recante in caratteri dorati il nome del santo la cui statua si trovava nella nicchia; tali statue (caratterizzate da una ridotta profondità in quanto ideate per rimanere nelle rispettive nicchie) erano sorrette da una mensola con testa di angelo e sostenute da un gancio posto alla base della calotta della nicchia, non più presente; da sinistra a destra, le statue erano quelle di: ''Sant'Albina'', ''San Casto'', ''San Marciano'', ''Sant'Innocenzo'', ''San Secondino'' (sebbene il cartiglio rechi il nome di san Probo, che non aveva statua), ''Santa Eupuria''.<ref>{{cita|Giordano 1972|p. 54, n. 10.}}</ref> La cornice architettonica di ciascuna nicchia termina in alto con un [[Timpano (architettura)|timpano]] alternativamente semicircolare e triangolare, al centro del quale è posta una testa d'angelo.<ref>{{cita|De Santis 1971-2|p. 94.}}</ref> All'interno delle due nicchie ai lati dell'altare si trovano i moderni busti reliquiari processionali dei santi Erasmo (a sinistra, nella nicchia di sant'Innocenzo) e Marciano (a destra, nella nicchia propria).<ref name=Sorabella_83/>
 
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Paliotto dell'altare del succorpo.jpg|upright=1.6|thumb|sinistra|Il paliotto marmoreo dell'altare, di Dionisio Lazzari ([[1670]]).]]
 
A ridosso della parete di fondo, al centro, trova luogo l'altare realizzato da Jacopo Lazzari entro il [[1631]].<ref name=Sorabella_82/> La mensa presenta sulla parte anteriore un ricco paliotto ornato con una fitta decorazione ad intarsio marmoreo in marmi policromi, opera di [[Dionisio Lazzari]] che lo fece nel [[1670]]: l'ornato si articola con volute intorno a tre campi principali, dei quali i due laterali con vasi fioriti e quello centrale con un'apertura [[ovale]], già chiusa da una coeva grata in ottone dorato, che permetteva di vedere la croce in marmo rosso apposta nel [[1620]] sul sarcofago che conteneva quello dei santi Erasmo, Probo e Innocenzo e l'urna di san Marciano, esso stesso convertito nel [[2014]] in altare maggiore della cattedrale.<ref>{{cita|Sorabella 2014|p. 105.}}</ref> Attualmente all'interno dell'altare si trova l'urna marmorea con le spoglie mortali di San Marciano, a forma di parallelepipedo, il cui coperchio modanato presenta inciso il nome del santo.<ref>{{cita|Arcidiocesi di Gaeta (a cura di) 2008|p. 20.}}</ref> L'altare è sormontato da un timpano triangolare in marmo bianco sorretto da colonne e lesene [[ordine corinzio|corinzie]] lisce e recante, sull'architrave, il cartiglio con il nome di sant'Erasmo, analogamente alle sei nicchie. La pala è inserita all'interno di una cornice marmorea decorata con rilievi raffiguranti festoni, volute ed una testa d'angelo.<ref name=Fronzuto_41/>
 
=== Decorazione pittorica ===
==== Pareti e volta ====
{{Galleria
|larghezza = 250
|titolo =
|align = right
|sfondo = no
|bordo = no
|Immagine:Giacinto Brandi, Gloria dei santi Albina, Casto, Eupuria, Innocenzo, Marciano, Probo e Secondino (1662-1663) 1.jpg|''Gloria dei santi Albina, Eupuria, Casto, Innocenzo, Marciano, Probo e Secondino''
|Immagine:Giacinto Brandi, Gloria di sant'Erasmo (1662-1663).jpg|''Gloria di sant'Erasmo''
|Immagine:Giacinto Brandi, Dio Padre e cherubini (1662-1663, perduto).jpg|''Dio Padre e cherubini'' (perduto)
|
}}
 
La decorazione pittorica si sviluppa in tutta la parte superiore delle pareti, nell'intradosso delle finestre e sulla volta, ed è opera di [[Giacinto Brandi]] che vi lavorò tra la seconda metà del [[1662]] e la fine del [[1663]], con alcuni importanti ritocchi alle vele nel corso del [[1664]]. I dipinti non vennero realizzati con la tecnica dell'[[affresco]], bensì con quella dell'[[pittura a olio|olio]] su muro; tale tecnica venne scelta dal pittore, che la conosceva bene avendola già utilizzata più volte, considerando la scarsità dell'altezza della volta (e la conseguente vicinanza a fonti di calore come le fiammelle delle lampade e delle [[candela (illuminazione)|candele]]) e la miglior tenuta della stessa in un ambiente umido come il succorpo.<ref>{{cita|Serafinelli 2015|vol. I, pp. 71-72.}}</ref>
 
La decorazione parietale riguarda gli spicchi ai lati dell'arco d'ingresso (con ''Insegne militari romane''), quelli ai lati dell'altare (con ''Insegne episcopali'') e le lunette con ''Allegorie di eventi della vita di sant'Erasmo'', in gran parte perdute, al di sopra delle nicchie dei santi.<ref>{{cita|Serafinelli 2015|vol. II, p. 56.}}</ref> Negli intradossi delle finestre vi sono [[grisaille]] con soggetto vegetale, anch'esse del Brandi.<ref>{{cita|Tallini 2013|p. 317.}}</ref>
 
La volta presenta una rigida ripartizione geometrica di stampo [[arte manierista|tardo-manierista]] in stucco originariamente dorato a [[foglia oro]]<ref>{{cita|Gaetani d'Aragona 1885|p. 231.}}</ref> all'interno del quale il Brandi realizzò l'apparato pittorico limitandosi ad allargare i campi delle vele per realizzare a figura intera e non a mezzobusto i soggetti al loro interno.<ref name=Serafinellia_134/> Lungo l'asse mediano della volta si trovano tre grandi specchiature. Quella più vicina all'ingresso, di forma ottagonale, presenta la ''Gloria dei santi Albina, Eupuria, Casto, Innocenzo, Marciano, Probo e Secondino''<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=it&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=50265&titolo=Brandi+Giacinto%2C+Gloria+di+san+Probo%2C+sant%27Innocenzo%2C+san+Casto%2C+san+Secondino%2C+sant%27Albina+e+sant%27Eupuria|titolo=Brandi Giacinto, Gloria di san Probo, sant'Innocenzo, san Casto, san Secondino, sant'Albina e sant'Eupuria|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref> ed è l'unico dei tre dipinti centrali a rimanere illeso dal bombardamento nel [[1943]];<ref>{{cita|Sorabella 2014|p. 79.}}</ref> in alto sono raffigurate le due sante, sedute sulle nubi con in mano la [[palma del martirio]], mentre in basso vi sono gli altri martiri raffigurati come [[vescovo|vescovi]] senza particolari segni distintivi che permetta di distinguerli l'uno dall'altro. La specchiatura centrale è ovale e reca la ''Gloria di sant'Erasmo'',<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=it&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=50268&titolo=Brandi+Giacinto%2C+Gloria+di+sant%27Erasmo|titolo=Brandi Giacinto, Gloria di sant'Erasmo|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref> ricostruita nel [[2015]] in base ad una testimonianza fotografica; la composizione è caratterizzata da «una forte matrice [[Correggio (pittore)|correggesca]]» e presenta al centro il santo rivestito dei paramenti e della mitra circondato da numerosi angeli, dei quali alcuni recano vari oggetti tra cui la palma del martirio, il pastorale e la corona di vittoria riservata ai martiri.<ref name=Serafinellia_73/> La specchiatura posta al di sopra del presbiterio, anch'essa ottagonale, è estremamente lacunosa e raffigurava ''Dio Padre con cherubini''.<ref>{{cita|Serafinelli 2015|vol. II, pp. 54-56.}}</ref> Nelle vele che si intervallano alle unghiature delle lunette sono raffigurate le dieci allegorie delle ''Virtù proprie di sant'Erasmo''<ref>{{cita web|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?locale=it&decorator=layout_resp&apply=true&tipo_scheda=OA&id=50274&titolo=Brandi+Giacinto%2C+Dieci+Virt%C3%B9+allegoriche|titolo=Brandi Giacinto, Dieci Virtù allegoriche|sito=catalogo.fondazionezeri.unibo.it|accesso=14 luglio 2018}}</ref> sotto forma di personificazione, mentre in quelle a ridosso dell'altare vi sono ''Cherubini''.<ref name=Serafinellib_54/> Le virtù rappresentate, per le quali il pittore fece sintesi tra modelli già esistenti (in particolare quelli codificati nella sua ''Iconologia'' da [[Cesare Ripa]] nel [[1603]]) e di significati nuovi da lui ideati,<ref>{{cita|Serafinelli 2011|pp. 134-135.}}</ref> sono (dall'ingresso all'altare):
 
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|[[UEFA Women's Champions League 2019-2020|2019-2020]]
| [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Modestia (1662-3).jpg|161px|center]]</br>''Modestia'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Prudenza (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Prudenza'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Fede (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Fede'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Carità (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Carità'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Eternità (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Eternità'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Putti sx (1662-1663).jpg|132px|center]]</br>''Putti''
|[[UEFA Women's Champions League|Women's Champions League]]
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|Sedicesimi di finale
| colspan="6" | '''Lato destro'''
|align=left|{{Bandiera|SCO}} {{Calcio femminile Glasgow City|N}}
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| [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Divinità (1662-3).jpg|161px|center]]</br>''Divinità'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Sapienza (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Sapienza'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Fortezza (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Fortezza'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Umiltà (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Umiltà'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Penitenza (1662-3).jpg|150px|center]]</br>''Penitenza'' || [[File:Giacinto Brandi, Allegorie delle Virtù di Sant'Erasmo - Putti dx (1662-1663).jpg|128px|center]]</br>''Putti''
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== Organico ==
La specchiatura della ''Modestia'' reca, nell'angolo in basso a destra, la firma dell'artista a caratteri cubitali: HYACİ.<sup>S</sup> BRAND.<sup>S</sup>.<ref>G. Serafinelli, ''Per la gloria di sant'Erasmo: immagini di virtù e santità nel succorpo del duomo di Gaeta'', in {{cita|M. d'Onofrio, M. Gianandrea (a cura di)|p. 517.}}</ref>
{{vedi anche|Ženskij Futbol'nyj Klub Čertanovo 2019}}
 
==== PalaRosa d'altare2019 ====
''Rosa aggiornata alla stagione 2019<ref>{{Cita web|url=https://it.uefa.com/womenschampionsleague/season=2020/clubs/club=2607229/squad/|titolo=WFC Chertanovo|sito=uefa.com|accesso=16 agosto 2019}}</ref>''.
[[File:Giacinto Brandi, Martirio di sant'Erasmo (1664).jpg|thumb|sinistra|''Martirio di sant'Erasmo''.]]
Al centro dell'ancona dell'altare si trova l'olio su tela del ''Martirio di sant'Erasmo'', anch'essa opera di Giacinto Brandi; il dipinto venne commissionato al pittore nel [[1663]] per sostituirne uno precedente ritenuto inadeguato alla nuova decorazione della cappella, che presentava la stessa scena; il bozzetto venne approvato nel corso dello stesso anno da parte del magistrato civico di Gaeta e l'opera fu realizzata nell'arco del [[1664]].<ref>{{cita|Serafinelli 2015|vol. II, p. 235.}}</ref> La pala del succorpo fin da subito fu oggetto di vivo entusiasmo da parte del pubblico tanto da divenire, secondo il biografo [[Filippo Baldinucci]], una delle principali attrazioni della città, e insieme alle altre opere realizzate in [[Gaeta]] contribuì ad aumentare la fama dell'artista.<ref>G. Serafinelli, ''Per la gloria di sant'Erasmo: immagini di virtù e santità nel succorpo del duomo di Gaeta'', in {{cita|M. d'Onofrio, M. Gianandrea (a cura di)|p. 522.}}</ref> Successivamente venne dipinta una copia di minore qualità della tela del Brandi che si trova presso lo stabilimento della Santissima Annunziata in [[Gaeta]], fortemente danneggiata durante la [[seconda guerra mondiale]].<ref>{{cita|Serafinelli 2015|vol. II, p. 58.}}</ref>
 
{{Calciatore in rosa/inizio|col1=white|col2=blue}}
Giacinto Brandi prese come modello la [[Martirio di Sant'Erasmo|pala col medesimo soggetto]] dipinta da [[Nicolas Poussin]] per l'altare di Sant'Erasmo della [[Basilica di San Pietro in Vaticano]] nel [[1628]] ed attualmente esposta presso la [[Pinacoteca vaticana]].<ref>{{cita web|url=http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/la-pinacoteca/sala-xii---secolo-xvii/nicolas-poussin--martirio-di-s--erasmo.html|titolo=Nicolas Poussin, Martirio di S.Erasmo|sito=museivaticani.va|accesso=14 luglio 2018|lingua=de, en, es, fr, it}}</ref> La scena, la cui tragicità è data attraverso il ricorso a tinte scure, presenta un'accentuata plasticità dei corpi e dà particolare attenzione alla psicologia dei personaggi: al centro vi è il [[Erasmo di Formia|santo]] che, legato ad un palo, sta subendo l'eviscerazione operata dal carnefice che si colloca sulla sinistra; in basso a destra, un persecutore sorregge le insegne episcopali del martire, mentre in alto vi sono degli angeli pronti ad accogliere l'anima del vescovo; chino su sant'Erasmo è un anziano sacerdote, riconoscibile per le bianche vesti nelle quali è avvolto, che gli intima invano di adorare gli idoli. Rispetto al dipinto di Poussin è assente qualunque riferimento alla cultura classica e alla [[religione pagana]] per maggiormente sottolineare la drammaticità del martirio; inoltre alla compostezza adottata dal pittore francese si sostituisce un esasperato naturalismo<ref>{{cita|Serafinelli 2015|vol. II, pp. 57-58.}}</ref> di tradizione ispano-campana, mentre la forte tensione drammatica richiama la tela ''Quaranta Martiri di Sebaste'', realizzata pochi anni prima della pala di [[Gaeta]] dal Brandi per la propria cappella di famiglia nella [[chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco]] a [[Roma]].<ref>G. Serafinelli, ''Per la gloria di sant'Erasmo: immagini di virtù e santità nel succorpo del duomo di Gaeta'', in {{cita|M. d'Onofrio, M. Gianandrea (a cura di)|pp. 517, 522.}}</ref>
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=== Staff tecnico ===
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{{finestra|border=1px|col1=blue|col3=white|titolo=Staff dell'area tecnica|contenuto=
* {{Bandiera|RUS}} [[Sergej Lavrent'ev]] - Allenatore
* {{Bandiera|RUS}} Andrey Ryazin - Allenatore in seconda
* {{Bandiera|RUS}} Timur Khasanov - Team manager
* {{Bandiera|RUS}} Vitaliy Shadrin - Preparatore dei portieri
* {{Bandiera|RUS}} Vladimir Gladyshev - Dottore
* {{Bandiera|RUS}} Vitaliy Pushkin - Massaggiatore
}}
</div>
{{clear}}
 
== Note ==
<references/>
 
== BibliografiaCollegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=r-5_6yyYqq4C&printsec=frontcover&hl=it|nome=Giovanni Battista|cognome=Federici|titolo=Degli antichi duchi e consoli o ipati della città di Gaeta|città=Napoli|editore=Vincenzo Flauto|anno=1791|cid=Federici 1791|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Onorato|cognome=Gaetani d'Aragona|titolo=Memorie storiche della città di Gaeta|città=Caserta|editore=Stabilimento tipo-litografico della Minerva|anno=1885|edizione=2|cid=Gaetani d'Aragona 1885|isbn=no}}
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/memoriereligios00ferrgoog|nome=Salvatore|cognome=Ferraro|titolo=Memorie religiose e civili della città di Gaeta|città=Napoli|editore=Tipografia Francesco Giannini & Figli|anno=1903|isbn=no|cid=Ferraro 1903}}
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/gri_33125014101840|nome=Salvatore|cognome=Ferraro|titolo=La Colonna del Cereo Pasquale di Gaeta. Contributo alla Storia dell'Arte medioevale|città=Napoli|editore=Tipografia Francesco Giannini & Figli|anno=1905|isbn=no|cid=Ferraro 1905}}
* {{cita libro|titolo=Codex Diplomaticus Cajetanus|collana=Tabularium Casinense|volume=III|città=Isola del Liri|editore=Pisani|anno=1969|annooriginale=1858|cid=CDC|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Allaria|titolo=Le chiese di Gaeta|città=Latina|editore=Ente Provinciale per il Turismo, Camera di Commercio|cid=Allaria 1970|anno=1970|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Fiengo|titolo=Gaeta: monumenti e storia urbanistica|città=Napoli|editore=Edizioni scientifiche italiane|anno=1971|isbn=no|cid=Fiengo 1971}}
* {{cita pubblicazione|nome=Angelo|cognome=De Santis|titolo=La Cattedrale di Gaeta nei secoli XVII e XVII|rivista=Bollettino dell'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale|numero=VII|città=Roma|editore=Casa di Nicola Crescenzo|anno=pp=81-105|isbn=no|cid=De Santis 1971-2}}
* {{cita libro|nome=Alberto|cognome=Giordano|titolo=La cattedra episcopale di Gaeta|città=Gaeta|editore=Centro Storico Culturale|anno=1972|isbn=no|cid=Giordano 1972}}
* {{cita pubblicazione|nome=Mario|cognome=d'Onofrio|titolo=La cattedrale di Gaeta nel medioevo|rivista=Rivista dell'Istituto Nazionale d'Archeologia e Storia dell'Arte|città=Roma|editore=L'Erma di Bretschneider|anno=1996-1997|numero=19-20 (3<sup>a</sup> serie)|issn=0392-5285|pp=227-249|cid=D'Onofrio 1996-7}}
* {{cita libro|nome=Graziano|cognome=Fronzuto|titolo=Monumenti d'arte sacra a Gaeta: storia ed arte dei maggiori edifici religiosi di Gaeta|città=Gaeta|editore=Edizioni del Comune di Gaeta|anno=2001|cid=Fronzuto 2001|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Paolo|cognome=Capobianco|titolo=La cattedrale di Gaeta. Cenni del 900º anniversario della consacrazione|città=Fondi|editore=Arti Grafiche Kolbe|anno=2006|cid=Capobianco 2006|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Gennaro|cognome=Tallini|titolo=Gaeta: una città nella storia|città=Gaeta|editore=Edizioni del Comune di Gaeta|anno=2006|isbn=no|cid=Tallini 2006}}
* {{cita libro|curatore=Arcidiocesi di Gaeta|titolo=Sant'Erasmo, testimone di Cristo, nostro Patrono|città=Formia|editore=Graficart|anno=2008|cid=Arcidiocesi di Gaeta (a cura di) 2008|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Carlo|cognome=Macaro|titolo=La Diocesi di Gaeta nel '700|città=Fondi|editore=Tipolitografia C.O.R.E.|anno=2008|cid=Macaro 2008|isbn=no}}
* {{cita pubblicazione|nome=Guendalina|cognome=Serafinelli|titolo=La decorazione pittorica di Giacinto Brandi nella cripta del duomo di Sant'Erasmo in Gaeta: nuovi documenti e letture iconografiche|opera=Arte Documento|numero=27|città=Venezia|editore=Marcianum Press|anno=2011|pagine=132-141|issn=1121-0524|cid=Serafinelli 2011}}
* {{cita libro|nome=Gennaro|cognome=Tallini|titolo=Vita quotidiana a Gaeta nell'età del viceregno spagnolo|città=Gaeta|editore=Centro Storico Culturale "Gaeta"|anno=2013|isbn=no|cid=Tallini 2013}}
* {{cita libro|nome=Lino|cognome=Sorabella|titolo=Ecclesia Mater. La Cattedrale di Gaeta|città=Marina di Minturno|editore=Caramanica Editore|anno=2014|isbn=978-88-7425-163-6|cid=Sorabella 2014}}
* {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=yMV2BwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|nome=Dora|cognome=Catalano|articolo=Argenti sacri da Napoli e dal meridione: presenze nel Lazio tra XVI e XVIII secolo|curatore=Benedetta Montevecchi|titolo=Sculture preziose. Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo|città=Roma|editore=Gangemi|anno=2015|isbn=978-88-492-8034-0|cid=Catalano 2015|pp=55-66}}
* {{cita libro|curatore1=Fabrizio Capanni|curatore2=Giampiero Lilli|titolo=Le cattedrali del Lazio. L'adeguamento liturgico delle chiese madri nella regione ecclesiastica del Lazio|città=Cinisello Balsamo|editore=Silvana|anno=2015|ISBN=978-88-366-3146-9|cid=Capanni, Lilli (a cura di) 2015}}
* {{cita libro|nome=Guendalina|cognome=Serafinelli|titolo=Giacinto Brandi (1621-1691). Catalogo ragionato delle opere|anno=2015|editore=Umberto Allemandi|città=Torino|isbn=978-88-422-2353-5|cid=Serafinelli 2015}}
* {{cita libro|curatore1=Mario d'Onofrio|curatore2=Manuela Gianandrea|titolo=Gaeta medievale e la sua cattedrale|città=Roma|editore=Campisano|anno=2018|ISBN=978-88-85795-06-8|pp=571-580|cid=M. d'Onofrio, M. Gianandrea (a cura di)}}
 
== Voci correlate ==
* [[Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta]]
* [[Dionisio Lazzari]]
* [[Giacinto Brandi]]
* [[Erasmo di Formia|Sant'Erasmo di Formia]]
* [[Marciano di Siracusa|San Marciano di Siracusa]]
 
{{Portale|calcio|Russia}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Cathedral (Gaeta) - Succorpo|commons_preposizione=sul}}
 
[[Categoria:Società calcistiche femminili russe|Čertanovo]]
{{portale|architettura|arte|cattolicesimo|Lazio}}
[[Categoria:Cripte|Gaeta, Succorpo]]
[[Categoria:Duomo di Gaeta]]