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{{Torna a|Opere di Giacomo Leopardi}}
[[Immagine:Sallustio De Catilinae coniuratione miniatura.gif|thumb|right|250px|Frontespizio di una miniatura del ''Bellum Catilinae'' di Bartolomeo San Vito per Bernardo Bembo, [[1471]] - [[1484|84]]; custodito nella [[Biblioteca Apostolica Vaticana]].]]
{{Libro
|titolo = Operette morali
|titoloalfa = Operette morali
|immagine = Leopardi Operette Morali Napoli 1835.jpg
|didascalia = Frontespizio delle Operette morali, pubblicato a [[Napoli]] per i tipi di Saverio Starita nel 1835.
|autore = Giacomo Leopardi
|annoorig = 1827
|lingua = it
|genere = [[Novella|Novelle]] e [[Dialogo|Dialoghi]]
|sottogenere = [[Morale]]
}}
Le '''''Operette morali''''' sono una raccolta di ventiquattro componimenti in [[prosa]], divise tra [[Dialogo|dialoghi]] e [[Novella|novelle]] dallo [[Stile#Letteratura|stile medio]] e [[ironia|ironico]], scritte tra il [[1824]] ed il [[1832]] dal [[poesia|poeta]] e letterato [[Giacomo Leopardi]].
 
Sono state pubblicate definitivamente a [[Napoli]] nel [[1835]],<ref name="Operette morali edizioni">Edizione censurata, ma ristampata dieci anni dopo dall'amico [[Antonio Ranieri]], per l'editore [[Le Monnier]]. Vedi anche l'[[#Edizione del '35|Edizione del '35]] e quella del [[#Edizione del '45|'45]].</ref> dopo due edizioni intermedie nel [[1827]] e nel [[1834]].
 
Le ''Operette'' sono l'approdo letterario di quasi tutto lo [[Zibaldone]].<ref name="Vita passata">Scrive Leopardi: {{citazione|Il frutto della mia vita finora passata [...]|Lettera ad Antonio Fortunato Stella, 12 marzo [[1826]].}}</ref>
 
I temi sono quelli cari al [[poeta]]: il rapporto dell'uomo con la storia, con i suoi simili ed in particolare con la [[Natura]], di cui Leopardi matura una personale visione [[filosofia|filosofica]]; il confronto tra i valori del passato e la situazione statica e degenerata del presente; la potenza delle illusioni, la gloria e la noia.
 
Sono tematiche riproposte alla luce del cambiamento radicale avvenuto nel cuore dello [[scrittore]]:<ref name="Materialismo">In questo punto la critica colloca il passaggio di Leopardi da un ''materialismo storico-progressivo'', secondo il quale l'uomo ha perso la possibilità di essere felice quando all'immaginazione si è sostituito il raziocinio, ad un ''materialismo cosmico'', tesi radicale che crede l'uomo infelice a causa della natura indifferente.</ref> la ragione non è più un ostacolo all'infelicità, ma l'unico strumento umano per sfuggire alla disperazione.
 
A differenza dei [[Opere di Giacomo Leopardi#Le Canzoni: 1820-1823|''Canti'']], sono state concepite interamente nell'anno 1824. Le differenti edizioni testimoniano integrazioni di dialoghi successivi e aggiustamenti circa il messaggio finale.
 
Le Operette furono spesso confuse con un ''progetto parallelo'' del padre [[Monaldo Leopardi|Monaldo]], che ebbe molto successo,<ref name="Monaldo">L'opera maggiore di [[Monaldo Leopardi]] sono i ''[[s:Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831|Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831]]'', usciti nel gennaio [[1832]] con lo [[pseudonimo]] di ''1150, MCL'' in cifre romane, iniziali di ''Monaldo Conte Leopardi''. Ebbero immediatamente un grande successo, sei edizioni in pochi mesi, e sono stati tradotti in più lingue. Giacomo, da [[Roma]], ne informa il padre in una lettera dell'8 marzo:
{{citazione|I Dialoghetti, di cui la ringrazio di cuore, continuano qui ad essere ricercatissimi. Io non ne ho più in proprietà se non una copia, la quale però non so quando mi tornerà in mano.
}}
I suoi scritti esprimevano gli ideali dell'[[assolutismo politico|assolutismo]] e della [[Restaurazione|reazione]]. Tra le tesi sostenute, la necessità di restituire la città di [[Avignone]] al papato e il [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato di Parma]] ai [[Borbone]]; la critica a [[Luigi XVIII]] di [[Francia]] per la concessione della [[costituzione]] e la proposta della suddivisione del territorio francese fra [[Inghilterra]], [[Spagna]], [[Austria]], [[Russia]], [[Paesi Bassi]], [[Baviera]] e [[Piemonte]]; infine, la difesa dell'oppressione [[Turchia|turca]] sul popolo [[Grecia|greco]].</ref> e spesso Giacomo era citato come l'autore, procurando al poeta forte imbarazzo e frustrazione.
 
Gli argomenti delle Operette, in particolar modo quelli sviluppati nel ''[[#Dialogo della Moda e della Morte|Dialogo della Moda e della Morte]]'' e ''[[#Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]]'', saranno ribaditi con decisione, come un [[corollario]] della filosofia leopardiana, da [[Carlo Michelstaedter]] ne ''[[La Persuasione e la Rettorica]]''.
 
== Genesi dell'opera ==
=== Le prosette satiriche ===
{{vedi anche|Appendice alle Operette morali}}
 
[[File:G.-LEOPARDI-002.jpg|thumb|upright=1.4|[[Recanati]], il paese natale che ha visto nascere la maggior parte del pensiero e delle opere di Giacomo Leopardi.]]
 
Leopardi accarezzava già dal [[1820]] l'idea di scrivere delle ''Prosette satiriche'',<ref name="Prosette satiriche">{{citazione|In questi giorni, quasi per vendicarmi del mondo, e quasi anche della virtù, ho immaginato e abbozzato certe prosette satiriche|Lettera a [[Pietro Giordani]] del 4 settembre [[1820]], n°166}}Prima testimonianza della conclusione di un ciclo di prose iniziate presumibilmente tra il '18e il '19 in seguito al progetto letterario di dare all'Italia ''una lingua filosofica'' e moderna, ispirata sul piano della scrittura dai moralisti greci e in generale dalla [[#Modelli e fonti|satira menippea]].</ref> ma solo nel [[1824]] il progetto matura e coinvolge più argomenti ed esperienze.
 
Sono gli anni del trasferimento a [[Roma]], nel tentativo di lasciare [[Recanati]], la ''tomba de' vivi'', per trovare la felicità (illusione presto svanita); della crisi poetica (l'inaridimento della vena lirica della prima gioventù) e filosofica (il passaggio dal materialismo storico-progressivo a quello cosmico).
 
In un passo dei ''Disegni letterari'' ricostruito sulle carte autografe recanatesi, Leopardi rivela di voler scrivere dei:
 
{{citazione|Dialoghi satirici alla maniera di Luciano, ma tolti i personaggi e il ridicolo dai costumi presenti e moderni, e non tanto tra i morti [...], quanto tra personaggi che si fingano vivi, ed anche volendo, fra animali [...]; insomma piccole commedie, o Scene di Commedie [...]: le quali potrebbero servirmi per provar di dare all'Italia un saggio del suo vero linguaggio comico che tuttavia bisogna assolutamente creare [...]. E questi dialoghi supplirebbero in certo modo a tutto quello che manca nella Comica Italiana, giacché ella non è povera d'intreccio d'invenzione di condotta ec., e in tutte quelle parti ella sta bene; ma le manca affatto il particolare cioè lo stile e le bellezze parziali della satira fina e del sale e del ridicolo attico e veramente e plautino e lucianesco [...].<ref name="Disegni letterari">Leopardi inizia un traduzione del ''Caronte e Menippo'' di ''Luciano'' tra la primavera e il luglio 1818 secondo il Flora, ma secondo il Besomi nel 1819 cfr. {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=O. Besomi (edizione critica a cura di )|titolo=Operette morali|città=Milano|anno=1979}}</ref>|Giacomo Leopardi, ''Disegni letterari'', [[Recanati]], [[1819]] - in ''Scritti vari e inediti'' a cura di O. Besomi -}}
 
Al Besomi spetta il merito di aver ricostruito, il più fedelmente possibile, la data di composizione di questi primi abbozzi. Non estranea l'influenza della delusione dei moti rivoluzionari del '20-'21 a [[Napoli]] che, successivamente, farà sparire la coloritura politica di queste prime prove.
{{quote|Per chi sa il [[Lingua latina|Latino]], sarà senza alcun dubbio assai meglio di leggere [[Gaio Sallustio Crispo|questo divino autore]] nel testo. Per chi non lo sa, e desidera pur di conoscerne non solamente i fatti narrati, ma anche alcun poco l'indole, la brevità, l'eleganza, il meno peggio sarà di cercarsi quel [[Traduzione|traduttore]] che dal testo si verrà meno a scostare, senza pure aver faccia di servilità. Ogni traduttore, che ne ha durata la pena, crederà d'esser quello, benchè non lo dica. Io, non più modesto d'un altro, ma forse alquanto più sincero, non asconderò al lettore questa mia segreta speranza, di essere pur quello.|[[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina'', traduzione del ''Bellum Catilinae'': ''Prefazione''; [[Firenze]], [[1798]]}}
Il Blasucci e il Secchieri considerano i tempi delle ''prosette satiriche'', momenti distinti dalle ''Operette'' vere e proprie.
 
=== Il primo nucleo ===
Il '''''De Catilinae coniuratione''''' (in [[Lingua italiana|italiano]] '''''La congiura di Catilina'''''<ref name="Della congiura di Catilina">Il titolo viene anche talvolta tradotto in maniera letterale come ''Sulla'' o ''Della congiura di Catilina''; quest'ultimo in particolare è il titolo della [[traduzione]] della monografia ad opera del [[poeta]] [[Vittorio Alfieri]]; la prefazione porta la data ''[[Firenze]], [[27 gennaio]] [[1798]]''.</ref>) è la prima [[monografia]] della [[letteratura latina]]<ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref> e anche la prima di argomento storico scritta dallo [[:categoria:storici latini|storiografo]] e [[politico]] [[Antica Roma|latino]], [[Gaio Sallustio Crispo]] ([[86 a.C.|86]] - [[34 a.C.]]).
[[File:Diavolo bonaiuto2.jpg|thumb|Il diavolo [[Farfarello]], dal ''Dialogo di Malambruno e Farfarello'']]
Sebbene di data incertissima si possono datare al 1820-'21,<ref name="Primo nucleo">Besomi risale alle probabili date in base agli autori e ai testi classici in esse citate e riportate nelle pagine dello Zibaldone: [[Velleio Patercolo]], 22 dicembre [[1820]]; [[De bellis civilibus]] di [[Appiano di Alessandria|Appiano]], 29 aprile [[1821]]; [[Floro]], 7 gennaio [[1821]]; [[Tacito]] 2 gennaio [[1821]] ecc.</ref> i seguenti esperimenti di ''prosette''. Dallo sporadico accenno del 1820, l'opera cresce fino alle dichiarazioni esplicite del 1821 al Giordani:<ref name=" dichiarazioni esplicite">''[[s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', pp. 1393-94, 27 luglio 1821; ''[...]trattato in prosa alla maniera di Luciano'', da una lettera a [[Pietro Giordani]] del 6 agosto 1821, n° 202.</ref>
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati|Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati]]''
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo tra due bestie, p. e. un cavallo e un toro|Dialogo tra due bestie, p. e. un cavallo e un toro]]''
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo di un cavallo e un bue|Dialogo di un cavallo e un bue]] e relative aggiunte''
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo: Galantuomo e Mondo|Dialogo: Galantuomo e Mondo]]''
* ''primo frammento di [[Appendice alle Operette morali#Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello|Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello]]''
 
Nei dialoghi sono presenti alcune caratteristiche tipiche delle stile lucianeo ([[conversazione]] agli [[inferno|inferi]], forme di comicità bassa, ecc.) che diventeranno proprie della [[#Analisi delle Operette|produzione maggiore]].
Secondo una scansione narrativa suddivisa in 61 capitoli, l'opera narra la congiura ordita da [[Lucio Sergio Catilina]] nel [[63 a.C.]], nel tentativo, rivelatosi poi fallimentare e costatogli la vita, di instaurare una [[dittatore romano|dittatura]] a [[Roma]].
[[File:Porphyry.jpg|thumb|Il filosofo [[Porfirio]], dal ''Dialogo di Plotino e Porfirio'']]
Il tema principale di questo nucleo è la ''penitenza della virtù'',<ref name="Penitenza della virtù">Concetto introdotto nel ''Bruto minore'' e nella [[#Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto vicini a morte|Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto vicini a morte]] è approfondito nella [[#Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello|Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello]] e nel [[#Dialogo: Galantuomo e Mondo|Dialogo: Galantuomo e Mondo]]: vi compare la concezione della vanità della vita e della sapienza, che si traduce in un'[[apostasia]] della stessa gloria e della stessa virtù che non è una situazione propria degli antichi ma solo dei moderni. Cfr. W. Binni, ''La protesta di leopardi'' pp.136-167.</ref> ovvero la scelta di una scrittura morale che non può più insegnare ''quegli errori magnanimi'' che ''abbelliscono la nostra vita''[...]. Questi errori sono la [[virtù]] e la gloria. La nuova scrittura rinuncia alla poesia (lirica) e alla persuasione dell'entusiasmo; e consiste, molto praticamente, nell'astensione dall'impegno politico e [[filantropia|filantropico]]. Resta solo l'ironia e il gioco fine a sé stesso: a confronto sono presi [[Senofonte]] e [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]], la [[Ciropedia]] e il [[Principe]].
 
I dialoghi e le novelle sono costantemente intrecciati e variati: è difficile se non impossibile tracciare un quadro d'insieme. Mutano continuamente situazioni, personaggi, luoghi e tempi; «''emerge un mondo bizzarro di gusto popolare e fanciullesco, pieno di grazia e di geniale vanità''».<ref name="LC">{{cita libro|autore=L. Celerino|titolo=Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana ''Le Opere'' vol. III|città= Torino|editore=UTET|anno=1995}}</ref> Ben rappresentato appare il ''piacere della variazione'', della discontinuità: il lettore è provocato e stimolato; la conclusione del libro viene lasciata alla sua responsabilità. Questo aspetto troverà la sua più compiuta attuazione nel [[#Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]].
==Caratteristiche==
=== Titolo e scansione narrativa===
L'opera, composta probabilmente tra il [[43 a.C.|43]] ed il [[40 a.C.]] (inserire nota sulla data della presunta composizione), è stata tramandata per [[tradizione|tradizione diretta]] da [[Codice (bibliografia)|codici]] [[Medioevo|medioevali]], in cui compare con i titoli '''''Bellum Catilinae''''' (o anche nella variante '''''De bello Catilinae''''' <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>), con cui è nota nei paesi anglosassoni, '''''Bellum Catilinarium''''' o '''''Liber Catilinarius''''' ; molti studiosi sostengono il titolo ''De Catilinae coniuratione'', recuperando l'espressione dal capitolo 4,3 della monografia:
 
Gli abbozzi del '20-'21 riportano temi [[tirannia|antitirannici]] e contro l'[[antropocentrismo]]. La forte coloritura politica, che sparirà successivamente per essere ripresa solo nelle ultime operette, costituirà uno spunto di riflessione talmente profondo da far mutare l'atteggiamento psicologico, filosofico-morale e letterario dell'autore, tanto da riconsiderare la forma stessa dell'espressione: è questo il passaggio dalla poesia alla verità, ''alla prosa'':
{{quote|Io perciò narrerò ''la congiura (di Catilina)'' quanto più veracemente e breve potrò [...].|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 4, 3; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''. <ref name="Traduzione da Wikisource">Questa e le altre traduzioni presenti nella voce sono state prese dal progetto [[Wikisource]].</ref>|Igitur ''de Catilinae coniuratione'' quam verissume potero paucis absolvam [...].|lingua=la}}
 
{{citazione|[...] Non solo alla lingua francese (come osserva la [[Madame de Staël|Staël]]), ma anche a tutte le altre moderne, pare che la prosa sarebbe più confacente del verso alla poesia moderna|Giacomo Leopardi, ''[[Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', pp. 2171-2172, 26 novembre [[1821]]}}
La scelta del titolo ha un valore preciso: il termine ''coniuratio'' <ref name="Etimologia di coniuratio">Il termine ''coniuratio'' deriva dal verbo ''coniurare'', fusione della preposizione '''cum''' + il verbo '''iurare''', che inizialmente aveva il significato di ''prestare giuramento insieme'' (letteralmente ''giurare con''); in seguito ha assunto il connotato negativo di ''giurare insieme a fini maligni'', quindi '''cospirare''' (dal dizionario di latino Campanini - Carboni).</ref> è carico di tutti quei connotati e giudizi negativi che Sallustio nutre nei confronti dell'evento. <ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref>
 
[[File:Pietro Giordani.jpg|thumb|[[Pietro Giordani]]. Letterato d'indole [[liberalismo|liberale]], nel 1816 iniziò un rapporto epistolare con Leopardi, a cui fece visita nel 1818. Il Giordani incoraggiò e favorì la conoscenza del recanatese presso gli ambienti culturali più importanti dell'epoca. Provava per il poeta grande stima ed affetto: Giacomo lo definì ''cara e buona immagine paterna''.<ref name="Pietro Giordani">Giordani rimase molto colpito dalla morte del poeta, come esprimono alcune lettere inviate agli amici:
Si tratta nel complesso di uno degli argomenti più significativi della decadenza morale e sociale della classe dirigente romana nella metà dell'[[I secolo a.C.]], una corruzione che l'autore denuncia e critica duramente lungo tutta la narrazione.
{{citazione|L'afflizione per Leopardi è nelle midolle; e vi durerà. Non è da dolere che abbia finito di penare; ma sì che per 40 anni abbia dovuto desiderar di morire: questo è il dolore immedicabile [...]. Io confesso di non aver pianto: ma una tristezza invincibile mi avvelena ogni piacere che qui potrei gustare.|[[Torino]], 12 luglio [[1837]]}} In seguito i suoi pensieri riguardo alla memoria dell'amico cambiarono radicalmente: {{citazione|Quando cominciò ad essere conosciuto, non mi scrisse più: quando a Firenze andavo a trovarlo, non mi parlava. Nelle sue scritture ha posto molti, di me non mai parola. Pare che il cuore non corrispondesse all'ingegno, altri ancora l'han detto ingrato. Ma questo non fa nulla.|1º ottobre [[1839]]}}{{citazione|Io credo che originalmente Giacomo avesse cuor buono ed affettuoso, ma credo che poi si fosse fatto molto egoista. Per me passò dalle smanie amorose a più che indifferenza, ed ebbe gran torto.|28 maggio [[1840]]}}</ref>]]
 
Tra il '22 e il '23 il poeta trascrive in una pagina dello Zibaldone, indicata come ''progetti letterari'' un indice approssimativo di 17 operette. Molti dialoghi e novelle sono già presenti ma con un titolo provvisorio:
Lo sviluppo del racconto non è lineare, ma i 61 capitoli che compongono l'opera sono scanditi secondo un'accurata '''[[Regia cinematografica|regia]]''', che alterna i fatti a numerosi ''excursus'', frammentando notevolmente la continuità della storia e del testo. L'opera si presenta con la struttura tipica delle monografie della storiografia classica, secondo uno schema molto preciso: un [[proemio]], il ritratto del [[protagonista]], vari ''excursus'' politici e [[morale|morali]] ed in fine l'analisi dei discorsi pronunciati dai personaggi e dei [[Documento|documenti]]. Questo ''[[modus operandi]]'' rende più variato il testo e più efficace il giudizio politico.<ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
 
# Salto di Leucade
<center>
# Egesia pisitànato
{| {{prettytable}}
# Timone e Socrate
|+ '''Struttura del ''De Catilinae coniuratione''.'''
# Natura ed anima
|'''''Capitolo / -i'''''||'''''Contenuti'''''||'''''Argomenti trattati'''''
# Principe del nuovo Cinosarge
|-
# Seconda gioventù
|Capp. 1-4||Proemio.||''Incipit'' in cui si spiega la scelta forzata dell' ''otium''.
# Misènore e Filènore
|-
# Beppo
|Cap. 5||Ritratto di Catilina.||Descrizione fisica e psichica del protagonista.
# Tiresia
|-
# Astuzia e Forza
|Capp. 6-13||1° excursus («''archaeologia''»).||Cause morali della congiura: si lega l'evento alla storia generale.
# Tasso e Genio
|-
# Galantuomo e Mondo
|Capp. 14-36,4||Avvenimenti sino alla fuga di Catilina.||Fatto storico.
# Asinaio ed Asino o l'Aponòsi
|-
# I due topi
|Capp. 36,5-39||2° excursus.||Cause sociali ed economiche della congiura; trascurate le vere cause politiche.
# Ippocrate e Democrito
|-
# Il rosignuolo e la rosa
|Capp. 40-61||Avvenimenti sino alla morte di Catilina.||Conclusione.
# Il sole e l'ora prima, o, Copernico
|}
</center>
 
=== L'edizione definitiva ===
Approfondendo l'analisi dell'opera emerge un'omogenea visione della storia romana dell'[[I secolo a.C.|ultimo secolo]] della [[Repubblica romana|repubblica]]. Largo spazio è concesso al contesto sociale e politico, all'interno del quale, con Catilina, salgono alla ribalta degli eventi e della cronaca antica altri personaggi, in seguito molto famosi.<ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
La versione definitiva delle ''Operette morali'' che oggi conosciamo segue questo ordine:
[[File:Ridolfo Ghirlandaio Columbus.jpg|thumb|Ritratto di [[Cristoforo Colombo]], dal ''Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Guitierrez'']]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Storia del genere umano|Storia del genere umano]]'', 19 gennaio / 7 febbraio [[1824]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo d'Ercole e di Atlante|Dialogo di Ercole e di Atlante]]'', 10 / 13 febbraio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Moda e della Morte|Dialogo della Moda e della Morte]]'', 15 / 18 febbraio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Proposta di premi fatta all'Accademia dei Silografi|Proposta di premi fatta all'Accademia dei Sillografi]]'', 22 / 25 febbraio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo|Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo]]'', 2 / 6 marzo '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Malambruno e di Farfarello|Dialogo di Malambruno e di Farfarello]]'', 1 / 3 aprile '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Natura e di un'Anima|Dialogo della Natura e di un'Anima]]'', 9 / 14 aprile '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Terra e della Luna|Dialogo della Terra e della Luna]]'', 24 / 28 aprile '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#La scommessa di Prometeo|La scommessa di Prometeo]]'', 30 aprile / 8 maggio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di un fisico e di un metafisico|Dialogo di un fisico e di un metafisico]]'', 14 / 19 maggio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Natura e di un Islandese|Dialogo della Natura e di un Islandese]]'', 21 / 30 maggio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare|Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare]]'', 1 / 10 giugno '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Timandro e di Eleandro|Dialogo di Timandro e di Eleandro]]'', 14 / 24 giugno '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Il Parini, ovvero Della Gloria|Il Parini, ovvero Della Gloria]]'', 6 luglio / 30 agosto '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie|Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie]]'', 16 / 23 agosto '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Detti memorabili di Filippo Ottonieri|Detti memorabili di Filippo Ottonieri]]'', 29 agosto / 26 settembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Guitierrez|Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Guitierrez]]'', 19 ottobre / 5 novembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Elogio degli uccelli|Elogio degli uccelli]]'' 29 ottobre / 5 novembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Cantico del gallo silvestre|Cantico del gallo silvestre]]'' 10 / 16 novembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]]'', autunno [[1825]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Il Copernico|Il Copernico]]'', [[1827]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Plotino e Porfirio|Dialogo di Plotino e Porfirio]]'', '27
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere|Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere]]'', [[1832]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]]'', '32.
 
== Storia editoriale ==
L'arco di tempo coperto dalla narrazione va dai primi di giugno del [[64 a.C.]], data di inizio della congiura secondo lo storico, fino al gennaio del [[62 a.C.]], con l'epilogo nello scontro finale della battaglia di [[Pistoia]] e la morte sul campo di Catilina.
{{Approfondimento
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 370px330px
|titolo = Indice autografo del '24
|titolo = Antefatto storico <small><ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref><ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref></small>
|contenuto =
 
[[Immagine:Silla_01.jpg|right|110px]]
:1. ''Storia del genere umano'' (dal 19/01-7/02/1824)
[[Silla]], dopo aver esercitato dall' [[82 a.C.|82]] all' [[80 a.C.]] un potere [[assolutismo|assoluto]], che non aveva ammesso alcuna opposizione, si era ritirato a vita privata ed era morto nel [[78 a.C.]], circondato da un fasto regale. Dopo la sua scomparsa la [[repubblica]] era totalmente prostrata dalle confische, dalle [[proscrizioni]] e dalla forte repressione attuata durante il biennio.<br>
:2. ''Dialogo d'Ercole e Atlante'' (10-13/02/1824)
Il [[Senato romano|Senato]], arbitro della situazione, si preparava a fronteggiare le minacce mosse dallo [[stato]] nemico creato da [[Sertorio]] in [[Hispania]], nel quale erano confluiti i democratici fuggiti dall'[[Italia]] e le popolazioni ispaniche ed [[Africa|africane]], determinate a liberarsi dal giogo oppressivo della capitale. Solo nel [[73 a.C.]] Sertorio e il suo esercito furono sgominati, grazie all'intervento dell'allora miglior generale dell'[[esercito romano]]: [[Gneo Pompeo Magno]]. <br>
:3. ''Dialogo della Moda e della Morte'' (15-18/02/1824)
[[Immagine:Hw-pompey.jpg|100px|left]]
:4. ''Proposta di premi fatta all'Accademia del Sillografi'' (22-25/02/1824)
Sempre nello stesso anno, il potere senatorio subì delle pressioni ancora maggiori a causa di una grande rivolta [[schiavo|servile]], ben più pericolosa di quella precedente ([[Sicilia]], [[104 a.C.|104]] - [[88 a.C.]]), guidata da un gruppo di agguerriti [[gladiatori]], capitanati da [[Spartaco]] e [[Crixus]]; al nucleo originario si aggiunsero ben presto altri schiavi, sfuggiti dai propri padroni, provenienti da tutta l<nowiki>'</nowiki>Italia. La rivolta mise in gioco gli equilibri di una [[società]] schiavistica come quella romana; il senato deliberò per la più spietata repressione della rivolta, affidandola alle mani di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e dello stesso Pompeo.<br>
:5. ''Dialogo di un lettore di umanità e di [[Sallustio]]''<ref name="Dialogo Sallustio">Escluso dall'edizione finale [[#Edizione del '35|Starita]] di Napoli.</ref> (26-27/02/1824)
Dopo l'esperienza sillana ed i due tragici avvenimenti interni, iniziò una lenta ma inesorabile dissoluzione della [[Repubblica romana|''res publica'' romana]].
:6. ''Dialogo di un folletto e di uno gnomo'' (2-6/03/1824)
:7. ''Dialogo di Malambruno e di Farfarello'' (1-3/04/1824)
:8. ''Dialogo della Natura e di un'anima'' (9-14/04/1824)
:9. ''Dialogo della Terra e della Luna'' (24-28/04/1824)
:10. ''La scommessa di Prometeo'' (30/04-8/05/1824)
:11. ''Dialogo di un fisico e di un metafisico'' (14-19/05/1824)
:12. ''Dialogo della Natura e di un Islandese'' (21-27-30/05/1824)
:13. ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'' (1-10/06/1824)
:14. ''Dialogo di Filénore e Misénore''<ref name="Dialogo FilMis">Già corretto sull'autografo in ''Dialogo di Timandro e di Eleandro''.</ref> (14-24/1824)
:15. ''Il Parini ovvero della gloria'' (6/07-13/08/1824)
:16. ''Dialogo di [[Federico Ruysch]] e delle sue mummie'' (16-23/08/1824)
:17. ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'' (29/08-26/09/1824)
:18. ''Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutìerrez'' (19-25/10/1824)
:19. ''Elogio degli uccelli'' (29/10-5/11/1824)
:20. ''Cantico del Gallo silvestre''<ref name="Dialogo Gallo">Primo dei tre finali che Leopardi cambierà nel corso delle varie edizioni, modificandone via via il messaggio.</ref>(10-16/11/1824)
:21. ''Note'' (7-13/12/1824)
 
}}
=== Edizione del '24 ===
Nel 1888 al passaggio delle carte da Antonio Ranieri alla Biblioteca Nazionale di Napoli emerse un autografo con un indice per le venti operette fino ad allora composte, diverso dalla prima e da ogni edizione a stampa nota.<ref name="Edizione Stella">In un'altra pagina compare un indice corrispondente all'edizione [[#Edizione del '27|Stella]] del 1827.</ref><br />Questo autografo è una bella copia abilmente predisposta con ampi margini per contenere note e appunti soprattutto di carattere grammaticale e stilistico. In base ai diversi colori degli inchiostri usati è stato possibile distinguere tre fasi correttorie anteriori al maggio del 1826.<ref name="Edizione Stella 2">Periodo della copia definitiva inviata a Milano all'editore Stella nel 1827.</ref> A differenza dei ''Canti'', le ''Operette morali'' non hanno subito grandi cambiamenti.<ref name="Scaletta Operette">Quasi tutte furono composte tra il gennaio e il novembre del [[1824]] eccetto: [[#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]] (autunno [[1825]]); [[#Il Copernico ovvero della gloria|Il Copernico ovvero della gloria]] e [[#Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]] ([[1827]]); [[#Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere|Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere]] e [[#Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]] ([[1832]]).</ref>
 
Nella prima prova mai data alle stampe, è interessante la chiusura affidata al [[#Cantico del Gallo Silvestre|Cantico del Gallo Silvestre]], che richiama la novella iniziale, [[#Storia del genere umano|Storia del genere umano]]: Leopardi affida ad un essere soprannaturale un messaggio escatologico che integra il tema della morte, facendo prevalere nel libro l'aspetto più filosofico del suo pensiero. Questa immagine svanirà nelle successive edizioni, per poi essere recuperata nel dittico che il ''Cantico'' formerà con il [[#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]], introdotto da un piccola nota in calce nell'edizione del [[1835]].
=== Vicenda===
Di fronte ad una grave crisi, quale quella cui stava andando incontro la Repubblica in seguito alla [[Dittatore romano|dittatura]] [[Lucio Cornelio Silla|sillana]], emerse una grande varietà di orientamenti politici, spesso tra loro violentemente contrapposti. Oltre alle posizioni moderatamente filo-senatorie o filo-[[Democrazia|democratiche]] entrarono in gioco, a partire dal [[70 a.C.]] e lungo tutti gli [[anni 60 a.C.|anni 60]], anche movimenti più radicali, legati ai ceti rimasti esclusi dal potere; tra essi si distinsero in particolare le frange più estremistiche del [[populares|partito popolare]].
 
=== Edizione del '27 ===
Proprio alla guida di uno di questi movimenti si distinse [[Lucio Sergio Catilina]], di nobile famiglia economicamente decaduta, che nel [[63 a.C.|63]] si candidò alle elezioni per il [[Console (storia romana)|consolato]]; lo appoggiarono discretamente anche [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e [[Marco Licinio Crasso|Crasso]], determinati ad indebolire il potere della ''nobilitas'' senatoria.
Conosciuta come la prima edizione ufficiale delle ''Operette morali'', è stata pubblicata a Milano da [[Antonio Fortunato Stella]], intelligente editore che seppe mediare con i rigidi censori dell'epoca.<ref>Scansione disponibile su [http://books.google.it/books?id=PDxGAAAAYAAJ Google Books]</ref> Lo Stella è da annoverare, insieme con [[Pietro Giordani|Giordani]] e il ''Montani'', tra quei personaggi che seppero comprendere lo spirito dell'opera, anche se l'Italia non era abituata a quel genere di letture. Tra il 1825 e il 1827<ref name="Edizione Stella 3">Impossibile precisare meglio la data; l'unico appunto consiste in una mezza pagina dello ''Zibaldone'', datata 8 gennaio 1827, in cui l'autore riporta alcuni ragionamenti, compiutamente poi esposti nel ''Dialogo di Plotino e di Porfirio''. Altre tracce non si trovano.</ref> Leopardi scrive tre nuove prose<ref name="Scaletta Operette">Quasi tutte furono composte tra il gennaio e il novembre del 1824, eccetto: ''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco'' (autunno 1825); ''Il Copernico ovvero della gloria'' e ''Dialogo di Plotino e di Porfirio'' (1827); Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere'' e ''Dialogo di Tristano e di un amico'' (1832).</ref> ma qui non ve n'è traccia.<ref name="Censura">La paura della censura indusse Leopardi ad attendere tempi migliori per la pubblicazione di quei testi.</ref> Dalla fitta corrispondenza del periodo, testimone delle correzioni, revisioni e commenti dell'autore, emerge ''l'unitarietà del registro retorico delle Operette''<ref name="LC">Liana Celerino, ''Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana – Le Opere vol. III'', Torino, UTET, 1995.</ref> che giustifica l'assenza di un'introduzione che spieghi il suo disegno programmatico. Nello spostamento del ''Timandro'' a chiusura del libro, la critica ha letto una sorta di ''apologia'' dell'opera contro i filosofi moderni:<ref name="Critica Moroncini">Vedi Giacomo Leopardi, ''Operette morali'', edizione critica a cura di F. Moroncini, Bologna, 1928.</ref> evidentemente la composizione del ''Frammento apocrifo'', che con il ''Cantico'' andrà a formare il pilastro del concetto leopardiano del ''tutto è male'', ha condizionato il cambiamento del finale. Lo spostamento del ''Dialogo della Natura e di un Islandese'', inserito tra il ''Tasso'' e il ''Parini'', è dettato da ''variatio'' letteraria: l'autore evita la successione di due operette che hanno per protagonisti due storici poeti e letterati.
 
=== Edizione del '34 ===
Sconfitto alle elezioni dal rivale [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], Catilina decise di ordire un [[colpo di stato]], raccogliendo intorno a sé un gruppo di congiurati, provenienti dai ceti più vari (e lontani) della società romana, ma accomunati dal disprezzo per la legalità e dall'uso della violenza. Tra di essi si annoverano sia individui appartenenti ai ceti più alti della ''societas'' romana - nobili fortemente indebitati ed ''[[equites]]'' (cavalieri) - sia personaggi meno altolocati - [[plebe|plebei]], proprietari terrieri falliti, veterani di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]]<ref name="Veterani"> I Veterani di Silla che avevano combattuto nella [[Guerra Sociale]] si trovavano ormai in rovina nel contado dell'[[Etruria]]; essi ricordavano con rimpianto le «precedenti vittorie e saccheggi» (''rapinarum et victoriae veteris memores''; cap. 16, 4), le ampie concessioni terriere e le [[proscrizioni]], grazie alle quali si erano arricchiti a dismisura.</ref>, donne, schiavi e popolazioni straniere, come i [[Galli]] [[Allobrogi]], scontente del dominio di Roma. Catilina, con abili manovre [[Demagogia|demagogiche]], riunì tutti intorno ad un programma estremistico, ma '''democratico''': i suoi obbiettivi fondamentali erano il condono dei debiti, la distribuzione di terre ai meno abbienti ed il riscatto dei cittadini più miseri.
[[File:Niccolo Tommaseo.png|thumb|left|upright=0.7|[[Niccolò Tommaseo]]]]
La seconda edizione delle ''Operette'' fu pubblicata sei anni dopo, nel 1834 (inviata tra giugno e luglio 1833) perché la prima era letteralmente introvabile.<ref>Scansioni disponibili su Google Books [http://books.google.it/books?vid=IBNR:CR035082875] e [http://books.google.it/books?vid=IBNN:BNDON000960542].</ref> In quel periodo Leopardi soffriva di un fastidioso male agli occhi e a causa del problema alla vista, fu [[Antonio Ranieri]] ad occuparsi materialmente della stampa, presso l'editore Guielmo Piatti di [[Firenze]], che nel 1831 aveva già pubblicato i ''Canti''. Sono pubblicate per la prima volta due nuove operette: nel 1832, il poeta aveva composto: ''Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere'' e ''Dialogo di Tristano e di un amico'', quest'ultimo, posto a conclusione, è un testo polemico legato alla rottura col gruppo fiorentino dell'''Antologia''.<ref name="Antologia">Le posizioni estreme di Leopardi si scontrarono con gli aspetti più moderati dei pensieri politici e culturali di [[Gian Pietro Vieusseux]] e [[Niccolò Tommaseo]].</ref>
 
La nuova edizione è una risposta alle opinioni ostili mosse nei suoi confronti e un'occasione per riprendere in modo più radicale le riflessioni in essa contenute. Delle operette del '25-'27 ancora nessun segno, tuttavia il contenuto del ''Frammento'' si fa sentire in una nota posta al ''Cantico'' in cui l'autore dichiara: ''Questa è conclusione poetica non filosofica''; il passo successivo sarà quello di approfondire questa conclusione in un testo più ampio e articolato.
Crasso e Cesare, poco dopo, abbandonarono il tentativo insurrezionale ed il console Cicerone ebbe l'opportunità di sventare e reprimere l'intero piano eversivo.
 
Da segnalare ancora una volta problemi legati alla censura. Nella ''Storia del genere umano'' compare una nota posta dal censore fiorentino ''Mauro Bernardini'':
===Riassunto dei capitoli===
{{citazione|L'autore protesta [...] che non ha fatta alcuna allusione [...] a veruna delle tradizioni e dottrine del [[Cristianesimo]].
{{trama}}
}}
====Capitoli 1 - 4 (proemio)====
Cassate per il momento anche ''Porfirio'' e il ''Copernico'', probabilmente più per indecisione dell'autore che per paura della censura.<ref name="De Sinner">Leopardi le aveva promesse a Luigi De Sinner nell'estate del 1832: ''Non vi mando le due prose, perché avendole rivedute, ne sono stato pochissimo contento, e credo che le sopprimerò tutte e due o almeno l'una di esse''. Lettera a [[Luigi De Sinner]] del 31 luglio, 1832.</ref>
[[Immagine:Konstanz Sallust 1505.jpg||thumb|left|175px|Frontespizio di un codice medioevale del ''De Catilinae coniuratione''.]]
 
=== Edizione del '35 ===
{{quote|A tutti gli uomini, che ambiscono esser da più degli altri animali, conviene con intenso volere sforzarsi di viver chiari, e non come bruti, cui natura a terra inchinò, ed al ventre fe' schiavi.|Incipit del ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 1, 1; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Omnis homines, qui sese student praestare ceteris animalibus, summa ope niti decet ne vitam silentio transeant, veluti pecora, quae natura prona atque ventri oboedientia finxit.|lingua=la}}
[[File:Leopardi Opere Napoli 1835.jpg|thumb|Prima edizione delle opere leopardiane pubblicata a [[Napoli]] per i tipi di Saverio Starita nel 1835.]]
La terza edizione delle ''Operette'' presso l'editore Saverio Starita di Napoli, ''corretta e accresciuta'',<ref name="Starita">Vedi [[#Notizia intorno a queste Operette|Notizia intorno a queste Operette]].</ref> fa parte di un progetto per la stampa completa delle opere poetiche e in prosa di Giacomo Leopardi in tre volumi: il primo per i ''Canti'' e il secondo, diviso in due tomi, per le ''Operette''. Sfortunatamente la pubblicazione fu interrotta dalla [[censura]] e solo le prime tredici videro la luce. Leopardi aveva finalmente risolto di pubblicare ''Il Copernico ovvero della gloria'' e il ''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco''.<ref name="editore Baudry">La testimonianza si trova nei carteggi preparatori per un'edizione francese presso l'editore ''Baudry'' di cui si sarebbe occupato L. De Sinner e che solo la morte dell'autore impedì di realizzare. I materiali pronti per la [[tipografia]] sono stati conservati e usati, pur con numerose sviste, da Antonio Ranieri per la successiva edizione [[Le Monnier]].</ref>
 
{{citazione|L'edizione delle mie opere è sospesa, e più probabilmente abolita, dal secondo volume in qua, il quale ancora non si è potuto vedere a Napoli pubblicamente, non avendo ottenuto il publicetur. La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il mondo, sotto un nome e sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente tutto.|Giacomo Leopardi, lettera a ''Luigi De Sinner'' del 22 dicembre, [[1836]].}}
Il ''De Catilinae coniuratione'', come il successivo ''[[Bellum Iugurthinum]]'', si apre con un ampio proemio in cui l'autore illustra le sue considerazioni ideologiche.<ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref><br>
L'uomo, costituito da un'[[anima]] e un [[Corpo (metafisica)|corpo]], deve coltivare soprattutto le qualità spirituali <ref name="facoltà spirituali">Le facoltà spirituali fondamentali sono, secondo lo storico, l'attività [[politica]], quella [[militare]], quella [[oratoria]] e quella [[Storiografia|storiografica]].</ref><ref name="Riferimento bibliografico3"> Da''Gaio Sallustio Crispo, [[Tito Livio]], L. Coco. ''L'uomo e la natura''. Loffredo. [[2003]]. ISBN 888096934X.''</ref> se vuole ottenere una gloria vera ed eterna;
 
Nonostante la soppressione molte copie del primo volume furono vendute con uno stratagemma: il [[frontespizio]] originale fu sostituito con il seguente: ''Prose'' di ''Giacomo Leopardi'',
{{quote|Parmi perciò, che assai più gloriarci dobbiam dell'ingegno, che della forza [...].|[[Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 1, 3; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Quo mihi rectius videtur ingenii quam virium opibus gloriam quaerere [...].|lingua=la}}
Edizione corretta, accresciuta e sola approvata dall'autore, Napoli, Italia 1835.
 
=== Edizione del '45 ===
l'ingegno è dunque più importante della forza fisica sia in periodo di [[pace]] che in [[guerra]]. L'attività storiografica, scelta dall'autore subito dopo il ritiro dalla vita politica, fa parte di quelle attività che arrecano fama e consentono allo stesso tempo di servire al meglio la [[patria]], esattamente come se si adempisse in maniera diretta ad incarichi pubblici. La scelta della congiura di Catilina come tematica principale della monografia storica è dovuta all'eccezionalità e alla pericolosità di quell'avvenimento.
[[File:Antonioranieri1.jpg|thumb|left|upright=0.5|[[Antonio Ranieri]]]]
 
Nel 1845 uscì la prima edizione postuma presso l'editore di [[Firenze]], [[Le Monnier]] curata gelosamente da Antonio Ranieri che, sebbene piena di errori, fu costruita sull'autografo dell'autore e su i suoi appunti preparatori per l'edizione Starita e per quella parigina.<ref name="editore Baudry"/> Ranieri aggiunse alcune note al testo ma non sempre in modo puntuale.<ref name="Sviste">Numerose le sviste e gli errori, corretti nelle successive edizioni critiche, a partire dai primi del '900.</ref>
====Capitoli 5 - 19 («''archaeologia''»)====
Il capitolo 5 è dedicato alla descrizione del carattere e dei costumi di Catilina, un uomo caratterizzato da grandi virtù ma anche da estrema corruzione morale. A questo punto Sallustio inserisce una digressione storica (la cosiddetta «''archaeologia''» ) per motivare in un certo senso le cause di questo comportamento; qui illustra il passaggio dalla felice condizione delle [[Storia di Roma#Fondazione della città|origini di Roma]] alla decadenza dei tempi contemporanei, in cui si è sviluppata la congiura. In un tale ambiente corrotto non è difficile per Catilina raccogliere intorno a sé i peggiori elementi della [[società]]. A questo punto si presenta una nuova digressione storica, incentrata su un precedente tentativo di congiura operato dallo stesso Catilina <ref name="La prima congiura">La cosiddetta ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Catilina e Autronio si rivolsero a Gneo Pisone, giovane membro della [[nobiltà|''nobilitas'']], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli e molti senatori e di impadronirsi del potere; Pisone nel frattempo si sarebbe recato con un'esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu definitivamente mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina. Autronio fu trucidato da alcuni cavalieri in Hispania, dove si era recato per ordine di Pompeo in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]]. </ref>, dimostrando che evidentemente egli non è nuovo a simili atti.
 
Il ''Frammento'' trova posto dopo il ''Cantico''.<ref name="Inserimenti">Leopardi ne discute ancora col De Sinner per l'edizione parigina nel 1835.</ref> Il ''Copernico'' e il ''Porfirio'' sono interposti a Timandro e alle operette composte per ultime. La [[palinodia]] del ''Tristano'' si conferma a conclusione dell'opera.
====Capitoli 20 - 25====
Catilina raduna nella sua ''[[domus]]'' i congiurati, promettendo loro in caso di buona riuscita della congiura grossi vantaggi e laute ricompense, e li congeda dopo un solenne discorso, seguito da un giuramento.
 
Escluso il ''Dialogo di un lettore di umanità e di Sallustio'', «per volontà dell'autore», ma nessun documento ne spiega i motivi.
{{quote|Se il valor vostro e la fede non conoscessi per prova, indarno opportuna occasione ed altra speranza di dominio mi si sarebbero appresentate: né io per dappocaggine o leggerezza il certo abbandonerei per l'incerto.|Inizio del discorso di Catilina ai congiurati; [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 20, 2; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Ni virtus fidesque vostra spectata mihi forent, nequiquam opportuna res cecidisset; spes magna, dominatio in manibus frustra fuissent, neque ego per ignaviam aut vana ingenia incerta pro certis captarem.|lingua=la}}
 
Ad avvalorare il lavoro, che testimonia sia stata attuata la volontà di Leopardi e non quella di Ranieri, un esemplare del primo volume della Starita e un'edizione della Piatti corretta dall'autore, più alcuni autografi e bozze.<ref name="Moroncini">Gli stessi testi serviranno a F. Moroncini per fissare l'edizione critica definitiva delle [[:s:Operette morali|Operette morali]] di Giacomo Leopardi.</ref>
La congiura non resta a lungo segreta, dato che Fulvia, amante del congiurato Curio, confida ad alcune nobildonne l'esistenza del piano rivoluzionario. La ''nobilitas'', in preda al panico, sceglie allora di affidare il consolato a [[Gaio Antonio Ibrida]] ed all<nowiki>'</nowiki>''[[homo novus]]'' Marco Tullio Cicerone. Catilina, ottenuto l'ennesimo insuccesso elettorale, vista la reazione della ''nobilitas'' non si perde d'animo ed inizia a raccogliere armi e nuovi complici, tra cui la corrotta Sempronia, cui Sallustio dedica un efficace ritratto (cap. 25).
 
Nella stampa era presente un'avvertenza, imposta a varie operette dal censore fiorentino, padre Amerigo Barsi, per proteggere il lettore, in nome del sistema [[cattolico]], dagli errori del poeta.
[[Immagine:Maccari-Cicero.jpg|thumb|right|350px|[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] pronuncia in [[Senato romano|Senato]] la prima Catilinaria - [[1880]], [[affresco]] di [[Cesare Maccari]]; [[Roma]], [[Palazzo Madama (Roma)|Palazzo Madama]], Sala Maccari.]]
 
====Capitoli 26Edizioni -postume 36====
Le basi per la prima edizione critica furono gettate dal Mestica che concentrò la maggior parte del suo lavoro sulla carte napoletane. Nonostante la morte prematura del curatore, avvenuta prima del compimento dell'opera, la casa editrice Le Monnier, approntò una nuova edizione che si basava su i suoi studi nel 1906. Ad essa seguì l'edizione di [[Giovanni Gentile]], per la Zanichelli, a [[Bologna]] nel [[1918]]<ref>Vedi l'[[s:Indice:Operette morali.djvu|edizione del 1918 di Gentile su Wikisource]].</ref> che si rifaceva all'ultima edizione curata da Leopardi, più l'autografo napoletano.
I congiurati si riuniscono in casa di Porcio Leca, mentre Catilina affretta i preparativi della congiura; in seguito tenta di eliminare Cicerone, organizzando contro di lui un attentato, che però fallisce. Il console illustra in Senato la pericolosità della situazione ed ottiene i pieni poteri per fronteggiare la congiura; quindi pronuncia contro Catilina, presentatosi in [[Curia (storia di Roma)|Curia]], la prima delle sue ''[[Catilinarie]]''. Catilina è costretto a fuggire da Roma per raggiungere in [[Etruria]] il campo del congiurato Manlio. A questo punto l'autore riferisce il contenuto di un messaggio di Manlio a Marcio Re e di una missiva di Catilina a Catulo; nonostante le giustificazioni date dai due via epistola, il senato decide di nominare entrambi nemici dello stato.
 
A questo punto [[:s:Operette morali|l'edizione critica ufficiale]] fu portata a termine da [[Francesco Moroncini]], e ad esse si rifanno tutte le successive edizioni. Il Moroncini, come il Ranieri ma perfezionandolo, si basò su una copia del primo volume della ''Starita'' corretta da Leopardi stesso e sulla ''Piatti'' con correzioni a mano del Ranieri dettate dal poeta. Per ''Copernico'' utilizzò una bozza corretta per il terzo volume delle ''Opere'' edizione ''Starita'' che non uscì mai, mentre per ''Porfirio'' l'edizione del '45 più riscontri con autografi.
====Capitoli 37 - 47====
Sallustio inserisce un altro ''excursus'' in cui tratta le cause della congiura, individuando solamente quelle di natura politica e sociale. In seguito passa ad esaminare il tentativo di coinvolgere nella congiura i Galli Allobrogi; sotto consiglio di Cicerone, questi fingono di accordarsi con i congiurati per ottenere da costoro documenti compromettenti. Le lettere entrate in loro possesso permettono l'arresto dei congiurati rimasti a Roma, tra cui Publio Lentulo Sura e Gaio Cetego.
 
=== Anteprima in riviste e giornali ===
====Capitoli 48 - 54====
[[File:Giovan Pietro Vieusseux.jpg|thumb|[[Giovan Pietro Vieusseux]]]]
Dopo aver descritto l'improvviso cambio di fronte della ''[[Plebe|plebs]]'', prima desiderosa di [[Rivoluzione (politica)|rivoluzioni]] ed ora tutta al fianco di Cicerone, l'autore notifica le accuse, a parer suo infondate, mosse contro Crasso e Cesare. Mentre vengono presi provvedimenti in merito alla scarcerazione di alcuni prigionieri, il Senato si riunisce per decidere il loro destino. Il console [[Decimo Giunio Silano]] chiede per gli imputati la pena di morte, incontrando così l'opposizione di Cesare, che auspica un trattamento meno duro. A favore della pena capitale si pronuncia anche [[Catone l'Uticense]] e pertanto il senato accoglie la mozione di Silano. Dopo varie considerazioni sulla potenza di Roma, Sallustio traccia un confronto tra Cesare e Catone, sottolineando le loro virtù opposte ma essenziali per il benessere dello Stato.
Le ''predilette'' Operette sono state pubblicate da Leopardi anche su riviste e giornali e hanno preceduto l'edizione in volume. Queste anticipazioni autorizzate più di una volta sono state motivo di grande frustrazione. Molti gli errori e le sviste. Nella prima edizione dell'''Antologia'', contenente solo tre dialoghi<ref name="Antologia '26">''Dialogo di Timandro e di Eleandro'', ''Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez'', ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'', scelti e curati da Pietro Giordani.</ref> e apparsi sul numero LXI del gennaio 1826, l'ultima operetta è stata inserita come prima, stravolgendo il significato del libro.
 
{{citazione|I miei Dialoghi stampati nell'Antologia, non avevano ad essere altro che un Saggio,<ref name="Operette Saggio">''Delle operette morali del conte Giacomo Leopardi / Primo Saggio'', Antologia, LXI, gennaio 1826.</ref> e però furono così pochi e brevi. La scelta fu fatta dal Giordani, che senza mia saputa mise l'ultimo per primo.|Lettera a ''Francesco Puccinotti'' del 22 giugno [[1826]], n. 454.}}
====Capitoli 55 - 61====
Cicerone ordina l'immediata esecuzione della sentenza di morte per i congiurati.<ref name="Provocatio ad populum"> Cicerone commette però l'errore di non richiedere la ''[[provocatio ad populum]]'', necessaria in questi casi; questo, in seguito, gli costò l'accusa di illegittimità e l'intera carriera politica.</ref> Catilina nel frattempo fugge verso nord, in direzione della [[Gallia Cisalpina]], ma si viene a trovare in una situazione di stallo, chiuso tra l'[[esercito romano|esercito]] al comando di [[Quinto Cecilio Metello Celere]], stanziato con tre [[Legione romana|legioni]] nel [[Piceno]], e l'esercito di Antonio, inviato contro di lui dal Senato. A questo punto Catilina si vede costretto ad affrontare uno dei due eserciti, nell'''ager'' presso Pistoia. L'esercito catilinario viene sbaragliato dall'esercito consolare e lo stesso Catilina muore in battaglia, dopo aver combattuto valorosamente.
{{finetrama}}
 
{{citazione|[...] Vi ringrazio dell'onore che avete fatto ai miei dialoghi di pubblicarli nel vostro Giornale, benché io m'avvegga di non aver saputo spiegare a Giordani il mio desiderio in questo proposito, e benché mi abbiano un poco umiliato i molti e tremendi errori che sono corsi nella stampa (tali che spesso nel leggerla non m'intendeva io stesso), e l'ortografia barbare che vi regna.|Lettera a [[Giovan Pietro Vieusseux|Giampietro Vieusseux]] del 4 marzo, [[1826]], n. 422.}}
== Personaggi==
La vicenda narrata nella monografia ruota su tre personaggi principali: Catilina (il protagonista), Cesare e Catone l'Uticense. Cicerone, che dalla realtà dei fatti ci si aspetterebbe come un protagonista, viene relegato ad un ruolo di secondo piano, assieme ad altri personaggi minori.
 
La seconda edizione, emendata di molti errori, è apparsa sul Nuovo Ricoglitore:<ref name="Stralci di Stella">Dal nuovo Ricoglitore furono tratti nello stesso anno alcuni estratti dall'editore Stella.</ref> la prima operetta sul numero del 15 marzo 1826, le altre due sul numero del 16 aprile 1826.
=== Catilina, il protagonista ===
[[Immagine:Catilina2-Maccari affresco.jpg|thumb|200px|right|''Catilina'' ; dettaglio dell'[[affresco]] di Cesare Maccari ''Cicerone denuncia Catilina'', [[Palazzo Madama (Roma)]]]]
 
Un'altra preoccupazione per Leopardi era la pubblicazione spezzata: l'esordio con ''La storia del genere umano'' e la chiusura sempre diversa da un'edizione all'altra testimoniano un disegno ben preciso e articolato.
Lucio Sergio Catilina è il protagonista indiscusso della vicenda trattata nella monografia, nonché il capo della congiura; a lui Sallustio dedica un intero capitolo descrittivo: il quinto. È la figura emblematica del degrado della società romana, un uomo crudele ma non privo di un'ambigua grandezza, esattamente come appariva la Roma del [[I secolo a.C.]]. <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
 
{{citazione|L'uscir fuori a pezzi [...] nuocerà sommamente ad un'opera che vorrebb'esser giudicata nell'insieme, e dal complesso sistematico, come accade a ogni cosa filosofica, benché scritta con leggerezza apparente|Giacomo Leopardi, lettera ad Antonio Fortunato Stella del 6 dicembre, [[1826]], n. 494.}}
Il fatto che la figura di Catilina spicchi tra tutti gli altri personaggi dell'opera non è con ogni probabilità un risultato che lo storico si auspicava. Ciò si deve in gran parte alla cosiddetta tecnica del "ritratto paradossale", un metodo di trattare e descrivere i personaggi che consiste nel creare figure in cui gravi [[Vizio|vizi]] si affiancano e si contrappongono a [[virtù]] eccezionali. Questa tecnica crea dunque dei personaggi afflitti da profondi conflitti interiori.
 
{{citazione|È vero che darà poi tutto il libro in una copia, ma il primo giudizio del pubblico sarà già stato formato sopra quei pezzi usciti a poco a poco, e molto lentamente: e il primo giudizio, è quello che sempre resta|Ibidem, ss.}}
{{quote|Lucio Catilina, di nobil prosapia, d'animo e di corpo fortissimo, ma di malefica e prava indole, fin dai primi suoi anni le intestine guerre, le rapine, le stragi, e la civil discordia anelando, fra esse cresceva.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 5, 1; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere ibique iuventutem suam exercuit.|lingua=la}}
 
Il fianco a malintesi, anche da parte degli editori, si presta principalmente ''per l'assenza nella struttura di qualsiasi elemento di sistematicità''.<ref name="LC"/>
Vi sono buone ragioni però per affermare che Catilina non sia un personaggio completamente negativo; non che Sallustio attribuisca a lui delle doti diverse da quelle del ''monstrum'' di corruzione e di malvagità, ma vari studiosi, tra cui Ronald Syme <ref name="Riferimento bibliografico">Tratto da: ''R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia''. ISBN 8839400230</ref>, sostengono che su questa grandiosa figura si proietti un certo fascino sinistro, il cosiddetto "fascino dell'eroica fine", lo stesso che circonda quelli che combattono e muoiono per difendere i propri ideali, giusti o sbagliati che siano. Un' "eroica fine" da lui stesso ricercata combattendo a viso aperto nella battaglia di [[Pistoia]], durante la quale viene descritto in una posa nobile, quasi statuaria, frutto di ragioni profondamente radicate nella mentalità romana.
 
== Modelli e fonti ==
{{quote|Ma Catilina, assai lungi da' suoi, fu trovato nel mezzo dei nemici cadaveri ancor palpitante; e tuttavia nell'esangue volto ritenea la prisca ferocia.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 61, 4; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Catilina vero longe a suis inter hostium inventus est, paululum etiam spirans ferociamque animi, quam habuerat vivos, in voltu retinens.|lingua=la}}
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 350px
|titolo = Satira Menippea
|contenuto =
Genere di satira risalente all'opera del polemista greco [[Menippo di Gadara]] (II secolo a.C.), praticato poi da [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]]; ebbe profondi influssi su [[Petronio Arbitro|Petronio]] e soprattutto su [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] (''[[Apokolokyntosis]]'') e [[Luciano di Samosata]]. La menippea è caratterizzata da mescolanze volutamente disarmoniche tra prosa e versi: la forma letteraria da cui deriva è il [[prosimetro]].
Lo scrittore produce un'alternanza frequente, non episodica, di prosa e versi, (esempi, oltre i classici, sono la ''[[Vita Nuova]]'' di [[Dante Alighieri|Dante]], l<nowiki>'</nowiki>''[[Ameto]]'' di [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], l'''[[Arcadia]]'' di [[Jacopo Sannazaro|Sannazaro]]); di serietà e comicità (il cosiddetto ''spoudogeloion'', lo stile ''serio-comico'' usato dal filosofo greco Menippeo e dalla menippea in generale, in cui è data formulazione scherzosa e trattamento comico ad argomenti filosofici); di realismo popolare e di raffinate citazioni o parodie letterarie.
 
[[File:Lucian Samosata.warj.png|right|80 px]]
Durante la battaglia Catilina perisce, ma sarà una morte onorevole, degna di un eroe epico. Questa fine mostra a quale esito sarebbe potuta arrivare la virtù di Catilina, se non fosse stata corrotta da pesanti vizi. Lo storico [[Publio Annio Floro]] ([[I secolo|I]]-[[II secolo|II secolo d.C.]]) afferma in merito in una sua [[epitome]]:
'''Luciano di Samosata''', è stato un retore-narratore dalla ricca vena
umoristica vissuto nel II secolo d.C. Nella sua opera imprime nuove tendenze al dialogo, alla parodia e alla satira ''menippea''. Nel ''corpus'' di Luciano figura (non è suo, ma forse deriva da una sua opera narrativa andata perduta) quel ''Lucio o l'Asino'' che documenta un perduto modello del romanzo di [[Apuleio]].<ref name="Apuleio">Vedi anche '''Lucio di Patre''': presunto autore di un romanzo ''Metamorfosi'': le generalità concordano con il protagonista del Lucio o l'Asino attribuito a Luciano, e la notizia rinvia al complicato problema delle fonti delle ''Metamorfosi'' apuleiane.</ref>
}}
Il modello principale è l'antica [[satira menippea]]. Nelle ''Operette'' domina l'imitazione dei ''[[s:Dialoghi dei morti|Dialoghi dei morti]]'' di Luciano, che per Leopardi è un modello di stile.<ref>[[Zibaldone]] pag. 1394 (27 luglio 1821): ''le armi del ridicolo ne' dialoghi e novelle Lucianee ch'io vo preparando''.</ref> In Italia non è mai esistito niente di simile. Ne imita la comicità e le mosse umoristiche e argute, muovendosi dal sostenuto al dialogo basso e all'imitazione gratuita.<ref>L'orchestrazione di stili diversi si fa maggiormente evidente quando dai dialoghi di Leopardi prende avvio un discorso sul ''vero''.</ref>
La variazione di numerosi inserti all'interno delle stesse ''Operette'', ''enfatizzano il [[paratesto]] per svuotarlo di significato'':<ref name="LC">L. Celerino, ''Giacomo Leopardi, Operette morali'', Letteratura italiana ''Le Opere vol. III'', Torino, UTET, 1995.</ref> su tutte ''Federico Ruysch'', in cui troviamo contemporaneamente, novella fantastica, teatro comico, dialogo dei morti e coro finale che ripropone un genere molto antico-, ''Il cantico'', canto ridotto in prosa, temi comici accanto a temi biblici, contrasti che nella scrittura ricordano lo stile ebraico o il moderno francese ecc.
 
{{citazione|Lo scriver francese tutto staccato, dove il periodare non è mai legato col precedente[...], il cui stile non si dispiega mai, [...] è una specie di Gnomologia. In questa qualità, lo scriver francese rassomiglia allo stile orientale il quale anch'esso [...] è tutto spezzato come si vede ne' libri poetici e sapienzali della scrittura.|Giacomo Leopardi, ''[[:s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', pp. 2615-16.}}
{{quote|Una morte onorevolissima, se lui fosse morto in questo modo per la patria! |[[Floro]], ''[[Epitome]]'' - II, 12,12; trad.: [[Utente:HeNRyKus|E. Urru]]|Pulcherrima morte, si pro patria sic concidisset!|lingua=la}}
 
La finzione del manoscritto ha come prototipo il [[Pulci]],<ref name="Pulci">L. Pulci, ''Morgante maggiore'', XIX vv. 153-54</ref> mentre il ''Prometeo'' e l'''Islandese'' sono il miglior esempio di fusione tra narrazione e dialogo. Nel ''Parini'' è sperimentato anche il trattato alla maniera di [[Cicerone]].
Ne risulta dunque un uomo straordinario, sia nella sua grandezza sia nella sua malvagità, una figura ambigua per cui l'autore non nutre l'avversione né condivide appieno il giudizio negativo di Cicerone.
 
''La scrittura alla maniera di Luciano'' è una scelta che mira ad innalzare la commedia e il miglior procedimento per assecondare la sua immaginazione, sicuramente non un semplice esercizio retorico, o ''[[#Bazzecole grammaticali|bazzecole grammaticali]]''.
Del resto pare che le convinzioni di Catilina, stando a quanto riferito nei suoi discorsi, non dovevano discostarsi molto da quelle di Sallustio, ma con la sostanziale differenza che quest'ultimo, dato il suo passato e la sua condizione sociale, non avrebbe mai potuto sposare una soluzione diversa da un critico moderatismo nei confronti della classe senatoria, sempre nel rispetto della [[legalità]]. <ref name="Riferimento bibliografico">Tratto da: ''R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia''. ISBN 8839400230</ref>
 
Non si trova nella [[letteratura italiana]] un modello per le ''Operette'' ovvero un ''altro libro di argomento profondo e tutto filosofico e metafisico''.<ref name="Libro profondo">Lettera ad Antonio Fortunato Stella, del 6 dicembre [[1826]].</ref>
=== Ruolo di Cesare ===
Per la contaminazione di generi e la varietà di registri stilistici interni Leopardi è stato preceduto dall'Alberti delle ''Intercenales''.<ref name="Alberti">Testo che il Leopardi non conosceva.</ref> L'erudizione, quindi le sterminate fonti e riferimenti culturali, dotti, sono un travestimento letterario ''responsabile del tono ludico e parodico del testo''.<ref name="LC"/>
[[Immagine:Julius caesar.jpg|thumb|left|150px|Busto di [[Gaio Giulio Cesare]].]]
 
Leopardi si rifà al genere espresso da Luciano e gli autori che ad esso si sono ispirati, come il Machiavelli della Vita di Castruccio Castracani o la Vita di Leon Battista Alberti, in chiave moderna ''Life and Opinions of [[Tristram Shandy]], Gentleman'' (vedi l'Ottonieri<ref name="Detti memorabili">La novella ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'' riprende anche i ''memorabilia'' di [[Socrate]], stesi dai suoi allievi, in particolare [[Senofonte]].</ref>) di [[Laurence Sterne]].<ref name="Foscolo">Modello ripreso già da [[Ugo Foscolo]] con la ''Notizia intorno a Didimo Chierico''.</ref> Per la battuta di Malambruno (''Fammi felice per un momento di tempo'') e il gioco a palla di Ercole e Atlante è stato tirato fuori il [[Faust (Goethe)|Faust]] di [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]].<ref name="Marzot">G. Marzot, ''Storia del riso leopardiano'', Messina-Firenze 1966.</ref>
Un ruolo particolare all'interno della vicenda è riservato alla figura di Cesare. In effetti secondo gli storici moderni è molto verosimile, sebbene non venga accuratamente fatto trasparire nel corso dell'opera, che il futuro ''[[Dittatore romano|dictator]]'' di Roma avesse riposto più di una speranza nel buon esito della cospirazione catilinaria, come aveva già fatto nella cosiddetta prima congiura,<ref name="La prima congiura">La cosiddetta ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Entrambi si rivolsero a Gneo Pisone, giovane [[nobile]], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli, assieme a molti senatori, ed impadronirsi del potere, mentre Pisone si sarebbe recato con un esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina, mentre Autronio fu trucidato in Hispania da alcuni cavalieri, dopo esservisi recato per ordine di Pompeo, in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]].</ref> anche se non viene mai fatto apertamente il suo nome. Tra gli intenti principali di Sallustio vi è quello di sollevare Cesare da ogni capo d'accusa che intendesse collegare la sua politica con un possibile esito rivoluzionario. La presunta volontà di coprire le responsabilità di Cesare, secondo alcuni critici, avrebbe spinto Sallustio ad individuare per la congiura soltanto cause generali e di natura morale, trascurando i veri motivi del misfatto, ovvero le cause politiche ed economiche. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref> Inoltre lo scrittore non perde occasione di sottolineare la preoccupazione di Cesare per la legalità. Ciò si nota principalmente nel momento in cui gli fa prendere la parola in Senato con una tonalità solenne, quasi divina, il [[15 dicembre]] del [[63 a.C.]], per opporsi alla [[pena capitale|condanna a morte]] dei congiurati: essa sarebbe incostituzionale e quindi contraria, sostiene, ai ''mores patrum'' (i costumi dei padri) e dunque a tutta la tradizione romana.
 
[[Socrate]] rappresenta un modello di filosofia, fondatore della morale della cultura occidentale: Leopardi riteneva proprio l'[[etica]] la parte più importante della filosofia in generale. Tuttavia in alcuni momenti dell'Ottonieri, finisce per costruire un testo di maniera, molto libresco e poco vero.
Questo Cesare descritto da Sallustio appare insomma come uno tutt'altro che rivoluzionario e la sua opposizione al partito senatorio non avrebbe niente a che vedere col programma eversivo di Catilina. Al contrario Cesare viene visto infatti come un fedele custode del ''[[mos maiorum]]'' tradizionale e perciò viene posto sullo stesso piano di [[Catone Uticense]], uomo estremamente conservatore, dello stesso stampo del celebre antenato di cui porta il nome (e si potrebbe dire anche il carattere). Egli, partendo da analoghe premesse (la tradizione e la ''prisca virtus'', l'antica virtù del popolo romano), giunge però a conclusioni diametralmente opposte; chiede e sostiene, infatti, la pena capitale per i congiurati.
 
Buona parte dei dialoghi leopardiani possiede una natura filosofica di matrice scettica, caratteristica della letteratura moralistica, sia antica (Luciano) che moderna ([[Illuminismo]]). Per difendere le sue convinzioni dall'attacco del [[Niccolò Tommaseo|Tommaseo]], il poeta si rifà, per esempio, al pirronismo di [[Pierre Bayle|Bayle]]:
=== Cesare e Catone a confronto===
Uno dei capitoli più importanti dell'opera, il 54, è dedicato proprio al confronto tra Cesare e Catone. Quando lo storico scrisse la monografia, entrambi erano tragicamente scomparsi: l'uno assassinato da congiurati, l'altro suicida. Entrambi i personaggi rivestono una particolare importanza per lo scrittore: Cesare poiché ha offerto a Sallustio la protezione politica, grazie a cui, nei suoi vari incarichi pubblici, ha avuto l'opportunità di arricchirsi; Catone per cui lo scrittore prova grande ammirazione per via della sua politica del rigore. <ref name="Riferimento bibliografico3"> Da''Gaio Sallustio Crispo, [[Tito Livio]], L. Coco. ''L'uomo e la natura''. Loffredo. [[2003]]. ISBN 888096934X.''</ref>
 
{{citazione|Che i miei principi sieno tutti negativi, io non me ne avveggo; ma ciò non mi farebbe gran meraviglia, perché mi ricordo di quel detto di Bayle; che in metafisica e in morale, la ragione non può edificar, ma solo distruggere|Giacomo Leopardi, lettera ad Antonio Fortunato Stella del 23 agosto [[1827]], n°541.}}
Sallustio li presenta entrambi in azione nel celebre dibattito in [[Senato romano|Senato]], cogliendo l'opportunità di esaltare le doti di tutti e due questi ''magni viri'':la generosità, l'altruismo e la clemenza di Cesare (Sallustio ne sottolinea la ''misericordia'' e la ''munificentia''); l'austerità, il rigore, la moderazione e la severa fermezza (''integritas, constantia'') di Catone; due chiari esempi di virtù opposte, ma complementari e parimenti importanti in una classe dirigente.
 
Tolto Luciano, i modelli più significativi da un punto di vista di gusto meramente letterario sono principalmente [[illuminismo|illuministi]]. Di [[Bernard le Bovier de Fontenelle|Fontenelle]] apprezza la ''superficialità'' e la ''leggerezza''; il cinismo di [[Voltaire]] nel suo Candido si affaccia sullo stato d'animo dell'Islandese. La battuta di un personaggio di Christoph Martin Wieland sono all'origine della [[misantropia]] di Eleandro. Sul fronte italiano Ariosto è un autore particolarmente caro al nostro che nel Dialogo terra Luna esprime al meglio il suo ''stile comico''. Vastissima invece la mole di fonti letterarie citate più o meno direttamente dall'autore e che appartengono al suo bagaglio culturale,<ref name="BC">Spesso Leopardi riporta studi e teorie di lavori precedenti come il ''Saggio sugli errori popolari degli antichi'', ''Storia dell'Astronomia'', ''[[:s:Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani|Discorso sullo stato presente dei costumi degli italiani]]'', ''[[:s:Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica|Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica]]''.</ref> sono informazioni importanti funzionali alla creazione di un'atmosfera di divertita erudizione all'interno del testo, uno sfoggio di cultura ironica perché volutamente frivola.<ref name="Studio delle fonti">Non è stato ancora svolto, come nei lavori filologici per lo Zibaldone e i Canti, uno studio comparato degli autori e dei testi che hanno influenzato la stesura delle ''Operette''.</ref> Non semplice è il lavoro stesso di ricerca data l'alta frequenza di informazioni puntuali e dottrine in cui s'inseriscono, secondo il gusto tipico dell'autore, notizie curiose e bizzarre. Difficile quindi, distinguere, all'interno del testo, «l'ironia allusiva da ciò che è riuso poetico, memoria (volontaria o involontaria). Resta che la scrittura di Leopardi comporta sempre un fitto dialogo [[intertestualità|intertestuale]]».<ref name="LC">L. Celerino, ''Giacomo Leopardi, Operette morali'', Letteratura italiana, ''Le Opere vol. III'', Torino, UTET, 1995.</ref>
L'implicita conclusione di Sallustio è che l'uno e l'altro personaggio, l'uno e l'altro atteggiamento siano essenziali per la sopravvivenza della ''res publica'': se Cesare è colui in grado di dare splendore allo stato, Catone appare il depositario dei valori dell'antica tradizione dei ''[[Quiriti|Quirites]]'' (i [[Romani]]), cui Sallustio non intende in nessun modo rinunciare. Tuttavia il problema più grave è che queste due immani personalità della ''latinitas'' e di tutto il mondo antico giovano solo imperfettamente al bene della ''res publica'' romana, il che tra i vari sintomi di crisi dello stato è forse il più preoccupante. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref>
 
Quest'opera assume dunque un'importanza come momento necessario nell'evoluzione della spiritualità leopardiana ed i dialoghi hanno un intrinseco valore lirico e poetico.<ref>Come ben evidenziato dal critico [[Mario Fubini]], sono presenti dei ''concetti-miti'': ''Felicità'', ''Piacere'', ''Amore'', ''Speranza'', ''Natura''. [...] La ''Felicità'' appare assurda ed impossibile, ma vagheggiata e vista con affetto nelle sue effimere ed illusorie apparizioni; il ''Piacere'' è un fantasma ingannevole e vano, a noi spesso vicino; la ''Speranza'' è irragionevole e mai completamente vinta, ma suscita piacevoli immaginazioni; ''Amore'' è raro e miracoloso e ci concede l'unica vera beatitudine; la Natura è indifferente ed ostile, ma egualmente invocata e desiderata.[...]. [[Mario Fubini]], ''Introduzione a G. Leopardi'', ''Operette Morali'', Loescher, Torino, 1966, p.15 e segg.</ref>
Ecco riportato per intero il capitolo 54:
 
=== Bazzecole grammaticali ===
[[Immagine:Marcus Porcius Cato.jpg|thumb|left|160px|Statua di [[Catone Uticense]] che medita il [[suicidio]] dopo aver letto il [[Fedone]]; [[Jean-Baptiste Romand]] e [[François Rude]].]]
[[File:VincenzoMonti.jpg|thumb|left|upright=0.7|Vincenzo Monti]]
Le Operette morali si presentano come una raccolta di testi apparentemente slegati, senza una cornice o espliciti collegamenti tematici. Formalmente mostrano l'impiego di un elevato registro espressivo; le tecniche paratestuali coinvolgono testi fittizi, manoscritti ritrovati o volgarizzati, apocrifi. Il lettore è spinto a seguire il ragionamento da angolazioni sempre diverse.
 
Questa sistematica variazione fornisce ai testi un'inconfondibile originalità filosofica, morale e poetica. Il pensiero dell'autore non appare circostritto ad un determinato testo, ma sconfina volutamente in altre parti del libro senza soluzione di continuità. La curiosità del lettore su tematiche sensibili troverà soddisfazione proprio procedendo con la lettura.
{{quote|'''1.''' Per nobiltà dunque, per eloquenza, ed età, ma più per altezza d'animo e per acquistata gloria, benchè diversi costoro, eran pari. '''2.''' Cesare, pe' suoi beneficj e munificenze, tenuto era grande; per la incorrotta vita, Catone. A quello la pietà e la dolcezza acquistavano fama; a questo l'esser severo accrescea maestà: '''3.''' l'uno, col dare, soccorrere, e perdonare; l'altro, col nulla concedere, conseguito egual gloria si aveano. Cesare, degli infelici rifugio; de' rei flagello, Catone: del primo la facilità, del secondo la fermezza laudavasi. '''4.''' Voleva Cesare affaticarsi, vegliare, sacrificar se stesso agli amici, né cosa mai di rilievo negare: larga autorità, grand'esercito, nuove guerre ei bramava, campo al suo chiaro valore. '''5.''' Grave e modesto Catone, ma rigido in sommo grado: '''6.''' non egli di ricco fra i ricchi, non di fazioso fra i faziosi al vanto aspirava; ma di coraggioso tra i forti, di verecondo tra i modesti, d'incorruttibile tra gl'incorrotti. Volea Catone, più che parerlo, esser buono: tanta più gloria otteneva così, quanta egli men ne cercava.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 54; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|'''1.''' Igitur eis genus, aetas, eloquentia, prope aequalia fuere; magnitudo animi par, item gloria, sed alia alii. '''2.''' Caesare beneficiis ac munificentia magnus habebatur, integritate vitae Cato. Ille mansuetudine et misericordia clarus factus, huic severitas dignitatem addiderat. '''3.''' Caesar dando, sublevando ignoscendo, Cato nihil largiundo gloriam adeptus est. In altero miseris perfugium erat, in altero malis pernicies. Illius facilitas, huius costantia laudabatur. '''4.''' Postremo Caesar in animum induxerat laborare, vigilare, negotiis amicorum intentus sua neglegere, nihil denegare quod dono dignum esset; sibi magnum imperium, exercitum, bellum novum exoptabat ubi virtus enitescere posset. '''5.''' At Catoni studium modestiae, decoris, sed maxume severitatis erat. '''6.''' Non divitiis cum divite, neque factione cum factioso, sed cum strenuo virtute, cum modesto pudore, cum innocente abstinentia certabat. Esse quam videri bonus malebat; ita, quo minus petebat gloriam, eo magis illum sequebatur.|lingua=la}}
 
Si può considerare un'opera aperta proprio per quel ''trionfo dell'immaginazione e dell'estro che governa l'invenzione in conflitto con l'attesa di una sistematicità che il titolo promette''.<ref name="LC"/>
Non ha dunque torto Ronald Syme, uno dei più grandi studiosi della [[letteratura latina]], nell'affermare, riflettendo su questo e sui passi precedenti, che ambedue queste personalità «unite avrebbero avuto quanto era necessario per la salvezza della repubblica. Forse è proprio ciò che lo storico vuole farci capire».<ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref>
 
L'unico esempio disponibile al tempo erano delle prosette alla ''maniera di Luciano'' di [[Vincenzo Monti]].<ref name=" bazzecole grammaticali ">Definite dall'autore ''bazzecole grammaticali'' in un passo dello Zibaldone (p. 1393, e in un lettera a Pietro Giordani del 4 agosto [[1823]], n°202.</ref> Il poeta [[Emilia-Romagna|romagnolo]] aveva rispolverato il genere, evitando l'abusato dialogo dei morti, e aveva inserito alcuni componimenti nei quattro volumi della ''Proposta di alcune correzioni e aggiunte al vocabolario della Crusca'', editi tra il [[1817]] e il [[1824]]. Leopardi analizzò con cura nel marzo del [[1821]] gli esemplari montiani prima di cominciare a lavorare al suo progetto già concepito da tempo. Nonostante l'illustre precedente, le operette resteranno un'opera originale e senza seguito nella storia della letteratura italiana.<ref>Provocazione di AsorRosa su Calvino - Palomar e le Lezioni americane ecc.</ref>
=== Ruolo di secondo piano per Cicerone ===
[[Immagine:Marcus Tullius Cicero.jpg|thumb|120px|right|Busto di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]].]]
 
== Tematiche e contenuti ==
Nella monografia tuttavia non trova invece un ampio spazio, come ci si aspetterebbe peraltro in base alla realtà degli avvenimenti, la figura di Cicerone, che nelle sue celebri ''[[Orationes in Catilinam]]'' (le ''Catilinarie''), aveva infatti tanto esaltato i propri meriti nella scoperta e nella repressione della congiura.
{{vedi anche|Utente:Xavier121/Sandbox2}}
 
=== Il titolo ===
Nella monografia sallustiana l'[[Arpino (FR)|arpinate]] non ha una propria e ben definita personalità, come gli altri personaggi chiave, né pronuncia discorsi riferiti per intero; il suo è semplicemente il ruolo di chi ha fatto al meglio il proprio dovere, ma niente di più gli viene attribuito dallo storico, di cui non condivideva i punti di vista politici. Sebbene lo stesso Sallustio non trascuri la sua importanza, definendolo a buon diritto un ''optimus consul'', appare fondata l'ipotesi secondo cui nell'atteggiamento piuttosto freddo di Sallustio si rispecchia una sorta di "ritorsione" contro il ''De consiliis suis'', opera con cui Cicerone accusava apertamente Cesare, protettore di Sallustio; egli gli era infatti profondamente riconoscente e pertanto pronto a difenderlo da ogni sorta di accusa, tra cui quella ignominiosa, per un uomo di grande importanza quale era il leader dei ''[[populares]]'', di aver retto i ranghi della congiura. <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>
[[File:Philosopher or priest of Delphi - Archaeological Museum of Delphi.jpg|left|90px|thumb|[[Plutarco]]]]
Il titolo lega insieme i due aspetti principali dell'opera leopardiana: il carattere satirico e il fine morale.<ref name="Palumbo">[[Romano Luperini|R. Luperini]], P. Cataldi, L. Marchiani, ''La scrittura e l'interpretazione: storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea, ed. blu, vol. 2'', [[Palumbo (editore)|Palumbo Editore]], Palermo.</ref>
 
''Operette'' è un diminutivo di umiltà: si tratta di componimenti brevi, considerati piccoli in mole e in valore dall'autore.
===Personaggi minori===
[[Immagine:De Catilinae coniratione Sallustii.jpg|180px|left|thumb|Costanzo Felici, ''Historia de coniuratione Catilinae'', codice [[Rinascimento|rinascimentale]]; dedica a [[Papa Leone X|Leone X]]; [[Biblioteca Apostolica Vaticana]].]]
 
La loro minuzia contribuisce a renderli, però, di un'efficacia filosofica e poetica lucida, programmatica e chiara. Il termine ''morali'' segna il contenuto filosofico: i ''mores'', i costumi, indicano la volontà di individuare nuovi modelli di comportamento, mettendo a confronto l'antichità e la modernità: implicito il richiamo agli ''[[Opuscula Moralia]]'' di [[Plutarco]].
Nella monografia si avvicendano anche altri personaggi di minore importanza, in modo particolare concentrati attorno al capo della congiura, che l'abilità ritrattistica e la finezza psicologica di Sallustio rendono non meno indimenticabili dei protagonisti. <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>
 
L'attenuazione canonica del genere morale antico e umanistico, riporta a [[Isocrate]], di cui Leopardi volgarizza alcune ''Operette morali''<ref name="Isocrate">Tra il '24 e il '25 Leopardi s'era imbarcato in un progetto editoriale che prevedeva la traduzione di una ''Scelta di Moralisti greci'' ([[Luciano di Samosata]], [[Isocrate]], [[Plutarco]], ecc.), per l'editore Stella, che non fu mai realizzata a causa della censura milanese. Faceva parte della raccolta anche il volgarizzamento del ''Manuale di Epitteto'', l'unico completato del tutto nel dicembre del [[1825]].</ref> e [[Plutarco]], fino a [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] e al moralismo illuministico.
Tra essi riveste una particolare importanza Sempronia, una donna dal fascino irresistibile, di famiglia nobile, non più giovanissima ma comunque di bell'aspetto, grande conversatrice nei più importanti salotti dell'Urbe, competente di [[letteratura]] [[Letteratura greca|greca]] e [[Letteratura latina|latina]], [[poesia]], [[moda]] e persino [[politica]], graziosa cantatrice e danzatrice, dotata di grande intelligenza; grande amica di Catilina, nonostante queste buone doti era di indole perversa, caratterizzata da atteggiamenti lussuriosi, poco fedele, varie volte complice di [[omicidio|omicidi]], spesse volte indebitata; per via di simili atteggiamenti è caduta sempre più in basso. Sallustio aggiunge che aveva "una buona dose di umorismo", volendo dire con ciò che le sue buone doti si sarebbero dovute impiegare per il benessere della repubblica e non per attentare ad essa . <ref name="Capitolo 25">Descrizione di Sempronia tratta dal capitolo 25 della monografia.</ref>
 
Le ''Operette'' prendono il titolo anche dal messaggio pratico, non solo teoretico che danno: proponendo un umile rimedio agli effetti funesti della filosofia moderna o della verità, recuperano l'inesperienza, le passioni e l'immaginazione dell'antichità (fondate sul falso), unico rimedio per migliorare la qualità della vita umana, e, in alternativa, suggeriscono delle tattiche di narcotizzazione per alleviare il dolore.
Oltre a Sempronia trovano spazio gli altri congiurati appartenenti ai ceti più alti della ''societas'' romana, sia del rango senatorio sia di quello equestre, di cui lo storico fa un elenco accurato nel capitolo 17; tra questi si annoverano in particolare Gaio Cetego, la cui descrizione si limita a pochi aggettivi nel capitolo 43, Curio e l'amante Fulvia.
 
Un impegno simile sarà profuso in un altro scritto del [[1826]], il ''[[:s:Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani|Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani]]'', in cui sono evidenti le finalità politiche, morali e storiche.
Nel complesso vi è dunque una buona quantità di singole e ben delineate personalità; ciò infligge un duro colpo alla concezione [[Marco Porcio Catone|catoniana]] di ''historia communis'', storia collettiva. <ref name="Historia communis">Catone scrisse un opera storiografica, le ''Origines'', in cui narra le origini della potenza romana. Con quest'opera egli intende porre sullo stesso piano Roma e le altre città italiche, che avrebbero contribuito allo sviluppo della potenza [[Lazio|laziale]]. È a tal proposito che il ''Censore'' espone la sua concezione di ''historia communis'' : la creazione e la storia dello stato romano è stata l'opera collettiva e progressiva del ''populus romanus'' sotto la spinta dell'ideologia e dei membri dell<nowiki>'</nowiki>aristocrazia senatoria. Egli, in conformità alla sua teoria, non cita i nomi dei generali, ma li designa con la loro carica; ciò per contestare la concezione individualistica della storia che caratterizza la storiografia delle origini, a partire da [[Quinto Ennio|Ennio]].</ref>
 
=== MotiviFase dellamaterialista scelta===
Alla fine del '24 il pensiero di Leopardi è orientato verso il [[materialismo]], come attestano le letture del [[barone]] [[Paul Henri Thiry d'Holbach|d'Holbach]] annotate nello Zibaldone. L'aspetto pessimistico, usato da una parte della critica per riferirsi alla sua filosofia è da riconsiderare perché non accettata dall'autore:
Le fonti che fanno capo a [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] ed alle sue celebri ''Catilinarie'' (''Orationes in Catilinam'') interpretano il tentativo di insurrezione di Catilina come un atto rivoluzionario ai danni del senato e dei cavalieri, accusando esplicitamente Cesare e Crasso di avervi avuto parte in qualche modo, forse come «mandanti occulti». <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>
 
{{citazione|Tutto è male. [...] ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; il fine dell'universo è il male; [...] Non v'è altro bene che il non essere: non v'ha altro di buono che quel che non è; [...] tutte le cose sono cattive. [...] L'esistenza per sua natura ed essenza propria e generale, è un'imperfezione, un'irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, [...] perché tutti i mondi che esistono, [...] non essendo però certamente infiniti, né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l'universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, [...] del non esistente, del nulla. Questo sistema, benché urti le nostre idee, [...] sarebbe forse più sostenibile di quello del Leibnitz, del Pope ecc. ''che tutto è bene''. Non ardirei però estenderlo a dire che l'universo esistente è il peggiore degli universi possibili, sostituendo così all'ottimismo il pessimismo. Chi può conoscere i limiti della possibilità?|Giacomo Leopardi, ''[[:s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', p. 4174, 22 aprile [[1826]].}}
[[Immagine:Comic History of Rome Table 10 Cicero denouncing Cataline.jpg|thumb|left|300px|Caricatura [[XIX secolo|ottocentesca]] della scoperta da parte di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] della congiura di [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]].]]
 
[[File:Paul Heinrich Dietrich Baron d'Holbach Roslin.jpg|thumb|upright=0.7|[[Paul Henri Thiry d'Holbach|Barone d'Holbach]]]]
Una parte della critica moderna ha seguito il filone opinionistico di Cicerone, considerando conseguentemente la monografia sallustiana come un'opera di propaganda fortemente di parte ed accusando lo storico di aver distorto la vicenda in vari punti; su tutti l'eccessiva amplificazione della figura demoniaca di Catilina, che si fa strada con prepotenza sin dall'inizio dell'opera, avrebbe l'obbiettivo di fare da copertura per responsabilità politiche ben precise, ovvero quelle di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e Cesare, e più in generale di tutta la ''factio'' dei ''[[populares]]''.
 
Il ''[[Operette morali#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]]'' è il culmine filosofico del libro. Insieme con l'''Islandese'' e il ''Metafisico'' formano il gruppo di operette che definisce più compiutamente il materialismo leopardiano. Il fine della natura non è il bene ma la conservazione in vita degli esseri (''[[#Dialogo della Natura e di un Islandese|Natura e Islandese]]''). La vita è infelice: meglio un'esistenza breve ma intensa e ricca di forti illusioni, che una lunga, piena di emozioni dilatate e narcotizzanti.
Allo stesso modo un altro aspetto molto discusso, ovvero l'anticipazione di un anno della data effettiva di inizio della congiura (giugno del [[64 a.C.|64]] anziché luglio [[63 a.C.|63]]), avrebbe il fine di isolare Catilina, già autore di un precedente tentativo insurrezionale nel [[66 a.C.]], dal partito popolare e di caricare le responsabilità sulla sua oscura determinazione.
 
''A chi piace e a chi giova questa infelicissima vita dell'universo?'' Nessun filosofo sa rispondere alla domanda. È una sconfitta del pensiero filosofico e in generale la rappresentazione dell'inadeguatezza della filosofia a spiegare la condizione del genere umano nell'universo. Il ''Cantico del gallo silvestre'', con il suo andamento lirico, snocciola monolitiche sentenze mettendo il lettore nell'attesa di una soluzione filosofica, ''Così questo arcano mirabile e spaventoso dell'esistenza universale, innanzi di essere dichiarato né inteso, si dileguerà e perderassi'', fornita nel Frammento:
Tuttavia sarebbe estremamente riduttivo ritenere che Sallustio abbia scelto questo episodio per incolpare la ''nobilitas'' al solo scopo di esentare da ogni colpa Cesare e difendere la ''factio popularis''; anzi la realtà è ben più complessa. Dal ''De Catilinae coniuratione'' emerge un giudizio storico più moderato, proprio ''in medio'', a metà tra l'estremismo eccessivo di ''[[populares]]'' ed ''[[ottimati|optimates]]'': lo storico si fa portavoce dell'aspirazione alla pace ed alla legalità dei ceti benestanti romani ed italici, atteggiamento che si fa più forte dopo la disfatta dei [[cesaricidi]] nella [[battaglia di Filippi]] del [[42 a.C.]]. Da questo punto di vista l'ideologia sallustiana pare convergere verso il motto che era stato la parola d'ordine della seconda metà del [[primo secolo a.C.]], quel ''consensus omnium bonorum'' (il consenso di tutti gli onesti <ref name="Boni viri 25">Cicerone col termine ''boni'' (talvolta unito al sostantivo ''viri'', "uomini onesti") si riferisce ai membri della classe senatoria, da cui sarebbe dovuto partire, secondo lui, il riscatto della ''res publica''.</ref>) che era alla base del progetto ciceroniano di allargare le basi del potere coinvolgendo le forze moderate.
 
{{citazione|I diversi modi di essere della materia [...] sono caduchi e passeggeri; ma nessun segno di caducità né di mortalità si scuopre nella materia universalmente, e però niun segno che ella sia cominciata, né che ad essere le bisognasse o pur le bisogni alcuna causa o forza fuori di sé. |Giacomo Leopardi, ''[[:s:Operette morali/Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco/Preambolo|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]]''}}
== Origini della corruzione della ''Res publica'' ==
Vi è inoltre un altro aspetto che svilisce la tesi che l'opera abbia un fine puramente propagandistico, e cioè il fatto che Sallustio attribuisca una grande importanza agli ''excursus'' storici, tesi a collocare nel punto più esatto la crisi in atto, risalendo agli antefatti ed alle cause più vicine e più remote. <ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref>
 
Malgrado le apparenze, resta un non finale e sarà il punto modificato più spesso dall'autore.
[[Immagine:Cato and Catilina propaganda cups.jpg|300px|right|thumb|Coppe di propaganda elettorale di [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]] e [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]].]]
 
=== Leggerezza apparente ===
In particolare nei primi paragrafi dell'opera, traendo ampiamente ispirazione dall'analoga digressione presente nel ''{{polytonic|Περὶ τοῦ Πελοποννησίου πoλέμου}}'' (pron. Perì tu Peloponnēsìu polèmu, [[Guerra del Peloponneso|La guerra del Peloponneso]]) di [[Tucidide]], Sallustio ripercorre la storia di Roma, della sua ascesa e della sua decadenza, individuando come nodo cruciale una data ben precisa: il [[146 a.C.]], anno della distruzione di [[Cartagine]]. Fu questo l'episodio che segnò la fine del ''metus hostilis'' e di conseguenza la fine dell'unità delle parti sociali. Il ''metus hostilis'' è la paura che i romani nutrivano nei confronti dei loro nemici di sempre, i [[cartaginesi]]. Dopo la distruzione di Cartagine ad opera di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano|Scipione l' Emiliano]], è venuto a mancare questo forte compattante, che aveva tenuto uniti gli strati sociali romani nei secoli precedenti; questa mancanza da una parte ha acutizzato l<nowiki>'</nowiki> ''ambitio'' (brama ossessiva di potere) e l<nowiki>'</nowiki> ''avaritia'' (brama di denaro), dall'altra ha favorito il concentrarsi dell'aggressività nei confronti degli ''adversarii'' politici interni.
[[File:Giuseppe Parini pastel on paper.jpg|thumb|left|upright=0.7|Giuseppe Parini]]
All'interno delle operette si rincorrono e si sovrastano diversi temi, particolarmente cari al poeta. Un argomento spesso presente è la ''perfezione naturale''. Tale condizione implica uno stato di felicità che per natura agli uomini è impossibile conseguire (''Scommessa di Prometeo'', ''Dialogo di un Fisico e un Metafisico''), mentre è concessa ad altre specie, come gli uccelli (''Elogio degli uccelli''), simbolo del movimento continuo e armonico, rapido ed elegante. L'assenza della felicità nel mondo è la prova della sua imperfezione e la miserabile condizione umana verificata da Prometeo una verità inoppugnabile, simbolicamente costata una scommessa.
Impossibilitato a raggiungere una perfezione naturale, l'uomo può conseguire uno stato di eccellenza attraverso l'[[intelletto]] e la [[ragione]]: il ''[[Genio (filosofia)|genio]]''. È la tematica del ''Parini'' chiamato a rinnegare la gloria a causa della sproporzione esistente tra il progresso del sapere e la condizione infelice del genio. Situazione toccata anche nel ''Dialogo della Natura e di un'Anima'' dove la gloria è associata ad una condizione umana miserevole in cui grandezza e infelicità sono due aspetti inseparabili e i grandi ingegni mal si relazionano col resto del mondo (vedi anche l<nowiki>'</nowiki>''Ottonieri''). L'Anima pertanto chiederà d'essere ''alluogata'' nell'essere umano più imperfetto e stupido.
 
Altro tema che ricorre attraverso più operette è il [[suicidio]] indicata nella ''Storia del genere umano'' come ''morte preposta o preponibile alla vita''. È un desiderio proprio dell'essere umano, estraneo a tutti gli altri esseri viventi. Nel ''Fisico e Metafisico'', Leopardi spiega come ''non la vita ma la felicità è amata dall'uomo''.
Nell'«archaeologia» romana va ravvisato il centro ideologico su cui ruota l'intera opera <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>: il Catilina sallustiano, il ''monstrum'', non è né un figlio del caso, né una cancrena da eliminare per preservare la sanità del resto del corpo-stato, né tantomeno, come lo dipinge Cicerone, un fanatico estremista contro cui si devono concentrare le forze di tutti i ''boni'', <ref name="Boni viri 25">Cicerone col termine ''boni'' (talvolta unito al sostantivo ''viri'', "uomini onesti") si riferisce ai membri della classe senatoria, da cui sarebbe dovuto partire, secondo lui, il riscatto della ''res publica''.</ref> ovvero i membri della classe agiata schierati su posizioni politiche moderate. Questo ''monstrum'' ha in realtà origini remote: nasce innanzitutto dal clima di violenze instauratosi, a partire dai tentativi di riforma, nell'età dei [[Gracchi]] e duramente represso nel [[sangue]]; nasce anche dal contesto di illegalità diffusa, nonché di innumerevoli rancori e vendette personali, relitto della tirannide e delle [[proscrizioni]] sillane; ma nasce soprattutto con la cessazione del ''metus hostilis'' che causa a Roma un sovvertimento delle ''pristinae virtutes'' del ''mos maiorum'' che avevano funto da supporto per le vittorie romane in età cartaginese. Tutta questa serie di concause ha fatto si che i ''civites'' romani, liberi dalla necessità di lottare per la sopravvivenza, hanno dato spazio all'individualismo, all'egoismo e a tutta la serie di vizi aspramente condannati nelle monografie sallustiane. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref>
 
L'analisi tra antichi e moderni è esplorata nel ''Timandro'', nel ''Tristano'', nel ''Dialogo d'Ercole e Atlante'', e ''Moda e Morte''. La vitalità antica si oppone all'inerzia moderna: Ercole e Atlante giocano a palla con la terra, leggera e senza vita; la Moda ha fatto sparire gli esercizi e le fatiche che fanno bene al corpo e spento nell'uomo il desiderio di gloria e d'immortalità, proprio degli antichi; nel ''Parini'' si svolge l'argomentazione della superiorità dell'azione sul pensare e lo scrivere.<ref name="Vittorio alfieri">Il ripiego dell'uomo sulle lettere e la filosofia è pensiero alfieriano che il ''Parini'' cita esplicitamente.</ref>
== Attendibilità storica ==
[[Immagine:Catilina lors de la conjuration.jpg|250px|thumb|left|Incisione all'interno dell'edizione [[spagna|spagnola]] del ''Bellum Catilinae'' ("La conjuraciòn de Catilina"), stampata a [[Madrid]] da [[Joaquin Ibarra]] nel [[1772]].]]
 
La teoria del piacere derivante dall'idea di ''vastità'' e ''indefinito'' è l'argomento più famoso e conosciuto dell'autore, ampiamente esplorato nelle altre opere maggiori, Zibaldone<ref name="Zibaldone piacere">[[s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]] pp. 51, 77, 105, 157-158, '''teoria del piacere 165-189''', 230, 246, 271, 384, 400-401, 532-535, 646-650, 826-829, 1025, 1044, 1382, 1456-1457, 1464-1465, 1507-1508, 1574-1575, 1580-1581, 1583, 1746, 1758-1759, 1777-1778, 1779, 1826-1827, 1916, 2017-2018, 2157-2159, 2526-2527, 2528-2529, 2549-2555, 2599-2602, 2629, 2685, 2702-2703, 2883-2884, 3315-3316, 3501-3502, 3514, 3525, 3550-3552, 3622, 3713-3715, 3745-3747, 3814, 3823-3824, 3835, 3876-3878, 3895, 3909-3910, 3921, 4043, 4061, 4074, 4087, 4095, 4126, 4127-4132, 4175, 4180-4181, 4250, 4266-4267, 4273-4274, 4283-4284, 4288, 4305, 4415, 4418, 4472.</ref> e Canti. Ad essa si ricollegano diversi temi minori: la [[noia]], che deriva dall<nowiki>'</nowiki>''assuefazione'' e da una vita priva di grandi azioni (''Tasso'', ''Porfirio''); il ''rischio'' e la ''distrazione'', che allontanano l'uomo dal tedio e per pochi attimi catturano l'essenza della vita, tanto più la si mette in gioco (''Colombo'', ''Elogio degli uccelli'', ''Storia del genere umano''); i grandi sentimenti, gli unici in grado di ''mover il core a grandi azioni''; e infine lo ''stupore'', vissuto nel sogno, attraverso la meraviglia degli antichi, nei fanciulli, nei non civilizzati e nei solitari.
La [[critica]], antica e moderna, ha da tempo sottolineato le inesattezze e le deformazioni presenti in vari punti della monografia sallustiana. <ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref> <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref> <ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref>
[[File:Torquato Tasso.jpg|thumb|upright=0.7|Torquato Tasso]]
 
Per Leopardi la vita è dolore, mentre la morte è cessazione del dolore. È un tema molto ricorrente, quasi il pilastro del suo pensiero. Il poeta propone vari modi per combattere il dolore. Lo stesso sonno (''Dialogo Malambruno e Farfarello'') aiuta quando rende la realtà vaga e incerta, mai ben definita (secondo la teoria del piacere), oppure attraverso l'assunzione di sostanze narcotiche come gli alcolici (''Tasso''). La morte non è ''molto dissimile dal diletto che è cagionato agli uomini dal languore del sonno, nel tempo che si vengono addormentando'' (Ruysch).
Ad esempio, nel capitolo 17 la riunione segreta dei congiurati, pronti a dare inizio al piano eversivo, viene collocata nel giugno del [[64 a.C.]], anziché, come concordano la maggior parte degli storici, l'[[63 a.C.|anno seguente]].
 
{{citazione|Pare che l'essere delle cose abbia per suo proprio e unico obbietto il morire [...] le creature animate [...] in tutta la loro vita, ingegnandosi adoperandosi e penando sempre, non patiscono veramente per altro, e non si affaticano, se non per giungere a questo solo intento della natura, che è la morte|Giacomo Leopardi, ''[[#Cantico del gallo silvestre|Cantico del gallo silvestre]]''}}
Nel diciottesimo capitolo il racconto della cosiddetta "prima congiura"<ref name="La prima congiura">La cosiddetta ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Entrambi si rivolsero a Gneo Pisone, giovane [[nobile]], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli, assieme a molti senatori, ed impadronirsi del potere, mentre Pisone si sarebbe recato con un esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina, mentre Autronio fu trucidato in Hispania da alcuni cavalieri, dopo esservisi recato per ordine di Pompeo, in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]]. </ref>, un precedente tentativo di cospirazione organizzato dallo stesso Catilina, ignora completamente il ruolo, per niente secondario, avuto in quell'occasione da Cesare. Un altro errore cronologico è rappresentato dalla posposizione del ''[[Senatus Consultum Ultimum]]'', cioè del [[senatoconsulto|decreto senatorio]], stabilito il [[21 ottobre]] del [[63 a.C.|63]], che conferiva ai consoli i pieni poteri per sgominare la congiura, alla notte tra il [[6 novembre|6]] ed il [[7 novembre]], in concomitanza con la riunione dei congiurati nella ''domus'' di Porcio Leca (capp. 28 - 29).
 
La noia può essere combattuta con ''il sonno'' (effetto narcotizzante: ''l'oppio'') ma è il ''dolore'', il rimedio (''Tasso''). È il sentimento più potente di tutti, ''perché l'uomo mentre patisce, non si annoia per niuna maniera''. Per Leopardi è impossibile la felicità, mentre il patimento è necessario alla vita.
La spiegazione più plausibile per simili anacronismi è stata individuata nell'esigenza, avvertita dallo storiografo, di giustificare e difendere Cesare, capo del partito dei ''populares'', di fronte alle accuse di complicità rivolte da più parti nei suoi confronti.<ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref> Quindi Sallustio non sarebbe stato animato soltanto da motivazioni di carattere artistico e storico, come sostiene nel proemio dell'opera, ma a quanto pare si sarebbe lasciato convincere dal clima politico vigente a comporre un «libello quantomai polemico e tendenzioso».<ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref>
 
== Lingua e stile ==
Quanto detto, tuttavia, è il pensiero maturato dalla critica meno favorevole allo scrittore e, sebbene non vada del tutto respinto, va in qualche modo attenuato. Si nota dunque facilmente che le idee [[politica|poltiche]] di Sallustio abbiano influenzato il suo modo di valutare personaggi ed avvenimenti; ciò non toglie però che che in lui non si debba vedere un falsificatore in malafede, pronto ad alterare date e notizie pur di far risaltare un orientamento ideologico. Più verosimilmente Sallustio non fu interessato tanto ad uno scrupoloso accertamento dei fatti, come fanno i moderni [[storico|storici]], quanto ad una loro forte [[dramma|drammatizzazione]], ricca di ''[[pathos]]''. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref>
[[File:Francesco Hayez - Ritratto di Alessandro Manzoni.jpg|thumb|upright=0.8|[[Alessandro Manzoni]]]]
La scelta della lingua va inquadrata all'interno di un ambizioso progetto letterario:
 
{{citazione|Chiunque vorrà far bene all'Italia, prima di tutto dovrà mostrarle una lingua filosofica, senza la quale io credo ch'ella non avrà mai letteratura moderna sua propria, e non avendo letteratura moderna propria, non sarà mai più nazione.|Lettera a Pietro Giordani del 13 luglio [[1821]], n°201.}}
== Stile dell'opera==
{{vedi anche|Stile di Sallustio}}
 
Lo stile delle ''Operette'' è incisivo, ironico e serrato, caratterizzato da un linguaggio chiaro e puntuale, con l'effetto di trattare con estrema lucidità le tematiche fondamentali.
[[Immagine:Salustio - ibarra.jpg|150px|thumb|right|Frontespizio di un'edizione [[spagna|spagnola]] del ''Bellum Catilinae'' ("''La conjuraciòn de Catilina''"), stampata a [[Madrid]] da [[Joaquin Ibarra]] nel [[1772]]]]
 
Leopardi rifiuta le due soluzioni moderne: ''puristica'' da un lato, ''francesizzante'' dall'altro. Scartato anche il modello ''[[ipotassi|ipotattico]]'', latineggiante, caro all'amico Giordani. La scelta è per il recupero nell'italiano, a tutti i suoi livelli (popolare incluso), di tutto quello che c'era di analogo al greco attico.
Lo stile della monografia si rispecchia nei due modelli cui Sallustio si ispira: lo storico [[Grecia antica|greco]] [[Tucidide]], ed in particolare il suo capolavoro ''La guerra del [[Peloponneso]]'', e il noto predecessore [[Marco Porcio Catone]], detto [[Censore (storia romana)|il ''Censore'']].
 
La ricchissima varietà della lingua italiana,<ref name="Varietà lingua italiana">Scrive Leopardi: {{citazione|[...] quella sua immensa facoltà di dare ad una stessa parola, diverse forme, costruzioni, modi [...].|[[s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]], pp. 1332-34, 17 luglio [[1821]].}}</ref> avrebbe permesso di recuperare un linguaggio antico ma funzionale, col quale l'autore avrebbe ottenuto principalmente una semplificazione sintattica: meno ricorso all'[[ipotassi]], alle figure retoriche e all'inversione dell'ordine delle parole.
Questa doppia ispirazione si nota maggiormente nell<nowiki>'</nowiki> «''archaeologia''» (capitoli 6 - 13): la ricerca delle cause più profonde della congiura, di stampo prettamente tucidideo, si unisce infatti con i toni solenni della denuncia della crisi del ''mos maiorum'' tradizionale, presi da Catone.
 
Importanti sono i procedimenti che individuano l'intensificazione emozionale: moltiplicazione verbale e accumulo di proposizioni; uso di elativi e di voci perplesse e indefinite.
I due modelli agiscono, a maggior ragione, anche a livello lessicale; da Tucidide Sallustio prende l'essenzialità espressiva, le sentenze brusche ed ellittiche, l'irregolarità del testo arricchito dagli arcaismi, la varietà delle forme sintattiche; da Catone invece un eloquio solenne, moralmente atteggiato, con una lingua a volte severa ed aulica, a volte popolare, ruvida nelle forme, dalla pàtina arcaica. Ne consegue uno stile basato sull' ''inconcinnitas'', contrario alla ''concinnitas'' (l'armonia) della frase ciceroniana e favorevole ad un discorso teso e dinamico, sempre alla ricerca della ''varietas'' espressiva. Abbondano pertanto le [[brachilogia|brachilogie]], le [[antitesi]], le inversioni di costrutti, i parallelismi, la ''[[variatio]]'', l'uso ritmato e continuo dell'[[Infinito (modo)|infinito]] narrativo e del [[chiasmo]], le [[Frase|frasi nominali]].
 
Molte Operette hanno la struttura del dialogo, sulla base dello stile della trattazione filosofica dell'antica [[Grecia]] o del settecento [[illuminismo|illuminista]]; le narrative mostrano l'impronta di [[Cicerone]], [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]], [[Miguel de Cervantes|Cervantes]], [[Ugo Foscolo|Foscolo]], [[Goethe]], [[Laurence Sterne|Sterne]] e l'[[Vittorio Alfieri|Alfieri]].
Dal punto di vista fonetico, l'alta frequenza degli arcaismi conferisce gravità e solenne ridondanza alla rapidità ed alla ''brevitas'' delle forme sintattiche. <ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref>
 
==Note= eIl riferimentiparadosso ===
[[File:G.-LEOPARDI-047.jpg|thumb|left|upright=1.4|La Piazzetta de "Il Sabato del Villaggio", vista dalla stanza di Giacomo.]]
La tecnica usata dall'autore viaggia come anche altre soluzioni su due piani: uno strutturale: lo scrivere un libro di filosofia morale per vivere meglio, consapevole dell'impossibilità di arrecare qualche bene; l'altro microstrutturale: mettere insieme all'interno dei dialoghi sentenze antiche e motti moderni.<ref name="Paradosso">Uno di D'Alambert: {{citazione|Va figliuola mia prediletta, che tale sarai tenuta e chiamata per lungo ordine di secoli. Vivi e sii grande e infelice.|[[#Dialogo della Natura e di un'Anima|Dialogo della Natura e di un'Anima]]}} e uno di [[Pirrone]]: {{citazione|[...] (La vita) dà luogo a creder vera quella sentenza di Pirrone, che dalla vita alla morte non è divario. Il che se io credessi, ti giuro che la morte mi spaventerebbe non poco. Ma in fine, la vita debb'essere viva, cioè vera vita; o la morte la supera incomparabilmente di pregio.|[[#Dialogo di un fisico e di un metafisico|Dialogo di un fisico e di un metafisico]]}}</ref>
 
Lo strumento del paradosso è parte necessaria del pensiero filosofico e insieme con l'ironia non può essere scisso dal discorso leopardiano. Nelle ''Operette'' predomina un intento ludico studiato per far [[Riso (ridere)|sorridere]] il lettore. La presenza di una volontà di ''distruggere'' i costumi del tempo, implica un continuo ricorso ''all'azione ironica'', strumento necessario per costruire una fitta trama di relazioni che hanno come scopo ultimo il rifiuto dell'oggetto deriso e, allo stesso tempo, la proposta di un differente modello di vita:<ref name="Palumbo"/> ciò permette all'autore di giocare e scherzare con i comportamenti umani contemporanei e allo stesso tempo mantenere la finalità ''morale'' dell'opera.
 
Il riso ha poi una funzione medicamentosa, che allevia i dolori dell'essere umano causati dalla nuda verità. Secondo Leopardi è uno dei pochi mezzi con cui l'uomo può accrescere la propria vitalità ([[#Elogio degli uccelli|Elogio degli uccelli]]).
 
=== Prosopopea ===
Il continuo ricorso di Leopardi ad esseri immaginari, (gnomi, folletti, mummie, ecc.), storici ([[Torquato Tasso]], [[Cristoforo Colombo]], [[Giuseppe Parini]], ecc.), mitologici ([[Ercole]], [[Atlante (mitologia)|Atlante]], [[Giove (divinità)|Giove]]...), filosofici ([[Plotino]], [[Porfirio]], Amelio), letterari ([[Malambruno]], [[Farfarello]]...), comuni (passeggeri, islandesi, venditori ambulanti...), inanimati (la Terra, la Luna...), simbolici (la Natura, l'Anima, la Morte, la Moda...) sono una satira dell'antropocentrismo, la derisione del progresso moderno e di una società in cui prevale un odio distruttore. Tutti i protagonisti possiedono una forte rappresentatività simbolica, ottenuta attraverso la tecnica dello straniamento e della [[prosopopea]] che rende animati elementi che non lo sono.
 
Leopardi non ha mai voluto comparire nel testo. Nega la sua realtà di personaggio ideologico.
 
{{citazione|Avrei voluto fare una prefazione alle Operette morali, ma mi è paruto che quel tuono ironico che regna in esse, e tutto lo spirito delle medesime escluda assolutamente un preambolo; e forse Ella, pensandovi, converrà con me che se mai opere dovette essere senza prefazione, questa lo debba in particolar modo.|Giacomo Leopardi, lettera ad Antonio Fortunato Stella del 10 giugno, [[1826]].}}
 
Nessun protagonista è Giacomo, tutti sono complici, portavoci del suo pensiero e degli affetti più riposti: il ricorso alla citazione continua, all'argomentazione discorsiva da un lato, le preoccupazioni didascaliche, il paradosso e l'ironia dall'altro, provocano nel lettore un senso di straniamento e sorpresa; una condizione, fortemente cercata dall'autore, che la personificazione, a qualsiasi livello, finirebbe per annullare.
 
== ''Appendice'' delle Operette morali ==
[[File:G.-LEOPARDI-040.jpg|thumb|upright=0.8|Il sentiero che conduce al Colle de "L'infinito", nei pressi di casa Leopardi.]]
{{vedi anche|Appendice alle Operette morali}}
L'''Appendice'' delle Operette morali è stata messa insieme per la prima volta in un'edizione critica da Francesco Moroncini, raccogliendo testi di provenienza diversa, ma riconducibili al disegno programmatico dell'autore, in particolar modo il nucleo primordiale dell'opera, costituito da quei testi che Leopardi aveva definito, in una lettera al Giordani, ''Prosette satiriche''.<ref name="Prosette satiriche"/>
 
== Le ''Note'' delle Operette ==
Le ''Note'' delle ''Operette morali'', in totale sessantadue,<ref name="numero note">Dagli autografi emerge un gran numero di appunti e annotazioni marginali, lasciati successivamente cadere dall'autore.</ref> sono state scritte da Leopardi tra l'ottobre e il dicembre del [[1824]].
 
Nelle varie edizioni hanno subito poche modifiche: si ricordano alcune integrazioni di mano del Ranieri, espunte nell'edizione critica dal Moroncini.
 
Nel complesso si tratta di informazioni puntuali circa alcuni argomenti trattati o curiosità di ordine storico, filosofico, filologico, ma anche cronaca dell'epoca. Sarà lo stesso poeta a spiegarne il senso e la collocazione:
 
{{citazione|Avverto che le note, non dovranno esser collocate a piè di pagina, ma appiè del volume, o di ciascun volume per la sua parte. È vero che io altre volte ho insistito che le note si ponessero appiè di pagina; ma qui il caso è diverso: esse non servono né all'intelligenza né ad illustrazione del testo; sono un lusso di erudizioncella, che imbarazzerebbe il lettore se si trovasse nel corso dell'opera appiè di pagina.|Lettera ad Antonio Fortunato Stella del 19 gennaio, [[1827]].}}
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
=== Testo critico ===
* Gaio Sallustio Crispo, L. Canali (a cura di). ''La congiura di Catilina. Testo originale a fronte''. Garzanti Libri. [[1982]]. ISBN 881158278-4.
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Francesco Moroncini (edizione critica a cura di)|titolo=Operette morali|città=Bologna|anno=1928}}
* O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Ottavio Besomi (edizione critica a cura di)|titolo=Operette morali|città=Milano|anno=1979|isbn=978-88-04-16818-8}}
* D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.
* R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia. ISBN 8839400230.
* {{en}} T.F. Scanlon. ''The influence of Thucydides on Sallust''. Heidelberg. [[1980]].
* Gaio Sallustio Crispo, L. Piazzi (a cura di). ''La congiura di Catilina. Testo latino a fronte''. Barbera. [[2006]]. ISBN 8878990817.
* Gaio Sallustio Crispo, [[Tito Livio]], L. Coco. ''L'uomo e la natura''. Loffredo. [[2003]]. ISBN 888096934X.
* Gaio Sallustio Crispo; P. Frassinetti, L. Di Salvo (a cura di). ''Opere''. UTET. [[2002]]. ISBN 8802042861.
* Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744
* Gaio Sallustio Crispo, Marco Tullio Cicerone, H. H. Ørberg (a cura di). ''Catilina. Ex C. Sallustii Crispi de Catilinae coniuratione libro et M. Tullii Ciceronis orationibus in Catilinam''. Accademia Vivarium Novium. [[2000]]. ISBN 8887637075.
* Gaio Sallustio Crispo, T. Pistoso (a cura di). ''Bellum Catilinae''. Ciranna & Ferrara. [[2000]]. ISBN 8881441543
* Gaio Sallustio Crispo, A. Crugnola (a cura di). ''Antologia sallustiana''. Principato. ISBN 8841623675.
* Gaio Sallustio Crispo. ''Coniuratio Catilinae''. Latine loqui. ISBN 8871003349.
* Gaio Sallustio Crispo, E. Malcovati (a cura di). ''De Catilinae coniuratione''. Paravia. [[1971]]. ISBN 8839510265.
* Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.
 
=== VociTesto correlatecommentato ===
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|titolo=Operette morali|coautori=a cura di [[Giuseppe Chiarini]] e [[Pietro Giordani]] (introduzione)|editore=|città=Livorno|anno=1870}}
* [[Gaio Sallustio Crispo]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Giovanni Gentile]] (a cura di)|titolo=Operette morali|città=Bologna|anno=1918}}
* [[Lucio Sergio Catilina]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Manfredi Porena]] (a cura di)|titolo=Operette morali|città= Milano|anno=1921}}
* [[Gaio Giulio Cesare]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Francesco Flora]] (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]|città= Milano|anno=1949}}
* [[Marco Porcio Catone Uticense]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori= Mario Oliveri (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Rizzoli]]|città= Milano|anno=1951}}
* [[Marco Licinio Crasso]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Ildebrando Della Giovanna (a cura di); [[Giuseppe De Robertis]] (introduzione)|titolo=Operette morali|città=Firenze|anno=1957}}
* [[Marco Tullio Cicerone]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Mario Fubini]] (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Vallecchi]]|città=Torino|anno=1966|isbn=978-88-201-1160-1}}
* [[Bellum Iugurthinum]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori= Cesare Galimberti (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=Guida|città=Napoli|anno=1977|isbn=978-88-7188-292-5}}
* [[Monografia]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Giovanni Getto]], [[Edoardo Sanguineti]] (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Mursia]]|città=Milano|anno=1982|isbn=978-88-425-0422-1}}
* [[Storiografia latina]]
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Marco Antonio Bazzocchi (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1991|isbn=978-88-247-0077-1}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Laura Melosi (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]]|città=Milano|anno=2008|isbn=978-88-17-02643-7}}
 
==Altri= progettiCritica ===
* {{cita libro|autore=[[Walter Binni]]|titolo=La nuova poetica leopardiana|editore=[[Sansoni]]|città=Firenze|anno=1947|isbn=978-88-383-1753-8}}
{{interprogetto|commons=Category:Sallust|testo=Della congiura di Catilina}} (in [[Lingua italiana|italiano]])
* {{cita libro|autore=Giulio Marzot|titolo=Storia del riso leopardiano|editore=[[Casa Editrice D'Anna|D'Anna]]|città=Messina-Firenze|anno=1966|isbn=978-88-8321-176-8}}
{{interprogetto|testo=la:De Catilinae coniuratione}} (in [[Lingua latina|latino]])
* {{cita libro|autore=Walter Binni|titolo=La protesta di Leopardi|editore=[[Sansoni]]|città=Firenze|anno=1973|isbn=978-88-383-0841-3}}
* {{cita libro|autore=Cesare Galimberti|titolo=Linguaggio del vero in Leopardi|editore=[[Leo S. Olschki|Olschki]]|città=Firenze|anno=1973|isbn=978-88-222-1675-5}}
* {{cita libro|autore=Aldo Borlenghi|titolo=Leopardi. Dalle "Operette morali", ai "Paralipomeni"|editore=Cisalpino-Goliardica|città=Milano|anno=1973}}
* {{cita libro|autore=[[Sergio Campailla]]|titolo=La vocazione di Tristano. Storia interiore delle "Operette morali"|editore=[[Pàtron]]|città=Bologna|anno=1977|isbn=978-88-555-1411-8}}
* {{cita libro|autore=Viviana Melani|titolo=Leopardi e la poesia del Cinquecento|editore=[[Casa Editrice D'Anna|D'Anna]]|città=Messina-Firenze|anno=1979}}
* {{cita libro|autore=[[Achille Tartaro]]|titolo=Leopardi|editore=[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]|città=Bari, Laterza|anno=1978|isbn=978-88-420-0946-7}}
* {{cita libro|autore=Walter Binni|titolo=Lettura delle "Operette morali"|editore=[[Lampi di stampa]]|città=Genova|anno=1987|isbn=978-88-488-0020-4}}
* {{cita libro|autore=Luigi Blasucci|titolo=I tempi della satira leopardiana|città=Napoli|anno=1989}}
* {{cita libro|autore=Angiola Ferraris|titolo=La vita imperfetta. Le "Operette morali" di Giacomo Leopardi|editore=[[Marietti]]|città=Genova|anno=1991|isbn=978-88-211-9564-8}}
* {{cita libro|autore=Alberto Frattini|titolo=Leopardi. Il problema delle fonti alla radice della sua opera|editore=Coletti|città=Roma|anno=1990|isbn=978-88-7826-702-2}}
* {{cita libro|autore=Alvaro Valentini|titolo=Leopardi. Idillio metafisico e poesia copernicana|editore=[[Bulzoni]]|città=Roma|anno=1991|isbn=978-88-7119-369-4}}
* {{cita libro|autore=Filippo Secchieri|titolo=Con leggerezza apparente. Etica e ironia nelle "Operette morali"|editore=Mucchi|città=Modena|anno=1992|isbn=978-88-7000-201-0}}
* {{cita libro|autore=Walter Binni|titolo=Lezioni leopardiane|editore=[[La Nuova Italia]]|città=Firenze|anno=1994|isbn=978-88-221-1494-5}}
* {{cita libro|autore=Liana Cellerino|titolo=Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana – Le Opere vol. III|editore=[[UTET]]|città=Torino|anno=1995}}
* {{cita libro|autore=Gariella Macciocca|titolo=Letteratura Italiana, Dizionario delle opere M-Z|editore=[[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]]|città=Torino|anno=2000|isbn=978-88-06-15395-3}}
 
== Voci correlate ==
==Collegamenti esterni==
* [http://digilander.libero.it/latineloqui/aut/sallu/coniuratio.htm Testo con traduzione del De Catilinae Coniuratione]
* [http://www.thelatinlibrary.com/sall.html Opere sallustiane originali Latino]: ''Bellum Catilinae'', ''Bellum Iugurthinum'', ''Fragmenta Historiarum'', ''Epistulae ad Caesarem'' ed ''Invectiva in Ciceronem'' (quest'ultima di attribuzione incerta, anche se spesso a lui attribuita).
 
* [[Niccolò Machiavelli]]
{{Sallustio}}
* [[Monaldo Leopardi]]
* [[Torquato Tasso]]
* [[Cristoforo Colombo]]
* [[Giuseppe Parini]]
* [[Pietro Giordani]]
* [[Vincenzo Monti]]
* [[Niccolò Tommaseo]]
* [[Giovan Pietro Vieusseux]]
* [[Alessandro Manzoni]]
* [[Antonio Ranieri]]
 
== Altri progetti ==
[[Categoria:Opere letterarie latine|Catilinae coniuratione, De]]
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== Collegamenti esterni ==
[[nl:De Catilinae coniuratione]]
* [http://digilander.libero.it/il_leopardi/index.html I testi delle Operette Morali in ordine cronologico]