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== Traumi infantili ==
 
Il trauma della prima infanzia, di solito, si riferisce a esperienze di natura traumatica che implicano i primi 6 anni di vita dei bambini. Siccome le reazioni dei più piccoli possono essere diverse da quelle dei bambini più grandi, in quanto, a causa di minacce o di eventi pericolosi, non sono in grado di spiegare le proprie reazioni, molti adulti ritengono che la tenera età li protegga dalle esperienze traumatiche.
Uno studio svolto presso l'[[Università del Washington|Università di Washington]] ha esaminato circa 250 bambini di età compresa tra gli otto e i sedici anni per capire che ruolo hanno avuto i traumi sulla loro crescita. Molti bambini sono stati sottoposti, ad esempio, a violenze fisiche, emotive e/o sessuali e ciò ha aggravato la loro condizione; infatti, alcuni di essi hanno mostrato un invecchiamento biologico più rapido (a causa, probabilmente, dell'aumento della depressione), rispetto ai propri coetanei. Altri, al contrario, hanno mostrato un ritardo nello sviluppo puberale in quanto sono stati spesso trascurati dalla propria famiglia. <ref name=":0"> https://www.stateofmind.it/2018/12/trauma-conseguenze-bambini/, Giovanni Belmonte, ''L’effetto del trauma sulla crescita dei bambini'', 18 dicembre 2018, 28 dicembre 2020 </ref>
Sempre più ricerche mostrano che i bambini molto piccoli, anche i neonati, possono essere influenzati da eventi che minacciano la loro sicurezza e/o quella dei loro genitori o tutori e i loro sintomi sono stati ben documentati. Un trauma nel bambino può essere causato da atti di violenza intenzionale come abuso sessuale o fisico, violenza domestica oppure calamità naturali, incidenti, o guerre. Anche i bambini piccoli possono sperimentare uno stress traumatico di fronte a procedure mediche dolorose o perdita improvvisa di un genitore. <ref name=":0"> https://www.ausl.bologna.it/asl-bologna/dipartimenti-territoriali-1/dipartimento-di-cure-primarie/il-faro/centro-doc/centro-di-documentazione/per-genitori-e-famiglie-1/per-i-genitori/files/fileinnercontentproxy.2012-04-04.6203136543, Mariagnese Cheli, ''Il trauma psichico nella prima infanzia'', 11 febbraio 2021 </ref>
 
Quest'ultima, però, svolge un ruolo fondamentale per la modellazione della mente del bambino. Molto prima di iniziare la vita scolastica, il bambino osserva i comportamenti dei genitori e, ascoltando anche le parole che essi utilizzano, assimila i concetti fondamentali (come ad esempio cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa fa male e cosa fa bene, il senso dell'umorismo). Infatti, i bambini tendono spesso a imitarli, a voler diventare come loro in quanto, essendo persone più grandi, sono una sorta di ispirazione. Una ricerca svoltasi nel 1984 in Danimarca, ha dimostrato che bambini che avevano genitori criminali e in continuo contrasto con la legge, erano più inclini ad avere problemi rispetto ai loro coetanei che avevano dei genitori con un passato lontano dalla criminalità. La famiglia Khan del Pakistan, invece, ha dimostrato che anche le abilità naturali si trasmettono geneticamente. Infatti, sia padre che figlio hanno vinto trofei sportivi di squash e tali abilità sportive non sono state trasmesse solamente a persone che condividono lo stesso sangue, ma addirittura anche ai cognati. <ref name=":1"> {{cita libro | nome=Giovanni | cognome=Caruselli| titolo=''ABC della mente umana'' | anno=1991| editore=Selezione Reader's Digest | città=Milano|p=206-207}} </ref>
 
Anche la competitività tra fratelli può essere causa di trauma psicologico in quanto sin dall'antichità il primogenito ha sempre avuto più attenzioni rispetto agli altri figli minori. In Europa è stato comune in età moderna un sistema di diritto chiamato "La primogenitura" e grazie a questo sistema, il figlio maschio maggiore ereditava le sostanze paterne.
 
E' stato dimostrato che i figli che nascono prima ricevono molte più attenzioni, sia perché essi sono una novità sia perché i genitori hanno più energie. I primogeniti, a causa forse di troppe attenzioni, tendono ad essere più aggressivi rispetto ai fratelli minori ma allo stesso tempo ottengono più successi a scuola (in un sondaggio sui membri del Congresso degli Stati Uniti del 1972 è stato scoperto che la maggior parte dei politici sono primi figli nella propria famiglia). I primogeniti, inoltre, tendono ad avere più successo ai test d'intelligenza; questo perché essi nascono in un contesto in cui hanno come modello solamente i propri genitori (persone adulte), cominciando ad usare lo stesso linguaggio, le stesse idee e gli stessi comportamenti.
 
Lo psicologo Michael Lewis, dopo aver analizzato alcune registrazioni di famiglie a tavola, ha notato, appunto, che i padri tendono a fornire più attenzioni al primogenito, specie se maschio, dimenticandosi quasi della presenza dei figli minori che non fanno altro che mangiare in quanto a loro non viene chiesta la partecipazione alla discussione. Nasce così la rivalità tra fratelli che è causata anche da alcuni comportamenti discutibili da parte dei genitori. Essi, ad esempio, paragonano un comportamento scorretto di un figlio con uno giusto dell'altro. Così facendo, il figlio che viene accusato di un errore spesso accumula rabbia che può causare, in alcune situazioni, odio nei confronti del fratello che, invece, apparentemente compie solo gesti giusti. Questo comportamento dei genitori è visto, dal figlio che è stato sgridato, come una sorta di preferenza verso il fratello o la sorella. Proprio per questo motivo, il fratello, che è sempre stato un esempio da seguire, rischia di diventare un modello da evitare e il più giovane si comporterà diversamente solo per il gusto di diversificarsi dal più grande.
 
Un altro errore che i genitori fanno è quello di trattare entrambi i figli allo stesso modo. Così facendo, i genitori sperano di ridurre i conflitti tra i figli e dunque danno le stesse regole e concessioni in ugual misura indipendentemente dalla loro età, carattere e sesso. Tuttavia, secondo le psicologhe Adele Faber ed Elaine Mazlish, ricevere lo stesso amore in un certo senso è come essere amati di meno. Ogni figlio è diverso, ognuno ha le proprie esigenze, i propri interessi e i genitori devono essere sensibili alle diverse richieste dei figli. <ref name=":2">{{cita libro | nome=Giovanni | cognome=Caruselli| titolo=''ABC della mente umana'' | anno=1991| editore=Selezione Reader's Digest | città=Milano|p=208-211}} </ref>
 
Per capire meglio la mente dei bambini e l'effetto dei traumi su di essi, lo psicologo statunitense inventò il Test di appercezione tematica. Il TAT è un test proiettivo e venivano raffigurate, attraverso una serie di tavole, delle immagini che riportavano scene realistiche. I soggetti dovevano spiegarle, capire cosa era successo prima, cosa potrebbe essere successo successivamente e le risposte furono preoccupanti. All'interno dell'ambulatorio si trovavano dodici bambini di età tra i sei e gli undici anni e ciò che differenziavano i pazienti era il tipo di abuso subito. Ad esempio, una bambina che subì molestie sessuali dal padre, davanti a una semplice immagine di una donna incinta di profilo, cominciò a parlare degli organi maschili e femminili, agitandosi tanto da interrompere lo studio.
I bambini che invece non subirono alcun trauma, riuscivano invece a notare l'aspetto benevolo delle tavole cercando anche delle soluzioni per sfuggire alle difficoltà. Si sentivano protetti in quanto erano amati almeno da una figura genitoriale e le loro risposte non furono particolarmente inquietanti.
Un tratto che accomuna i bambini e le bambine che hanno subito un trauma (soprattutto violenze fisiche o sessuali) è quello di ritrovarsi nelle stesse situazioni, inconsciamente, nella fase adulta. Ad esempio, donne che da bambine sono state esposte al maltrattamento da parte del padre, sono indotte a cercare una figura che metta in atto comportamenti simili in quanto, dal loro punto di vista, pare come qualcosa di normale.
Alcune donne, invece, perdono la capacità di fidarsi nuovamente di un uomo in quanto imparare a fidarsi è una sfida importante. Esse hanno grosse difficoltà a iniziare una nuova relazione in quanto proiettano la figura dell'abusatore in ogni potenziale partner. Per questo motivo gli uomini vengono spesso visti come approfittatori che, una volta soddisfatto i propri desideri, finiscono per abbandonarle non riuscendo dunque a istaurare un vero legame. Coloro che ci riescono, però, anche a distanza di anni in una relazione, non sono in grado di fidarsi totalmente dell'altra persona per evitare di rivivere il trauma.
<ref name=":3"> {{cita libro | nome=Bessel | cognome=Van der Kolk| titolo=''Il corpo accusa il colpo: mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche'' | anno=2014 | editore=Raffaello Cortina Editore | città=Milano|p=125-126}} </ref>
 
 
Gli eventi di natura traumatica hanno un profondo impatto sui sensi dei bambini piccoli. Il loro senso di sicurezza può essere disturbato da stimoli visivi spaventosi, suoni forti, movimenti violenti e altre sensazioni legate a un evento imprevedibile e spaventoso. Le immagini inquietanti tornano sotto forma di incubi, nuove paure e giochi che ricreano l'evento. In mancanza di una conoscenza approfondita della relazione tra causa ed effetto, i bambini credono che i loro pensieri, desideri e paure abbiano il potere di influenzare la realtà e di provocare gli eventi. I bambini piccoli hanno una capacità limitata di anticipare situazioni pericolose o di garantirsi la sicurezza e per questo motivo sono particolarmente vulnerabili agli effetti del trauma. Ad esempio, un bambino di 2 anni malmenato dalla madre, reagisce e rivive il trauma in una maniera totalmente diversa da un bambino di 5 o 11 anni e alcune idee distorte sulla realtà (come i bambini che tendono a incolpare i propri genitori o se stessi per non aver cambiato l'esito di un evento spaventoso) peggiorano l'impatto negativo degli effetti traumatici sullo sviluppo. <ref name=":1"> https://www.ausl.bologna.it/asl-bologna/dipartimenti-territoriali-1/dipartimento-di-cure-primarie/il-faro/centro-doc/centro-di-documentazione/per-genitori-e-famiglie-1/per-i-genitori/files/fileinnercontentproxy.2012-04-04.6203136543, Mariagnese Cheli, ''Il trauma psichico nella prima infanzia'', 11 febbraio 2021 </ref>
I bambini esposti a eventi traumatici sono particolarmente a rischio di vulnerabilità derivante dal rapido sviluppo del cervello. Il trauma nella prima infanzia è associato alla dimensione ridotta della corteccia cerebrale. Quest'area è responsabile di molte funzioni complicate che include memoria, coscienza, consapevolezza percettiva, pensiero, il linguaggio e l'attenzione. Questi cambiamenti possono influenzare e cambiare il loro quoziente intellettivo e la capacità di moderare le emozioni.
Uno studio recente condotto su bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni, mostra che più della metà (52.5%) aveva vissuto un grave evento stressante (abuso, trascuratezza, traumi fisici, incidenti, esposizione a violenza domestica e di comunità). I bambini con sintomi di stress traumatico spesso hanno difficoltà a regolare il loro comportamento e le loro emozioni. Possono mostrare paura o presentarsi "appiccicosi" in nuove situazioni, si spaventano facilmente, sono difficili da consolare e/o sono aggressivi e impulsivi. Possono anche avere problemi per addormentarsi e perdere le abilità che hanno acquisto recentemente durante lo sviluppo mostrando anche un declino della funzione mentale nel funzionamento psichico e nel comportamento.
 
Altri studi hanno dimostrato che queste esperienze traumatiche possono portare ad una vulnerabilità nello sviluppo di sintomi dissociativi, ansia e depressione. La relazione di attaccamento tra madre e figlio è essenziale nelle prime fasi della vita per regolare l'arousal, cioè lo stato di attivazione del sistema neurovegetativo correlato ai cambiamenti nel corpo o nella struttura mentale dell'individuo. A livello fisico, coinvolge diversi sistemi biologici, come il sistema endocrino e il sistema nervoso autonomo, con risposte fisiologiche (sudore, frequenza cardiaca, pressione sanguigna, concentrazione di cortisolo, detto anche ormone dello stress), mentre dal punto di vista psicologico cambia l'espressione delle emozioni e dei comportamenti. Alcune esperienze traumatiche, come ad esempio nell'ambito di una relazione d'attaccamento, invece, possono portare danni nella formazione dei neuroni a specchio, che avranno un impatto negativo sulle abilità introspettive e sulle capacità interpersonali del bambino e del futuro adulto. <ref name=":2"> https://www.jessicazecchini.it/articoli/trauma-psicologico-infantile-conseguenze/, Jessica Zecchini, ''Trauma psicologico infantile: rischi ed interventi'', 12 ottobre 2019, 11 febbraio 2021 </ref>
Per evitare ciò, molte risorse tra cui programmi di intervento precoce, sistemi sanitari, programmi di assistenza e di educazione dell'infanzia e servizi sociali per minori, si stanno muovendo per imparare a riconoscere il prima possibile i soggetti più vulnerabili. Alcuni di questi sistemi stanno provando a identificare alcune domande chiavi su eventuali esperienze traumatiche nei loro protocolli di valutazione (come ad esempio domande specifiche sugli infortuni o la perdita dei familiari). <ref name=":3"> https://www.ausl.bologna.it/asl-bologna/dipartimenti-territoriali-1/dipartimento-di-cure-primarie/il-faro/centro-doc/centro-di-documentazione/per-genitori-e-famiglie-1/per-i-genitori/files/fileinnercontentproxy.2012-04-04.6203136543, Mariagnese Cheli, ''Il trauma psichico nella prima infanzia'', 11 febbraio 2021 </ref>
 
 
== La guerra ==
 
La guerra può dare origine a disturbi mentali e alla follia. Ciò può accadere immediatamente, durante il suo svolgimento, oppure successivamente, dopo giorni e anni. Nella [[Prima guerra mondiale|Primaprima Guerraguerra Mondialemondiale]] si è parlato di "psicosi traumatica da bombardamento", la psichiatria l'ha denominata "nevrosi da combattimento". In età contemporanea si parla di "sindrome da stress post-traumatico" che viene associato non solamente alla guerra, ma anche ad esperienze che possono suscitare traumi (come lo stupro o assistere alla morte improvvisa di una persona). <ref name=":4"> {{cita libro | nome=Giovanni | cognome=Caruselli| titolo=''ABC della mente umana'' | anno=1991| editore=Selezione Reader's Digest | città=Milano|p=30-31}} </ref>
 
Come sappiamo, laLa guerra causa sofferenza, i problemi sono molteplici (fame, sete, paura) e la maggior parte deialcuni soldati arrivavano alla follia. Essi avevano costantemente paura della morte (provavano anche molta ansia) e ciò portava a incubi terrificanti a ripetizione come se la mente fosse incantata. Tutto ciò durava anni ed era come una sorta di loop mentale, il trauma veniva rivissuto da svegli ma soprattutto da dormienti, non avendo così un momento di pace. Nella prima guerra mondiale, a causa di tutto ciò, iniziò anche il fenomeno dell'automutilazione. I soldati, piuttosto di continuare a vivere l'orrore della guerra, si sparavano in posti non vitali (come ad esempio mani o piedi) per uscire dalle trincee ed essere portati a farsi curare. Divenne una pratica così comune che i capitanigenerali degli eserciti approvaronoapplicarono la legge marziale: qualora ci fosse stato il sospetto di una persona che si fosse provocata una ferita da sola e non in guerra, veniva immediatamente fucilata. <ref name=":5"> {{cita libro | nome=Valerio | cognome=Castronovo| titolo=''Nel segno dei tempi, MilleDuemila'' | anno=2015 | editore=La Nuova Italia | città=Firenze|p=102-103}} </ref>
 
Gli psichiatri, successivamente, introdussero il termine "febbre da trincea", gli inglesi iniziarono a parlare di "shellshock", gli italiani parlarono di "vento degli obici" facendo riferimento all'esplosione di ordigni bellici.
I soldati venivano colpiti da una misteriosa sindrome caratterizzata da paralisi, palpitazioni o tremori in ogni parte del corpo e spesso rimanevano in silenzio perdendo la capacità di parlare per qualche ora. Altri sembravano quasi "perdere la testa" per sempre, alcuni invece, dopo un periodo di riposo, riuscivano a tornare in sé.
I medici cominciarono a pensare che si trattasse di un disturbo organico, causato da traumi cerebrali conseguenti all'esposizione alle esplosioni. Tuttavia, in un tempo molto breve, dimostrarono che non si trattava di ciò e cominciarono a prendere in considerazione ipotesi basate possibilità psicologiche.
Prevaleva l'idea che nei soldati affetti dalla sindrome ci fosse una vulnerabilità fondamentale, che l'asprezza della guerra e le condizioni al fronte erano in grado di far rilevare.
Tuttavia, gli esperti furono presto costretti ad ammettere che l'esperienza del logoramento e la tattica "delle spallate" aveva un effetto dannoso anche su coloro che non registravano particolari predisposizioni o difetti ereditari.
La guerra stessa sembrava essere la causa della malattia. Nelle vicinanze del fronte furono istituiti ospedali per accogliere non solo chi aveva subito lesioni fisiche, ma anche chi mostrava segni di disagio psichico (si stima siano 40 mila le persone in Italia). Queste persone venivano talvolta curate e rimandate sul fronte, a volte, invece, venivano trattenute in un ospedale psichiatrico se i sintomi sembravano troppo strani o troppo gravi per essere trattati in un ospedale da campo. <ref name=":6"> https://www.reportdifesa.it/disturbo-post-traumatico-da-stress-dalla-grande-guerra-ad-oggi-quello-che-sapevamo-e-quello-che-abbiamo-imparato/, Sara Palermo, ''Disturbo post-traumatico da stress: dalla Grande Guerra ad oggi quello che sapevamo e quello che abbiamo imparato'', 18 novembre 2020, 10 febbraio 2021 </ref>
 
Una guerra conosciuta soprattutto per essere stata quella con più casi di depressione èDurante la [[Guerra del Vietnam|guerra del Vietnam]]., Neiinvece, nei soldati, aumentò fortemente l'apatia e il senso di inutilità, per non esser stati in grado di aiutare i compagni in difficoltà. Oltre a ciò, si fecero più ricorrenti ricordi e incubi che facevano rivivere le esperienze più traumatiche del passato, influendo gravemente sulla memoria e la concentrazione dei sopravvissuti. I soldati, spesso, a fine guerra, decidevano di abbandonare le proprie famiglie per paura di compiere atti violenti nei loro confronti, concludendo la propria vita in isolamento, con i propri pensieri.
Tutto questo viene aggravato dal fatto che la prima guerra mondiale è stata una guerra di logoramento e le tecniche di combattimento utilizzate erano inefficaci. I soldati stavano all'interno delle trincee con il fango, sacchi, filo spinato aspettando il momento dell'attacco dettato dal capo. Quando era il momento di attaccare, uscivano tutti dalle trincee per cercare di arrivare a quelle nemiche ma senza alcun esito: i soldati venivano uccisi e decimati senza far accadere niente. In qualche modo non venivano mandati a combattere ma venivano mandati a morire sul campo da guerra, restandoci, la maggior parte, solamente qualche secondo. Inoltre, spesso i generali degli eserciti non erano persone sensibili. Basti pensare, ad esempio, a [[Luigi Cadorna|Luigi Cadorna]] con la [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]]. Cadorna è sempre stato disprezzato in quanto non è stato un buon generale, era molto crudele e rigido e non ha mai avuto a cuore i suoi soldati. Ad esempio le lettere che i soldati mandavano dovevano contenere solamente le informazioni che già si trovavano sui giornali italiani e dovevano trasmettere un forte entusiasmo per la guerra (chi non rispettava tali regole veniva incarcerato). Aumentarono le condanne a morte (dal 1915 al 1917 furono eseguite circa 140 esecuzioni capitali) a causa, inizialmente, di spionaggio. Successivamente invece anche cause meno gravi furono comunque punite con la condanna a morte (ad esempio se i soldati venivano sorpresi a spettegolare sulle scelte del generale).
 
I problemi erano tanti, anche quando le armi non venivano usate. Le scarpe non erano assolutamente adatte a resistere al fango o ai terreni sassosi nel carso o in montagna. Nel giro di poche settimane, si trasformavano in suole di legno appena indossabili, che hanno causato seri problemi ai piedi dei soldati. Le lesioni erano molto comuni, così come il congelamento, che veniva trattato con lo stesso grasso che avrebbe dovuto essere usato per lucidare le scarpe. Le borracce erano di legno (assolutamente antigenico), mentre le tende per dormire (se ce ne erano) erano inutilizzabili sotto la pioggia. Molto spesso i soldati erano costretti a realizzare rifugi temporanei per la notte, in buchi coperti con un semplice telo, in fessure nel terreno, dove dormivano insieme per dissipare il meno calore possibile.
 
Dopo la disfatta di Caporetto, al posto di Cadorna arrivò [[Armando Diaz|Armando Diaz]], un carattere molto diverso. Infatti, a detta di alcuni sopravvissuti, il nuovo generale era molto più umano, si rendeva conto della psicologia dei suoi soldati e di cosa stavano passando in quel momento, li nutriva meglio e li mandava più volte a casa. Non a caso le prestazioni che susseguirono furono più convincenti, il morale si innalzò e grazie alla personalità di Armando Diaz, gli italiani sconfissero gli austriaci e i tedeschi nella [[La battaglia di Vittorio Veneto|battaglia di Vittorio Veneto]] nel 1918. <ref name=":6"> {{cita libro | nome=Valerio | cognome=Castronovo| titolo=''Nel segno dei tempi, MilleDuemila'' | anno=2015 | editore=La Nuova Italia | città=Firenze|p=109-110}} </ref>
 
Una guerra conosciuta soprattutto per essere stata quella con più casi di depressione è la [[Guerra del Vietnam|guerra del Vietnam]]. Nei soldati, aumentò fortemente l'apatia e il senso di inutilità, per non esser stati in grado di aiutare i compagni in difficoltà. Oltre a ciò, si fecero più ricorrenti ricordi e incubi che facevano rivivere le esperienze più traumatiche del passato, influendo gravemente sulla memoria e la concentrazione dei sopravvissuti. I soldati, spesso, a fine guerra, decidevano di abbandonare le proprie famiglie per paura di compiere atti violenti nei loro confronti, concludendo la propria vita in isolamento, con i propri pensieri.
Molti veterani vietnamiti furono intervistati sulle loro esperienze di guerra in quanto gli psichiatri desideravano sapere perché alcuni furono in grado di superare tale trauma mentre altri si ritrovarono incatenati dai ricordi. Si notò che molti di essi riuscirono a guarire perché durante la loro esperienza furono accumunati dal pericolo condiviso scambiandosi fotografie e lettere, instaurando rapporti di amicizia. Questi legami affettivi, però, venivano spesso stroncati dalla morte immediata sul campo, creando così nei sopravvissuti un senso di inutilità per non essere stati in grado di proteggere i compagni caduti. Infatti, secondo molte esperienze riportate nel testo "The Traumatic Nevrosis of War" di Abram Kardiner, psicanalista statunitense, i veterani rispondevano a tali avvenimenti con atti di vendetta, in quanto accecati dalla frustrazione. Molti di essi si recavano di notte nei villaggi nemici uccidendo così bambini innocenti, stuprando le donne e sfogando la loro rabbia su di essi e questi soggetti, al rientro in patria, avevano grosse difficoltà nelle relazioni interpersonali in quanto sommersi dalla vergogna per gli atti commessi. <ref name=":7"> {{cita libro | nome=Bessel | cognome=Van der Kolk| titolo=''Il corpo accusa il colpo: mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche'' | anno=2014 | editore=Raffaello Cortina Editore | città=Milano|p=13-21}} </ref>
 
Per permettere ai soldati di superare il trauma, un gruppo di esperti inventò una "pillola contro i brutti ricordi" spiegando che dopo un evento traumatico, troppa adrenalina può produrre ricordi troppo forti, eccessivamente emotivi e radicati. Il loro obiettivo non è far dimenticare alle persone, ma trasformare questo ricordo "speciale" in un ricordo "normale".
Alla fine della guerra gli ambulatori psichiatrici furono invasi dai veterani che desideravano risolvere i propri traumi per poter ritornare alle proprie vite. Ciò però non ebbe gli esiti sperati in quanto i medici, non qualificati, provocavano un vero e proprio flashback senza portare una reale guarigione. Inoltre, i farmaci prescritti funzionavano a malapena e anche per questo motivo furono costretti ad abbandonare il trattamento rifugiandosi nell'alcolismo, in abuso di sostanze, depressione e persino schizofrenia.
Per ridurre l'adrenalina causata dal trauma, i medici dell'Università di Harvard hanno fornito a 40 pazienti un farmaco contro l'ipertensione chiamato propranololo nei 19 giorni successivi alla lesione, che interferisce con gli effetti degli ormoni dello stress nel cervello. L'ipotesi valida ha funzionato: una settimana dopo il trattamento, le persone che assumevano contraccettivi sono state in grado di segnalare gli eventi traumatici che avevano vissuto senza sintomi di stress e tre mesi dopo, il loro livello di ansia è stato ridotto.
Ciò nonostante questo metodo farmacologico ha prodotto gravi reazioni. Il Comitato per la bioetica della Casa Bianca ha avvertito che cambiando le emozioni per cambiare il contenuto della memoria, potrebbe cambiare la nostra identità. Sostiene che cancellare i ricordi di esperienze terribili può renderci insensibili alla sofferenza e all'ingiustizia subite dagli altri. <ref name=":8"> https://www.peacelink.it/storia/a/6525.html, Alessandro Marescotti, ''Gli effetti psicologici della guerra? Soldati stuprati a ripetizione'', 23 agosto 2004, 10 febbraio 2021 </ref>
 
AllaAltri fineinvece dellasi guerraaffidavano gliagli ambulatori psichiatrici che furono invasi dai veterani che desideravano risolvere i propri traumi per poter ritornare alle proprie vite. Ciò però non ebbe gli esiti sperati in quanto i medici, non qualificati, provocavano un vero e proprio flashback senza portare una reale guarigione. Inoltre, i farmaci prescritti funzionavano a malapena e anche per questo motivo furono costretti ad abbandonare il trattamento rifugiandosi nell'alcolismo, in abuso di sostanze, depressione e persino schizofrenia.
Oggi però è stato ipotizzato, secondo uno studio pubblicato su [[The Lancet|Lancet Neurology]], che questi traumi sono in realtà causati da lesioni fisiche al cervello derivate dal rumore incessante delle esplosioni (aumentò di conseguenza l'insonnia; vivere costantemente con i rumori delle mitragliatrici, bombardamenti aerei, bombe esplosive, ha completamente alterato la fase dormiente). Per effettuare la ricerca è stato esaminato il cervello di 8 ex soldati deceduti, dopo qualche anno dalle esplosioni, dimostrando così lesioni, non visibili alla risonanza magnetica e alla TAC, nelle zone del cervello che interessano la memoria, le abilità cognitive e il sonno. <ref name=":8"> https://www.focus.it/cultura/storia/i-traumi-di-guerra-nel-cervello-non-nella-mente, Chiara Palmerini, ''I traumi di guerra nel cervello, non nella mente'', 15 giugno 2016, 29 dicembre 2020 </ref>
 
Oggi però è stato ipotizzato, secondo uno studio pubblicato su [[The Lancet|Lancet Neurology]], che questi traumi sono in realtà causati da lesioni fisiche al cervello derivate dal rumore incessante delle esplosioni (aumentò di conseguenza l'insonnia; vivere costantemente con i rumori delle mitragliatrici, bombardamenti aerei, bombe esplosive, ha completamente alterato la fase dormiente). Per effettuare la ricerca è stato esaminato il cervello di 8 ex soldati deceduti, dopo qualche anno dalle esplosioni, dimostrando così lesioni, non visibili alla risonanza magnetica e alla TAC, nelle zone del cervello che interessano la memoria, le abilità cognitive e il sonno. <ref name=":89"> https://www.focus.it/cultura/storia/i-traumi-di-guerra-nel-cervello-non-nella-mente, Chiara Palmerini, ''I traumi di guerra nel cervello, non nella mente'', 15 giugno 2016, 29 dicembre 2020 </ref>
Inoltre il Dr. Michele Giannantonio spiega che esiste una vasta letteratura che conferma che ci possono essere alterazioni neurologiche e biochimiche in alcune situazioni traumatiche (soprattutto quelle con un effetto duraturo nel tempo). Ad esempio, alcuni testi mostrano alterazioni nel volume dell'ippocampo destro per quanto riguarda gli ex-veterani ma anche nelle donne che hanno subito abusi sessuali (infatti alcuni psicologi sostengono che i reduci del Vietnam hanno subito traumi simili alle vittime di uno stupro).
 
 
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5. Bessel Van der Kolk, ''Il corpo accusa il colpo: mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche'', Milano, Raffaello Cortina Editore, 2014
 
6. https://www.peacelink.it/storia/a/6525.html, Alessandro Marescotti, ''Gli effetti psicologici della guerra? Soldati stuprati a ripetizione'', 23 agosto 2004, 10 febbraio 2021
 
7. https://www.reportdifesa.it/disturbo-post-traumatico-da-stress-dalla-grande-guerra-ad-oggi-quello-che-sapevamo-e-quello-che-abbiamo-imparato/, Sara Palermo, ''Disturbo post-traumatico da stress: dalla Grande Guerra ad oggi quello che sapevamo e quello che abbiamo imparato'', 18 novembre 2020, 10 febbraio 2021
 
8. https://www.ausl.bologna.it/asl-bologna/dipartimenti-territoriali-1/dipartimento-di-cure-primarie/il-faro/centro-doc/centro-di-documentazione/per-genitori-e-famiglie-1/per-i-genitori/files/fileinnercontentproxy.2012-04-04.6203136543, Mariagnese Cheli, ''Il trauma psichico nella prima infanzia'', 11 febbraio 2021
 
9. https://www.jessicazecchini.it/articoli/trauma-psicologico-infantile-conseguenze/, Jessica Zecchini, ''Trauma psicologico infantile: rischi ed interventi'', 12 ottobre 2019, 11 febbraio 2021