Legge di Say: differenze tra le versioni

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Egli sosteneva in tale legge che in regime di [[libero scambio]] non sono possibili crisi prolungate, poiché l'offerta crea la domanda. Difatti, in una economia di libero mercato ciascun soggetto ai prezzi di mercato sceglie di essere compratore o venditore. Se in un dato momento si ha un eccesso di offerta, i prezzi tenderanno a scendere. La discesa dei prezzi renderà conveniente nuova domanda. È in tal senso che l'[[offerta]] è sempre in grado di creare la propria [[domanda e offerta#Domanda|domanda]]. In caso di crisi da sovrapproduzione il rimedio delle crisi non doveva perciò, secondo Say, ricercarsi in un intervento dello Stato ma in una capacità autoregolatoria del mercato.
 
In ogni caso, poi, il libero scambio fungerebbe di per sé da rimedio, portando di necessità alla formazione di un nuovo [[equilibrio economico]]. Questa legge è detta anche legge degli sbocchi, poiché ogni produzione troverebbe sempre un naturale sbocco sul [[mercato]]. Say quindi era convinto che il mercato lasciato a se stesso tendessetenderebbe autonomamente a raggiungere l'equilibrio di piena occupazione.
 
Ci sono due corollari della legge:
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== La critica di Keynes ==
{{vedi anche|Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta#La critica alla legge di Say}}
[[John Maynard Keynes]], nella sua [[Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta]], ha criticato la legge sostenendo che il detentore di moneta può essere motivato a trattenerla invece che a spenderla; il venditore, quindi, può non risolversi in consumatore, una circostanza che causa una [[domanda aggregata]] insufficiente. Tale ipotesi si basa sul concetto di tesaurizzazione: la tesaurizzazione consiste nella fuoriuscita di parte del reddito ricevuto sotto forma di salari, profitto o interesse, dal circuito economico definito dalla circolazione monetaria.