Lucio Verginio Rufo: differenze tra le versioni

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La sua carriera iniziale non è nota, ma dovette raggiungere diverse magistrature inferiori, ad un certo punto occupandosi delle finanze di [[Smirne|Smyrna]] (una città greca in Asia minore), per poi diventare [[senato romano|senatore]] ed infine [[console (storia romana)|console]], nel [[63]]. Probabilmente fu un buon comandante militare, se nel [[65]] [[Nerone]] lo nominò governatore della [[Germania superiore]], ufficio che lo metteva a capo di tre legioni ([[legio XXI Rapax|XXI ''Rapax'']], [[legio IIII Macedonica|IIII ''Macedonica'']] e [[legio XXII Primigenia|XXII ''Primigenia'']]).
 
Rufo accettò di fare da tutore del figlio di un suo amico, il cavaliere romano Lucio Cecilio Secondo, morto negli [[anni 60]]. In quel periodo Rufo ebbe un dissidio con l'oratore greco [[Nicete]], ma Nerone intervenne inviando Nicete in Germania superiore, dove i due avversari si riconciliarono e divennero amici. Nicete fece poi da insegnante per il minore tutelato, che, ricevuta una eccellente educazione, fu in seguito adottato dallo zio, l'ufficiale e studioso [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], del quale assunse il nome tanto da essere noto come [[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio il Giovane]].
 
Il governo di Nerone era percepito come sempre più dispotico dagli aristocratici, e alla fine questa percezione portò ad una ribellione aperta. Il protagonista di questa rivolta fu il governatore della [[Gallia Lugdunense]], [[Gaio Giulio Vindice]], un principe [[aquitani]]co e senatore romano: scelto il possibile successore al trono, il governatore della [[Tarraconense|Hispania Tarraconensis]] [[Galba|Servio Sulpicio Galba]], Vindice si ribellò nell'aprile [[68]].
 
Secondo il racconto di [[Cassio Dione]],<ref>Cassio Dione, lxiii.23.1-24.4.</ref> uno storico e senatore romano vissuto all'inizio del III secolo, Rufo si mosse contro Vindice per combatterlo. Giunto a [[Besançon]], la città non gli aprì le porte, e Rufo la mise sotto assedio. Vindice avanzò in aiuto della città assediata; dopo essersi scambiati dei messaggi, i due comandanti si accordarono per un incontro tra loro due soltanto. Secondo Cassio Dione, i due giunsero ad un accordo contro Nerone. Vindice, allora, avanzò con il suo esercito con lo scopo di occupare la città; vedendo questo e pensando invece che Vindice stesse per dare battaglia, gli uomini di Rufo reagirono di propria iniziativa e attaccarono il nemico impreparato, facendone strage. Vindice, sconfitto, si suicidò. A questo punto l'esercito acclamò ripetutamente Rufo imperatore, cercando di obbligarlo ad accettare l'impero; Verginio, però, rifiutò e dichiarò che non avrebbe né accettato quell'onore per sé, né avrebbe permesso che fosse dato a qualcuno di diverso del prescelto del Senato.<ref>Plutarco, ''Vita di Galba'', x.</ref> A giugno, il Senato fece la sua scelta riconoscendo Galba imperatore, e Nerone si suicidò. Nell'autunno di quell'anno Rufo concluse il proprio mandato, o in quanto richiamato o perché era giunto il termine della magistratura, per essere sostituito da [[Ordeonio Flacco|Marco Ordeonio Flacco]].
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{{quote|Per trent'anni dopo la sua ora di gloria egli visse leggendo di sé nella storia e nella poesia, cosicché fu testimone vivente della sua futura gloria.|Plinio il Giovane, ''Lettere'', ii.1.2}}
 
Nel [[96]] l'imperatore [[Domiziano]] fu assassinato, e il Senato scelse come suo successore [[Marco Cocceio Nerva]]. La scelta non piacque all'esercito; significativo è dunque il fatto che il nuovo imperatore scelse come collega l'anziano Verginio, un comandante che aveva rifiutato di diventare imperatore e che alla porpora aveva preferito la lealtà al Senato.
<br>Mentre Verginio stava per iniziare il suo discorso inaugurale, fece inavvertitamente cadere un libro che aveva con sé e, piegatosi per raccoglierlo, scivolò sul pavimento liscio e cadde fratturandosi l'anca. Morì alcuni mesi più tardi, dopo una lunga sofferenza.
Lo storico [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] ne pronunciò l'orazione funebre.
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La casa ad ''Alsium'' fu ereditata da Plinio, che la concesse alla propria suocera; in una visita, nove anni dopo, Plinio scoprì che la tomba di Rufo era ancora incompleta.
 
Nei suoi 83 anni visse sotto il governo dei primi dodici imperatori: [[Augusto]], [[Tiberio]], [[Caligola]], [[Claudio]], [[Nerone]], [[Galba]], [[Otone]], [[Vitellio]], [[Vespasiano]], [[Tito (imperatore romano)|Tito]], [[Domiziano]] e [[Nerva]].
 
== Note ==