Arduino Buri: differenze tra le versioni

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[[File:Savoia-Marchetti SM.84.jpg|thumb|left|Un bombardiere aerosilurante Savoia-Marchetti S.M.84.]]
[[File:The Royal Navy during the Second World War A9284.jpg|thumb|left|La corazzata ''Nelson'' in azione durante la seconda guerra mondiale.]]
Nacque a Trieste, allora parte dell'[[Impero austro-ungarico]] il 26 giugno 1905, figlio di Ermenegildo, all'interno di una famiglia di forti sentimenti italiani.<ref name="aw">{{Cita|Il napoletano||aw}}.</ref> Dopo lo scoppio della [[prima guerra mondiale]], suo padre varcò la frontiera per arruolarsi nell'[[esercito italiano]], e per rappresaglia lui, che aveva nove anni, e sua madre vennero deportati dalla gendarmeria imperiale presso il campo di concentramento di Katzenau, nei pressi di [[Linz]], dove rimasero fino a che non furono scambiati con altri prigionieri<ref group=N>Sua madre rientrò in Italia portando con se i piani della base navale di [[Pola]], fornitagli da un suo familiare, ed appena giunta si era arruolata tra le crocerossine, mentre suo marito combatteva al fronte e suo fratello pilotava bombardieri [[Caproni]], ed aveva poi perso la vita.</ref> e poterono rientrare in Italia.<ref name=C7p6>{{Cita|Cicogna 2017|p. 6}}.</ref> Dopo la fine della guerra ritornò a [[Trieste]], e quando nel [[1920]] si costituirono le prime "Squadre Volontarie di Difesa Cittadina" ne entrò subito a far parte con il grado di capo manipolo.<ref name="aw"/> Tali squadre avevano lo scopo di difendere il territorio italiano che confinava con la [[Slovenia]] dalle mire [[Jugoslavia|jugoslave]].<ref name="aw"/> All'età di diciassette anni, insieme a moltissimi reduci di guerra, partecipò alla [[Marcia su Roma]], ma non si iscrisse mai al [[Partito Nazionale Fascista]].<ref name="aw"/> L'anno successivo si arruolò nel [[Regio Esercito]], frequentando la Scuola Allievi ufficiali di complemento di [[Pola]], al termine della quale fu assegnato come [[sottotenente]] al corpo degli [[alpini]].<ref name="aw"/> Appassionatosi al mondo dell'[[aviazione]], dopo la riorganizzazione della [[Regia Aeronautica]] voluta da [[Italo Balbo]] nell'ottobre [[1927]] passò in servizio nell'aviazione, e conseguì il brevetto di [[pilota militare]] presso la Scuola di volo di Passignano nel giugno [[1928]], assegnato successivamente in servizio in una squadriglia di [[Idrovolante|idrovolanti]], volando sui [[Savoia-Marchetti S.59]]bis in voli di ricognizione diurni e notturni, soccorso aereo, e prove motori.<ref name="aw"/> Nel 1935, allo scoppio della [[guerra d'Etiopia]], in forza all'Aviazione della Somalia volò sugli [[IMAM Ro.1]] della [[1ª Squadriglia Caproni|1ª Squadriglia Somala Ricognizione Terrestre]],<ref group=N>In questo reparto militavano anche [[Livio Zannoni]], [[Tito Minniti]], e [[Vittore Catella]].</ref> e poi sui [[Caproni Ca.101]], eseguendo voli di [[Aereo da bombardamento|bombardamento]], [[Aereo da ricognizione|ricognizione]] e copertura aerea alle truppe terrestri, e collaborando coi generali [[Ferruccio Ranza]] e [[Annibale Bergonzoli]]. Al termine del conflitto risultava decorato con una [[Medaglia di bronzo al valor militare]], e promosso [[tenente]] in servizio permanente effettivo (s.p.e.) nel settembre [[1936]].
 
Promosso [[capitano]] nel marzo [[1937]], con il nome di copertura di "Arduino Brazza" partì per combattere nella [[guerra di Spagna]]<ref name=M8p14>{{Cita|Mattioli 2018|p. 14}}.</ref> in forza all'[[Aviazione Legionaria]] come comandante della [[289ª Squadriglia]] Bombardieri Veloci del [[XXIX Gruppo]], equipaggiata con i [[Savoia-Marchetti S.M.79|Savoia-Marchetti S.79 Sparviero]].<ref name=M8p14/> Eseguì numerosi bombardamenti su città, vie di comunicazione, e ponti, venendo decorato con una [[Medaglia d'argento al valor militare]] e due [[Croce al merito di guerra|Croci al merito di guerra]].<ref name="aw"/>
 
Rientrato in Patria, dopo l'entrata in guerra del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], avvenuta il 10 giugno [[1940]], si distinse subito il giorno 20 per una ricognizione fotografica eseguita con un S.79 della [[259ª Squadriglia]] sul porto di [[Biserta]], in [[Tunisia]].<ref name=M8p47>{{Cita|Mattioli 2018|p. 47}}.</ref> Successivamente chiese, ed ottenne, il passaggio alla specialità aerosiluranti. In forza al [[108º Gruppo]] del [[36º Stormo]], il 27 settembre 1941 partecipò all'[[operazione Halberd]] pilotando un bombardiere aerosilurante [[Savoia-Marchetti S.M.84]],<ref group=N>Il suo equipaggio era formato dal maggiore Buri, il [[maresciallo]] pilota Giovanetti, il [[sergente]] motorista Gallinotti, il [[primo aviere]] fotografo Carta e l'armiere Merlini.</ref> e colpendo con un [[siluro]] la prora la [[nave da battaglia]] ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'' che rimase danneggiata, tanto da dover rientrare in [[Gran Bretagna]] per le riparazioni che richiesero sei mesi.<ref name=C7p6/> Il coraggioso attacco rimase impresso nella memoria del vicecomandante dell'unità, [[commodoro]] Patrick M. Archdale, che nel dopoguerra volle incontrarlo per stringergli la mano e congratularsi con lui.<ref name=C7p7>{{Cita|Cicogna 2017|p. 7}}.</ref> Con il suo S.M.84 il 15 novembre dello stesso anno affondò presso l'[[isola]] de [[La Galite]] il [[piroscafo]] britannico ''Empire Defender'' (8.600 tpl), che navigava isolato da [[Malta]] a [[Gibilterra]].<ref name=C7p6/>
Promosso [[tenente colonnello]] per merito di guerra, dopo la firma dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]],<ref name=M4p80>{{Cita|Mattioli, Caruana, Postlethwaite 2014|p. 80}}.</ref> entrando nelle file dell'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]]. Qui operò insieme a [[Remo Cadringher]] nella ricostruzione della [[Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"|specialità aerosiluranti]], venendo posto al comando dell'Ispettorato aerosiluranti presso lo [[Stato maggiore]] dell'ANR.<ref name=M4p80/>
 
Al termine della guerra venne sottoposto a procedimento di epurazione, degradato da tenente colonnello ad [[aviere]] semplice senza i benefici della pensione, e allontanato dal servizio.<ref name="aw"/> Decise quindi di emigrare, come molti altri,<ref group=N>Tra di essi [[Angelo Tondi]], [[Ugo Drago]], [[Adriano Mantelli]], [[Mario Bonzano]], [[Giuseppe Robetto]] e Ferrari.</ref> in [[Argentina]], dove appena superata la Dogana, un ufficiale lo invitò a presentarsi all'Istituto Aerotecnico di [[Córdoba (Argentina)|Cordoba]] dove iniziò subito a lavorare come [[Meccanico|meccanico motorista]],<ref name=C7p7/> divenendo successivamente capo reparto, e poi fu trasferito alla Direzione Generale di [[Buenos Aires]].<ref name="aw"/> Nel [[1954]] ritornò in Italia a bordo del [[transatlantico]] ''[[Giulio Cesare (transatlantico 1949)|Giulio Cesare]]'', ma appena sbarcato a [[Genova]] fu oggetto di minacce<ref group=N>Gli scrissero sul bagagli frasi come: ''Buri non ci siamo dimenticati di te'', ''Prima o poi la pagherai'', e ''C’è una pallottola che ti aspetta''.</ref> da parte dei [[Camallo|camalli]] del [[porto]].<ref name="aw"/> Trovò la sua [[casa]] saccheggiata dapprima dai [[Partigiani italiani|partigiani]] e poi dai [[Germania|tedeschi]], rimase senza soldi, e soffrì la [[fame]] tanto da dovere chiedere ai [[Frate|frati]] dell'Opera Francescana di [[Milano]] un pasto caldo per lui e la sua famiglia.<ref name="aw"/> Cercò, ostinatamente, di rientrare in servizio o, almeno, che gli fosse riconosciuto il suo grado con diritto alla [[pensione]], come era avvenuto per tanti altri militari aderenti alla RSI.<ref name="aw"/>
Ottenuto il reintegro nel grado di [[colonnello]], e il riconoscimento delle decorazioni ottenute prima dell'8 settembre 1943, nel [[1967]] chiese udienza all'allora [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della Difesa]] [[Giulio Andreotti]], che gliela concesse. Durante il loro incontro Andreotti gli propose la riammissione in servizio per sei mesi, con il comando dell'[[Accademia Aeronautica|Accademia aeronautica]] di [[Pozzuoli]], al termine del quale sarebbe stato messo in congedo definitivo con il grado di [[generale di brigata aerea]].<ref name="aw"/> Unica condizione necessaria era la firma di un semplice [[documento]] che recitava: ''Rinnega il suo passato nella RSI''.<ref name="aw"/>
Quando vide quel documento raccolse lale sue carte e disse ''Onorevole mi chiamavo Buri quando sono entrato nel suo ufficio, mi chiamo ancora Buri e non rinnego il mio passato!'', si alzò in piedi, salutò sbattendo i tacchi, e quindi uscì dalla porta.<ref name="aw"/> Lavorò come istruttore di volo presso l'Aeroclub di Bologna fino a sessanta anni, organizzando raduni aerei e svolgendo attività di divulgazione della storia degli aerosiluranti italiani.<ref name="aw"/> Si spense nel [[1981]].<ref name="aw"/>
 
==Onorificenze==
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== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|autore=Lidio Aramu|url=http://ilnapoletano.org/2017/02/leroe-misconosciuto/|titolo=L’eroe misconosciuto|accesso=11 agosto 2019|editore=http://ilnapoletano.org|sito=Il napoletano|cid=aw}}
 
{{Aeronautica Nazionale Repubblicana}}
{{Portale|aviazione|biografie|guerra|seconda guerra mondiale}}
 
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
[[Categoria:Aviatori italiani della guerra civile spagnola]]