Eudemo o sull'anima: differenze tra le versioni

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|autore = [[Aristotele]]
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'''''Eudemo o sull'anima''''' è un dialogo perduto di [[Aristotele]], di cui restano solo frammenti<ref>Frr. 59-66 Rose.</reF>.
== Struttura ==
Nei "cataloghi" degli scritti aristotelici ritrovati in [[Diogene Laerzio]]<ref>V 22, n. 13.</ref> ed [[Esichio di Mileto|Esichio]], tra le prime opere è elencata una composizione intitolata ''Sull'anima'' in un libro. Modellato sugli scritti di [[Platone]], quest'opera, che pare portasse anche il sottotitolo ''Eudemo'', era un dialogo. È lecito supporre, dal titolo, che fosse dedicato alla memoria di Eudemo di [[Cipro (isola)|Cipro]], amico personale e "compagno di classe" di Aristotele nell'[[Accademia di Atene|Accademia platonica]] <ref>[[Plutarco]], ''Dione'', 22, 3.</ref>.
 
Secondo [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]<ref>''De divinatione'', I, 25, 53.</ref>(che probabilmente cita da quest'opera), Eudemo di Cipro viaggiò una volta dalla [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] alla città di [[Fere]] in [[Tessaglia]] che a quel tempo era governata dal tiranno [[Alessandro di Fere|Alessandro (di Fere)]]. Qui Eudemo si ammalò gravemente ed anche i medici rinunciarono ad ogni speranza di salvargli la vita. In sogno Eudemo ebbe un'apparizione che gli diceva che sarebbe guarito entro pochi giorni, che Alessandro sarebbe morto di lì a pochi giorni, e che lui sarebbe tornato in patria entro cinque anni. I primi due "messaggi" effettivamente si avverarono: Eudemo si riprese inaspettatamente e Alessandro fu ucciso. Cinque anni dopo Eudemo, che aveva sperato che questa volta sarebbe tornato a Cipro, morì in battaglia vicino a [[Siracusa (città antica)|Siracusa]]. Quindi il sogno non significava che Eudemo sarebbe tornato nella terra natale, ma che sarebbe morto entro cinque anni: lasciando il corpo, l'anima di Eudemo sarebbe ritornata alla sua dimora "celeste".
 
Il resoconto ciceroniano fornisce anche alcune indicazioni circa la tesi principale e quella filosofica del dialogo. Un argomento importante sembra essere stato il problema sull'attendibilità dei sogni o delle apparizioni. Aristotele, a quanto pare, indica qui la sua convinzione che i messaggi che Eudemo aveva ricevuto nei suoi sogni o mentre era sulla soglia della morte fossero destinati a verificarsi in futuro, un tema che tratta anche lui, però per uno scopo completamente diverso, in un frammento solitamente attribuito al ''Sulla filosofia''<ref>Fr. 10 Rose.</ref>. Questa visione, che tocca la relazione dell'anima al corpo, la proclama ogni volta che il corpo è addormentato o prossimo alla morte, cioè vicino a una "separazione" o, come nel caso del sonno, in uno stato di “semiseparazione”, in cui l'anima è in grado di prevedere eventi futuri. Ciò, a sua volta, implica che nell{{' }}''Eudemo'' (e nel ''Sulla Filosofia'') Aristotele aderisce ad una dottrina "platonica" dell'anima che differisce notevolmente da quella avanzata nel ''[[Sull'anima (Aristotele)|De Anima]]''. Per dirla più sinteticamente, nel dialogo Aristotele suggerisce la "sostanzialità" dell'anima individuale.
 
Un altro tema è quello della morte come liberazione dai mali della vitaː visto che probabilmente il dialogo voleva essere anche una ''consolatio mortis'', non è sorprendente che esalti la morte come un incidente desiderabile, paragonabile al gioioso ritorno dell'esilio o alla felice fuga dalla prigionia. L'ipotesi che l{{' }}''Eudemo'' contenesse anche elementi di una ''consolatio mortis'' riceve ulteriore supporto dalla pseudoplutarchea ''[[Consolazione ad Apollonio|Consolatio ad Apollonium]]''<ref>115B-C.</ref>, dove viene detto che la vita non è che un periodo prolungato di tortura, e che nascere non segna che l'inizio di un percorso ininterrotto di calamità. Le argomentazioni dell'autore, che sono generalmente credute essere basate sul dialogo di Aristotele, tuttavia, hanno una portata diversa da quella dell{{' }}''Eudemo'', che, comunque, era un elogio.
== Conservazione ==
L{{' }}''Eudemo o sull'anima'', come le altre opere o dialoghi [[Opere essoteriche (Aristotele)|essoterici]] del primo Aristotele, con ogni probabilità andò progressivamente perduto quando, a causa della riscoperta delle opere esoteriche o “dottrinarie" di Aristotele durante l'ultima parte del [[I secolo a.C.]] (grazie ad [[Apellicone di Teo]], [[Tirannione il Giovane|Tirannione di Amiso]] e [[Andronico di Rodi]]), l'interesse per l'opera dello Stagirita si spostò improvvisamente verso le opere "dogmatiche", successivamente conosciute come il tradizionale ''[[Edizione di Bekker|Corpus Aristotelicum]]'', a scapito degli scritti pubblici, progressivamente trascurati e ignorati dai copisti e, come risultato di questa negligenza, andarono perduti.
== Note ==
<references/>