Matrimonio (ordinamento italiano): differenze tra le versioni

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Questo è un primo dato che indica la crisi del matrimonio in Italia (fenomeno comune ad altri paesi occidentali).
 
Più nello specifico, si è passati dai 290.009 matrimoni dell’anno 1990, ai 284.210 dell’anno 2000, (meno 14.000), ai 217.700 dell’anno 2010, (meno 83.000) ai 96.841 dell’anno 2020, (meno 194.000) sino ai 189.140 (di cui primi matrimoni 146.122) dell’anno 2022, (meno 101.000).<ref>{{cita web|url=https://www.avvenire.it/famiglia/pagine/anche-i-giudici-scoraggiano-matrimoni-e-nascite|titolo=Anche i giudici scoraggiano matrimonio e nascite|data=24 ottobre 30242024|accesso=26 otto 2024|autore=Giancarlo Savi}}</ref>
 
Un altro dato significativo di questo fenomeno è rappresentato dall'età media in cui si contrae matrimonio, che nel 2014 è stata di 35 anni per gli uomini celibi e 32 per le donne nubili; l'età di picco (in cui avvengono più matrimoniomatrimoni percentualmente) secondo i dati Istat 2009 è di 27 anni per le donne (con un grafico fortemente spezzato che presenta un netto calo oltre questa età) e di 31 anni per gli uomini (con un grafico più «morbido» che tende a formare un plateau tra i 28 e 31 anni e degrada più lentamente oltre questa età). Per i divorziati l'età sale a 47,87 anni per gli uomini e 48,93 anni per le donne. Per i vedovi l'età media è di 61,49 anni per gli uomini e 48,93 anni per le donne.
A titolo di confronto per tutti gli anni settanta del XX secolo l'età media è stata di circa 27 anni per gli uomini e inferiore ai 24 per le donne.
Solo il 70% dei trentacinquenni del 2005 è sposato, a fronte dell'85% di 15 anni prima.
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=== La crisi del matrimonio religioso e la crescente diffusione dei matrimoni civili ===
I dati ISTAT relativi al 2015 confermano una tendenza emersa negli ultimi decenni, ossia la diminuzione dei matrimoni religiosi e l'aumento di quelli civili.
Nel 2015 i matrimoni civili sono stati 88.044, rappresentando il 45,3% deidel matrimonitotale, mentre non arrivavano al 20% nel 1995.<ref>{{Cita web|url=http://demo.istat.it/altridati/matrimoni/2011/tav1_2.pdf|titolo=Matrimoni per rito - Anni vari |editore=Istat|formato=pdf|accesso=30 novembre 2012}}</ref> nel 2018, per la prima volta, i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi arrivando al 50,15%.
 
Dai dati [[ISTAT]] del 2015 si evince che tutte le regioni del centro e nord Italia hanno registrato percentuali di matrimoni civili superiori al 50%, con punte superiori al 60% in [[Liguria]] e [[Valle d'Aosta]].
Il matrimonio religioso mantiene invece una quota alta in quasi tutte le regioni del Sud Italia, rappresentando oltre il 70% in quasi tutte le regioni meridionalemeridionali e con puntepunta dell'83,5% in [[Basilicata]].
 
Altro fenomeno significativo è rappresentato dal fatto che i matrimoni civili hanno percentuali molto più elevate nei centri urbani, rispetto a quelli rurali, a testimonianza che nel centro sud e nei piccoli paesi le tradizioni sono maggiormente consolidate.
L'aumento dei matrimoni civili è dovuto a una serie di fattori.
* Nel 2015 nel 9,69% dei matrimoni almeno uno degli sposi era divorziato. Nei matrimoni civili questa percentuale saliva al 20,15%, mentre per i matrimoni religiosi scendeva al all'1,04%.<ref>{{Cita web|url=http://demo.istat.it/altridati/matrimoni/2009/tav2_4.pdf|titolo=Matrimoni tra celibi e nubili per età della sposa ed età dello sposo - Anno 2009|editore=Istat|formato=pdf|accesso=12 ottobre 2011}}</ref>.
* Nel 2013 il 13,4% dei matrimoni era con almeno uno straniero. Spesso, ma non sempre, gli stranieri praticano culti per i quali lo Stato italiano non riconosce la validità civile del matrimonio religioso. Quando uno solo degli sposi è straniero la ragione del matrimonio civile è anche la disparità di culto.
* La progressiva disaffezione nella religione cattolica e, più in generale, verso il sentimento religioso. I matrimoni religiosi sono scesi dai 257.555 del 1991<ref>{{Cita news|url=http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=14703|pubblicazione=30Giorni|numero=6|anno=2007|titolo=Bambini senza battesimo. Un fenomeno in crescita|autore=Paolo Mattei|accesso=12 ottobre 2011|urlmorto=sì}}</ref> ai 214.255 del 2000<ref>{{Cita web | url=http://www3.istat.it/dati/catalogo/20111216_00/PDF/cap2.pdf | formato=pdf | titolo=Annuario Statistico italiano 2011 - cap. 2 | editore=Istat | accesso=20 dicembre 2011 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304001840/http://www3.istat.it/dati/catalogo/20111216_00/PDF/cap2.pdf | dataarchivio=4 marzo 2016 | urlmorto=sì }}</ref>, fino a calare a 106.333 del 2015.