Linguistica romanza: differenze tra le versioni

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== Storia della disciplina ==
 
Sin dal Medioevo risultano riflessioni sulle lingue romanze, come nel caso di [[Dante Alighieri]] concol lasuo sua operatrattato ''[[De vulgari eloquentia]]''. Nel Seicento e nel Settecento, in mancanza di un metodo valido per la classificazione delle lingue, ancora non si era stilata una lista completa della grande quantità di varietà europee appartenenti al gruppo di lingue romanze.
Tra il 1836 e il 1843 il linguista tedesco Friedrich Diez scrive la ''Grammatik der romanischen Sprachen'' (Grammatica delle lingue romanze) secondo il metodo comparativo della linguistica indoeuropea e, in seguito, nel 1853 pubblica ''Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprachen'' (Vocabolario etimologico delle lingue romanze).
Nel 1861, il linguista tedesco August Schleicher pubblica quella che è considerata la sua opera principale ''Compendium der vergleichenden Grammatik der indo-germanischen Sprachen'' (Compendio della grammatica comparativa delle lingue indoeuropee) in cui propone il primo albero genealogico della lingua indoeuropea.<ref>Varvaro 1968, pp.90-91</ref>
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=== La scrittura ===
 
Il latino utilizzava un alfabeto composto da 23 lettere (A-a, B-b, C-c, D-d, E-e, F-f, G-g, H-h, iI-ı, K-k, L-l, M-m, N-n, O-o, P-p, Q-q, R-r, S-s, T-t, vV-u, X-x, Y-y, Z-z) con l'aggiunta di “w”W-w in area anglonormanna, poi adottata anche in ambito tedesco e slavo-occidentale, e che da lingua a lingua può avere e valore consonantico [v] e semiconsonantico [w], o un suono intermedio.
La lettera “v”V-u corrispondeva in origine alla vocale [u] e alla semiconsonante [w] e la “i”U-u corrispondevafu siaderivata alladalla vocaleforma [i]minuscola siacarolina alladella semiconsonanteV-u, [j].nel Gli accenti risalgono all'''apex'' che i latini ponevano sulla vocale per indicare che era lunga;rinascimento, in tutte le lingue romanzeItalia, con l'eccezione del francese, l'accento indica solomodificando la vocaleV-u tonicain e viene fissato solamente quando la posizione non è quella normale. Il franceseV-v, invece,e sidando servea dell'accentoquesta peril unvalore usoconsonantico diacritico[v] (ade esempioalla perU-u distinguerequello trasemiconsonantico [ew] ede vocalico [ɛu]).
La I-ı corrispondeva sia alla vocale [i] sia alla semiconsonante [j].
Gli accenti risalgono all'''apex'' che i latini ponevano sulla vocale per indicare che era lunga; in tutte le lingue romanze, con l'eccezione del francese, l'accento indica solo la vocale tonica e viene fissato solamente quando la posizione non è quella normale. Il francese, invece, si serve dell'accento per un uso diacritico, ad esempio per distinguere tra [ε], [e] ed [ɛ] (ciò avviene anche nelle messe per iscritto più coerenti delle lingue pugliesi, come campano, pugliese propriamente detto e abruzzese).
Oggi, tranne che nel turco, tutte le lingue che usano l'alfabeto latino scrivono sempre la I-ı e la J col punto, quando minuscole (i, j), un segno diacritico generalizzatosi in questa forma durante il medioevo, che non compare solo se sostituito da altri segni diacritici.
Nel turco esistono la I-ı e la İ-i, in quanto lettere distinte.
Nelle lingue romanze, la grafia rimase la stessa del latino ma, in alcuni casi, il cambiamento si ebbe a livello fonetico.
Il latino aveva solamente la “s” sorda, ma nelle lingue romanze era comparsa anche la corrispondente sonora [z] che si trovava solo all'interno della parola. La differenza, laddove specificata, si marcò usando “ss” per indicare la sorda.
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Le consonanti “'''c'''” [k] e “'''g'''” [g] hanno avuto diversi sviluppi; la grafia “ci” o “ce”:
* in italiano e rumeno vale [tʃ];
* in francese, in spagnolo e in portoghese anticoantichi vale [ts];
* in francese e portoghese moderni vale [s];
* in spagnolo moderno vale [θ].
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La “'''x'''”, in latino, era letta [ks] e:
* il francese antico la usò come abbreviazione per ''us'' e ne resta ancora una traccia nei plurali in -''eux'' e -''aux'';
* nella penisola iberica e nel siciliano (e spesso nel pugliese) fu usata per esprimere il suono [ʃ];
* in sardo indica il suono [ʒ];
* in portoghese vale [ʃ], eccetto che in parole di origine straniera dove indica [ks].
In latino, la lettera "'''h'''" era aspirata se si trovava all'inizio della parola o in ''ph'', ''th'' e ''ch'' e muta se si trovava all'interno della parola<ref>http://www2.classics.unibo.it/Didattica/LatBC/Pronuncia.pdf</ref>. Nelle lingue romanze fu usata combinandola con altre lettere per indicare suoni estranei al latino:
* “dh” esprime la fricativa [ð];
* “sh” vale [ʃ] in occitano antico;
* “ch” in francese antico vale [tʃ] e poi [ʃ];
* il toscano e, in seguito, l'italiano, e il rumeno hanno assunto “ch” e gh" per esprimere, rispettivamente, [k] e [g] quando davanti ad "e" ed "i", in opposizione alle altre lingue romanze in cui esprimono rispettivamente le palatali [tʃ] e [dʒ].
Per esprimere le nuove affricate [ts] e [dz], l'italiano scelse la “z” per entrambe, le altre lingue romanze usarono, invece, “ts” e “tz”.
La mancata introduzione di nuovi simboli grafici attesta quanto sia conservatrice la scrittura; i mutamenti fonetici che sono stati apportati nel tempo e la mancata riproduzione di tali cambiamenti anche nella grafia hanno fatto sì che il divario fra grafia e pronuncia risultasse evidente soprattutto in lingue come il francese, dove la differenza è notevole.
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|}
 
Si ha anche “sistema romeno” ([[Penisola balcanica|Balcani]], [[Basilicata]] orientale)
 
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
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| i||Ī
|-
!rowspan="23"|e
| Ǐ
|-
| Ē
|-
| ɛ || Ě
|-
!rowspan="2"| a
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|-
!rowspan="2"| ɔo
|-
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*-T :si dilegua ma rimane come marchio della 3ª persona singolare dei verbi francesi, ma non si pronuncia; in molte varianti del sardo rimane ed è pronunciata (tendente a /d/ o /r/ e seguita da vocale paragogica)
*-S è ultima a cadere, perché aveva funzione grammaticale molto forte. La –S era usata in molti [[Nominativo|nominativi]] plurali e in tutti gli accusativi plurali, nonché nelle desinenze verbali della 2ª persona singolare e plurale. Nelle lingue romanze si conserva come marca del plurale e desinenza verbale solo in portoghese, spagnolo, catalano, occitano, francese, [[reto-romanzo]] e [[Lingua sarda|sardo]].
*A causa della caduta di alcune vocali finali di parola, dovuta all'evoluzione del sistema fonetico, si sono trovate al termine della parola le consonanti, che precedevano le vocali cadute, dette ''secondarie''. Quest'Queste ultime, essendo deboli, in un primo momento diventano sorde e poi si dileguano.
 
'''Altri cambiamenti consonantici''':
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*ns diventa s in specifici contesti, per esempio ''pensare'' si trasforma in ''pesare''
 
3)'''[http://www.treccani.it/enciclopedia/spirantizzazione_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ SpiranizzazioneSpirantizzazione]''': fenomeno che porta i fonemi /b/ e /w/ del latino classico a passare in [[latino volgare]] alla pronuncia fricativa labiale sonora . Questo fenomeno avviene in gran parte delle lingue romanze. Per esempio da ''habere'' si passa a ''avere'' oppure da ''caballum'' si passa a ''cavallo''.
 
=== Il sistema morfologico ===
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|Nom.||rosae||lupi||duces||manus||res
|-
|Gen.||rosarum||luporum||ducum||manuum||resrerum
|-
|Dat.||rosis||lupis||ducibus||manibus||rerumrebus
|-
|Acc.||rosas||lupos||duces||manus||res
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*Il cambiamento di genere: la riduzione delle declinazioni ha inevitabilmente portato, per alcune parole, a un cambiamento di genere, al fine di farlo corrispondere alla forma. I nomi degli alberi, ad esempio, che in latino classico erano femminili (desinenza in -us), sono diventati maschili (pinus-->pino)
*La perdita del neutro: in generale i sostantivi neutri sono diventati maschili, ma durante il lungo processo di eliminazione alcuni plurali neutri in -A sono passati come femminili singolari di prima declinazione e hanno così creato una serie di doppioni, spesso di diverso significato: es: Foglio/foglia , Legno/legna
*La riduzione dei casi: contribuiscono a ciò la perdita di -M finale, giagià attestata nelle iscrizioni pompeiane, che rese identiche, nella prima e nella terza declinazione, la forma di ablativo e accusativo singolare, e la perdita della quantità vocalica che rese impossibile distinguere, nella prima declinazione, le forme del nominativo e dell'ablativo singolare della prima declinazione (Rosa, rosā).
*Il sistema casuale viene dunque sostituito (definitivamente tra il V-VII secolo) per evitare la ridondanza che questi cambiamenti avevano provocato nella lingua: a fronte di due casi non più distinguibili, e quindi di due sostantivi simili, la desinenza non era più rilevante. Era infatti sufficiente l'uso delle preposizioni, che rendevano il caso prevedibile.
*Il caso che sopravvive nelle lingue romanze è l'accusativo, da cui derivano i sostantivi delle stesse (Rosa<rosam, notte<noctem), in alcune aree, tuttavia, alcune forme del sistema casuale sopravvissero più a lungo: galloromanzo, francese, occitano e retoromanzo adottarono, nella fase medievale, un sistema di tipo bi-casuale che prevedeva unicamente un caso retto e uno obliquo. Sistema che il romeno, in quanto lingua conservatrice, utilizza ancora oggi.
#'''parole indeclinabili''': sono quelle parole che non hanno una forma flessiva e non hanno quindi bisogno di declinazioni; nonostante ciò hanno una funzione grammaticale. Questo gruppo comprende: [[Avverbio (lingua italiana)|avverbi]], [[Preposizione|preposizioni]] e [[Congiunzione (linguistica)|congiunzioni]]. Per quanto riguarda gli avverbi in latino si formavano aggiungendo -e per gli aggettivi di 1ª classe (per esempio ''certus→certe''), mentre con -iter per quelli della 2ª classe (per esempio fortis→fortiter). Un altro modo per formare avverbi era usare l'aggettivo all'accusativo singolare del neutro. Quest'ultima forma si usa tutt'oratuttora in romeno e nei dialetti italiani meridionali, invece le altre desinenze sono state sostituite dal suffisso tonico -mente, aggiunto all'aggettivo femminile, per esempio ''*lenta mente'' diventa ''lentamente'' in italiano. Altra categoria di parole indeclinabili sono le preposizioni: alcune sono sopravvissute nelle lingue romanze, come per esempio ''contra→contro, inter→tra, super→sopra, cum→con''. Altre invece si sono trasformate in avverbi come per esempio ''pos(t)=dietro→poi''; a sua volta qualche avverbio si è trasformato in preposizione, ad esempio ''su(r)sum=in su→su''. Ultima categoria è quella delle congiunzioni, le quali molte spariscono e quelle sopravvissute rimangono nella lingua parlata. Si prediligevano infatti forme [[Paratassi|paratattiche]], ovvero congiunzioni di coordinazione e non di subordinazione. Tra le forme che rimangono, possiamo trovare la congiunzione copulativa ''et''→''e'', la congiunzione negativa ''nec→né'', la disgiunzione ''aut→o'', la congiunzione avversativa ''magis→ma'' e in alcune aree ''per hoc→però'', la congiunzione temporale ''quando→quando'' e la congiunzione *''que'' (derivato dalla fusione ''quo, quod, quid'')→''che''.
 
=== Il sistema sintattico ===
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Un termine può essere abbandonato per cambi fonetici: nel passaggio da un sistema all'altro i segmenti assumono diversi suoni e, conseguentemente, alcune parole si assimilano ad altre. Questo porta a un'ambiguità nell'identificazione dei due termini e, per motivi pratici, alla scomparsa di una delle parole in questione. Esplicativo è il caso di ''auris'', che in latino significa "orecchia". Poiché in latino volgare il dittongo ''au''→''o'', da ''auris'' si è passati a ''oris'', che si è poi evoluto in ''os'', indicante già "bocca" in latino classico. Per necessità si è quindi assunto il termine ''bucca'' (lat.volg.=guancia) per indicare appunto la bocca.
 
Parole nuove già in latino venivano create attraverso l'aggiunta di [[suffissi]] e [[Prefisso (linguistica)|prefissi]].
Spesso è da queste parole [[Affissazione|affissate]] che derivano gli odierni termini romanzi, ad esempio ''giorno'' deriva da ''diurnum'' e non dall'originale ''dies''.
*i '''prefissi''' latini corrispondono per lo più a [[preposizioni]] (ad, cum, de, ex, in, re) e si attaccano soprattutto ai verbi che poi li trasmettono a sostantivi e aggettivi. Un esempio rilevante può essere quello inerente al verbo ''flare'' al quale possono essere aggiunti i prefissi ''sub'' e ''cum'' creando rispettivamente i verbi ''subflare'' (soffiare) e ''cumflare'' (gonfiare).
*i '''suffissi''' hanno principalmente due funzioni: creare parole nuove per [[Suffisso di derivazione|derivazione]] oppure esprimere l'atteggiamento di chi parla. Si possono avere diverse tipologie di suffissi tra cui accrescitivi e peggiorativi, ma i più diffusi sono i [[Diminutivo|diminutivi]], che passando alle lingue romanze perdono il significato diminutivo creando una nuova parola. Questo fenomeno si riscontra anche nell{{' }}''[[Appendix Probi]]'', dove è riportato il seguente esempio: "''auris'' non ''oricola''", a indicare come già nel latino volgare venissero preferite le parole derivanti dai diminutivi latini; infatti ''oricola'', da cui anche l'italiano ''orecchia'', proviene dal latino classico ''auriculum'', forma diminutiva di ''auris''.
 
Inoltre sono preferite, nell'evoluzione linguistica romanza, le parole più concrete e marcate. Ecco che il termine classico ''equus'' viene sostituito il volgare ''caballus'', e ''magnus'' viene abbandonato in favore di ''grandis''. Allo stesso modo passano anche le voci espressive, come le [[onomatopee]] (come ''cloppus'', che evolve in ''cibo'').
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=== Tedesco e inglese ===
 
Durante le invasioni, l'influenza germanica fu molto forte; lo è stata molto meno, invece, dal Medioevo in poi in cui le influenze si limitavano solamente alle zone limitrofe e ai dialetti. Le parole tedesche più comuni entrate a far parte del lessico delle lingue romanze sono: ''dollaro'' (da ''Thaler'' mutato in ''daaler'' dal neerlandese e cambiato in ''dollar'' negli USA), ''blitz'', ''panzer''. La lingua germanica che ha avuto più contatti con quelle romanze dal medioevo in poi è l'inglese<ref>Varvaro 2001, p. 178</ref>: anche se in epoca medievale era il francese a fare molti prestiti all'inglese, la situazione si inverte a partire dal XVIII secolo dove si contano già 123 anglicismi entrati a far parte nel lessico francese, che diverranno poi 578 nel XX secolo. Dal Settecento in poi, tutte le lingue romanze eccetto il romeno accoglieranno non pochi anglicismi, tanto che, oggigiorno è facile confondere parole in realtà latine, come ''item'' o ''media'', con parole inglesi. Al giorno d'oggi, solamente la Francia tenta di opporsi a ulteriori insediamenti delle parole inglesi utilizzando i corrispondenti termini francesi. In Italia, uno studio prodotto su un campione di duecento aziende, rivela che, dal 2000 a oggi, l'uso di termini inglesi nel settore finanziario è aumentato del 773%.<ref>[{{Cita web |url=http://www.agostiniassociati.it/UserFiles/File/CS_Agostini_Associati_itanglese.pdf |titolo=Comunicato Stampa Agostini Associati - Itanglese<!-- Titolo generato automaticamente -->] |accesso=9 luglio 2012 |dataarchivio=28 luglio 2021 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210728162311/http://www.agostiniassociati.it/UserFiles/File/CS_Agostini_Associati_itanglese.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
 
== Note ==
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== Altri progetti ==
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[[Categoria:Linguistica comparativa]]