Leonardo Fibonacci: differenze tra le versioni
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Indo-arabica al posto di indiana, perché indiana da sola sarebbe poco accurata considerando l'aspetto molto diverso delle cifre, e che l'unica cosa in comune è la presenza dello zero e la base 10 Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
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È considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi.<ref>[[Howard Eves]], ''An introduction to the history of mathematics'', Philadelphia, Saunders College Publications, 1990, p 261. ISBN 0-03-029558-0 ("Sixth edition").</ref> Con altri dell'epoca contribuì alla rinascita delle [[scienza esatta|scienze esatte]] dopo la decadenza dell'[[tarda antichità|età tardo-antica]] e dell'[[Alto Medioevo]]. Con lui, in [[Europa]], ci fu l'unione fra i procedimenti della [[geometria euclidea|geometria greca euclidea]] (gli ''[[Elementi (Euclide)|Elementi]]'') e gli strumenti matematici di calcolo elaborati dalla [[Scienza e tecnica islamiche|scienza islamica]]. In particolare egli studiò per la parte algebrica il ''Liber embadorum'' (Libro delle "misure dei corpi") dello studioso [[Sefarditi|ebreo spagnolo]]
== Biografia ==
I dati della sua biografia sono scarsi e confusi, e desumibili in gran parte da notizie contenute nelle sue opere, oltre che da due documenti d'archivio. In particolare non sono note né la data di nascita, né quella di morte, collocabili nei decenni 1170-1240.
Assieme al padre Guglielmo dei Bonacci, facoltoso [[mercante]] [[pisa]]no e rappresentante dei mercanti della [[Repubbliche marinare|Repubblica di Pisa]] (nell'epistola di dedica a [[Michele Scoto]] si legge che il padre era ''publicus scriba pro pisanis mercatoribus'')<ref>G. Germano, ''New editorial perspectives on Fibonacci's Liber abaci'', in «Reti medievali rivista» 14, 2, 2013, pp. 157-173: [http://www.rmoa.unina.it/2147/1/400-1462-3-PB.pdf 170-173] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210709022418/http://www.rmoa.unina.it/2147/1/400-1462-3-PB.pdf |
La Repubblica di Pisa gli assegnò un vitalizio che gli permise di dedicarsi completamente ai suoi studi<ref>F. Bonaini, ''Memoria unica sincrona di Leonardo Fibonacci, novamente scoperta'', in «Giornale Storico degli Archivi Toscani» I, 4, 1857, pp. 239-246; E. Ulivi, "Scuole e maestri d'abaco in Italia tra Medioevo e Rinascimento", in ''Un ponte sul Mediterraneo: Leonardo Pisano, la scienza araba e la rinascita della matematica in Occidente'', a cura di E. Giusti, Firenze, Polistampa, 2016, pp. 121-160</ref>:
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|contenuto=Fibonacci è noto soprattutto per la sequenza di numeri da lui individuata e conosciuta, appunto, come "[[successione di Fibonacci]]" - 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 ... - in cui ogni termine, a parte i primi due, è la somma dei due che lo precedono. Sembra che questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per esempio, negli sviluppi delle spirali delle conchiglie).
Una particolarità della sequenza o successione di Fibonacci è che il rapporto fra le coppie di termini successivi tende molto rapidamente al
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[[File:Liber abbaci magliab f124r.jpg|upright=1.6|thumb|Un foglio del manoscritto su pergamena del ''Liber abbaci'' conservato nella [[Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze]] (Codice magliabechiano Conv. Soppr. C 1, 2616, fol. 124r), contenente nel riquadro a destra le prime tredici cifre, in numeri arabi, della cosiddetta "[[successione di Fibonacci]]".]]
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== L'introduzione dei numeri indo-arabi in Europa ==
{{vedi anche|Liber abbaci}}
Nel [[1202]] e poi successivamente nel [[1228]] Leonardo Fibonacci pubblicò il ''[[Liber abbaci]]'', opera in quindici capitoli con la quale introdusse le nove cifre da lui definite "indiane", e il segno 0 (gli altri popoli non utilizzavano questo simbolo perché non ne sentivano il bisogno) che in latino è chiamato ''zephirus'', adattamento dell'arabo ''sifr'', ripreso a sua volta dal termine sanscrito ''śūnya'', che significa "vuoto". ''Zephirus'' in veneziano divenne ''zevero'' ed infine comparve l'italiano "zero".<ref>Constance Reid, ''Da zero a infinito. Fascino e storia dei numeri '', Bari, Dedalo, 2010. ISBN 978-88-220-6812-5.</ref> Per mostrare ''[[ad oculum]]'' l'utilità del nuovo sistema numerico, egli pose sotto gli occhi del lettore una tabella comparativa di numeri scritti nei due sistemi romano e indiano. Fibonacci espose così per la prima volta in Europa la [[numerazione posizionale]] [[india|indo-arabica]]
Nel libro presentò inoltre [[criteri di divisibilità]], regole di calcolo di [[Radicale (matematica)|radicali]] quadratici e cubici ed altro. Introdusse con poco successo anche la barretta delle [[Frazione (matematica)|frazioni]], nota al mondo islamico prima di lui. Nel ''Liber abbaci'' sono anche compresi i quesiti matematici che gli furono posti dagli intellettuali del tempo, con la loro soluzione (uno dei capitoli trattava [[aritmetica]] commerciale, [[ragioneria]], problemi di cambi, ecc.).
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L'uso delle cifre arabe era in ogni caso già conosciuto da alcuni dotti dell'epoca. Il primo caso del quale si ha notizia è stato quello del [[Silvestro II|monaco Gerberto]] (poi diventato papa dal [[999]] al [[1003]] col nome di [[Silvestro II]]): egli propose l'uso di questo sistema in alcuni conventi in cui si scrivevano opere scientifiche, ma il metodo rimase sconosciuto nel mondo esterno<ref>Ch. Burnett, "The semantics of Indian numerals in Arabic, Greek and Latin"', in ''Journal of Indian Philosophy'' 34, 2006, pp. 15-30.</ref>. Un esempio più tardo, dell'epoca di Fibonacci si trova nelle scritture notarili di [[Notaio Raniero|Notar Raniero]], [[Perugia|perugino]].
La prima edizione del ''Liber abbaci,'' del [[1202]], è andata persa, mentre la seconda edizione del 1228, che Fibonacci aveva preparato su richiesta del filosofo scozzese [[Michele Scoto]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome1=T.C.|cognome1=Scott|nome2=P.|cognome2=Marketos|url=
== Note ==
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