Roberto Farinacci: differenze tra le versioni

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Roberto Farinacci è cresciuto in un ambiente fortemente cattolico e pur essendo fortemente anticlericale si è sempre dichiarato cattolico, ho cambiato la religione da ateo a cattolico
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patto nel 1921, non 1922
 
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| professione = Giornalista
| carica2 = [[Deputato del Regno d'Italia]]
| mandatoinizio2 = 11 giugno [[1921]]
| mandatofine2 = 25 gennaio [[1924]]
| mandatoinizio3 = 24 maggio [[1924]]
| legislatura2 = [[XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]]-[[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]]-[[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]]-[[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]-[[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX del Regno d'Italia]]
| mandatofine3 = 21 gennaio [[1929]]
|mandatoinizio4 = 20 aprile [[1929]]
|mandatofine4 = 19 gennaio [[1934]]
|mandatoinizio5 = 28 aprile [[1934]]
|mandatofine5 = 2 marzo [[1939]]
| collegio2 = [[Collegio unico]]
| collegio3 = [[Collegio unico]]
|collegio4 = [[Collegio unico]]
|collegio5 = [[Collegio unico]]
| legislatura3legislatura2 = [[XXXXXVI legislatura del Regno d'Italia|XXXXXVI]]
|legislatura3 = [[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]]
|legislatura4 = [[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]]
|legislatura5 = [[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]
| carica3carica6 = [[Camera dei Fascifasci e delle Corporazionicorporazioni|Consigliere nazionale del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio6 = 23 marzo [[1939]]
|mandatofine6 = 5 agosto [[1943]]
|legislatura6 = [[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX]]
| gruppo parlamentare3parlamentare6 = Membri del Gran Consiglio del Fascismo
| gruppo parlamentare2 =
| collegio2 =
| incarichi2 =
| carica3 = [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni|Consigliere nazionale del Regno d'Italia]]
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| gruppo parlamentare3 = Membri del Gran Consiglio del Fascismo
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| collegio3 =
| sito2 = {{Deputati Regno}}
}}
{{militare
|Nome = Roberto Farinacci
|Immagine = Roberto Farinacci 1940.jpg
|Didascalia = Farinacci con l'uniforme da Luogotenente generale della MVSN nel 1940
|Nato_a = [[Isernia]]
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|Data_di_morte = {{Calcola età3|1945|4|28|1892|10|16}}
|Cause_della_morte = [[fucilazione]]
|Religione = Cattolico,Nessuna ma([[Ateismo|ateo]])<ref>Renzo fortementeDe anticlericaleFelice, '' Mussolini, il fascista '', Einaudi, 1965, vol. II, p. 543</ref>
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Forza_armata = [[File:Flag of Italy (1860).svg|21px]] [[Regio Esercito]]<br/> [[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[MVSN]]<br/> [[File:Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1929-1943).svg|21px]] [[Regia Aeronautica]]
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|Altre_cariche = Politico
}}
 
{{Bio
|Nome = Roberto
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Alla prima seduta della Camera il 13 giugno Farinacci prese parte all'aggressione contro il deputato comunista [[Francesco Misiano]], particolarmente inviso ai fascisti per aver [[diserzione|disertato]] la chiamata alle armi ed essere fuggito all'estero. Farinacci gli strappò la pistola che portava sotto la giacca e la consegnò a [[Giovanni Giolitti]], il quale però argomentò: "''Non posso prenderla, non ho il porto d'armi''"<ref name="autogenerato372"/>.
Operò, insieme ad [[Achille Starace]] per una massiccia campagna di [[propaganda]] nel [[Trentino-Alto Adige]] (infatti ebbero un ruolo fondamentale nella [[Domenica di sangue (1921)|Domenica di sangue]]). L'anno seguente però la sua elezione fu invalidata, insieme a quella di [[Dino Grandi|Grandi]] e [[Giuseppe Bottai|Bottai]], poiché al momento dell'elezione essi erano sotto l'età minima di trent'anni<ref name="autogenerato372"/><ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 85}}.</ref>. Dal suo giornale ''Cremona Nuova'', fondato proprio nel [[1922]], minacciò gli avversari politici che ne avevano provocato l'allontanamento dal Parlamento: "''Voi mi cacciate da quest'aula, ma io vi caccerò dalle piazze d'Italia!''"<ref name="autogenerato372"/>.
 
=== Il Ras di Cremona ===
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[[File:Squadra d'azione di Cremona Farinacci al centro.jpg|miniatura|[[Squadrismo|Squadra d'azione]] di Cremona, Farinacci al centro]]
 
Nonostante l'interesse che i Fasci riscossero presso le organizzazioni agrarie, Farinacci operò in modo che lo [[squadrismo]] almeno inizialmente non ne apparisse mai come il braccio armato<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156: se anche gli agrari avevano seguito con ovvia simpatia lo sviluppo dei Fasci, Farinacci non aveva permesso che questi si presentassero come il braccio armato delle associazioni agrarie}}.</ref> criticando invece il Fascio di Padova troppo vicino alle posizioni agrarie<ref name=autogenerato30>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156}}.</ref>. Pur perdurando l'ostilità nei confronti di [[Guido Miglioli]] che guidava le leghe bianche, almeno per tutta la prima metà del 1921, le [[squadrismo|squadre d'azione]] non parteciparono agli scontri con i leghisti cattolici che erano concentrati presso [[Soresina]]<ref name=autogenerato30 />. Farinacci infatti preferì occuparsi principalmente della diffusione capillare dei Fasci in tutti i centri<ref name=autogenerato30 />. Al 31 maggio [[1921]] risultavano attivi 16 Fasci con circa cinquemila iscritti<ref name=autogenerato30 />.
 
Secondo Farinacci, la "caratteristica predominante" delle azioni squadriste era la rappresaglia, secondo il seguente schema tipico: "''uccisione proditoria di un fascista, rappresaglia dei fascisti, funerali solenni del caduto, conflitto durante i funerali, nuove rappresaglie''"<ref name=autogenerato24>{{cita|Franzinelli|p. 76}}.</ref>. In realtà, il più delle volte la pretesa provocazione che gli squadristi adducevano a motivo delle loro violenze era un mero pretesto, e appariva chiaro che la reazione squadrista non era affatto proporzionata all'offesa<ref>{{cita|Franzinelli|p. 75: "La violenza si scatenava immancabilmente dopo una provocazione: percosse a un fascista isolato, fischi al passaggio delle camicie nere, sventolio di vessilli rossi, canti proletari... Se in talune situazioni, effettivamente, militanti della sinistra trascesero contro avversari politici in condizione di minorità, nella maggioranza dei casi il comportamento degli squadristi attualizzava l'apologo del lupo e dell'agnello, oltre a prevedere un'evidente sproporzione tra azione e reazione: gli insulti attiravano le revolverate, un'aggressione isolata determinava la distruzione della Camera del lavoro e il sequestro dei capilega".}}</ref>.
 
Per esempio a [[Rivarolo del Re ed Uniti|Rivarolo]] l'8 aprile 1921 membri delle leghe rosse distrussero i vigneti (tagliandone le [[Vitis vinifera|viti]]) dei proprietari simpatizzanti del movimento fascista; la notte stessa le squadre d'azione occuparono la sede della cooperativa rossa, la incendiarono, sequestrarono un impiegato della cooperativa e (utilizzando le liste degli iscritti colà rinvenute) lo costrinsero a guidarli nelle abitazioni dei dirigenti; poi devastarono tali abitazioni e percossero tutte le persone che vi trovarono<ref name=autogenerato24 />. Lo stesso Farinacci riconobbe che la denuncia delle violenze squadriste da parte socialista era giustificata: "''Certo, gli eccessi dei fascisti furono molti e molto dolorosi; e noi possiamo accettare per vera anche la fosca amplificazione che delle spedizioni punitive fu fatta dai capi del partito socialista ufficiale''"<ref>{{cita|Franzinelli|p. 77}}.</ref>.
 
Intanto il [[patto di pacificazione]] a Roma, sottoscritto da fascisti e socialisti ai primi di agosto fu contestato da Farinacci che lo definì "''un oltraggio alla memoria dei nostri morti''" e dal quel momento assunse la ''leadership'' dello squadrismo più intransigente<ref name="autogenerato152"/><ref name=autogenerato9 /> e dal vecchio settimanale fondò un nuovo quotidiano ''"Cremona nuova"''<ref name="autogenerato152"/>, unendosi a coloro che contestavano la stessa firma apposta da Mussolini.
{{quote|Tu minacci di abbandonarci se non ti seguiamo, tu affermi che noi siamo tuoi figli ma dimentichi che moltissimi di noi abbiamo [''sic!''] raggiunto i 21 anni e quindi emancipati nel giudicare|Roberto Farinacci, ''A proposito di pace'', [[L'Assalto (periodico)|L'Assalto]], 13 agosto 1921, p. 2}}
 
Gli agguerriti leghisti bianchi di Miglioli che avevano il proprio feudo a [[Soresina]] il 10 marzo [[1922]] stipularono un'intesa con i ben più tiepidi massimalisti socialisti della provincia<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 404-405}}.</ref> con l'obiettivo di "''difendere e riconquistare i diritti dei lavoratori organizzati''"<ref name=autogenerato2>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 405}}.</ref>. Una delle prime azioni della nuova intesa fu quella di celebrare la festività del 1º maggio. Farinacci, conosciuto a questo punto anche come il ''[[Ras (titolo)|ras]]'' di [[Cremona]] ne impedì lo svolgimento in diverse località e a Cremona pretese di poter parlare dal palco organizzato dalle due leghe unite così le forze dell'ordine per evitare disordini preferirono spostare la manifestazione al 7 maggio<ref name=autogenerato9>{{cita|Guido Gerosa|p. 50}}.</ref>. La celebrazione riuscì soltanto a [[Soresina]] e a Crema, in quest'ultima località il corteo si snodò fin davanti alla chiesa nello sventolio di [[Bandiera rossa|bandiere rosse]] associate a quelle bianche<ref name=autogenerato2 />. La fusione tra le due leghe rimase un fatto isolato e fu vista però con molto disagio dal [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]] e dal [[Partito Socialista Italiano]]<ref name=autogenerato12>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406}}.</ref>.
 
Farinacci nello scontro con le leghe fu facilitato anche dalle imposte fiscali che molte amministrazioni socialiste introducevano in modo spesso vessatorio nei confronti del contado<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406:Nel contado il piano fascista fu facilitato dal modo spesso arbitrario e intenzionalmente persecutorio, con il quale molte amministrazioni comunali applicavano le imposte}}.</ref>. Contro queste, nella primavera 1922, indisse uno sciopero che secondo le relazioni di Pubblica Sicurezza ottenne un certo successo<ref name=autogenerato12 />. Le squadre d'azione, che nel 1922 si erano nel frattempo alleate con gli agrari, dato anche l'alto numero di adesioni, erano avvantaggiate nel favorire i propri tesserati. Infatti, fortementeFortemente indebolite le altre organizzazioni sindacali, solo i sindacati fascisti erano in grado di garantire la pace sociale<ref name=autogenerato12 />. Nel frattempo al maggio 1922 il numero dei Fasci era salito a 107, mentre i tesserati erano oltre trentunomila<ref name=autogenerato12 />.
 
Secondo una relazione dell'Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza Paolo Di Tarsia, datata 28 maggio 1922, sotto la guida di Farinacci il fascio della provincia di Cremona, "''organizzazione che ora sta trasmodando per la sua violenza''", era divenuto "''espressione e difensore''" della locale Associazione dei datori di lavororetribuzione (l'associazione degli agrari e dei proprietari fondiari, che aveva preso il posto della disciolta Federazione agraria); secondo voci, riportate come affidabili da Di Tarsia, in quel periodo l'on. Farinacci (eletto deputato) riceveva finanziamenti dagli agrari; comunque, per la direzione e la redazione del periodico "Cremona Nuova", Farinacci riscuoteva dall'Associazione dei datori di lavoro un compenso di 15.000 lire annue; nel suo rapporto, l'ispettore Di Tarsia conclude al riguardo che "''il fascio è, se non perfettamente al servizio dei proprietari, certamente da essi sostenuto''"<ref>La relazione di Di Tarsia è citata in [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il fascista. I. La conquista del potere 1921-1925'', Einaudi, Torino 1966, pag. 252.</ref>.
 
==== Lo scontro con le amministrazioni socialiste ====
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Non avendo ottenuto risposta, il 6 luglio [[1922]] le squadre d'azione, composte da circa un migliaio di squadristi<ref name=autogenerato26 />, occuparono la città: le forze dell'ordine, che pur avevano ordine di reprimere i moti altresì avevano esplicito divieto di ricorrere alle armi da fuoco e furono impossibilitate a reagire<ref name=autogenerato26 />. La camera del lavoro fu facilmente occupata, così come il [[Municipio (edificio)|Municipio]] e alcune abitazioni private come quella di [[Guido Miglioli]] che fu distrutta<ref name=autogenerato26 />. Farinacci si autoproclamò sindaco<ref name="autogenerato152"/> facendo issare sul balcone il gagliardetto fascista<ref name=autogenerato9 />. L'occupazione della città durò fino al 18 luglio quando gli squadristi, dietro un espresso ordine di Mussolini, si ritirarono<ref name=autogenerato36>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 408}}.</ref>. L'amministrazione comunale fu commissariata dal prefetto<ref name=autogenerato31 /><ref name=autogenerato36 />. Nel giro di una settimana tutti gli amministratori pubblici della provincia di Cremona, sia socialisti, sia popolari decisero di dimettersi<ref name=autogenerato36 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: ""In seguito ai fatti di Cremona, la federazione del Psi decise le dimissioni di massa di tutte le amministrazioni socialiste ancora in carica (35, ma pure le amministrazioni popolari avrebbero fatto altrettanto), paralizzando di fatto la vita politica locale}}.</ref>. Questa scelta dei socialisti e dei popolari nella [[provincia di Cremona]] fece guadagnare consensi al fascismo e fece poi fallire lo [[sciopero legalitario]] proclamato alcuni mesi dopo<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: In tale situazione lo sciopero generale legalitario indetto dall'Alleanza del Lavoro non trovò possibilità alcuna di riuscita, anzi il solo annuncio servì ancor più a guadagnare al fascismo settori sociali che non ritenevano più i partiti costituzionali idonei a garantire la governabilità del paese}}.</ref>.
 
Sempre alla guida delle squadre d'azione<ref name="autogenerato152"/>, il 3 e il 4 agosto [[1922]] le squadre di Farinacci presero parte a Milano all'occupazione di [[Palazzo Marino]] da cui fu cacciata l'amministrazione socialista e poi alla [[Fatti di Parma|fallita azione a Parma]]<ref name=autogenerato9 />. Intanto il [[patto di pacificazione]] a Roma, sottoscritto da fascisti e socialisti ai primi di agosto fu contestato da Farinacci che lo definì "''un oltraggio alla memoria dei nostri morti''" e dal quel momento assunse la leadership dello squadrismo più intransigente<ref name="autogenerato152"/><ref name=autogenerato9 /> e dal vecchio settimanale fondò un nuovo quotidiano ''"Cremona nuova"''<ref name="autogenerato152"/>.
Gli assalti contro le cooperative rosse, nonostante che Mussolini ricercasse più moderazione, continuarono<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|pp. 112-113}}.</ref> e le stesse forze dell'ordine in data 16 settembre lo avessero ufficialmente diffidato dal contestare i deputati Garibotti e Miglioli<ref>Giorgio Alberto Chiurco, Storia della Rivoluzione Fascista 1919-1922 Volume IV Anno 1922 parte I pag 327</ref>.
 
Il 3 ottobre [[1922]] Farinacci, con le proprie squadre si spostò a Trento dove assunse il comando di tutti gli squadristi che erano confluiti laggiù per pretendere le dimissioni del commissario civile [[Luigi Credaro]] che era accusato di scarso impegno nella difesa della minoranza italiana in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]]<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 456}}.</ref>. Credaro, anche su consiglio delle autorità militari, si dimise il 5 ottobre<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 456-457}}.</ref>. Il 17 ottobre [[1922]] il governo italiano soppresse la figura del commissario civile e al suo posto fu nominato un prefetto con giurisdizione anche sull'Alto Adige<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 458}}.</ref>
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{{Citazione|Solo, dico, ti ripeto, solo, ero al tuo fianco in quelle indimenticabili giornate di palazzo Chigi, quando io, per alleviare la pressione avversaria su di te, incominciai a strepitare contro tutto e contro tutti, sì da riuscire nell'intento: quello di attirare su di me tutti gli odi e tutte le minacce. I pavidi, i senza fede e gli opportunisti del fascismo si schierarono contro di me; essi furono allora vinti .|Roberto Farinacci in una lettera inviata a Mussolini dell'8 luglio [[1926]]<ref name=autogenerato27 />}}
 
Quando verso settembre la situazione iniziò a stabilizzarsi e Mussolini sentì di aver ripreso le redini invitò Farinacci a moderare i discorsi: "''Devi agitare non un ulivo, ma un'intera foresta di ulivi''"<ref name=autogenerato27 />. Per Farinacci, auspicante una nuova ondata rivoluzionaria<ref name=autogenerato19 />, però la sfida con le opposizioni aventiniane andava chiusa "''se non è sufficiente la scopa, si adoperi la mitragliatrice''"<ref name=autogenerato1 /> e appoggiò il 31 dicembre i trentatré consoli della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]] che incontrarono Mussolini garantendo la propria fedeltà, ma reclamando una svolta politica. Fu la vittoria dell'estremismo farinacciano, infatti il 3 gennaio [[1925]] Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità morale dell'omicidio Matteotti e varò le cosiddette [[leggi fascistissime]], con cui avviò il nuovo Regime.
 
Il 12 gennaio Farinacci fu nominato segretario nazionale del [[Partito Nazionale Fascista]] e la scelta, soddisfacendo gli estremisti<ref name=autogenerato1 />, pose un freno all'assalto alle cariche che era avvenuto negli anni precedenti<ref name=autogenerato40>{{cita|Guido Gerosa|p. 53}}.</ref>: «non la “seconda ondata” era andata al potere con Farinacci, quanto l’avversione alla “seconda ondata” aveva indotto Mussolini a designare Farinacci, cui i provinciali imputarono la colpa d’aver fatto il gioco del “Duce”»<ref>Paolo Nelo, ''Il Pnf e i gerarchi nell’analisi di De Felice'', in Renzo De Felice, ''La storia come ricerca'', Atti del convegno, Firenze, 25 maggio 2016.</ref>.
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==== La fucilazione ====
[[File:Farinacci fucilazione.jpg|thumb|La fucilazione di Farinacci.]]
Il 25 aprile [[1945]] il vecchio avversario [[Guido Miglioli]] volle incontrarlo per convincerlo ad arrendersi<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 458}}.</ref>, ma Farinacci si rifiutò: "''Non siamo ancora alla fine''"<ref name=autogenerato33>{{cita|Guido Gerosa|p. 59}}.</ref>. In seguito allo sfaldarsi della RSI per l'avanzata degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], e quando già gruppi di insorti muovevano alla liberazione di Cremona, Farinacci lasciò la città il mattino del 26 aprile diretto in [[Ridotto Alpino Repubblicano|Valtellina]]<ref name=autogenerato33 /><ref name=autogenerato23>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 115}}.</ref><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 71: "Ubbidendo agli ordini ricevuti dal governo di Mussolini di ritirarsi a [[Como]] e poi in Valtellina, egli uscì da Cremona con una colonna"}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Voleva dirigersi verso il fantomatico "ridotto della Valtellina"}}.</ref> insieme a un manipolo di fedeli, ma giunto nei pressi di [[Bergamo]] decise di staccarsi dalla colonna per recarsi a [[Oreno]], insieme alla marchesa Maria Carolina Vidoni Soranzo in [[Medici del Vascello]]<ref name=autogenerato33 />, segretaria dei Fasci femminili<ref name=autogenerato18 />. Il cambio di percorso fu fatale, poiché a [[Brivio|Beverate]] la macchina fu investita dal fuoco di una pattuglia partigiana e Farinacci fu catturato<ref name=autogenerato22>{{cita|Guido Gerosa|p. 59: "Il suo ultimo grido fu Viva l'Italia"}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "Viaggiarono abbastanza tranquilli fin quasi Bergamo, poi Farinacci ordinò di staccarsi dalla colonna e di dirigersi a Oreno, dove aveva una villa la sorella della marchesa, sposata a un Gallarati Scotti. È difficile dirsi se avesse intenzione di nascondersi, oppure se avesse in mente di mostrarsi gentile con la signora, a costo di gravi rischi. La diversione gli fu fatale. A [[Beverate]] un [[partigiano]] sparò sulla vettura che non si era fermata all'alt. La macchina si schiantò contro un albero"}}. L'autista rimase ucciso sul colpo mentre la marchesa morì alcuni giorni dopo, a causa delle ferite riportate.</ref>. Il giorno dopo, il 28 aprile, Farinacci fu sommariamente processato in una sala del Comune di [[Vimercate]]<ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: basandosi su alquanto generiche imputazioni (persino di complicità nel delitto Matteotti...), condannò Farinacci, in appena un'ora di dibattimento e in un clima di feroce ostilità}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Lo processarono nella sala del Consiglio comunale. L'atto d'accusa era giuridicamente approssimativo, umanamente irreprensibile."}}.</ref>, in cui anche alcuni colpi di [[fucile]] furono esplosi in aria<ref name=autogenerato33 />. Farinacci tentò una difesa: "''Portatemi a Cremona. Là vi diranno che ho fatto del bene e che bisogna liberarmi''"<ref name=autogenerato33 /> e contestò ogni singola accusa<ref name=autogenerato18 />. I giudici esitarono nel pronunciare la condanna a morte<ref name=autogenerato33 />; infatti i rappresentanti della [[Democrazia Cristiana]] e del [[Partito Liberale Italiano]] propendevano per consegnarlo agli Alleati<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48:}}.</ref><ref name=autogenerato5>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 72}}.</ref>, mentre ebbero un peso decisivo i rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano]] e del [[Partito Socialista Italiano#Nascita_del_Partito_Socialista_Italiano_di_Unità_Proletaria|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]]<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "I socialisti e i comunisti spingevano per la fucilazione"}}.</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.centrostudigentili.it/storiainmartesana/pdf/numero11/Perego,%20Giorgio%20[Le%20ultime%20ore%20di%20Farinacci].pdf|titolo=Storia in Martesana, Giorgio Perego: Le Ultime ore di Farinacci, pag 11}}</ref>.
 
{{Citazione|Farinacci, il cui arresto era già stato annunciato nel nostro numero di ieri, è stato giustiziato. La sua cattura è avvenuta a Rovagnate, in provincia di Como, ad opera della Brigata “Adda”. Al momento dell’arresto egli si trovava su una automobile militare germanica, in compagnia di un maresciallo tedesco e di due donne. Farinacci venne accompagnato con la stessa macchina al Comando della Brigata “Adda” a Vimercate. Qui, alla presenza dei familiari dei giovani patrioti assassinati recentemente ad Arcore e di tutta la popolazione accorsa, è stato fatto un sommario processo che si chiudeva con la condanna a morte. La fucilazione è avvenuta alle ore 9.20 di ieri, nella piazza del Comune di Vimercate|''[[Avanti!]]'' 29 aprile 1945}}