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__NOINDEX__
{{Bio
|Nome = AttilioCarlo
|Cognome = TamaroSchiffrer
|PostCognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Trieste
|GiornoMeseNascita = 1410 luglioaprile
|AnnoNascita = 18841902
|LuogoMorte = RomaTrieste
|GiornoMeseMorte = 208 febbraio
|AnnoMorte = 19561970
|Attività = storico
|Attività2 = giornalista
|Attività3 = diplomatico
|Epoca = 1900
|Attività = storico
|Attività2 = giornalistageografo
|Attività3 = diplomaticoinsegnante
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , noto per i suoi studi sui confini orientali d'Italia
|Immagine =
|Immagine = Carlo Schiffrer.jpg
}}
 
==Vita==
Nacque nel 1902, figlio di Emerico Schiffrer e Anna Zanettig. La famiglia del padre era originaria di [[Lubiana]], ed Emerico fu un pittore di una certa notorietà a Trieste. 
 
Scoppiata la prima guerra mondiale e mentre studiava alla "Civica Scuola Reale Superiore", il giovane Carlo dovette vivere gli anni del conflitto da solo con i nonni per via dell'internamento dei genitori - considerati "politicamente infidi" – in un campo nell'interno dell'allora [[Impero austro-ungarico|Impero Austro-ungarico]].
 
Finita la guerra - e passata la [[Venezia Giulia]] sotto la sovranità italiana - poté intraprendere gli studi universitari a [[Firenze]] (), grazie anche ad un contributo rilasciato agli studenti delle regioni "redente". Qui si appassionò specie alle materie storiche e geografiche, seguendo in particolare le lezioni di [[Olinto Marinelli]] e di [[Gaetano Salvemini]]. Con quest'ultimo strinse un particolare legame di solidarietà umana e politica.
 
Prima ancora della laurea, iniziò alcune supplenze in un istituto tecnico a Trieste. Prima di completare poi il servizio militare iniziato a [[Torino]], nel corpo degli alpini, nel dicembre del 1925 tornò a Firenze per discutere la tesi di laurea sull'irredentismo triestino. Contrariamente a quanto avrebbe voluto, la discussione avvenne davanti ad una commissione non più presieduta dal Salvemini (poco prima espatriato per i suoi contrasti col [[Regime Fascista|regime fascista]]) ma da altri membri, che giudicarono il suo lavoro in modo più prevenuto, data la sua vicinanza allo storico pugliese.
 
Negli anni tra le due guerre, Schiffrer si dedicò all'insegnamento. Ottenne una cattedra di ruolo al liceo "Francesco Petrarca" di Trieste e approfondì numerose tematiche di geografia politica. Collaborò in tal senso con [[Giorgio Roletto]] - docente di geografia all’Università di Trieste - di cui divenne assistente volontario e collaboratore per la rivista "[[Geopolitica (rivista 1939)|Geopolitca]]" e altre pubblicazioni. Decise però di non spingersi oltre per evitare troppi compromessi col regime.
 
All'intervento dell'Italia nel nuovo conflitto mondiale, fu richiamato e destinato all'inizio in alcune località prossime al confine dell'epoca, perlopiù nella zona di Villa del Nevoso (allora nella [[provincia del Carnaro]]), e quindi alla stazione di Trieste, qui con compiti di controllo sui convogli ferroviari.
 
Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] e l'occupazione tedesca, tornò agli studi di geografia presso l'Università. Qui entrò definitivamente dentro il movimento [[Antifascismo|antifascista]] locale, che stava costituendo il locale Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Ormai inserito negli ambienti della [[Resistenza italiana]], all'Università Schiffrer conobbe [[Giovanni Cosattini]], esponente friulano del Partito d'Azione. Le sue competenze e il legame con Cosattini lo portarono ad occuparsi più direttamente delle tematiche del confine orientale (specie - ovviamente - nei confronti delle rivendicazioni jugoslave): Cosattini infatti gli chiese di redigere uno studio sulla composizione etnica della Venezia Giulia. Il lavoro sarebbe servito per le discussioni che si facevano a Milano tra esponenti del CLN dell'Alta Italia e del [[Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno]].
 
Mentre lavorava al suo studio, nell'ottobre 1944 viene arrestato dalla polizia, anche se rilasciato poco dopo su intervento di [[Cesare Pagnini]] (podestà di Trieste entro la Zona di Operazioni del Litorale Adriatico). Un nuovo arresto sopraggiunse ai primi di maggio del 1945, stavolta ad opera delle forze jugoslave (che in quei giorni erano entrate in città). Arrestato con il padre, e assieme ad altri esponenti del CLN di Trieste venne però anche qui rilasciato successivamente<ref>L'arresto di Schiffrer per mano jugoslava - come altri episodi della sua vita in quel periodo - è ricordato con un certo dettaglio dallo scrittore istriano [[Pier Antonio Quarantotti Gambini]] nel suo diario sugli avvenimenti triestini del 1945 (''Primavera a Trieste'', p, 138). Questi ricorda che Schiffrer, al rientro dall'Università, seppe che i militari jugoslavi lo attendevano fuori, al che si consegnò spontaneamente ad essi. E aggiunge: "Verrò a conoscere, un giorno, un'astuzia usata dai titini allo scopo di riuscire a catturarlo anche se egli, trovandosi in casa al loro sopraggiungere, avesse tentato la fuga. Precedentemente durante i suoi contatti per un'intesa con gli slavi [...] un agente di Tito, mostrando di preoccuparsi della sua incolumità gli aveva domandato [...] "Ha in casa una seconda uscita, un'uscita di sicurezza?" "Si - aveva risposto Schiffrer - c'è nel cortile un albero che arriva coi suoi rami sino alle mie finestre. [...] Se volessi". Ebbene, ieri, al momento del suo arresto, gli slavi vigilavano armati anche quell'albero". L'episodio è citato anche in </ref>.
 
Fece parte del gruppo di esperti giuliani aggregati alla delegazione italiana a Parigi, alla [[Trattati di Parigi (1947)|conferenza di pace]], per le questioni relative al nuovo confine italo-jugoslavo. Dopodiché, oltre ad iniziare ad insegnare all'Università a Trieste, si impegnò nell'attività politica, durante il [[Allied Military Government of Occupied Territories|Governo Militare Alleato]]. Fu membro del "Partito Socialista della Venezia Giulia", e come molti esponenti triestini e istriani si espresse per il ritorno di tutto il mai costituito [[Territorio Libero di Trieste]] (compresa la Zona B, sotto occupazione jugoslava) sotto sovranità italiana. Al contempo fu anche sostenitore di una certa autonomia della politica triestina dal governo di Roma, che riteneva favorisse troppo i partiti di centro e di destra a scapito delle sinistre.
 
Divenuto anche vice-presidente della Zona A, dopo il ritorno di Trieste all'Italia (1954) venne sollecitato - per incompatibilità di cariche - dal ministero dell'istruzione a riprendere l'insegnamento al liceo Petrarca. A malincuore, rinunciò dunque alle ultime prospettive di carriera universitaria.
Figlio di Giovanni - un [[operaio]] ai cantieri del Lloyd originario di [[Pirano]] - e di Giuseppina Gerlaz - una popolana di Contovello, sull'altipiano triestino - Attilio Tamaro nacque nel luglio del 1884 nella Trieste dell'ultimo cinquantennio di vita dell'[[Impero Austro-ungarico]], in un clima sempre più segnato dal conflitto nazionale tra italiani e sloveni.
 
Ormai dedito perlopiù a quell'attività, dedicò gli anni a venire soprattutto allo studio e al racconto della storia recente di Trieste e della Venezia Giulia. Scrisse numerosi articoli e tenne numerose conferenze, anche presso i circoli dei pochi italiani rimasti dopo l'[[Esodo giuliano dalmata|esodo]] nei territori passati alla Jugoslavia.
Cresciuto in un clima di fervente patriottismo, fece gli studi superiori al Ginnasio comunale (attuale ginnasio-liceo "Dante Alighieri"), luogo di formazione di molta della futura élite intellettuale e politica triestina. Sviluppata una passione, oltre che per la pittura, per le materie classiche, una volta ottenuta la maturità nel 1902 Tamaro si recò all'università di [[Vienna]] iscrivendosi alla Facoltà di filosofia. Qui seguì in particolare i corsi di [[Robert von Schneider]] in archeologia, di [[Franz Wickhoff]] in storia dell'arte e di [[Eugen Bormann]] in epigrafia. L'anno seguente si spostò ad [[Innsbruck]], ove rimase coinvolto mesi dopo negli [[Fatti di Innsbruck|scontri]] che contrapposero gli studenti di lingua tedesca a quelli di lingua italiana: favorevoli questi ultimi all'Università italiana a [[Trieste]] (alle cui manifestazioni in città Tamaro fu più volte partecipe), e ottenuta l'istituzione di una facoltà in lingua italiana nell'ateneo tirolese, negli scontri ingaggiati contro di loro dai colleghi di lingua tedesca (assieme alle organizzazioni pangermaniste del [[Tirolo]]), al pari di altri 136 studenti delle regioni italofone dell'Impero Tamaro rimase ferito e venne anche arrestato dalla polizia imperiale. Nel 1905 decise infine di recarsi all'università di [[Graz]], forse proprio con l'intento di seguire i corsi sempre in storia dell'arte di [[Josef Strzygowski]] (membro autorevole della ''Wiener Schule der Kunstgeschichte''), col quale l'anno seguente discusse infatti la tesi di laurea intitolata ''Die Tarentinen Terrekotten des Museo Civico in Triest''.
 
Oggetto anche di un attentato dinamitardo di matrice [[Neofascismo|neofascista]] alla sua abitazione nel 1962, si spense poco prima di aver compiuto sessantotto anni, a causa di un tumore che lo aveva colpito da tempo.
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
==Bibliografia==
* {{cita libro|titolo=Attilio Tamaro e Fabio Cusin nella storiografia triestina. Atti del Convegno in ricordo di Arduino Agnelli. Trieste 15-16 ottobre 2005|curatore=S. Cavazza, G. Trebbi|editore=Deputazione di storia patria della Venezia Giulia|città=Trieste|anno=2007|cid=Cavazza-Trebbi 2007}}
* {{cita pubblicazione|autore=Luciano Monzali|titolo=Tra irredentismo e fascismo. Attilio Tamaro storico e politico|rivista=Clio. Rivista trimestrale di studi storici|editore=Edizioni Scientifiche Italiane|città=Napoli|volume=XXXIII|numero=2|anno=1997|pagine=267-301|cid=Monzali 1997}}
* {{cita libro|autore=Marino Bonifacio|titolo=Cognomi di Pirano e dell'Istria (III)|editore=Il Trillo|altri=Comunità degli Italiani "Giuseppe Tartini"|città=Pirano|anno=2000|cid=Bonifacio 2000}}