Adriano Olivetti: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , figlio di [[Camillo Olivetti]] (fondatore della [[Olivetti|Ing. C. Olivetti & C.]], la prima fabbrica italiana di [[macchina per scrivere|macchine per scrivere]])<ref name="Olivetti_storia_di_un'impresa">{{cita web|url=http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=607|titolo=Storia di un'impresa|accesso=18 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130927095234/http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=607|dataarchivio=27 settembre 2013|urlmorto=sì}}</ref> e Luisa Revel e fratello degli industriali [[Massimo Olivetti]], [[Dino Olivetti]] e delle sorelle Silvia (1904-1990), Elena (1900-1978) e Laura (1907-1934). Apparteneva a un'importante [[Olivetti (famiglia)|famiglia borghese di Ivrea di origini ebraiche]]
}}
 
Uomo di grande e singolare rilievo nella [[storia d'Italia|storia italiana]] del [[Dopoguerra|secondo dopoguerra]], si distinse per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità.<ref>{{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/adriano-olivetti/599/default.aspx|titolo=L'imprenditore rosso|autore2=.|accesso=11 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130622172917/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/adriano-olivetti/599/default.aspx|dataarchivio=22 giugno 2013|urlmorto=sì}}</ref>
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Sappiamo che collaborò anche con ''Tempi Nuovi'' il settimanale politico torinese che il padre promuoverà con [[Donato Bachi]] (che ne sarà il direttore) e altri progressisti. Con la svolta, prima critica, poi più marcatamente antifascista di quel giornale, ci fu anche la svolta politica di Adriano Olivetti, anche influenzato dall'ambiente culturale del Politecnico e dall'amicizia con la famiglia Levi. In particolare con [[Gino Levi Martinoli|Gino Levi]] suo compagno di corso.
 
Nel [[1924]] conseguì la laurea in [[ingegneria chimica]] al [[Politecnico di Torino]] e, dopo un soggiorno di studio negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] insieme a [[Domenico Burzio]] (Direttore Tecnico della Olivetti), durante il quale poté aggiornarsi sulle pratiche di organizzazione aziendale, entrò nel [[1926]] nella fabbrica paterna ove, per volere di Camillo, fece le prime esperienze come operaio. Divenne direttore della Società [[Olivetti]] nel [[1932]], anno in cui lanciò la prima macchina da scrivere portatile chiamata [[Olivetti MP1|MP1]], e presidente nel [[1938]].<ref name="Olivetti_storia_di_un'impresa" />
 
Si oppose al regime [[fascismo|fascista]] con momenti di militanza attiva; sappiamo però, dagli articoli su ''Tempi Nuovi'', che la redazione, almeno fino al [[1923]], aveva avuto un rapporto di reciproca stima con il fascismo torinese di [[Giuseppe Mario Gioda|Mario Gioda]], il quale, sia pur scomparso nel [[1924]], aveva lasciato numerosi seguaci nella federazione torinese. L'antifascismo di Adriano si era già espresso immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere di [[Giacomo Matteotti]] nella manifestazione che promosse, insieme al padre, al [[teatro Giacosa]] di [[Ivrea]] nel 1924.
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Partecipò con [[Carlo Rosselli]], [[Ferruccio Parri]], [[Sandro Pertini]] e altri alla liberazione di [[Filippo Turati]].<ref>{{Cita web|autore=[[Giuseppe Turani]]|url=http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano|titolo=Il mito di Adriano|sito=Uomini&Business|editore=[[Quotidiano Nazionale]]|data=11 gennaio 2016|accesso=17 aprile 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160214002923/http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano|dataarchivio=14 febbraio 2016|urlmorto=sì}}</ref> Per concezione formativa era vicino al movimento politico "Giustizia e Libertà". Con la famiglia Levi, Adriano fu tra i protagonisti della rocambolesca fuga: ospitato prima dai Levi nella loro casa di Torino, Turati raggiunse poi Ivrea. Fece tappa nella notte in casa di Giuseppe Pero, dirigente della Olivetti, per ripartire al mattino seguente in una macchina guidata da Adriano che raggiungerà [[Savona]], dove li aspettava Pertini con cui l'esule si imbarcò per la [[Corsica]] per poi raggiungere la [[Francia]] e [[Parigi]].<ref>Valerio Ochetto, ''Adriano Olivetti. La biografia'', Edizioni di Comunità, 2015, pag. 300.</ref> Come abbia potuto Adriano Olivetti non essere coinvolto nell'inchiesta fascista che seguì alla fuga di Turati non è chiaro. Possiamo solo formulare due ipotesi: una, che riguarda la fortuna o la superficialità delle indagini; l'altra, (che può solo essere ipotizzata) riguardante protezioni che vennero dagli ambienti "giodiani" torinesi.
 
Dal 1931 la questura di [[Aosta]] (dalla quale l'imprenditore necessitava la certificazione di appartenenza alla [[razza ariana]] a causa delle origini del padre [[Ebrei|ebreo]]) definì il giovane Olivetti come sovversivo.<ref name=Adriano_Olivetti>{{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/adriano-olivetti/46/default.aspx|titolo=Adriano Olivetti-La storia siamo noi|accesso=10 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130621160041/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/adriano-olivetti/46/default.aspx|dataarchivio=21 giugno 2013|urlmorto=sì}}</ref> Adriano Olivetti venne poi nominato Direttore generale e, parallelamente all'assunzione di responsabilità nella [[Complesso Olivetti|fabbrica di Ivrea]], dimostrò maggiore prudenza nei confronti del regime. Quindi sposò Paola Levi, sorella di [[Gino Levi Martinoli|Gino]], con [[Matrimonio|rito civile]].<ref name=ochetto/> Paola, insofferente al provincialismo eporediese, lo convinse a trasferire casa a [[Milano]]; questa fu una delle svolte culturali per Adriano, perché nel capoluogo meneghino poté incontrare quell'[[intelligencija|intellighenzia]] che lo avvicinò in seguito all'[[architettura]], l'[[urbanistica]], la [[psicologia]] e la [[sociologia]]. Ebbe ancora problemi con il [[fascismo|Regime]] quando il fratello di Gino e Paola Levi, Mario (che lavorava alla Olivetti), venne fermato alla frontiera con la [[Svizzera]], essendo l'auto carica di manifestini di [[Giustizia e Libertà]]: riuscì a fuggire, ma la conseguenza fu che Gino Levi e il padre furono arrestati, rimanendo per circa due mesi nellein patrie galeregalera.
 
Adriano in quel frangente si mobilitò e molto spese del suo per difendere il suocero e l'amico cognato. È quello il periodo in cui a Camillo Olivetti fu momentaneamente ritirato il passaporto. Tuttavia i rapporti con il fascismo migliorarono negli anni trenta. Sarà soprattutto l'incontro con gli architetti [[Figini e Pollini|Luigi Figini]] e [[Gino Pollini]], i quali erano la punta più avanzata di quel razionalismo in architettura che in un primo periodo venne sostenuto anche da [[Benito Mussolini|Mussolini]]. I due architetti erano i corrispondenti italiani del grande [[Le Corbusier]], il quale, pure lui, per un certo periodo fu estimatore di Mussolini in quegli anni che saranno definiti ''del consenso'',<ref>Renzo De Felice, ''Gli anni del consenso'', Einaudi</ref> tanto che Figini e Pollini aderirono al [[partito Nazionale Fascista|partito fascista]].
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Poi fu il silenzio, con la [[Guerra d'Etiopia|guerra d'Africa]] prima, la [[guerra civile spagnola|guerra di Spagna]] e poi, il [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]], il consenso di Adriano Olivetti si affievolì fino a portarlo ad un aperto [[antifascismo]]. [[Pietro Badoglio|Badoglio]] lo accusò di esporre l'Italia in cattiva luce con gli USA. Durante gli anni della Guerra riparò in [[Svizzera]] da dove si mantenne in contatto con la [[Resistenza italiana|Resistenza]].
 
=== Dopoguerra e impegno nel Movimentomovimento per la Comunità ===
{{Vedi anche|Movimento Comunità}}
[[File:Adriano Olivetti 1957.jpg|thumb|upright=1.1|Adriano Olivetti nel 1957]]
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Nel [[1945]] Olivetti pubblicò ''L'ordine politico delle Comunità'' che va considerato la base teorica per un'idea [[federalismo|federalista]] dello Stato che, nella sua visione, si fondava appunto sulle comunità, vale a dire unità territoriali culturalmente omogenee e economicamente autonome. Divenne un sostenitore del [[federalismo#Federalismo europeo|federalismo europeo]] dopo aver conosciuto [[Altiero Spinelli]] durante l'esilio in Svizzera, iniziato da Olivetti nel 1944 a causa della sua attività antifascista.
 
Nel [[1949]] Olivetti si convertì al [[chiesaChiesa cattolica|cattolicesimo]] «per la convinzione della sua superiore teologia»<ref>Davide Cadeddu, «Adriano Olivetti, le utopie al potere», ''[[Avvenire]]'', 25 febbraio 2010.</ref>. Verso la fine degli anni Quaranta fu per un certo periodo in analisi con [[Ernst Bernhard]].<ref>"Ma Bernhard attira comunque illustri pazienti, sensibili alla figura del padre saggio, come l'industriale Adriano Olivetti, che è in analisi con lui tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni successivi." ''I Ching di Ernst Bernhard'', a cura di Luciana Marinangeli, La Lepre edizioni, Roma, 2015, p. 137.</ref>
 
Le idee sostenute in ''L'ordine politico delle comunità'' supporteranno il ''[[Movimento Comunità]]'', da lui fondato nella città di Torino nel 1948. Nel 1950 espose la sua visione del primato in campo politico dell'Urbanistica e della [[Pianificazione]]. Sotto l'impulso delle fortune aziendali e dei suoi ideali comunitari, Ivrea negli [[anni 1950|anni cinquanta]] raggruppò una quantità straordinaria di intellettuali che operavano (chi in azienda chi all'interno del [[Movimento Comunità]]) in differenti campi disciplinari, inseguendo il progetto di una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura [[umanesimo|umanistica]].<ref name="urlFondazione Adriano Olivetti">{{Cita web | url = http://www.fondazioneadrianolivetti.it/lafondazione.php?id_lafondazione=1 | titolo = Fondazione Adriano Olivetti: A. Olivetti | autore = | data = | accesso = | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20130606112400/http://www.fondazioneadrianolivetti.it/lafondazione.php?id_lafondazione=1 | dataarchivio = 6 giugno 2013 | urlmorto = sì }}</ref>
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Nel [[1956]] fu eletto sindaco di Ivrea e due anni dopo ottenne due seggi in Parlamento candidandosi con il Movimento Comunità. Il suo voto fu rilevante per la fiducia al governo [[Amintore Fanfani|Fanfani]]. Durante la sua amministrazione cittadina fu inaugurata il 29 settembre 1957 la fontana<ref>All'inaugurazione oltre Adriano e il fratello Dino sono presenti il prefetto di TO Rodolfo Saporiti e il vescovo di Ivrea
Mons. Paolo Rostagno (1883-1959). Sullo sfondo l'[[Palazzo Ravera|hotel Dora]], riservato agli ing. in attesa di colloquio di assunzione presso l'Olivetti.</ref><ref>{{cita web|url=https://www.storiaolivetti.it/articolo/64-adriano-olivetti/|titolo= Archivio storico Olivetti-foto (vd. anche inauguraz. (1957) fontana dedicata a Camillo Olivetti)}}</ref> dedicata a suo padre, Camillo. Sempre nel 1957 la National Management Association di New York premiò l'attività di direzione d'azienda internazionale di Olivetti. Nel 1959 viene nominato presidente dell’Istituto [[United Nations Relief and Rehabilitation Administration|UNRRA-Casas]], a cui era affidata la gestione della ricostruzione post-bellica in Italia.<ref name=":0" />
 
=== Morte ===
Il 27 febbraio [[1960]] Adriano Olivetti prese alla [[stazione di Arona]] il treno che, attraversando il [[Passo del Sempione]], avrebbe dovuto portarlo a [[Losanna]]. Dopo il confine svizzero, nei pressi di [[Aigle]], verso le 22.14 fu colto da un'improvvisa emorragia cerebrale. Il treno fu costretto a fermarsi e fu portato in ambulanza all'ospedale locale. I soccorsi furono inutili. Nel referto medico era segnato "[[Ictus|ischemia cerebrale]]". Non fu eseguita l'[[autopsia]], lasciando adito ad ipotesi di complotto a favore di lobby statunitensi. Come si scoprì, in seguito alla desecretazione di documenti della [[CIA]], l'industriale fu oggetto d'indagini da parte della stessa agenzia di spionaggio statunitense.<ref>{{Cita web|url=http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-64d6e23b-131a-4e1e-9795-afa65086c0b6.html|titolo=Adriano Olivetti fu spiato per dieci anni dalla CIA|sito=Rai|accesso=2018-09-06|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180906124642/http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-64d6e23b-131a-4e1e-9795-afa65086c0b6.html|dataarchivio=6 settembre 2018|urlmorto=no}}</ref> Uno dei primi esemplari dell’Elea 9003 doveva raggiungere Roma per essere installato presumibilmente in un ministero, non vi arrivò mai. Alcuni tecnici dell’Olivetti, un anno dopo, riscontrarono in un grosso elaboratore di una industria statunitense, caratteristiche tecniche molto simili a quelle dell’Elea 9003. La morte di [[Mario Tchou]], dirigente della Olivetti, a distanza di un anno da quella di Olivetti, anch'essa in circostanze particolari, mise fine al [[Olivetti Elea|progetto Elea]] e, in sostanza, all'industria elettronica italiana. Quell'anno, in segno di lutto, la città di Ivrea annullò le festività dello storico [[Carnevale di Ivrea|Carnevale]], decisione che raramente nella storia era stata presa.
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Adriano Olivetti<ref>{{cita web|URL=https://www.osservatoreromano.va/it/news/2022-08/quo-185/lavoro-e-responsabilita-d-impresa-la-lezione-di-adriano-olivetti.html|titolo=Lavoro e responsabilità d'impresa: la lezione di Adriano Olivetti|data=13 Ago. 2022}}</ref> riuscì a creare nel [[secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra italiano]] un'esperienza di fabbrica nuova e unica al mondo<ref>{{Cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/percorsi/scheda-dossier?p_p_id=56_INSTANCE_0Coy&articleId=32318&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Olivetti: l'industria come comunità|sito=SAN - Archivi d'impresa|data=5 dicembre 2017|accesso=5 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171205194916/http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/percorsi/scheda-dossier?p_p_id=56_INSTANCE_0Coy&articleId=32318&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|dataarchivio=5 dicembre 2017|urlmorto=no}}</ref> in un periodo storico in cui si fronteggiavano due ideologie politiche incarnate da due grandi potenze, [[capitalismo]] e [[comunismo]]. Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra [[solidarietà]] sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell'ambiente, i dipendenti godevano di convenzioni.
 
Anche all'interno della fabbrica l'ambiente era diverso: durante le pause i dipendenti potevano servirsi delle biblioteche, ascoltare concerti, seguire dibattiti, e non c'era una divisione netta tra ingegneri e operai, in modo che conoscenze e competenze fossero alla portata di tutti. L'azienda accoglieva anche [[artista|artisti]], [[Letteratura|scrittori]], [[disegnatore|disegnatori]] e [[poeta|poeti]], poiché l'imprenditore Adriano Olivetti<ref>{{cita web|URL=https://olivettiana.it/adriano-olivetti-la-ricomposizione-delle-due-culturee-il-ruolo-delle-arti-figurative-di-lauro-mattalucci/|titolo=Adriano Olivetti, la ricomposizione delle due culture e il ruolo delle arti figurative|data=4 Feb. 2022|autore=Lauro Mattalucci}}</ref> riteneva che la fabbrica non avesse bisogno solo di tecnici ma anche di persone in grado di arricchire il lavoro con [[creatività]] e sensibilità.<ref>{{Cita web|autore = Gabriele La Porta|url = https://gabrielelaporta.wordpress.com/2014/06/10/oltre-il-taylorismo-adriano-olivetti-e-le-nuove-frontiere-del-lavoro/|titolo = Oltre il taylorismo: Adriano Olivetti e le nuove frontiere del lavoro|accesso = 10 giugno 2014|editore = Gabriele La Porta|data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140714235938/http://gabrielelaporta.wordpress.com/2014/06/10/oltre-il-taylorismo-adriano-olivetti-e-le-nuove-frontiere-del-lavoro/|dataarchivio = 14 luglio 2014|urlmorto = no}}</ref>
 
Adriano Olivetti credeva nell'idea di [[comunità]], unica via da seguire per superare la divisione tra [[industria]] e [[agricoltura]], ma soprattutto tra [[produzione]] e [[cultura]]. L'idea, infatti, era quella di creare una [[Fondazione (ente)|fondazione]] composta da diverse forze vive della comunità:<ref>{{Cita web|autore = Manlio Lo presti|url = https://filomatinews.wordpress.com/2014/06/13/diritti-umani-e-filomazia-insieme/|titolo = Adriano Olivetti e le nuove frontiere del lavoro|accesso = |editore = Philomath News|data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190417201711/https://filomatinews.wordpress.com/2014/06/13/diritti-umani-e-filomazia-insieme/|dataarchivio = 17 aprile 2019|urlmorto = no}}</ref> azionisti, enti pubblici, università e rappresentanze dei lavoratori, in modo da eliminare le differenze economiche, ideologiche e politiche. Il suo sogno era di riuscire ad ampliare il progetto a livello nazionale, in modo che quello della comunità fosse il fine ultimo.<ref>La complessa tesi progettuale elaborata da Adriano Olivetti trova puntuali riscontri nelle sue opere, segnatamente ne ''L'ordine politico delle Comunità'' (1947) che è considerata la più rappresentativa (''Grande Dizionario Enciclopedico'' UTET, Vol. IX, Torino 1959, p. 386, voce ''Olivetti Adriano'').</ref>
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* Luca Azzolini, ''Adriano Olivetti. L'industriale del popolo'', EL, 2019
* Furio Colombo, Maria Pace Ottieri, ''Il tempo di Adriano Olivetti'', Edizioni di Comunità, 2019
 
* Giuseppe Iglieri, ''Storia del Movimento Comunità'', Edizioni di Comunità, 2019
* Elena Tinacci, ''Mia memore et devota gratitudine. Carlo Scarpa e Olivetti, 1956-1978'', Edizioni di Comunità, 2018
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* ''[https://www.sie-asee.it/autore.php?id_autore=124 Olivetti, Adriano]'', su [https://www.sie-asee.it/ sie-asee.it], ''Archivio Storico delle Economiste e degli Economisti.''{{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.fondazioneadrianolivetti.it|titolo=Fondazione Adriano Olivetti}}
* [http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a448d2d4-ebcf-4061-99ec-be0b35fe1dff.html Città dell'uomo di Andrea De Sica] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130216052912/http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a448d2d4-ebcf-4061-99ec-be0b35fe1dff.html |datedata=16 febbraio 2013 }} La Storia siamo noi
* [http://www.lecittadiolivetti.it/ Le città di Olivetti - "Può l'impresa darsi dei fini che non siano identificabili esclusivamente negli indici dei profitti?"] www.lecittadiolivetti.it
* [https://web.archive.org/web/20130325093704/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/adriano-olivetti/599/default.aspx Adriano Olivetti: l'imprenditore rosso] La Storia siamo noi