Denis Diderot: differenze tra le versioni

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{{Doppia immagine verticale|right|Louis-Michel van Loo 001.jpg|Denis Diderot signature.svg|230|Denis Diderot, 1767, ritratto da [[Louis-Michel van Loo]].|, dipinto conservato al [[FirmaMuseo del Louvre]]|Firma di Diderot}}
{{Bio
|Nome = Denis
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|Attività2 = critico d'arte
|Attività3 = enciclopedista
|AttivitàAltre = , [[scrittore]] e [[drammaturgo]]
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = , uno dei massimi rappresentanti dell'[[Illuminismo]] e uno degli intellettuali più rappresentativi del [[XVIII secolo]]
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=== L'attività letteraria e filosofica ===
 
Sprovvisto di un preciso indirizzo di carriera, Diderot inizialmente, lavorò per un periodo nello studio di un [[procura (diritto)|procuratore]]<ref name="Cronologia2"/> e in seguito si adattò ai più diversi lavori; studiò greco e latino, medicina e musica, guadagnandosi da vivere come traduttore ed entrando così in contatto con autori e idee da cui trasse ispirazione.<ref name="Cronologia3">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie de la vie de Denis Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
[[File:AduC 003 Diderot (1713-1784).jpg|thumb|upright=0.9|Stampa raffigurante Diderot]]
 
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A Parigi conobbe, nel 1742, un altro provinciale come lui, il ginevrino [[Jean-Jacques Rousseau]], con cui costruì un intenso quanto burrascoso rapporto. Il sodalizio tra alti e bassi si romperà a un certo punto perché Rousseau si sentì "tradito" dagli amici illuministi che non condividevano le sue idee e i suoi atteggiamenti.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2"/> Dal 1742 al 1745 traduce dall'inglese il ''Dizionario medico'' di [[Robert James (medico)|Robert James]].<ref>{{cita|Noetico|59}}.</ref> Nel 1745 incontrò per la prima volta [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]; nello stesso anno tradusse il ''[[Saggio sulla virtù e sul merito]]'' di [[Anthony Ashley Cooper (III conte di Shaftesbury)|Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury]], del quale ammirò le idee di [[tolleranza]] e di libertà. In seguito, assieme agli scrittori e traduttori [[François-Vincent Toussaint]] e a [[Marc-Antoine Eidous]], lavorò alla versione francese del ''Dictionnaire universel de medicine'' ([[Parigi]] 1746-1748) del medico inglese [[Robert James (medico)|Robert James]].<ref name="Cronologia6">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
 
Risentono di questi rapporti culturali i suoi ''Pensées philosophiques'' (''[[Pensieri filosofici]]'') del 1746, di intonazione [[Deismo|deista]], ''[[La sufficienza della religione naturale]]'' e ''[[La passeggiata dello scettico]]'' del 1747; tutte opere aspramente critiche verso la [[superstizione]] e l'intolleranza.<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/> Il [[Parlamento francese (Ancien Régime)|Parlamento di Parigi]] condannò i ''Pensieri'', pubblicati anonimo, a [[rogo di libri|essere bruciati]].<ref name="Cronologia2"/> Risalgono al 1748 il romanzo [[Libertinismo|libertino]] ''[[I gioielli indiscreti]]'' e al 1749 la ''[[Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono]]'' di intonazione [[sensismo|sensista]] e [[materialismo|materialista]].<ref name="Cronologia2"/><ref name="Fusaro4">{{cita web|url=http://www.filosofico.net/diderot.htm|autore=[[Diego Fusaro]]|titolo=Denis Diderot: vita e filosofia|accesso=30 dicembre 2013}}</ref>
 
Già questa prima rassegna di titoli, a cui vanno aggiunti anche alcuni saggi di [[matematica]], lascia intravedere due caratteristiche fondamentali della personalità intellettuale del filosofo, vale a dire la vastità dei suoi interessi - che spaziarono dalla [[filosofia]] alla [[biologia]], dall'[[estetica]] alla [[letteratura]] - e la flessibilità dei generi di scrittura da lui praticati, particolarmente congeniale al carattere mobile, aperto e dialogico del suo [[pensiero]], nonché la sua propensione alla catalogazione dei vari rami del sapere.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
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{{Citazione|Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L'un compito è proprio del genio che crea, l'altro della perspicacia che perfeziona. |D. Diderot, ''Interpretazione della natura''<ref>Edizione a cura di P.Omodeo, Roma, Editori Riuniti 1995, p.36; in edizione a cura di Paolo Ruffili: {{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|p. 54, XIV|Interpretazione}}.</ref>}}
[[File:Langres - Denis Diderot.jpg|upright=0.7|thumb|Statua di Diderot a [[Langres]]]]
Dal 1745 Diderot fu coinvolto attivamente nell'ambizioso progetto dell{{'}}''Encyclopédie''<ref name="Cronologia2"/>, di cui diverrà due anni dopo direttore, con d'Alembert condirettore per la parte matematica.<ref name="Cronjacq3"/> L'editore [[André Le Breton]] e i suoi tre soci in affari, David, Durand e Briasson, ottennero un privilegio reale di venti anni per pubblicare un Dizionario Universale delle Arti e delle Scienze, tradotto dalla ''[[Cyclopaedia]]'' dell'inglese [[Ephraim Chambers]]. La direzione editoriale venne affidata all'abate [[Jean Paul de Gua de Malves|Gua de Malves]], dell'[[Accademia francese delle scienze|Accademia delle Scienzescienze]]. Tra i collaboratori vennero scelti Diderot e d'Alembert. Nell'ottobre del 1747, Gua de Malves abbandonò l'incarico a favore di Diderot e d'Alembert, nominato condirettore.<ref name="CronEnc">[http://classes.bnf.fr/dossitsm/fabrency.htm#1746 Cronologia dell'Encyclopedie].</ref>
[[File:Alembert.jpg|thumb|left|160px|Jean Le Rond d'Alembert]]
 
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Viceversa, Diderot non darà in genere circolazione pubblica ai propri scritti, molti dei quali rimarranno quindi del tutto sconosciuti al di fuori della ristretta cerchia dei filosofi, per venire pubblicati solo dopo molti decenni dalla sua morte (alcuni addirittura dopo la [[seconda guerra mondiale]]).<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/><ref>[http://www.sapere.it/enciclopedia/Diderot,+Denis.html ''Diderot, Denis''], Enciclopedia di Sapere.it</ref> Nel 1751 Diderot e d'Alembert avevano ricevuto, da [[Federico II di Prussia]], la nomina di membri dell'Accademia di Berlino.<ref name="Cronologia2"/>
 
Diderot, da questo periodo in poi, partecipò anche alla stesura o alla revisione delle opere, pubblicate anonime, del [[barone d'Holbach]]<ref name="Cronologia2"/>, animatore di un circolo culturale scettico e materialista, ma frequentato da personalità di diverso tipo.<ref name="Cronjacq3"/> Assieme al barone (autore principale e a cui i libelli sono generalmente attribuiti dalla critica), allo stretto collaboratore di quest'ultimo [[Jacques-André Naigeon]] e a [[Louis de Jaucourt]], già eminente partecipante all'EncyclopedieEncyclopédie, Diderot stenderà o contribuirà a diversi saggi antireligiosi e anticlericali (come ''Il sistema della natura'', ''Il buon senso'' e ''Il cristianesimo svelato''), che d'Holbach faceva poi pubblicare in segreto e circolare grazie alle sue conoscenze personali e all'ingente patrimonio di famiglia. Come buona parte delle opere diderottiane più sovversive, anche queste circolarono clandestinamente e gli furono attribuite, nelle parti in cui vi lavorò, solo molto tempo dopo la morte del filosofo e di quella di d'Holbach.
 
====Problemi con la censura====
Nel 1752, l'abbé de Prades, uno dei redattori dell'Enciclopedia, venne accusato dalle autorità ecclesiastiche di promuovere il [[materialismo]] [[ateo]] e dare adito ai sovvertitori della società.<ref name=CronEnc/> Una sentenza del Consiglio del Re proibì e condannò al macero i due volumi pubblicati.<ref name=CronEnc/> Diderot, con il supporto di [[Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes|Malesherbes]] (giurista illuminista e futura vittima della [[Rivoluzione francese]] in quanto avvocato di [[Luigi XVI]]), direttore della Biblioteca reale (equivalente del Ministero della Cultura), riuscirà a ottenere un nuovo privilegio reale, con una discreta libertà di pubblicazione, che durerà fino al 1759, grazie all'intervento della Pompadour presso il re.<ref name="Cronologia2" /><ref name="Cronjacq3"/> La pubblicazione riprese nel mese di novembre 1753.<ref name=CronEnc/> D'Alembert si dimise da condirettore, ma tornò dopo pochi mesi per dedicarsi interamente agli articoli di [[fisica]] e [[matematica]].<ref name=CronEnc/>
[[File:Un dîner de philosophes.Jean Huber.jpg|thumb|upright=1.4|''Una cena di filosofi'' o ''La santa cena del patriarca'' di [[Jean Huber]] (1772). Al tavolo di Voltaire a [[Ferney-Voltaire|Ferney]], si vede anche Denis Diderot (l'uomo seduto di profilo a destra).]]
 
A parte il periodo di Vincennes, Diderot si dedicò infaticabilmente all'Enciclopedia; il Prospetto, scritto da lui stesso e considerato il manifesto programmatico degli Enciclopedisti, lanciò una sottoscrizione per la vendita dell'opera.<ref name=CronEnc/> Il progetto riprese l'"Albero della conoscenza umana" di [[Francesco Bacone]], innescando subito una polemica con i [[gesuiti]] che espressero la loro opposizione perché secondo loro, era diretto contro la Chiesa e la morale cristiana. Abbastanza rapidamente, infatti, il papa, i [[giansenisti]] e i gesuiti si ritrovarono insieme contro l'opera.<ref name=CronEnc/>
[[File:Denis Diderot (Dimitry Levitzky).jpg|thumb|left|upright=0.8|Diderot ritratto da DmitryDmitrij Levitskij nel 1773]]
Appartengono a questo periodo - oltre alla pubblicazione dell{{'}}''Encyclopédie'' che si concluderà definitivamente solo nel 1772 - altre importanti opere, tra cui si possono ricordare i fondamentali saggi filosofici ''[[L'interpretazione della natura]]'' (1753) e il ''[[Sogno di d'Alembert]]'' (1769), i romanzi ''[[La monaca]]'' (1760) e ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone]]'' (1773), il dialogo ''[[Il nipote di Rameau]]'' (1762); le opere teatrali ''[[Il figlio naturale]]'' (1757) e ''[[Il padre di famiglia (Diderot)|Il padre di famiglia]]'' (1758), nonché il trattato ''[[La poésie dramatique]]'', mentre il ''[[Paradosso sull'attore]]'' è ancora oggi una delle opere più importanti sull'arte della recitazione.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronjacq3"/>
 
====Litigio con Rousseau====
Nel 1756 incontra di nuovo Rousseau, prima che quest'ultimo - a causa dell'articolo enciclopedico sulla sua città, [[Ginevra]] - litighi, sentendosi offeso, prima con gli autori dello scritto, d'Alembert e Voltaire (che era stato poco prima cacciato dalla città svizzera), e poi con Diderot stesso, rompendo ogni rapporto con gli enciclopedisti.<ref name="Cronjacq3"/><ref>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_011 |titolo=Diderot et Rousseau |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150428005834/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_011 |dataarchivio=28 aprile 2015 }}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_001 |titolo=Rousseau et d'Alembert |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150419103324/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_001 |dataarchivio=19 aprile 2015 }}</ref> Da allora sia Voltaire (che lo bersagliò di satire e ''[[pamphlet]]'') sia Diderot ostacolarono la circolazione delle opere del ginevrino, in particolare quelle autobiografiche, e Rousseau diverrà ancora più paranoico.<ref name="Cronologia3"/><ref name=posthume>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_VIE_036 |titolo=Le destin posthume de Rousseau |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150705065856/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_VIE_036 |dataarchivio=5 luglio 2015 }}</ref> Già precedentemente Diderot aveva litigato con Rousseau per il rifiuto di presentarsi al re che voleva concedergli un vitalizio in seguito al successo a corte dell'opera lirica ''[[L'indovino del villaggio]]'', a causa del suo problema urinario. Sia Diderot sia il suo amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Frédéric-Melchior von Grimm]] al quale Rousseau era stato precedentemente legato, non tollerano ormai più l'umore scostante e la paranoia di Rousseau verso il gruppo che lui chiama la [[coterie holbachiana]]: Diderot lo accusa di essere un misantropo, scrivendo in ''Le fils naturel'' che "il buono vive in società, il malvagio da solo", causando in Rousseau un risentimento paranoico (seppur Diderot dicesse che la frase non era rivolta a lui), mentre Voltaire lo definisce "il Giuda della confraternita". Essi criticano le scelte del ginevrino, come l'aver abbandonato i cinque figli in orfanotrofio, la sua difesa quasi sciovinista di Ginevra, l'accompagnarsi con una donna analfabeta e povera (Thérèse Levasseur), che non vuole sposare e che deride alle spalle con gli amici filosofi, ma per la cui famiglia chiede denaro agli amici e specialmente a Grimm e d'Holbach (mostrandosi secondo loro ingrato). Rousseau accusava invece la ''coterie'' di tramare contro di lui con l'aiuto della suocera, e rispose con ''[[Le confessioni (Rousseau)|Le confessioni]]'' (1766) opera che Diderot e Grimm considerano a tratti diffamatoria, pubblicata integralmente solo dopo la morte nel 1778. Rousseau rivela infatti episodi privati, afferma di essere stato ingannato e perseguitato, di sentirsi tacitamente approvato da loro come parte dell'ambiente "libertino" nel caso dei figli abbandonati<ref>Le confessioni, libro VII.</ref> - nonostante Rousseau dicesse di non vergognarsi e di averlo reso chiaro all'epoca, è risentito dalla rivelazione pubblica fatta da Voltaire dopo la persecuzione agli enciclopedisti per l'articolo ''Ginevra'' - e mette in cattiva luce [[Louise d'Épinay]].
 
[[File:'Portrait of Jean-Jacques Rousseau' by François Guérin.jpg|thumb|Rousseau intorno al 1760]]
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La successiva delusione gli fece sconfessare la concezione voltairiana di [[assolutismo illuminato]], per farlo tornare, in ''Mémoires pour Cathérine II'' e in ''Critica al libro "Dell'uomo" di Helvétius'', a schierarsi con l'ex amico Rousseau, a favore di una concezione più [[democratica]] e anti-assolutistica; negli ultimi tempi della sua vita Diderot era ormai quasi [[repubblicanesimo|anti-monarchico]], sebbene sostenesse che la zarina era certamente dispotica, ma non necessariamente tirannica.<ref name="Fusaro3"/><ref>D. Diderot, ''Dithrambe sur Féte des Rois.''</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''From Utopia to Republicanism: the case of Diderot'', in: ''The invention of modern Republic'', Cambridge University Press, 2007, a cura di Annamaria Fontana, pag. 63</ref><ref>D. Diderot, ''Réfutation suivie de l'ouvrage d'Helvetius intitulé l'Homme'', pag. 446</ref><ref>D. Diderot, ''Pages contre un tyran'', in ''Ouvres politiques'', pag. 135-138.</ref><ref>D. Diderot, ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', pag. 25-30; pag. 95.</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''Dopo l'Encyclopédie: Diderot e la saggezza dell'immaginazione'', Studi Settecenteschi, vol. 11-12, 1988-89, pp. 178 e segg.</ref>
 
Diderot coniò per la [[Russia]] la famosa definizione di "colosso dai piedi d'argilla", ripreso da un'immagine biblica<ref>Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Hoepli, 1921, pp. 337-338.</ref> e nelle ultime opere descrisse la Russia con colori cupi, sottolineando la mancanza di una tradizione illuminista o di una classe media, e una propensione verso una [[Autocrazia|dura dittatura]].<ref>Ezequiel Adamovsky, Euro-orientalism: Liberal Ideology and the Image of Russia in France (c. 1740–1880) (Peter Lang, 2006) pp. 36, 83</ref><ref>Michael Confino, "Re-inventing the Enlightenment: western images of eastern realities in the eighteenth century." ''Canadian Slavonic Papers'' 36.3–4 (1994): 505–522.</ref> Nonostante questa rottura ideologica, Caterina II (che pur preferiva le lodi di Voltaire alle critiche di Diderot) continuò a supportarlo economicamente.<ref name=caterina>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/limperatrice-e-filosofo-cos-fall-sogno-illuminato-1892984.html|titolo=L'imperatrice e il filosofo: così fallì il sogno illuminato}}</ref>
Nonostante questa rottura ideologica, Caterina II (che pur preferiva le lodi di Voltaire alle critiche di Diderot) continuò a supportarlo economicamente.<ref name=caterina>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/limperatrice-e-filosofo-cos-fall-sogno-illuminato-1892984.html|titolo=L'imperatrice e il filosofo: così fallì il sogno illuminato}}</ref>
[[File:Diderot's travel from Paris to Saint Petersburg in 1773-1774 map-fr.svg|thumb|L'itinerario di viaggio di Diderot da Parigi a San Pietroburgo nel 1773-74]]
Sempre nel 1773 la figlia Angélique sposò Abel-François Caroillon de Vandeul.<ref>Viard Georges, ''Auberive et Monsieur de Vandeul''. In: ''Recherches sur Diderot et sur l'Encyclopédie'', numero 10, 1991, pp. 127 e seguenti</ref> Prima di partire per la Russia nominò Naigeon suo esecutore letterario, per cui il collaboratore di d'Holbach divenne editore, compilatore e commentatore delle opere di Diderot.<ref>Denis Diderot, 7 giugno 1773, citato da Maurice Tourneux nella recensione dell'edizione di Ernest Dupuy di Paradoxe sur le comédien, Revue d’histoire littéraire de la France, 9.3 (1902), 500–18 (p. 506); vedi anche Denis Diderot, Correspondance, a cura di Georges Roth e Jean Varloot, 15 volumi (Paris: Minuit, 1955–70), vol. 12, p. 231 (3 giugno 1773).</ref>
 
Al ritorno del viaggio in [[Impero russo|Russia]], nel 1774, visitò i [[Paesi Bassi]], fermandosi al[[l'Aia]].<ref name="Cronologia4"/><ref>raccontato nel libro ''Viaggio in Olanda''</ref>
 
Tornato a Parigi, dal 1774 fece vita ritirata a causa della sua salute in declino, risiedendo talvolta nella villa di campagna di d'Holbach, a Grandval. In questi ultimi anni scrisse molte opere e cominciò la pubblicazione, a puntate, di ''Jacques il fatalista''.<ref name="Cronologia2" />
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[[File:Jean-Simon Berthélémy - Portrait de Denis Diderot (1713-1784), écrivain et philosophe - P2082 - Musée Carnavalet.jpg|thumb|Jean-Simon Berthélémy, Diderot ritratto l'anno della morte (1784), [[Museo Carnavalet]] di Parigi]]
Il 19 febbraio 1784 Diderot, che soffriva d'[[ipertensione]] ed [[enfisema]], venne colpito da un [[ictus]]. Furono per lui durissimi colpi la morte di Sophie, avvenuta solo tre giorni dopo, il 22 febbraio<ref name=Sophie/>, e quella di una sua nipote, Marie-Anne detta ''Minette'', nata da poco, il 15 aprile. Nel luglio 1784 si trasferì in un lussuoso appartamento in Ruerue de Richelieu<ref>Will Durant (1967). The Story of Civilization Volume 10: Rousseau and Revolution. Simon&Schuster, p. 893.</ref>, il cui affitto era pagato da Caterina II, dove però visse solo per due settimane; il 31 luglio dello stesso anno, infatti, Diderot morì a [[Parigi]]<ref name="Cronjacq4"/><ref>Gli ultimi anni di vita di Diderot sono trattati in: Arthur M. Wilson, ''Diderot: l'appello ai posteri''</ref> per un [[morte cardiaca improvvisa|improvviso attacco cardiaco]]<ref name=Cronologia5/>: colpito dal malore, al termine di un pranzo con la moglie e la figlia, mentre si accingeva a mangiare una [[Composta (cucina)|composta]] di [[Ciliegia|ciliegie]] di cui era golosissimo, si accasciò e morì in pochi minuti, senza accorgersi quasi di nulla.<ref name="Fusaro3"/><ref>Stéphane Audeguy, ''In Memoriam'', Parigi, Gallimard, p. 9-10, ISBN 978-2-07-012319-3</ref><ref>{{cita|Noetico|pag. 65}}.</ref> L'[[autopsia]], che fu eseguita secondo la volontà espressa dallo stesso Diderot, ascrisse la causa della morte a [[cardiomiopatia ipertrofica]] ed [[embolia polmonare]]<ref>Blom, Philipp. "In the Panthéon". Lapham's Quarterly. Archived from the original on 13 November 2012. Accesso 27 gennaio 2013.</ref>, causate da [[ipertrofia cardiaca]] cronica.<ref>[http://www.guidafrancia.net/tradizioni/personaggi/denis-diderot.htm ''Personaggi francesi: Denis Diderot'']</ref>
 
===Sepoltura e vicende postume===
In prossimità della sua morte gli amici lo avevano convinto a trasferirsi, per risiedere in una parrocchia il cui sacerdote acconsentisse a seppellirlo cristianamente, per evitare, in questo modo - come aveva fatto anche Voltaire - la sepoltura infamante in una [[fossa comune]]. Diderot firmò quindi, su loro insistenza, una falsa professione di fede cattolica e visse quindi gli ultimi mesi nel quartiere di [[Rue Saint-Roch|Saint-Roch]], dove aveva traslocato (nei pressi della dimora di d'Holbach, in un sontuoso appartamento di rue de Richelieu, a spese di Caterina II<ref name=Busnelli/>).<ref>{{Cita web |url=http://jsq.humnet.unipi.it/Diderot.pdf |titolo=''Note ai Pensieri filosofici di Diderot'' |accesso=12 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140112154029/http://jsq.humnet.unipi.it/Diderot.pdf |dataarchivio=12 gennaio 2014 |urlmorto=sì }}</ref> Il corpo di Diderot verrà sepolto nella [[chiesa di Saint Roch (Parigi)|chiesa di Saint-Roch]], sontuoso edificio [[Architettura barocca|barocco]] e luogo di sepoltura di artisti<ref>Ivi si trovano le tombe di [[Pierre Corneille]], André Le Nôtre, Marie Anne de Bourbon e Marie-Thérèse Rodet Geoffrin ([http://www.parigi.it/it/chiesa-di-saint-roch.php Chiesa di Saint-Roch]) e il [[cenotafio]] di [[Henri de Lorraine-Harcourt]]</ref>, proprio accanto al posto dove, nel 1789, sarà inumato l'amico d'Holbach, condividendone il destino di celebre [[ateo]] sepolto in un luogo religioso.<ref name="Cronologia5"/>
[[File:Diderot y Catalina II de Rusia.jpg|thumb|left|Diderot e Caterina II]]
 
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Postumo uscirà, per volontà della moglie Antoinette, la versione completa, in volume, del celebre romanzo ''Jacques il fatalista''.<ref name="Cronologia5"/>
 
Nel 1791 i [[sanculotti]] assaltarono la chiesa di Saint-Roch, danneggiando anche le tombe, per cui i resti andarono dispersi, probabilmente finiti anche in fosse comuni di cimiteri di epoca rivoluzionaria e quindi poi nelle [[catacombe di Parigi]], oppure nell'ossario della chiesa. Assalti e combattimenti a Saint-Roch avvennero nuovamente nel 1795, durante l'[[insurrezione del 13 vendemmiaio anno IV]] (con scontri tra i soldati comandati da [[Napoleone Bonaparte]] e i monarchici, con i primi che mitragliarono il sagrato e la facciata) e il 7 gennaio 1815 (durante una protesta [[Anticlericalismo|anticlericale]] per il divieto di sepoltura di un'attrice, durante il periodo turbolento della [[prima restaurazione francese]] che precedette i [[cento giorni]]), per cui l'aspetto originario della chiesa e della posizione delle lapidi è andato perduto, subendo un'opera di rifacimento. Il 6 [[brumaio]] dell'[[Anno VII del calendario rivoluzionario francese|anno VII]] (27 ottobre 1798), un decreto del [[Direttorio]] l'aveva temporaneamente nominata "Tempio del Genio", monumento laico in analogia al [[Pantheon (Parigi)|Pantheon]] e ai [[Culto della Ragione|Templi della Ragione]] come [[Cattedrale di Notre-Dame (Parigi)|Notre-Dame]] [[Scristianizzazione della Francia|sconsacrata]]. La lapide di Diderot è comunque andata perduta. Tuttavia un grande [[cenotafio]] lo ricorda al [[Pantheon (Parigi)|Pantheon]], situato proprio sotto la cupola. Nel 2013, per il tricentenario della nascita, un gruppo di intellettuali ha proposto, al [[Presidente della Repubblica francese|Presidente francese]] [[François Hollande]], di effettuare una cerimonia ufficiale per il trasferimento solenne presso il Pantheon, a bara vuota come avvenuto per [[Condorcet]], e per altri illuministi, tra i quali [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] qui portati durante la [[Rivoluzione francese]].<ref>[http://www.lastampa.it/2013/10/15/societa/francia-festa-per-i-anni-di-diderot-il-filosofo-nonno-di-wikipedia-Hz3PeS5srLxnr8mF7v55CJ/pagina.html ''Francia, festa per i 300 anni di Diderot, il filosofo "nonno" di Wikipedia'']</ref>
 
== Altre attività e studi di Diderot ==
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Diderot svolse un ruolo capitale anche nella storia della critica d'arte e nella storia dell'arte, disciplina nata intorno agli anni trenta del secolo dei lumi, contemporaneamente alla storia della letteratura promossa dai protestanti rifugiati nei [[Paesi Bassi]] e dai [[Congregazione di San Mauro|benedettini di Saint-Maur]].<ref name="Cronologia2" /> Potendo avere accesso alla pittura del XVI e XVII secolo, presente nelle collezioni del [[Luigi Filippo I di Borbone-Orléans|duca d'Orléans]] al Palais Royal, in quelle di [[Ange Laurent de Lalive de Jully|Ange-Laurent de La Live de Jully]] in [[rue de Richelieu]], nonché nelle proprietà dell'amico [[Paul Henri Thiry d'Holbach|barone d'Holbach]], Diderot vi contribuì dischiudendo una strada che condurrà sino a [[Charles Baudelaire|Baudelaire]]<ref>''Scritti sull'arte'', tr. it. Torino, Einaudi, 1992.</ref>.
[[File:Diderot-statue.jpg|upright|thumb|Statua di Diderot a Parigi]]
[[File:Denis Diderot by Claude Bornet.jpg|thumb|left|Diderot in un dipinto di Claude Bornet del 1763]]
Diderot fu il primo a collegare il punto di vista tecnico a quello estetico nella sua critica d'arte raccolta principalmente nella serie di impressioni ch'egli consegnò in forma epistolare in occasione delle esposizioni parigine (i ''Salons'') alla ''Correspondance littéraire'' dell'amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Friedrich Grimm]]. Il ''[[Salon (mostra)|Salon]]'', iniziativa dapprima annuale, poi biennale dal 1746 al 1781 era un'esposizione di pittura a ingresso gratuito che si apriva al mattino del giorno della festa del re, [[Luigi IX di Francia|San Luigi]], il 25 agosto e che durava all'incirca fino alla fine di settembre.<ref name="Cronologia6"/><ref>{{cita web|url=http://www.parodos.it/blog/critica_darte.htm|titolo=I Salon di Diderot <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|lingua= |data= |accesso= }}</ref>
 
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L'[[estetica]] illuminista trova in Diderot, che la intendeva come un mezzo di sviluppo della società<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|64}}.</ref>, l'abbandono degli schemi idealistici, dato che il senso estetico e la [[bellezza]] divengono per lui il frutto di un "rapporto" tra l'oggetto artistico e chi lo percepisce con la propria sensibilità individuale. In questo modo l'"estetico" non è più l'oggetto in sé, ma il "rapporto" soggetto-oggetto. Questo rapporto ha delle tipologie estremamente variabili, pluralistiche, non prive di casualità. Sono perciò tali rapporti a fondare il bello in generale, mentre ogni singolo bello particolare (di ogni oggetto artistico) non è riferibile ad alcuno degli schemi codificati di bellezza. Nel ''Traité du Beau'' Diderot precisa il suo pensiero relativamente al "bello" con un'ulteriore relativizzazione, conferendo una base filosofica all'estetica che è lontana sia dal [[sensismo]] puro sia dall'astrazione intellettualistica.<ref>[http://telecultura.tarcisiomuratore.eu/dispense/illuminismo.pdf ''Sensismo ed estetica sensista'', in ''L'illuminismo e l'estetica'']</ref>
 
Secondo Diderot un particolare elemento di giudizio nell'esame di un'opera d'arte può essere rappresentato anche da quel "velo del tempo", da quella patina che valorizza i quadri di pittori come [[Claude Joseph Vernet]] che hanno ''«un tono di colore migliore degli altri perché hanno avuto il vantaggio di essere stati dipinti dal tempo, come accade alle opere dei grandi coloristi. Vernet si trova bene alla verifica del tempo, che nuoce tanto ai suoi colleghi.».'' Diderot teorizza in questo modo anche un gusto per l'antico, che influenzerà il restauro [[romanticismo|romantico]] e l'estetica del [[Neoclassicismo]].<ref>Alessandro Conti, ''Restauro'', Editoriale Jaca Book, 1992, pp.34-35</ref>
 
== Pensiero ==
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Nel discorso scientifico sulla natura sino al '700 non era assente il tema religioso. Agli inizi del suo pensiero Diderot, influenzato da [[Voltaire]], si mostra attratto dal ''[[deismo]]'', fondato, più che su quel perfetto meccanismo celeste che suscitava l'ammirazione di [[Isaac Newton|Newton]] e poi di [[Kant]], sull'ammirevole ordine stabilito da un Ente supremo all'interno degli organismi naturali.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XX; XXII|Pensieri}}.</ref><br />La constatazione poi che esistono individui malamente costituiti, se non addirittura mostri naturali<ref>D. Diderot, ''Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono'' a cura di Mirella Brini Savorelli. Firenze, La nuova Italia, 1999</ref>, lo porta prima all'[[agnosticismo]]<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XV|Pensieri}}.</ref>, già presente in lui sotto certi aspetti<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|IX; XXXIII|Pensieri}}.</ref>, poi a un completo [[ateismo]]<ref>''The Cambridge Companion to Atheism'', a cura di Michael Martin, Cambridge University Press, 2007; p. 30</ref>, anche se non esplicito e netto come quello dell'amico [[d'Holbach]], e fondato sul [[probabilismo]] e su un parziale [[evoluzionismo (scienze etno-antropologiche)|evoluzionismo]]: in natura infatti gli organismi si sono organicamente strutturati dopo una serie infinita di esperimenti che le forze naturali hanno compiuto prima di arrivare a costituire corpi in grado di affrontare l'esistenza. Gli esseri infelici per natura sono il risultato dei tentativi falliti, compiuti in un tempo che si può definire eterno, se si ammette che l'[[universo]] e la [[materia (filosofia)|materia]] siano da sempre esistenti.<ref>Dupré, Louis. Religion and the Rise of Modern Culture. Notre Dama, Indiana: University of Notre Dame Press, 2008; p. 50.</ref> Questa concezione casuale e pre-evoluzionistica, che si potrebbe far risalire a [[Lucrezio]]<ref>che Diderot cita nei ''Pensieri sull'interpretazione della natura'', pag. 43, Armando Editore, 1996 - 128 pagine</ref> e ancor prima agli [[atomismo|atomisti]], a [[Democrito]] ed [[Epicuro]] (a cui Lucrezio si ispirava), ebbe molta fortuna nel [[XVIII secolo|Settecento]] anche perché, trovando conferme sperimentali della teoria della generazione spontanea dei germi (''generatio aequivoca'')<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XIX|Pensieri}}.</ref>, sostenuta da molti biologi fino alla confutazione da parte di [[Lazzaro Spallanzani]], portava a escludere la necessità di un Dio creatore (anche la teoria di Spallanzani non necessitava comunque di una causa prima superiore).<ref name="Fusaro4"/> Diderot si autodescrive nei fatti come [[Ignosticismo|ignostico]] e [[Apateismo|apateista]]:
{{citazione|È molto importante non confondere la [[Conium maculatum|cicuta]] col [[prezzemolo]], ma credere o non credere in Dio non lo è per nulla.|Denis Diderot, ''Lettera a [[Voltaire]] dell'11 giugno 1749''<ref>in [https://books.google.it/books?id=WTUHAAAAQAAJ&pg=PA422&dq=diderot+Il+est+tr%C3%A8s+important+de+ne+pas+prendre+de+la+cigu%C3%AB+pour+du+persil,&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwijvbvzmYnjAhUjlosKHYZnAoYQ6AEIODAB#v=onepage&q=diderot%20Il%20est%20tr%C3%A8s%20important%20de%20ne%20pas%20prendre%20de%20la%20cigu%C3%AB%20pour%20du%20persil%2C&f=false Œuvres complètes de Diderot] vol. 19, p. 422.</ref>|Il est très important de ne pas prendre de la ciguë pour du persil, mais nullement de croire ou de ne pas croire en Dieu.|lingua=fr}}
Come per d'Holbach, anche per Diderot la religione rivelata è fonte di [[superstizione]] e turbamento: ''«ilIl pensiero che Dio non esista non ha mai terrorizzato nessuno; sì invece quello che ne esista uno, tal quale me l'hanno raffigurato»''. Sulla linea di pensiero di [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]] (come lui anticipatore della teoria dell'[[evoluzione]] di [[Jean Baptiste de Lamarck|Lamarck]] e [[Charles Darwin|Darwin]]) anche Diderot ritiene che in natura si debba escludere ogni [[meccanicismo]] incapace com'è di spiegare la vita e per lo stesso motivo considera la matematica inutile per la biologia.<ref name="Fusaro4"/><ref>Annabella D'Atri, ''Vita e artificio: la filosofia di fronte a natura e tecnica''; Diderot, Denis, 56</ref> Tra le opere dedicate all'interpretazione naturalistica del mondo, oltre ai ''Pensieri'' e alla ''Lettera'', Diderot scrive ''Il sogno di d'Alembert'', in cui utilizza la finzione del sogno fatto dall'amico, a cui il libro è dedicato per esporre organicamente la sua filosofia, spesso sotto forma di scene e dialoghi.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
 
==== L'origine della vita ====
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Diderot è convinto che tutta la materia abbia possibilità di uno sviluppo senziente: le primigenie particelle materiali organizzandosi, arrivano alla vita e da questa a quelle forme più alte di sviluppo che sono la coscienza e il pensiero.
[[File:Jean-Honoré Fragonard - Denis Diderot (Fanciful Figure) - WGA8064.jpg|upright=0.9|thumb|Presunto ritratto di Denis Diderot, opera di [[Jean-Honoré Fragonard|Fragonard]] nel 1769 circa<ref>Molti hanno contestato che il soggetto sia Diderot, in quanto mostra un colore di occhi e capelli diverso; Diderot in particolare aveva gli occhi castani, mentre il soggetto raffigurato li ha azzurri; al Louvre il ritratto è presentato come raffigurante un personaggio anonimo; cfr. Marie-Anne Dupuy-Vachey, ''Fragonard: les plaisirs d'un siècle, catalogue de l'exposition'', Paris, Musée Jacquemart-André, 2007, Culturespaces, 2007.</ref>]]
Egli pensa che un organismo completamente formato abbia in sé un complesso di elementi vitali indipendenti dal tutto così come il complesso unitario rappresentato da uno [[sciamatura (ape)|sciame]] di api (l'organismo) è costituito dai singoli insetti (i "microanimali" indipendenti). La prova di questo è nel vedere come ad esempio un polipo possa dividersi in organismi più piccoli o come dalla decomposizione di un corpo nascano microrganismi diversi.<ref>D. Diderot, ''Il sogno di D'Alembert'', intr. B. Craveri, Milano, Rizzoli 1996</ref> Seguendo Condillac, Diderot aderisce al [[sensismo]]: le sensazioni e la sensibilità, correttamente interpretati dalla ragione, sono parti importanti dell'esperienza della vita, ma occorre distinguere tra opinione e realtà verificata.<ref>a{{cita|Diderot, tal''Pensieri proposito:sull'interpretazione "della natura''|p. 49|Interpretazione}}.</ref> Diderot sostiene che infatti che anche l'etica possa cadere nel [[relativismo]]:
{{quote|Non cessiamo forse di provare compassione allorché la distanza o l'esiguità degli oggetti hanno su di noi lo stesso effetto che ha sui ciechi la privazione della vista? A tal punto le nostre virtù dipendono dal nostro modo di sentire e dall'intensità con cui siamo toccati dalle cose esteriori! Analogamente non dubito che se non fosse per la paura del castigo, molti sarebbero più disposti a uccidere un uomo da una distanza che lo facesse apparire come una rondine, che non a sgozzare un bue con le proprie mani. Se abbiamo compassione per un cavallo che soffre e schiacciamo una formica senza farci alcuno scrupolo, non è forse perché siamo mossi dallo stesso principio?"|da (''Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono)</ref>, ma occorre distinguere tra opinione e realtà verificata.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|p. 49|Interpretazione}}.</ref>
Come [[David Hume|Hume]], [[d'Holbach]], [[Voltaire]] e [[Rousseau]] (e gran parte degli illuministi) riconosce il rispetto agli animali in quanto essere senzienti, anche se per Diderot, con un punto di vista legato all'[[Umanesimo (filosofia)|umanesimo]], il mondo è reso interessante soprattutto per la presenza dell'uomo, l'unico animale che lalo ammira e lalo studia, altrimenti sarebbe solo uno spettacolo senza spettatori:
{{Citazione|Soltanto la presenza dell'uomo rende interessante l'esistenza degli esseri (...). L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al quale occorre far capo, se si vuol piacere, interessare, commuovere, perfino nelle considerazioni più aride e nei particolari più secchi.<ref>[[Encyclopédie]], alla voce "[[Enciclopedia]]"</ref>}}
Tuttavia nel suo pensiero, si trovano anche un ridimensionamento dell'essere umano, che è pur sempre un animale, inoltre polemizza con le dottrine di Rousseau sulla bontà intrinseca della natura, sostenendo che il suo fascino della natura è anche di essere a volte terribile (estetica [[Preromanticismo|preromantica]] del [[sublime]]):
{{citazione|Andiamo, amico, diamoci un po' meno d'importanza. Noi siamo nella natura, un momento ci stiamo bene, un momento male: credetemi, coloro che lodano la natura per aver tappezzato a primavera la terra di verde, un colore amico dei nostri occhi, sono degli impertinenti che dimenticano che questa stessa natura, di cui vogliono trovare ovunque la benevolenza, stende d'inverno una grande coltre bianca che ferisce i nostri occhi, ci dà il capogiro e ci espone a morire congelati. La natura è bella e buona quando ci è propizia, brutta e cattiva quando ci affligge. Sovente è ai nostri stessi sforzi ch'essa deve almeno una parte del suo fascino...<ref>''Salon'', 1767; da: ''Ouvres esthetique''</ref>}}
 
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Tutte queste tesi sulla natura non vengono mai affermate da Diderot in maniera esclusiva e definitiva: egli preferisce usare la forma [[dialogo|dialogica]] nei suoi scritti - spesso uno dei due dialoganti è Diderot e l'altro un suo conoscente - proprio per evitare quelle affermazioni [[dogma]]tiche, che talora si riscontravano anche tra gli illuministi (ad esempio in [[d'Holbach]], ma anche in [[Rousseau]]), alle quali Diderot contrappone uno [[scetticismo metodologico|scetticismo]] che non scade mai a derisione dell'avversario con cui sta polemizzando, cosa che lo differenzia nello stile da [[Voltaire]].<ref name="Fusaro4"/>
 
Nella morale Diderot è contrario a qualunque impostazione [[determinismo|deterministica]], sostenuta in parte dal d'Holbach, che consideri l'uomo vittima impotente di elementi naturali: al contrario l'individuo è libero di scegliere il suo comportamento dominando sé stesso e le forze naturali nei limiti in cui riesce a sfuggire ai suoi istinti naturali: per il dominio della natura e per la sua libertà giova all'uomo la conoscenza dei fenomeni naturali e della storia umana che gli permetterà di liberarsi dalla superstizione e dai pregiudizi per conseguire una vita che sarà felice a condizione che rispetti il bene universale.<ref>D. Diderot, ''Ritorno alla natura: Supplemento al Viaggio di Bougainville''; a cura di Antonio A. Santucci. Bari, Laterza, 1993</ref> La sua critica agli eccessi della proprietà privata non cade invece mai in sogni di [[Primitivismo|restaurazione primitiva]] o rifiuto del progresso "corruttore", come in Rousseau. Nonostante la diffusione del [[razzismo]] e del filo-[[colonialismo]] tra gli intellettuali dell'epoca (tranne quelli dell'area gesuita, con le loro "[[riduzioni gesuite|missioni]]"), anche nell'EncyclopedieEncyclopédie<ref>"Espèce humaine": "Tutti questi popoli [dell'Africa] sono sudici e grossolani, superficiali e stupidi (...) Non soltanto il colore li distingue, ma differiscono dagli altri uomini per tutti i tratti del loro volto, per i nasi larghi e piatti, per le grandi labbra, e per la lanuggine al posto dei capelli, sembrano costituire un'altra specie di uomini"</ref>, Diderot, ammirando la società dell'isola di [[Tahiti]] come prototipo realizzato della teoria del "[[buon selvaggio]]", si pronunciò contro lo [[schiavismo]] e la colonizzazione<ref>[https://corsaro.wordpress.com/2008/06/11/illuminismo-scheda-di-lettura-diderot-e-voltaire-sulla-visione-dell%E2%80%99altro/ ''Diderot e Voltaire sulla "visione dell'altro"'']</ref>, oltre che contro la [[maschilismo|sottomissione della donna]], e a favore della [[Anarchia relazionalePromiscuità|libertà sessuale]] nell'opera ''Supplemento al viaggio di Bougainville''.<ref name="Cronologia6"/><ref name="Fusaro4"/><ref>Diderot, ''Supplemento al viaggio di Bougainville'', p.13</ref>
 
====Diderot e il libertinismo====
{{quote|La litania contro le [[Passione (filosofia)|passioni]] non ha mai fine: sono loro imputate tutte le pene dell'uomo, mentre ci si dimentica ch'esse sono anche la fonte di ogni suo [[piacere]]. [...] La sobrietà nelle passioni rende mediocri gli uomini.|Diderot, ''Pensieri filosofici''}}
Diderot ebbe rapporti filosofici con i circoli del [[libertinismo]]; egli non è un "[[Libertino (sociologia)|libertino]] amorale", ma la sua morale laica è diversa da quella corrente alla sua epoca<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 116|Morale}}.</ref>: le [[passione (filosofia)|passioni]] buone portano al piacere e alla felicità, e vanno coltivate, in maniera decisa.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|I-IV|Pensieri}}.</ref> Il [[sensismo]] e il [[razionalismo]] non portano Diderot a rifiutare [[sentimento]], [[edonismo]], [[istinto]] e, come [[Kant]], [[Passione (sentimento)|passione sentimentale]], ma come i libertini e i [[Romanticismo|romantici]], a coltivarli se portano al bene. Per Diderot
{{quote|...inclinazioni, desideri e avversioni portate a un certo grado di intensità, combinate con una sensazione indistinta di piacere o dolore, causate o accompagnate da un movimento irregolare del sangue e degli [[spiriti animali]], sono ciò che chiamiamo ''passioni''. Possono essere così forti da inibire qualsiasi pratica della libertà personale, uno stato in cui l'anima è in un certo senso resa passiva, da cui il nome di ''passioni''. Questa inclinazione o cosiddetta disposizione dell'anima, nasce dall'opinione che noi sosteniamo che un grande bene o un grande male è contenuto in un oggetto che in sé stesso suscita passione<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Passions|nome=Denis |cognome=Diderot|data=1º aprile 2004|rivista=Encyclopedia of Diderot & d'Alembert - Collaborative Translation Project|volume=12|pp=142-146}}</ref>.}}
 
Il tema morale, come quello della scelta tra il [[determinismo]] e il [[libero arbitrio]], è ripreso da Diderot anche nelle sue opere letterarie come il [[romanzo filosofico]] ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone|Giacomo il fatalista]]'' dove sostiene che, sulla base delle esperienze vissute, un rigido determinismo alla d'Holbach sia da escludere.<ref name="Fusaro4"/>
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Ne ''[[Il nipote di Rameau]]'' descrive le vicende di un nuovo [[Don Giovanni]], che impronta la sua vita alla leggerezza e allo sfoggio di una superficiale [[intellettuale|intellettualità]] distruggendo così ogni vero valore morale e ogni verità accertata.<ref>[http://www.teatrionline.com/2013/02/il-nipote-di-rameau-di-denis-diderot-2/ ''Il nipote di Rameau di Diderot'']</ref> Qui Diderot attacca il parassitismo di chi lusinga la classe dominante, per avere favori, soffocando il vero spirito artistico, culturale e creativo.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
 
Tra gli illuministi, fu praticamente l'unico, a parte [[Julien Offray de La Mettrie]] e il libertino radicale più tardo [[Marchese de Sade]], a sostenere esplicitamente il [[diritti umani|diritto umano]] di un [[Sessualità|costume sessuale]] e [[Amore libero|sentimentale]] [[Anarchia relazionalePromiscuità|apertamente libero]]<ref>[http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm Valentina Sperotto, ''Diderot e l'alterità dei "selvaggi", tra mito e riconoscimento''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140112122704/http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm |data=12 gennaio 2014 }}</ref>, nonostante i due citati fossero distanti da lui in moltissime posizioni; Diderot infatti condannò La Mettrie per il suo volume ''Antiseneca'', per essere un [[Edonismo|edonista]] eccessivo e per il suo meccanicismo assoluto. A proposito della morte di La Mettrie dopo un pranzo luculliano scrisse in una lettera che "La Mettrie è morto come era giusto dovesse morire, vittima della sua intemperanza e della sua follia. Si è ucciso per ignoranza di ciò che professava. Questo giudizio è severo, ma giusto", definendolo "corrotto nei costumi e nelle idee". Il libertinismo di Diderot, rispetto a quello di de Sade e dei classici libertini, è incentrato sulla "bontà" o "neutralità" dell'uomo naturale, non sull'origine che l'uomo sia malvagio e trovi soddisfazione nel [[peccato]] e nel [[senso di colpa]] (cardini del pensiero sadiano seppur mascherati da ateismo), che Diderot come La Mettrie non approva. Diderot è anche l'unico degli illuministi pre-rivoluzionari a non condannare esplicitamente l'[[omosessualità]], mantenendosi su un atteggiamento di vaga e leggera disapprovazione senza invocare interventi esterni di Stato o religione sulle vicende private. Per Diderot l'importante è che la società non ne sia danneggiata, come dice nel dialogo ''Il sogno di d'Alembert''. Queste posizioni illuministe [[Libertarismo|libertarie]], quasi proto-[[anarchiche]] negli ultimi anni, filtrate dagli ''[[idéologues]]'', ebbero influenza anche sulla legislazione della [[Rivoluzione francese]], che [[depenalizzazione|depenalizzò]] i cosiddetti "[[reati immaginari]]" (1790) quali [[adulterio]] e omosessualità, con l'istituzione del [[divorzio]] e del [[matrimonio civile]].<ref>Denis Diderot, ''Il sogno di d'Alembert'', parte III, "Seguito della conversazione", con relativo commento e note]</ref> Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/>
 
La vita di Diderot è stata spesso rappresentata nel romanzo e nel cinema, talvolta con esagerazioni per esigenze artistiche, come quella di un esponente [[Libertino (sociologia)|libertino]] dell'illuminismo; ad esempio, in maniera molto romanzata, Diderot è il singolare protagonista, a metà tra il filosofo e l'uomo di mondo, della commedia teatrale ''Il libertino'' (''Le Libertin'', 1997) di [[Éric-Emmanuel Schmitt]], il quale ispirò l'[[Le Libertin|omonimo film]] del 2000 di [[Gabriel Aghion]], che ne fa un prototipo dell'illuminista radicale e gaudente, assai simile al tipo di personaggio di [[seduttore]] libertino solitamente rappresentato da [[Giacomo Casanova]].
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[[File:Greuze Portrait of Diderot.jpg|thumb|upright|Diderot ritratto da [[Jean-Baptiste Greuze]], 1766]]
Edizioni moderne delle opere di Diderot:
* ''Ironie morali'', trad. [[Vincenzo Cardarelli]], Milano: Facchi, 1919; Roma: Colombo, 1949.
* ''[[Il nipote di Rameau]]'', a cura di [[Giacinto Spagnoletti]], Parma, [[Guanda]], 1945.
* ''La religiosa'', trad. Carlo Borelli, prefazione di [[Fernanda Pivano]], Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1945; nuova ed. come ''[[La monaca]]'', nota introduttiva di Franco Cordero, ivi, 1972.
* ''Lettere a Sofia'', a cura di Giacomo Falco, Milano, [[Bompiani]], 1946.
* ''Scritti di estetica'', a cura di Guido Neri, Milano, [[Giangiacomo Feltrinelli Editore|Feltrinelli]], 1957.
* {{cita libro|autore=|titolo= ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone|Giacomo il fatalista e il suo padrone]]''|editore=BUR|città= Milano|anno=1959|cid=Jacques}}
* ''I gingilli indiscreti'', trad. Pino Bava, Milano, Rizzoli, 1962; nuova ed. come ''[[I gioielli indiscreti]]'', introduzione di Giovanni Bogliolo, ivi, 1982.
* ''Opere filosofiche'', a cura di [[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]], Milano, Feltrinelli, 1963.
* ''I gioielli indiscreti'', a cura di Glauco Natoli, trad. Marcella Bonsanti, Firenze, Sansoni 1966.
* ''La religiosa'', trad. Carmen Lottero, Torino, Edizioni dell'Albero, 1966.
* ''Scritti politici'', a cura di Furio Diaz, Torino, [[UTET]], 1967.
* ''Sogno di D'Alembert'', trad. Paola Campioli, Milano, Rizzoli, 1967.
* ''[[Encyclopédie|Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri]]'', con autori vari, a cura di Paolo Casini, Bari, Laterza, 1968, 2003.
* ''Commento alla Lettera sull'uomo di Hemsterhuis'', a cura di Mirella Brini Savorelli, Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]] 1971, 1981.
* ''Memorie per Caterina II'', a cura di Paul Verniere; trad. Maria Vasta Dazzi, Milano, Longanesi, 1972.
* ''La teoria e la pratica dell'arte'', a cura di Armando La Torre, Roma, [[Bulzoni editore|Bulzoni]], 1976.
* ''Antologia dall'Encyclopedie di Diderot e d'Alembert'', a cura di [[Mario Bonfantini|Mario]] e [[Massimo Bonfantini]], Novara, [[De Agostini]], 1977.
* ''Potere politico e libertà di stampa'', a cura di Paolo Alatri, Roma, [[Editori Riuniti]], 1978.
* ''La monaca'' (''La Religieuse''), trad. Elina Klersy Imberciadori, Milano, [[Garzanti Editore]], 1978, 1981.
* ''I gioielli indiscreti'', a cura di Lina Zecchi, Milano, Mondadori, 1979.
* ''Teatro e scritti sul teatro'', a cura di Marialuisa Grilli, Firenze, La nuova Italia, 1980.
* ''Encyclopedie di Diderot e d'Alembert: dizionario ragionato di scienze arti e mestieri'', 18 volumi, a cura di Andrea Calzolari, prefazione di [[Jorge Luis Borges]], Parma, Franco Maria Ricci, 1970-1980 (riproduzione dell'ed. parigina chez Briasson, David, Le Breton, Durand, 1751-1772).
* ''La passeggiata dello scettico: colloquio sulla religione, la filosofia, la mondanità'', a cura di Mirella Brini Savorelli, Milano, Serra e Riva, 1984.
* ''Lettera sui sordi e sui muti'', a cura di Fernando Bollino, Modena, Mucchi, 1984.
* ''Il nipote di Rameau'', trad. [[Augusto Frassineti]], Torino, Einaudi, 1984; nuova ed. Macerata, Quodlibet, 2010 (con una nota di [[Ermanno Cavazzoni]]).
* ''La passeggiata dello scettico'', a cura di M. Brini Savorelli, Milano, Serra e Riva 1984.
* ''Lettera sui sordomuti e altri scritti sulla natura e sul bello'', a cura di Elio Franzini, con un saggio di [[Michel Butor]], Parma, Guanda, 1984.
* ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone e sui costumi e gli scritti di [[Seneca]]'', con una nota di [[Luciano Canfora]], Palermo, [[Sellerio editore]], 1987.
* ''Teatro'', a cura di Lanfranco Binni, Milano, Garzanti 1988.
* ''[[Paradosso sull'attore]]'', trad. Jole Bertolazzi, a cura di Paolo Alatri, Roma, Editori Riuniti, 1989.
* ''Viaggio in Olanda'', trad. Elina Klersy Imberciadori, prefazione di Lionello Sozzi, Como, Ibis Edizioni, 1989.
* ''Racconti'', prefazione di Alberto Castoldi, Pordenone, Studio tesi, 1989.
* ''Interpretazione della natura'' e ''Principi filosofici sulla materia e il movimento'', a cura di Gianfranco Cantelli, Milano, SE, 1990.
* ''Siamo tutti libertini: lettere a Sophie Volland, 1759-1762'', a cura di Marina Premoli, Milano, [[Rosellina Archinto Editore]], 1990.
* ''Dialoghi filosofici'', a cura di M. Brini Savorelli, Firenze, Le Lettere 1990.
* ''Saggi sulla pittura'', a cura di Massimo Modica, Palermo, Aesthetica, 1991.
* {{cita libro|autore=|titolo=L'uomo e la morale|curatore=Vincenzo Barba|editore=Studio Tesi|città= Pordenone|anno=1991|cid=Morale}}
* ''[[Thérèse philosophe]]'', anonimo, attribuito da qualche critico a Denis Diderot (più comunemente a [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]]); prefazione di Riccardo Reim, Roma, Lucarini, 1991; nuova ed. Roma, [[Coniglio Editore]], 2007
* ''I gioielli indiscreti''; con ''Justine, o Le disgrazie della virtù'' del [[Marchese de Sade]], Sesto San Giovanni, A. Peruzzo, 1991.
* ''L'uccello bianco: racconto blu'', trad. Anna Tito, Palermo, Sellerio, 1992.
* ''Jacques il fatalista e il suo padrone'', introduzione di Michele Rago, trad. Glauco Natoli, Torino, Einaudi, 1992.
* ''Il nipote di Rameau. Jacques il fatalista e il suo padrone'', a cura di Lanfranco Binni, Milano, Garzanti 1993.
* ''Ritorno alla natura: Supplemento al Viaggio di Bougainville''; a cura di Antonio A. Santucci, Bari, Laterza, 1993.
* ''Il nipote di Rameau'', trad. Maria Grazia Dominici, Vimercate, La spiga, 1994.
* ''Trattato sul bello'', trad. Guido Neri, a cura di Miklos Nicola Varga, Milano, SE, 1995; nuova ed. Milano, Abscondita, 2001.
* ''Interpretazione della natura'', a cura di P. Omodeo, Roma, Editori Riuniti 1995.
* ''Il sogno di D'Alembert'', introduzione di [[Benedetta Craveri]], Milano, Rizzoli 1996.
* ''Ricerche filosofiche sull'origine e la natura del bello'', a cura di Massimo Modica, Gaeta, Bibliotheca, 1996.
* {{cita libro|titolo=Pensieri sull'interpretazione della natura| anno=1996| editore= Armando editore|città= Roma|cid=Interpretazione}}
* {{cita libro|autore=|titolo=[[Pensieri filosofici]]|curatore=Tommaso Cavallo| editore=Jacques e i suoi quaderni|città= Pisa |anno=1998|cid=Pensieri}}
* ''[[Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono|Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono]]'', a cura di Mirella Brini Savorelli, Firenze, La nuova Italia, 1999.
* ''Mystification, o La storia dei ritratti'', prefazione di Daria Galateria, Milano, Rosellina Archinto, 2001.
* ''Tre racconti'', a cura di Ida Cappiello, Macerata, Liberilibri, 2001 (contiene: ''Questa non è una novella, Madame de la Carliere, Supplemento al Viaggio di Bougainville'').
* ''Paradosso sull'attore'', a cura di Giuseppe Panella e Alessandro Varaldo, Milano, La vita felice, 2002, 2009.
* ''La religiosa'', trad. Susanna Spero, Venezia, Marsilio, 2002.
* ''Paradosso sull'attore'', a cura di Roberto Rossi, con uno scritto di Yvon Belaval, Milano, Abscondita, 2002.
* ''Pensieri sull'interpretazione della natura ai giovani che si dispongono allo studio della filosofia naturale'', trad. Anita Cacciolati, Roma, Aracne, 2004.
* ''L'arte di godere. Testi dei filosofi libertini del XVIII secolo'', con [[Julien Offray de La Mettrie]] e altri. Scelta, traduzione e commento a cura di Paolo Quintili, Manifestolibri, Roma 2006.
* ''I gioielli indiscreti'', a cura di Riccardo Reim, Roma, Newton Compton, 2008.
* ''L'antro di Platone'', a cura di Alfonso M. Iacono, Pisa, ETS, 2009.
* ''Encyclopedie di Diderot e d'Alembert: tutte le tavole'', trad. Martine Schruoffeneger, Milano, Mondadori, 1993; n. ed. 2009 con prefazione di [[Piergiorgio Odifreddi]].
* ''Paradosso sull'attore'', a cura di Paolo Alatri, trad. di Jole Bertolazzi, Roma, Editori Riuniti, 2007.
* ''Supplemento al Viaggio di Bougainville'', trad. e cura di Antonio A. Santucci, Roma, Editori Riuniti University Press, 2012.
* ''[[Paradosso sull'attore]]'', a cura di Valentina Sperotto e [[Andrea Tagliapietra]], Roma, InSchibboleth, 2022.
* ''ENCICLOPEDIA DEGLI ILLUMINISTI - Antologia tecnica e scientifica,'' a cura di Claudio Pierini, Cierre Grafica, Verona 2022. ISBN 978-883-210-2635.
 
== Film tratti da opere di Diderot ==
* ''Perfidia'' (1945) di Robert Bresson; soggetto cinematografico liberamente tratto da 'Giacomo il fatalista'.
* ''[[Susanna Simonin, la religiosa]]'' (1966) di [[Jacques Rivette]], dal romanzo ''La monaca.''
* ''[[La monaca nel peccato]]'' (1986) di Dario Donati (pseudonimo di Aristide Massaccesi, noto anche come [[Joe D'Amato]]), sempre da ''La monaca.''
* ''Jacques le fataliste'' (1993) di Antoine Douchet.
* ''[[La religiosa]]'' (2013) di Guillame Nicloux, [[remake]] del film da ''La monaca'' del 1966.
 
==Altre trasposizioni==
* ''La religieuse'', fumetto di [[Georges Pichard]], sempre da ''La monaca'', Création Art Presse, 1992.
* ''Jacques le fataliste et son maître'' (1984), serie televisiva di Claude Santelli.
 
== Film su Diderot ==
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