Giuseppe Calò: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nato e cresciuto a [[Palermo]], è nipote di [[Paolo Calò]], storico [[Portiere (calcio)|portiere]] del [[Palermo Football Club|Palermo Calcio]] (accusato da [[Tommaso Buscetta]] di essere anche lui mafioso)<ref name=":5">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/02/buscetta-pippo-calo-mafioso-pentiti.html|titolo=BUSCETTA A PIPPO CALO' 'MAFIOSO, PENTITI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2 dicembre 1994|lingua=it|accesso=5 dicembre 2022}}</ref>. Ha lavorato come commesso in un negozio di vendita di tessuti e in seguito lavorò anche come macellaio e barista. All'età di diciotto anni, Calò si segnalò per aver inseguito e ferito a colpi di [[pistola]] l'assassino del padre, Francesco Scaletta, per il quale finì in carcere per la prima volta<ref name=":0">{{Cita web|lingua=it|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/06/dieci-anni-di-onorata-latitanza-per-il.html|titolo=DIECI ANNI DI ONORATA LATITANZA PER IL CAPO-FAMIGLIA PIPPO CALO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 ottobre 1984|accesso=23 novembre 2022}}</ref>. Scaletta venne poi crivellato di colpi in un successivo agguato, probabilmente per mano di [[Gerlando Alberti]] e Salvatore Filippone, figlio del boss Gaetano<ref name=":82">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1957/04/04/page_002.pdf|titolo=Rievocato in Assise a Palermo il delitto del "Piccolo moka"|editore=L'Unità|data=4 aprile 1957}}</ref>. Per queste sue peculiarità, all'età di 23 anni, Calò venne affiliato nella ''[[Famiglia (mafia)|famiglia]]'' [[Cosa nostra|mafiosa]] di [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]], prestando giuramento tra le mani di [[Tommaso Buscetta]], e iniziò numerose attività in imprese legali come rappresentante di tessuti a [[Palermo]], aprì un bar e si occupò di un distributore di benzina (rilevato con un socio, Salvatore Maggiolini, cui cedette l'attività con un ricavato di 6 milioni delle vecchie lire).
Giuseppe Calò ha avuto due figli, da uno di questi è nato il criminale italiano associato a Cosa nostra Leonardo Calò, condannato per riciclaggio, pluriomicidio, occultamento di cadaveri e sequestro di persona. Attualmente si trova in carcere a Bollate.
 
== Carriera criminale ==
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=== Il carcere e la dissociazione ===
Nell'ottobre 1993, Calò, nel corso di un'audizione dinanzi alla [[Commissione stragi]] presieduta da [[Libero Gualtieri]], si proclamò estraneo alla [[strage del Rapido 904]] e affermò di essere interessato alla riapertura del processo, lasciando balenare l’intenzione di voler fare delle dichiarazioni "''importanti''": lanciò infatti ambigui messaggi affermando con linguaggio criptico che [[Piero Luigi Vigna|Pier Luigi Vigna]] – il pm della Procura di [[Firenze]] che lo fece condannare – "''«è stato cattivo''"» e che "''«la mafia non c'entra con quella strage: traete voi le conseguenze e chiedetevi chi ha fatto scappare Schaudinn'' (l'artificiere della strage n.d.r.)"».<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/22/calo-le-bombe-la-mafia.html|titolo=CALO': 'LE BOMBE? LA MAFIA NON C'ENTRA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 ottobre 1993|lingua=it|accesso=29 novembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/30/messaggio-di-morte-di-calo-rafforzata-la.html|titolo=MESSAGGIO DI MORTE DI CALO' RAFFORZATA LA SCORTA A VIGNA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 ottobre 1993|lingua=it|accesso=29 novembre 2022}}</ref>.
 
Nel settembre 2001, in una lettera inviata alla [[corte d'assise d'appello]] di [[Caltanissetta]] durante il processo d'appello ''Borsellino-ter'', Calò ammise per la prima volta di aver fatto parte di [[Cosa nostra]], comunicando la scelta di dissociarsi dall'organizzazione mafiosa, pur senza accusare nessuno.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/cronaca/pippocalo/pippocalo/pippocalo.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Il cassiere di Cosa Nostra 'Mi dissocio ma non mi pento'|sito=repubblica.it|data=25 settembre 2001|lingua=it|accesso=31 dicembre 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/09/25/calo-il-primo-dei-dissociati.html|titolo=Calò, il primo dei 'dissociati' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 settembre 2001|lingua=it|accesso=24 novembre 2022}}</ref><ref name=":7">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/01/25/calo-riina-volle-le-stragi-un-pazzo.html|titolo=Calò: 'Riina volle le stragi è un pazzo, andava ucciso' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 gennaio 2004|lingua=it|accesso=23 novembre 2022}}</ref>
 
Nel 2004, durante un'udienza del processo-stralcio per le [[Strage di Capaci|stragi di Capaci]] e [[Strage di via D'Amelio|via d'Amelio]], fu molto duro il confronto con il collaboratore di giustizia [[Salvatore Cancemi]], il quale lo accusò di aver partecipato allo strangolamento dei due figli di [[Tommaso Buscetta]], Antonio e Benedetto, scomparsi nel 1982 e mai più ritrovati. Al contrario, Calò rispose aaccusò Cancemi che luidi non eraessere stato capace di fermare Riina quando ordinò le stragi poiché "''«era stato un pazzo e meritava di essereandava ucciso''"».<ref name=":7" />
 
== Casi giudiziari ==