Angelo Izzo: differenze tra le versioni

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|Arresto = 1 ottobre 1975
|Provvedimenti = Due ergastoli
|Detenzione = In corso...
|Detenzione = Dal 1975 ad oggi, con un periodo breve di libertà vigilata nel 2004 e nel 2005
}}
{{Bio
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== Biografia ==
=== Anni giovanili ===
Angelo Izzo è il primo di quattro figli; il padre Rocco è un costruttore e la madre Anna D'Onofrio, laureata in lettere, si occupa della famiglia. Sin dai primi anni conduce una vita agiata: la sua famiglia abita al Trieste-Salario, quartiere della medio-alta borghesia romana confinante con i [[Parioli]], e viene iscritto all'istituto San Leone Magno. Durante gli anni scolastici preferisce dedicarsi all'attività sportiva (equitazione, vela e sci nautico) anziché allo studio dimostrando una precoce propensione per gli sport di contatto, le arti marziali e il rugby; ben presto incomincia a nascere in lui anche la passione per la politica e a tredici anni entra a far parte della [[Giovane Italia (1954)|Giovane Italia]], un'associazione studentesca dell'allora [[Movimento Sociale Italiano]]. Alla fine del 1969 ne viene espulso, insieme ad [[Andrea Ghira]], accusato di usare il cortile interno della sezione missina Trieste-Salario per nascondere ciclomotori rubati. Negli anni successivi partecipa ad attività a metà strada fra eversione neonazista e criminalità ordinaria; successivamente, ne racconta gli atti al giudice Salvini nel 1995:
 
{{Citazione|Angelo Izzo ha raccontato di aver preso direttamente parte, insieme al suo gruppo e ad altri elementi legati alla estrema destra romana, dal 1972 al 1975 ad alcuni attentati (quali quello contro la sezione del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] nel quartiere Trieste e quello in danno della scuola San Leone Magno frequentata dallo stesso Izzo e da Gianni Guido), a numerosissime rapine di autofinanziamento in danno di banche, gioiellerie e uffici postali, a traffici di sostanze stupefacenti coltivati anche d'intesa con la malavita comune e a numerosi stupri di gruppo operati con la stessa tecnica (e cioè attirando in una abitazione una ragazza già conosciuta) utilizzata poi nell'autunno del 1975 per l'episodio del Circeo, cosicché tale episodio era stato in sostanza solo l'ultimo di una lunga serie conclusosi, a differenza degli altri, tragicamente.<ref>{{cita|Salvini|pp. 341-342}}.</ref>}}
 
Sulle dichiarazioni il giudice ottiene significativi riscontri e può scrivere come Izzo fosse interno, già all'epoca, all'estrema destra neofascista: «Izzo e i suoi camerati non erano dei semplici "pariolini" di scarso livello politico, ma un gruppo di persone da tempo e profondamente inserite nelle strutture eversive della destra romana dei primi anni settanta».<ref>{{cita|Salvini|p. 342}}.</ref>.
 
Lo stile di vita di Izzo era sempre stato estremo. Iscritto alla [[Facoltà universitaria|facoltà]] di [[medicina]] e [[chirurgia]], frequentava le lezioni saltuariamente.
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[[File:Gianni Guido - Angelo Izzo.png|thumb|[[Gianni Guido]] (a sinistra) e Angelo Izzo durante il processo per il [[massacro del Circeo]]]]
 
Il 29 settembre 1975 Izzo, Guido e Ghira si incontrarono alle 16 con Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, due ragazze (di 17 e 19 anni rispettivamente) conosciute qualche giorno prima tramite un amico comune risultato poi estraneo ai fatti. Le due furono invitate al Circeo, nella villa di Ghira, in località "Punta Rossa": una volta a destinazione furono violentate, drogate, seviziate e massacrate per un totale di trentacinquetrentasei ore; Lopez fu infine portata nel bagno del primo piano della villa, dove fu picchiata e annegata nella vasca da bagno, mentre Colasanti fu quasi strangolata con una cintura e picchiata selvaggiamente.
 
Le due, credute morte entrambe dai tre aggressori, furono poi nascoste nel bagagliaio dell'auto del padre di Guido, che i tre parcheggiarono in viale Pola, prima di recarsi a cenare. I lamenti della Colasanti, sopravvissuta alle violenze, attirarono l'attenzione di un metronotte che diede l'allarme: Izzo e Guido furono arrestati entro poche ore, mentre Ghira si diede alla latitanza; il 29 luglio 1976 tutti e tre furono condannati in primo grado all'[[ergastolo]]. La condanna fu confermata anche nei successivi gradi di giudizio per Izzo e Ghira, mentre a Guido furono riconosciute le [[Attenuante|attenuanti generiche]] in appello riducendo così la pena a trent'anni.<ref name="Corriere1" />